MANIFESTO IL NOSTRO - Tintoria F8

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MANIFESTO IL NOSTRO - Tintoria F8
IL NOSTRO

                               MANIFESTO

Via O. Forzetta, 4/5
31020 Villorba (TV) - Italia
P.IVA/C.F. 04811080268
e-mail: info@makeinitaly.eu

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MANIFESTO IL NOSTRO - Tintoria F8
La società si è data come regola, l’obbligatorietà di gestire la propria
attività perseguendo le indicazioni presenti nell’art. 41 della nostra costituzione
a prescindere dai prodotti proposti:

       “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto
con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà,
alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni
perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e
coordinata a fini sociali.”

   La base dell’attività, viene svolta con l’ausilio di ricerche continue per lo
sviluppo dei prodotti innovativi con finalità di proposta realizzata all’interno
della filiera, completa, del tessile per la realizzazione di capi d’abbigliamento
salubri, anallergici e nella direzione onnipresente della sostenibilità.

   Gli interventi sulla filiera, iniziano dall’agricoltura, con produzione di piante
atte alla realizzazione di filamenti per uso tessile, ciò viene reso possibile,
studiando e realizzando modifiche di adattamento ad attrezzature (impiego di
ingegneria tessile e meccanica). La coltivazione e/o acquisto di piante o
semilavorati di piante atte alla tintura ed alla estrazione di oli essenziali.

Etc…

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MANIFESTO IL NOSTRO - Tintoria F8
Aumentare la motivazione al cambiamento
richiede il formarsi del “senso di autoefficacia”,
inteso come il grado con cui un individuo
crede possibile il raggiungimento di un particolare
livello di performance di risultato…

A. Bandura (1982)
“Self-efficacy mechanism in human agency”
American Psychologist 37, 122-47

                                    Ai due pilastri (1) della scarsità della domanda e della
                                    sovrabbondanza dell’offerta e (2) dell’ingerenza della
                                     tecnologia dell’informazione, se ne aggiunge un terzo,
                                   quello (3) della coerente evoluzione dei contenuti della
                                            domanda. …si viene a formare una domanda di tipo
                                       “superiore”: l’esperienza (experience), appunto, e di
                                    qui, in prospettiva, la trasformazione (trasformation).

                                                                        B.J. Pine II – J.H. Gilmore (1999)
                                                           “L’economia delle esperienze” – Oltre il servizio
                                                                             Introduzione di Silvio Rubbia

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1.1 “MISSION” AZIENDALE

Quando si propone un qualcosa che già dovrebbe essere presente da sempre sul mercato, la salubrità
del capo che s’indossa, … ma non c’è… e gli apparati di marketing e di pubblicità ne danno
comunicazione, avvertendone l’esigenza, promuovono solo la forma e non la sostanza, creano così falsa
comunicazione, quindi, solo confusione per il consumatore.

Questa situazione oggi è presente, anche, sul mercato dell’

                                 ECO – BIO – NATURAL – ORGANICO

ECCO IL NOSTRO PENSIERO, ESPRESSO IN UNA SORTA DI MANIFESTO CHE VIENE
CONSEGNATO A CHI SI VUOLE AVVICINARE AL NOSTRO MONDO, ALLA NOSTRA “MISSION”
AZIENDALE.

                             QUALITA’ REALE E QUALITA’ PERCEPITA

Nella frase sopra riportata, il sostantivo (qualità) è il medesimo, ma l’aggettivo (reale o percepito) che
lo accompagna cambia in modo sostanziale il suo valore intrinseco: è la stessa differenza che passa tra
una notizia e un pettegolezzo.

E’ la diatriba fondamentale ereditata dalla “globalizzazione”.
Paradossalmente, la diffusione mondiale delle informazioni rende le stesse fintamente oggettive e
pericolosamente indirizzate verso obiettivi strumentali.
Quando non esisteva la possibilità di svolgere degli approfondimenti diretti, era più facile che si
avesse voglia di fare delle verifiche o, almeno, si era più scettici riguardo all’accettazione acritica
delle comunicazioni.
Ora, passivamente, ci accontentiamo dei marchi sui prodotti, commerciali o di certificazione, con
l’errata convinzione di avere tutti i dati per poterci permettere una decisione consapevole.

Non riteniamo, invece, sia conveniente concedere ad un’azienda (sia essa commerciale o anche se è un
organismo di certificazione), la delega totale del trasferimento, sui prodotti, delle nostre aspettative
di acquisto.

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Come può sapere una struttura esterna quello che ricerchiamo in un prodotto?

La certificazione, infatti, non è altro che la mera sufficienza rispetto ad un disciplinare in molti casi
poco conosciuto e dai più, mai richiesto.
E’ come ordinare in un ristorante la specialità della casa “il polpettone” … e fidarsi ciecamente.

In qualsiasi campo, per una decisione consapevole, oltre ai minimi requisiti di sufficienza, abbiamo
bisogno di ulteriori informazioni. Quelle informazioni, però, che siano attendibili, approfondite
aggiornate tempestivamente e soprattutto reali.

ECO – BIO – ORGANICO – NATURALE – SOSTENIBILE - ETICO
Sono parole menzionate troppo spesso a caso e che creano confusione all’utente finale e non solo.

Sono venticinque anni che la nostra azienda opera nel mercato del tessile e se ancora oggi si è
presenti è perché alla clientela semplicemente piace ciò che si propone e non perché è ECO, BIO … o
altro.

Non siamo nati per la moda ecologica, ma forse … stiamo contribuendo a farla nascere.

Attenzione: da sempre, sosteniamo, come fondamentale la salubrità del capo, non siamo noi a meritare
“medaglie”, bensì, chi non rispetta questa essenzialità di salubrità merita la “ghigliottina”.

Molte azienda ci chiedono se noi rispettiamo il regolamento REACH o altri similari.
Noi a tutti spieghiamo che non è un opzione, è un obbligo.
Ancora oggi, nel III Millennio, non si riesce a far capire che la cosa più importante è il rispetto della
nostra stessa vita. (Se poi perseguendo ciò si fa “business”, tanto meglio!)

Nel percorso che abbiamo intrapreso abbiamo acquisito conoscenza e consapevolezza, sino ad arrivare
ad una nostra ratio, una nostra interpretazione, nata, come una somma di ovvie risposte a questi
semplici quesiti!

PERCHE’ COMPRARE E VESTIRE ECO?

   A. Vivere meglio e più a lungo
   B. Rispettare l’ambiente
   C. Indossare capi che non diano allergie
   D. Per il nostro futuro
   E. Mi piace l’idea, così dovrebbero fare tutti
   F. Tutto sommato, sono anche capi più esclusivi di quelli proposti dalle “Firme”.
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Mettendo in ordine d’importanza i vari aggettivi asseriamo che un “capo” deve essere:

  I.   Salutare
 II.   Eco-logico (Non generare inquinamento indotto)
III.   Sostenibile (Risparmiare energia e risorse)
IV.    Bio-logico (Logico per la vita)
  V.   Naturale

Questi sono gli elementi di partenza del nostro disciplinare a cui siamo conformi.

I) SALUTARE
Semplicemente non è concepibile indossare capi che possono arrecarci le più svariate patologie.
Perché certe “cose” sono proibite solo per i bambini e le donne in gravidanze?
Le regole devono essere le stesse anche per noi adulti, d’altronde qualche tempo fa, anche noi
eravamo bimbi!

II) ECO-LOGICO (NON GENERARE INQUINAMENTO INDOTTO)
L’inquinamento indotto è senz’altro il dramma maggiore e nello stesso tempo il più misconosciuto.
Potremo parlare all’infinito.
Esempio:
Tratto da Wikipedia – PacificTrash Vortex (vortice di pattume nel Pacifico), noto anche come “Grande
chiazza di immondizia del Pacifico” è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante..
La sua estensione è stimata tra i 700.000 km² e i 10.000.000 di km² area più grande della Penisola
Iberica e più estesa della superficie degli USA.
Make si domanda, “Perché i mass-media non comunicano i nostri problemi reali? Perché evitano
l’informazione?”

III) SOSTENIBILE (RISPARMIARE ENERGIA E SCEGLIENDO LE RISORSE)
E’ possibile farlo usando ciò che già veniva fatto prima della Rivoluzione Industriale.
L’uso di fibre alternative che non richiedano troppa acqua, che non richiedano per sopravvivere l’uso di
pesticidi e fertilizzanti.
Queste esistono, sono le cosiddette, fibre liberiane, la canapa, il bambù, il ramiè, l’ortica, la ginestra
ecc…
Oltre ad essere “risparmiose” hanno anche la simpatica idea d’avere una fotosintesi, tutta particolare;
consumano sempre anidride carbonica e liberano ossigeno.

Il risparmio di energia e la salubrità nella tintura è la CENTRALITA’ E        L’UNICITA’ (CO² FREE)
DEL NOSTRO PROGETTO E PROPOSTA.

Make vuole fornire tutte le informazioni possibili per non essere ingannati nelle decisioni.
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IV) BIO-LOGICO (LOGICO PER LA VITA)
Non sempre un processo definito ecologico va bene. In certe situazioni è dannoso alla salute.
Esempio:
Il riciclaggio delle bottiglia di plastica per fare tessuto è sì ecosostenibile ma non fa assolutamente
bene.
Per fissare il colore naturale, normalmente viene usato l’allume di rocca che è naturale, ma dannoso
alla salute dell’uomo.
Make vuole fornire tutte le informazioni possibili per impedire qualsiasi imposizione di qualità
percepita.

V) NATURALE
I veleni più potenti li fornisce la natura stessa e tante “cose” naturali oltre a non essere salubri sono
assolutamente non ecologiche.
Esempio: Il petrolio è naturale!
Per tingere naturalmente se si vuole un rosso intenso (cocciniglia), per 1 chilo di tessuto sono
necessari 60 chili di coccinelle di mare, va bene, è naturale, ma chiedete alle coccinelle se è un
procedimento ecologico.
Make vuole fornire tutte le informazioni possibili per consentire una scelta consapevole.

                            1.2 LA CERTIFICAZIONE COS’E’?

Si può rispondere con una breve frase: un gruppo di esperti che dichiarano un prodotto conforme a
un disciplinare.
E’ facile, di conseguenza, capire che in un ideale grafico che rappresenti la qualità di un prodotto, il
suo livello quantitativo aumenta al crescere del livello qualitativo del disciplinare.

E’ importante, pertanto, valutare un prodotto con una attenta verifica del disciplinare, soprattutto di
quelli privati. Purtroppo, infatti, molti disciplinari privati in realtà non garantiscono un livello
qualitativo del prodotto sensibilmente superiore alla norma e utilizzano la parola “certificazione” come
contenesse già il suo interno un valore intrinseco positivo, mentre, non è altro che una verifica del
rispetto della legge per tutte le normative generali con qualche piccola specifica burocratica sempre
limitata al cartaceo.
Per assurdo, se dichiaro nel disciplinare che per fare una torta occorrono 50 grammi di cicuta (veleno
naturale) per ogni chilo di mele e la società certificatrice lo convalida è certificato; purtroppo questo
senza verifiche reali. Nessuno è attualmente tenuto a controllare la veridicità di ciò che è dichiarato
dalle azienda certificatrici.

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Indispensabile quindi è conoscere il disciplinare.

Esempio di come tragicamente si riesce a far confondere le idee al pubblico.

Esistono sul mercato aziende certificatrici che vendono il loro disciplinare ad aziende le quali
certificano il concetto di ORGANIC COTTON.
Leggere il relativo disciplinare è oltremodo difficile.
Una volta “trovato” vi si legge che il cotone è AZO FREE, è esente di prodotti azoici.
Ciò che è asserito è ovvio perché gli azoici mancano in quanto il cotone è greggio e quindi naturalmente
esente da tali prodotti. Il rischio d’uso di questi prodotti avviene solo in fase di tintura.
Questa certificazione accompagna il filo di cotone in tutta la filiera di produzione sino a divenire un
capo d’abbigliamento.
Chi mi assicura che quel capo accompagnato dalla certificazione che è stata rilasciata prima
d’essere capo, sia reale e sia stata seguita per ogni fase lo standard richiesto?

                                 NESSUNO!!

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                  Il nome che contraddistingue il nostro disciplinare è:
                                        ECOAUSPICABILE®
                                           Semplicemente,
                                       fare come si dovrebbe.

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L’obiettivo di Make s.r.l., la sua “mission”, è di rendere partecipi i partner, fornitori e clienti, nel
dimostrare, comunicandolo e rendendo il tutto verificabile in ogni singolo passaggio di lavorazione dal
campo al capo.

Come fare?

   A. La parola CERTIFICAZIONE, non deve nemmeno essere menzionata senza l’identificazione del
       disciplinare ad esempio “REACH” al quale è legata la parola stessa.
   B. Tests frequenti, almeno su base mensile o su commesse di produzione, per confermare la
       corrispondenza al disciplinare eseguendo analisi con la metodologia più severa, per noi è quella
       legata al circuito T.U.V. (a parte il disciplinare tecnico). Noi abbiamo scelto di renderli visibili e
       confrontabili con i più severi internazionalmente.
   C. Il capo deve rendere visibile la filiera di produzione in un documento che sia una sorta di carta
       d’identità e che accompagni il capo stesso.

Questo deve divenire prassi!

Poniamo grande attenzione sul rispetto del disciplinare e sul metodo con cui debbano essere fatte le
verifiche.

Esempio:
per rintracciare le pericolosissime amine alcuni disciplinari richiedono reagenti chimici blandi, per cui
non se ne trovano. La società “A” afferma che il capo è certificato.

Però, la stessa società “A” certifica con un altro disciplinare nel quale si richiede l’analisi con un altro
reagente chimico più forte e sullo stesso capo analizzato prima si riscontrano amine (prodotto
cancerogeno), quindi la società certificatrice “A” in presenza d’un esame di laboratorio ha il dovere di
negare la certificazione al capo esaminato.

                                                 MORALE

La certificazione è verifica (mediante visita ispettiva, documentazione e analisi) del rispetto del
                                       contenuto del disciplinare.

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Quindi il processo di certificazione Ecoauspicabile® è:

   1. I laboratori devono esaminare rilasciando perizie asseverate dal Tribunale di competenza e
      questo deve essere presente e descritto sui capi.
   2. Il disciplinare deve avere come parametri minimi, quelli richiesti dalla UE, nell’Ecolabel e nel
      mondo con il regolamento REACH.
   3. L’azienda-certificatrice, deve controllare la filiera di produzione ed il metodo applicativo delle
      analisi, sempre, e verificare che gli standard minimi vengano rispettati, e segnalare dove
      esistono punti d’eccellenza per premiare le aziende che ”rispettano” in modo più ristretto il
      disciplinare standardizzato.

   Sul capo deve essere sempre presente il nome della società che lo ha analizzato e la possibilità di
   accedere ad un “sito” e leggere tutte le analisi eseguite con le relative metodologie applicate.

                                 Siamo i primi,
       ma non vogliamo essere gli unici.

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1.4 IL NOSTRO CORE BUSINESS E’ IL “FADED”

Siamo una piccola entità di tecnici propositivi operante nel mondo del tessile – abbigliamento che ha
costruito un progetto aziendale su una propria intuizione.
Questa tecnica, non è come pensano “gli altri” una semplice tintura con i pigmenti!
E’ un percorso che necessita di chimica ecologica, e soprattutto d’una filiera di produzione severa atta
a raggiungere lo scopo di presentare il prodotto con un range di qualità industriale, con scarti ben
inferiore al 2% e capace di rendere inconfutabile MADE IN ITALY i capi trattati.

Il faded è un “veicolo” trasparente, biodegradabile oltre il 99% con solidità a tutti i livelli, alla luce,
sfregamento a secco, alla sudorazione e salivazione si acida che basica e da AFFINITA’ fra tutte (o
quasi) le tipologie di tessuto nelle più disparate composizioni di materie prime; si tinge cotone, nylon,
canapa, lino, ortica, poliestere, lana, seta, pelle, latte sino al kevlar a qualsiasi forma di sostanza
colorante.

Si può tingere con coloranti reattivi senza lavatrici con acqua fredda ed in pochi secondi si possono
usare pigmenti, concentrati di frutta e verdura, polveri di caffè, cacao, sino all’uso di terre e polveri
di metalli.

                       IN PRATICA SI PUO’ TINGERE TUTTO CON TUTTO

Il cliente finale legge così la nostra proposta:

                               “Il Faded l’unica tintura Ecoauspicabile®”

   -   Consuma poca acqua! (300 volte meno delle tinture industriali)

   -   Non consuma energia, si tinge a temperatura ambiente.

Nella tintura non sono presenti, nemmeno in minima quantità, tutte quelle sostanze tossiche e nocive
che possono essere presenti nelle tinture industriali e nei vecchi concetti di tinture naturali.

   -   Non crea inquinamento indotto, niente scarto, si ricicla continuamente.
   -   Veicola qualsiasi sostanza per cui si può tingere con frutta, liquirizia, cacao, verdure, fiori e
       terre di vario tipo.
   -   Ha la caratteristica d’avere un alto valore di tenuta alla sudorazione ed alla salivazione (sia
       acida che basica), ai lavaggi ed alla luce del sole, quindi è consigliato alle persone soggette ad
       allergie e neonati.
   -   La sua funzione è quella d’essere la tintura eco-naturale-salubre per eccellenza.

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1.5 L’ALTRO CORE BUSINESS CHE DIVERRA’:
                                                L’ORTICA

In un concetto, da noi tanto “predicato”, come l’acquisto consapevole rivolto al pubblico, vi è l’esigenza
del rispetto, di questo messaggio, anche per noi produttori.

Negli anni abbiamo potuto verificare i tanti problemi relativi alla qualità di filati e tessuti, anche, fra
quelli certificati, non ci fidiamo, quindi verifichiamo con analisi.
Abbiamo elaborato una strategia che ci ha portato a studiare la possibilità a produrre filato e tessuto
dall’ortica. Questa operatività è diventata indispensabile per varare un reale controllo su tutta la
filiera in un concetto di Made in Italy integrale ed attualmente unico.
Questo non è frutto della nostra creatività, come parecchi pensano, bensì è un frutto della nostra
ricerca e studio sul nostro passato di cultura mediterranea.

Esempio:
La Sacra Sindone e le bende delle mummie egizie non sono di lino come erroneamente riconosciuto, ma
in ortica.
Se fosse lino gli enzimi di decomposizione; ed anche i semplici acari avrebbero distrutto
completamente il tessuto.
Anche l’Impero Romano deve in parte la propria grandezza all’uso di tessuto d’ortica…(ma questa è
storia per altra sede).

In 5 anni partendo da uno scetticismo generalizzato unito a tante ilarità, siamo riusciti a produrre
diverse qualità di tessuti sia a navetta che tessuti a circolare con l’ortica.
Nel 2011 ne abbiamo venduti per circa 45.000 metri, nel 2012 arriveremo a circa 60.000 metri.

Proponendo l’ortica abbiamo pensato solo a realizzare un concetto di salubrità e ci siamo ritrovati con
un “concept” che il mercato ritiene di alto profilo!

             SIAMO GLI UNICI A PRODURRE INTEGRALMENTE IL MADE IN ITALY.

Inoltre, facendo ulteriore ricerca e sperimentazione abbiamo concluso gli studi per poter produrre
filo e tessuto da altre 2 piante, queste di origine tipicamente mediterranee, la ginestra e la liquirizia.

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Ecco come comunichiamo sui cartellini dei capi l’uso della fibra d’ortica:

                         L’ORTICA LA FIBRA ECOAUSPICABILE®

    -   Cresce ovunque e prepara il terreno per future culture; (sì, all’aiuto alle popolazioni
        indigenti)

    -   Vive della sola acqua che riceve da Madre Natura (sì, non usa acqua di irrigazione)

    -   Le foglie orticanti le proteggono dagli insetti e parassiti (no anticrittogamici, sì è veramente
        biologico)

    -   Le foglie quando cadono, macerando, liberano azoto che è tutto ciò di cui abbisogna per vivere
        (no fertilizzanti, sì vero naturale)

    -   Per divenire fibra, filo, tessuto e capo da indossare sono state usate solo le conoscenze del
        tempo che fu (sì al rispetto della nostra cultura contadina)

    -   E’ una realtà che dimostra la grande stupidità dell’utopia della globalizzazione a tutti i “costi”
        (sì al rispetto di noi stessi)

    -   Il tessuto è il più antiallergico che esista, il più naturale (sì è vero)

    -   E’ resistente, è fresco, non si stropiccia, si lava tranquillamente in lavatrice e poi è… anche
        piacevole da indossare.

ATTENZIONE: in caso il tessuto d’ortica sia esportato in un paese extracee, è importante sapere
quanto segue:

Nella tabella internazionale nella quale sono descritte le fibre usate per produrre tessuto. L’ortica
non è una di queste. Sono oltre due anni che abbiamo richiesto l’inserimento internazionale della sigla
N.T.L. (Nettle – ortica in Inglese) e non abbiamo avuto ancora risposta. Il problema che abbiamo
ravvisato non è tanto l’uso della fibra che è chiaramente possibile, ma l’incertezza dell’applicazione
delle tariffe doganali, ove esistono, a creare il problema. Concertando con la dogana italiana ed
americana siamo giunti alla soluzione di apporre la seguente dicitura, visto che all’esame del D.N.A.
sono estremamente simili Ramiè d’Ortica (Ramie of Nettle).

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