Mezzano, agosto 2020 - Comune di Ravenna
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Mezzano: la storia dei luoghi Indice dei luoghi Lavori in Comune, 24 – 28 agosto 2020 Luoghi di vita e di lavoro Un progetto in collaborazione con il 1) Lo zuccherificio p. 3 “Treno della memoria e del progresso” Anpi Mezzano 2) La sede della Cooperativa Agricola Braccianti p. 6 realizzato da: 3) Il Teatro Italia p. 9 4) La “Reale” p. 13 Davide Lama Aurora Ognibene Luoghi di memoria Alex Zanotti 5) Il monumento alla Resistenza p. 18 6) Il Treno della memoria e del progresso p. 19 Esperta: Laura Orlandini Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in Ravenna e provincia In collaborazione con Medarda Gianstefani vicepresidente Anpi Mezzano e Gloria Natali, presidente circoscrizione territoriale Coordinamento a cura degli Operatori Culturali del Territorio
Un teatro, un palazzo, uno zuccherificio…. un treno; sono questi i luoghi più ricchi di storia nel paese di Mezzano. Grazie al laboratorio Lavori in Comune, a dei luoghi svoltosi presso il “Treno della memoria e del progresso” dal 24 al 28 agosto Indice dei luoghi 2020, siamo riusciti a ritrovare la storia che questi luoghi possono raccontare. 28 agosto 2020 Nel corso della settimana siamo andati a visitarli ripercorrendo così la storia Luoghi di vita e di lavoro razione con il di Mezzano, abbiamo fatto fotografie, ricerche sui libri e infine abbiamo 1) Lo zuccherificio p. 3 gresso” Anpi Mezzano elaborato tutto in questo libretto che state per leggere. Una esperienza che ci 2) La sede della Cooperativa Agricola Braccianti p. 6 ha permesso di ricordare e mantenere in vita parti importanti della storia da: 3) Il Teatro Italia p. 9 della comunità, che speriamo vi possa coinvolgere così come ha coinvolto 4) La “Reale” p. 13 ma noi. Buona lettura! bene Luoghi di memoria tti Aurora, Davide e Alex 5) Il monumento alla Resistenza p. 18 6) Il Treno della memoria e del progresso p. 19 rlandini tenza e dell’Età na e provincia arda Gianstefani Mezzano oscrizione territoriale ri Culturali del Territorio 1
solidarietà che si occupavano di recuperare dei bambini da situazioni disagiate, e portarli con i treni in città ancora vivibili con famiglie pronte ad Alcuni luoghi di Mezzano hanno segnato la storia della comunità, sono stati accudirli. Ora il treno, oltre ad essere la sede dell’Anpi di Mezzano, ha la il centro della vita politica, culturale, economica e sociale, hanno visto passare funzione di raccogliere le memorie della guerra attraverso molteplici libri e la Storia tra le loro mura. Ora si trovano in stato di abbandono, o hanno perso album fotografici. Da alcuni anni ospita i laboratori di Lavori in Comune, ed la loro funzione originaria: eppure esistono ancora, e hanno qualcosa da è stata la nostra “sede” di lavoro per la realizzazione di questo libretto. raccontare. Vogliamo riconoscerne l’importanza e ricostruirne la storia, perché Mezzano non perda i propri punti di riferimento e la memoria di ciò che è stato. Questo lavoro vuole essere uno spunto di riflessione, per riconoscere e custodire i segni che la storia ha lasciato sul nostro territorio, e saperne leggere la trama. Laura Orlandini Grazie a tutti coloro che ci hanno fornito informazioni e documenti per la realizzazione di questo laboratorio. Grazie all’Anpi di Mezzano e al “Treno” per averci accolto ed ospitato. 2 19
6. Il treno della memoria e del progresso 1. Lo zuccherificio Recuperato il vagone di ferro da Modena e quello di legno da Sermide (provincia di Mantova), trasportato a Mezzano grazie all’impegno di una cooperativa di Roncalceci nel dicembre 2009, il treno fu posto sui binari, riverniciato e messo a lucido con il contributo di molti volontari che hanno lavorato a partire dal 2010 fino al 17 settembre 2011, giorno dell’inaugu- razione. L’idea di cercare un treno e farne sede dell’Anpi di Mezzano venne all’allora presidente, Rocco Pellegrini, che si mobilitò per la realizzazione del Lo zuccherificio di Mezzano venne costruito nel corso del 1907, per poi diventare l’impianto di lavorazione dello zucchero più importante della progetto e lo rese possibile, pur non regione nonché il secondo a livello nazionale. L'impianto cominciò a lavorare riuscendo purtroppo a vederlo a partire dal 1909 e rappresentò fin da subito una realtà molto significativa compiuto a causa della sua per l'economia del territorio. Pier Alfonso Barbè fu tra gli ideatori e prematura scomparsa. Alla sua finanziatori dello zuccherificio: a lui va il merito di aver visto in Mezzano un memoria è infatti dedicata la targa luogo ottimale per la coltivazione di bietole. Questo ha favorito la di inaugurazione, posta all’ingresso. realizzazione prima di una fornace e Il treno vuole simboleggiare la successivamente dell'intero impianto. La memoria della guerra, evocando costruzione dell'opera si scontrò con diversi con il vagone merci la deportazione ostacoli iniziali, quali la concorrenza con lo ai campi di concentramento, ma zuccherificio di Classe, l’opposizione di anche il progresso e la solidarietà. alcuni proprietari terrieri locali, la Anche a Mezzano, nel dopoguerra, diffidenza dei contadini verso il duro partirono dei movimenti di lavoro della raccolta della barbabietola. 18 3
Dopo una serie di accordi e trattative, il progetto andò in porto e lo zuccherificio diventò un punto di riferimento per l’economia e per il lavoro di 5. Il monumento alla Resistenza tutta la provincia. L'ideatore Pier Alfonso Barbè vi prestò servizio come direttore, fino alla sua morte avvenuta nel 1915. Nel 1925 venne eretto un suo Il territorio di Mezzano fu particolarmente segnato dalla lotta di Liberazione, busto marmoreo di fronte al fabbricato principale. e visse sia l'occupazione nazista che l'avanzata degli Alleati. Di fronte a tutto questo in molti decisero di partecipare alla Resistenza, formando gruppi partigiani per lottare contro il fascismo e il nazismo. Per questo motivo a Mezzano sono presenti diversi mo- numenti e cippi a ricordo di quel periodo. Tra questi ritroviamo il monumento eretto, nel 1982, davanti alla scuola media in omaggio alla Pace, alla Libertà, alla L'accesso al complesso produttivo era indicato da due torri un tempo destinate alle abitazioni degli impiegati. Per facilitare il trasporto di bietole la Solidarietà e alla Società Eridania Zuccherifici Nazionali, che nel 1920 aveva rilevato la Cooperazione. proprietà dell’impianto, realizzò due tratti ferroviari a scartamento ridotto All'inaugurazione parte- che collegavano lo ciparono docenti, stabilimento con la studenti, organizzazioni chiesa di politiche, sindacali, Mandriole e con cooperative, femminili e l'azienda corriera giovanili, insieme alla in pineta. Negli Sezione ANPI di anni Trenta venne Mezzano, con il inoltre costruita Patrocinio della Cir- una distilleria per coscrizione e del Comune la produzione di Ravenna. diretta dell'alcool. 4 17
Nel corso della Seconda guerra mondiale lo stabilimento fu preso in gestione dall'esercito tedesco occupante. Mentre la direzione tecnica collaborava con l'invasore, gli operai appoggiavano di nascosto i partigiani e sostenevano la Resistenza. Lo stabilimento, parzialmente ricostruito dopo il secondo conflitto mondiale, ha svolto la sua ultima campagna nel 1988. Nel corso degli anni, seguiti alla sua dismissione, l'impianto è stato adattato ad altre esigenze produttive e attende ancora un intervento di recupero. 16 5
2. La sede della Cooperativa Agricola Braccianti Il 7 dicembre 1907, in una casa della via Reale, si riunirono per la prima volta diciotto braccianti, tutti socialisti e anarchici di Mezzano, per dare vita a una cooperativa che aveva l’obiettivo di diminuire la disoccupazione bracciantile e migliorare le condizioni di lavoro. Fu presa la decisione di intervenire non più e non soltanto nei lavori di bonifica e costruzione di argini (i lavori “con la carriola”), tradizionale ambito della cooperazione ravennate, ma anche direttamente nel campo della gestione agricola, per poter promuovere un ordinamento colturale a favore dei propri soci e dello sviluppo del territorio. All’inizio degli anni Venti la Cooperativa contava già con più di 650 soci, in un paese di poco più di 1400 abitanti. Il lavoro bracciantile era dunque centrale nella vita del paese, e mentre i braccianti si univano tra loro nella Camera del Lavoro per rivendicare salari e diritti, la Cooperativa si occupava di ottenere appalti e condizioni di lavoro vantaggiose per tutti i soci. Nel verbale del 15 gennaio 1920 troviamo la delibera per edificare un locale dove tenere le adunanze e svolgere attività culturali e ricreative: venne costruito così il Teatro Italia, a fianco della sede della Cooperativa. 6 15
Con l’imporsi del fascismo in Romagna, la Lega braccianti e la Cooperativa divennero il principale obiettivo dell’accerchiamento squadrista a Mezzano. Dal 1923 la sede venne occupata dal nuovo potere e divenne Casa del Fascio, mentre l’attività sindacale della Lega braccianti venne dichiarata fuorilegge. Solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale il bracciantato di Mezzano poté tornare ad associarsi liberamente per rivendicare lavoro e diritti. La Cooperativa Agricola Braccianti, che aveva continuato la sua attività durante il fascismo, riprese la sua sede originaria e le sue finalità iniziali. Gli anni del dopoguerra furono molto significativi per la cooperazione bracciantile del territorio. Alla fine degli anni Sessanta ci fu una grande mobilitazione dei braccianti contro l’azienda agricola dei fratelli Bacci, i quali avevano eliminato i terreni a mezzadria accordandosi (a seguito delle proteste) per una compartecipazione di 30 ettari di terra con la Cooperativa. 14 7
4. La “Reale” Il tratto di Statale 16 che collega Ferrara a Ravenna attraversa il borgo di Mezzano ed è conosciuta con il nome di “Reale”. Si narra che il motivo per cui abbia assunto questo nome fu il viaggio di Re Vittorio Emanuele III, che dopo la fine della Prima guerra mondiale ha compiuto una marcia celebrativa da Trieste verso Roma passando da questa strada. Secondo alcune ricostruzioni, però, il nome di “Reale” sembra essere utilizzato fin dal ‘500, come dimostrano alcune antiche carte alfonsinesi. Dal 1928 questo tratto di strada fa parte della Statale 16, detta Adriatica, che collega il Veneto alla Puglia. È sempre stata la via di collegamento principale della campagna romagnola verso la città di Ravenna. Negli anni ha subito numerosi cambiamenti, a partire dai mezzi di trasporto: se nei primi anni del '900 era percorsa da carri bestiame che trasportavano i prodotti della campagna e da biciclette usate dai braccianti per spostarsi, ora invece è diventata una strada pericolosa per via dell'alta velocità dei veicoli che la percorrono. Molte fotografie Iniziò una lotta durissima quando l’azienda raggiunse uno stato di degrado storiche di Mezzano ritraggono la strada che attraversa il paese, quando tale da non garantire una produzione proporzionale alla manodopera ancora ci giocavano i bambini ed era luogo di manifestazioni religiose, impiegata. I braccianti si opposero al licenziamento e chiesero di poter gestire politiche e sportive. e lavorare in autonomia i terreni abbandonati. Le manifestazioni iniziarono nel 1967 e durarono a lungo: in segno di protesta i braccianti occuparono la proprietà e iniziarono a lavorare sui terreni lasciati incolti. Fu una delle ultime grandi manifestazioni bracciantili avvenute a Mezzano. La vecchia sede della Cooperativa è ora proprietà privata e l’edificio è diventato un condominio. 8 13
Nel 1977, dopo il cedimento di una trave di legno, il teatro fu chiuso per 3. Il Teatro Italia inagibilità. Il 30 novembre 1982 il consiglio d’amministrazione della CAB di Mezzano propose di concedere l’uso dell’edificio al Comune di Ravenna, affinché potesse eseguire i lavori di ristrutturazione. I costi previsti erano però molto alti, ed anche la vita sociale e culturale era ormai proiettata verso la città di Ravenna, che venne privilegiata nelle scelte comunali. Quando la proprietà è stata ceduta a un privato, un comitato cittadino formatosi per l’occasione si è mobilitato per evitare che il teatro fosse trasformato in condominio. Il Teatro Italia venne costruito nel 1920 per volontà della Cooperativa Agricola Braccianti. Fu possibile la realizzazione proprio grazie ai risparmi dei braccianti, i quali riuscirono ad ottenere dalle banche un finanziamento di oltre un milione di lire, dedicando il loro lavoro alla costruzione. L’idea era quella di fornire ai contadini del territorio un luogo di incontro e di crescita culturale. L'attività del teatro iniziò così nel 1921: oltre ad accogliere spet- tacoli, fu anche sede Attualmente sarebbero necessari importanti lavori di recupero e di riunioni di ristrutturazione che nessuno è in grado di sostenere. Dopo essere stato per carattere politico e anni il centro della vita culturale e sociale del paese e dei dintorni, il Teatro ospitò i primi Italia è, ad oggi, un edificio in stato di abbandono. congressi del Partito comunista della provincia. La parte principale del teatro con il palcoscenico era adibita a rap- 12 9
presentazioni di opere liriche, mentre la zona sottostante dell'edificio doveva ultimata. Gli spettacoli ripresero ad essere rappresentati, spesso caratterizzati servire come magazzino, per conservare il grano e il vino prodotto nelle da un forte connotato politico e sociale. campagne mezzanesi. Proprio grazie a questa caratteristica, il teatro di Mezzano fu un caso unico in Italia di luogo di cultura che fungeva anche da deposito di merci. Purtroppo il magazzino svolse la sua funzione solo per un anno. Dopodiché, nel 1922, il Partito fascista prese il potere e i nuovi padroni decisero di non utilizzare più la parte sottostante del teatro. È importante ricordare che il Teatro Italia non fu utilizzato solo come teatro ma anche come cinema. Sia a Mezzano che nelle frazioni vicine vi fu infatti un interesse molto spiccato e diffuso verso il cinema: ancora alla fine degli anni Sessanta molte delle iniziative culturali della zona ruotavano attorno al cinema e Mezzano poteva vantare un circuito innovativo anche rispetto alla stessa Ravenna. Questo accadeva sia nel Teatro Italia che nella vicina L'attività del teatro fu interrotta dalla Seconda guerra mondiale. Distrutto dai Savarna, dove dopo la bombardamenti alleati proprio il giorno prima della liberazione del paese, il fine del conflitto si decise Teatro Italia venne di mettere in piedi un immediatamente ricostruito cinema i cui eventuali grazie alla volontà e alla guadagni sarebbero tenacia del “Fronte serviti ad aiutare la democratico della cultura”, un popolazione bisognosa, organismo che coordinò il utilizzando inizialmente lavoro, i sacrifici e come schermo all’aperto l’entusiasmo di tutta la la parete di un popolazione locale. In soli due magazzino tinteggiata di anni la ricostruzione fu bianco. 10 11
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