Le vetrate negli edifici storici - Amazon S3

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Le vetrate                   negli           edifici
storici
Un excursus storico sulle vetrate per finestre in edifici
storici conduce ad analizzarne i fenomeni di degrado e le
tecniche di restauro.

L’uso di finestre tamponate con tasselli di vetro uniti da
telai in piombo, bronzo o legno era già noto agli antichi
Romani, come dimostrano i resti di un infisso in bronzo e i
cocci di vetro relativi a un finestrone divelto dall’eruzione
del Vesuvio ritrovati dagli archeologi nelle terme suburbane
di Ercolano.

Fu però solo nell’VIII-IX secolo che nelle chiese più ricche
si diffuse l’uso di vetrate decorative, in cui piccole
formelle di vetri colorati venivano disposte secondo motivi
geometrici, fitomorfi o figurativi. Si trattava però di
piccole realizzazioni destinate a finestre più simili a vere e
proprie feritoie, mentre negli edifici civili e nelle chiese
meno ricche si continuarono a utilizzare sottili lastre di
alabastro, scuri in legno oppure le cosiddette impannate,
pezze di stoffa o fogli di pergamena spalmati di olio o cera
per renderle impermeabili e traslucide.

Le grandi vetrate medievali: stile
e tecnica di esecuzione
Fu con la diffusione dello stile gotico, caratterizzato da
grandi rosoni e finestroni a polifora, che l’arte delle
vetrate compì progressi in precedenza inimmaginabili, perché
entrarono a pieno diritto nel programma decorativo e
iconografico delle grandi chiese abbaziali o cattedrali,
finendo anzi col diventarne uno degli elementi
caratterizzanti.
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Lo dimostra l’impressionante ciclo di vetrate della cattedrale
di Chartres, databile al XIII secolo.
La tecnica di lavorazione appare qui del tutto sviluppata:
ciascuna vetrata era infatti costituita da centinaia o
migliaia di piccoli tasselli di vetro colorato assemblati
insieme grazie a sottili listelli di piombo, un metallo
malleabile e facile da lavorare ma assai pesante (Foto 1). Per
montare la vetrata, irrigidirla e proteggerla dal vento e
dagli urti accidentali si disponevano quindi a intervalli
regolari alcuni montanti verticali e traversi orizzontali in
ferro.
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Foto 1 – Tipica polifora gotica con vetrate istoriate (XIII-
XIV secolo)

Foto 2 – Vetrata del XIII secolo costituita da piccoli
tasselli trasparenti e colorati o decorati a grisaille.
Bologna, Museo Civico Medievale

I tasselli, di dimensioni molto piccole (Foto 2), venivano
prodotti con la tecnica a cilindro, che prevedeva la
preparazione di una bolla di vetro, che – continuando a
soffiare nella canna e facendola alternativamente rotolare su
una base in marmo – veniva trasformata in un cilindro stretto
e lungo. Una volta raggiunte le dimensioni volute si
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tagliavano a caldo con un ferro rovente le due estremità e si
praticava un secondo taglio longitudinale con una sorta di
cesoia, ottenendo una piccola lastrina grosso modo
rettangolare dai bordi affilati. Il vetro poteva anche essere
tagliato in altre forme e colorato con l’uso di pigmenti
minerali: ossido di ferro per il blu-verde, ossido di rame per
il viola, cobalto per il blu, oro e stagno per il rosa
porpora, ancora ferro per il bruno e così via.

La composizione generale era spesso affidata a celebri
pittori, come testimonia Cennino Cennini alla fine del ‘300
nel suo Libro dell’arte, il più antico manuale di pittura che
ci è pervenuto.

Foto 3 – Particolare della minuta decorazione a grisaille
della vetrata duecentesca della Foto 2
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Foto 4 – Particolare di un agnello su una vetrata medievale:
si notino le linee dell’animale interamente realizzate con la
tecnica della grisaille e il listello della piombatura

Secondo la sua descrizione al pittore spettava anche
l’esecuzione di tutti quei particolari minuti come volti,
stemmi, panneggi, ricami sui vestiti, scritte e dettagli del
paesaggio o dell’architettura che per la loro piccolezza non
potevano essere eseguiti accostando i tasselli colorati:

“Poi il tuo maestro di vetri toglie questo disegno, […] e
secondo che colorire vuole i vestimenti della figura, così di
parte in parte va tagliando i vetri, e datti un colore el
quale si fa di limatura di rame ben macinata; e con questo
colore tu con pennelletto di vaio, di punta vai ritrovando a
pezzo a pezzo le tue ombre, concordando l’andare delle pieghe
e dell’altre cose della figura, di pezzo in pezzo di vetro, sì
come el maestro ha tagliato e commesso […]. Poi il maestro,
innanzi che leghi insieme l’un pezzo coll’altro, secondo loro
usanza, il cuoce temperatamente in casse di ferro con suo
cendere [cenere – ndr], e poi li lega insieme”.
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È la tecnica della grisaille o grisaglia, che si serviva di un
amalgama di vetro in polvere ed ossido di rame mescolati con
un liquido (inizialmente vino) per renderlo applicabile a
pennello: sottoponendo le lastre a una seconda cottura a
temperature inferiori per fondere la polvere di vetro del
colore, si ottenevano decorazioni grigie o nere (Foto 3 e 4),
sempre posizionate sul lato interno per difenderle dalle
intemperie.

Foto 5 – Porzione di una vetrata rinascimentale
originariamente più grande con un ritratto virile: si noti il
volto delineato interamente con la tecnica della grisaille su
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un tassello in vetro rosa. Bologna, Museo Civico Medievale,
seconda metà del ‘400

Foto 6 – Vetrata con scena della crocifissione: si notino i
tasselli di vetro di ampie dimensioni e i panneggi delineati
con la tecnica della grisaille. Bologna, Museo Civico
Medievale, inizio del ‘500
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Foto 7 – Vetrata con Cristo in pietà: si noti l’ampio ricorso
alla grisaille e alla pittura sul vetro nella decorazione
della cornice di bordo, nel volto di Cristo e nei chiaroscuri.
Bologna, Museo Civico Medievale, inizio del ‘500
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Foto 8 – Vetrata con stemma entro una cornice molto elaborata,
datata 1580: la decorazione è interamente realizzata con le
tecniche della grisaille e della pittura su vetro. Bologna,
Museo Civico Medievale
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Foto 9 – Tondo con scene a monocromo interamente realizzate
con le tecniche della grisaille e della pittura su vetro.
Bologna, Museo Civico Medievale, probabilmente fine del XVI-
inizio del XVII secolo

Come è cambiato lo stile delle vetrate
nel corso dei secoli?
Lo stile delle vetrate cambiò nel corso dei       secoli: il
progredire delle tecniche di lavorazione del      vetro e il
mutamento del gusto hanno infatti comportato il   progressivo
allargamento delle dimensioni dei tasselli.       Le vetrate
rinascimentali e soprattutto barocche sono perciò formate da
pochi tasselli con ampie zone decorate da complesse scene o
figure a monocromo realizzate con la tecniche della grisaille
o della pittura su vetro propriamente intesa (Foto 5, 6, 7, 8
e 9).

Le finestre a vetri nell’edilizia
civile
Nella seconda metà del XIV secolo le vetrate si diffusero
anche nell’edilizia civile e in particolare nelle ricche
dimore della nobiltà e dell’alta borghesia o negli edifici
pubblici sede dei governi cittadini, di corporazioni o potenti
confraternite.

Si trattava però di manufatti tendenzialmente più modesti
costituiti da lastre di vetro trasparente o colorato
assemblate in una maglia quadrata, rettangolare od a losanga.
Le vetrate originali di questo periodo ancora in situ sono
molto rare (Foto 10 e 11), ma ci sono pervenute testimonianze
iconografiche particolarmente significative: le scene di vita
domestica rappresentate dai pittori e i trompe l’oeil di porte
e finestre dipinti sulle facciate o negli interni di alcuni
edifici coevi.
Foto 10 – Particolare di una vetrata rinascimentale datata
1484 formata da dischi trasparenti ad occhio di bue e piccole
lastrine colorate o decorate a grisaille. Bologna, Museo
Civico Medievale
Foto 11 – Particolare di una vetrata rinascimentale del 1484
con stemma araldico (probabilmente appartenente a una
corporazione di Bologna) racchiuso da una cornice
particolarmente elaborata. Bologna, Museo Civico Medievale

Un’altra tecnica piuttosto interessante per la produzione di
elementi da finestra è quella a corona o ad occhio di bue,
così chiamata perché il prodotto finito è costituito da dischi
di varie dimensioni con i bordi arrotondati e
un’inconfondibile protuberanza al centro. La bolla di partenza
veniva infatti forata e quindi fatta roteare velocemente su
una lastra di pietra fino ad appiattirla completamente,
trasformandola in un disco: lo spessore dell’elemento è però
disomogeneo, con piccole bolle e cavità che rendono
impossibile una perfetta trasmissione delle immagini (Foto
12).

Photogallery

Foto 12 - Particolare di una finestra con dischi di vetro
lavorati con la tecnica a corona: si notino lo spessore
disuguale, la protuberanza centrale degli elementi e i piccoli
difetti che impediscono la corretta visione delle immagini.
Ferrara, Casa Romei

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Foto 13 – Infisso a quattro sportelli: si noti l’alternanza
regolare di dischi ad occhio di bue e lastrine trasparenti.
Ferrara, Casa Romei

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Foto 14 – Particolare della piombatura di una finestra di Casa
Romei: si notino i listelli metallici per il fissaggio dei
dischi, lavorati a freddo e successivamente saldati per
renderli solidali tra loro

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Foto 15 - Particolare di un infisso di Casa Romei: si notino i
rinforzi esterni costituiti da listelli metallici disposti a
intervanti regolari e legati alla piombatura

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Ne vediamo una bella applicazione nelle finestre di Casa
Romei, una ricca dimora ferrarese di metà ‘400: gli infissi
sono del tipo a quattro sportelli con pettorale e battitoio.
Le ante a vetri sono tamponate da un reticolo di elementi a
occhio di bue con disposizione in file parallele alternati a
minute lastrine perfettamente trasparenti a forma di losanga
curvilinea (Foto 13).
Molto interessante è la piombatura, formata da listelli con
sezione ad U aperti in un punto, successivamente saldati e
resi solidali tra loro: è dunque probabile che questi,
inizialmente dritti, venissero sagomati a freddo uno per uno,
sfruttando la malleabilità del piombo e facendoli aderire
strettamente a ciascun dischetto (Foto 14).

Per conferire una maggiore rigidità alla vetrata,
intrinsecamente molto bassa, ed evitare quindi la rottura o
caduta dei tasselli sul lato esterno è stata posta una fitta
serie di rinforzi orizzontali oppure disposti in diagonale
costituiti da sottili righelli metallici a sezione circolare
saldamente legati alla piombatura (Foto 15).
Foto 16 – Vetrata di inizio ‘900: si noti la decorazione
realizzata con la pittura su vetro con colori appositi. Siena,
Palazzo delle Poste
Foto 17 – Vetrata di inizio ‘900: particolare del marchio del
fabbricante, la Fornace San Lorenzo Chini & C. di Borgo San
Lorenzo. Siena, Palazzo delle Poste

Un ultimo cenno meritano infine alcune splendide finestre di
inizio ‘900 nel Palazzo delle Poste di Siena, epoca in cui le
vetrate artistiche conobbero una fase di grande riscoperta
grazie alla diffusione dello stile liberty e dei revival
neomedievali. Lo stile e la tecnica di esecuzione appaiono
nettamente diverse da quelle finora descritte: la vetrata è
infatti formata da lastrine di medie dimensioni perfettamente
trasparenti e apparentemente prive di difetti (Foto 16). La
decorazione in stile rinascimentale, limitata alla cornice
perimetrale e a un clipeo al centro della specchiatura, sembra
dipinta a freddo con colori appositi. Particolarmente degno di
nota è infine il marchio del produttore, la Fornace San
Lorenzo Chini & C. di Borgo San Lorenzo, scritto nell’angolo
di una specchiatura con un’elegante calligrafia in stile
liberty (Foto 17)

Degrado e restauro delle vetrate
antiche
Il degrado delle vetrate antiche riguarda sia i tasselli in
vetro che la piombatura e assume numerose forme:

– rottura o perdita dei tasselli in seguito a vento forte,
grandine, atti vandalici o eventi traumatici come incendi e
terremoti;
– deformazione della piombatura in seguito al carico del vento
per periodi molto prolungati o per semplice gravità: il
problema è comune soprattutto in polifore ed ampi rosoni
gotici;

– corrosione superficiale del vetro in seguito all’esposizione
all’inquinamento o all’accumulo di guano;

– distacco della grisaille con diminuzione della leggibilità
del disegno originario (Foto 18);

– presenza di depositi superficiali.
Foto 18 – Uno dei degradi caratteristici delle vetrate
antiche: il distacco della grisaille che compromette la
lettura del disegno originario. Bologna, Museo Civico
Medievale, XIII secolo
Foto 19 – Particolare di una finestra con antiche riparazioni.
Roma, Castel Sant’Angelo
Foto 20 – Tondo con scene a monocromo interamente realizzate
con le tecniche della grisaille e della pittura su vetro: si
noti l’integrazione di una lacuna con vetro trasparente non
decorato. Bologna, Museo Civico Medievale, probabilmente fine
del XVI-inizio del XVII secolo

Il restauro, particolarmente complicato per la fragilità del
materiale, dev’essere progettato e affidato a restauratori
specializzati: in questa sede mi limiterò perciò a fornire
alcuni suggerimenti generali.

In linea di principio anche il trattamento delle vetrate deve
rispettare i principi del restauro (compatibilità,
reversibilità, riconoscibilità e minimo intervento): le
finestre originali andrebbero perciò mantenute sempre in situ,
in quanto testimonianza preziosa e parte integrante della
decorazione architettonica dell’edificio. Anche i tasselli
ammalorati vanno se possibile conservati e mantenuti,
lasciando le antiche riparazioni come documento storico: ne
vediamo alcune in questa vetrata di Castel Sant’Angelo a Roma
con un grazioso reticolo di ottagoni alternati a piccoli
quadrati, in cui alcuni tasselli spezzati in più punti sono
stati riuniti da saldature in piombo (Foto 19).

 Per risarcire le lacune si possono invece utilizzare tasselli
di vetro nuovo del medesimo colore di quelli originari senza
riproporre le eventuali decorazioni a grisaille, perché
l’aspetto più regolare e meno consumato, l’assenza di difetti
come bolle e la mancanza di decorazione li rende
immediatamente riconoscibili come integrazioni: lo si nota
molto bene in questo pregevole tondo probabilmente databile
alla fine del XVI secolo conservato presso il Museo Civico
Medievale di Bologna (Foto 20).

Bibliografia

– Cennino Cennini, Il libro dell’arte

Della stessa autrice leggi anche:

Pigmenti delle pitture murali storiche: analisi di tecniche e
usi

Pigmenti delle pitture murali storiche: la preparazione dei
colori

Link utili:

Casa Romei
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