Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
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45 / Alieni in Umbria / Una rana da Nobel / Gli italiani e il clima micron ecologia, scienza, conoscenza Arpa - agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Umbria / rivista trimestrale / numero 45 - dicembre 2019 / spedizione in abbonamento postale 70% / DCB Perugia
castiglione del lago C orvieto O perugia P C todi città di castello T bastia umbra terni G B gubbio T G foligno gualdo tadino F dell’ambiente protezione prevenzione controllo
micron INDICE ecologia, scienza, conoscenza ANNO XVI . NUMERO 45 / DICEMBRE 2019 > Rivista trimestrale di Arpa Umbria Autunno italiano 05 spedizione in abbonamento postale Fabio Mariottini 70% DCB Perugia - supplemento al periodico www.arpa.umbria.it (Isc. Num. 362002 del registro dei periodici del Tribunale di Perugia in data 18/10/02). Autorizzazione al supplemento micron in data 31/10/03 Il riscaldamento globale? 06 Poca voglia di risolverlo Giuseppe Pellegrini Direttore Responsabile Fabio Mariottini Redazione Francesco Aiello, Markos Charavgis Storia di una rana 10 Francesca Buoninconti Comitato scientifico Enrico Alleva, Marco Angelini, Fabrizio Bianchi, Gianluca Bocchi, Antonio Boggia, Marcello Buiatti, Mauro Ceruti, Liliana Cori, Il seme di Darwin 17 Franco Cotana, Maurizio Decastri, Pietro Greco Enzo Favoino, Luca Ferrucci, Gianluigi de Gennaro, Giovanni Gigliotti, Pietro Greco, Luca Lombroso, Luca Mercalli, Cristina Montesi, Enrico Rolle, Claudia Sorlini, Alieni in Umbria 23 Andrea Arcangeli, Angela Baldanza, Angela Bertinelli, Gianni Tamino, Luciano Valle Lucilla Carnevali, Luciano Concezzi, Tiziano Gardi, Daniela Gigante, Mauro Gramaccia, Valentina La Morgia, Francesca Marinangeli, Daniele Marini, Paolo Masini, Direzione e redazione Rosalba Padula, Daniele Paoloni, Livia Polegri, Via Pievaiola San Sisto 06132 Perugia Oliviero Olivieri, Marco Petracchini, Chiara Proietti, Tel. 075 515961 - Fax 075 51596399 Aldo Ranfa, Roberto Romani, Sara Zampetti , www.rivistamicron.it Massimo Lorenzoni, Antonella CaroSi twitter: @RivistaMicron ISSN 2239-9623 Un boccone indigesto 47 Cristina Da Rold Design / impaginazione Paolo Tramontana Fotografia Fabio Mariottini, Tiziana Sciarma Le città tra sostenibilità economica, 50 Stampa sociale e ambientale Graphicmasters Cecilia Chirieleison, Luca Ferrucci stampato su carta Fedrigoni FREELIFE CENTO g 100 con inchiostri K+E NOVAVIT 3000 EXTREME Da Napoli al pianeta rosso 57 © Arpa Umbria 2020 Romualdo Gianoli
micron / editoriale Autunno italiano Fabio Mariottini In Italia, a novembre, si commemorano i defunti e si fa la stima dei danni provocati dal maltempo. Questa prassi è ormai diventata consuetudine. Anche quest’anno non ci siamo smentiti e le prime pagine dei quotidiani, per un lungo periodo di tempo, sono state interamente dedicate all’acqua che stava sommergendo Venezia. Un evento così rilevante che ha meritato persino una citazione da parte della neo-presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo discorso di insediamento. La mareggiata di martedì 12 novembre, infatti, rafforzata da venti a 100 chilometri ora- ri, aveva raggiunto i 187 centimetri attestandosi in prossimità dei livelli di guardia su- perati nel 1966. Ma Venezia è stata solo la punta dell’iceberg di ciò che è capitato nell’arco dello stesso mese nel nostro paese. In sequenza si sono infatti verificate alluvioni in Emilia Romagna e in Toscana, il crollo di un ponte sulla Torino-Savona, la chiusura di molti viadotti, frane in Campania e in Calabria. Insomma un ordinario autunno italiano, così con- sueto anche nella forma, che, mentre si spalava ancora il fango, già si andava in cerca del capro espiatorio. Questa volta sul banco degli imputati c’erano le grandi opere, il Mose, i ritardi, la mancanza di fondi, l’omissione di controlli da parte di Autostrade Spa. Argomenti reali e rilevanti sui quali si sono spesi editorialisti e tecnici, ma poco utili per fronteggiare l’emergenza e dare risposte concrete alla popolazione. Se si ragiona su ciò che è accaduto in questi giorni si può vedere che ognuna delle motivazioni addotte ha la sua ragion d’essere; è pur vero, però, che le carenze di questo paese non possono essere imputate solo agli ultimi anni, ma devono risalire quantomeno all’Unità d’Italia. O, comunque, a quella metà dell’Ottocento in cui la rivoluzione industriale determinò un cambiamento repentino del mondo in termini sociali, territoriali e urbanistici. Al centro di questa mutazione si trova il sistema produttivo. La fabbrica diventa così l’asse portan- te delle nuove forme di sviluppo economico e sociale. Questo nuovo modo di generare merci, improntato sulla centralizzazione dei lavoratori e la meccanizzazione dei mezzi di produzione stabilì una nuova distribuzione antropica sul territorio. L’inurbamento di masse sempre più vaste portò all’edificazione di superfici sensibili come le rive dei fiumi, le aree golenali, le coste. Solo nel decennio 1951-1961 più di 2 milioni di persone abbandonarono il meridione per trasferirsi nelle grandi città del centro-nord. Questo è il contesto su cui bisogna iniziare a ragionare per ricostituire gli equilibri terri- toriali del paese. Ciò che invece si sta profilando sono interventi estemporanei utili per ricucire qualche strappo, ma lontani da un’azione d’insieme. Qualche anno fa le Regioni stimavano tra 40 e 50 miliardi di euro il costo della messa in sicurezza del territorio, ma nel conto ancora non venivano computati i danni provocati dalla recrudescenza degli effetti dei cambiamenti climatici. E tutto questo solo per andare a ricostruire una parte del tessuto geomorfologico. È ovvio, quindi, che gli stanziamenti per le “ricuciture” de- gli strappi determinati dal dissesto idrogeologico possono rappresentare un utile pallia- tivo, ma sono cifre irrisorie per ridisegnare gli assi portanti di questo paese. Ciò che in realtà occorrerebbe è modificare in profondità quella cultura che ha indirizzato e a volte seguito l’attuale modello di sviluppo. Bisogna affrontare i temi della mobilità, delle su- perfetazioni urbane, dell’energia, dell’edilizia, dell’urbanizzazione del territorio. Fuori da questo perimetro ci sono solo le toppe che, a volte, sono peggiori del buco. 05
micron / comunicazione Il riscaldamento globale? Poca voglia di risolverlo Giuseppe Pellegrini Al momento, il genere umano è molto lontano dal tenere N egli ultimi anni si è sviluppata una campagna mediatica che ha sensi- agli effetti del cambiamento climatico: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento bilizzato l’opinione pubblica sugli effetti della temperatura e variazioni stagionali. sotto controllo i cambiamenti del riscaldamento globale. Molte cifre Si tratta di un dato interessante perché colpiscono l’attenzione del pubblico e, mette in luce la difficoltà di individuare climatici e in particolare, argi- tra queste, l’innalzamento della tempe- con facilità alcune cause specifiche che ratura di 1,5 °C che rappresenta il limite potrebbero aiutare i cittadini ad adottare nare l’aumento delle tempe- massimo da non superare pena effetti de- pratiche virtuose di mitigazione e fron- rature a non oltre un grado vastanti per l’ambiente. Anche l’influen- teggiamento. A questo proposito, biso- za delle attività umane è un dato rilevan- gna sottolineare che l’ambito di mag- e mezzo rispetto ai livelli te: l’IPCC, l’organismo delle Nazioni giore interesse associato al cambiamento pre-industriali. Ma cosa sono Unite che studia il cambiamento clima- climatico riguarda l’ambiente e molto tico, stima che più del 95% dell’aumento meno gli aspetti economici o politici che, disposti a fare i cittadini per della temperatura dipenda dall’insieme è ormai noto, sono di fatto gli elementi di delle attività produttive, con un incre- maggior influenza sull’effettivo riscalda- limitare gli effetti del cambia- mento senza precedenti dalla metà del mento del pianeta (grafico 1). In altre pa- mento climatico? Per rispon- secolo scorso. I dati sull’opinione pub- role, si può dire che i cittadini stentano a blica a livello europeo sono chiarissimi: riconoscere nel sistema di sviluppo occi- dere a questo quesito, Observa per tutti i cittadini il cambiamento cli- dentale e post industriale una delle prin- matico causato dal riscaldamento globale cipali cause del cambiamento climatico e ha realizzato un’indagine in rappresenta la seconda preoccupazione dei suoi effetti negativi. Per verificare le collaborazione con l’Università dopo l’immigrazione, con un tasso di in- motivazioni e l’impegno a fronteggiare il cremento del 6% rispetto al 2018. Data riscaldamento globale, sono stati indaga- di Aarhus coinvolgendo un la pervasività del tema, i governi di tutto ti due argomenti cruciali: la mobilità e il campione rappresentativo della il mondo sono costantemente impegnati risparmio energetico. Più di sette italiani per fronteggiare questo importante feno- su dieci dichiarano di utilizzare a volte o popolazione italiana meno, così come esperti e scienziati pro- sempre i mezzi pubblici in tragitti infe- pongono diagnosi e possibili soluzioni. riori ai sei chilometri e il 60% usa la bi- Ma cosa sono disposti a fare i cittadini cicletta più volte la settimana. La condi- per limitare gli effetti del cambiamento visione di mezzi privati interessa quattro climatico? Per rispondere a questo im- italiani su dieci mentre le auto elettriche portante quesito, Observa ha realizzato sono utilizzate solo dal 15% della popo- nel 2018 un’indagine in collaborazione lazione (grafico 2). Questi dati mettono con l’Università danese di Aarhus coin- in luce come alcune pratiche tradizionali volgendo un campione rappresentativo siano ritenute utili e vengano adottate della popolazione italiana. Lo studio ha normalmente mentre altri comporta- permesso di indagare le percezioni, il li- menti stentano a entrare nelle abitudini XX vello di informazione e i comportamenti quotidiane. Tra questi l’uso delle auto XX che i cittadini adottano per affrontare il elettriche che nel nostro paese non han- riscaldamento inarrestabile della terra. no riscosso, ad oggi, l’incremento di ac- Analizzando le risposte degli intervista- quisti previsto. Esaminando l’influenza X ti, si nota che in generale l’immaginario del genere, dell’età, dell’area di residenza delle persone è principalmente legato e del titolo di studio su questi comporta- 06
micron / comunicazione Grafico 1 Cambiamento climatico e temi collegati (n: 1058) menti, si nota come i mezzi pubblici siano più utilizzati al sud e nelle isole. La propensione a condividere un mezzo di Ritiene che il cambiamento climatico sia un tema principalmente riconducibile a... trasporto è più frequente al Sud (47%) e nella popolazione altro 0,4% più giovane. In generale, all’aumentare dell’età diminuisce guerra e carestia 0,9% l‘uso di mezzi pubblici e la condivisione di mezzi di tra- scienza e tecnologia 11,5% sporto mentre rimane costante l’uso della bicicletta. Per politica 14,7% quanto riguarda la guida di un’auto elettrica, si registra un economia 19,5% più alto tasso di frequenza nelle regioni del Centro (23%) e ambiente e territorio 53,0% del Nord-Ovest (18%). Rispetto all’età, la guida di un’auto elettrica è più comune nella fascia 30-44 (22%), mentre per gli over 55 il tasso registrato è pari ad appena il 9%. Non si registrano invece particolari differenze tra maschi e femmi- ne così come tra i diversi livelli culturali. Studiando i comportamenti per il risparmio energetico, emergono tre pratiche molto seguite dagli italiani (grafico 3). In primo luogo l’uso degli interruttori ogni volta che si lascia una stanza, in secondo ordine l’uso di lampadine X che limitano il consumo di energia e, infine, l’utilizzo degli elettrodomestici nelle fasce di risparmio. La frequenza con cui si adottano spesso queste tre pratiche è piuttosto alta e ciò indica un’adesione pressoché totale a comportamenti ritenuti virtuosi. Si deve sottolineare, a questo proposito, che il risparmio energetico è paragonato a una delle prin- cipali fonti di energia rinnovabile e, pertanto, un’adesione così rilevante indica che nelle abitudini dei cittadini si sono radicati alcuni comportamenti efficaci. Considerando le influenze sociodemografiche, l’indagine mette in luce che le azioni di risparmio energetico sono più praticate dalle Grafico 2 Mobilità e comportamenti sostenibili (n: 1058) donne e normalmente, al Sud e a Nord Est, si utilizzano gli 90,0% 80,0% 84,0% La condivisione di mezzi privati interessa 4 70,0% italiani su 10 mentre le auto elettriche sono 60,0% 57,3% 51,0% utilizzate solo dal 15% della popolazione 50,0% 46,3% 40,0% 37,2% 34,6% 33,3% 30,0% 23,4% elettrodomestici nelle fasce di risparmio. L’indagine mette 30,0% 10,0% 12,6% 5,5% 14,4% in luce che questi comportamenti sono motivati da ragioni economiche e dall’attenzione all’ambiente in misura pres- 3,4% 0,0% Prendere i mezzi pubblici per Guidare un aluto elettrica Condividere il tragitto in Camminare o utilizzare la soché uguale (63,9% e 67,3%). Queste semplici attenzioni andare a lavorare in percorsi inferiori auto/moto con qualcuno bicicletta per percorsi inferiori quotidiane permettono di ridurre le emissioni senza mo- ai 5 km ai 5 km dificare la qualità di vita e in buona misura consentono di Mai A volte Sempre orientare il potenziale energetico verso i paesi che ne han- no più bisogno. 07
micron / comunicazione Grafico 3 Italiani e risparmio energetico (n: 1058) Grafico 4 Fonti di informazione sul cambiamento climatico (n: 1058) mai a volte sempre 87,5% 90,0% convegni 82,5% 3,0% 80,0% e seminari 70,0% YouTube 6,2% 60,0% 53,7% radio 10,4% 50,0% 40,0% libri/riviste 19,7% 30,0% 39,9% report scientifici 30,0% social network 28,4% 11,1% 15,6% (facebook, ...) 10,0% 1,4% 1,9% 6,4% quotidiani 33,7% 0,0% (cartacei e/o online) Spengere le luci Utilizzare lampadine Utilizzare gli quando si lascia a basso consumo elettrodomestici televisione 65,3% una stanza energetico nelle fasce di risparmio Ma quali sono le principali fonti di informazione sibilità di un maggior pensiero critico mediante un sul cambiamento climatico? Il grafico 4 dimostra in media cosiddetto “freddo” per i quali si richiede un modo evidente che la televisione è il mezzo in gra- maggiore livello di partecipazione e coinvolgimen- do di attirare l’attenzione della maggior parte degli to. In questa prospettiva è possibile che permanga italiani. Accanto all’analisi delle fonti più utilizzate, nell’opinione pubblica la capacità di selezionare e ri- l’indagine ha verificato il livello di fiducia verso le fon- flettere con maggiore attenzione quanto sia rilevante per conoscere gli effetti del cambiamento climatico. Negli ultimi anni la copertura mediatica di fenomeni Gli incentivi per cambiare abitudini non come il riscaldamento globale e il cambiamento cli- sono così rilevanti da indurre i cittadini matico ha permesso ai cittadini di raccogliere molte a modificare i loro comportamenti informazioni sugli effetti mondiali e sulle varie cause che li producono. Per verificare il grado di ricezione del pubblico, l’indagine ha analizzato la relazione tra ti di informazione. A tal riguardo, il grafico 5 illustra l’informazione mediatica e le pratiche sostenibili se- una situazione diversa rispetto al grafico 4. Si nota in- guite dai cittadini. Normalmente si direbbe che i me- fatti come i quotidiani siano ritenuti i mezzi più cre- dia sono in grado di influenzare fortemente il punto dibili seguiti da internet e dalla televisione. L’utilizzo di vista dei cittadini, in particolare mediante intense della carta stampata denota un’attenzione alla pos- campagne di informazione. Dal grafico 6 si può no- 08
micron / comunicazione Grafico 5 Livello di affidabilità delle fonti di informazione Grafico 6 Fonti di informazione e comportamenti sostenibili (n: 1058) (valori medi, scala 1-5; n: 1058) nessuno, è una mia abitudine amici / parenti radio, tv, giornali internet (siti web, social network) social network 70,0% 2,8% 62% 63% 62% (facebook, ...) 60,0% YouTube 2,8% 50% 50,0% amici e parenti 2,9% 40,0% 3,3% 30,0% radio 19% 20,0% 18% televisione 3,3% 13% 11% 12% 15% 12% 12% 13% 10% 13% 15% 10,0% internet 3,5% 0,0% Consumo di Mezzi pubblici, Raccolta differenziata Risparmio quotidiani 3,6% cibi biologci auto elettrica, di prodotti energetico e riviste bicicletta biodegradabili tare come il potere dei media sia molto basso rispetto ché non sono stati affrontati alcuni aspetti decisivi. alle abitudini dei singoli, il che sfata un certo mito In primo luogo, gli incentivi per cambiare abitudini legato alla supposta capacità di stampa, televisione e non sono così rilevanti da indurre i cittadini a modi- internet di condizionare le scelte del pubblico. I ri- ficare i loro comportamenti. In secondo luogo si pos- sultati dimostrano che le scelte riguardanti compor- sono sicuramente migliorare e intensificare le campa- tamenti utili a limitare il riscaldamento globale sono gne di informazione, ma i media tradizionali e quelli orientate da convinzioni personali e da atteggiamen- digitali non sono sufficienti. Se si vuole produrre un ti che non si possono ascrivere a un pubblico passi- cambiamento a livello locale su tematiche di grande vo. Permane dunque una forte influenza di valori e rilevanza globale, si devono creare delle condizioni atteggiamenti che sono radicati nei cittadini e non si di partecipazione e coinvolgimento efficaci in cui i possono condizionare facilmente. La consapevolezza cittadini siano attivi. Tali condizioni permetteranno nei confronti del riscaldamento globale è sicuramen- di intensificare tutte le azioni di sensibilizzazione, te aumentata tra gli italiani, come dimostrano i dati mitigazione e adattamento che orientano il pubbli- dell’indagine, ma non è ancora sufficiente per realiz- co verso comportamenti sostenibili. In questo modo zare una vera e propria svolta culturale. Se da un lato il riscaldamento globale, percepito spesso come un i cittadini si stanno sforzando per mettere in atto fenomeno inarrestabile, potrà essere affrontato in comportamenti sostenibili, dall’altro non sembrano modo credibile ed efficace per limitare i suoi effetti sufficienti i risultati raggiunti e probabilmente per- negativi. 09
micron / storia della scienza Storia di una rana Francesca Buoninconti La scienza è continuamente S eesaltante dovessimo immaginare una vita e piena di avventure, pro- Ma cominciamo dall’inizio. La rana artigliata africana è una specie origi- contraddistinta dalla ricerca babilmente ci immagineremmo quella naria dell’Africa meridionale, diffusa degli strumenti più adatti per di un astronauta. O di uno scienziato dall’Angola al Sudafrica. Ed è sempre che ha ricevuto il premio Nobel per rimasta lì, praticamente indisturbata, affrontare l’indagine scienti- le sue scoperte. O ancora di un im- fino agli inizi degli anni Trenta del fica: dai piselli di Mendel, al portante diplomatico. E perché no, Novecento, fino a quando, cioè, ha potremmo immedesimarci in qualche risvegliato l’interesse di un gruppo di riccio di mare passando per personaggio del passato, che ha lascia- scienziati che lavorava in Sudafrica: l’assone gigante del calamaro. to un segno nella storia. Di sicuro a l’inglese Lancillotto Thomas Hogben nessuno verrebbe in mente che tutto e i sudafricani Hillel Abbe Shapiro e Tra questi la rana artigliata questo potrebbe essere racchiuso nella Herry Zwarenstein. Saranno loro a africana si è ritagliata pagine storia di un animale, o meglio di una rendere lo xenopo liscio famoso in tut- specie che è diventa protagonista della to il mondo nel giro di qualche anno. importanti nei libri di medici- ricerca medica, ha viaggiato in lungo È infatti l’ottobre del 1933 quando, na e biologia e in largo per i continenti, è stata tra i in un rapporto alla Royal Society precursori degli esperimenti di clona- del Sudafrica, Shapiro e Zwarenstein zione e sulle cellule staminali e addi- annunciano che il mese precedente rittura è riuscita a imbarcarsi a bordo hanno condotto con successo ben 35 di uno Space Shuttle. test di gravidanza utilizzando le rane Di chi stiamo parlando? Della rana ar- artigliate africane. Il test messo a pun- tigliata africana Xenopus laevis, cono- to è molto semplice: basta iniettare un sciuta anche come xenopo liscio e ap- po’ di urina di una donna sottopelle, partenente alla famiglia dei Pipidi. Un nel sacco linfatico dorsale di una fem- anfibio completamente acquatico e mina di xenopo liscio e aspettare. Se che per la sua forma particolare sembra dopo 8-12 ore la rana depone le uova, uscito direttamente dal disegno di un la donna è sicuramente incinta. Un bambino. Ha zampe posteriori grosse e metodo rapido e indolore, affidabile e palmate, mentre quelle anteriori man- ripetibile infinite volte. Fino ad allora, cano del patagio e hanno dita molto infatti, i test di gravidanza erano con- lunghe. Il corpo è appiattito e la testa dotti sui topi, che però venivano uccisi triangolare, con occhi grandi e vicini, e sezionati e, dunque, il test poteva es- e manca di lingua e di denti. Xenopus sere fatto una sola volta. Il nuovo test, laevis, però, nella sua brillante “carrie- invece, aveva tutti i vantaggi possibili: ra”, non ha collezionato solo successi: è non solo lo xenopo non doveva esse- anche riuscita a cambiare per sempre e re sacrificato, ma poteva vivere fino in modo tremendo la storia degli anfi- a 30 anni. Insomma, Shapiro e Zwa- bi. È infatti la principale responsabile renstein avevano fatto centro. Inoltre della diffusione di un’epidemia che ha il loro metodo è all’avanguardia, ha messo in seria difficoltà gli anfibi di solidissime basi scientifiche e si avvale tutto il mondo: la chitridiomicosi. delle più recenti conoscenze di fisiolo- 10
micron / storia della scienza gia dell’epoca: gli ormoni. Appena qualche anno pri- ma, nel 1926, gli scienziati tedeschi Selmar Aschheim e Bernhard Zondek avevano scoperto le gonadotro- pine. Tra queste c’era ovviamente la gonadotropina corionica, detta hCG: un ormone prodotto dall’em- brione all’inizio della seconda settimana di sviluppo e rilevabile nelle urine delle donne incinte appena 10 giorni dopo il concepimento. Ebbene, proprio l’hCG stimola l’ovulazione e l’ovodeposizione delle femmine di xenopo liscio. Ormai è fatta: Shapiro e Zwarenstein hanno messo a punto un test praticamente infallibile e soprattutto rapidissimo. Il loro metodo viene pub- blicato il 19 maggio del 1934 su Nature 1e l’ignaro xe- nopo liscio viene in pratica consacrato come un test di gravidanza vivente. Da questo momento la rana artigliata africana viene richiesta in tutti i laboratori del mondo, inizia a viag- giare per i continenti: viene esportata in Europa, negli Stati Uniti, fino in Australia. Ben presto, però, Lancil- lotto Thomas Hogben rivendica la paternità del test accusando Shapiro, suo ex studente, di avergli rubato l’idea. Negli anni Venti, infatti, Hogben insegnava zo- ologia all’Università di Città del Capo e aveva iniziato a usare lo xenopo liscio come modello animale per al- cuni esperimenti con gli ormoni nel suo laboratorio. Si era accorto che, iniettando degli ormoni ipofisari del bue in uno xenopo, quest’ultimo deponeva le uova. Nel Fino agli anni Sessanta la rana artigliata africana è stata l’organismo modello principe per studi di biologia 1930, però, Hogben era di nuovo a Londra, proprio mentre Shapiro e Zwarenstein elaboravano lo Xenopus- test, che, secondo il genetista Francis Albert Eley Crew, doveva invece essere chiamato “Hogben test”. Inizia così un botta e risposta che si sposta poi sulle pagine del British Medical Journal: Hogben2 rivendica i suoi diritti, mentre Shapiro e Zwarenstein3, forti della pub- 11
micron / storia della scienza blicazione su Nature, non ci pensano proprio a ha una vita media molto lunga: circa 30 anni. È mollare la presa. La diatriba sarà definitivamente praticamente perfetta per studi di biologia del- chiarita molti anni più tardi, quando, nel 20034, lo sviluppo, di biologia cellulare, di tossicologia, il premio Nobel John B. Gurdon e Nick Hopwo- neurobiologia e tanto altro. od daranno definitivamente il merito a Shapiro e È così che dall’Africa meridionale Xenopus laevis Zwarenstein in un articolo pubblicato sull’Inter- finisce per attirare le attenzioni del britannico national Journal of Developmental Biology dove John Gurdon, futuro Sir e premio Nobel. Sono a pagina 45 si legge: “sebbene Hogben, nella sua gli anni Cinquanta e Gurdon è uno studente comunicazione del 19305, aveva dimostrato in venticinquenne alle prese con gli esperimenti linea di principio che Xenopus poteva essere usa- della sua tesi di dottorato nel laboratorio dell’U- to per testare la presenza di gonadotropine nelle niversità di Oxford, intento a manipolare alcu- urine di una donna in gravidanza, né questi, né ni embrioni di quella rana così speciale arrivata l’intero rapporto ha mai menzionato i test di gra- dall’Africa. Sta provando a ottenere un adulto vidanza. Sembra che inizialmente Hogben (ndr.) di Xenopus laevis trasferendo in una cellula uovo avesse avuto altre priorità, ed era tutt’altro che enucleata (a cui cioè è stato tolto il nucleo), il chiaro che sarebbe stato possibile fare di Xenopus nucleo di una cellula somatica. Gurdon, insom- l’animale perfetto per un test di gravidanza”. ma, si interessa alla clonazione e sta ampliando Comunque sia andata, lo xenopo liscio diven- l’esperimento condotto qualche anno prima da ta in pochissimo tempo la rana più ricercata in Robert Briggs e Thomas J. King sulla rana leo- tutti i laboratori del mondo e si diffonde a mac- pardo (Lithobates pipiens). Briggs e King avevano chia d’olio. Dal 1934 fino agli anni sessanta sarà prelevato il nucleo di una cellula embrionale di l’organismo modello principe utilizzato per i test rana allo stadio di blastula e lo avevano trasferi- di gravidanza, ma ben presto ci si accorge che to in una cellula uovo enucleata: il 60% di tutti quella rana africana ha embrioni grandi e facil- i nuclei trasferiti si svilupparono fino allo stadio mente manipolabili, non richiede grosse cure e di girino. Questi esperimenti erano iniziati per 12
micron / storia della scienza rispondere a una serie di domande, come “il nu- Ma l’avventura dello xenopo liscio nei laboratori cleo contiene l’intero corredo genetico?” o anco- di medicina e fisiologia non finisce qui. E anzi, ra “una cellula può essere riprogrammata?”. John a dirla tutta, il premio Nobel del 2012 non è il Gurdon si era quindi inserito in questo filone primo a essere ottenuto conducendo esperimenti di ricerca con i suoi xenopi lisci. Preleva alcune su Xenopus laevis. Negli stessi anni in cui Gur- cellule intestinali, ne estrae il nucleo e lo trasferi- don lavorava sugli embrioni di Xenopus laevis a sce in altre cellule uovo enucleate. Ripete questa Oxford, dall’altra parte dell’oceano il neurobio- operazione centinaia di volte, ma dei 726 nuclei logo Roger Wolcott Sperry è assorto in tutt’al- trasferiti solo 10 si svilupparono fino allo stadio tre domande. La sua vita in quegli anni ruota tra di girino. L’esperimento ha successo e nel luglio l’Università di Harvard e lo Yerkes Primate Re- del 1958 il suo studio viene pubblicato su Natu- search Center di Orange Park, in Florida: è qui re6. Per Gurdon è solo l’inizio di una carriera che che inizia a condurre una serie di esperimenti sui lo porterà a Stoccolma nel 2012 per ricevere il nervi ottici di salamandre e rane artigliate afri- premio Nobel per la fisiologia e la medicina, in- sieme a Shin’ya Yamanaka. Gurdon, infatti, sarà premiato per aver scoperto che le cellule mature, Ancora oggi Xenopus laevis è un organismo modello per lo studio dei già differenziate, possono essere riprogrammate meccanismi dell’apoptosi per diventare pluripotenti, che la specializzazio- ne delle cellule è quindi reversibile e il destino di una cellula può essere “riavvolto”. I suoi studi su cane. Sperry disegna un esperimento semplice ed Xenopus laevis, condotti a cavallo tra il 1958 e il elegante, in cui associa l’osservazione del com- 1962, hanno dato vita ad una rivoluzione che nel portamento allo studio dell’anatomia cerebrale: 1997 ha portato all’annuncio del primo grande taglia i nervi ottici di uno xenopo liscio e li ruota mammifero clonato a partire da una cellula adul- di 180° per capire se e come la vista della rana si ta: la pecora Dolly. sarebbe modificata. Il risultato? Al malcapitato 13
micron / storia della scienza xenopo viene invertita la vista: se gli si presenta uno shuttle per la sua prima missione spaziale e un insetto in alto, tenta di acciuffarlo come se i quattro esemplari scelti sarebbero stati affidati fosse in basso, e viceversa. Sperry conclude così alla prima donna astronauta afroamericana della che il destino dei neuroni e delle loro connessio- storia, Mae Jamison. Ancora oggi Xenopus laevis ni è determinato geneticamente e che i neuroni è un organismo modello per lo studio dei mecca- stabiliscono con i loro obiettivi delle connessioni nismi dell’apoptosi, ovvero della morte cellulare basate su specifici marcatori molecolari: formula programmata, in particolare nella metamorfosi l’ipotesi della chemioaffinità. Qualche anno più degli anfibi. Grazie a questa specie, per esempio, tardi, continuando sulla scia di questi esperimen- si studia l’evoluzione del loro sistema nervoso e ti e adottando anche altri organismi modello, tra la morte programmata delle cellule delle bran- cui l’uomo, Sperry scopre che alcune funzioni chie e della coda tipiche dello stadio larvale di gi- cerebrali o processi cognitivi tendono a essere rino. Ci si è poi anche impegnati per sequenziare dominati da uno solo dei due emisferi del cervel- il genoma di questa rana: nel 2016 una collabo- lo. E per questo, nel 1981, riceve a Stoccolma il razione internazionale ha pubblicato il genoma premio Nobel per la fisiologia e la medicina. della rana artigliata africana su Nature7. Dunque, nel giro di mezzo secolo la rana artiglia- Sfortunatamente, però, la storia avventurosa di ta africana ha viaggiato in lungo e in largo per i Xenopus laevis che ha girato tutti i laboratori del contenti, è la beniamina nei laboratori di ricerca, mondo e ha persino viaggiato in orbita, a circa è diventata famosa anche al grande pubblico per 300 chilometri di altezza, non è tutta rosa e fiori. il suo successo con i test di gravidanza, è stata la Oltre a cambiare per sempre la storia della me- protagonista degli esperimenti di due scienziati dicina, lo xenopo liscio ha cambiato per sempre che di lì a poco avrebbero ricevuto il Nobel. Ep- anche la storia degli anfibi. Sarebbe infatti pro- pure, qualcuno ha in serbo per questo strano an- prio lei, la rana artigliata africana, la responsabile fibio ancora qualche avventura: a volerla con sé, della diffusione della chitridiomicosi: la malattia stavolta, è la NASA. Venerdì 11 settembre 1992, provocata dal fungo chitride Batrachochytrium sui giornali di tutto il globo, spunta di nuovo “la dendrobatidis, che attacca la cute sensibilissima rana più fertile del mondo” e questa volta riguar- degli anfibi con conseguenze letali. Scoperto do a una missione spaziale. Infatti, per le 10.23 nel 19988 in Centro America e in Australia, il del giorno successivo (le 16.30 ora italiana), era Batrachochytrium dendrobatidis ha già colpito e previsto il lancio dello Space Shuttle Endeavour devastato centinaia di specie di anfibi in tutto il da Cape Canaveral, in Florida, per la missione mondo: a causa sua si sarebbero estinte 90 specie Spacelab, in collaborazione con i Giapponesi, di anfibi, mentre altre 500 avrebbero subìto un che sarebbe durata poco più di una settimana. drastico calo demografico stando agli ultimi dati Quel giorno lo Space Shuttle assomigliava forse pubblicati su Science9. più a un’arca di Noè del futuro: a bordo con i Ebbene, tutte le prove raccolte finora portano sette astronauti c’erano 180 vespe orientali, 7600 sul banco degli imputati Xenopus laevis: l’origine moscerini della frutta, due carpe giapponesi, 30 del fungo sarebbe africana e lo xenopo liscio è il uova di gallina fecondate e ben quattro rane ar- vettore ideale, praticamente un portatore sano tigliate africane. Tutto per capire come funziona che è stato diffuso in tutto il mondo. Uno stu- lo sviluppo embrionale in condizioni di micro- dio uscito nel 200410, ha esaminato infatti 697 gravità. Così, Xenopus laevis era finito a bordo di esemplari di Xenopus laevis raccolti tra il 1879 e 14
micron / storia della scienza il 1999 in Africa meridionale, e il triste risulta- to è che il primo caso di chitridiomicosi sarebbe stato riscontrato proprio su uno Xenopus laevis del 1938. Non solo, la chitridiomicosi, prima di diventare un’epidemia mondiale, sarebbe sta- ta confinata in Africa meridionale per 23 anni. Quando, negli anni Trenta, l’anfibio africano è balzato agli onori delle cronache come “test di gravidanza vivente” ed è entrato in tutti i labo- ratori del mondo, ha portato con sé, silenziosa- mente, la malattia all’epoca ancora sconosciuta agli scienziati e a cui però sembra resistere bene11. E il rilascio in natura, accidentale o volontario, di alcuni esemplari avrebbe fatto il resto. Per quan- to allo xenopo liscio vadano tributati molti me- riti scientifici, sul suo “curriculum” ha ormai una macchia indelebile. Riferimenti bibliografici 1 Shapiro H. A. e Zwarenstein H., (1934) “A Rapid Test for Pregnancy on Xenopus laevis”, Nature, 133, (3368): 762. 2 Hogben L. T., (1946) “History of the Hogben Test”, British Medical Journal, 2(4475): 554; Hogben L. T., (1946) “The Hogben Test”, British Medical Journal, 2(4485): 962–963. 3 Shapiro H. A. e Zwarenstein H., (1946) “The Xenopus Test for Pregnancy”, British Medical Journal, 2(4480): 752. 4 Gurdon J. B. e Hopwood N., (2003) “The introduction of Xenopus laevis into developmental biology: of empire, pregnancy testing and ribosomal genes”, Interna- tional Journal of Developmental Biology, 44 5 Hogben L. T., (1930) “Some remarks on the relation of the pituitary gland to ovulation and skin secretion in Xenopus laevis”, Proceeding of the Royal Society of South Africa, 22: pt. 2, xvii-xvii. 6 Gurdon J. B. et al, (1958) “Sexually Mature Individuals of Xenopus laevis from the Transplantation of Single Somatic Nuclei”, Nature, 182, 64–65. 7 Session A. et al., (2016) “Genome evolution in the allotetraploid frog Xenopus laevis”, Nature, 538(7625): 336–343. 8 Berger L. et al., (1998) “Chytridiomycosis causes amphibian mortality associated with population declines in the rain forests of Australia and Central America”, Pro- ceeding of the National Academy of Science USA, 95(15): 9031–9036. 9 Scheele B. C. et al., (2019) “Amphibian fungal panzootic causes catastrophic and ongoing loss of biodiversity”, Science, 363(6434), 1459-1463. 10 Weldon C. et al., (2004) “Origin of the Amphibian Chytrid Fungus”, Emerging Infectious Disease, 10(12) 11 Vredenburg V. T. et al., (2013) “Prevalence of Batrachochytrium dendrobatidis in Xenopus Collected in Africa (1871–2000) and in California (2001–2010)”, Plos One, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0063791 15
Fabio Mariottini, Tiziana Sciarma - Berlino / Germania
micron / evoluzione Il seme di Darwin Pietro Greco Con le sue indagini fitologi- che, Darwin compie numerose S iottochiama Dryas octopetala, perché ha petali ed è bella come le ninfe grandi biologi del XIX secolo, lo sviz- zero Louis Agassiz, emigrato negli Stati delle querce della mitologia greca. Con Uniti, professore a Harvard e futuro de- scoperte in ambito botamico, le sue radici è in grado di colonizzare e cano della comunità scientifica america- stabilizzare i terreni instabili, dopo una na, sollevò il problema: come mai piante dando origine, nel contempo, frana. Sì, Dryas octopetala è una dimo- distanti tra loro migliaia di chilometri, alla botanica evoluzionistica. strazione plastica della capacità delle come quella della Tasmania, in Austra- piante di migrare. E non solo per brevi lia, e quelle della Terra del Fuoco, nell’e- Osservando il mondo vegetale, tratti. La pianta col suo fiore bianco si è stremità del Sud America, sono molto lo studioso britannico indivi- spostata, per esempio, dal circolo polare simili tra loro (così come gli uomini che dua gli elementi portanti della artico all’area mediterranea. La trovia- abitano l’isola e le terre più meridionali mo facilmente sui monti anche in Italia. d’America)? Era una domanda retorica, sua teoria: la variazione, la sele- Non è certo la sola pianta che migra. A quella del colto migrante. zione naturale e la migrazione ben vedere tutte le piante migrano. Tan- È ovvio, sosteneva, che le piante (e que- to che i botanici hanno elaborato una gli uomini primitivi) non avrebbero mai vera e propria tassonomia della migrazio- potuto migrare dal Sud America all’Oce- ne delle piante che avviene attraverso un ania: come avrebbero potuto attraversare meccanismo estremamente diffuso: per l’enorme distesa di acqua degli oceani dispersione del seme. Una dispersione che dividono due terre quasi agli antipo- di tipo ciclico o non-ciclico; gaussiano di? Dunque, rispondeva Agassiz, è chia- o random; per popola-zione o per spe- ro che quelle piante sono nate in maniera cie; per anemocoria (a opera del vento) indipendente le une dalle altre, in virtù di o per barocoria (per gravità); per epi- un comune progetto divino. Ovviamen- zoocoria (a opera di animali con mecca- te questo vale anche per gli uomini, ag- nismi di aggancio) o per endo-zoocoria giungeva lo studioso svizzero sbarcato in (gli animali inghiottono il seme e poi lo America. È la teoria della poligenia. Or- rilasciano con le feci); per idrocoria (con ganismi viventi con caratteri simili nati le acque) o per la non meno importante in maniera indipendente in aree diverse. mirmecocoria (grazie al lavoro infatica- Nel caso di Agassiz è la teoria della poli- bile delle formiche). Non c’è dubbio: le genia incrociata con la teoria dell’intelli- piante usano ogni mezzo per migrare. Di gent design di origine divina: è Dio che recente Stefano Mancuso ci ha racconta- ha creato organismi simili ponendoli in to L’incredibile viaggio delle piante (La- ambienti simili. È ovvio dove intendeva terza, 2018). Ma già alla fine degli anni andare a parare Louis Agassiz: le razze ’80 del secolo scorso Jonathan D. Sauer umane esistono, sono state create così da pubblicò un libro straordinario, Plant Dio e collocate ciascuna nel proprio giu- Migration: la migrazione delle piante e la sto ambiente. D’altra parte, come avreb- dinamica della distribuzione geografica bero potuto gli abitanti della Terra del delle specie con seme. Fuoco sbarcare in Tasmania o viceversa: Per chi sa anche un po’ di botanica, par- eppure sono straordinariamente simili? lare di viaggio o di migrazione delle pian- Queste affermazioni, in apparenza così te è una nozione più che acquisita. Una logiche e persino banali, spingono Char- banalità. Ma è davvero così? Uno dei più les Darwin non solo a pronunciarsi sulla 17
micron / evoluzione questione delle razze umane, ma anche su quella del- le migrazioni delle piante (e degli umani). I due temi, nella logica di Agassiz, sono infatti strettamente lega- ti e fondati su un principio di impossibilità: le piante non possono migrare. Non a grandissima distanza, almeno. Ora Charles Darwin, come micron ha già avuto modo di ricordare, non credeva nell’esistenza delle razze umane. E questa convinzione corrobora- va la sua aperta avversione allo schiavismo, fenomeno su cui Agassiz aveva opinioni abbastanza diverse. È appena passata la metà del XIX secolo e lo svizze- ro sta riscuotendo un successo crescente negli Stati Uniti d’America, divisi dalla questione degli schiavi. Charles Darwin, antischiavista non meno dei suoi due nonni, se ne duole non poco. Intanto perché è convinto della comune origine dell’umanità. E poi perché pensa che il migrante Agassiz stia facendo un grande favore ai conservatori che vogliono mantene- re la schiavitù nel paese. Ma lasciamo da parte le differenti convinzioni ideo- logiche di due scienziati protagonisti del loro tempo – il progressista Darwin e lo schiettamente conserva- tore Agassiz – e veniamo al nodo strettamente scien- tifico, che è la distribuzione delle piante non a scala locale, ma a scala globale. Esiste un modo per dimo- strare che le piante (ovvero i semi) possono realizzare migrazioni a largo raggio? Darwin è uno scienziato. Uno dei più grandi di ogni tempo. E si rende conto che tanto quella della comune origine quanto quella Secondo il pensiero di Agassiz è Dio che ha creato organismi simili ponendoli in ambienti simili del ruolo delle migrazioni a grande distanza – finan- co dalla Tasmania al Cile e viceversa – degli uomini, degli animali e anche delle piante devono essere pro- vate per via empirica. E inizia così una serie di veri e propri esperimenti di laboratorio a cui nessuno ave- va pensato prima. L’ipotesi da verificare è che i semi possano migrare anche per grandi distanze sfruttan- do ciascuno delle diverse modalità di diffusione. Non 18
micron / evoluzione solo gli animali, come gli uccelli, ma anche il vento e le acque del mare possono portarli molto lontani dal luogo ove sono stati generati. Il tentativo di Dar- win è dunque quello di dimostrare che i semi delle piante possono realizzare queste migrazioni a lungo raggio e viaggiare per lungo tempo anche in un am- biente ostile. Persino nell’acqua di mare: al contrario di quanto credono tutti. L’impossibilità di resistere in mare per lungo tempo era una credenza univer- salmente diffusa, ma mai scientificamente provata. Darwin decide di verificare se si tratta di una creden- za fondata e inizia così una lunga serie di esperimenti in acqua salata per dimostrarlo. Già immagina le re- azioni a questo suo tentativo, che anche un bambino potrebbe realizzare. E scrive: «Giacché a molti tali esperimenti potrebbero naturalmente sembrare pue- rili, posso forse premettere che hanno un’attinenza diretta con un problema molto interessante… se lo stesso essere sia stato creato in uno o più luoghi sulla faccia del nostro pianeta». L’esperimento è semplice, ma l’obiettivo è altissimo: dimostrare che c’è un’alternativa alla teoria poligeni- ca di Agassiz. Può dunque iniziare. Per periodi diver- si Darwin mette semi di svariate piante – ravanelli, lattuga, broccoli, cavoli, cipolle, avena, lino e altri ancora – in bottigliette con al massimo un decilitro di acqua salata. Pone poi alcune di queste bottiglie all’aperto, all’ombra, in modo che siano esposte a una discreta variazione di temperatura nel corso del- Le migrazioni sono sia alla base della vita sulla terra, sia della diversità della vita la giornata. Altre le conserva in casa, in condizioni più stabili. Altri semi li mette in recipienti contenen- ti sale e neve. Il responso di alcuni esperimenti è sco- raggiante. I semi di cipolle e di cavoli, in particolare, marciscono ben presto. E tuttavia rileva che anche nel corso dei giorni «né la putridità dell’acqua né le variazioni della temperatura hanno un qualche effet- to significativo sulla vitalità [dei semi]». Prende poi 19
micron / evoluzione i semi tenuti a mollo in acqua salata e li pianta nel per 23 giorni se sono freschi e 86 giorni se sono secchi. terreno, per testare, appunto, la loro vitalità e quin- Un po’ di calcoli e il risultato è appagante: in meno di la loro capacità di germogliare. E riscontra che la di tre mesi, galleggiando sulle onde dell’oceano, i gran parte è ancora vitale, dopo il trattamento. An- semi di asparago, spinti dalle correnti, possono co- che se c’è una dipendenza dal tempo. Ma lasciamo- prire anche 280° miglia marini: più di 5.000 chilo- gli la parola: «i semi freschi del cavolo selvaggio di metri. Un seme di asparago può dunque compiere Tenby sono germinati in maniera eccellente dopo 50 un viaggio transatlantico e dall’Europa raggiungere giorni [di immersione in acqua salata], molto bene l’America. Darwin cerca inoltre di capire se è possi- dopo 110 giorni, mentre soli due semi su alcune cen- bile, via mare, anche l’opzione epi e endo zoocorica: tinaia sono germinati dopo 133 giorni». in altri termini, se possono essere trasportati molto I semi di pepe sono più resistenti: «30 su 56 sono lontano dai pesci. Questo tipo di esperimenti non germinati molto bene dopo 137 giorni di immersio- fornisce risultati attendibili. Ma la flottazione dei ne». Un suo amico, il naturalista Joseph Dalton Ho- semi secchi, beh quella sì che fornisce risultati atten- oker, gli fa notare che molti semi non galleggiano ma dibili ed entusiasmanti. scendono giù durante il trattamento in acqua salata. I semi possono migrare, anche verso terre molto lon- E allora Darwin realizza un’altra serie di esperimenti tane. Va da sé che il risultato può essere generalizzato. per cercare di capire quali precipitano, quali galleg- Anche gli animali possono viaggiare per grandissime giano e soprattutto quanto lontano, questi ultimi, distanze. Uomo compreso. Cosicché non è insensato riescono ad arrivare. pensare che, pur avendo una comune origine africa- Verifica così che i semi di asparago possono galleggiare na, gli uomini migranti abbiano potuto raggiungere 20
micron / evoluzione le terre più lontane: il Sud America come la Tasma- anche l’idea darwiniana sulle razze umane. Con la nia. Poi certo piante, animali e uomini si adattano ai sua tesi sulla poligenia Agassiz aveva dedotto che le nuovi ambienti e si diversificano. Così, non è affatto razze umane esistono – ne aveva individuato nove strano che tra la Tasmania e il Sud America possano – e che tutte hanno avuto un’origine indipendente. esserci sia specie molto simili, sia specie molto diver- Ecco, dunque, che lo studio sul ruolo decisivo delle se. Ma tutte sono figlie di semi migranti. Basta poco migrazioni nell’evoluzione della vita porta Darwin per indurre più tardi Charles Darwin ad affermare a concludere che non esistono razze umane. E che, che tutte le specie viventi – piante e animali, uomo di conseguenza, non c’è alcuna giustificazione pos- compreso – hanno un antenato comune vissuto nel- sibile della schiavitù. Certo, Darwin non si soffer- la notte dei tempi. merà mai in maniera diretta sulle migrazioni umane. Dagli straordinari – non per la difficoltà intrinseca, Tuttavia fa una previsione, legata alla sua concezione ma al contrario proprio per la loro semplicità – espe- dell’evoluzione biologica e, anche, sociale. Molti eu- rimenti coi semi delle piante, Darwin deduce che le ropei stanno emigrando in America. migrazioni (che i naturalisti dell’Ottocento chiama- Sono tutti per lo più giovani e forti. Vedrete, nel fu- no diffusione) sono sia alla base della presenza della turo prossimo venturo gli Stati Uniti diventeranno vita su tutto il pianeta, sia della diversità della vita la nazione più forte e ricca del mondo. La storia gli per adattamento all’ambiente. Incredibile cosa pos- ha dato ragione. Tutto questo grazie a poche man- sa fare un uomo di genio, anche con mezzi molto ciate di semi di piante posti in acqua salata. Il grande poveri. Va da sé che le prove empiriche raccolte a teorico dell’evoluzionismo si è dimostrato un biolo- favore dell’origine comune delle specie corroborano go sperimentale di grande classe. 21
micron / sezione Corpo 11 interlinea 13,7 - Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento funghi Testo di rifer di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimentimento Testo di riferimento Testo biodiversità di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Tes di riferimento Testo di riferimento lago Trasimeno Testo di riferimento Testo di riferimento Testo scienza di riferiment di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferiment di riferimento Testo di riferimento cambiamenti Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimentto di riferimento Testo di riferimento alieni Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di climatici riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento salute insetti invertebrati in umbria isola polvese animali flora e fauna 00
micron / specie aliene alieni in umbria Perché studiare le specie aliene in Umbria piante figlie sia per polloni radicali che per via gamica (da seme). È noto il cattivo odore emanato dalle sue foglie. Il fu- Rosalba Padula sto, di scarsissimo valore commerciale, in quanto trattasi di legno tenero e non durevole, è generalmente eretto e molto I contributi all’interno di questo speciale sono il frutto del la- ramificato con corteccia grigio-brunastra più chiara sui rami voro di alcuni degli esperti intervenuti nel corso del workshop giovani. Le foglie sono composte, pennate, spiralate o oppo- “Alieni in Umbria” organizzato da Arpa Umbria presso il Centro ste, e prive di stipole. I fiori, riuniti in infiorescenze a spiga o “Cambiamento climatico e Biodiversità in ambienti Lacustri e a pannocchia, sono generalmente unisessuali. La specie più aree Umide” dell’isola Polvese. diffusa in Italia, Ailanthus altissima, è dioica, ossia ogni albero Il workshop ha dato la possibilità a esperti, ricercatori e pro- di questa specie ospita fiori solo maschili o solo femminili. fessionisti del settore di confrontarsi e valutare gli impatti – a Produce frutti secchi indeiscenti alati (samare). Fu introdotta volte poco visibili – di tali specie sulla salute umana e anima- in Italia per un tentativo di allevamento del lepidottero Philo- le, sull’economia, sulla biodiversità e sulla loro diffusione nei samia cynthia originario dell’estremo Oriente per la produzio- giardini e lungo le strade, nei terreni agricoli e negli ambienti ne della seta; ormai si trova rinselvatichita nei boschi, sulle acquatici. È stato così possibile conoscere e creare consape- ripe, sui greti, su terreni aridi, sassosi e instabili, lungo le volezza su un tema ancora poco sentito e percepito non solo strade e a ridosso dei muri di edifici e nelle spaccature di dalla scienza ma anche dalla società. Il Consiglio d’Europa da marciapiedi in cemento armato. ormai più di venti anni ha iniziato ad affrontare il problema con La sua diffusione va dalla pianura fino ai monti, diventando politiche mirate alla prevenzione, all’eradicazione e al conte- un’infestante molto aggressiva. Sostituisce piano piano la ve- nimento. Ma queste misure possono essere efficaci solo se si getazione autoctona preesistente, formando colonie. Si trova affrontano con la collaborazione di molti soggetti e, soprattutto, sempre più spesso anche in città, dove è usata, inopinata- la partecipazione del mondo scientifico con quello sociale. Arpa mente e sconsideratamente, come rapido rimedio contro i Umbria, nel suo quotidiano lavoro istituzionale di conoscenza e raggi solari: la pianta è infatti nota anche per l’estrema ra- monitoraggio delle diverse matrici ambientali, rileva ogni gior- pidità di crescita in altezza. Le sue caratteristiche infestanti, no di più la presenza di organismi non autoctoni e per questo, tuttavia, dovrebbero suggerire un attento controllo della sua avvalendosi anche del nuovo Centro con sede l’isola Polvese, ha propagazione, ormai troppo a lungo ignorata. Di fatto, l’ai- avviato attività e studi che vogliono aumentare la cultura e la lanto si sta diffondendo in modo sempre più preoccupante a percezione del problema scapito della vegetazione autoctona preesistente; in Umbria lo ritroviamo, infatti, anche sulle pendici sommitali del Mon- te Subasio, lungo il lato sinistro della strada che dall’Eremo delle Carceri conduce a Collepino-Spello. La specie si va dif- fondendo così rapidamente che oggi è impresa ardua cerca- 1 re di eliminarla in quanto il taglio delle piante adulte porta Ailanthus altissima e Varroa destructor: all’emissione di numerosissimi ricacci di origine radicale due specie aliene e invasive con impatto anche a distanze notevoli dal luogo in cui si trova l’individuo sull’ambiente e sul “sistema alveare” adulto. L’unico sistema per poterlo contenere ed eliminare Tiziano Gardi, Marco Petracchini da un areale, rispettando l’ambiente, consiste nel tagliare i tronchi delle piante esistenti a circa 1,5 metri di altezza e Ailanthus Altissima (Mill.): l’albero del paradiso che sta lasciare che si formino ricacci sul tronco; questi dovranno creando l’inferno degli agro-sistemi essere eliminati mediante “schiacciatura”, in piena estate, in Ailanthus altissima, è un genere di piante della famiglia Si- maniera ripetuta e per più anni consecutivi, così da ottenere maroubaceae, che comprende sette specie di alberi origina- il disseccamento completo della ceppaia per indebolimento e ri delle zone tropicali dell’Asia e dell’Australia, che possono marcescenza del legno di consistenza tenera e centralmente raggiungere altezze poco superiori ai 25 m. Il nome comune suberoso. Chiaramente, tale tipo di intervento è proponibile è ailanto o albero del paradiso. Introdotta in Italia anche a solo nelle proprietà private e con ancora un basso numero di scopo ornamentale, si è rivelata nel tempo essere una pian- individui insediatisi, in quanto richiede assiduità e disponibi- ta altamente infestante, molto aggressiva, dalla rapidissima lità di manodopera. In tutti gli altri casi, se pure improponibi- proliferazione, le cui radici si estendono in larghezza fino an- le a livello ambientale, l’unico rimedio è il ricorso ad erbicidi che a trenta metri dal tronco, dando luogo a colonie di nuove sistemici di sintesi. Studi americani (Burch e Zedaker, 2003) 24
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