Lo stato in Africa Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano

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Lo stato in Africa Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano
Lo stato in Africa

Giovanni Carbone
Università degli Studi di Milano
g.carbone@unimi.it
Lo stato in Africa Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano
Lo stato in Africa Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano
Fonte: EU ISS (2016:8)
Lo stato in Africa Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano
Gli stati falliti
   uno “stato fallito” è un’entità di tipo statuale che non è in grado di utilizzare la
    coercizione e di controllare con successo gli abitanti di un determinato territorio
       e.g. FSI 2017: Sud Sudan, Somalia, CAR, Yemen, Siria

                             Fragile States Index 2016
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Fonte: BBC News
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Dall’instabilità interna al crollo dello stato (1991)
e interventi UNOSOM I/II (1992-1995)
1960 indipendenza (unificazione Somalia Italiana e Somalia Britannica)
1969 golpe del Generale Mohamed Siad Barre
1977-78 Guerra dell’Ogaden con l'Etiopia
          proxy war: ‘guerra per procura’ durante la Guerra fredda?
          passa dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti

Dall’instabilità interna al crollo dello stato:
1991 Siad Barre (detto il «Sindaco di Mogadiscio») è cacciato da Aidid
1990s guerra civile, con milizie e c.d. “signori della guerra” + carestia
1992 missione umanitaria UNOSOM I/II (Operazione Restore Hope, sotto
   controllo USA, con partecipazione italiana)
1993 (ottobre) Battaglia di Mogadiscio: fallisce raid truppe US volto a catturare
   vertici della fazione di Aidid (Black Hawk Down)
1993-1994 ritiro e cambiamento politica estera degli Stati Uniti
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La Somalia come «stato fallito»

“nel 1993 ho svolto un’attività di soccorso presso Baidoa, in Somalia. Era un periodo
in cui lo stato somalo era davvero crollato: non c’era nessun esercito, nessuna
burocrazia statale, nessuna forza di polizia, nessuna magistratura e nessuno stato a
fornire l’energia elettrica, l’acqua, la manutenzione delle strade, delle scuole o dei
servizi sanitari. Il mio passaporto era pieno di timbri d’uscita e d’ingresso dal Wilson
Airport di Nairobi [Kenya], il punto di partenza per Baidoa, ma non vi era alcuna
prova che io fossi mai stato in Somalia, perché non c’era alcun controllo
all’immigrazione che potesse timbrare il mio passaporto. Scendevo dall’aereo e,
semplicemente, superavo i cancelli dell’aeroporto per andare in città. … [In] Somalia
durante questo periodo … i pozzi d’acqua erano sorvegliati da bande armate, il
gasolio era il bene più prezioso e i “technicals” – gli onnipresenti veicoli pick-up con
pesanti mitragliatrici montate sui vani posteriori – girovagavano per le strade in
cerca di guai” (Nest 2002, VI).
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«Living in a recovering failed state like Somalia means being innovative … At The Village
Restaurant … a charcoal-powered Italian espresso machine brews Somalia's best cappuccino»
(BBC News 23 ottobre 2012)
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2002 trattative di pace di Arta (Gibuti) e governo di transizione: in Kenya!

2004 pace di Nairobi (Kenya) e nuovo Governo Federale di Transizione (GFT)

2006 il Consiglio Supremo delle Corti Islamiche (CSCI/UIC) assume il controllo di Mogadiscio
         US pro-alcuni «signori della guerra» (secolari) contro CSCI/UIC
         2006 (giugno) CSCI/UIC sconfigge i signori della guerra e li espelle da Mogadiscio
         2006 (dicembre) l’Etiopia invade la Somalia in sostegno al GFT e appoggiata da attacchi aerei
         degli Stati Uniti: CSCI/UIC espulse da Mogadiscio
         2007 AMISOM: mandato UN e truppe African Union da Uganda/Burundi (+ Kenya 2012)
         scontro con milizie fondamentaliste (al-Shabaab e Hizbul-Islam) nel centro-sud
2009-10 al-Shabaab sconfigge e assorbe Hizbul-Islam

2011: picco 237 attacchi pirateria (poi calo: 75 2012, 15 2013); carestia in parte del sud
2011-12 al-Shabaab perde terreno (liberazione di Mogadiscio e Kisimayo) contro truppe di Kenya
(intervenuto nel sud in reazione a rapimenti), AMISOM (AU) e governative

2012: costituzione provvisoria e nuovo Governo Federale (fine transizione) con presidente Hassan
Sheikh Mohamud eletto da parlamento

2013 Westgate Shopping Mall a Nairobi (72 morti), 2015 Garissa University College (148

2014 truppe Etiopia integrate in AMISOM (attualmente ca. 21.000 soldati)
2017 elezioni e nuovo presidente Mohamed Abdullahi "Farmajo" Mohamed (184 voti MPs vs. 97 per
presidente uscente HSM: eletto indirettamente, dal parlamento, a sua volta eletto 2016 da 14.000
anziani dei clan e delegati delle comunità)
Estremismo islamico in Somalia
Formazioni islamiste in Somalia:
•   1980s-primi 1990s al-Itihaad al-Islamiya (AIAI), anche nell’Ogaden, avversata dall’Etiopia

1991 crollo dello stato e 1992-1995 interventi ONU
Corti Islamiche emergono a Mogadiscio:
    1994-97 sopraffatte da clan e milizie
    1997-2000 amministrano ordine pubblico (parziale e precario)
         Post-2001 war on terror: Stati Uniti appoggiano Etiopia e alleanza di warlords contro islamisti
         (inclusi rapimenti e uccisioni di personalità religiose) presunti alleati di al-Qāʿida, favorendo
         radicalizzazione islamica locale contro ingerenze esterne
    2006 le Corti ottengono controllo della capitale e stabilizzazione, estromettendo un Governo
    Federale di Transizione diviso
         2006 (feb.-giu.) Unione Corti Islamiche (ICU), con milizie Jamaa’a al-Shabaab, sconfigge
         alleanza warlords
         2006 (dic.) Etiopia invade per insediare TFG a Mogadiscio, parziale assorbimento ICU (Sharif
         Ahmed presidente)
Al-Shabaab diventa gruppo politico-militare autonomo in guerra contro invasori infedeli
Etiopia, e poi Kenya
Fonte: BBC News, Nov. 2016
Origini e natura di al-Shabaab
•   gruppo politico-militare sunnita wahabita, monolitico ma decentrato in cellule
•   jihad locale e globale fortemente attrattive come veicolo di mobilitazione
      identità islamica trasversale alle appartenenze claniche
      nazionalismo somalo contro ingerenze/presenze esterne, soprattutto verso stati regionali
      prospettiva di miglioramento sociale per giovani ingabbiati nella rigide strutture sociali claniche
•   aree occupate nel centro-sud: amministrazione (e.g. corti), servizi (e.g. scuole) e welfare
    redistributivo (i.e. programmi sociali)
         Ma gradualmente indebolito/ridotto da scontri militari, anche per cresciuta
         alienazione popolazione frutto di violenze generalizzate contro civili post-2011
•   risorse finanziarie (fortemente ridotte dopo liberazione di Mogadiscio 2011): racket,
    tributi da attività portuali e aeroportuali, tassazione esercizi commerciali, estorsioni come
    obblighi religiosi (zakat), presunti finanziamenti di Arabia Saudita e stati del Golfo,
    rapimenti/riscatti dai governi occidentali, pirateria Golfo di Aden, traffici illeciti nel Corno
•   diaspora somala: appoggio finanziario + foreign fighters

2012 al-Shabaab affiliati formalmente ad al-Qāʿida, ma leadership Ahmed Abdi Godane
(†2014 da raid US) sfidata sia da fazione ‘localistica’ sia da defezioni pro-ISIS
Le radici della debolezza dello stato
in Africa

Due tipi di sistemi politici in epoca precoloniale:

        A.   società di tipo statuale premoderne
                     autorità centralizzata e gerarchie amministrative

        B.   società “senza stato” (stateless), “acefale”
                     società segmentarie: “l’anarchia ordinata” da clan, lignaggi e anziani
                     elementi egualitari, ma anche differenziazione e gerarchie

            innumerevoli forme intermedie e variazioni nel tempo
↓
entità di tipo statuale presenti solo a macchia di leopardo:
un continente non interamente suddiviso in stati

Perché?
    scarso surplus economico: no risorse per sostenere strutture statali
    bassa densità di popolazione: scarso controllo centrale e ambiguità/flessibilità dei
     confini
Densità di popolazione
variabile e in forte crescita,
ma spesso ancora bassa.

 Rwanda             464 ab./km2
 Giappone           350 ab./km2
 Italia             202 ab./km2
 Nigeria            185 ab./km2
 Cina               144 ab./km2
 Stati Uniti        34 ab./km2
 Angola             17 ab./km2
 Ciad               10 ab./km2
 Centrafrica        7 ab./km2

 (WDI, rif. 2012)

                                  Population density 2010 (Fonte: AEO 2015)
Fortissima espansione demografica in corso
 • ca. 1 mld africani nel 2017 → 2,1 miliardi nel 2050
 • cause: aspettative di vita in aumento, ma lento declino della fertilità

                                                                 Fonte: UN Population Division
                                                                 (Online database, April 2014)
Lo stato precoloniale africano tipico:

“includeva tre sfere territoriali:
        lo stato vero e proprio,
        la sua periferia composta da principati semi-autonomi
        e, al di là di essi, un ambito generico di influenza …

I confini dello stato non erano chiari, e si conoscono casi di principati
semiautonomi che dipendevano contemporaneamente da due stati
confinanti e che pagavano tributi a entrambi.

Una ragione del carattere indefinito dei confini sta nel fatto che in molte
zone la terra era abbondante e che il fattore che costituiva un limite alla
produzione era il lavoro.

Gli stati esercitavano quindi la loro sovranità sulla popolazione, e
rivendicavano con relativa precisione l’insediamento di certe popolazioni,
ma non facevano altrettanto con il territorio … Il territorio … lo definiva …
la terra che le popolazioni degli insediamenti soggetti erano in grado di
utilizzare” (Vansina 1979:19)
L’imposizione
dello stato coloniale

                                                                     The British Colossus (1892):
   la Conferenza di Berlino (1884-85)                               Cecil Rhodes straddling
                                                                     Britain’s possessions
    e la spartizione del continente

   l’occupazione ‘formale’/ ‘giuridica’ e la griglia dei confini:
    riduzione dei costi di conflitti e amministrazione

   modalità di amministrazione: l’indirect rule (governo indiretto), prevale su
    “assimilazione”

   invenzione di tradizioni ed etnicità: l’accentuazione delle divisioni

   contrapposizione tra due classi dirigenti / elite indigene: tradizionali e
    modernizzatrici
La spartizione coloniale
dell’Africa
Guerra e stato in Africa
Le origini degli stati africani contemporanei
  • da una spartizione coloniale ‘formale’/‘giuridica’ di fine XIX secolo alla griglia dei
    confini dei ‘nuovi stati’ indipendenti negli anni ’60
  • il regime internazionale post-coloniale: risoluzioni ONU n.1514 e n.1541 (1960) e
    Dichiarazione del Cairo (OUA 1964)
         ↓
         riconoscimento esterno de jure ha:
               delegittimato le alterazioni dei confini

               contenuto la minaccia di guerre interstatali/secessioni

               disincentivato la costruzione di istituzioni statali

               preservato stati inefficaci e con debole identità nazionale

La guerra nell’Africa indipendente è stata prevalentemente guerra interna agli
stati, non guerra tra gli stati
  • la guerra è stata sintomo e causa della debolezza dello stato in Africa,          e
    non meccanismo di selezione e rafforzamento degli stati come in Europa
The Economist,
27 settembre 2014.
Sud Sudan:
la nascita di un nuovo stato
Sudan: territorio enorme, in parte desertico,
scarsamente popolato e molto eterogeneo

1955-72 & 1983-2005: guerra civile nord/sud
    • nord arabo-musulmano vs. sud cristiano/animista
    • divisioni accentuate da amministrazioni coloniali britanniche separate nord/sud

    1989 colpo di stato del Brig. Omar Al-Bashir
    1998 missili US contro ‘fabbrica armi chimiche’: svolta, Khartoum cerca di ristabilire i legami

2005 pace di Nairobi, dopo negoziati promossi da US
    • power-sharing + amministrazione autonoma transitoria Sud Sudan + referendum
    • nodi irrisolti (Abyei)

2011 (9 gennaio) referendum (98,8 % i ‘sì’) e indipendenza «Sudan del Sud»
    • conflitto Sudan vs. South Sudan
    • guerra civile dal 2013: presidente Salva Kiir vs. ex-vicepresidente Riek Machar (in parte dinka
      vs. nuer)
Dal conflitto alla carestia in Sud Sudan (feb.-giu. 2017)
•   dichiarata 21 febbraio 2017 dal governo assieme a FAO, WFP e UNICEF
•   100.000 «stanno morendo di fame», 1m persone prossime allo stato di carestia, 40%
    popolazione sud sudanese necessita aiuti alimentari/assistenza nella produzione
    agricola, 5m persone a rischio in caso di mancata risposta
•   «carestia» = insicurezza alimentare di 5° livello nella Integrated Food Security Phase
    Classification (FAO), criteri:
        20% famiglie in un’area si trovano in scarsità di cibo con limitata capacità di reazione
        malnutrizione acuta 30%
        tasso di mortalità > 2/10.000 (al giorno)
        no obbligo vincolante per ONU/donatori, ma catalizza attenzione per aiuti umanitari: la
         dichiarazione di carestia ha storicamente funzionato (e.g. Somalia 2011), anche con modalità
         innovative (e.g. voucher/denaro contante alle famiglie)
•   Unity State, area al centro del guerra civile governo vs. SPLM/A-IO: restano problemi di
    accesso degli aiuti e di «cattura»/diversione degli stessi da parte del governo o dei
    ribelli
•   già 1988 e poi 1998 Bahr el Ghazal (250.000 morti, legata al conflitto Khartoum/SPLM-
    A) → 1989 Operation Lifeline Sudan (10 anni, criticata per «cattura» aiuti da
    belligeranti)
                                                                                      Fonte: De Simone (2017)
Fonte: Famine Early Warning System, www.fews.net
La crisi in Mali, 2012-2013
La crisi in Mali, 2012-2013
1968-1990        regime militare (Moussa Traoré)
1991             colpo di stato (Lt.Col. Amani Toumani Touré): «positivo»?

1992-2012        democrazia multipartitica (Alpha Oumar Konaré /Amani Toumani Touré)

2012-2013        ribellioni nel nord, dapprima da parte dei tuareg
                     Mouvement National pour la Libération de l'Azawad (MNLA)
                     poi anche fondamentalisti islamici: Ansar Dine, AQMI, MUJAO e altri

2012 (mar.)      colpo di stato (Capt. Amadou Sanogo)
2013 (gen.)      intervento militare francese (Opération Serval) contro ribelli

2013 (giu.)      accordo di pace con i tuareg, poi nuovi scontri e accordo 2015
2013 (lug.-ago.) elezioni presidenziali vinte da Ibrahim Boubacar Keita (77,6%)
2015 (nov.) jihadisti al-Morabitoun & AQMI attacchi Radisson Blu Hotel a Bamako (22 morti)
2017 (giu.) attacco da Nusrat al-Islam, da fusione al-Morabitoum e Ansar Dine, allineato a al-Qaeda,
             resort a est di Bamako (2 morti)
Produttori di uranio (2011, ton,)
Kazakhstan                 19.451
Canada                     9.145
Australia                  5.983
Niger (NON il Mali!)       4.351
Namibia                    3.258
Uzbekistan                 3.000
Russia                     2.993
US                         1.537
Ukraine (est.)             890
Source:
Il Sole24Ore 030213 (based on World Nuclear Association)
La crisi in Mali, 2012-2013

• esclusione minoranze
    •   la democrazia non ha soddisfatto le minoranze / rafforzato lo stato                      (ma
        dichiarata “necessaria alla stabilizzazione”…!!)
    •   la democrazia in paesi poveri ha meno probabilità di sopravvivere

• fondamentalismo / terrorismo islamico
    •   “la jihad globale radicalizza la gioventù musulmana [locale e le loro] recriminazioni”
    •   Tuareg, jihadisti e trafficanti: reazione alla discriminazione, guerra ideologica o
        motivazione economica?

• intervento esterno: contro il fondamentalismo + protezione miniere uranio nel vicino
  Niger (26% importazioni francesi [Areva])
    •   2013 AFISMA (ECOWAS), 2013 MINUSMA (UN), 2014 G5 Sahel, 2014 EUCAP Sahel Mali e EUTP

• uno stato debole: enorme territorio (1.240.192 km2), confini ‘fittizi’, desertico/no
  sbocco al mare, poco popoloso (18m, i.e. 14,4 ab./km2), diversità etnica, povertà (Pil
  p.c. $668 nel 2011)
La crisi in Mali, 2012-2013
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