Le "fakenews" di Di Maio sull'ex- Ilva di Taranto smentite dai fatti
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Le "fakenews" di Di Maio sull’ex- Ilva di Taranto smentite dai fatti di Antonello de Gennaro Per poter dare ai lettori il peso del livello vergognoso di “fake news” pronunciate da Luigi Di Maio in occasione dell’incontro avuto a Taranto con il tavolo con le associazioni e i comitati di cittadini occorre partire da questa affermazione sulla cessione dello stabilimento ex-ILVA : “Voglio dare una notizia a tutti: quel contratto con Mittal era già firmato dal mio predecessore, soltanto che era segreto” con la solita litania “è colpa di quelli di prima”, che è una colossale menzogna. Patetico l’ex portaborse tarantino del M5S tale Giovanni Vianello, successivamente diventato deputato grillino, che se l’era presa con gli “pseudoambientalisti” dopo la sceneggiata sul “delitto perfetto” non contento del suo post in cui sosteneva che “gli ultimi report di ASL e di ARPA in mio possesso sono chiari ed escludono qualsiasi tipo di situazione d’emergenza, sia dal punto di vista ambientale che sanitario”. sostenendo che da quando il M5S è al Governo ha iniziato ad occuparsi dell’ Ilva, la situazione non sarebbe più così pericolosa come era appena due anni fa. Solo che le cose non sono cambiate drasticamente come si millantava per rassicurare la cittadinanza, in perfetta coesione con il “mantra” del ministro dello Sviluppo Economico che tira sempre fuori l’ormai noiosa ripetuta giustificazione “è colpa di quelli di prima”.
Giovanni Vianello. M5S Di Maio ha cercato così di sviare le polemiche sulle false promesse fatte in campagna elettorale dal M5S quando promettevano di chiudere l’Ilva. Una promessa che ha consentito al M5S di fare il pieno di voti a Taranto. Infatti quel contratto innanzitutto non era segreto e non è stato “scoperto” dal MoVimento 5 Stelle ma bensì da questo giornale che state leggendo (vedi QUI), che lo ha scovato depositato regolarmente e “pubblicamente” nelle banche dati delle Camere di Commercio. I termini dell’accordo che erano stati discussi e negoziati per mesi fra il Governo, Arcelor-Mittal ed i sindacati , infatti erano riservati tra le parti come è giusto che sia, ma mai segreti. Tant’è che della bozza di accordo ne parlavano in molti anche sui giornali che erano riusciti ad avere qualche anticipazione. Soltanto successivamente quando le organizzazione sindacali dissero di “no” il ministro Carlo Calenda predecessore di Luigi Di Maio, alla guida del Ministero dello Sviluppo Economico fece pubblicare sul sito del MISE lo schema della bozza di accordo proposta dal Ministero.
Quindi Di Maio avrebbe potuto dire a Taranto qualsiasi cosa ad eccezione di non essere a conoscenza che ci fosse stata una gara per la cessione dell’acciaieria e che la multinazionale franco-indiana Arcelor-Mittal se la fosse aggiudicata. Anche perché dell’ acquisizione del Gruppo ILVA si era interessata l’Antitrust Europea dando parere positivo , ed anche perché l’Avvocatura dello Stato si era già espressa sulla gara a giugno 2017. Sempre questo giornale che state leggendo, rese noto per primo ed unico in Italia (mi chiamò persino in tarda sera lo staff di Di Maio) della decisione dell’Avvocatura dello Stato anticipandone l’ufficialità. Ad onor del vero fu proprio Di Maio successivamente a secretare per settimane il parere espresso dall’Avvocatura., in cui si diceva che il nuovo Ministro aveva la facoltà di annullare la gara soltanto in presenza di un “interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato”. Che Di Maio non ha mai rinvenuto. Ma per manifestarlo Di Maio avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di farlo. Cosa che non è avvenuta per due motivi: innanzitutto perchè non c’era nessun altro eventuale acquirente interessato, in quanto la “cordata” concorrente e soccombente aveva fra i propri azionisti una società di Cassa Depositi e Prestiti, e cioè lo Stato ! Il secondo motivo consisteva nella circostanza che a settembre 2018 scadeva la proroga concessa dall’Amministrazione Straordinaria di Ilva, e conseguentemente in mancanza di una decisione in tal senso del Ministero, il Gruppo Arcelor-Mittal aveva pieno diritto di prendere possesso del Gruppo ILVA. Continuare a sostenere ( o meglio millantare) ancora oggi di un accordo segreto, riporta alla nostra
memoria analoga (non)decisione dei grillini quando scoprirono di non poter fermare il TAP perché “era già stato firmato un accordo altrettanto segreto”. Un accordo così tanto segreto….. che in realtà era stato ratificato in Parlamento, dove in quel momento il M5S era all’opposizione. Inoltre segreto di Pulcinella a parte, occorreva ricordare a Di Maio (e nessun giornalista presente a Taranto lo ha fatto) che egli stesso si era preso i meriti dell’accordo chiuso con Arcelor-Mittal, circostanza che conferma che molto probabilmente non lo considerava in definitiva un fatto così negativo. Su quell’accordo, infatti, non a caso è apposta la firma di Di Maio e quindi spetta a lui adesso gestire tutto quello che è previsto nel contratto. Legittimo chiedersi a questo punto: cosa ha fatto in questi mesi il governo per l’ex- Ilva? A noi risulta poco, o meglio nulla ! Tant’è che soltanto 48 ore prima della calata dei ministri a Taranto, qualcuno si è accorto che era possibile annullare la norma sulle immunità penali, che in realtà erano già scadute, quindi decadute a fine marzo 2019, cioè praticamente un mese fa. Quindi cosa ha fatto il governo gialloverde ? In realtà ha soltanto riscritto le norme esistenti senza abolire l’immunità come invece ha sostenuto a Taranto il ministro. Quando un professore di un istituto tecnico a capo di un’associazione locale ha chiesto davanti a tutti al vicepremier Di Maio di leggere il testo della nuova norma sull’immunità, guarda caso si è rifiutato di farlo. Di Maio non sapendo a che santo votarsi per uscire da una situazione a dir poco
imbarazzante allora ha ricordato che c’è un miliardo di euro da spendere che però non si sta spendendo. Peccato però che che quei soldi stanziati dal CIPE a seguito di provvedimenti del Governo Renzi nel 2015 e successivamente dal Governo Gentiloni , soldi che in parte peraltro sono stati già spesi ! Ma le “fake news” a 5 stelle di Di Maio e dai suoi burocrati “riciclati” non sono finite. Quando lo stesso professore tarantino durante l’incontro ha ricordato al ministro quando a pochi giorni dall’accordo in cui annunciava che il M5S e il governo avevano risolto la crisi Ilva , nel settembre del 2018, aveva annunciato in un video messaggio un taglio delle emissioni.: “Abbiamo installato tecnologie a Taranto che riducono del 20% le emissioni nocive» . Anche in questo una “fake news” a 5 stelle. emissioni però non sono diminuite, sono aumentate. Secondo un’associazione tarantina si registra nella cokeria dello stabilimento ex-Ilva di Taranto un incremento del + 160% per il benzene, del + 140% per l’idrogeno solforato e del +195% per gli IPA totali. Sono tutti inquinanti cancerogeni e anche neurotossici. L’Arpa Puglia per quanto riguarda le polveri sottili misurate attorno alla cokeria, ha registrato un incremento fra il +18% e il +23% per il PM10 (a seconda del campionatore ENV o SWAM) e del 23% per il PM2,5. Quindi non sono mai state installate le tecnologie che Luigi Di Maio
aveva annunciato che erano state installate . Di Maio si è giustificato sostenendo che quelle tecnologie non sono ancora attive e presenti in quanto “nel cronoprogramma ancora non sono previste” in quanto le operazioni di bonifica che termineranno nel 2023 . Legittimo chiedere a Di Maio: perché nel settembre 2018 ha fatto credere ai tarantini ed agli italiani che i filtri fossero già stati installati? imperdibile video di Fratelli di Crozza sulle “fake news” a 5 stelle di Di Maio Alla luce di queste “anomalie” o meglio, “fake news” a 5 Stelle appare più legittimo e normale che qualcuno possa chiedersi in che modo sia stata risolta la crisi dell’Ilva, se il famoso “cronoprogramma” non indica solo i tempi da rispettare per il risanamento ambientale ma anche quelle delle assunzioni di coloro che attualmente sono state poste in cassa integrazione. Ma come dicevano un tempo “Se Atene piange , Sparta non ride” . Cosa è venuta a fare a Taranto la ministra della Salute Grillo che non ha aperto bocca durante l’incontro . Sarebbe stato interessante apprendere in che anno ci sarà il picco dei tumori a Taranto ? La ministra della Salute, che supponiamo sia andata a Taranto per parlare dell’ex-Ilva, non ha saputo rispondere ad alcuna domanda. E sapete perchè ? Perché “si deve documentare”. Ma come fa un ministro ad andare in posto senza essersi documentata ? Era forse un atto di presenza da bella statuina o cosa altro ? Cosa ha fatto il “Governo del Cambiamento” in questi mesi a parte fare annunci in diretta Facebook su fatti che non sono corrispondenti al vero? Ma probabilmente nel M5S e nel governo gialloverde qualcuno immagina che a Taranto si possa morire o ammalarsi “secondo il cronoprogramma” ! O forse qualcuno pensa di poter governare a lungo limitandosi a dare sempre la colpa “a quelli di prima”?
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