BRESCIA - EUGENIO FOSSATI E MCDONALD'S UN MATRIMONIO DI OLTRE 20 ANNI - PUBLIMAX
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BRESCIA e PUBLIMAX.EU l i f IN COVER EUGENIO FOSSATI E McDONALD’S BRESCIA LIFE UN MATRIMONIO DI OLTRE 20 ANNI
PARRUCCHIERI EQUIPE STEFANO Sede: BRESCIA CREMONA Stefano e Massimo Paolo - Via Manzoni, 1 Via Crocifissa di Rosa,73 ISEO Tel. 030 305885 Alessio - Piazza Garibaldi, 30 E-mail: equipe.stefano@libero.it ORARIO CONTINUATO DAL MARTEDÌ AL SABATO Seguici sulla pagina Equipe Stefano
B-LIFE ∙ EDITORIALE NUMERO 202 / OTTOBRE 2018 “NIENTE grigiume” Diversamente da quanto si potrebbe pensare, l’autunno è una delle stagioni più dina- miche per quanto riguarda la vita della città e della provincia. Grandi protagoniste sono le fiere, che BresciaLife segue con attenzione, e poi ripartono i grandi incontri culturali, i concerti, i dibattiti, le presentazioni, le sfilate di moda, così come i campionati sporti- vi, le manifestazioni di solidarietà e gli even- ti in musica. Niente “grigiume” all’orizzonte, ma un autunno ricco di colori e tutto da vivere! Buona lettura! francesco.salvetti@publimax.eu FRASE | AFORISMA | CITAZIONE “ L’autunno ” è la primavera dell’inverno. Henri de Toulouse-Lautrec 1
B-LIFE ∙ SOMMARIO COVER 4 Eugenio Fossati e McDonald's un matrimonio di oltre 20 anni CITTÀ 8 La foga del secolo ritorna LA BRESCIANA MALMOSTOSA 10 La vie en rose GIRANDOLAR(T)E 13 Lorenza Giovanelli PEOPLE 18 Piergiorgio Cinelli DIARIO 20 Day by Day ENOGASTRONOMIA 30 Ritorna Cibo di Mezzo SAVE THE DATE 32 Appuntamenti in città e provincia SOCIAL 36 Brescia{IN}stagram BRESCIA IN BACHECA 62 Offerte di lavoro LA VOCE DELLE STELLE 63 Oroscopo IL GRAFFIO 64 “I rimedi della nonna” 37 BRESCIA LIFE EVENTS 38 Progetto Casa Energy 40 Start & Parners 42 La Zebra Run 44 Sposidea 2018 50 Librixia 2018 52 Festival dei Motori 54 Milano Fashion Week 60 #Iseosuona 2018 2
B-LIFE ∙ SOMMARIO BRESCIA life PUBLIMAX.EU 13 8 18 EUGENIO FOSSATI E McDONALD’S IN COVER BRESCIA LIFE UN MATRIMONIO DI OLTRE 20 ANNI Editrice: Publimax Sede legale: Brescia Piazza Tito Speri, 5 Direttore responsabile: Francesco Salvetti 36 francesco.salvetti@publimax.eu 20 32 Consulente editoriale: Massimo Boni Coordinamento pubblicità: Carlo Boni carlo.boni@publimax.eu Impaginazione e grafica: Eleonora Raschi Hanno collaborato: 38 Tiziana Adamo 40 Massimo Cominetti Roberta Falco Lucia Marchesi Alessandro Marelli 42 Silvia Marelli Enrica Ottelli Veronica Pede Laura Sorlini Stampa: 52 Tipolitografia Pagani Passirano (Bs) 44 50 Amministrazione Pubblicità: PUBLIMAX Via XX Settembre, 30 Tel. 030 3776552 Fax 030 280323 25122 Brescia E-mail: info@publimax.eu www.publimax.eu Supplemento a 030affari 54 60 Autorizzazione Tribunale di Brescia N° 53/2000 del 11/11/2000 3
Eugenio Fossati e McDonald’s UN MATRIMONIO DI OLTRE 20 ANNI Nata negli Stati Uniti nel lontano 1937, McDonald’s oggi è diventata una delle multinazionali più celebri al mondo, il numero uno della ristorazione veloce, che basa la propria filosofia su assoluta qualità e sicurezza di ingredienti e prodotti. La McDonald’s Corporation, infatti, è convinta che la promozione dei prodotti italiani sia non solo un modo per valorizzare il più possibile la qualità delle eccellenze agro-alimentari del nostro Paese, ma anche un segnale di responsabilità e legame con il territorio. E parlando di territorio, non possiamo non raccontare la storia di Eugenio Fossati, imprenditore bresciano che ha creduto in questo marchio, sposandone appieno la filosofia e intravedendone i successi futuri. Nel lontano 1999, infatti, apre a Brescia il primo ristorante McDonald’s, seguito negli anni da altri 6 punti vendita: Rodengo Saiano, presso il Franciacorta Outlet Village, Verolanuova, Orzinuovi, Castiglione delle Stiviere, Lonato, presso centro commerciale Il Leone, e Desenzano. Conosciamolo da vicino. Eugenio e Silvia con Dave Watchman chief operations officer McDonald’s Italia 4
B-LIFE ∙ COVER Intervista a Eugenio Fossati, • Far carriera in McDonald’s è possibile? Certamente. La settimana scorsa abbiamo ufficializzato la franchisee McDonald’s nuova struttura del personale, che attualmente conta 5 di- rettrici, 2 direttori e 2 supervisori donne. E l’avanzamento di • Imprenditori si nasce. Ma franchisee McDonald’s carriera, se si dimostra impegno e determinazione, è rapido. si diventa. Com’è iniziata quest’avventura? • Siete sempre alla ricerca di personale? Fin da ragazzo ho sempre respirato l’imprenditoria, tanto è Sì. Come è naturale che sia c’è sempre un turn over, poi- vero che ho iniziato lavorando nell’azienda di abbigliamento ché tanti ragazzi lavorano per noi mentre studiano e quindi femminile di mio padre. A fine anni ’90, però, intuisco che il può capitare che una volta laureati decidano di cambiare mercato sta cambiando, che non è più possibile produrre qua- professione, così come, invece, è possibile che decidano lità con gli stessi margini e chiudo l’attività con grande stupore di proseguire in McDonald’s. Si parte con un tirocinio, da di tutti. Nel frattempo, però, mi ero già fatto incuriosire dal crew (operatore di base) part – time per arrivare alla car- marchio McDonald’s, intravedendone una grande opportunità. riera direttiva. Un’esperienza stimolante, che puoi gestire in Decido di dargli fiducia, sposandone fin da subito la filosofia. autonomia su diversi turni, e garantisce diverse possibilità • Il 15 luglio 1999 apri il primo McDonald’s a Brescia, di sbocco. in via Sant’Eufemia 220, dove tutt’oggi ha sede… • Quali sono i requisiti richiesti? Esatto. A vent’anni di distanza sono orgogliosissimo di far L’unico requisito richiesto è la voglia di lavorare, il resto lo parte di questa realtà internazionale perché il marchio insegniamo noi. McDonald’s da sempre ci aiuta a essere imprenditori italiani. • Parliamo di novità: il 2018 è stato un anno ecce- • In che senso? zionale perché…? Gran parte dei prodotti che utilizziamo, infatti, sono italiani Per tanti motivi che ci riempiono di orgoglio. In primis per- e talvolta bresciani, a partire dagli ingredienti che quotidia- ché panini studiati da noi sono stati scelti da Bastianich, che namente vengono impiegati nelle preparazioni dei nostri tra l’altro in passato è stato crew McDonald’s. E sono pia- menù: la carne, sia di manzo che di pollo, il pane, l’olio, l’in- ciuti tantissimo. E poi nel 2018 il famoso Big Mac ha spento salata, il latte (della Centrale del Latte) e via dicendo. 50 candeline! In aggiunta a ciò, quando è possibile, mi avvalgo anche del- • 50 anni di successi, 50 anni di Big Mac recita lo la collaborazione di fornitori bresciani per quanto riguarda slogan. Perché è entrato nel cuore di tutti? l’arredamento dei locali. Penso sia estremamente importan- Il Big Mac è un po’ il simbolo del McDonald’s perché è tra- te valorizzare il territorio più possibile. sversale e piace a tutti. • Quante persone lavorano per te? • Recente anche la notizia di un accordo con Ama- Oltre a mia moglie Silvia, che ha iniziato con me, e a una dori. Di cosa si tratta? delle mie tre figlie, Federica, oggi l’azienda che rappresen- Sempre nell’ottica di utilizzare prodotti italiani di qualità, to conta oltre 200 dipendenti dislocati nelle 7 sedi. È una McDonald’s ha siglato un accordo con Amadori per dare ul- squadra eccezionale. teriori garanzie ai consumatori. 5
B-LIFE ∙ COVER • Grandi investimenti anche dal punto di vista del restyling… Accogliendo con grande entusiasmo il programma EOTF (experience of the future), promosso da McDonald's In- ternational, abbiamo rinnovato non solo le cucine dei risto- ranti, ma anche gli interni e gli spazi dedicati alla clientela. Tavoli multimediali per far giocare i bambini, tablet per leg- gere i giornali e chioschi interattivi dove le persone possono scegliere e personalizzare il menù con calma. E in più le famiglie possono tranquillamente accomodarsi senza dover attendere l’ordine perché effettuiamo servizio al tavolo. • Gli orari di apertura del ristorante di Brescia? Tutti i giorni fino alle 4 del mattino, mentre il venerdì e il sabato, la corsia Mc Drive rimane aperta 24 h su 24. A De- senzano, invece, la corsia McDrive è aperta 24 h su 24 per 365 giorni l’anno e il McCafè, il bar all’italiana, apre alle 6 del mattino. • McDonald’s è anche solidarietà. Ogni anno orga- nizzate diverse iniziative per devolvere in benefi- cenza parte del ricavato. Ci fai qualche esempio? In occasione del compleanno del Big Mac è stata fatta una promozione che consentiva ai clienti di acquistare il famoso panino a 50 centesimi e tutto il ricavato è stato devoluto alla fondazione Ronald McDonald, che dà supporto a bambini affetti da gravi patologie e le loro famiglie. Allo stesso modo, ogni anno, durante il mese di novembre, ogni ristorante crea eventi con lo scopo di far conoscere la Fondazione e raccogliere fondi per sostenerla. • Personalmente, invece, so che hai creato da zero un ospedale in Africa… Sì. A nome di Acoma Onlus, di cui sono presidente, ho rea- lizzato un ospedale in Kenia, inaugurato nel 2016, dove di- spensiamo medicine, le donne possono partorire in sicurez- za e tutta la popolazione può beneficiare delle vaccinazioni. Fondazione Ronald McDonald Arrivata in Italia nel 1999, la Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald è una realtà no profit che ha l’obietti- vo di aiutare i bambini malati attraverso l’apertura e la gestione di Case Ronald e Family Room nei pressi dei principali centri pediatrici in Italia. Case Ronald e Family Room offrono una “Casa lontano da casa” in cui le famiglie dei bambini malati e lungodegenti trovano alloggio gratu- itamente, potendo così restare vicino al proprio bimbo in ospedale. La Fondazione è presente in oltre 60 paesi e ad oggi sono state realizzate 355 Case Ronald, 200 Family Room e 49 Unità Mobili, che servono ogni anno 5,7 milioni di bambini. Le strutture in Italia Fondazione in Italia ha aperto 4 Case Ronald: due a Roma, una a Brescia e una a Firenze, cui si aggiungono una Fa- mily Room all’interno dell’Ospedale S. Orsola di Bologna e una all’interno dell’Ospedale Infantile Cesare Arrigo di Alessandria. Le partnership instaurate sul territorio nazionale permet- tono a Fondazione di collaborare con ospedali di eccellen- za nelle cure pediatriche, a Roma ad esempio con l’Ospe- dale Bambino Gesù e il Meyer a Firenze. Questo consente dunque di aiutare a garantire cure di altissimo livello an- che a quei bambini che abitano lontani da questi centri. In oltre 15 anni di attività in Italia sono stati ospitati circa 33.000 bambini e genitori, offrendo 140.000 pernottamen- ti e generando un risparmio per le famiglie accolte di oltre 14 milioni di euro. Un aiuto concreto per affrontare uniti le difficoltà della malattia e il percorso verso la guarigione. 6
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B-LIFE ∙ CITTÀ di Roberta Falco IL DIRITTO AL RIPOSO LA FOGA DEL SECOLO ritorna “ ” Dal (mezzo) riposo di un’altra estate © Ag. Fotolive Ma: a Natale, mi dite? A Pasqua? Forse al primo maggio o al venticinque aprile? Ci penso e ripenso, ma la verità è che per Brescia sembra La chiusura di settembre segna la fine un’altra estate: che il Ferragosto sia motivo di festa più che ogni altra oc- la stagione del sole, delle vacanze in famiglia e con casione. Ma ammettendo anche altre tre o quattro date, in l’amante, delle albicocche... la stagione in cui la foga del ogni caso, vi sembra giusto questo basso numero di giorni, “sempre aperto” si prende finalmente (ma comunque sui trecentosessantacinque totali dell’anno? parzialmente) una vacanza. I nostri nonni non credo sarebbero d’accordo: loro sape- vano bene quando era tempo di chiudere i battenti, e tutti insieme (e la città con loro) li serravano e si auguravano l’uno l’altro “Buona domenica” (perché ribadiamolo: anche la domenica è un giorno festivo) e così via. Ripenso infatti (e in particolare) al bramato Ferragosto, Ma perché dunque oggi dovrebbe essere diverso? Cosa che ho trascorso proprio qui in città. Ristoranti e negozi abbiamo fatto per non meritare più il riconoscimento di avevano abbassato la saracinesca e permesso alla nostra un bisogno di riposo fisiologico? città un po’ di dovuto riposo. È perché il mondo contemporaneo è molto più frene- Tutto (o al più) era chiuso. Uno scenario al ricordo tico? È perché siamo assillati dalla paura di non riuscire insolito, troppo. Per questo, ora mi chiedo: è giusto che, a stare appresso a questo ritmo sfrecciante del XXI quando capita quella rara occasione in cui il più dei lavo- secolo? È così, può essere così. Ma se è questa la scusa ratori chiude i battenti all’unisono e si prende quel riposo (un mondo con tendenza a una nevrosi che può rivelarsi che gli spetta di diritto, appaia così: fuori dal normale? trascinante per il singolo individuo lasciato all’addiaccio Perché, pensateci, quando capiterà di vedere di nuovo e danneggiare la sua sfera personale, famiglia in primis) ristoranti, bar e negozi vari chiusi nello stesso giorno? ecco che riconoscere formalmente la necessità di pren- La domenica e le occasioni di festa ormai si distinguono dersi quel tipo di riposo, che ci è connaturato, diventa difficilmente dagli altri giorni. allora ancor più importante. 8
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B-LIFE ∙ LA BRESCIANA MALMOSTOSA di Veronica Pede MONTMARTRE A CHIESANUOVA LA VIE EN rose “ ” Ovvero: di Mal Sottili ed altre cose più amene che Parigi ci invidia. Devo ordinare su Amazon una maschera da Dottore della Peste. L’avete presente? Una di quelle stupende cartapeste veneziane oblunghe, che ricordano un becco o uno spropositato nasone. Prima, molto prima che divenissero un apprezzato gadget per turisti, erano appannaggio appunto dei dottori veneziani che, ben lungi dal curare, andavano ad accertare casi di epidemia ed a disporre il trasloco dei malcapitati nei lazzaretti predisposti. Indossavano quell’affare, francamente mente superato quota 500 e, dalla bassa Beh, da non credere: non si sono in- inquietante, non tanto per gettare nel bresciana, è stato raggiunto l’hinterland c***ati di brutto i titolari del Moulin Rou- panico gli astanti (cosa che credo acca- cittadino. ge doc, quello originale, quello parigino? desse, senza alcun dubbio) ma per cre- Quindi che si fa, ne frattempo, giusto per Tramite avvocati, hanno intimato al lo- are una sorta di barriera protettiva, se ingannare il tempo? cale bresciano di cambiare nome, cosa non dal contagio almeno dal suo tanfo. Propongo una gitarella a Parigi. Non solo che è stata fatta in quattro e quattr’otto, Il “naso-becco” era infatti riempito con perché con tutto ‘sto parlare di polmoni- onde evitare onerose cause legali. erbe aromatiche ed unguenti. Ecco: me te mi sono tornate in mente le atmosfere Vabbè. Esiste il copyright e quindi i fran- la compro, la indosso e poi via, per le alla Emile Zola, con i suoi protagonisti cesi hanno difeso il loro nome e marchio, contrade bresciane, a sfidare legionella distrutti dalla tisi (e dai liquoracci degli ma la domanda che, a mio avviso, la de- e polmonite con originalità e saldi riferi- Assommoir). Propongo Parigi perché legazione di bresciani dovrebbe portare menti storici, frattanto che Chi di Dove- una delegazione di bresciani a Parigi nel cuore di Parigi, alla base della But- re capisce da dove arriva e cosa si debba avrebbe senza alcun dubbio una piccola te di Montmartre, forte e chiara, è: “Oh predisporre per scongiurare il contagio. missione antidiplomatica da compierci. gnari, ma state calmi però. Avete presen- Al momento le principali indiziate sono Ora vi spiego. te Chiesanuova? E gli apericena??? Ma le acciaierie, che con i loro impianti di C’è questo locale cittadino, in via Fura secondo voi, un localino alla periferia di raffreddamento costituiscono un habitat cioè a Chiesanuova, che, per rendere Brescia (che di per sé poi non è Milano), particolarmente adatto al proliferare di più accattivanti i suoi apericena e feste che fastidio vi può dare? E soprattutto, questo dannato batterio della legionella. di laurea/addio al celibato/al nubilato a come capperi avete fatto a scoprirlo voi I controlli effettuati su quelle comunali prezzo fisso, si è scelto come nome Mou- che, se non fosse stato per il vostro in- non hanno evidenziato alcun rischio, per lin Rouge. I proprietari sono gli stessi del tervento, non ci saremmo accorti della cui possiamo stare moderatamente tran- Belle Epoque, il che lascia ipotizzare una sua esistenza nemmeno noi bresciani?” quilli nonostante il numero di contagiati legittima fascinazione per la Parigi di fine Forza, su. Fatemi sapere chi viene che sia importante: abbiamo abbondante- Ottocento, le sue atmosfere, la sua storia. prenoto. 10
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B-LIFE ∙ GIRANDOLAR(T)E di Lorenza Giovanelli A ottobre '18 IT A L I APPUNTAMENTI Venezia, Collezione Peggy Guggenheim. Fino al 14.01'19 OSVALDO LICINI. CHE UN VENTO DI FOLLIA TOTALEwww.guggenheim-venice.it MI SOLLEVI “Chi cerca suole mai trovar certezza”. Alla XXIX Biennale di Venezia del 1958 l’artista marchigiano Osvaldo Licini fu insignito del Gran Premio per la pittu- ra, un dovuto omaggio a una delle personalità più originali quanto inafferrabili del panorama artistico italiano della prima metà del XX secolo. A 60 anni da quel prestigioso riconoscimento e dalla sua scomparsa, la Collezione Peggy Guggenheim ricorda il grande maestro con l’attesissima retrospettiva “Osvaldo Licini. Che un vento di follia totale mi sollevi”, a cura di Luca Massimo Barbero. Undici sale espositive, oltre cento opere, ripercorrono il dirompente quanto tormen- tato percorso artistico di questo autore, la cui carriera fu caratterizzata da momenti di crisi e cambiamenti stilistici apparentemente repentini. Licini mise al centro della sua ricerca artistica la pittura stessa, con la conseguente in- cessante e sofferta sperimentazione formale espressa nelle sue opere, mai veramente ultimate e costantemente ripensate. Formatosi in una Bologna ricca di fermenti artistici, grazie a ripetuti soggiorni parigini nei primi Anni 20, diviene ben presto una delle figure italiane più consapevoli degli sviluppi internazionali dell’arte pittorica. Follemente innamorato del genio di Matisse e fiero della sua indipendenza da ogni tipo di classificazione, scelse di stabilirsi nell’isolato borgo natio di Monte Vidon Corrado respirando l’aria dei leopardiani colli marchigiani, sua costante ispirazione. Oggetto si un collezionismo intellettuale e sofisticato, le opere di Licini sono sempre in bilico tra astrazione e figurazione, equilibrismo particolar- mente evidente nei grandi capolavori della maturità dedicati ai temi dell’Olandese volante e dell’Angelo ribelle, personaggi densi di un simbolismo misterioso e onirico. Le opere più iconiche di Licini sono tut- tavia quelle dedicate al soggetto di Amalasunta, “la luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco” Ma è anche un po' una Vergine, assunta non troppo bene, oppure la figlia di Teodorico, incontrata per caso in un sussidiario. In questi dipinti dominati dall'aria, sembra tuttavia tornare il profilo delle colline dei primi anni, riassunte in una linea sinuosa che pare la sintesi di un corpo femminile. “Errante, erotico, eretico” è il titolo del libro che raccoglie i suoi scritti. E infatti tra le sue tele tutto è viaggio, seduzione, libertà controcorrente. Milano, Museo del novecento. Fino al 24.02.'19 MARGHERITA SARFATTI. SEGNI, COLORI E LUCI A MILANO Rovereto, Mart. Fino al 24.02.'19 MARGHERITA SARFATTI. IL NOVECENTOwww.museonovecento.it ITALIANO NEL MONDO | www.mart.trento.it Giornalista, critica e promotrice dell’arte italiana tra le due guerre, Margheri- ta Sarfatti (1880 - 1961) brilla nel panorama internazionale del primo Novecento per cultura, talento e ambizione. La nascita in una facoltosa famiglia israelita, l’istruzione con illustri precettori e la spiccata personalità delineano la figu- ra di una donna colta e appassionata, ma anche complessa e controversa. Amica di intellettuali e artisti, socialista e poi sostenitrice del regime fascista, lega il suo nome al gruppo di Novecento Italiano, che segue nella prima formazione e promuove con tenacia dal 1924 superando i confini nazionali. Sono gli anni del ri- torno all’ordine e del recupero della tradizione artistica, che Sarfatti interpreta coniando la celebre definizione di “moderna classicità”. Nota soprattutto per la sua relazione d’amorosi sensi con Benito Mussolini, di cui fu autrice della cele- bre biografia DUX, la Sarfatti usò Mussolini per diventare la “regina” dell’arte italiana e lui la usò per rifarsi un’immagine fuori e dentro l’Italia, fino alla rottura del 1938 quando le leggi razziali (e la nascente relazione del Duce con Claretta Petacci) la portarono a trasferirsi in America Latina. A Milano e a Rovereto, una doppia mostra esplora la sua complessa figura: due rassegne autonome ma complementari, ognuna dedicata ad aspetti diversi di questa figura emblematica del pano- rama culturale italiano. Se la mostra milanese si concentra soprattutto su quanto accadde a Milano, quella del Mart, ha una visione più ampia: obiettivo è infatti quello di ricostruire il progetto di espansione culturale di Margherita Sarfatti, con particolare attenzione al ruolo di Margherita come ambasciatrice dell’arte italiana nel mondo. 13
B-LIFE ∙ GIRANDOLAR(T)E A ottobre '18 APPUNTAMENTI cose che ci PIACCIONO L I Solo bagaglio a mano (?) ITA Forlì, Musei San Domenico. Fino al 06.01.'19 FERDINANDO SCIANNA www.mostraferdinandoscianna.it "Non sono più sicuro, una volta lo ero, che si pos- sa migliorare il mondo con una fotografia. Rimango convinto, però, del fatto che le cattive fotografie lo peggiorano”. Con circa 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna Negli ultimi mesi sono tornata a leggere molto. attraversa l’intera carriera del fotografo sici- Sono sempre stata una lettrice affamata ma liano e si sviluppa lungo un articolato percorso per qualche motivo era da qualche tempo narrativo, capitolo dopo capitolo. Appassionatosi che faticavo a finire un libro. Il motivo chi lo sa, alla fotografia negli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua fatto sta che avevo iniziato a diventare un’ac- Sicilia, è diventato uno dei più acclamati maestri cumulatrice seriale di carta stampata: come della fotografia italiana. Un lungo percorso arti- stalagmiti, pile di libri torreggianti crescevano stico che ha esplorato le più svariate tematiche in un angolo della mia camera da letto nella affrontate seguendo sempre il medesimo filo rosso: la costante ricerca di una forma nel caos della casa #1: il peggiore incubo di qualsiasi lettore vita. 50 anni di racconti da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose all’e- in crisi. Una situazione peggiorata dal fatto che sperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e l’iconica Marpessa. Poi uno dei più preziosi esseri umani mai conosciuti i reportage con Magnum, i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli e che ho la fortuna di considerare amico ama animali, le cose e infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura. "come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimen- regalarmi libri: li sceglie con cura, sapendo dove to fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il sarà il mio prossimo viaggio o sapendo il livello quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per di impaturniamento raggiunto o semplicemen- modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una te cercando di strapparmi un sorriso o di farmi distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano commuovere facendo riaffiorare dei ricordi che e ti raccontano, come in uno specchio”. Di fronte a tutto ciò che dire se non… Mi*****! pensavo di aver seppellito o archiviato definiti- vamente. Ogni libro è sempre accompagnato Milano, BUILDING Gallery da una lettera, rigorosamente scritta a mano e (site specific presso la Basilica di Sant’Eustorgio e la Cappella Portinari) con inchiostri multicolore (lo so che suona ridi- colo, ma a me piace troppo vedere le frasi che Fino al 22.12.'18 si tingono di gradazioni arcobaleno mentre le leggo) e ogni lettera non abbandona mai il suo libro, che la custodisce e di cui lei testimonia il JAN FABRE, I CASTELLI NELL’www.building-gallery.com ORA BLU viaggio che lo ha condotto dallo scaffale della Si può mettere in mostra il silenzio del blu? Jan libreria fino alle ehm… stalagmiti del 23/C. Bene, Fabre ci è riuscito. L’ora blu è quel momento spe- un bel giorno durante una delle ultime toccate ciale tra la notte e il giorno, tra il sonno e la e fughe italiane ho ricevuto l’ennesima “bom- veglia, tra la vita e la morte. L’ora blu è un ba-carta”. Già angosciata da come poter man- momento di diffuso silenzio e di perfetta simmetria della natura, quando gli animali notturni si stanno tenere ancora a lungo l’equilibrio dei miei torrio- per addormentare e quelli diurni si stanno per sve- ni babelici, sulla via del ritorno a casa, ancora in gliare. L’ora blu è un momento di metamorfosi. Jan auto, ho aperto uno dei volumi che spuntavano Fabre ha trovato la sintesi perfetta di questo con- dalla borsa di tela di un qualche festival della cetto nella tonalità di blu dell’inchiostro Bic. Ne è nata una mostra, I Castelli nell’Ora Blu, la pri- letteratura. Lo so che non si legge mentre si gui- ma personale milanese di uno degli artisti più ele- da, ma non riuscivo a non fremere dalla voglia gantemente vestiti dopo Fontana. Nella selezione di di sentire le pagine scorrere sotto le dita, il pro- lavori in mostra – alcuni totalmente inediti – il fumo della carta - quello buono - che iniziava a concetto di blu tanto caro alla produzione di Jan Fabre a partire dalla fine degli Anni 80, è associato a un altro tema molto importante del riempire l’abitacolo, le parole che mi sembrava suo percorso creativo: il castello. Luogo per eccellenza della favola romantica, il ca- di sentire sussurrate come se provenissero dalla stello traduce il credo dell’artista in difesa della bellezza e della fragilità dell’ar- radio. Io e i libri avevamo fatto pace. Mi ricordo te. Jan Fabre come cavaliere che fa castelli in aria, castelli di carte, si riposa nel suo di aver trascorso i cinque giorni successivi a leg- castello e sogna. Un cavaliere della disperazione e guerriero della bellezza che riesce a calarsi in un’epoca cavalleresca malgrado l’anacronismo storico dell’impresa difendendo gere senza sosta tra un’e-mail e una telefona- valori per cui vale la pena combattere strenuamente. Tivoli, Wolfskerke, Monopoli, sono ta con l’ufficio oltreoceano, e non contenta di i castelli su cui Fabre è intervenuto con il suo inconfondibile tratto blu, ammantanti avere un centinaio di titoli già a mi disposizione dalla luce tipica di quell’ora magica del giorno, il crepuscolo, quell’ora speciale tra nella mia caotica libreria da terra, ho passato il sonno e la veglia, tra la vita e la morte. L’Ora Blu, un momento di totale silenzio e perfetta simmetria in natura, quando gli animali notturni si stanno per addormentare e due pomeriggi interi alla Feltrinelli, sotto i portici, quelli diurni si stanno svegliando, in cui i processi di metamorfosi hanno atto. “Voglio a vagare tra gli scaffali, leggiucchiando, quasi che i miei spettatori siano in grado di abbandonarsi all’esperienza fisica dell’annegamen- mordicchiandole, le pagine di libri che poi mi to nel mare apparentemente calmo dei miei disegni con la Bic blu” scriveva l’artista nel sono ritrovata ad accompagnarmi verso casa, 1988. Disegni, collage, film, opere fotografiche e sculture compongono il percorso nel suo immaginario poetico e visionario. La “via della spada” è “la via dell’arte” dell’artista comodamente seduti dalla parte del passeg- che, mentre sogna, disegna, scrive e inventa un universo personale partendo dalla grande gero. Arrivato il fatidico momento della valigia, tradizione che lo precede. Fabre si batte fino allo stremo delle forze in difesa dello quando il mio cane cerca sempre di infilarcisi spirito più autentico, tragico, folle ed eroico dell’artista e dell’uomo. 14
B-LIFE ∙ GIRANDOLAR(T)E Segue da pagina 14 A ottobre '18 APPUNTAMENTI L I dentro nella speranza di impedirmi di partire, ho ITA deciso di riempirne metà con tutti quei libri da cui vedevo una lettera sbucare tra le pagine. Da allora non ho passato sera senza leggere, anche solo poche righe per motivi di sonno. Due Milano, La Triennale Fino al 20.01.'19 giorni fa stavo messaggiando con la mia Signora LaMamma intorno alle 8 del mattino (ora mia). A CASTIGLIONI www.triennale.org LaMamma mi ha insegnato a leggere quan- do avevo 4 anni e uno dei primi autori che mi ha fatto affrontare da sola è stato Hemingway Riguardo al giorno della sua laurea in Architettura (abbiamo letto che Dan Brown eh… non è che al Politecnico di Milano con una tesi su un progetto siamo due intellettualoidi affette dalla sindrome per un gruppo rionale fascista, spesso ricordava: della letturaimpegnataatuttiicosti). Beh insom- “Stavano arrivando i bombardamenti e quindi in fret- ta e furia mi hanno anche laureato. Non ho preso la ma tra un messaggio e l’altro le consiglio un li- laurea per bravura, ma una laurea di guerra”. Il 16 bro che sto leggendo (e che effettivamente ho febbraio 1918 nasceva a Milano uno dei più grandi ma- estri del design italiano, Achille Castiglioni. Pro- finito proprio ieri sera). Lei mi fa una domanda gettista unico e visionario, ha saputo combinare strana sul colore della copertina. Non faccio a semplicità, ironia, leggerezza, intelligenza e atten- zione ai nuovi materiali, assemblando oggetti comuni tempo a rispondere che mi arriva una fotogra- per trasformarli in nuove forme. Prototipi poi diven- fia del divano di casa, uno scorcio di codina tati prodotti realizzati in serie, molti dei quali del mio cane e la copertina arancio. Proprio lei. premiati, ma soprattutto oggetti senza tempo entrati a far parte della vita domestica di molti di noi, fino Chiamale coincidenze o strane forme di telepa- quasi a dimenticarci del loro autore. Le stanze del tia, fatto sta che ci siamo ritrovate entrambe a suo studio erano delle “camere delle meraviglie” e tanti sono stati gli architetti, i designer, i grafici o i semplici ammiratori che hanno avuto leggere la stessa cosa pur vivendo a migliaia di la possibilità di vederlo lavorare, non solo come progettista di oggetti. 40 anni di atti- chilometri di distanza… Gabriele Romagnoli è vità e 190 progetti di architettura, 290 progetti di industrial design e 484 allestimenti. un giornalista e scrittore è stato direttore di GQ, Umanista del XX secolo, ha sempre mantenuto l’uomo al centro delle sue innumerevoli, geniali invenzioni. Un artefice che fa aderire componente tecnologica e dimensione estetica, portando corrispondente per Vanity Fair e inviato de La ogni oggetto a incarnarsi nella materia, a diventare primordiale, ma sempre e comunque beffar- Repubblica. In tutte la sua carriere ha girato il do, emotivo e mai perfettamente risolutore. Tra uffici e direttori creativi di Alessi, Ideal Standard, Driade, Achille Castiglioni ha indicato fino alla sua morte, avvenuta a 84 anni, mondo (ha “visto 73 paesi, abitato in 4 continen- la strada minima per arrivare al cuore del ready made e alla sua ingegnerizzazione seriale. ti, 8 città e 27 appartamenti”, dice) e si è sem- Attirato dalle tecnologie e dai nuovi materiali, dal gioco e dalla velocità di comunicazione del telefono. Storica assistente di Castiglioni, Antonella Gornati a volte si chiede “come pre interessato alle vite degli altri, quelle più o avrebbe aggiornato le sue lampade con le nuove sorgenti luminose Led”… Probabilmente avrebbe meno uniche, più o meno esemplari, più o meno indossato il suo grembiule verde chiaro, si sarebbe acceso una sigaretta e masticando una significative. Da tutte queste esistenze ha tratto caramella Baratti si sarebbe messo a disegnare. Poi alle cinque del pomeriggio una chiacchie- rata di confronto con i collaboratori bevendo un tè e più tardi, davanti a un gelato crema e qualche riflessione saggia anche se un filino da cioccolato o a un Campari, avrebbe festeggiato l’intuizione di una soluzione. “guru” che ha raccolto nel piccolo libro che io e LaMamma abbiamo inconsapevolmente inizia- O ottobre '18 ES APPUNTAMENTI T E R to a leggere insieme: “Solo bagaglio a mano”. In mezzo a tutte le vite, le storie, gli aneddoti, i film e i libri che Romagnoli racconta, il bagaglio a mano diventa metafora di uno stile di vita pie- no ma equilibrato, il cui mantra si potrebbe rias- Miami, PAMM. Fino al 17.02.'19 sumere in un lapidario Less is More, da leggersi anche come More is Less. “Il bagaglio a mano ri- CHRISTO AND JEANNE-CLAUDE: SURROUNDED ISLANDS, BISCAYNE BAY, leva il superfluo. Se torni e ce l’hai fatta con quel GREATER MIAMI, FLORIDA, 1980-83. A DOCUMENTARY EXHIBITION numero di capi, fogge e colori, significa che non MIAMI: Da Milano: 7.950 Km - 10,40 h volo - Da Roma: 8.334 Km - 11,10 h volo www.pamm.org hai davvero bisogno di quanto, nel tuo guarda- roba, esorbita. Di quanto, nella tua vita, esorbi- Era il 7 maggio 1983, quando l’acqua di Biscayne Bay si tingeva di rosa. Le 11 isole della baia di Mia- ta”. Romagnoli prova a guidarci in una lezione mi per le successive due settimane sarebbero state di vita dal sapore zen in cui ci invita a liberarci di dolcemente abbracciate da 603,870 metri quadrati di tutto quanto non serve e a tenerci stretto sola- tessuto rosa in polipropilene galleggiante che si estendeva fluttuando sulla superficie dell’acqua, di- mente ciò che conta davvero. Insomma la sco- ventando le protagoniste assolute di uno dei progetti perta dell’acqua calda direte voi. Ricordiamoci visionari della coppia che più in assoluto può esse- re considerata emblema dell’arte come vita e gesto che l’acqua calda non è mai scontata eh… e d’amore: Christo e Jeanne-Claude. Surrounded Islands quando manca è una tragedia. Ma problemi di approdava a Miami quando Miami non esisteva ancora. Quando lo skyline non aveva grattacieli ma solo edi- idraulica a parte, malgrado la sottoscritta non fici Art Decò e quando la poshissima edizione di Art sia volata in Corea e non si sia fatta chiudere Basel non era nemmeno pura immaginazione. Lui ricorda in una bara avvolta da una vestaglia senza ta- sempre sorridendo che il rosa era stata un’idea di lei. Oggi quel rosa è ancora considerato il simbolo sche simulando la sua morte, non posso negare della svolta culturale di Miami, il colore della sua di non aver letto attraverso le parole e la vita rivoluzione artistica. Malgrado la loro natura effimera, tutti i progetti di Christo e Jean- ne-Claude continuano a vivere nel cuore e nei ricordi dei milioni di persone che li hanno di qualcun altro, un percorso che io stessa ho vissuti attraverso i disegni preparatori del genio di Christo stesso, le immagini di Wolfgang iniziato ad intraprendere qualche primavera fa, Volz, le pellicole dei fratelli Maysles ma soprattutto attraverso le mostre documentarie che come direbbe Toro Seduto. Gabriele (e diamo- ne ripercorrono lo straordinario viaggio, vero fulcro dell’opera d’arte. Per la prima volta in 35 anni, la mostra di Surrounded Islands approda negli USA e quale posto migliore se non celo del tu) lo chiama bagaglio a mano, io lo casa. Una brezza rosa attraverserà nei mesi invernali gli spazi del Perez Museum, geniale chiamo tagliare i rami secchi. Malgrado siamo architettura del binomio svizzero Herzog e Meuron con vista privilegiata sulla baia. 43 opere originali e oltre 200 tra documenti, fotografie, mappe, componenti, modellini raccontano la entrambi eterni viaggiatori, io preferisco sem- storia di quello che Christo e Jeanne-Claude hanno sempre amato definire il loro progetto “più pre di gran lunga le metafore botaniche. Per sexy”. “Quello che più mi affascina è il rapporto tra la terra e l’acqua. Due elementi così diversi ma destinati a stare insieme. Quando passeggi sulla spiaggia li vedi diventare una ridurre all’osso il bagaglio quando si viaggia cosa sola. É come se stessero facendo l’amore”. bisogna essere coraggiosi perché per qualche Continua a pagina 16 15
B-LIFE ∙ GIRANDOLAR(T)E Segue da pagina 15 O ottobre '18 APPUNTAMENTI strano motivo pensiamo sempre che il superfluo T E R ci salvi dall’imprevisto. Lo stesso vale per i rami secchi, abbiamo questa falsa credenza che se li lasciamo lì a penzolare prima poi rinverdiran- ES no e germoglieranno di nuovo. La prima volta ho lasciato che i rami cadessero da soli infatti, pensando sarebbe stato meno doloroso. Ma New York, Hauser and Wirth 22nd Street. Fino al 27.10.'18 quando qualcosa muore fa male indipendente- mente da come avvenga la dipartita, e non sto FAUSTO MELOTTI, THE DESERTED NEW YORK: Da Milano 7.55h volo - Da Roma 8.25h volo CITY www.hauserwirth.com parlando di dolore fisico, sedabile con una mas- siccia dose di antidolorifico. Così la seconda, la “La rinuncia alla rappresentazione del mondo natu- terza, la quarta ecc. ho impugnato la sega elet- ralistico è meno difficile della rinuncia all’amore trica da giardiniere e dopo un bel respiro profon- della materia in cui si lavora. L’arte non rappre- do ho potato. Come ci si sente dopo? Malissimo. senta, ma trasfigura in simboli la realtà. L’arte è un viaggio. La solitudine e l’inquietudine delle Come quando rimpiangi di non aver messo in memorie. Anche chiusa in un programma, spinta in valigia un maglione anche se le previsioni non un rigido contrappunto, composta in una camicia di mettevano nemmeno una nuvola. Ma quando forza, l’arte esce in un’ineffabile danza. L’arti- vedi le prime foglioline spuntare? Eh, allora tut- sta non conosce ancora la seconda parola della sua poesia, non sa se al do segue il re fra le righe o ta un’altra storia. E quello che non hai smesso il fa sopracuto, né se l’azzurro muore o si esalta. di rimpiangere per un inverno intero, si trasforma L’arte sorride a chi ride delle cose ingiustifica- nella decisione più saggia di tutta la tua vita e te.” A cura di Edoardo Gnemmi, Direttore della Fon- ti dai una bella pacca sulla spalla. Quindi in so- dazione Fausto Melotti, la mostra newyorkese getta nuova luce sul connubio tra padronanza scultorea stanza svuoti per riempire. Elimini ciò che non ti e sensibilità poetica di Fausto Melotti attraverso un progetto espositivo unico che serve per fare spazio a qualcosa di nuovo che trae ispirazione dai paesaggi metafisici dei dipinti di Giorgio de Chirico e dal Grande andrà a riempire quel vuoto. Mi seguite? Cretto di Burri. Un ambiente che si libra tra il mondo terreno e quello ultraterreno, Insomma diciamocelo: sarà ben più bello un al- un’arte che sia un medium per il ritorno alla vita. La superficie della galleria si tra- sforma in un reticolo di sentieri scolpiti di reminiscenze gibelliniane che fa della bero a primavera in tutta la sua maestosa esu- mostra un enigmatico spazio teatrale in cui i poteri narrativi delle sculture di Melotti beranza che un rinsecchito tronco senza rami accendendo l'immaginazione dello spettatore. La dominante presenza de "I Sette Savi”: dico io… Il fatto è che quei fiori non sono in re- sette nobili torreggianti manichini in puro intonaco bianco, congelati in un silenzioso altà mera decorazione, ma essenza della vita di scambio filosofico, non fa altro che accentuare la dechirichiana sospensione temporale di quelle “città della mente” care a Calvino. Partiture di ideogrammi senza peso in cui quell’albero, e non solo sua (ci ricordiamo delle l’arte diventa uno stato d’animo angelico, geometrico che nella sua modulazione ordinata lezioni sul ciclo della vita con api, polline e tutto diventa sinfonia per l’intelletto, lieve e poetica, intimamente malinconica. Figlio di il resto no?). Quindi a questo punto il dilemma: è un macellaio, Melotti diceva sempre di dover l’arte a sua madre. Grazie mamma (la sua, proprio vero che vale sempre la pena viaggia- ma anche le nostre). re leggeri e rimpicciolire viaggio dopo viaggio il nostro bagaglio? Certo non posso negare che la teoria di Gabriele non faccia una piega, tut- tavia sono sempre stata più il tipo che il mobile dell’IKEA lo costruisce a naso, senza guardare le istruzioni. Per questo malgrado ogni tanto mi Rotterdam, Kunsthal Rotterdam. Fino al 20.01.'19 ritrovi a ricoprire il ruolo della giardiniera assas- sina, altrimenti noto come “La Stronza”, sono la prima a mettere sempre due maglioni in valigia, ACTION REACTION perché…perché non si sa mai, ecco. So che non è molto zen e chi mi conosce lo sa, che sono 100 YEARS OF KINETIC ART www.kunsthal.nl ROTTERDAM: Da Milano: 796 km - 2h volo - Da Roma: 1.614,1 km - 2,20h volo sempre dalla parte del minimal-a-tutti-i-costi, tuttavia provando a vivere di puro Less ho sco- Concetti come spazio, movimento, visione e luce perto la gioia che solo il More ti sa dare. Sarebbe hanno punteggiato l'arte astratta del ventesimo se- colo, come reazione ai progressi scientifici e tec- come pensare di tornare a casa e non trovarci nici di quell'epoca. Dopo la seconda guerra mondia- più i mobili se non il materasso. Sarebbe come le, l'arte cinetica ha iniziato a giocare un ruolo sedersi a tavola e avere tutto contato. Come fondamentale nella dematerializzazione dell'arte. non aver voluto prendere una valigia più gran- L'arte può davvero diventare “Arte” solo se è vista o vissuta dallo spettatore. Dal 1955, quando la mo- de perché troppo pesante da trasportare tra un stra di Parigi "Le Mouvement" debutta alla galleria cambio aereo e l’altro e poi dimenticarsi tutto. Denise René, il movimento partito in sordina tro- Dopo tutto questo divagare su alberi e bagagli verà grande seguito a partire dai suoi patriarchi mi è venuto in mente che domani ho il primo de- Duchamp, Calder e Jean Tinguely. Revival della for- tunata mostra di Parigi del 2013 'Dynamo’, ‘Action gli otto aerei che devo prendere nelle prossime Reaction' mostra anche il lavoro di alcuni due settimane. E sapete cosa vi dico: che a me dei predecessori della corrente, tra cui Balla, la valigia con le rotelle piace tanto così come Richter, Morellet e Moholy-Nagy, tra i primi a provare ed esprimere concetti astratti e chiacchierare con le hostess al check-in. Perché dinamici della realtà attraverso pittura, scultura e film. Un’arte che coinvolge e tra- volge tutti i sensi. Un’arte fatta per essere ascoltata, osservata, annusata. Un’arte è vero che nel bagaglio a mano non c’è po- che si nutre di ritmo, vibrazioni, oscillazioni di equilibri precari. Dodici i temi che sto per due vite, ma è anche vero che la vita, sviluppano i diversi aspetti della percezione e dell'esperienza fenomenica come luce, credo, sia bello sentirsela sulle spalle. Ogni tanto movimento, ritmo, struttura, vibrazione, spazio, luminosità, immaterialità e rotazione. basta fare una sosta durante la scalata, posare Un’esperienza immersiva e interattiva in grado di condurci verso esperienze decisamente e inaspettatamente straordinarie che da altro non attingono se non dall’universo, quello lo zaino e poi ripartire, magari dopo aver rac- che secondo Calder era l’unico modello a cui attenersi per creare un’arte che fosse il colto un sasso perché… perché semplicemente più naturale possibile. Quell’universo in cui tutto scorre fluidamente, come le chiome di era bello. “sublimati alberi al vento”. 16
B-LIFE ∙ GIRANDOLAR(T)E O ottobre'18 E R APPUNTAMENTI EST Parigi, Galerie Perrotin. Fino al 22.12.'18 SOPHIE CALLE, PARCE QUE & SOURIS CALLE PARIGI: Da Milano 852 km 1.20h volo - Da Roma 1.421 km 2.10h volo www.perrotin.com E con questa sono 15, le mostre che la Galerie Perrotin ha dedicato in 17 anni a Sophie Calle, testa di serie dell’arte contemporanea france- se. Attiva da 40 anni, il suo lavoro è stato una combinazione di narra- zioni, fotografia, performance e video; offuscando il confine tra finzione e realtà, intimità e sfera pubblica. Alfred Pacquement ha descritto Sophie Calle come “un’artista in prima persona”, che “nelle sue opere dirige se stessa, senza riserve, usando un linguaggio diretto per rac- contare storie che ha vissuto, con grande attenzione ai dettagli. Tra- sforma gli spettatori in complici della sua privacy e li lascia senza via d'uscita”. La mostra si apre con una serie di nuove fotografie della serie Parce que in cui linguaggio e immagine diventano parte del pro- cesso di rivelazione che si esprime in un unico rapporto tautologico in cui ciò che viene messo in discussione è la relazione stessa tra immagine e testo. Seconda parte della mostra parigina è il progetto Souris Calle, totalmente inedito, in cui l'artista si è avvalsa di una squadra di cinquanta tra musicisti e cantanti ai quali ha chiesto di comporre un brano musicale in omaggio a Souris, il suo gatto, morto nel 2014. La compilation risultante è un Requiem sotto forma di un set di 3 LP con cui Sophie espande ulteriormente la nozione di autore e di condivisione del lutto attraverso la celebrazione della “persona” cara in un atto di resilienza per riempire il vuoto della perdita di Souris. Un’unità alimentata dall’assenza che si chiude con una selezione delle sue celebri Autobiografie. Non dire gatto… Berlino, Martin Gropius Bau Museum. Fino al 07.01.'19 GURLITT: STATUS REPORT AN ART DEALER IN NAZI GERMANY BERLINO: Da Milano 1.035,9 km 1,40h volo - Da Roma: 1.501,8 km 2,10h volo www.berlinerfestspiele.de Tutto accade per caso. Era il 22 settembre 2010, un uomo stanco e dai capelli bianchi, sulla settantina viaggiava su un treno serale da Zuri- go a Monaco. Fermato dagli agenti doganali per un controllo al confine svizzero, il gentiluomo, tale Cornelius Gurlitt, rispose con un ner- vosismo tale da scatenare i sospetti degli ufficiali. Risultato della perquisizione la scoperta di una busta che conteneva 9000 Euro in 18 banconote nuove di zecca da 500 Euro. Il denaro in sé non era un cri- mine; secondo quanto riferito, Gurlitt aveva visitato la Svizzera per vendere una foto a una galleria di Berna. Ma la stranezza della situa- zione portò a ulteriori indagini sulle finanze di Gurlitt, e un man- dato di perquisizione per il suo appartamento a Monaco di Baviera che nel febbraio 2012 scoprì uno dei più straordinari ritrovamenti d'arte dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. All'interno di un piccolo appartamento in un anonimo edificio, nascosti tra schedari e valigie, gli investigatori trovarono oltre 1.500 opere di artisti tra cui Picasso, Matisse, Monet, Liebermann, Chagall, Durer e Delacroix. Le autorità tedesche stavano indagando su Gurlitt per evasione fiscale; quello che scoprirono invece fu un tale “ammasso” di arte che fu immediatamente e indiscutibilmente sospettoso. Tutto tace per più di un anno finché la rivi- sta tedesca Focus pubblica un rapporto sulla scoperta, sostenendo che il valore dei capolavori segreti poteva ammontare a un miliardo di euro. Nell’articolo si evidenzia inoltre il lega- me tra il gentiluomo fermato in treno e uno dei più noti mercanti d'arte impiegati dal Terzo Reich, Hildebrand Gurlitt. Suo padre. Dopo le tappe a Berna e Bonn, la discussa collezione di Cornelius Gurlitt approda finalmente a Berlino. Degli oltre 1.500 capolavori che la compongono, provvisoriamente sotto la tutela del nuovo erede, il Kunstmuseum di Berna, 250 sono esposti a nelle sale del Gropius Bau. Arte rubata dai nazisti agli ex legittimi proprietari, oppure uffi- cialmente confiscata a musei tedeschi perché «degenerata».Una mostra che di aulico ha ben poco, dalla quale il senso di estasi di fronte ad alcuni tra i capolavori dell’arte contemporanea si mescola al senso di angoscia e turbamento che tale fardello ha costituito per decenni per gli eredi di Hildebrandt: “A volte penso, la sua eredità più personale e più preziosa si è trasfor- mata nel fardello più oscuro”. 17
B-LIFE ∙ PEOPLE 33 DOMANDE MENO UNA PIERGIORGIO Cinelli “ ” Il cantantautorparodista Segno zodiacale? Gemelli. Cosa ti caratterizza? Cerco di vedere sempre il lato positivo (e non solo delle pile). Le qualità che ami di più nelle persone? La serenità. Cosa ti infastidisce? La mancanza di senso civico. In amore è meglio lasciare o essere lasciati? È meglio lasciare, ma si impara a farlo dopo essere stati lasciati. Il negozio dove spenderesti tutti i soldi di una carta di credito? Gold & Silver Pawn Shop (il negozio di "Affari di Famiglia" di Las Vegas). La città che ami di più? Brescia (ma un po' anche Venezia). Il tuo piatto preferito? Numero favorito? Piergiorgio Cinelli nasce a Brescia nella se- Pizza. 19. conda metà del ventesimo secolo dopo Cristo. La bevanda? Sei superstizioso? Dopo aver studiato canto lirico e dopo aver Mojito. No, neh! cantato Rhythm & Blues con la Blues Benzo Mare o montagna? Preferisci dare o ricevere? band, dal 2006 ha intrapreso una brillante Se esiste, una montagna a strapiombo Dare. carriera di cantantautorparodista che l’ha sul mare. Animale preferito? portato a realizzare dodici album. Dal primo Film preferito? Cane (Maya). “Fradèi che nas” al recente “Pirlo, Pota & Pulp Fiction. Qual è la parola o la frase che dici R&R”, passando per le collaborazioni con il L’amore? più spesso? fratello Charlie, con il Qui Quo Quartet, con Se non lo trovate, fatelo! Dai, da brai! il rapper Dellino Farmer, con il cantautore L’autore? Hai mai barato a giocare a carte? Daniele Gozzetti e con la JazzNow Big Band. Victor Hugo. Mai. Nei suoi cd e nei suoi spettacoli alterna rifa- L’autrice? La frase o massima cimenti di famosi tormentoni da classifica a Anne Michaels. che più ti rappresenta? composizioni originali, senza prendere troppo Il tuo cantante di sempre? Dai, da brao! sul serio né gli uni né le altre. James Taylor. Un tuo difetto? Se potessi fare una domanda al A volte un po' cinico. genio della lampada cosa chiede- Cosa volevi fare da bambino? Un insegnamento di tua madre? resti? Pilota di G91. La capacità di trovare sempre nuovi stimoli, La pace, l'uguaglianza, la giustizia, la Una cosa che non va in italia? nuovi obiettivi, anche minimi, anche quotidiani. fratellanza, la libertà, cosine così, È un paese, in senso moderno, relativa- Se ti dico “cool” cosa pensi? semplici semplici. mente giovane, di pochi principi civili, Daddy, Daddy Cool. Daddy, Daddy Cool. L’ultimo regalo che eppure dovrebbe avere valori antichi. Se fossi il Sindaco di Brescia cosa hai ricevuto? Non riesco a spiegarmelo. faresti per prima cosa? Una sfera che rotola per massaggi. La prima cosa che fai quando ti Penso che mi prenderei un po' di tempo L’ultimo libro letto? svegli? per girare tutta la città, a tutte le ore, in Capoferro di Nicola Minessi (brescia- Ritardo la sveglia di 10 minuti. tutti i quartieri, ad annusare che aria tira. no...). 18
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