Magazine di approfondimento Aletti Certificate - 4 febbraio 2013
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PERFORMANCE DEGLI INDICI (Valori al 4 febbraio 2013 – Variazioni dal 25 gennaio 2013 all’1 febbraio 2013) EURO STOXX EURO STOXX EURO STOXX FTSE MIB DAX30 50 BANKS OIL&GAS Valore 17.318,90 7.833,39 2.710,08 176,29 327,58 Var % sett -2,30% -0,31% -1,24% -1,06% -2,44% EURO STOXX EURO STOXX NASDAQ100 S&P500 NIKKEI225* TELECOM UTILITIES Valore 234,96 250,04 2.763,96 1.513,17 11.191,34 Var % sett -0,13% -1,87% 1,00% 0,68% 2,42% (*Valori al 4 febbraio 2013 – Variazioni dal 28 febbraio 2013 al 4 febbraio 2013) IN EVIDENZA SUI MERCATI AZIONARI Settimana leggermente negativa per i mercati azionari europei nonostante il rialzo dei mercati americani e una stagione di comunicazione di trimestrali societarie complessivamente incoraggiante e dopo alcuni dati macro superiori rispetto alle attese. L’indice di fiducia in Eurozona è infatti migliorato aumentando a 89.2 punti dai precedenti 87.8 e contro attese pari a 88.2 punti e in particolare gli indici Pmi manifattura relativi al mese di gennaio hanno visto il finale della Germania in aumento a 49.8 punti dai precedenti 48.8 e quello di Eurozona a 47.9 da 47.5. Stabile invece quello francese a 42.9. Bene invece anche quello italiano a gennaio in aumento a 47,8 da 46,7 e attese pari a 47.4 punti e quello spagnolo a 46.1 dai 44.6 di dicembre. Lo Stoxx600 ha così chiuso la settimana con un ribasso complessivo dello 0,5%, Eurostoxx-0,9% e Eurostoxx50 -1,2%. Tra i singoli paesi il Dax ha ceduto lo 0,3%, Ftse100 invece unico indice tra i principali ad archiviare la settimana con un guadagno, pari all’1%. Cac -0,1% e Smi svizzero -0,5%. Ibex spagnolo in netto calo settimana scorsa - 5,7% dopo che è scaduto il divieto di vendite allo scoperto e con il rendimento del Bonos a 10yr che è leggermente aumentato di 3,5 bps al 5,21% dal precedente 5,17% con lo spread rispetto al bund comunque praticamente stabile a 353 bps. Per quanto riguarda gli altri mercati periferici quello portoghese ha perso lo 0,3%, quello di Atene il -3,7% e invece quello irlandese ha chiuso in positivo dello 0,6%. Tra i settori dello Stoxx600 i maggiori rialzi sono stati registrati dal comparto della tecnologia +2% con Infineon +2.9% e Stm +3,5% dopo la comunicazione di dati trimestrali accolti positivamente dal mercato. Bene anche il settore dei media +0,7%, materie prime +0,7% nonostante i dati contrastati comunicati in Cina relativamente agli indici Pmi manifattura con quello governativo a 50.4 da 50.6 e contro attese pari a 51 e quello elaborato da Hsbc a gennaio in aumento a 52.3 punti dai precedenti 51,5 e contro attese pari a 52 punti. Male invece il settore dei petroliferi in calo del -2,4% colpito dalle vendite dopo l’annuncio del profit warning da parte di Saipem. Repsol ha perso nella settimana il -6,1%, Shell -2,5%, Eni -3,75% e Total invece unico titolo tra i principali a chiudere in positivo dello 0,8%. In calo anche il comparto delle utilities -1,9%, degli immobiliari -1,3% e delle costruzioni -1,2%. Il settore delle banche ha archiviato la settimana con un calo dell’1,1% con la flessione in particolare di Banco Sabadell -14% e BMonte Paschi -11% dopo l’indagine per le operazioni relative all’acquisizione di Antonveneta. Il FtseMib ha chiuso la settimana in calo del -2,3% con il rendimento del Btp a 10 yr in aumento di 20bps al 4,33% dal 4,13% della settimana precedente e con lo spread rispetto al bund di pari durata in aumento di 16,4 bps a 265,7bps dai 249,3 della settimana precedente. Le performance migliori sono state registrate dalla Banca Popolare di Milano +7,9% su cui si sono diffuse le voci di una modifica della governante societaria anche se la società ha poi smentito che sia stato già deciso qualcosa in proposito. Bene anche A2a +6,2% e Banca Popolare dell’Emilia Romagna -3,9%. Male invece Saipem -36% dopo aver comunicato un profit warning con attese di utili per il 2012 praticamente dimezzate rispetto a quanto precedentemente atteso con molti brokers che hanno downgradato la società e con la Consob che ha convocato i vertici della compagnia per fornire informazioni su modalità, procedure e tempi proprio del profit warning annunciato. Male ancora Monte dei Paschi -11% su cui si attende l’evoluzione dell’indagine sulle operazioni in derivati e in calo anche Eni -3,7% che ha scontato negativamente la partecipazione nella controllata Saipem. Settimana che si è chiusa in leggero rialzo per i mercati azionari americani sostenuti da una stagione di comunicazioni trimestrali societarie complessivamente incoraggiante e da alcuni dati macro che hanno sorpreso positivamente il consensus. Sul fronte degli utili fino a questo momento hanno comunicato i risultati 254 compagnie appartenenti all’S&P500, poco più della metà del totale, con una sorpresa complessiva sui ricavi negativa del -0,2% e sugli utili invece positiva del +5,5% e al netto dei finanziari rispettivamente dello -0,3% e del +3,7%. In termini di crescita, a livello di indice, la sorpresa sui ricavi è al momento pari al +0,1% e +9,8% sugli utili che scendono al netto dei finanziari rispettivamente al -0,7% e +2%. Sul fronte macro il supporto al mercato è arrivato in particolare nell’ultima seduta della settimana con la comunicazione della revisione dei dati relativi al mercato del lavoro con i payrolls a gennaio di +157k dai precedenti 196k (rivisto al rialzo da 155k) e contro attese pari a 165k con il tasso di disoccupazione aumentato al 7,9% dal precedente 7,8% e contro attese pari al 7,8%.
Sopra le attese l’indice Ism manifattura in aumento a 53.1 punti dai precedenti 50.2 e contro previsioni pari a 50.6. Nuovi ordini in aumento a 53.3 da da 49.7, scorte in aumento a 51 da 43, backlog in calo a 47.5 da 48.5 e employment in aumento a 54 da 51.9. Aveva invece nettamente deluso nella giornata di mercoledì il dato relativo al Gdp del Q4’12 con una flessione t/t del -0,1% annualizzato andando così in territorio negativo per la prima volta dal Q2 del 2009. Ad attenuare l’impatto negativo di questo dato sui mercati comunque il contributo consistente a questo dato della spesa per la difesa (contributo -1,3%) e le scorte (-1,3%) mentre hanno tenuto i consumi in aumento del +2,2% dal precedente +1,6% e attese pari a +2,1% e gli investimenti. Il Dow Jones ha così chiuso la settimana in rialzo dello 0,8% sopra ai 14.000 punti, S&P500 +0,7% e Nasdaq +0,9%. IN EVIDENZA SUL MERCATO DEI CAMBI EUR/USD EUR/CHF EUR/GBP EUR/JPY EUR/HKD Valore 1,3640 1,2389 0,8692 126,66 10,5808 Var % sett 1,31% -0,65% 2,03% 3,55% 1,35% (Valori al 4 febbraio 2013 – Variazioni dal 25 gennaio 2013 all’1 febbraio 2013) Il Sentiment sui mercati valutari si conferma particolarmente bullish, con il dollaro e lo yen a farne le spese. Infatti, venerdì il Dollar Index ha chiuso a 79.125 (-0.1%), prossimo al minimo degli ultimi cinque mesi dopo che i dati provenienti dagli US (Employment Report ed ISM per gennaio in particolar modo) e da Eurozona hanno alimentato l’appetito per il rischio. Nei confronti dell’euro il dollaro ha chiuso la settimana a 1.3640 (-0.5%), toccando un minimo intraday di 1.3711, minimo da novembre 2011. Si tratta della prima volta da oltre un anno che viene superata la soglia di 1.37. In questi giorni potremmo assistere ad un atteggiamento più prudente in attesa del meeting della ECB di giovedì. Il dollaro è invece risultato in apprezzamento Euro-Sterlina contro lo yen, chiudendo la settimana a 92.77 (+1.2%), massimo da giugno 2010. Il PMI manifatturiero di HSBC a gennaio è stato rivisto a 52.3 dal 52.0 preliminare, in ulteriore miglioramento quindi rispetto al 51.5 di dicembre. Questo dato ha impattato negativamente sull’andamento dell’AUD, che venerdì ha perso lo 0.3% contro USD Euro-Yen chiudendo a 1.0395. Quest’oggi poi queste perdite sono state in parte recuperate, con l’AUD che è riuscito a chiudere a 1.0421 vs USD (+0.1%), dopo avere toccato un massimo di giornata a 1.0441. Anche la GBP ha sofferto venerdì in seguito alla diffusione del PMI UK manifatturiero inferiore alle attese, chiudendo la settimana a 1.5693 Euro-Dollaro contro USD (-1%). Quest’oggi queste perdite sono in parte recuperate e sta attualmente girando sopra quota 1.57. Ciò mostra come il recente rally della sterlina non sia sostenibile e come la valuta resti fragile a momento, penalizzata dal miglioramento della confidence in Eurozona e dalla conseguente riduzione della domanda di valute diverse dall’euro in un tentativo di diversificazione. Giovedì dal meeting della BOE non ci aspettiamo mosse di politiche monetaria. Tuttavia, lo stesso giorno, il prossimo governatore della BOE Carney terrà uno speech al Treasury Select Committee, da cui potremo trarre qualche indicazione sull’approccio alla politica monetaria del prossimo governatore.
Complessivamente, l’euro ha chiuso la scorsa settimana in apprezzamento dello 0.7% vs USD e dell’1.4% vs yen. Il CAD ha visto un marcato sell-off dopo che la BoC, lasciando i tassi ufficiali invariati a 1%, ha fatto sapere come pensi di alzare i tassi più tardi delle attese. In tal modo, il CAD ha chiuso a 1.0002 contro USD, sopra la parità per la prima volta dal 16 novembre. L’AUD è risultato in indebolimento vs USD, chiudendo a 1.0506 da 1.0555 di ieri (-0.5%), nonostante il PMI manifatturiero cinese pubblicato da HSBC per gennaio sia risultato migliore delle attese, a 51.9 da 51.5 di dicembre. A compensare, almeno in parte, l’ottimismo generato dal dato, vi è stata la notizia circa le intenzioni della Corea del Nord di effettuare un test nucleare in risposta alle sanzioni dell’ONU. Il won coreano ha risentito di tale notizia riguardante la Corea del Nord, insieme alla pubblicazione del dato del GDP di Q4 inferiore alle attese. IN EVIDENZA SUI MERCATI OBBLIGAZIONARI (Valori al 4 febbraio 2013 – Variazioni dal 25 gennaio 2013 all’1 febbraio 2013) TITOLO 2 ANNI 5 ANNI 10 ANNI 30 ANNI REND. (%) VAR BP REND. (%) VAR BP REND. (%) VAR BP REND. (%) VAR BP Btp 1,61 12 3,13 22 4,33 20 4,98 9 Bund 0,25 -1 0,73 0 1,67 4 2,40 -2 T-Bond 0,26 -1 0,88 3 2,01 7 3,22 8 Gilt 0,35 -1 0,97 0 2,10 4 3,31 1 JGB* 0,08 -1 0,16 1 0,77 5 1,99 2 (*Valori al 4 febbraio 2013 – Variazioni dal 28 febbraio 2013 al 4 febbraio 2013) Nell’ultima sessione del FOMC non ci sono state particolari novità. L’unica novità risiede nel riconoscimento della pausa nell’attività economica negli ultimi mesi con riferimento al dato del GDP diffuso questa settimana. Il FOMC ha ribadito l’intenzione di acquistare asset per un totale di 85 bln USD al mese in Treasuries ed MBS fino a quando vi saranno miglioramenti sostanziali nel mercato del lavoro. È anche stata confermata la guidance sui tassi nella modalità introdotta a dicembre, con l’indicazione delle soglie di 6.5% per il tasso di disoccupazione e di 2.5% per le attese di inflazione fra 1 e 2 anni, evidenziando come la politica monetaria resterà accomodante per un considerevole periodo di tempo dopo la 10 anni fine del programma di acquisti. Con la rotazione annuale dei membri che avviene a gennaio, non ha più diritto di voto nel 2013 Lacker, Presidente della T-BOND Fed di Richmond che aveva votato contro la maggioranza per tutto il 2012. Ha invece diritto di voto quest’anno la Fed di Kansas City, tradizionalmente 2 anni conservatrice, il cui Presidente Esther George ha votato contro la maggioranza, preoccupata del rischio di futuri sbilanci economici e finanziari facendo salire le aspettative di inflazione a lunga. Per quanto riguarda il mercato primario protagonista della settimana è stato il 10 anni Tesoro italiano. Infatti sono stati collocati 4 miliardi del CTZ con scadenza dicembre 2014. Il rendimento è stato pari 1.434% ed il bid-to-cover ratio di BUND 1.45. Inoltre, sono stati collocati 2.628 miliardi di euro di BTPei con scadenza settembre 2018 (cedola 1.7%). Il rendimento registrato è stato pari a 1.80% e 2 anni il bid-to-cover ratio di 1.38. Rendimenti in calo per l’asta dei Bot semestrali, dove sono stati collocati 8.5 miliardi di euro con un rendimento di 0.731% in calo da 0.949% dell’ultima asta analoga. Buon esito dell’asta dei BTP, sono stati collocati 3 miliardi di euro di BTP con scadenza novembre 2017 (cedola 3.5%) e 3.5 miliardi del decennale (cedola 5.5%). In entrambi i casi il rendimento è risultato in calo rispetto alle precedenti aste analoghe. Si è infatti registrato rispettivamente per il quinquennale 2.94%, in calo da 3.26%, e per il decennale -3 0 3 6 9 4.17%, in calo da 4.48%.
MACROECONOMIA I dati degli ordinativi di Beni Durevoli US per dicembre sono risultati superiori alle aspettative, salendo del 4.6% mom dopo lo 0.7% mom di novembre, trainati dalle componenti Trasporti e Difesa. In particolare, la componente Transportation nel suo complesso registra un rimbalzo dell’11.9% mom da -0.5% mom di novembre, grazie ad un forte rimbalzo soprattutto nella componente aerei (10.1% mom). In rimbalzo, sia pure più modesto, anche la componente Vehicles and parts (0.4% mom). Al netto della componente trasporti il dato registra un risultato più contenuto, 1.3% mom, con il corrispondente dato di novembre rivisto al ribasso a 1.2% da 1.6% mom, in linea con il trend degli ultimi mesi. I cosidetti core capital goods orders (ordini per beni capitale non da difesa al netto degli aerei) sono cresciuti dello 0.3% mom dopo i forti risultati dei due mesi precedenti (3% mom in entrambi i casi). Qui ha probabilmente pesato l’incertezza riguardo il raggiungimento di un accordo per evitare il Fiscal Cliff, con le imprese che hanno anticipato ad ottobre e novembre gli ordini necessari , riducendone l’entità a dicembre. Più nello specifico, è stata l’incertezza riguardo il possibile mancato rinnovo del bonus del 50% per l’ammortamento dei beni capitale a trattenere le decisioni di investimento (alla fine rinnovato). La voce di ordinativi di Civilian Aircrafts rappresenta il principale driver per la dinamica degli ordinativi complessivi in termini di valore assoluto. Sempre negli Stati Uniti il dato del reddito personale per dicembre ha sorpreso al rialzo con 2.60% m/m rispetto a 0.6%m/m di novembre, rivisto a 1.0%. Analizzando il dettaglio risulta subito evidente che il driver principale che ha determinato la forte variazione del reddito per dicembre siano i redditi provenienti da investimenti ed in particolare la voce inerente i dividendi (34.3% m/m vs 4.5% m/m della rilevazione precedente). Anche su questo dato si rileva l’effetto, anche se indiretto, dell’incertezza creata dal Fiscal Cliff. Infatti, i timori di una variazione del regime fiscale ha spinto le imprese a distribuire extra dividendi prima della fine dell’anno e ciò ha determinato l’aumento del reddito. Da non dimenticare l’impatto sul reddito dell’uragano Sandy. Infatti, i rimborsi assicurativi relativi ai danni causati vengono effettuati solo alcune mesi più tardi del disastro naturale. Di questi rimborsi si vede il riflesso nella voce trasferimenti con l’aumento della voce residuale da -0.35 m/m a 0.2% m/m. Il dato del PIL US di Q4 è risultato inferiore alle nostre attese, registrando una crescita del -0.1% qoq annualizzato, primo risultato congiunturale negativo dalla fine della Grande Recessione. A trainare al ribasso la crescita vi è stato un consistente drag da parte della spesa pubblica, componente difesa, che ha registrato una correzione del 22.2% qoqa, correzione congiunturale più consistente dal 1972, dopo la fine della guerra del Vietnam. La componente di spesa pubblica nel complesso ha sottratto 1.3% alla crescita, risentendo del rischio dell’avvio della Sequestration in Q1. A drenare alla crescita anche le componenti di Scorte (drag alla crescita di 1.3% anche in questo caso) e Net Trade (-0.6%, principalmente riconducibile ad un ampio rallentamento dell’export). Questi contributi sono stati in parte compensati dai contributi positivi provenienti dai Consumi Privati, dagli Investimenti Residenziali e da Capex. L’impatto dell’uragano Sandy sembra invece essere stato modesto, con i consumi che hanno rimbalzato a novembre e dicembre beneficiando delle necessità di sostituzione delle auto danneggiate. In termini tendenziali la crescita risulta in rallentamento dell’1.5% dal 2.6% yoy di Q3, mettendo a segno la crescita tendenziale più debole da fine 2009. Nel 2012 nel complesso la crescita è risultata in media del 2.2%, in accelerazione rispetto all’1.8% del 2011. Tuttavia, la debolezza mostrata a fine anno non permette di essere particolarmente positivi neanche sulle prospettive di crescita per Q1, quando, all’incertezza sulla risoluzione della Sequestration, si aggiunge la fine della Payrolls Tax Holiday che peserà sui consumi privati. L’Employment Report di gennaio ha visto la creazione di 157K posti di lavoro nel mese, in linea con il trend degli ultimi mesi e nonostante la volatilità creata dalla revisione finale del benchmark. Dopo avere raggiunto il bottom a gennaio 2011, l’occupazione nel comparto Costruzioni è cresciuta di complessive 296K unità, di cui un terzo negli ultimi quattro mesi. Risulta evidente che a pesare sulla ripresa c’è il clima di incertezza dato dagli effetti del Fiscal Cliff e dalla situazione europea. Infatti, le preoccupazioni da un lato riguardano la reazione dei consumatori che con l’aumento delle tasse vedono decurtato il reddito disponibile e dall’altro risentendo del clima di incertezza tendono a posticipare la spesa a periodi futuri aumentando la propensione al risparmio. In Eurozona la survey PMI per gennaio (versione finale) per Eurozona ha visto un ulteriore rialzo rispetto al preliminare da 47.5 a 47.9, in rialzo rispetto al dato di dicembre. Si tratta del valore più alto degli ultimi 11 mesi, anche se bisogna ricordare che l’indicatore segnala ancora una contrazione della produzione manifatturiera, sia pure a tassi meno elevati. Da sottolineare come rimangano ancora marcate differenze tra gli Stati europei. In particolare, spicca il miglioramento della Germania, in netto contrasto con l’intensificazione della contrazione in Francia. L’Italia segna il massimo degli ultimi 10 mesi con 47.8 da 46.7. In entrambi i casi l’aumento ha beneficiato in modo quasi esclusivo del miglioramento dei dati tedeschi. Inoltre, la contrazione delle esportazioni è stata leggera, parzialmente dovuta agli aumenti osservati in Italia, Spagna, Irlanda e Paesi Bassi. ulteriormente. Tra i Paesi dove si registra un dato in controtendenza ricordiamo l’Italia e i Paesi Bassi. La survey fornisce un’indicazione dell’approssimarsi della stabilizzazione del produzione manifatturiera dopo un anno di contrazione. La Germania è il motore della ripresa ed, infatti, registra l’aumento maggiore della produzione rispetto agli altri Paesi di Eurozona.
3-feb 2.00 CH Non-manufacturing PMI Jan -- 56,10 4-feb 10.30 EC Sentix Fiducia investitori Feb -3,3 -7,00 4-feb 10.30 UK PMI Construzione Jan 49,60 48,70 4-feb 16.00 US Ordini di fabbrica Dec 2,00% 0,00% 5-feb 4.30 AU RBA CASH TARGET feb-05 3,00% 3,00% 5-feb 9.45 IT Servizi PMI Jan 45,8 45,6 5-feb 9.50 FR Servizi PMI Jan F 43,6 43,6 5-feb 9.55 GE Servizi PMI Jan F 55,30 55,30 5-feb 10.00 EC Servizi PMI Jan F 48,30 48,30 5-feb 10.00 EC PMI Composite Jan F 48,20 48,20 5-feb 10.30 UK Servizi PMI Jan 49,80 48,90 5-feb 10.30 UK Vzne riserve ufficiali Jan -- -$350M 5-feb 11.00 EC Vendite dettaglio zona euro m/m Dec -0,40% 0,10% 5-feb 11.00 IT CPI (NIC + tabacco) m/m Jan P 0,20% 0,20% 5-feb 11.00 IT Prz consumo armonizzati UE m/m Jan P -- 0,30% 5-feb 16.00 US ISM Composto non manif Jan 55,20 55,70 7-feb 1.30 AU Disoccupazione Jan 5,50% 5,40% 7-feb 9.00 SP Produzione industriale WDA a/a Dec -6,30% -7,20% 7-feb 10.30 UK Produzione industriale m/m Dec 0,70% 0,30% 7-feb 12.00 GE Prod industriale m/m (destag) Dec 0,10% 0,20% 7-feb 13.00 UK BOE annuncio tassi feb-07 0,50% 0,50% 7-feb 13.00 UK BOE Target acquisto attivi Feb 375B 375B 7-feb 13.45 EC BCE annuncio tassi feb-07 0,75% 0,75% 7-feb 14.30 US Nuove richieste disoccupazione feb-02 360K 368K 8-feb 6.30 CH Indice prezzi al consumo a/a Jan 2,10% 2,50% 8-feb 8.00 GE Bilancia comm Dec 14.8B 17.0B 8-feb 8.00 GE Partite correnti (Euro) Dec 18.0B 15.3B 8-feb 10.00 IT Prod industriale destag m/m Dec 0,20% -1,00% 8-feb 14.30 CA Disoccupazione Jan 7,20% 7,10% 8-feb GR Produzione industriale a/a Dec -- -2,90% 8-feb CH Importazioni % a/a Jan 24,00% 6,00% 8-feb CH Esportazioni % a/a Jan 17,70% 14,10% La presente pubblicazione è predisposta da Banca Aletti & C. S.p.A. (Banca Aletti) al solo scopo di fornire informazioni sull’andamento dei mercati finanziari e non costituisce offerta o raccomandazione all’investimento. Le informazioni riportate sono di pubblico dominio e sono considerate attendibili ma Banca Aletti non è in grado di assicurarne l’esattezza e la completezza né l’aggiornamento. Tutte le informazioni riportate sono date in buona fede, sulla base dei dati disponibili, e sono suscettibili di variazioni, anche senza preavviso, in qualunque momento dopo la pubblicazione. Pertanto, Banca Aletti non assume alcuna responsabilità per le informazioni contenute nella presente pubblicazione e per ogni eventuale danno derivante dal loro utilizzo. Chiunque intenda effettuare operazioni d’investimento dovrà, in via preliminare, acquisire tutte le informazioni e i dati necessari per valutare in modo corretto il rischio relativo e l’adeguatezza in relazione ai propri obiettivi d’investimento, alla propensione al rischio, all’esperienza in materia d’investimenti e alla propria situazione finanziaria. La decisione di effettuare qualunque operazione finanziaria è a rischio esclusivo dei destinatari della presente pubblicazione. Banca Aletti non può essere considerata responsabile ad alcun titolo per le informazioni contenute nella presente pubblicazione.
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