Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione
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–– Interesse Nazionale Novembre 2017 Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione Piazza Navona, 114 per 00186 - Roma Aspen Institute Italia Tel: +39 06 45.46.891 Fax: +39 06 67.96.377 Via Vincenzo Monti, 12 con il contributo di 20123 - Milano Tel: +39 02 99.96.131 Shell Italia Fax: +39 06 99.96.13.50 e con il supporto di www.aspeninstitute.it Elettricità Futura
Indice Prefazione all’edizione 2017 4 1. Mondo 5 1.1 Il senso ampio della transizione 5 1.2 I driver della domanda energetica 6 1.3 Come alcuni Paesi avanzati hanno affrontato la transizione energetica 18 1.4 Fonti tradizionali e fonti rinnovabili: sinergie tecnologiche 27 2. Italia 30 2.1 Ricchezza, energia ed emissioni: un confronto europeo 30 2.2 Energia in Italia 34 2.3 L’industria Oil & Gas in Italia 36 2.4 Elettrificazione e il ruolo delle energie rinnovabili 43 3. Il dissenso 51 3.1 Sospetto e dissenso 52 3.2 La trasversalità della protesta. No eolico, no biomasse, no triv e no tap 54 Appendice – I dieci più comuni “falsi miti” sull’energia 57 © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 2
Aspen Institute Italia desidera ringraziare Vittorio Chiesa e Luigi De Paoli che hanno fornito dati utili ed un costante supporto nella realizzazione della ricerca. Si ringrazia inoltre Giulio Sapelli per i preziosi consigli. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 3
Prefazione all’edizione 2017 L’edizione 2016 della ricerca Aspen sul tema energia “Come massimizzare il patrimonio energetico dell’Italia, indipendenza energetica nel rispetto dei territori: un interesse strategico nazionale” intendeva descrivere per tratti generali il contesto mondiale dell’energia, con particolare riferimento al tema del dilemma energetico globale, ovvero la necessità di soddisfare una domanda energetica crescente limitando al contempo le emissioni. Lo studio si soffermava sul contesto europeo, evidenziando criticità, istanze e sfide energetiche dell’Unione e dei Paesi avanzati in generale per poi descrivere il sistema energetico italiano. L’analisi, condotta sulla base dei trend storici di produzione e consumo energetico, terminava indicando alcune possibili direttrici di sviluppo futuro. Particolare attenzione era riservata all’industria Oil & Gas (il consumo di idrocarburi rappresenta il 70% dei consumi energetici nazionali), attraverso l’analisi delle peculiarità, delle sfide, dei benefici, e delle prospettive del settore. L’ultimo capitolo era dedicato al fenomeno del dissenso (l’industria energetica nel suo insieme è tradizionalmente bersaglio di protesta), tentando di comprenderne le radici, le motivazioni, le dinamiche e di fornirne una chiave di lettura chiara e obiettiva. Il presente lavoro si pone in continuità con il precedente. Molti dei temi trattati sono stati aggiornati, sia in termini numerici che qualitativi. Come nell’edizione scorsa, si tracceranno brevemente i contorni del contesto mondiale, per poi concentrare lo studio sulla situazione nazionale. Particolare rilevanza è stata riservata all’analisi dei possibili sviluppi futuri del settore energia in Italia. In tale contesto, verranno proposti alcuni esempi di come altre economie avanzate hanno affrontato (o intendono affrontare) la fase di transizione energetica. È stato soprattutto rafforzato il concetto di analisi del sistema energetico italiano come insieme di fonti che non solo possono convivere ma devono (e possono) trarre sinergie le une dalle altre, sviluppando proposte e idee in merito e sottolineando soprattutto il ruolo che la produzione domestica di energia può giocare per la crescita del Paese. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 4
1. Mondo 1.1 Il senso ampio della transizione Ogni settore economico-commerciale è oggi investito da cambiamenti così profondi da ridisegnarne le regole, le consuetudini e le dinamiche con le quali abbiamo familiarizzato per decenni. Si pensi a titolo di esempio al mondo del retail e della grande distribuzione e alla trasformazione che sta vivendo a causa dell’entrata in scena di colossi come Amazon e Ali-Baba, grazie ai quali è ora possibile finalizzare acquisti anche importanti direttamente da casa (spesa alimentare inclusa). Oppure si pensi all’industria dell’accoglienza turistica, che ha visto imporsi in pochi anni operatori del tutto inattesi come Airbnb, una start-up che ha visto triplicare il suo valore societario in tre anni (da 10 a 31 miliardi di dollari), dal 2014 al 2017, rivoluzionando le regole del mercato turistico tradizionale senza possedere neppure un albergo. Analogamente, il settore del trasporto pubblico e dei taxi ha visto nascere operatori che hanno reinventato il concetto stesso di mobilità, come Uber, i cui ricavi netti nel 2016 erano saliti ad oltre 2 miliardi di dollari mentre erano pari a 660 milioni di dollari solo l’anno precedente. E ancora, si consideri il business dell’home entertainment, con l’avvento di Netflix, che ha visto quintuplicarsi gli users in cinque anni di attività (sono oggi circa 100 milioni coloro che hanno sottoscritto l’abbonamento a Netflix), per non parlare di come la diffusione della rete e dei social media ha ridisegnato non solo le regole del gioco, ma il concetto stesso di informazione e di media. È naturale che cambiamenti di questa portata comportino una serie di conseguenze ed effetti collaterali che spaziano dalla riallocazione dei capitali e del lavoro (nonché la nascita di nuove professioni e l’estinzione di altre) ad una serie di impatti a livello regolatorio che hanno spesso spiazzato o quantomeno colto di sorpresa il legislatore. L’effetto ultimo e più rilevante di questo fenomeno sta proprio nel cambio delle abitudini di consumo del cittadino e delle sue aspettative e negli effetti sociali che il cambiamento stesso comporta. Cambiamento che sta investendo – come era normale che fosse – anche il più strategico dei settori, quello dell’energia, e che ha portato il tema della transizione energetica in cima alle agende di governi e istituzioni, non di rado risvegliando l’interesse del privato cittadino. Il trend di ricerca su Google del termine “energy transition” negli ultimi sette anni è inequivocabile: Fig. 1.1 – Trend di ricerca su Google di “energy transition” 1 1 Fonte: Google Trends © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 5
E se non sorprende che la maggior parte delle Regioni dove più frequentemente è stato cercato il ricerche sul tema della transizione energetica termine “energy transition” proviene dal Nord America e da qualche Paese europeo, occorre notare – se ci affidiamo a questo indicatore che, pur restando in superficie, è efficace nella sua semplicità (si noti che la ricerca avviene in lingua inglese) – che i cittadini di Paesi energivori come l’India sono sempre più consapevoli delle sfide in campo energetico che il futuro porterà con sé. La transizione energetica va dunque inquadrata in un contesto globale estremamente dinamico, dove i cambiamenti sono talvolta repentini e inaspettati, talvolta frutto di periodi di incubazione della durata di decenni. È in questo senso ampio che va osservata e analizzata (e quindi compresa) la cosiddetta fase di transizione energetica, e tutte le conseguenze che decision makers e comuni cittadini devono essere pronti ad affrontare. Ma cosa significa “transizione energetica”? Se è vero che una fase di transizione per definizione è temporanea, qual è il suo orizzonte temporale? E qual è il punto di arrivo? L’unica cosa certa è il punto di partenza, ovvero l’energy mix attuale, unitamente ai trend storici delle forze che lo influenzano e determinano, e che – è risaputo – pur non essendo necessariamente garanzia di continuità per il futuro, forniscono certamente più di uno spunto per avanzare ipotesi sulle dinamiche prevalenti nel prevedibile futuro. Per il resto, questo lavoro cercherà di lanciare uno sguardo proprio sul domani, partendo dal principio che il futuro stesso è già arrivato in alcune aree del pianeta: in altre parole, si tenterà di analizzare come alcuni Paesi avanzati hanno affrontato o stanno affrontando la fase di transizione energetica, traendone spunti di riflessione sui principi che guidano le strategie che essi hanno adottato. Oltre a ciò si osserveranno più da vicino alcuni esempi di tecnologie e i processi che alcuni grandi gruppi aziendali stanno mettendo in campo per guidare la transizione energetica. Non prima però di aver dato uno sguardo a quanto è avvenuto, sta avvenendo e avverrà a livello mondiale in tema di crescita, domanda e produzione energetica ed emissioni. 1.2 I driver della domanda energetica Il primo fenomeno da analizzare riguarda la performance della domanda energetica mondiale. Essa, come è noto, è spinta principalmente da due fattori: la crescita demografica (più siamo, più consumiamo) e la crescita di ricchezza (maggiore il reddito disponibile, maggiore la propensione alla spesa, maggiore la necessità di supportare con ulteriori consumi energetici standard di vita crescenti). Come si sono comportate queste due grandezze negli ultimi 50 anni? © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 6
Fig. 1.2 - Crescita demografica mondiale, trend storici 2 La crescita della popolazione è avvenuta in maniera sorprendentemente lineare. In poco più di vent’anni, dal 1995 ai giorni nostri, essa è cresciuta del 50%, passando dai 5 miliardi di persone ai quasi 7,5 miliardi di oggi. Fig. 1.3 - Crescita del PIL mondiale, trend storici 3 Meno lineare ma addirittura più marcata la crescita del PIL mondiale. Se la popolazione è cresciuta di due volte nel periodo considerato (dal 1960 ad oggi), la ricchezza è aumentata di ben sette volte nello stesso periodo. La crescita economica, al contrario di quella demografica, ha avuto periodi di recessione, ma nel complesso rimane un acceleratore fondamentale per quanto riguarda la crescita della domanda di energia. Non a caso la domanda energetica mondiale replica i trend di crescita sopra descritti, specialmente quello della crescita economica. 2 Fonte: World Bank, World Development Indicators, https://data.worldbank.org/ 3 Fonte: World Bank, World Development Indicators, https://data.worldbank.org/ © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 7
Fig 1.4 - Crescita della domanda energetica 4 Uno sguardo più ampio che abbracci sia trend storici che outlook futuri ci restituisce una inequivocabile fotografia di crescita. Entro il 2030, secondo una stima delle Nazioni Unite, il pianeta potrebbe contare oltre 8,5 miliardi di abitanti. Sempre le Nazioni Unite (United Nations Department of Economic and Social Affairs, 2017) stimano che alla fine del secolo la popolazione mondiale possa superare abbondantemente gli undici miliardi di individui: Fig. 1.5 - Previsione dello sviluppo demografico globale dal 2015 al 2100 (in miliardi) 5 12 11,05 11,18 10,57 10,84 10,22 9,5 9,77 10 World population in billions 8,55 7,79 8 7,38 6 4 2 0 2015 2020 2030 2040 2050 2060 2070 2080 2090 2100 4 Fonte: World Bank, World Development Indicators, https://data.worldbank.org/ 5 Fonte: Statista 2017, United Nations Department of Economic and Social Affairs; 2017 © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 8
Dinamiche simili sono attese per quanto riguarda la crescita economica. Ecco schematizzate le stime di incremento del PIL mondiale nei prossimi anni da parte del Fondo Monetario Internazionale: Fig. 1.6 – Crescita della ricchezza 4,0 globale 6 È quindi verosimile che la 3,0 domanda energetica globale asseconderà le due formidabili crescita PIL, % 2,0 spinte sopra descritte, più che compensando le forze che 1,0 guidano la domanda stessa verso il basso (ad esempio 0,0 l’efficientamento energetico, che 2015 2016* 2017* 2018* 2019* 2020* pure giocherà un ruolo importante nella mitigazione della crescita del consumo di energia). Queste le previsioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) secondo il World Energy Outlook 2016 (in base al New Policies Scenario7): Fig. 1.7 – Crescita della domanda energetica globale, milioni di TEP 8 20 000 18 000 16 000 14 000 12 000 10 000 8 000 6 000 4 000 2 000 - 1990 2014 2020 2025 2030 2035 2040 Si tratta di una crescita di oltre il 30% in 20 anni – dal 2020 al 2040, confermando un trend lineare di incremento, in linea con i trend storici del secolo scorso. I trend globali sembrano dunque suggerire nel medio – ma anche nel lungo periodo – un aumento costante della domanda energetica. L’incremento demografico mondiale, in particolare, rende il tema della fornitura di energia in tutte le aree del pianeta un argomento centrale. Nel mondo si contano un miliardo e duecento milioni di persone che non hanno accesso all’energia elettrica, mentre un ulteriore miliardo di individui non ha accesso a reti stabili e sicure. Significa che oggi tre persone su 10 nel mondo non hanno accesso a standard minimi di accesso all’energia, con tutte le conseguenze immaginabili sulla possibilità di sviluppo economico e sociale, ostacolate appunto dalla mancanza di energia stabile e sicura. 6 Fonte: Statista 2017, International Monetary Fund 7 Cfr nota 16 sugli Scenari del World Energy Outlook 8 Fonte: Based on IEA data from World Energy Outlook 2016 © OECD/IEA, www.iea.org/statistics, Licence: www.iea.org/t&c © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 9
Per quasi tre miliardi di esseri umani la fonte energetica principale per riscaldarsi e cucinare è stata composta da legna da ardere, carbone o carbonella e rifiuti animali, contribuendo in questo modo alla deforestazione, all’inquinamento e, in ultima analisi, al surriscaldamento globale; dato ancor più rilevante, ogni anno si contano almeno quattro milioni di decessi dovuti all’esposizione alle fiamme libere. É anche per questi motivi che diventa indispensabile rispondere in maniera appropriata alla crescente domanda di energia 9. È tuttavia necessario approfondire l’analisi di un livello, definendo ulteriormente due importanti dimensioni: quella geografica e quella della composizione delle fonti energetiche. La dimensione geografica L’analisi geografica della crescita demografica recente rivela con chiarezza quali saranno le aree del pianeta dove si concentrerà più fortemente l’incremento demografico, ovvero Africa e Middle East. Fig 1.8 - Mappa della crescita demografica Fig 1.8b - Trend di crescita demografica mondiale mondiale 10 per regione 11 Natural rate of growth 0,0% 0,5% 1,0% 1,5% 2,0% 2,5% 3,0% Africa 2,5% Latin America and the 1,2% Caribbean Worldwide 1,2% Oceania 1,1% Asia 1,1% Northern America 0,4% Europe 0% La mappa della crescita economica ci rivela un forte trend positivo specialmente in Asia. 9 L’obiettivo n. 7 dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite (SDGs) sottolinea l’esigenza di garantire accesso ai moderni sistemi elettrici per tutti - testualmente: “(...) ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all” 10 Fonte: World Bank, World Development Indicators, https://data.worldbank.org/ 11 Fonte: World Bank, World Development Indicators, https://data.worldbank.org/ © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 10
Fig. 1.9 - Mappa della crescita economica mondiale 12 L’Asia – India e Cina nello specifico – mostrano una fotografia di crescita più marcata rispetto alle altre regioni del mondo. Nell’immediato futuro l’OECD conferma le previsioni di crescita in queste aree del pianeta. Fig. 1.10 - Previsioni sulla crescita economica in Paesi selezionati nel 2016 and 2018 (delta sull’anno precedente) 13 2016* 2018* 10,0% Crescita economica per Paesi selezionati 7,7% 8,0% 7,4% 6,7% 6,1% 6,0% 4,0% 3% 2% 1,5% 1,7% 1,7% 1,6% 2,0% 1,2% 1,2% 0,8% 0,8% 1% 1% 0,0% -0,8% -2,0% -4,0% -3,4% United China Japan Germany France United Brazil Russia India States Kingdom 12 Fonte: World Bank, World Development Indicators, https://data.worldbank.org/ 13 Fonte: Statista 2017, © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 11
Non sorprende dunque che le previsioni sui consumi energetici totali delle varie regioni del mondo ricalchino le aspettative di crescita demografica ed economica: Fig. 1.11 – Consumi energetici mondiali dal 2011 al 2040, per regione (in quadrillion British thermal units)* 14 OECD Americas OECD Europe OECD Asia Non OECD Europe and Eurasia Non OECD Asia Non-OECD Middle East Non-OECD Africa Non-OECD Americas 900 800 Energy consumption in quadrillion Btu 700 600 500 400 300 200 100 0 2011 2012 2020 2025 2030 2035 2040 Le disparità, le differenti velocità di sviluppo e i diversi punti di partenza tra le varie regioni del mondo lasciano intuire che la transizione energetica stessa assumerà diverse forme, accelerazioni e costi a seconda dell’area geografica in questione. Il tema energetico e lo stesso dilemma (più energia, meno emissioni) si possono tradurre e probabilmente elevare ad un livello superiore di analisi come il trade-off tra il raggiungimento di un futuro low carbon in modo da gestire al meglio il rischio del surriscaldamento globale da un lato e l’estensione di benefici sociali ed economici a tutta l’umanità, in qualsiasi parte del pianeta. È in questo senso che il tema energia assume una rilevanza realmente planetaria. Il ruolo delle città nel mondo La tendenza della popolazione a concentrarsi nelle grandi città rende le stesse un elemento fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo economico (e non solo) del pianeta. Questo fenomeno porta con sé numerose conseguenze e altrettanti quesiti in campo demografico, sociologico, organizzativo e, non da ultimo, energetico: si pensi infatti al tema della mobilità che sarà largamente affrontato nel prosieguo del lavoro. La concentrazione della ricchezza nelle città (e di rimando la crescente importanza delle stesse), e più precisamente il rilevante contributo a livello di PIL generato nei centri urbani, è ben illustrato dal seguente grafico, che tenta di simulare la situazione al 2030: 14 Fonte: Statista 2017, based on EIA 2015 © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 12
Fig. 1.12 – Le città dove sarà maggiormente concentrata la creazione di ricchezza 15 Si noti che nel 2030, le 750 più grandi città del mondo contribuiranno al 61% del PIL globale. Secondo l’Oxford Economics Global 2030 Study, ben 9 delle prime 15 città più ricche al mondo saranno cinesi. Non è un caso dunque che il più forte incremento di consumi energetici si concentrerà in queste aree del pianeta. Per i 20 anni a venire, dal 2020 al 2040, la IEA prevede una crescita attorno al 45% dei consumi energetici asiatici, laddove, appunto, convergono crescita demografica, ricchezza e concentrazione nelle grandi città. Quale energia La seconda dimensione da osservare con granularità riguarda la tipologia e l’evoluzione delle fonti energetiche primarie destinate a soddisfare l’energy mix mondiale. Come già evidenziato, la quantità di energia necessaria per sostenere i consumi di una popolazione crescente con più alti standard di vita – salvo breakthrough tecnologici oggi difficilmente ipotizzabili – è stimata al rialzo e la sua composizione (l’energy mix appunto) dovrà cambiare e adattarsi alle necessità future. Questa la fotografia secondo l’IEA al 2020 e al 2040 16: Fig. 1.13 e fig. 1.14 – Domanda energetica per fonte, 2020 e 2040 17 Domanda energetica per fonte, 2020 Domanda energetica per fonte, 2040 Coal 6% Oil 2% 10% 23% 11% Gas 3% 27% 5% 3% Nuclear 14,5 7% 17,9 Hydro blntep blntep 21% Bioenergy 31% 27% 24% Other renewables Fonte: Statista 2017 based on Oxford Economics 15 16 Secondo il New Policies Scenario. Lo scenario “Current Policies Scenario” prevede un aumento del 43% della domanda energetica globale, al 51% basata su idrocarburi, mentre il “450 Scenario” prevede un aumento molto più modesto della domanda energetica (al 10%) e un ruolo minore, seppur importante degli idrocarburi (al 44%), con le rinnovabili non- idro che balzano all’11% dell’energy mix. 17 Fonte: Based on IEA data from World Energy Outlook 2016 © OECD/IEA, www.iea.org/statistics, Licence: www.iea.org/t&c © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 13
Gas e rinnovabili (principalmente eolico e fotovoltaico) sembrano essere, secondo lo scenario prospettato, i vincitori della sfida energetica futura, dal momento che sono previste in aumento le rispettive shares; petrolio e carbone vedono invece eroso il loro peso. Occorre sottolineare però che la composizione dell’energy mix subirà verosimilmente un’evoluzione piuttosto che una rivoluzione, con gli idrocarburi che forniranno ancora oltre il 50% dell’energia necessaria al pianeta. Soprattutto, occorre evidenziare che l’aumento della domanda energetica porterà ad un aumento in valore assoluto di tutte le forme di energia. Less emissions Di pari passo con la crescita economica e dei consumi, si è storicamente registrato un aumento delle emissioni in atmosfera. Con il termine ‘emissioni’ si indicano comunemente sia il rilascio in atmosfera di gas nocivi, sia soprattutto l’emissione di gas serra (tipicamente CO2) che, a giudizio quasi unanime della comunità scientifica, determinerebbero un aumento delle temperature globali con effetti potenzialmente dannosi per il clima, per l’ambiente e per l’uomo. Di è seguito è riportata la curva delle emissioni di CO2 dall’epoca pre-industriale ad oggi. Fig. 1.15 – Emissioni globali di CO2 dall’era pre-industriale ad oggi (in milioni di metric tons) 18 La consapevolezza che l’uomo stesso è causa e potenziale vittima di questo processo di surriscaldamento globale 40000 ha contribuito a costruire Emissions in million metric 35000 un consenso sempre più 30000 vasto sulle misure da 25000 adottare per contenere il tons 20000 15000 processo stesso, misure 10000 culminate nella 5000 Conferenza delle Parti di 0 Parigi del 2015 (seguita da quella di Marrakech 2016 e Bonn 2017), largamente descritte nella prima edizione della ricerca (2016). Il 43% delle emissioni di greenhouse gas si concentrano in Cina e Stati Uniti. La recente decisione da parte degli USA di non ratificare gli accordi di Parigi rappresenta, da un lato, la perdita di rappresentanza di una fetta importante della torta mondiale delle emissioni, e dall’altro il ridimensionamento di una leadership mondiale importante nel viaggio che dovrebbe portare al contenimento del fenomeno del global warming. 18 Fonte: Statista 2017 based on CDIAC (Carbon Dioxide Informatin Analysis Centre) © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 14
Fig. 1.16 – Peso percentuale dei primi 10 Paesi in Fig. 1.17 – Lo stato delle ratifiche degli accordi di termini di emissioni di GHG 19 Parigi al giugno 2017 20 Il trend emissivo per regione ricalca lo sviluppo economico delle stesse. Fig. 1.18 – Emissioni globali di CO2 dal 2005 al 2016, per regione (in million metric tons dioxide) 21 Africa 18000 Emissionioni s in million metric tons 16000 South and 14000 Central America 12000 Middle East 10000 Europe and 8000 Eurasia 6000 È importante North America 4000 notare che il 2000 processo che Asia Pacific 0 porterà al 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 contenimento delle emissioni non è solo nelle mani dei governi e delle istituzioni, ma coinvolge anche il mondo industriale e produttivo e soprattutto le scelte dei cittadini e dei consumatori finali. È indubbio infatti che la transizione energetica è solo una parte (per quanto fondamentale vista l’importanza e la centralità della materia) dell’ampia trasformazione che l’intero equilibrio economico e sociale mondiale sta vivendo, e che necessariamente investirà non solo le istituzioni, ma tutti gli attori della società civile. Crescita economica ed emissioni: un matrimonio indissolubile? L’impatto delle emissioni di greenhouse gas sul riscaldamento globale è comunemente percepito come una delle principali minacce per il futuro tanto dalle istituzioni quanto dall’opinione pubblica. Non a torto, se si considera che tali emissioni sono aumentate del 40% dal 2000 ad oggi. 19 Fonte: Statista 2017 based on Germanwatch 20 Fonte: Statista 2017 based on UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) 21 Fonte: Statista 2017 based on BP © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 15
Tuttavia, è doveroso considerare due aspetti di notevole importanza che emergono dall’analisi del passato recente: 1. La crescita delle emissioni non è costante. Al contrario, nell’ultimo triennio le emissioni si sono attestate sui 33,4 miliardi di tonnellate a livello mondiale, con una crescita prossima allo zero. Per rendere l’idea, nel triennio precedente l’aumento era stato del 2,5%, in quello ancora prima del 2,4% e nel triennio 2005 – 2007 addirittura del 6,8%. In altri termini, negli ultimi 15 anni si è registrata una crescita di circa il 2% su base annua, laddove negli ultimi tre si è avuta una crescita prossima allo zero. 2. Il rallentamento delle emissioni è andato di pari passo con una crescita dell’economia, mostrando i sintomi di un inedito trend di disaccoppiamento. Abbiamo osservato infatti come, storicamente, la crescita economica globale si sia riflessa in quella emissiva. Non è stato così negli ultimi tre anni: mentre le emissioni si attestavano ad una crescita pari allo zero, il PIL mondiale cresceva del 3% circa su base annua. È troppo presto per sostenere che si tratti di un trend ormai radicato, ma certamente si intravede una smentita alle teorie della decrescita, secondo le quali l’unico modo per contenere le emissioni è regredire in senso economico e produttivo. In ordine sparso, i principali indiziati (in positivo) di questo fenomeno sono certamente - L’incremento dell’utilizzo del gas naturale, principalmente a discapito della fonte emissiva per eccellenza, il carbone. - La maggiore efficienza energetica dei combustibili tradizionali. Si pensi a titolo di esempio alla maggior efficienza – anche in termini di emissioni – di un’auto moderna (Euro 6) verso una di generazione più vecchia (di anni, non decenni). Lo stesso principio vale per gli edifici di nuova costruzione, e così via. - La maggiore share delle energie rinnovabili sull’energy mix mondiale. Moltissimo resta da fare naturalmente: basti considerare che la concentrazione di CO2 in atmosfera sta proseguendo il suo trend accelerativo, e la diminuzione percentuale delle emissioni è solo un segnale, per quanto incoraggiante, di un possibile miglioramento della situazione. Il grafico qui di seguito mostra come il delta tra la crescita economica mondiale e quello delle emissioni vada allargandosi, con il “caso” dell’anno 2015 quando, seppure marginalmente, le due grandezze hanno preso direzioni diverse: © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 16
Fig. 1.19 – Disaccoppiamento tra crescita economica ed emissioni di CO2 22 6,0 5,0 4,0 3,0 crescita, % 2,0 1,0 0,0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016* -1,0 GDP growth, % GHG growth, % Questi dunque i punti cardine per descrivere in generale il contesto globale in termini di trend storici e outlook futuri sul consumo di energia e relative emissioni di greenhouse gas. Vediamo ora alcuni casi concreti di applicazione di strategie energetiche adottate da altri Paesi avanzati, facendo uno zoom su situazioni specifiche e cercando di estrarne (e commentarne) i principi generali. 22 Fonte: Statista 2017 on BP © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 17
1.3 Come alcuni Paesi avanzati affrontano la transizione energetica Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito. (William Gibson, scrittore) La Norvegia: produttore tradizionale, consumatore alternativo La Norvegia è un forte consumatore di energia rinnovabile: la quota di rinnovabili sul mix energetico totale ammonta ad oltre il 43%, contro un 13% della media europea. Questi gli energy mix di Norvegia e EU a confronto 23: Fig. 1.20 e fig. 1.21 – Energy mix Norvegia e EU 24 Norvegia, energy mix 2015 Europa (28), energy mix 2015 1% 1% 3% 13% 16% 14% 43% 36% 34% 22% 17% 0% Solid fuels Total petroleum products Solid fuels Total petroleum products Gas Nuclear heat Gas Nuclear heat Renewable energies Waste (non-renewable) Renewable energies Waste (non-renewable) A confronto con le medie europee, il Paese mostra consumi sensibilmente più alti in termini di energie rinnovabili, mentre sono simili le percentuali di Oil & Gas rispetto al resto del continente. Tra le fonti rinnovabili, l’idroelettrico risulta di gran lunga il primo contributore all’energy mix del Paese. 23Al fine del calcolo dei mix energetici di Norvegia e UE28 sono stati considerati i dati di Eurostat del Consumo Interno Lordo (al netto dell’import/export di energia elettrica), espressi in Tep e suddivisi per fonte. Sono state quindi calcolate le percentuali per ciascuna fonte. I dati Eurostat si differenziano da quelli di altre fonti (ad esempio dalle statistiche energetiche di British Petroleum) principalmente per la conversione da GWh in Tep delle fonti primarie “Renewable energies” e “Nuclear heat”. Mentre Eurostat utilizza i fattori di conversione della Tabella 1, BP utilizza un unico fattore di conversione di 226,3 toe/GWh, pari ad un’efficienza di conversione del 38%. Tabella 1-Eurostat: fattori di conversione 2015 e relativa efficienza di conversione Idroelettrica Geotermica Biomasse Biogas Bioliquidi Rifiuti Eolica FV Nucleare Fattore conversione 86 860 424 222 192 361 86 86 258 (toe/GWh) Efficienza 100% 10% 20% 39% 45% 24% 100% 100% 33% conversione 24 Fonte: rielaborazioni EUROSTAT © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 18
Ma quella dei consumi è solo una faccia della medaglia. L’altro lato riguarda la produzione di energia. È noto infatti come la Norvegia sia un forte produttore di idrocarburi: con i suoi 3 milioni e 880 mila barili equivalenti al giorno si posiziona al primo posto in Europa e al decimo al mondo. Il mix produttivo presenta infatti questa situazione: Fig. 1.22 – Mix produttivo della Norvegia 25 Le fotografie di produzione e consumi energetici differiscono notevolmente, con gli idrocarburi che ammontano al 93% del totale 7% produzione. La contraddizione è però solo apparente. 39% La forte produzione di risorse energetiche ha permesso al Paese di diventare rapidamente 49% esportatore netto di energia, ed anche con margini molto ampi se si considera che la Norvegia produce 207 milioni di tonnellate 5% equivalenti di petrolio e ne consuma solo 30. La Crude oil (without NGL) Natural gas liquids (NGL) posizione di esportatore di energia della Natural gas Norvegià è in netta controtendenza con il trend europeo, che vede la dipendenza energetica costantemente oltre il 50%. È proprio questo surplus che ha contribuito a costruire un energy mix come quello illustrato sopra: in altre parole, il Paese sta guidando la transizione energetica anche grazie alla decisione di sfruttare al massimo le risorse naturali disponibili, monetizzando le stesse e utilizzando gli ingenti proventi per sostenere le decisioni strategiche in tema energetico. Quello del trasporto privato è un esempio chiarificatore. Il 15% delle auto vendute in Norvegia nel 2016 è elettrico (più un 24% ibrido). Il numero di auto elettriche e/o ibride nel Paese è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, passando dalle 3mila unità del 2010 alle 135mila del 2016. Fig. 1.23 – Numero di auto elettriche e ibride in Norvegia, 2010 - 2016 26 La crescita esponenziale Electronic cars Hybrid cars delle vetture elettriche è 160000 fortemente sostenuta da 140000 un solido sistema 34.383 incentivante, che abbatte 120000 sia i costi di gestione (dai Number of cars 100000 costosi pedaggi 101.126 80000 autostradali al 12.136 60000 73.312 rifornimento) che quelli [VALUE] legati all’acquisto, 40000 42.356 attraverso sgravi fiscali 691 20000 5.381 340 3.347 19.678 0 9.565 25 Fonte: rielaborazioni EUROSTAT 2010 2011 26 Fonte: Statista 2017 based on EVRY 2012 2013 2014 2015 2016 © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 19
che in alcuni casi riducono il prezzo finale a quasi la metà rispetto a quello di listino. Una coscienza ecologica ben radicata e un solido assetto delle finanze pubbliche massicciamente sostenute dall’industria estrattiva hanno permesso di raggiungere traguardi importanti in termini di mobilità elettrica in pochissimi anni. Ecco dunque il paradigma che permette al Paese di guidare la transizione energetica: la produzione di idrocarburi, opportunamente sostenuta e monetizzata, facilita il percorso verso la decarbonizzazione. In altre parole, i combustibili tradizionali sono stati posti come motore della transizione stessa. Considerate le peculiarità del Paese in questione (enormi risorse naturali, parco auto molto esiguo - sono circa 2 milioni e mezzo le vetture che circolano in Norvegia), è lecito chiedersi se il “modello Norvegia” sia replicabile altrove. Proprio le specificità del Paese rendono difficile questo esercizio; tuttavia, il superamento del concetto di alternanza tra fonti energetiche e la costruzione graduale di un nuovo mix energetico alimentato dalle ricchezze naturali, nel quale si ottimizza il presente (combustibili fossili) per trasformarlo in carburante per il futuro, sembra essere vincente. Gli Stati Uniti e la crescita totale Gli Stati Uniti, è risaputo, sono la più grande potenza economica mondiale, con un PIL pro-capite di 57.400 dollari e un PIL totale di 18560 miliardi di dollari nel 2016. La ricchezza è inoltre cresciuta considerevolmente nel tempo: guardando alla storia recente il PIL pro-capite è passato dai 48.300 dollari del 2010 ai 57.400 del 2016, con previsioni di crescita fino ai 66 mila dollari nel 2020: Fig. 1.24 – PIL pro-capite negli Stati Uniti a prezzi correnti, 2010 - 2020 (in U.S. dollars) 27 70000 66.194 64.213 62.002 59.609 60000 57.436 56.175 54.560 52.742 51.403 49.734 50000 48.310 GDP per capita in U.S. dollars 40000 30000 20000 10000 0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017* 2018* 2019* 2020* Gli Stati Uniti sono anche il secondo Paese al mondo (dopo la Cina) in termini di consumi energetici, con 2.273 milioni di TEP di energia consumata nel 2016. 27 Fonte: Statista 2017, based on IMF (International Monetary Fund) © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 20
Fig. 1.25 – Crescita economica ed energetica negli Stati Uniti 28 Si noti che, 61.000 2.320 coerentemente con le 2.300 51.000 dinamiche descritte 2.280 Domanda energetica, MTEP PIL pro capite, USD nel capitolo 1, mentre 41.000 2.260 il PIL pro-capite è 31.000 2.240 cresciuto del 19% negli 2.220 ultimi sette anni, la 21.000 domanda energetica è 2.200 11.000 rimasta 2.180 sostanzialmente 1.000 2.160 stabile. 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Million tonnes oil equivalent (US) Per capita GDP Tutto chiaro per quanto riguarda la produzione di ricchezza e il consumo di energia. Cosa è successo invece alle altre grandezze prese in esame nei paragrafi precedenti, ovvero la produzione di energia e l’impatto sull’ambiente? Partiamo dal primo punto. Gli Stati Uniti oggi producono oltre 1.200 milioni di TEP di idrocarburi anno, di cui circa il 56% in gas, pari a circa 17 milioni di barili equivalenti al giorno, contendendosi il primato mondiale di produzione di idrocarburi con Arabia Saudita e Russia. Dal punto di vista tecnologico ciò – è noto – è stato possibile grazie alla rivoluzione dello shale oil e shale gas. 28 Fonte: Statista 2017 © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 21
Come si può notare dal grafico, il salto produttivo si è avuto dal 2011 circa, quando la produzione è aumentata al ritmo del 6-8% (con un picco del +11% nel 2014). Fig. 1.26 – Crescita della produzione di Oil & Gas negli Stati Uniti, milioni di tonnellate 29 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Oil production Million tonnes Gas Million tonnes oil equivalent Negli ultimi 10 anni gli Stati Uniti hanno aumentato la 19000 produzione di idrocarburi del 50%, o se si preferisce, di 8,8 17000 milioni di barili equivalenti al giorno: tanto quanto la 15000 produzione dell’Iran (quarto produttore al mondo). KBoed 13000 11000 9000 Fig. 1.27 – Trend di produzione giornaliera di idrocarburi negli 7000 Stati Uniti, ultimi 210 anni 30 5000 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Ricapitolando, negli Stati Uniti aumenta il PIL, regge su livelli stabili il consumo di energia, aumenta la produzione Produzione di idrocarburi di fonti energetiche tradizionali. Cosa succede però al sorvegliato speciale, cioè alle emissioni di CO2 in atmosfera? Ricordiamo che gli USA sono tra i principali emettitori di CO2 del pianeta. La fotografia di oggi li pone al secondo posto (alle spalle della Cina), ma se si considera lo stock di greenhouse gas prodotti negli ultimi 15 anni, gli Stati Uniti sono decisamente i principali responsabili. Il tema è poi di particolare attualità alla luce della recente decisione del Paese (pur fortemente contestata, anche internamente) di non ratificare gli accordi di Parigi. Ci si potrebbe aspettare che le emissioni del Paese stesso siano aumentate proporzionalmente, e invece, come osservato nel paragrafo dedicato al disaccoppiamento tra crescita ed emissioni, esse restano stabili o addirittura diminuiscono. E diminuiscono in valore assoluto, passando dagli oltre 6 miliardi di tonnellate emesse negli anni duemila alle 5,35 del 2016. 29 Fonte: BP 30 Fonte: Wood Mackenzie, Upstream data tool © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 22
Fig. 1.28 – Trend di emissioni di CO2 negli Stati Uniti, 2010 - 2016 31 5.900 Million tonnes carbon dioxide 5.700 5.500 5.300 5.100 4.900 4.700 4.500 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Un chiaro esempio di disaccoppiamento tra crescita economica ed emissioni, reso possibile da due fattori: - La sostituzione del carbone come combustibile per le centrali elettriche con il gas, fonte decisamente meno inquinante. - L’incremento di consumi di energia da fonti pulite. Anche se tutt’ora occupano una nicchia che pesa per meno del 10% sull’energy mix nazionale, le fonti rinnovabili sono aumentate del 50% in 10 anni, specialmente nel settore industriale. 31 Fonte: BP © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 23
Fig. 1.29 – Consumi energetici da fonti rinnovabili, 2005 - 2016, con dettaglio di settore (in trillion British thermal units) 32 Commercial Residential Transportation Industrial 5000 4500 4000 Consumption in trillion Btu 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Questa recente infografica, costruita sui dati forniti dallo United States Department of Energy mostra in tutta la sua chiarezza come i target ambientali (emissioni di greenhouse gas, uso del gas naturale, capacità installata di fonti energetiche rinnovabili) che il Paese si era posto 10 anni fa siano stati ampiamente raggiunti. Si tratta, come anticipato, dello stesso lag temporale durante il quale la produzione nazionale di idrocarburi è cresciuta di otto milioni di barili equivalenti al giorno. Fig. 1.30 – Performance statunitense sui principali obiettivi di clean energy. Confronto 2006 / 2016 33 32 Fonte: Statista 2017 based on US Energy Information Administration 33 Fonte: Statista 2017 on National Resources Defense Council © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 24
Sarebbe un discorso troppo vasto quello sulla politica energetica degli USA, che abbraccia diverse discipline e che ha molteplici effetti a livello planetario (non ultimo sui prezzi internazionali), ma una rapida analisi suggerisce che un’economia che cresce e che fa uso delle proprie risorse può aumentare i consumi energetici senza impattare o addirittura impattando positivamente sulle emissioni di gas serra. Ed è questa una strategia energetica trasversale rispetto all’alternanza di amministrazioni presidenziali: il boom produttivo di idrocarburi è avvenuto sotto il doppio mandato Obama. La California: patria di Tesla e patria dell’Oil & Gas Un esempio più circoscritto ma certamente illuminante di come fonti tradizionali e nuovi business “green” possano convivere viene dall’analisi dello stato della California. Questo importante stato gode di abbondanza di sole e vento ed è infatti all’avanguardia per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili. Fig. 1.31 – produzione oraria di energia rinnovabile in California 34 Nel momento in cui scriviamo, il record di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stato registrato il 13 maggio 2017, quando l’elettricità da fonti rinnovabili immessa nella rete ha raggiunto il 67,2%. Si tratta in particolare di energia solare che, nelle ore centrali della giornata, pesa per circa il 50% del totale rinnovabili prodotte. La California è – come noto – patria di start-up tanto innovative da cambiare le regole del gioco di numerosi business (dalla comunicazione all’IT), e non a caso anche del car maker Tesla, le cui auto elettriche hanno raggiunto le 47mila unità vendute nel primo semestre del 2017 (in Italia a tutto il 2016 si contavano circa 5mila vetture elettriche). A ciò è seguita anche la realizzazione di infrastrutture e di punti di ricarica, settore nel quale naturalmente la California si posiziona ai primi posti. Fig. 1.32 – Charging points - California 35 Fino a qui tutto normale: dal connubio di abbondanza di risorse rinnovabili e tecnologia avanzata nasce e si sviluppa una solida industria della produzione delle energie rinnovabili che si concretizza poi in nuovi players che – come Tesla – applicano queste tecnologie alle rispettive industrie: in questo caso, il settore automotive. 34 Fonte: Futurism.com 35 Fonte: afdc.energy.gov (https://www.afdc.energy.gov/locator/stations/results?location=California) © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 25
Al tempo stesso però la California prosegue anche nel suo primato di produzione di energie tradizionali. Essa è infatti un forte produttore di idrocarburi, il terzo per produzione negli Stati Uniti, con oltre mezzo milione di barili/giorno (cinque volte la produzione nazionale di petrolio italiana). Fig. 1.33 – Produzione giornaliera di petrolio in USA per stato (in migliaia di barili) 36 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 Texas 3.213 North Dakota 1.034 California 512 Alaska 490 Oklahoma 420 New Mexico 402 Colorado 315 Wyoming 198 Louisiana 155 Kansas 101 Utah 83 Montana 63 Ohio 60 Mississippi 58 Illinois 24 Lo slancio verso un nuovo energy mix e un conseguentemente diverso approccio all’energia e alla mobilità è evidentissimo, testimoniato anche dalla nascita di aziende innovative nel campo della mobilità come Tesla. Uno slancio e una scommessa verso il futuro eccezionali (e l’esempio di Testa è solo uno dei tanti) che non ha precluso, né nei fatti né ideologicamente, la prosecuzione e lo sviluppo di business energetici tradizionali. 36 Fonte: Statista based on EIA © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 26
1.4 Fonti tradizionali e fonti rinnovabili: sinergie tecnologiche Abbiamo osservato come le fonti energetiche tradizionali possano essere utilizzate per accelerare la spinta verso la transizione energetica, e come la stessa si nutra di un equilibrato mix di fonti. La breve analisi delle strategie energetiche di alcuni Paesi sopra esposta evidenzia come lo sfruttamento delle risorse naturali possa favorire questo processo, ad esempio attraverso la monetizzazione delle stesse. Non è tutto però. Vi sono sinergie di varia natura che legano le diverse fonti e le rendono talvolta interdipendenti: tra queste è doveroso evidenziare le sinergie tecnologiche, ovvero come il know- how di generazione energetica tradizionale possa facilitare la produzione di energie alternative (e viceversa) realizzando una sorta di contaminazione positiva che non può che accelerare il cambiamento. Non si tratta soltanto dei forti investimenti che molte International Oil Companies stanno portando avanti nel campo dello sviluppo e della ricerca di energie rinnovabili, sia in senso tradizionale (solare, eolico, biomasse) che nella produzione di carburanti di ultimissima generazione, dal Liquified Natural Gas (LNG) all’idrogeno, ma di come la tecnologia upstream diventi chiave, in molti casi, per facilitare il processo di transizione grazie alla produzione di energia a basse emissioni. Due esempi su tutti (la lista sarebbe molto lunga e diversificata): il parco eolico di Borssele, al largo delle coste olandesi, e la produzione di energia grazie al settore geotermico. Borssele wind turbines Al largo delle coste olandesi, precisamente nella regione dello Zeeland, è prevista la realizzazione di un mega parco eolico per la generazione di energia elettrica. I caratteri peculiari di questa opera sono due: da un lato le dimensioni ragguardevoli del progetto. Borssele, questo il nome del wind park, sarà composto da cento turbine con una capacità totale di 700MW, tanto da fornire energia elettrica ad un milione di abitazioni nella zona. Per rendere l’idea delle dimensioni del progetto, si consideri che l’intera capacità installata prevista per l’anno 2017 in Italia per l’eolico è di 350 MW (la metà del wind farm park di Borssele). Fig. 1.34 – Rendering del wind park di Borssele La complessità di realizzazione di questa infrastruttura è notevole, ma sarà fortemente supportata dal know-how e dalla tecnologia upstream utilizzata per la realizzazione di piattaforme petrolifere off- shore. Royal Dutch Shell è infatti presente con una quota del 50% nel consorzio che si è aggiudicato il tender di realizzazione dell’opera, © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 27
generando tra l’altro un significativo abbassamento dei prezzi. Non solo investimenti dunque, ma tecnologia tradizionale e consolidato know-how per operare in un ambiente ingegneristicamente molto sfidante per la realizzazione di infrastrutture, quale è il Mare del Nord. Geotermia La produzione di energia rinnovabile passa anche attraverso la coltivazione del sottosuolo. La geotermia rappresenta un interessante esempio di energia alternativa realizzata con tecnologia tipicamente upstream. La produzione di energia geotermica occupa solitamente una nicchia all’interno dell’energy mix di un Paese (con le note eccezioni: l’Islanda), pur presentando alcuni tratti distintivi di indubbio vantaggio. La produzione di energia geotermica infatti: È continua, con un numero di ore annue di funzionamento normalmente attorno alle ottomila. In altre parole, si abbatte il carattere di aleatorietà tipico delle altre fonti energetiche rinnovabili (solare ed eolico). È programmabile e pienamente grid-friendly. Presenta un consumo di suolo relativamente contenuto (dai 400 ai1000m2/GWh), a parità di energia generata se confrontata con altre fonti energetiche rinnovabili (solare ed eolico). Ha una sostenibilità ambientale molto elevata nel caso di installazione di impianti tecnologicamente avanzati che prevedono la totale re-iniezione della risorsa (non-consumo di risorsa) ed emissioni nulle in atmosfera. Per quanto attiene al nostro Paese, l’Italia si posiziona attualmente al primo posto nel ranking europeo per quanto riguarda la capacità elettrica installata: Fig. 1.35 - Capacità geotermica elettrica e termica installata in Europa 37 Si noti però che il potenziale inespresso della risorsa è, nel nostro Paese, ancora particolarmente elevato. Ai fini di questo lavoro è interessante rilevare come la geotermia rappresenti una sintesi pressoché perfetta di energia rinnovabile sviluppata grazie a tecnologie tipicamente upstream. Sono simili sia i processi di esplorazione e ricerca che quelli di drilling 38, 37 Fonte: EGEC Geothermal Market Report 2016 38 Con l’upstream il geotermico condivide anche i lunghi tempi relativi all’iter di approvazione dei progetti. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 28
nonché l’importanza degli investimenti finanziari. Questi ultimi sono in grado di azionare una filiera del made in Italy e talvolta di rafforzarla, attingendo alle tecnologie e al know-how upstream che certo non mancano nel nostro Paese. Ancora una volta, tecnologia tradizionale (tra l’altro made in Italy) al servizio della produzione di energia rinnovabile: una sinergia che accelera il processo di transizione energetica. Il forte focus sul cambiamento del settore energetico tradizionale: l’Oil&Gas Climate Initiative (OGCI) OGCI è un’iniziativa volontaria di 10 majors petrolifere determinate a guidare la risposta dell’industry al fenomeno del climate change. Le 10 compagnie hanno combinato know-how ed expertise in materia di cambiamento climatico e riduzione delle emissioni, e soprattutto disposto la creazione di un fondo del valore di un miliardo di dollari per sostenere e investire in nuove, promettenti tecnologie e business model che presentino un potenziale per poter ridurre significativamente le emissioni di CO2 in atmosfera. Gli investimenti si concentrano in quattro aree: - Carbon Capture, Utilization, and Storage (CCUS), investendo in tecnologie che siano economicamente sostenibili per separare, catturare e riutilizzare l’anidride carbonica. - Riduzione delle emissioni di metano. - Riduzione delle emissioni da trasporto. Area questa particolarmente importante se si considera che il settore trasporto è oggi responsabile per circa il 14% delle emissioni totali, rendendolo un settore chiave per il contrasto all’aumento delle emissioni in atmosfera. - Miglioramenti nell’efficienza energetica industriale. La collaborazione dei membri dell’OGCI è senza precedenti per dimensioni, finalità e peso degli investimenti, e testimonia una volta di più l’attenzione del settore energetico verso le sfide climatiche del prossimo futuro. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 29
2. Italia 2.1 Energia ed emissioni: un confronto europeo Abbiamo visto come il dilemma energetico ponga l’umanità di fronte alla grande sfida, per i decenni a venire, di produrre più energia (per soddisfare consumi crescenti) abbassando al contempo il livello di emissioni di gas serra. Questo il paradigma mondiale, che occorre però declinare geograficamente a seconda della regione del globo in oggetto al fine di assecondare le peculiarità dei territori in questione: trend e outlook di consumo energetico, maturità del tessuto produttivo-industriale, livello di sviluppo in genere, diffusione e accettazione ad ogni livello della tema di transizione energetica. Per l’Europa, e l’Italia non fa eccezione, il dilemma energetico non riguarda particolarmente la necessità di consumare più energia (i consumi in Europa sono stabili o tendenzialmente decrescenti, anche grazie ad una miglior efficienza energetica), ma certamente l’altra faccia della medaglia del dilemma – meno emissioni – acquisisce un peso notevole. Da questa consapevolezza nasce la necessità di guidare con attenzione e realismo il processo di transizione energetica. Questa seconda parte del lavoro tenterà di circoscrivere l’analisi delle grandezze esaminate nella prima parte ai confini nazionali. Partendo dai dati esaminati nella prima parte, ovvero crescita economica, consumo energetico ed emissioni, è possibile disegnare la situazione e i trend storici del nostro Paese sotto questi profili, ed osservarne relazioni e interconnessioni. Fig. 2.1 Trend di crescita di ricchezza, consumi energetici ed emissioni di GHG in Italia, serie storiche dal 1995 al 2015 (valori concatenati 2010): 39 150 140 130 Numero indice 1995 = 100 120 110 100 90 80 70 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Consumo finale di energia -Italia Emissioni GHG -Italia PIL (a valori concatenati anno rif. 2010) - Italia Grazie alla comparazione dei trend tramite la costruzione di numeri indice, si evince che: - L’andamento del PIL a valori concatenati 2010 presenta una andamento decrescente. 39 Fonte: rielaborazioni da EUROSTAT © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione 30
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