Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria

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Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
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/ Alieni in Umbria
/ Una rana da Nobel
/ Gli italiani e il clima
                                                                                                                                                                                                                   micron
                                                                                                                                                                                          ecologia, scienza, conoscenza

                            Arpa - agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Umbria / rivista trimestrale / numero 45 - dicembre 2019 / spedizione in abbonamento postale 70% / DCB Perugia
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
castiglione del lago

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        dell’ambiente
                                              protezione
                                                                            prevenzione
                                                                                                              controllo
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
micron                                                   INDICE
                                                   ecologia, scienza, conoscenza

                                                   ANNO XVI . NUMERO 45 / DICEMBRE 2019

                                                                                                               >
Rivista trimestrale di Arpa Umbria                 Autunno italiano                                             05
spedizione in abbonamento postale                  Fabio Mariottini
70% DCB Perugia - supplemento
al periodico www.arpa.umbria.it
(Isc. Num. 362002 del registro
dei periodici del Tribunale di Perugia
in data 18/10/02). Autorizzazione al
supplemento micron in data 31/10/03
                                                   Il riscaldamento globale?                                    06
                                                   Poca voglia di risolverlo
                                                   Giuseppe Pellegrini
Direttore Responsabile
Fabio Mariottini

Redazione
Francesco Aiello, Markos Charavgis
                                                   Storia di una rana                                           10
                                                   Francesca Buoninconti
Comitato scientifico
Enrico Alleva, Marco Angelini,
Fabrizio Bianchi, Gianluca Bocchi,
Antonio Boggia, Marcello Buiatti,
Mauro Ceruti, Liliana Cori,                        Il seme di Darwin                                            17
Franco Cotana, Maurizio Decastri,                  Pietro Greco
Enzo Favoino, Luca Ferrucci,
Gianluigi de Gennaro, Giovanni Gigliotti,
Pietro Greco, Luca Lombroso,
Luca Mercalli, Cristina Montesi,
Enrico Rolle, Claudia Sorlini,
                                                   Alieni in Umbria                                             23
                                                   Andrea Arcangeli, Angela Baldanza, Angela Bertinelli,
Gianni Tamino, Luciano Valle                       Lucilla Carnevali, Luciano Concezzi, Tiziano Gardi,
                                                   Daniela Gigante, Mauro Gramaccia, Valentina La Morgia,
                                                   Francesca Marinangeli, Daniele Marini, Paolo Masini,
Direzione e redazione
                                                   Rosalba Padula, Daniele Paoloni, Livia Polegri,
Via Pievaiola San Sisto 06132 Perugia              Oliviero Olivieri, Marco Petracchini, Chiara Proietti,
Tel. 075 515961 - Fax 075 51596399                 Aldo Ranfa, Roberto Romani, Sara Zampetti ,
www.rivistamicron.it                               Massimo Lorenzoni, Antonella CaroSi
twitter: @RivistaMicron
ISSN 2239-9623
                                                   Un boccone indigesto                                         47
                                                   Cristina Da Rold
Design / impaginazione
Paolo Tramontana
Fotografia
Fabio Mariottini, Tiziana Sciarma
                                                   Le città tra sostenibilità economica,                        50
Stampa                                             sociale e ambientale
Graphicmasters                                     Cecilia Chirieleison, Luca Ferrucci

stampato su carta Fedrigoni FREELIFE CENTO g 100
con inchiostri K+E NOVAVIT 3000 EXTREME

                                                   Da Napoli al pianeta rosso                                   57
© Arpa Umbria 2020                                 Romualdo Gianoli
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
Fabio Mariottini, Tiziana Sciarma - Berlino / Germania
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
micron / editoriale

Autunno italiano
Fabio Mariottini

In Italia, a novembre, si commemorano i defunti e si fa la stima dei danni provocati
dal maltempo. Questa prassi è ormai diventata consuetudine. Anche quest’anno non
ci siamo smentiti e le prime pagine dei quotidiani, per un lungo periodo di tempo,
sono state interamente dedicate all’acqua che stava sommergendo Venezia. Un evento
così rilevante che ha meritato persino una citazione da parte della neo-presidente della
Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo discorso di insediamento.
La mareggiata di martedì 12 novembre, infatti, rafforzata da venti a 100 chilometri ora-
ri, aveva raggiunto i 187 centimetri attestandosi in prossimità dei livelli di guardia su-
perati nel 1966.
Ma Venezia è stata solo la punta dell’iceberg di ciò che è capitato nell’arco dello stesso
mese nel nostro paese. In sequenza si sono infatti verificate alluvioni in Emilia Romagna
e in Toscana, il crollo di un ponte sulla Torino-Savona, la chiusura di molti viadotti,
frane in Campania e in Calabria. Insomma un ordinario autunno italiano, così con-
sueto anche nella forma, che, mentre si spalava ancora il fango, già si andava in cerca
del capro espiatorio. Questa volta sul banco degli imputati c’erano le grandi opere, il
Mose, i ritardi, la mancanza di fondi, l’omissione di controlli da parte di Autostrade Spa.
Argomenti reali e rilevanti sui quali si sono spesi editorialisti e tecnici, ma poco utili per
fronteggiare l’emergenza e dare risposte concrete alla popolazione. Se si ragiona su ciò
che è accaduto in questi giorni si può vedere che ognuna delle motivazioni addotte ha la
sua ragion d’essere; è pur vero, però, che le carenze di questo paese non possono essere
imputate solo agli ultimi anni, ma devono risalire quantomeno all’Unità d’Italia. O,
comunque, a quella metà dell’Ottocento in cui la rivoluzione industriale determinò un
cambiamento repentino del mondo in termini sociali, territoriali e urbanistici. Al centro
di questa mutazione si trova il sistema produttivo. La fabbrica diventa così l’asse portan-
te delle nuove forme di sviluppo economico e sociale. Questo nuovo modo di generare
merci, improntato sulla centralizzazione dei lavoratori e la meccanizzazione dei mezzi
di produzione stabilì una nuova distribuzione antropica sul territorio. L’inurbamento
di masse sempre più vaste portò all’edificazione di superfici sensibili come le rive dei
fiumi, le aree golenali, le coste. Solo nel decennio 1951-1961 più di 2 milioni di persone
abbandonarono il meridione per trasferirsi nelle grandi città del centro-nord.
Questo è il contesto su cui bisogna iniziare a ragionare per ricostituire gli equilibri terri-
toriali del paese. Ciò che invece si sta profilando sono interventi estemporanei utili per
ricucire qualche strappo, ma lontani da un’azione d’insieme. Qualche anno fa le Regioni
stimavano tra 40 e 50 miliardi di euro il costo della messa in sicurezza del territorio, ma
nel conto ancora non venivano computati i danni provocati dalla recrudescenza degli
effetti dei cambiamenti climatici. E tutto questo solo per andare a ricostruire una parte
del tessuto geomorfologico. È ovvio, quindi, che gli stanziamenti per le “ricuciture” de-
gli strappi determinati dal dissesto idrogeologico possono rappresentare un utile pallia-
tivo, ma sono cifre irrisorie per ridisegnare gli assi portanti di questo paese. Ciò che in
realtà occorrerebbe è modificare in profondità quella cultura che ha indirizzato e a volte
seguito l’attuale modello di sviluppo. Bisogna affrontare i temi della mobilità, delle su-
perfetazioni urbane, dell’energia, dell’edilizia, dell’urbanizzazione del territorio. Fuori
da questo perimetro ci sono solo le toppe che, a volte, sono peggiori del buco.

                                                                                  05
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
micron / comunicazione

Il riscaldamento globale? Poca voglia di risolverlo
Giuseppe Pellegrini

Al momento, il genere umano
è molto lontano dal tenere
                                    N egli ultimi anni si è sviluppata una
                                      campagna mediatica che ha sensi-
                                                                                       agli effetti del cambiamento climatico:
                                                                                       scioglimento dei ghiacciai, innalzamento
                                    bilizzato l’opinione pubblica sugli effetti        della temperatura e variazioni stagionali.
sotto controllo i cambiamenti       del riscaldamento globale. Molte cifre             Si tratta di un dato interessante perché
                                    colpiscono l’attenzione del pubblico e,            mette in luce la difficoltà di individuare
climatici e in particolare, argi-   tra queste, l’innalzamento della tempe-            con facilità alcune cause specifiche che
                                    ratura di 1,5 °C che rappresenta il limite         potrebbero aiutare i cittadini ad adottare
nare l’aumento delle tempe-         massimo da non superare pena effetti de-           pratiche virtuose di mitigazione e fron-
rature a non oltre un grado         vastanti per l’ambiente. Anche l’influen-          teggiamento. A questo proposito, biso-
                                    za delle attività umane è un dato rilevan-         gna sottolineare che l’ambito di mag-
e mezzo rispetto ai livelli         te: l’IPCC, l’organismo delle Nazioni              giore interesse associato al cambiamento
pre-industriali. Ma cosa sono       Unite che studia il cambiamento clima-             climatico riguarda l’ambiente e molto
                                    tico, stima che più del 95% dell’aumento           meno gli aspetti economici o politici che,
disposti a fare i cittadini per     della temperatura dipenda dall’insieme             è ormai noto, sono di fatto gli elementi di
                                    delle attività produttive, con un incre-           maggior influenza sull’effettivo riscalda-
limitare gli effetti del cambia-    mento senza precedenti dalla metà del              mento del pianeta (grafico 1). In altre pa-
mento climatico? Per rispon-        secolo scorso. I dati sull’opinione pub-           role, si può dire che i cittadini stentano a
                                    blica a livello europeo sono chiarissimi:          riconoscere nel sistema di sviluppo occi-
dere a questo quesito, Observa      per tutti i cittadini il cambiamento cli-          dentale e post industriale una delle prin-
                                    matico causato dal riscaldamento globale           cipali cause del cambiamento climatico e
ha realizzato un’indagine in
                                    rappresenta la seconda preoccupazione              dei suoi effetti negativi. Per verificare le
collaborazione con l’Università     dopo l’immigrazione, con un tasso di in-           motivazioni e l’impegno a fronteggiare il
                                    cremento del 6% rispetto al 2018. Data             riscaldamento globale, sono stati indaga-
di Aarhus coinvolgendo un           la pervasività del tema, i governi di tutto        ti due argomenti cruciali: la mobilità e il
campione rappresentativo della      il mondo sono costantemente impegnati              risparmio energetico. Più di sette italiani
                                    per fronteggiare questo importante feno-           su dieci dichiarano di utilizzare a volte o
popolazione italiana                meno, così come esperti e scienziati pro-          sempre i mezzi pubblici in tragitti infe-
                                    pongono diagnosi e possibili soluzioni.            riori ai sei chilometri e il 60% usa la bi-
                                    Ma cosa sono disposti a fare i cittadini           cicletta più volte la settimana. La condi-
                                    per limitare gli effetti del cambiamento           visione di mezzi privati interessa quattro
                                    climatico? Per rispondere a questo im-             italiani su dieci mentre le auto elettriche
                                    portante quesito, Observa ha realizzato            sono utilizzate solo dal 15% della popo-
                                    nel 2018 un’indagine in collaborazione             lazione (grafico 2). Questi dati mettono
                                    con l’Università danese di Aarhus coin-            in luce come alcune pratiche tradizionali
                                    volgendo un campione rappresentativo               siano ritenute utili e vengano adottate
                                    della popolazione italiana. Lo studio ha           normalmente mentre altri comporta-
                                    permesso di indagare le percezioni, il li-         menti stentano a entrare nelle abitudini
XX                                  vello di informazione e i comportamenti            quotidiane. Tra questi l’uso delle auto

          XX
                                    che i cittadini adottano per affrontare il         elettriche che nel nostro paese non han-
                                    riscaldamento inarrestabile della terra.           no riscosso, ad oggi, l’incremento di ac-
                                    Analizzando le risposte degli intervista-          quisti previsto. Esaminando l’influenza

       X                            ti, si nota che in generale l’immaginario          del genere, dell’età, dell’area di residenza
                                    delle persone è principalmente legato              e del titolo di studio su questi comporta-

                                                                  06
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
micron / comunicazione

        Grafico 1 Cambiamento climatico e temi collegati (n: 1058)                                                                menti, si nota come i mezzi pubblici siano più utilizzati al
                                                                                                                                  sud e nelle isole. La propensione a condividere un mezzo di
        Ritiene che il cambiamento climatico sia un tema principalmente riconducibile a...
                                                                                                                                  trasporto è più frequente al Sud (47%) e nella popolazione
        altro                                              0,4%                                                                   più giovane. In generale, all’aumentare dell’età diminuisce
        guerra e carestia                                  0,9%                                                                   l‘uso di mezzi pubblici e la condivisione di mezzi di tra-
        scienza e tecnologia                                               11,5%                                                  sporto mentre rimane costante l’uso della bicicletta. Per
        politica                                                              14,7%
                                                                                                                                  quanto riguarda la guida di un’auto elettrica, si registra un
        economia                                                                         19,5%
                                                                                                                                  più alto tasso di frequenza nelle regioni del Centro (23%) e
        ambiente e territorio                                                                                             53,0%
                                                                                                                                  del Nord-Ovest (18%). Rispetto all’età, la guida di un’auto
                                                                                                                                  elettrica è più comune nella fascia 30-44 (22%), mentre per
                                                                                                                                  gli over 55 il tasso registrato è pari ad appena il 9%. Non si
                                                                                                                                  registrano invece particolari differenze tra maschi e femmi-
                                                                                                                                  ne così come tra i diversi livelli culturali.
                                                                                                                                  Studiando i comportamenti per il risparmio energetico,
                                                                                                                                  emergono tre pratiche molto seguite dagli italiani (grafico
                                                                                                                                  3). In primo luogo l’uso degli interruttori ogni volta che
                                                                                                                                  si lascia una stanza, in secondo ordine l’uso di lampadine

                                   X
                                                                                                                                  che limitano il consumo di energia e, infine, l’utilizzo degli
                                                                                                                                  elettrodomestici nelle fasce di risparmio. La frequenza con
                                                                                                                                  cui si adottano spesso queste tre pratiche è piuttosto alta e
                                                                                                                                  ciò indica un’adesione pressoché totale a comportamenti
                                                                                                                                  ritenuti virtuosi. Si deve sottolineare, a questo proposito,
                                                                                                                                  che il risparmio energetico è paragonato a una delle prin-
                                                                                                                                  cipali fonti di energia rinnovabile e, pertanto, un’adesione
                                                                                                                                  così rilevante indica che nelle abitudini dei cittadini si sono
                                                                                                                                  radicati alcuni comportamenti efficaci. Considerando le
                                                                                                                                  influenze sociodemografiche, l’indagine mette in luce che
                                                                                                                                  le azioni di risparmio energetico sono più praticate dalle
Grafico 2 Mobilità e comportamenti sostenibili (n: 1058)                                                                          donne e normalmente, al Sud e a Nord Est, si utilizzano gli

90,0%
80,0%
                                    84,0%
                                                                                                                                              La condivisione di mezzi privati interessa 4
70,0%                                                                                                                                         italiani su 10 mentre le auto elettriche sono
60,0%                                                             57,3%
                                                                                                          51,0%
                                                                                                                                                 utilizzate solo dal 15% della popolazione
50,0%              46,3%

40,0%                                                                     37,2%
                                                                                                                  34,6%
           33,3%
30,0%
                           23,4%                                                                                                  elettrodomestici nelle fasce di risparmio. L’indagine mette
30,0%
10,0%
                                            12,6%

                                                                                  5,5%
                                                                                                  14,4%
                                                                                                                                  in luce che questi comportamenti sono motivati da ragioni
                                                                                                                                  economiche e dall’attenzione all’ambiente in misura pres-
                                                    3,4%
 0,0%
          Prendere i mezzi
            pubblici per
                                   Guidare un aluto
                                       elettrica
                                                                  Condividere il
                                                                    tragitto in
                                                                                                  Camminare o
                                                                                                   utilizzare la
                                                                                                                                  soché uguale (63,9% e 67,3%). Queste semplici attenzioni
         andare a lavorare
        in percorsi inferiori
                                                                  auto/moto con
                                                                     qualcuno
                                                                                                  bicicletta per
                                                                                                 percorsi inferiori
                                                                                                                                  quotidiane permettono di ridurre le emissioni senza mo-
              ai 5 km                                                                                ai 5 km
                                                                                                                                  dificare la qualità di vita e in buona misura consentono di
                    Mai              A volte                 Sempre                                                               orientare il potenziale energetico verso i paesi che ne han-
                                                                                                                                  no più bisogno.

                                                                                                                                  07
Micron ecologia, scienza, conoscenza - Arpa Umbria
micron / comunicazione

Grafico 3 Italiani e risparmio energetico (n: 1058)                                                    Grafico 4 Fonti di informazione sul cambiamento climatico (n: 1058)

                                                mai           a volte                  sempre

                             87,5%
90,0%                                                                                                                 convegni
                                                      82,5%                                                                       3,0%
80,0%                                                                                                               e seminari
70,0%                                                                                                                 YouTube       6,2%
60,0%
                                                                                        53,7%
                                                                                                                         radio             10,4%
50,0%
40,0%                                                                                                             libri/riviste               19,7%
30,0%
                                                                               39,9%                         report scientifici
30,0%                                                                                                          social network                         28,4%
                     11,1%
                                              15,6%                                                             (facebook, ...)
10,0%
              1,4%                     1,9%
                                                                        6,4%
                                                                                                                     quotidiani                               33,7%
0,0%                                                                                                      (cartacei e/o online)
             Spengere le luci        Utilizzare lampadine              Utilizzare gli
             quando si lascia         a basso consumo                elettrodomestici
                                                                                                                   televisione                                           65,3%
               una stanza                  energetico            nelle fasce di risparmio

Ma quali sono le principali fonti di informazione                                                      sibilità di un maggior pensiero critico mediante un
sul cambiamento climatico? Il grafico 4 dimostra in                                                    media cosiddetto “freddo” per i quali si richiede un
modo evidente che la televisione è il mezzo in gra-                                                    maggiore livello di partecipazione e coinvolgimen-
do di attirare l’attenzione della maggior parte degli                                                  to. In questa prospettiva è possibile che permanga
italiani. Accanto all’analisi delle fonti più utilizzate,                                              nell’opinione pubblica la capacità di selezionare e ri-
l’indagine ha verificato il livello di fiducia verso le fon-                                           flettere con maggiore attenzione quanto sia rilevante
                                                                                                       per conoscere gli effetti del cambiamento climatico.
                                                                                                       Negli ultimi anni la copertura mediatica di fenomeni
               Gli incentivi per cambiare abitudini non                                                come il riscaldamento globale e il cambiamento cli-
                sono così rilevanti da indurre i cittadini                                             matico ha permesso ai cittadini di raccogliere molte
                     a modificare i loro comportamenti                                                 informazioni sugli effetti mondiali e sulle varie cause
                                                                                                       che li producono. Per verificare il grado di ricezione
                                                                                                       del pubblico, l’indagine ha analizzato la relazione tra
ti di informazione. A tal riguardo, il grafico 5 illustra                                              l’informazione mediatica e le pratiche sostenibili se-
una situazione diversa rispetto al grafico 4. Si nota in-                                              guite dai cittadini. Normalmente si direbbe che i me-
fatti come i quotidiani siano ritenuti i mezzi più cre-                                                dia sono in grado di influenzare fortemente il punto
dibili seguiti da internet e dalla televisione. L’utilizzo                                             di vista dei cittadini, in particolare mediante intense
della carta stampata denota un’attenzione alla pos-                                                    campagne di informazione. Dal grafico 6 si può no-

                                                                                                08
micron / comunicazione

Grafico 5 Livello di affidabilità delle fonti di informazione                 Grafico 6 Fonti di informazione e comportamenti sostenibili (n: 1058)
(valori medi, scala 1-5; n: 1058)

                                                                                                   nessuno, è una mia abitudine                   amici / parenti
                                                                                                   radio, tv, giornali                            internet (siti web, social network)

      social network                                                           70,0%
                                                       2,8%                                                      62%                      63%                      62%
       (facebook, ...)
                                                                               60,0%
            YouTube                                    2,8%                            50%
                                                                               50,0%
      amici e parenti                                  2,9%                    40,0%

                                                              3,3%             30,0%
                radio
                                                                                                         19%
                                                                               20,0%         18%
          televisione                                      3,3%                                    13%                 11% 12%
                                                                                                                                 15%
                                                                                                                                                12% 12%
                                                                                                                                                          13%
                                                                                                                                                                         10%
                                                                                                                                                                               13%
                                                                                                                                                                                     15%

                                                                               10,0%
             internet                                         3,5%
                                                                                0,0%
                                                                                        Consumo di                Mezzi pubblici,      Raccolta differenziata        Risparmio
           quotidiani                                           3,6%                    cibi biologci             auto elettrica,           di prodotti              energetico
             e riviste                                                                                              bicicletta            biodegradabili

tare come il potere dei media sia molto basso rispetto                        ché non sono stati affrontati alcuni aspetti decisivi.
alle abitudini dei singoli, il che sfata un certo mito                        In primo luogo, gli incentivi per cambiare abitudini
legato alla supposta capacità di stampa, televisione e                        non sono così rilevanti da indurre i cittadini a modi-
internet di condizionare le scelte del pubblico. I ri-                        ficare i loro comportamenti. In secondo luogo si pos-
sultati dimostrano che le scelte riguardanti compor-                          sono sicuramente migliorare e intensificare le campa-
tamenti utili a limitare il riscaldamento globale sono                        gne di informazione, ma i media tradizionali e quelli
orientate da convinzioni personali e da atteggiamen-                          digitali non sono sufficienti. Se si vuole produrre un
ti che non si possono ascrivere a un pubblico passi-                          cambiamento a livello locale su tematiche di grande
vo. Permane dunque una forte influenza di valori e                            rilevanza globale, si devono creare delle condizioni
atteggiamenti che sono radicati nei cittadini e non si                        di partecipazione e coinvolgimento efficaci in cui i
possono condizionare facilmente. La consapevolezza                            cittadini siano attivi. Tali condizioni permetteranno
nei confronti del riscaldamento globale è sicuramen-                          di intensificare tutte le azioni di sensibilizzazione,
te aumentata tra gli italiani, come dimostrano i dati                         mitigazione e adattamento che orientano il pubbli-
dell’indagine, ma non è ancora sufficiente per realiz-                        co verso comportamenti sostenibili. In questo modo
zare una vera e propria svolta culturale. Se da un lato                       il riscaldamento globale, percepito spesso come un
i cittadini si stanno sforzando per mettere in atto                           fenomeno inarrestabile, potrà essere affrontato in
comportamenti sostenibili, dall’altro non sembrano                            modo credibile ed efficace per limitare i suoi effetti
sufficienti i risultati raggiunti e probabilmente per-                        negativi.

                                                                       09
micron / storia della scienza

Storia di una rana
Francesca Buoninconti

La scienza è continuamente
                                  S eesaltante
                                       dovessimo immaginare una vita
                                               e piena di avventure, pro-
                                                                                        Ma cominciamo dall’inizio. La rana
                                                                                        artigliata africana è una specie origi-
contraddistinta dalla ricerca     babilmente ci immagineremmo quella                    naria dell’Africa meridionale, diffusa
degli strumenti più adatti per    di un astronauta. O di uno scienziato                 dall’Angola al Sudafrica. Ed è sempre
                                  che ha ricevuto il premio Nobel per                   rimasta lì, praticamente indisturbata,
affrontare l’indagine scienti-    le sue scoperte. O ancora di un im-                   fino agli inizi degli anni Trenta del
fica: dai piselli di Mendel, al   portante diplomatico. E perché no,                    Novecento, fino a quando, cioè, ha
                                  potremmo immedesimarci in qualche                     risvegliato l’interesse di un gruppo di
riccio di mare passando per       personaggio del passato, che ha lascia-               scienziati che lavorava in Sudafrica:
l’assone gigante del calamaro.    to un segno nella storia. Di sicuro a                 l’inglese Lancillotto Thomas Hogben
                                  nessuno verrebbe in mente che tutto                   e i sudafricani Hillel Abbe Shapiro e
Tra questi la rana artigliata     questo potrebbe essere racchiuso nella                Herry Zwarenstein. Saranno loro a
africana si è ritagliata pagine   storia di un animale, o meglio di una                 rendere lo xenopo liscio famoso in tut-
                                  specie che è diventa protagonista della               to il mondo nel giro di qualche anno.
importanti nei libri di medici-   ricerca medica, ha viaggiato in lungo                 È infatti l’ottobre del 1933 quando,
na e biologia                     e in largo per i continenti, è stata tra i            in un rapporto alla Royal Society
                                  precursori degli esperimenti di clona-                del Sudafrica, Shapiro e Zwarenstein
                                  zione e sulle cellule staminali e addi-               annunciano che il mese precedente
                                  rittura è riuscita a imbarcarsi a bordo               hanno condotto con successo ben 35
                                  di uno Space Shuttle.                                 test di gravidanza utilizzando le rane
                                  Di chi stiamo parlando? Della rana ar-                artigliate africane. Il test messo a pun-
                                  tigliata africana Xenopus laevis, cono-               to è molto semplice: basta iniettare un
                                  sciuta anche come xenopo liscio e ap-                 po’ di urina di una donna sottopelle,
                                  partenente alla famiglia dei Pipidi. Un               nel sacco linfatico dorsale di una fem-
                                  anfibio completamente acquatico e                     mina di xenopo liscio e aspettare. Se
                                  che per la sua forma particolare sembra               dopo 8-12 ore la rana depone le uova,
                                  uscito direttamente dal disegno di un                 la donna è sicuramente incinta. Un
                                  bambino. Ha zampe posteriori grosse e                 metodo rapido e indolore, affidabile e
                                  palmate, mentre quelle anteriori man-                 ripetibile infinite volte. Fino ad allora,
                                  cano del patagio e hanno dita molto                   infatti, i test di gravidanza erano con-
                                  lunghe. Il corpo è appiattito e la testa              dotti sui topi, che però venivano uccisi
                                  triangolare, con occhi grandi e vicini,               e sezionati e, dunque, il test poteva es-
                                  e manca di lingua e di denti. Xenopus                 sere fatto una sola volta. Il nuovo test,
                                  laevis, però, nella sua brillante “carrie-            invece, aveva tutti i vantaggi possibili:
                                  ra”, non ha collezionato solo successi: è             non solo lo xenopo non doveva esse-
                                  anche riuscita a cambiare per sempre e                re sacrificato, ma poteva vivere fino
                                  in modo tremendo la storia degli anfi-                a 30 anni. Insomma, Shapiro e Zwa-
                                  bi. È infatti la principale responsabile              renstein avevano fatto centro. Inoltre
                                  della diffusione di un’epidemia che ha                il loro metodo è all’avanguardia, ha
                                  messo in seria difficoltà gli anfibi di               solidissime basi scientifiche e si avvale
                                  tutto il mondo: la chitridiomicosi.                   delle più recenti conoscenze di fisiolo-

                                                                10
micron / storia della scienza

gia dell’epoca: gli ormoni. Appena qualche anno pri-
ma, nel 1926, gli scienziati tedeschi Selmar Aschheim
e Bernhard Zondek avevano scoperto le gonadotro-
pine. Tra queste c’era ovviamente la gonadotropina
corionica, detta hCG: un ormone prodotto dall’em-
brione all’inizio della seconda settimana di sviluppo
e rilevabile nelle urine delle donne incinte appena 10
giorni dopo il concepimento. Ebbene, proprio l’hCG
stimola l’ovulazione e l’ovodeposizione delle femmine
di xenopo liscio. Ormai è fatta: Shapiro e Zwarenstein
hanno messo a punto un test praticamente infallibile
e soprattutto rapidissimo. Il loro metodo viene pub-
blicato il 19 maggio del 1934 su Nature 1e l’ignaro xe-
nopo liscio viene in pratica consacrato come un test di
gravidanza vivente.
Da questo momento la rana artigliata africana viene
richiesta in tutti i laboratori del mondo, inizia a viag-
giare per i continenti: viene esportata in Europa, negli
Stati Uniti, fino in Australia. Ben presto, però, Lancil-
lotto Thomas Hogben rivendica la paternità del test
accusando Shapiro, suo ex studente, di avergli rubato
l’idea. Negli anni Venti, infatti, Hogben insegnava zo-
ologia all’Università di Città del Capo e aveva iniziato
a usare lo xenopo liscio come modello animale per al-
cuni esperimenti con gli ormoni nel suo laboratorio. Si
era accorto che, iniettando degli ormoni ipofisari del
bue in uno xenopo, quest’ultimo deponeva le uova. Nel

                              Fino agli anni Sessanta la rana
                      artigliata africana è stata l’organismo
                      modello principe per studi di biologia

1930, però, Hogben era di nuovo a Londra, proprio
mentre Shapiro e Zwarenstein elaboravano lo Xenopus-
test, che, secondo il genetista Francis Albert Eley Crew,
doveva invece essere chiamato “Hogben test”. Inizia
così un botta e risposta che si sposta poi sulle pagine
del British Medical Journal: Hogben2 rivendica i suoi
diritti, mentre Shapiro e Zwarenstein3, forti della pub-

11
micron / storia della scienza

blicazione su Nature, non ci pensano proprio a           ha una vita media molto lunga: circa 30 anni. È
mollare la presa. La diatriba sarà definitivamente       praticamente perfetta per studi di biologia del-
chiarita molti anni più tardi, quando, nel 20034,        lo sviluppo, di biologia cellulare, di tossicologia,
il premio Nobel John B. Gurdon e Nick Hopwo-             neurobiologia e tanto altro.
od daranno definitivamente il merito a Shapiro e         È così che dall’Africa meridionale Xenopus laevis
Zwarenstein in un articolo pubblicato sull’Inter-        finisce per attirare le attenzioni del britannico
national Journal of Developmental Biology dove           John Gurdon, futuro Sir e premio Nobel. Sono
a pagina 45 si legge: “sebbene Hogben, nella sua         gli anni Cinquanta e Gurdon è uno studente
comunicazione del 19305, aveva dimostrato in             venticinquenne alle prese con gli esperimenti
linea di principio che Xenopus poteva essere usa-        della sua tesi di dottorato nel laboratorio dell’U-
to per testare la presenza di gonadotropine nelle        niversità di Oxford, intento a manipolare alcu-
urine di una donna in gravidanza, né questi, né          ni embrioni di quella rana così speciale arrivata
l’intero rapporto ha mai menzionato i test di gra-       dall’Africa. Sta provando a ottenere un adulto
vidanza. Sembra che inizialmente Hogben (ndr.)           di Xenopus laevis trasferendo in una cellula uovo
avesse avuto altre priorità, ed era tutt’altro che       enucleata (a cui cioè è stato tolto il nucleo), il
chiaro che sarebbe stato possibile fare di Xenopus       nucleo di una cellula somatica. Gurdon, insom-
l’animale perfetto per un test di gravidanza”.           ma, si interessa alla clonazione e sta ampliando
Comunque sia andata, lo xenopo liscio diven-             l’esperimento condotto qualche anno prima da
ta in pochissimo tempo la rana più ricercata in          Robert Briggs e Thomas J. King sulla rana leo-
tutti i laboratori del mondo e si diffonde a mac-        pardo (Lithobates pipiens). Briggs e King avevano
chia d’olio. Dal 1934 fino agli anni sessanta sarà       prelevato il nucleo di una cellula embrionale di
l’organismo modello principe utilizzato per i test       rana allo stadio di blastula e lo avevano trasferi-
di gravidanza, ma ben presto ci si accorge che           to in una cellula uovo enucleata: il 60% di tutti
quella rana africana ha embrioni grandi e facil-         i nuclei trasferiti si svilupparono fino allo stadio
mente manipolabili, non richiede grosse cure e           di girino. Questi esperimenti erano iniziati per

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micron / storia della scienza

rispondere a una serie di domande, come “il nu-               Ma l’avventura dello xenopo liscio nei laboratori
cleo contiene l’intero corredo genetico?” o anco-             di medicina e fisiologia non finisce qui. E anzi,
ra “una cellula può essere riprogrammata?”. John              a dirla tutta, il premio Nobel del 2012 non è il
Gurdon si era quindi inserito in questo filone                primo a essere ottenuto conducendo esperimenti
di ricerca con i suoi xenopi lisci. Preleva alcune            su Xenopus laevis. Negli stessi anni in cui Gur-
cellule intestinali, ne estrae il nucleo e lo trasferi-       don lavorava sugli embrioni di Xenopus laevis a
sce in altre cellule uovo enucleate. Ripete questa            Oxford, dall’altra parte dell’oceano il neurobio-
operazione centinaia di volte, ma dei 726 nuclei              logo Roger Wolcott Sperry è assorto in tutt’al-
trasferiti solo 10 si svilupparono fino allo stadio           tre domande. La sua vita in quegli anni ruota tra
di girino. L’esperimento ha successo e nel luglio             l’Università di Harvard e lo Yerkes Primate Re-
del 1958 il suo studio viene pubblicato su Natu-              search Center di Orange Park, in Florida: è qui
re6. Per Gurdon è solo l’inizio di una carriera che           che inizia a condurre una serie di esperimenti sui
lo porterà a Stoccolma nel 2012 per ricevere il               nervi ottici di salamandre e rane artigliate afri-
premio Nobel per la fisiologia e la medicina, in-
sieme a Shin’ya Yamanaka. Gurdon, infatti, sarà
premiato per aver scoperto che le cellule mature,                                 Ancora oggi Xenopus laevis è un
                                                                              organismo modello per lo studio dei
già differenziate, possono essere riprogrammate
                                                                                       meccanismi dell’apoptosi
per diventare pluripotenti, che la specializzazio-
ne delle cellule è quindi reversibile e il destino di
una cellula può essere “riavvolto”. I suoi studi su           cane. Sperry disegna un esperimento semplice ed
Xenopus laevis, condotti a cavallo tra il 1958 e il           elegante, in cui associa l’osservazione del com-
1962, hanno dato vita ad una rivoluzione che nel              portamento allo studio dell’anatomia cerebrale:
1997 ha portato all’annuncio del primo grande                 taglia i nervi ottici di uno xenopo liscio e li ruota
mammifero clonato a partire da una cellula adul-              di 180° per capire se e come la vista della rana si
ta: la pecora Dolly.                                          sarebbe modificata. Il risultato? Al malcapitato

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micron / storia della scienza

xenopo viene invertita la vista: se gli si presenta        uno shuttle per la sua prima missione spaziale e
un insetto in alto, tenta di acciuffarlo come se           i quattro esemplari scelti sarebbero stati affidati
fosse in basso, e viceversa. Sperry conclude così          alla prima donna astronauta afroamericana della
che il destino dei neuroni e delle loro connessio-         storia, Mae Jamison. Ancora oggi Xenopus laevis
ni è determinato geneticamente e che i neuroni             è un organismo modello per lo studio dei mecca-
stabiliscono con i loro obiettivi delle connessioni        nismi dell’apoptosi, ovvero della morte cellulare
basate su specifici marcatori molecolari: formula          programmata, in particolare nella metamorfosi
l’ipotesi della chemioaffinità. Qualche anno più           degli anfibi. Grazie a questa specie, per esempio,
tardi, continuando sulla scia di questi esperimen-         si studia l’evoluzione del loro sistema nervoso e
ti e adottando anche altri organismi modello, tra          la morte programmata delle cellule delle bran-
cui l’uomo, Sperry scopre che alcune funzioni              chie e della coda tipiche dello stadio larvale di gi-
cerebrali o processi cognitivi tendono a essere            rino. Ci si è poi anche impegnati per sequenziare
dominati da uno solo dei due emisferi del cervel-          il genoma di questa rana: nel 2016 una collabo-
lo. E per questo, nel 1981, riceve a Stoccolma il          razione internazionale ha pubblicato il genoma
premio Nobel per la fisiologia e la medicina.              della rana artigliata africana su Nature7.
Dunque, nel giro di mezzo secolo la rana artiglia-         Sfortunatamente, però, la storia avventurosa di
ta africana ha viaggiato in lungo e in largo per i         Xenopus laevis che ha girato tutti i laboratori del
contenti, è la beniamina nei laboratori di ricerca,        mondo e ha persino viaggiato in orbita, a circa
è diventata famosa anche al grande pubblico per            300 chilometri di altezza, non è tutta rosa e fiori.
il suo successo con i test di gravidanza, è stata la       Oltre a cambiare per sempre la storia della me-
protagonista degli esperimenti di due scienziati           dicina, lo xenopo liscio ha cambiato per sempre
che di lì a poco avrebbero ricevuto il Nobel. Ep-          anche la storia degli anfibi. Sarebbe infatti pro-
pure, qualcuno ha in serbo per questo strano an-           prio lei, la rana artigliata africana, la responsabile
fibio ancora qualche avventura: a volerla con sé,          della diffusione della chitridiomicosi: la malattia
stavolta, è la NASA. Venerdì 11 settembre 1992,            provocata dal fungo chitride Batrachochytrium
sui giornali di tutto il globo, spunta di nuovo “la        dendrobatidis, che attacca la cute sensibilissima
rana più fertile del mondo” e questa volta riguar-         degli anfibi con conseguenze letali. Scoperto
do a una missione spaziale. Infatti, per le 10.23          nel 19988 in Centro America e in Australia, il
del giorno successivo (le 16.30 ora italiana), era         Batrachochytrium dendrobatidis ha già colpito e
previsto il lancio dello Space Shuttle Endeavour           devastato centinaia di specie di anfibi in tutto il
da Cape Canaveral, in Florida, per la missione             mondo: a causa sua si sarebbero estinte 90 specie
Spacelab, in collaborazione con i Giapponesi,              di anfibi, mentre altre 500 avrebbero subìto un
che sarebbe durata poco più di una settimana.              drastico calo demografico stando agli ultimi dati
Quel giorno lo Space Shuttle assomigliava forse            pubblicati su Science9.
più a un’arca di Noè del futuro: a bordo con i             Ebbene, tutte le prove raccolte finora portano
sette astronauti c’erano 180 vespe orientali, 7600         sul banco degli imputati Xenopus laevis: l’origine
moscerini della frutta, due carpe giapponesi, 30           del fungo sarebbe africana e lo xenopo liscio è il
uova di gallina fecondate e ben quattro rane ar-           vettore ideale, praticamente un portatore sano
tigliate africane. Tutto per capire come funziona          che è stato diffuso in tutto il mondo. Uno stu-
lo sviluppo embrionale in condizioni di micro-             dio uscito nel 200410, ha esaminato infatti 697
gravità. Così, Xenopus laevis era finito a bordo di        esemplari di Xenopus laevis raccolti tra il 1879 e

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micron / storia della scienza

        il 1999 in Africa meridionale, e il triste risulta-
        to è che il primo caso di chitridiomicosi sarebbe
        stato riscontrato proprio su uno Xenopus laevis
        del 1938. Non solo, la chitridiomicosi, prima di
        diventare un’epidemia mondiale, sarebbe sta-
        ta confinata in Africa meridionale per 23 anni.
        Quando, negli anni Trenta, l’anfibio africano è
        balzato agli onori delle cronache come “test di
        gravidanza vivente” ed è entrato in tutti i labo-
        ratori del mondo, ha portato con sé, silenziosa-
        mente, la malattia all’epoca ancora sconosciuta
        agli scienziati e a cui però sembra resistere bene11.
        E il rilascio in natura, accidentale o volontario, di
        alcuni esemplari avrebbe fatto il resto. Per quan-
        to allo xenopo liscio vadano tributati molti me-
        riti scientifici, sul suo “curriculum” ha ormai una
        macchia indelebile.

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        11
          Vredenburg V. T. et al., (2013) “Prevalence of Batrachochytrium dendrobatidis in
        Xenopus Collected in Africa (1871–2000) and in California (2001–2010)”, Plos
        One, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0063791

15
Fabio Mariottini, Tiziana Sciarma - Berlino / Germania
micron / evoluzione

Il seme di Darwin
Pietro Greco

Con le sue indagini fitologi-
che, Darwin compie numerose
                                      S iottochiama  Dryas octopetala, perché ha
                                                 petali ed è bella come le ninfe
                                                                                          grandi biologi del XIX secolo, lo sviz-
                                                                                          zero Louis Agassiz, emigrato negli Stati
                                      delle querce della mitologia greca. Con             Uniti, professore a Harvard e futuro de-
scoperte in ambito botamico,          le sue radici è in grado di colonizzare e           cano della comunità scientifica america-
                                      stabilizzare i terreni instabili, dopo una          na, sollevò il problema: come mai piante
dando origine, nel contempo,          frana. Sì, Dryas octopetala è una dimo-             distanti tra loro migliaia di chilometri,
alla botanica evoluzionistica.        strazione plastica della capacità delle             come quella della Tasmania, in Austra-
                                      piante di migrare. E non solo per brevi             lia, e quelle della Terra del Fuoco, nell’e-
Osservando il mondo vegetale,
                                      tratti. La pianta col suo fiore bianco si è         stremità del Sud America, sono molto
lo studioso britannico indivi-        spostata, per esempio, dal circolo polare           simili tra loro (così come gli uomini che
dua gli elementi portanti della       artico all’area mediterranea. La trovia-            abitano l’isola e le terre più meridionali
                                      mo facilmente sui monti anche in Italia.            d’America)? Era una domanda retorica,
sua teoria: la variazione, la sele-   Non è certo la sola pianta che migra. A             quella del colto migrante.
zione naturale e la migrazione        ben vedere tutte le piante migrano. Tan-            È ovvio, sosteneva, che le piante (e que-
                                      to che i botanici hanno elaborato una               gli uomini primitivi) non avrebbero mai
                                      vera e propria tassonomia della migrazio-           potuto migrare dal Sud America all’Oce-
                                      ne delle piante che avviene attraverso un           ania: come avrebbero potuto attraversare
                                      meccanismo estremamente diffuso: per                l’enorme distesa di acqua degli oceani
                                      dispersione del seme. Una dispersione               che dividono due terre quasi agli antipo-
                                      di tipo ciclico o non-ciclico; gaussiano            di? Dunque, rispondeva Agassiz, è chia-
                                      o random; per popola-zione o per spe-               ro che quelle piante sono nate in maniera
                                      cie; per anemocoria (a opera del vento)             indipendente le une dalle altre, in virtù di
                                      o per barocoria (per gravità); per epi-             un comune progetto divino. Ovviamen-
                                      zoocoria (a opera di animali con mecca-             te questo vale anche per gli uomini, ag-
                                      nismi di aggancio) o per endo-zoocoria              giungeva lo studioso svizzero sbarcato in
                                      (gli animali inghiottono il seme e poi lo           America. È la teoria della poligenia. Or-
                                      rilasciano con le feci); per idrocoria (con         ganismi viventi con caratteri simili nati
                                      le acque) o per la non meno importante              in maniera indipendente in aree diverse.
                                      mirmecocoria (grazie al lavoro infatica-            Nel caso di Agassiz è la teoria della poli-
                                      bile delle formiche). Non c’è dubbio: le            genia incrociata con la teoria dell’intelli-
                                      piante usano ogni mezzo per migrare. Di             gent design di origine divina: è Dio che
                                      recente Stefano Mancuso ci ha racconta-             ha creato organismi simili ponendoli in
                                      to L’incredibile viaggio delle piante (La-          ambienti simili. È ovvio dove intendeva
                                      terza, 2018). Ma già alla fine degli anni           andare a parare Louis Agassiz: le razze
                                      ’80 del secolo scorso Jonathan D. Sauer             umane esistono, sono state create così da
                                      pubblicò un libro straordinario, Plant              Dio e collocate ciascuna nel proprio giu-
                                      Migration: la migrazione delle piante e la          sto ambiente. D’altra parte, come avreb-
                                      dinamica della distribuzione geografica             bero potuto gli abitanti della Terra del
                                      delle specie con seme.                              Fuoco sbarcare in Tasmania o viceversa:
                                      Per chi sa anche un po’ di botanica, par-           eppure sono straordinariamente simili?
                                      lare di viaggio o di migrazione delle pian-         Queste affermazioni, in apparenza così
                                      te è una nozione più che acquisita. Una             logiche e persino banali, spingono Char-
                                      banalità. Ma è davvero così? Uno dei più            les Darwin non solo a pronunciarsi sulla

                                                                    17
micron / evoluzione

questione delle razze umane, ma anche su quella del-
le migrazioni delle piante (e degli umani). I due temi,
nella logica di Agassiz, sono infatti strettamente lega-
ti e fondati su un principio di impossibilità: le piante
non possono migrare. Non a grandissima distanza,
almeno. Ora Charles Darwin, come micron ha già
avuto modo di ricordare, non credeva nell’esistenza
delle razze umane. E questa convinzione corrobora-
va la sua aperta avversione allo schiavismo, fenomeno
su cui Agassiz aveva opinioni abbastanza diverse. È
appena passata la metà del XIX secolo e lo svizze-
ro sta riscuotendo un successo crescente negli Stati
Uniti d’America, divisi dalla questione degli schiavi.
Charles Darwin, antischiavista non meno dei suoi
due nonni, se ne duole non poco. Intanto perché è
convinto della comune origine dell’umanità. E poi
perché pensa che il migrante Agassiz stia facendo un
grande favore ai conservatori che vogliono mantene-
re la schiavitù nel paese.
Ma lasciamo da parte le differenti convinzioni ideo-
logiche di due scienziati protagonisti del loro tempo
– il progressista Darwin e lo schiettamente conserva-
tore Agassiz – e veniamo al nodo strettamente scien-
tifico, che è la distribuzione delle piante non a scala
locale, ma a scala globale. Esiste un modo per dimo-
strare che le piante (ovvero i semi) possono realizzare
migrazioni a largo raggio? Darwin è uno scienziato.
Uno dei più grandi di ogni tempo. E si rende conto
che tanto quella della comune origine quanto quella

             Secondo il pensiero di Agassiz è Dio
                  che ha creato organismi simili
                   ponendoli in ambienti simili

del ruolo delle migrazioni a grande distanza – finan-
co dalla Tasmania al Cile e viceversa – degli uomini,
degli animali e anche delle piante devono essere pro-
vate per via empirica. E inizia così una serie di veri e
propri esperimenti di laboratorio a cui nessuno ave-
va pensato prima. L’ipotesi da verificare è che i semi
possano migrare anche per grandi distanze sfruttan-
do ciascuno delle diverse modalità di diffusione. Non

                                                       18
micron / evoluzione

        solo gli animali, come gli uccelli, ma anche il vento
        e le acque del mare possono portarli molto lontani
        dal luogo ove sono stati generati. Il tentativo di Dar-
        win è dunque quello di dimostrare che i semi delle
        piante possono realizzare queste migrazioni a lungo
        raggio e viaggiare per lungo tempo anche in un am-
        biente ostile. Persino nell’acqua di mare: al contrario
        di quanto credono tutti. L’impossibilità di resistere
        in mare per lungo tempo era una credenza univer-
        salmente diffusa, ma mai scientificamente provata.
        Darwin decide di verificare se si tratta di una creden-
        za fondata e inizia così una lunga serie di esperimenti
        in acqua salata per dimostrarlo. Già immagina le re-
        azioni a questo suo tentativo, che anche un bambino
        potrebbe realizzare. E scrive: «Giacché a molti tali
        esperimenti potrebbero naturalmente sembrare pue-
        rili, posso forse premettere che hanno un’attinenza
        diretta con un problema molto interessante… se lo
        stesso essere sia stato creato in uno o più luoghi sulla
        faccia del nostro pianeta».
        L’esperimento è semplice, ma l’obiettivo è altissimo:
        dimostrare che c’è un’alternativa alla teoria poligeni-
        ca di Agassiz. Può dunque iniziare. Per periodi diver-
        si Darwin mette semi di svariate piante – ravanelli,
        lattuga, broccoli, cavoli, cipolle, avena, lino e altri
        ancora – in bottigliette con al massimo un decilitro
        di acqua salata. Pone poi alcune di queste bottiglie
        all’aperto, all’ombra, in modo che siano esposte a
        una discreta variazione di temperatura nel corso del-

                          Le migrazioni sono sia alla base
                            della vita sulla terra, sia della
                                        diversità della vita

        la giornata. Altre le conserva in casa, in condizioni
        più stabili. Altri semi li mette in recipienti contenen-
        ti sale e neve. Il responso di alcuni esperimenti è sco-
        raggiante. I semi di cipolle e di cavoli, in particolare,
        marciscono ben presto. E tuttavia rileva che anche
        nel corso dei giorni «né la putridità dell’acqua né le
        variazioni della temperatura hanno un qualche effet-
        to significativo sulla vitalità [dei semi]». Prende poi

19
micron / evoluzione

i semi tenuti a mollo in acqua salata e li pianta nel             per 23 giorni se sono freschi e 86 giorni se sono secchi.
terreno, per testare, appunto, la loro vitalità e quin-           Un po’ di calcoli e il risultato è appagante: in meno
di la loro capacità di germogliare. E riscontra che la            di tre mesi, galleggiando sulle onde dell’oceano, i
gran parte è ancora vitale, dopo il trattamento. An-              semi di asparago, spinti dalle correnti, possono co-
che se c’è una dipendenza dal tempo. Ma lasciamo-                 prire anche 280° miglia marini: più di 5.000 chilo-
gli la parola: «i semi freschi del cavolo selvaggio di            metri. Un seme di asparago può dunque compiere
Tenby sono germinati in maniera eccellente dopo 50                un viaggio transatlantico e dall’Europa raggiungere
giorni [di immersione in acqua salata], molto bene                l’America. Darwin cerca inoltre di capire se è possi-
dopo 110 giorni, mentre soli due semi su alcune cen-              bile, via mare, anche l’opzione epi e endo zoocorica:
tinaia sono germinati dopo 133 giorni».                           in altri termini, se possono essere trasportati molto
I semi di pepe sono più resistenti: «30 su 56 sono                lontano dai pesci. Questo tipo di esperimenti non
germinati molto bene dopo 137 giorni di immersio-                 fornisce risultati attendibili. Ma la flottazione dei
ne». Un suo amico, il naturalista Joseph Dalton Ho-               semi secchi, beh quella sì che fornisce risultati atten-
oker, gli fa notare che molti semi non galleggiano ma             dibili ed entusiasmanti.
scendono giù durante il trattamento in acqua salata.              I semi possono migrare, anche verso terre molto lon-
E allora Darwin realizza un’altra serie di esperimenti            tane. Va da sé che il risultato può essere generalizzato.
per cercare di capire quali precipitano, quali galleg-            Anche gli animali possono viaggiare per grandissime
giano e soprattutto quanto lontano, questi ultimi,                distanze. Uomo compreso. Cosicché non è insensato
riescono ad arrivare.                                             pensare che, pur avendo una comune origine africa-
Verifica così che i semi di asparago possono galleggiare          na, gli uomini migranti abbiano potuto raggiungere

                                                           20
micron / evoluzione

le terre più lontane: il Sud America come la Tasma-               anche l’idea darwiniana sulle razze umane. Con la
nia. Poi certo piante, animali e uomini si adattano ai            sua tesi sulla poligenia Agassiz aveva dedotto che le
nuovi ambienti e si diversificano. Così, non è affatto            razze umane esistono – ne aveva individuato nove
strano che tra la Tasmania e il Sud America possano               – e che tutte hanno avuto un’origine indipendente.
esserci sia specie molto simili, sia specie molto diver-          Ecco, dunque, che lo studio sul ruolo decisivo delle
se. Ma tutte sono figlie di semi migranti. Basta poco             migrazioni nell’evoluzione della vita porta Darwin
per indurre più tardi Charles Darwin ad affermare                 a concludere che non esistono razze umane. E che,
che tutte le specie viventi – piante e animali, uomo              di conseguenza, non c’è alcuna giustificazione pos-
compreso – hanno un antenato comune vissuto nel-                  sibile della schiavitù. Certo, Darwin non si soffer-
la notte dei tempi.                                               merà mai in maniera diretta sulle migrazioni umane.
Dagli straordinari – non per la difficoltà intrinseca,            Tuttavia fa una previsione, legata alla sua concezione
ma al contrario proprio per la loro semplicità – espe-            dell’evoluzione biologica e, anche, sociale. Molti eu-
rimenti coi semi delle piante, Darwin deduce che le               ropei stanno emigrando in America.
migrazioni (che i naturalisti dell’Ottocento chiama-              Sono tutti per lo più giovani e forti. Vedrete, nel fu-
no diffusione) sono sia alla base della presenza della            turo prossimo venturo gli Stati Uniti diventeranno
vita su tutto il pianeta, sia della diversità della vita          la nazione più forte e ricca del mondo. La storia gli
per adattamento all’ambiente. Incredibile cosa pos-               ha dato ragione. Tutto questo grazie a poche man-
sa fare un uomo di genio, anche con mezzi molto                   ciate di semi di piante posti in acqua salata. Il grande
poveri. Va da sé che le prove empiriche raccolte a                teorico dell’evoluzionismo si è dimostrato un biolo-
favore dell’origine comune delle specie corroborano               go sperimentale di grande classe.

                                                           21
micron / sezione

    Corpo 11 interlinea 13,7 - Testo di riferimento
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di
    riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento

               funghi
    Testo di rifer di riferimento Testo di riferimento
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo
    di riferimentimento Testo di riferimento Testo

     biodiversità
    di riferimento Testo di riferimento Testo di
    riferimento Tes di riferimento Testo di riferimento

                lago Trasimeno
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo

              scienza
    di riferiment di riferimento Testo di riferimento
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo
    di riferiment di riferimento Testo di riferimento

        cambiamenti
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di
    riferimentto di riferimento Testo di riferimento

                                              alieni
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di

climatici
    riferimento Testo di riferimento Testo di riferimento
    Testo di riferimento Testo di riferimento Testo di
    riferimento

                 salute
 insetti
invertebrati
                                              in umbria
 isola polvese
            animali
     flora e fauna

                                                            00
micron / specie aliene

alieni
in umbria   Perché studiare le specie aliene in Umbria
                                                                                 piante figlie sia per polloni radicali che per via gamica (da
                                                                                 seme). È noto il cattivo odore emanato dalle sue foglie. Il fu-
            Rosalba Padula                                                       sto, di scarsissimo valore commerciale, in quanto trattasi di
                                                                                 legno tenero e non durevole, è generalmente eretto e molto
            I contributi all’interno di questo speciale sono il frutto del la-   ramificato con corteccia grigio-brunastra più chiara sui rami
            voro di alcuni degli esperti intervenuti nel corso del workshop      giovani. Le foglie sono composte, pennate, spiralate o oppo-
            “Alieni in Umbria” organizzato da Arpa Umbria presso il Centro       ste, e prive di stipole. I fiori, riuniti in infiorescenze a spiga o
            “Cambiamento climatico e Biodiversità in ambienti Lacustri e         a pannocchia, sono generalmente unisessuali. La specie più
            aree Umide” dell’isola Polvese.                                      diffusa in Italia, Ailanthus altissima, è dioica, ossia ogni albero
            Il workshop ha dato la possibilità a esperti, ricercatori e pro-     di questa specie ospita fiori solo maschili o solo femminili.
            fessionisti del settore di confrontarsi e valutare gli impatti – a   Produce frutti secchi indeiscenti alati (samare). Fu introdotta
            volte poco visibili – di tali specie sulla salute umana e anima-     in Italia per un tentativo di allevamento del lepidottero Philo-
            le, sull’economia, sulla biodiversità e sulla loro diffusione nei    samia cynthia originario dell’estremo Oriente per la produzio-
            giardini e lungo le strade, nei terreni agricoli e negli ambienti    ne della seta; ormai si trova rinselvatichita nei boschi, sulle
            acquatici. È stato così possibile conoscere e creare consape-        ripe, sui greti, su terreni aridi, sassosi e instabili, lungo le
            volezza su un tema ancora poco sentito e percepito non solo          strade e a ridosso dei muri di edifici e nelle spaccature di
            dalla scienza ma anche dalla società. Il Consiglio d’Europa da       marciapiedi in cemento armato.
            ormai più di venti anni ha iniziato ad affrontare il problema con    La sua diffusione va dalla pianura fino ai monti, diventando
            politiche mirate alla prevenzione, all’eradicazione e al conte-      un’infestante molto aggressiva. Sostituisce piano piano la ve-
            nimento. Ma queste misure possono essere efficaci solo se si         getazione autoctona preesistente, formando colonie. Si trova
            affrontano con la collaborazione di molti soggetti e, soprattutto,   sempre più spesso anche in città, dove è usata, inopinata-
            la partecipazione del mondo scientifico con quello sociale. Arpa     mente e sconsideratamente, come rapido rimedio contro i
            Umbria, nel suo quotidiano lavoro istituzionale di conoscenza e      raggi solari: la pianta è infatti nota anche per l’estrema ra-
            monitoraggio delle diverse matrici ambientali, rileva ogni gior-     pidità di crescita in altezza. Le sue caratteristiche infestanti,
            no di più la presenza di organismi non autoctoni e per questo,       tuttavia, dovrebbero suggerire un attento controllo della sua
            avvalendosi anche del nuovo Centro con sede l’isola Polvese, ha      propagazione, ormai troppo a lungo ignorata. Di fatto, l’ai-
            avviato attività e studi che vogliono aumentare la cultura e la      lanto si sta diffondendo in modo sempre più preoccupante a
            percezione del problema                                              scapito della vegetazione autoctona preesistente; in Umbria
                                                                                 lo ritroviamo, infatti, anche sulle pendici sommitali del Mon-
                                                                                 te Subasio, lungo il lato sinistro della strada che dall’Eremo
                                                                                 delle Carceri conduce a Collepino-Spello. La specie si va dif-
                                                                                 fondendo così rapidamente che oggi è impresa ardua cerca-
               1                                                                 re di eliminarla in quanto il taglio delle piante adulte porta
            Ailanthus altissima e Varroa destructor:                             all’emissione di numerosissimi ricacci di origine radicale
            due specie aliene e invasive con impatto                             anche a distanze notevoli dal luogo in cui si trova l’individuo
            sull’ambiente e sul “sistema alveare”                                adulto. L’unico sistema per poterlo contenere ed eliminare
            Tiziano Gardi, Marco Petracchini                                     da un areale, rispettando l’ambiente, consiste nel tagliare
                                                                                 i tronchi delle piante esistenti a circa 1,5 metri di altezza e
            Ailanthus Altissima (Mill.): l’albero del paradiso che sta           lasciare che si formino ricacci sul tronco; questi dovranno
            creando l’inferno degli agro-sistemi                                 essere eliminati mediante “schiacciatura”, in piena estate, in
            Ailanthus altissima, è un genere di piante della famiglia Si-        maniera ripetuta e per più anni consecutivi, così da ottenere
            maroubaceae, che comprende sette specie di alberi origina-           il disseccamento completo della ceppaia per indebolimento e
            ri delle zone tropicali dell’Asia e dell’Australia, che possono      marcescenza del legno di consistenza tenera e centralmente
            raggiungere altezze poco superiori ai 25 m. Il nome comune           suberoso. Chiaramente, tale tipo di intervento è proponibile
            è ailanto o albero del paradiso. Introdotta in Italia anche a        solo nelle proprietà private e con ancora un basso numero di
            scopo ornamentale, si è rivelata nel tempo essere una pian-          individui insediatisi, in quanto richiede assiduità e disponibi-
            ta altamente infestante, molto aggressiva, dalla rapidissima         lità di manodopera. In tutti gli altri casi, se pure improponibi-
            proliferazione, le cui radici si estendono in larghezza fino an-     le a livello ambientale, l’unico rimedio è il ricorso ad erbicidi
            che a trenta metri dal tronco, dando luogo a colonie di nuove        sistemici di sintesi. Studi americani (Burch e Zedaker, 2003)

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