La visione culturale della donna nella tradizione storica cinese: riflessioni yin yang di "genere"

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Le culture femminili nella società globale                                                               A.A. 2019/2020

La visione culturale della donna nella tradizione storica cinese: riflessioni yin yang
di “genere”

Premessa
Parlare della condizione della donna in Cina, non è semplice, non solo per una questione relativa
alla reperibilità delle fonti1 ed alla loro traduzione, ma per il tipo di evoluzione storica che l’ha
caratterizzata e soprattutto per il pensiero filosofico alla base della cultura cinese. Per comprendere
il significato della donna in Cina, è necessario mantenere sempre una duplice chiave di lettura che
possa sforzarsi di rimanere dentro uno sguardo neutro, lontano da stereotipi e pregiudizi. Sarebbe
bene rammentare che la neutralità dell’osservazione contiene in sè il significato ed il significante
del tema osservato. Guardare alla donna attraverso la lente della sua stessa cultura, significa in
pratica guardarla nel paesaggio del Tutto, come soggetto umano e soggetto protagonista della
discussione in cui, anche se ne rappresenta una parte, ad esso è unita sempre e comunque. Non è
semplice mantenere una logica di totalità per noi occidentali abituati alla separazione, alla
frammentazione e alla sintesi, al bianco o al nero, ottica diversa dalla visione cinese che, trova
senso in una logica inclusiva e non esclusiva: del bianco e del nero e del loro insieme. Noi
occidentali, saremmo dunque capaci di immergerci in questo “fiume” senza lasciarci travolgere dal
giudizio o senza preferire posizione? E’ proprio nell’essenza del suo cambiamento, che è possibile
riscoprire il significato dell’essere donna come essere Persona nella sua logica contestuale. Ella è
autrice di quel movimento che ne rispecchia la cultura. E’ quel “mutamento” vissuto che, mostra la
vera natura della donna cinese, sottratta ad ogni stereotipo e pregiudizio, in armonia con il pieno
compimento dell’essenza umana che non può essere sconnessa dalla controparte.
Ciò che si potrebbe pensare, se restassimo chiusi nella nostra visione occidentale è la concezione di
una donna “incapace” di sottrarsi al suo destino, questo è l’errore che potrebbe condurre al
pregiudizio nei confronti della categoria maschile e anche femminile. Non sono infatti mancate
nella storia momenti in cui la donna è stata “violata, imprigionata, segregata”, la cui lotta verso
l’emancipazione è stata una conquista a volte forzata con secondi fini e pagata a duro prezzo, come
del resto avviene ed è avvenuto nella stessa società occidentale.
Bisogna dunque, lasciarsi guidare da quella logica di “onore e responsabilità” che nell’ambiente
cinese trova senso nel pensiero filosofico in parte taoista, in parte buddista, in parte confuciana.
Solo così è possibile scoprire la vera natura della donna, nonostante la situazione vissuta. Ogni cosa,
vista nella logica dell’appartenenza e dell’essenzialità è carica di significato, per questo la donna,
anche nel momento più duro e oscuro della sua storia non può essere vista solo come una “vittima”
o una “perdente” o una parte differente.
Alla luce di quanto detto, per me trovano qui riscontro le parole di Simone de Beauvoir per la quale
“la donna ha una predisposizione alla libertà radicale e universale, comune a ogni essere umano,

1
 Ciò che si conosce della Donna si riceve dalla letteratura che ne descrive la vita sociale, costumi e tradizioni misere a
cui era sottoposta . Si ricordano gli scritti “di Bân Houbân, donna dell’alta società che si espresse, in un messaggio
diventato celebre, con parole di un’umiltà e sottomissione estrema, descrivendo così il vero livello sociale della donna:
“Noi, le donne, occupiamo l’ultimo rango del genere umano. Siamo le più deboli creature dell’umanità ed è per questo
che il nostro retaggio quotidiano è quello di compiere il lavori più vili… Valutate, con quale giustizia e verità, il codice
familiare decide della nostra sorte, quando si esprime così: – Se una donna è unita in matrimonio ad un uomo che ama,
dovrà dividere con lui tutta la sua vita, e se una donna è sposata con uno che non ama, dovrà ugualmente dividere tutta
la sua vita con lui”. Così, quest’intellettuale dell’alta società, descrive l’umile situazione della donna, il suo livello, la
sua debolezza e sottomissione al marito. Quanto alle donne appartenenti a classe sociali più basse, erano, sicuramente
ancor più da compiangere.”Tratto da : http://www.oloselogos.it/articoli-agopuntura/le-donne-nella-medicina-cinese-
con-divagazioni/?print=pdf ultima modifica: 28/04/2020 h.10.10

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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sicchè non potrà esserci una dedizione femminile all’altro se non come frutto consapevole di una
scelta e di un’ autoderterminazione radicale che conduce la donna e liberarsi dal dominio maschile
per diventare uguale all’uomo”2
Sono fermamente convinta che il tema del femminismo nel mondo, rappresenti una tematica
importante non solo alla luce di una condivisione equa dell’essere e del fare, ma essenzialmente per
la comprensione del “femminile” a qualsiasi livello.
Ciò che ho trovato interessante nello studio delle correnti femministe, è quanto il tema del
“femminile” sia connesso non solo con una dimensione legata alla biologia3 dell’essere ma anche
alle sue funzioni, alla società in cui è immerso e al ruolo che lo rappresenta. Sembrerebbe che la
società nelle sue fondamenta non possa fare a meno dell’Essere femminile e non possa fare
altrettanto a meno, di mostrare il suo “essere femminile”. Paradossalmente il discorso sul
femminismo potrebbe non esistere se si arrivasse a pensare che la funzione femminile sia l’essenza
stessa dell’essere, piuttosto che rappresentarne la differenza che determina la distanza dall’essere in
sé. Per questo ritengo che in Cina ci sia una chiave di lettura particolare del femminismo se visto
alla luce di un discorso tradizionale taoistico e che rispecchia la direzione finale del pensiero di
Simone de Beauvoir, ovvero l’uguaglianza in termini di essenza e funzione dell’esistente.
Tutto è ancora da fare per arrivare davvero a una parificazione dei diritti tra uomo e donna, non
necessariamente “uguali” in tutto, ma in misura di un’uguaglianza produttiva, come la filosofia
della Cina insegna, in cui le differenze sono un valore aggiunto, l’integrazione piena. Chissà se
forse, proprio dalla storia della Cina, non riceveremo qualche eredità o se, proprio in questo
contesto, non saranno le donne a conquistare naturalmente il diritto alla parità4.

Introduzione
La questione di genere 5, intesa come dibattito nato dal pensiero femminista degli anni 70, nel
mondo occidentale ha sempre seguito una evoluzione storica non indifferente, partendo da una
posizione dualista (uomo-donna; natura-cultura) e raffigurandosi su di un piano di diversità o di
eguaglianza che ha determinando lotte conquiste ed evoluzioni nel tempo. Queste, hanno assunto
una visione oggi più “dilatata” trasformandosi in un passaggio di mondi duali a mondi “plurali” del
“gender6”. Diverse le correnti che si sono susseguite nel tempo e nelle società, dall’epoca del primo
femminismo (fine ottocento inizio novecento) all’attuale movimento italiano NUDM (2016- Non
Una di Meno).

Nel mondo orientale, la questione è un po’ diversa poiché la visione dell’ essere umano è alle origini
legata al senso che questa ha nel cosmo. Quest’entità è sia esistenza di per sé ma anche parte di

2
  Cfr: C. Caltagirone, “La grammatica dell’umano oltre il geneder”, Studium Lumsa Università, Roma, pag. 76
3
  Biologia etimologicamente derivante da bio(s)= vita e logeia da logein=discorrere, qui da intendersi come discorso
sulla vita dell’essere.
4
  Consideriamo che nella costituzione cinese all’articolo 48 è riportato: “le donne della Repubblica Popolare Cinese
godono di diritti uguali a quelli degli uomini in tutti gli ambiti della vita” e che “lo Stato protegge i diritti e gli interessi
delle donne”(trato da : https://lospiegone.com/2019/05/17/laltra-meta-del-cielo-il-movimento-femminista-in-cina/
ultimo accesso: 29/04/2020 h.12.45.) ma ancora concretamente non è stato realizzato.
5
  Gli interrogativi riguardanti la posizione della donna nella società, il ruolo ricoperto, il senso della sua sessualità
hanno portato nella storia delle donne in occidente, alla possibilità di rispondere attraverso delle speculazioni critiche su
questa figura, nel suo contesto sociale, coinvolgendo in modi non sempre uguali il mondo maschile.
6
  Termine nato con l’antropologa Statunitense Gayle Rubin in contrapposizione al concetto di sesso. Il gender è un
processo di costruzione sociale di “uomini e donne” condiviso dal sistema sulla base di ruoli e relazioni tra uomo e
donna in riferimento al contesto sociale, politico, economico. Bisogna però citare anche il movimento Queer
rappresentato da J. Butler femminista postgender.

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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esistenza. Il connubio cultura- natura; uomo-cosmo è sia dicotomia sia unità. La logica con quale si
accede alla comprensione antropologica di questa filosofia, è alla base di natura relazionale e
dialogica. Non vi è possibilità di creare uno scarto, poiché questo rappresenterebbe un
allontanamento dal principio costituente, il rischio sarebbe quello di parlare di qualcosa che non
esiste. La logica occidentale può certamente faticare a comprendere questo simbolismo. Il genere
non può essere scisso in concetti ma visto sia come parte sia come tutto. L’uomo e la donna,
saranno sempre uomo e donna, ma con caratteristiche particolari, le quali troveranno senso nella
loro unità originale, l’appartenenza al genere, cioè all’essere umano. Poiché tale complessità, non
può essere manifestata, in quanto l’esistenza non può essere frammentata concettualmente,
all’interno del “genere umano” vi è la compartecipazione di più parti distinte. Questo è un po’ il
pensiero che attraversa la logica “degli opposti” Yin-Yang e che tenterò qui di discutere.

La questione culturale di partenza è dunque fondamentale se “mantenuta” nella sua forma originale.
Si potrebbe pensare che l’ottica individuata sia simile all’idea del post-costruttivismo occidentale,
in cui il genere viene rappresentato non più come un processo di determinazione biologica (maschio
femmina) ma come un processo culturale che produce identità sessuali (non solo maschio o
femmina), è proprio nell’assenza di “categoria” del pensiero cinese che questa logica non trova
riscontro “…non intende dire che i soggetti possono liberamente e agevolmente agire ora da donna
ora da uomo…”7 ma che nella loro vera natura, agiranno con qualità di donna e uomo e uomo e
donna.

La donna cinese non è rimasta esente dal condizionamento di genere che l’ha vista, prima
protagonista, vittima dopo e recentemente, impegnata in una lotta generazionale identitaria di
appropriazione della sua essenza. Al fine di comprendere meglio differenze e similitudini, è
necessario ritornare al dibattito sul genere, affrontato nel mondo occidentale che ha visto
l’interrogazione di due concetti: sesso e genere, i quali nella loro correlazione e interdipendenza
individuano l’uomo e la donna nei contesti biologici, sociali e culturali.

L’identità di genere è una componente importante della costruzione dell’identità della persona ed il
suo processo è fortemente correlato alla parte che include il comportamento, le aspettative sociali, il
“sentirsi” ecc... “La costruzione sociale del maschile del femminile cela…un sistema di
disuguaglianze imperniato sulle differenze di genere”8. Per tali motivazioni il discorso sul genere ha
creato ideologie, pregiudizi, falsi miti che hanno portato a interrogarsi sul tema da parte del mondo
prevalentemente femminile.
Il movimento femminista, nato come movimento delle donne diretto a conquistare la parità come
“uguaglianza di genere” ha dato il via a una serie di teorie e movimenti che hanno analizzato il tema
della donna, nei vari momenti storici in relazione al sesso, al ruolo, alla cultura. Diverse sono le
correnti che guardano alla donna e che meriterebbero tutte un adeguato approfondimento. In questo
elaborato il tema della donna sarà esclusivamente interpretato attraverso il punto di vista della
medicina cinese (punto di vista: taoismo medico), secondo cui il benessere dell’uomo è
nell’armonia che risiede tra sè ed il cosmo. Tra le correnti femministe occidentali studiate, quella
che ho deciso di considerare è sicuramente quella della seconda ondata, in particolare il pensiero di
Simone de Beauvoir, poiché lo ritengo più affine alla direzione del pensiero cinese sull’essere
umano e quindi di possibile comprensione e di un dialogo sul tema della donna in Cina.
“Riconoscere il carattere profondamente storico del genere ha delle conseguenze intellettuali e
politiche decisive: se una struttura può nascere, essa può anche morire. La storia del genere
potrebbe dunque avere una fine…le relazioni di genere potrebbero essere estinte con un deliberato
processo di annullamento del genere, in cui il campo d’azione della struttura di genere fosse
7
    R. Connell, Questioni di genere, Il mulino, Bologna, 2011, pag.14
8
    E. Ruspini, Le identità di genere, Carocci, Roma, 2009, pag.22

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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espressamente ridotto a zero…la società senza genere rimane un punto di riferimento concettuale
importante per poter pensare al cambiamento.”9

Donna in occidente, sguardo breve sulle principali femministe.

La storia del genere ci mostra come questo concetto sia stato attenzionato da diversi approcci ed
abbia subito una sua evoluzione storica nel tempo: inizialmente vi furono due approcci prevalenti, il
determinismo biologico che attribuiva significati alle differenze naturali tra uomo e donna, ed il
costruttivismo sociale che poneva l’attenzione alla costruzione e modifica dei ruoli sociali in
funzione del genere e delle interazioni sociali tra gli esseri. La storia, come atto di crisi e rinnovi ha
ovviamente influenzato anche gli approcci ed i punti di vista legati al genere, contribuendo a creare
vari movimenti, ognuno dei quali, evidenzia degli aspetti più rilevanti rispetto ad altri, in relazione
alle esigenze prevalenti dei singoli di una società e del tempo, in cui questi si manifestano. La storia
evolutiva e le riflessioni nate sul genere non sono mai arrivate a una conclusione, rappresentano
ancora un campo aperto in attesa di piena realizzazione.
In riferimento ai contenuti di questa tesina, gli approcci individuati per comprendere al meglio il
percorso sono riferibili ai movimenti femministi della seconda e della terza ondata e ad alcune
esponenti del periodo.

Il femminismo della seconda ondata, si prefigge un’attenta riflessione e analisi della differenza di
genere e sostiene l’emancipazione della donna attraverso la liberazione di quest’ultima nel rispetto
dei due generi, maschile e femminile.
Simone de Beauvoir10 è una delle rappresentanti di questa corrente nonché, come già menzionato, è
la mia scelta personale per rivolgere il suo sguardo alla donna in oriente e re-interpretarla, da un
punto di vista “naturale”. Espone nel suo libro del 1949 Il secondo sesso, il tema della donna nel
suo ruolo subordinato che la obbliga a essere Altro dall’uomo. Sostiene la necessità di rendere i due
sessi “uguali” e di integrare la donna nella società con gli stessi diritti dell’uomo.

In periodi diversi, ma sempre del movimento della seconda ondata, troviamo altri due pensieri
interessanti che in un certo senso arrivano a quell’immagine di genere senza confini sociali che
esprime l’idea taoista, e che si lega alla storia della donna in Cina. Nel primo caso il riferimento è a
Gayle Rubin11, la quale, elaborando la teoria del sex gender system, indica come il genere sia la
“parte costruita del sesso” ossia il modo in cui i sessi, sono rappresentati e messi in relazione.
Applicando il pensiero occidentale nella logica Yin Yang secondo me, si può ben comprendere la
funzionalità maschile e femminile come reciprocità reciprocante. Un’analisi della donna nel
contesto americano in ottica di subordinazione all’uomo è denunciata da Betty Friedan12, in cui
l’emancipazione civile della donna è di rilevanza fondamentale per liberarsi dalla “mistica della
femminilità”, a lei si correla fortemente Judith Butler13, nel movimento della terza ondata, la quale
mette in discussione il concetto di identità di genere, ponendo l’attenzione sul fatto che il sesso
femminile nella società è “legato all’interpretazione di norme” a cui le donne sono chiamate a
rispondere come se fosse un fatto a loro comune. Entrambe le femministe evidenziano la funzione
della donna in relazione al ruolo sociale ed è evidente qui richiamare l’attenzione alla stretta
analogia con la storia cinese nel periodo confuciano.

Il movimento femminista della terza ondata è rivolto particolarmente all’attenzione della donna

9
  R. Connell, Questioni di genere, Il mulino, Bologna, 2011, pag.159
10
   Cfr.: https://biografieonline.it/biografia-simone-de-beauvoir
11
   Cfr.: https://www.gradesaver.com/author/gayle-rubin
12
   Cfr.: http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/betty-friedan/
13
   Cfr.: https://www.filosofemme.it/2020/03/02/judith-butler-tra-identita-riconoscimento-e-resistenza/

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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nella società ed è interessante dare risonanza anche al pensiero di Rosi Braidotti 14, la quale affronta
il tema della “soggettività” in riferimento al più grande cambiamento sociale della storia umana,
ovvero la globalizzazione, dove è necessario interrogarsi profondamente su di sé, per comprendere
l’altro e, interrogarlo a sua volta. Secondo la Braidotti occorre accogliere nuove identità che,
presentano caratteristiche plurali e in questo non può che trovarsi l’essenza del pensiero taoista,
dove l’essere umano nella sua “composizione” Yin Yang rappresenta la complessità dell’identità
plurale naturale.

Questi pensieri, rappresentati dalle principali femministe aprono a una riflessione interessante per
trovare spazio di dialogo tra occidente ed oriente sul tema della Donna. Ciò che secondo me però
risulta poco adeguato è che, la maggior parte delle femministe in conclusione, sembra perseguire un
fine particolare in cui la differenza di genere, continua a dominare rimanendo quindi una barriera
costante. Ciò che invece rende diverso il pensiero della Beauvoir è il fine designato, cioè l’idea di
uguaglianza come reale parità uomo-donna che rispecchia perfettamente la logica del Taoismo,
come già anticipato.

La questione dell’ Esistenza tra occidente ed oriente

L'essere umano occidentale, come abbiamo già accennato, nella sua storia e nella sua domanda
esistenziale, si è sempre posto problemi da una prospettiva dualista (alla base vi è il pensiero greco)
in rapporto: al “corpo-anima”, uomo-cosmo; “spirito-carne” e uomo-donna. Nella sua domanda
chi è l'uomo, ha trovato una precisa collocazione che lo ha visto più che protagonista, spettatore di
se stesso. Egli non chiede a se stesso chi è, ma a qualcun'altro, ricorrendo prima, a una molteplice
presenza di Dei, ognuno dei quali risponde a una parte di sé, poi a un unico Dio. Qui inizia in parte,
la sua avventura da protagonista, perchè la sua reale esistenza è vincolata ad un'appartenenza che si
realizza non quando lui è in vita, ma alla sua morte. L'essere umano è dunque un essere per la morte.
Ponendo questo ragionamento alla base del pensiero occidentale è normale che l'essere, appaia per
sua natura, lacerato, mancante sempre di qualcosa, di una controparte e da qui nasce l'altra metà
della mela: il diverso, da una parte cercato e indispensabile e dall'altra, temuto e ignoto.

La riflessione sul gender, se per certi versi diventa necessaria perchè attraverso essa si configura
l'identità dell'essere che risponde della sua esistenza, nella sua dimensione di alterità, diventa
motivo di riflessione-comprensione ma anche opposizione e fraintendimento, poiché l'altro è
sempre qualcosa che non si conosce fino in fondo a cui non è semplice “affidarsi”. La riflessione di
natura filosofica antropologica, ci consente di formula nuove domande sul rapporto “natura-
cultura” , rivisitando la “categoria di natura, che nella prospettiva del gender viene opposta alla
cultura e superata (o neutralizzata) da quest’ultima in ordine alla chiarificazione dell’identità
sessuata della persona e della regola per definire il senso buono e doveroso dell’agire umano.
Secondariamente, occorre riprendere la questione della relazione uomo-donna come archetipo e
forma originaria per cogliere il valore della differenza dell’uguaglianza tra le persone” 15.
Nell' uomo esistono due parti, due campi di forze difficili da armonizzare. Il punto di partenza nella
domanda umana del contesto occidentale, prevede una scelta e un posizionamento parziale e
limitato, in cui originato e originante non coincidono. Sono sempre separati.

Nell' emisfero orientale, in particolare quello cinese, la visione dell' essere umano, parte da un
assunto diverso: l'unità. La domanda chi è l'uomo ha rilevanza se tradotta in termine di funzione,
“che funzione ha l'uomo”. Gli orientali non hanno una logica “ meccanicistica e individualista”, il
loro punto di vista nasce in un sistema “inclusivo e dinamico”, organicistico e collettivo come la
14
     Cfr.: http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosi-braidotti/
15
     Cfr: C. Caltagirone, “La grammatica dell’umano oltre il geneder”, Studium Lumsa Università, Roma, pag. 107

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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storia insegna. Pertanto il fatto umano come esistenza è scoperta di appartenenza al cosmo, in
quanto esistenza stessa. Tutto ciò che esiste, per quanto distinto dal resto, fa parte di un “tutto” da
cui partire e tornare, in una logica di movimento, qui si ha la piena identità umana, la vitalità. La
vita e la morte sono due aspetti della stessa realtà (vitalità), dove a differenza della visione
occidentale, entrambe coesistono nello stesso momento, in stadi “energetici” differenti. L'uomo è un
mediatore tra cielo e terra, non è separato ma collegato. In esso maschile e femminile sono
originari,originati e originanti. Anche nel mondo orientale ed in particolare quello cinese, non sono
però mancate visioni che hanno alterato il rapporto uomo-donna, non tanto nel “concetto” quanto
nella funzionalità del ruolo sociale, politico ed economico. La donna resterà sempre esistenza e
quindi, in tale contesto, non verrà snaturata nei suoi fattori costituenti “maschili e femminili” che la
determinano. Ciò che si potrà rilevare nella storia cinese, sarà il “suo ruolo sociale”, il quale sarà
sempre collegato a una funzione specifica dell’armonia cosmica ma, purtroppo, fonte di
fraintendimento se escluso dal contenuto taoistico dell’essere. Per comprendere senza equivoci cosa
si intende con questo concetto, bisogna tornare alla storia cinese16, fare riferimento in particolare al
Taoismo17 e al Confucianesimo18.

Il Taoismo, il Tao (Dao) rappresentava l’Ordine della Natura (non solo umana) che agiva in modo
organico su tutte le cose: Wu Wei (lasciare fare alle cose e al corso della natura). Si basa sul
16
   Per comprendere il pensiero cinese bisogna considerare alcuni fattori che caratterizzano questa nazione. Il primo è il
territorio in termini di grandezza (estensione pari 31 volte quella Italiana) e di produzione (per il 90% non coltivabile!)
Da ciò si evince il motivo per cui la parte centrale della nazione (che dirada verso il mare) ha rappresentato il centro di
sviluppo del territorio. A nord e a Sud circondata da montagne, a Est dal mare, a nord-ovest da pianure desertiche,
l’isolamento del paese ha portato a sviluppare un pensiero di “appartenenza” al territorio molto forte tanto da
considerare la Terra il centro del mondo. L’interesse per l’acqua come aiuto alla vita diventa fondamentale, ma le grandi
opere idrauliche implicano la condivisione del lavoro e l’importanza che tutti hanno un ruolo sociale. Il pensiero
collettivo si sviluppa naturalmente e l’importanza di un governo si lega al rapporto uomo-stato tanto che l’importanza di
questo deriva dalla capacità di mobilitare grandi masse per poi concentrarle in lavori utili all’intera comunità. Un
secondo fattore è la “plurinazionalità” della Cina. Le varie “etnie” nel corso del tempo sono in realtà diventate delle
vera “nazionalità” con una vera e propria identità culturale specifica (es. la dinastia Han). Il terzo fattore è la scrittura
ideografica come fattore unificante della nazione. La scrittura pittografica unisce nella comprensione. Cfr.: E.
Occhipinti, La grande Medicina Cinese, Jaca Book, Milano, 2007.
17
   “Lao Tze ( che letteralmente significa “Vecchio Maestro”) visse intorno al VI secolo A.C., è considerato il fondatore
del Taoismo (o Laoismo), fu contemporaneo di Confucio, seppur più vecchio.“L’Uomo si conforma alla Terra, la Terra
si conforma in Cielo, il Cielo si conforma al Tao, e il Tao si conforma alla via della Natura”Questa citazione è tratta dal
“Tao Te^ Ching” , opera di iniziazione al taoismo, è stata scritta nell’epoca in cui la filosofia naturalista era ormai
cristallizzata in Cina e l’umanesimo di Confucio stava iniziando ad emergere. La filosofia di Lao Tze può essere
definita come un’idealizzazione della natura e una svalutazione dell’arte: secondo il maestro il modo migliore per essere
felici è annullare la civiltà artefatta e vivere in tranquilla comunione con la natura tra foreste, torrenti e colline_ notiamo
quindi quanto per lui fosse vitale la ricerca introspettiva in senso ampio e quanto ignorasse la sfera pubblica. Il ritorno
dell’uomo alla natura è sintetizzato con la formula del “Wei Wu Wei” (fare non facendo). Lao Tze vuole dimostrare
l’efficacia del wu wei nei rapporti umani nella semplicità e nella natura. Tutto il suo pensiero si basa sul concetto base
del Tao e del Te: il primo non può essere definito a parole, né può essere percepito dai sensi: “è invisibile, inudibile e
impalpabile; ma esso rimane eterno, ineffabile e culmina nello stato del non-essere. È una legge immutabile che sta alla
base dei mutevoli fenomeni dell’Universo. Se il Tao significa letteralmente “Unicità”, il Te significa “forza vitale” . Essi
appartengono alla natura e al senso di spontaneità. Il Tao genera l’ o il Grande Uomo. L’Uno a sua volta produce
il  composto da “Yin” e “Yang”: l’interazione tra queste due forze conduce alla vita, disegnata dal , dal
quale scaturiscono tutte le cose.” Tratto da: L’influenza della filosofia nello status della donna in Cina e Giappone a
cura               di             Giulia               Secci.          Articolo              on               line            in
https://www.academia.edu/14661321/lINFLUENZA_DELLA_FILOSOFIA_NELLO_STATUS_DELLA_DONNA_IN
_CINA_E_IN_GIAPPONE
18
   Prende il nome da Confucio, pensatore vissuto tra il 552 e il 479 a.c. che dedicò la sua vita alla elaborazione e alla
diffusione di una filosofia basata sull’armonia e la giustizia dei rapporti sociali. Operò nel periodo degli Stati
Combattenti. Il suo pensiero nasce con lo scopo di avere un impero illuminato che creasse ambienti di pace e prosperità
per il popolo. Solo attraverso l’educazione dell’uomo era possibile raggiungere questo scopo, poiché essi dimostravano
una innata inclinazione alla bontà che poteva sradicare ogni negatività e stimolare alla crescita del buon senso morale.
Cfr.: E. Occhipinti, La grande Medicina Cinese, Jaca Book, Milano, 2007.

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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principio che ciascun essere umano porta dentro di sé un bagaglio genetico comprendente sia la
parte maschile che quella femminile, sostanzialmente, l'essere non è né totale femminilità né totale
mascolinità. Energeticamente costituito da due aspetti: yin 19 e yang 20 ,questi due principi sono
considerati alla pari e in co-esistenza cioè l’uno non può esistere senza l’altro. Il mondo, il cosmo e
l'uomo sinteticamente sono generati dalla loro unione, dal loro movimento. L'uomo appartiene al
cosmo tanto quanto il cosmo appartiene a lui. Uno è parte dell'altro e viceversa 21.
“Zhu Zi dice: la trasformazione è (il movimento) graduale della mutazione, la mutazione è il
completamento della trasformazione”. Lo yin può trasformarsi e divenire yang, lo yang può mutare
e divenire yin. In questo modo sebbene le trasformazioni e le mutazioni sono innumerevoli, non c'è
nulla che non sia prodotto dallo yin e dallo yang perciò sono considerati padre e madre. La radice
e l'inizio della vita e della morte la Via della vita e della morte appartengono allo yin e allo yang e
basta. Quando giunge lo Yang le cose (gli esseri) nascono, quando lo yang va via, gli esseri
muoiono”22. Per i taoisti l’ordine naturale che dà vita a tutte le cose, governa ogni evento, non con la
forza ma con i processi di mutamento. Compito del saggio non è imporre le sue idee ma sostenere la
natura, osservandola per comprenderne l’unitarietà e la spontaneità.

I confuciani sono più pragmatici, interessati alla terra ed ai valori sociali, miravano all’idea di uomo
come capace di partecipare al “sacro”, di assumere comportamenti armoniosi con la natura. Con la
nascita del Confucianesimo, cambiano gli aspetti sociali ma non la filosofia di base. Tanto che
“Confucio tornerà alla visione del Dao, concetto che indica la via ideale dell’essere umano, ma in
una prospettiva più razionale. La dottrina del confucianesimo, era applicabile da qualsiasi governo
per la semplice ragione che mai contraddiceva il mantenimento dell’ordine e la pace delle società e
mirava allo stabilire delle buone relazioni tra i sovrani. Si cercò di unificare gli usi e i costumi dei
territori del vasto impero, quest’ultimi infatti erano diversi nelle singole località. Qui la storia della
donna nella società Cinese può anche essere intesa come una storia di opposizioni e conflitti tra
due tipi di donne, confuciane e naturaliste…A differenza del taoismo, il quale rappresentava un
modello di naturalista e introspettivo, il confucianesimo dettava modelli comportamentali in tutte le
sfere della vita quotidiana e sociale, soprattutto nelle sfere pubbliche, sostituendosi cosi, una volta
al potere, a tutte le altre filosofie a partire dalla Prima dinastia Han. Allo stesso modo, una volta
verificatasi questa subordinazione femminile con l’istituzionalizzazione della famiglia Confuciana,
gli elementi del Tao continuarono a rimanere intrinseci nella struttura famigliare stessa.”23

19
   Categoria interpretativa della realtà che assume delle specificità in relazione ai sistemi di rapporti scelti. Possiamo
identificare le seguenti manifestazioni dello yin: versante settentrionale, principio passivo, femminile, oscurità, la luna,
la notte,il freddo, l’inerzia, la debolezza,la concentrazione, la retrazione, il riposo, lato destro ecc..
20
   Categoria interpretativa della realtà che assume delle specificità in relazione ai sistemi di rapporti scelti. Possiamo
identificare le seguenti manifestazioni dello yang: viene attribuita la natura maschile, il Sole, la luce, il giorno, il caldo,
l’attività, il movimento, la forza, l’agitazione, l’espansione, la dilatazione,il lato sinistro, il giorno ecc…
21
    Interessante è il concetto di salute che vede tutto ciò che è esterno presente nell'interno e viceversa, per cui
l'alterazione di questo stato non è altro che una disarmonia tra le parti.
22
   Tratto da: https://www.agopuntura.org/pubblicazioni/lei-jing            ultima modifica 27/04/2020 h:15.15
23
   Cfr: L’influenza della filosofia nello status della donna in Cina e Giappone a cura di Giulia Secci. Articolo on line in
https://www.academia.edu/14661321/lINFLUENZA_DELLA_FILOSOFIA_NELLO_STATUS_DELLA_DONNA_IN
_CINA_E_IN_GIAPPONE

a cura di: Alessandra Valeria Torre
Le culture femminili nella società globale                                                                A.A. 2019/2020

TAO e sessualità

              Immagini tratte da: https://anatomiaenergetica.it/uomo-donna-tao-relazioni-complicate/2015/04/17/

Identificando lo Yang con la polarità positiva “+” e lo Yin con la polarità negativa “-“, noteremo
come nella figura, il maschio presenterà il proprio polo energetico positivo in basso, mentre la don-
na presenterà la polarità negativa. Lo Yang rappresenta esplosività, attività, superficialità caratteri-
stiche dell’uomo in quanto egli tende ad analizzare gli aspetti più superficiali perché sono quelli che
per primi si mostrano e che danno l’idea iniziale di cosa si osserva. “E’ inutile ad esempio fossiliz-
zarsi sul motivo di una carta da parati perché è il muro che sorregge la casa. La femmina…Yin
rappresenta la calma, la passività, la profondità e nella donna si traduce in pacatezza, visione am-
pia e profonda che porta ad un osservazione molto più accurata e bisogno di sentirsi “nutrita” nel
suo essere. Questo modo più riflessivo e spesso obiettivo la rende perfetta alla generazione di un
nuovo TAO (bambino). La donna guardando una parete non vede un muro, ma l’accoglienza che
può donare…Ciò significa che il maschio, classificato come Yang di base, nella sua funzione è
l’esatto opposto. Perché? Questo incrocio di comunicazione è la rappresentazione perfetta di due
Tao che unendosi generano un unico TAO in un ciclo impossibile da fermare poiché i due aspetti
opposti continuano a completarsi senza soluzione di continuità…Quando diamo valore ad un aspet-
to classificandolo come Yin o Yang, automaticamente sappiamo che la funzione di quell’aspetto sa-
rà data dall’esatto opposto.”24

Il mondo occidentale sulla questione sesso e genere ha prodotto un grande dibattito che ha proprio
generato il femminismo, fino a scoprire che questi aspetti sono intrecciati. Come vediamo
dall’immagine che il tao ci rimanda, la sessualità non può essere prettamente distinta nella vita u-
mana, motivo per cui non si parla neanche di genere Yin o genere Yang. Questa predisposizione
mentale, ci fa intuire come il “femminismo” non poteva che sorgere in Cina, con l’incontro del
mondo occidentale. Sarà proprio la visione individualista, derivata dall’incontro con l’occidente, a
rendere conflittuale il mondo femminile cinese delle ultime generazioni, in primo luogo in ambito
familiare. Forse, per l’incomprensione logica del pensiero organicista cinese. Riflettere antropologi-
camente sull’identità del maschile e del femminile nella loro interazione e quindi come identità ses-
suale, vuol dire assumere una prospettiva di ricerca, in cui, tale costruzione è armonia tra diverse
componenti (fisiche, psichiche, sociali) nell’ottica di una corrispondenza tra nascita, percezione in-
teriore e ruolo sociale…“Impegno…connesso con l’umana capacità di interpretare, elaborare e
tematizzare l’esperienza umana concreta, degli uomini e delle donne e, quindi, di indicare che

24
   Tratto da: https://anatomiaenergetica.it/uomo-donna-tao-relazioni-complicate/2015/04/17/                  ultima modifica:
28/04/2020 h.10.00

a cura di: Alessandra Valeria Torre
Le culture femminili nella società globale                                                           A.A. 2019/2020

l’essere uomo e l’essere donna sono strutturalmente iscritti nella “grammatica” dell’umano come
determinazioni fondamentali dell’antropologico in quanto tale.”25

La questione del tao e la condizione femminile
Dalla sessuologia taoista ed in riferimento, al periodo antecedente sia al feudalesimo che al periodo
confuciano, notiamo come la figura femminile sia cambiata per importanza e funzione sociale,
subendo momenti di segregazione ed oppressione. Utilizzando la logica Yin/Yang, potremmo
distinguere la storia della donna in due momenti, uno Yin più antico e uno Yang più moderno.
Poiché la logica orientale non prevede una netta separazione è chiaro che la donna, manifesterà
nella sua evoluzione un momento Yin molto “forte” e uno Yang con uno Yin molto debole 26. In
questo modo il pensiero di Simone de Beauvoir27 si traduce nel significato che la donna in quanto
parte del Dao non può che manifestarsi come Yin, ma essendo una parte di esso ed essendo in esso,
non può che manifestarsi anche lo Yang, ovvero una parte di sé come parte sociale.
L’identità di genere è l’identità della persona che rappresenta parte dell’identità del cosmo, ma
l’identità della persona è identità del cosmo perché in essa presente. Simone de Beauvoir, ma in
generale gli occidentali, non possono pensare all’essere umano donna e uomo ne alla condizione
che l’essere sia stabilito dalla natura. Le differenze di pensiero tra occidente e oriente sono tangibili,
gli orientali non categorizzano a-priori, sarebbe come non osservare la vera natura dei fenomeni ma
solo una parte, quindi se consideriamo il mutamento come movimento dell’essere, allora la donna,
“non nasce donna ma lo diventa”, ammettendo una duplice realtà che vede lo Yin non solo Yin ma
anche Yang.

Ritornando alla visione taoista utilizzando l’ideogramma cinese di uomo e donna cerchiamo di
capirne il mutamento:“Il carattere che in cinese significa maschio consiste nell’unione di altri due
caratteri, dei quali uno significa “campo” e l’altro “forza”. Suggerisce l’idea dell’impegno della
forza fisica maschile nel lavoro dei campi e nell’agricoltura. Il carattere che significa donna è
invece presente, quale elemento compositivo, in una serie di caratteri che hanno attinenza con il
clan familiare, a cominciare da quello che significa “cognome” e che è costituito da “donna” e da
“nascere”. La tranquillità, la pace, la sicurezza, è espressa, a sua volta, da un carattere che
raffigura un tetto e da una donna. La sicurezza e l’ordine sono rappresentati quindi dal controllo
che ha la donna su tutto ciò che è interno; la forza fisica dell’uomo invece si esercita all’esterno,
nei campi…Una volta realizzatasi questa bipartizione, la situazione si dovette cristallizzare sempre
di più e, dato che le attività “esterne”, con il progresso delle attività economiche ad esse connesse,
sono venute sempre più aumentando d’importanza, la donna, l’elemento yin al quale era riservato
l’interno, si è trovata facilmente segregata, sottomessa, considerata come oggetto.”28
Se analizziamo i concetti taoisti di yin e yang, vediamo come la loro manifestazione armonica sia in
realtà una ricerca costante di una risoluzione conflittuale, questo spiega il movimento e spiega
perchè i mutamenti 29 , diventano problematici quando una delle due parti prevale sull’altra 30 .

25
   Cfr: Cfr: C. Caltagirone, “La grammatica dell’umano oltre il geneder”, Studium Lumsa Università, Roma, pag. 122
26
   Nella medicina cinese parlare di Yin in assoluto e di Yang in assoluto non ha senso, non ha niente a che vedere con la
vita e con la realtà naturale, ogni aspetto del Qi (energia) può essere più Yang di un altro, ma meno Yang ( e quindi più
Yin) di un altro ancora.
27
   “per quanto riguarda il concetto di “genere”, è in particolare de Beauvoir (1949) ad anticiparne il significato nel
suo erudito saggio…con cui si apre la seconda parte del libro “Donna non si nasce, lo si diventa”cfr: S. Capecchi, La
comunicazione di genere, Carocci editore, Roma, 2018, pag.19
28
    Tratto da: http://www.oloselogos.it/articoli-agopuntura/le-donne-nella-medicina-cinese-con-divagazioni/?print=pdf
ultima modifica: 22/04/2018 h.10.10
29
   Questa formulazione non è prettamente completa e corretta, ma poiché il tema della medicina cinese è complesso
anche nella sua semplificazione, ci si assume la responsabilità di questa estrema sintesi della mancanza di
considerazione delle 5 trasformazioni

a cura di: Alessandra Valeria Torre
Le culture femminili nella società globale                                                             A.A. 2019/2020

Analizzando la sessualità da un punto di vista Taoista questo conflitto è più evidente (cfr. immagine
succitata). L’uomo risulta più debole della donna, perché, a differenza di quest’ultima, perde energia
con l’orgasmo, eliminando, con l’eiaculazione, dai 200 ai 500 milioni di spermatozoi, ognuno
potenzialmente in grado di generare un essere umano. La donna invece in campo sessuale mostra
una certa superiorità, perchè la sua energia yin è inesauribile, dovuto al fatto che essendo
predisposta a compiti come la gravidanza, il parto e l’allattamento, il suo repertorio biologico di
energia deve essere necessariamente maggiore. Non a caso, le mestruazioni che rappresentano
sempre una dispersione energetica, si interrompono durante la gravidanza, il parto e l’allattamento.
Nella gravidanza, il sangue che altrimenti sarebbe andato perduto va invece a nutrire il feto. Dopo la
nascita, lo stesso sangue si trasforma in latte. Le mestruazioni riprendono soltanto dopo
l’allattamento.
Mentre la visione occidentale trova nell’aspetto riproduttivo l’uguaglianza di genere, quella
orientale riscopre una differenza energetica fondamentale in cui la donna è una virtù della vita. Non
sorprende che vi siano state Imperatrici nei periodi ante e post feudale e confuciano. Prima del
periodo confuciano, la madre cinese, rappresentava il fulcro dell'intera famiglia, sorgente
dell'esistenza, a cui tutti i membri erano legati, quasi, devoti. Era l'autorità per eccellenza, capace di
donare vita e mantenere come un “tutto” il nucleo familiare. Anticamente i figli portavano il nome
della stirpe materna e non paterna: il sistema d’identificazione era dunque matriarcale. Con
l’avvento del periodo feudale, per sua natura fondato su un sistema di vita patriarcale, la figura
femminile inizia il suo declino. Il regime feudale snatura l'immagine della donna che divenne
sempre più “emarginata e umiliata” soprattutto nella sua funzione politico-sociale ed economica.
“I tentativi femminili di occuparsi di attività “esterne” quali la politica, dalle famose imperatrici
dell’antichità fino al recente caso di Chiang Ch’ing, sono stati sempre condannati dai
tradizionalisti ed in genere dall’opinione pubblica, anche se non tradizionalista, soprattutto perché
rompevano un ordine costituito, debordando dall’ ”interno” all’ ”esterno”.Una volta verificatasi
questa subordinazione femminile, troviamo in Cina i segni evidenti di essa in molti aspetti del
costume: la donna vista come oggetto erotico al punto di essere costretta anche alla mutilazione
fisica (piedi fasciati) per aumentare il suo richiamo fisico, l’infanticidio (in prevalenza femminile),
la ricerca spasmodica dell’erede maschio, la prostituzione e la poligamia (per i ceti abbienti).
Esempio chiaro di come la donna è considerata nella tradizione cinese, è quello relativo
alla”fasciatura dei piedi31. I padri imploravano nelle loro preghiere che fossero loro dati dei figli

30
   Il concetto di salute e malattia nella medicina cinese non sono esattamente uguali ai concetti usati da noi occidentali.
La medicina cinese è una scienza che studia le diverse manifestazioni dell’energia dell’uomo, avendo come obiettivo lo
sviluppo di pratiche di mantenimento energetico (armonia) o di ripristino dell’equilibrio (interno o esterno) in caso di
disarmonia (disfunzioni: difetti, eccessi e ristagni di energia)
31
   “La pratica di fasciare i piedi fu introdotta nell’uso un migliaio di anni fa, a quanto si dice, da una concubina
dell’imperatore...era un comodo messo per esprimere e rafforzare un nuovo concetto di castità femminile che la Cina
era venuta sviluppando: una moglie casta doveva rimanere relegata in casa e non doveva farsi vedere nei campi e per
la     strada;     e    camminare       con     i    piedi    fasciati  rendeva    l’incedere    penoso      e    difficile.
Avere piedi così piccoli e deformati, causa di dolori costanti, limitava inevitabilmente il movimento, forzando a una
segregazione domestica che escludeva la partecipazione della donna alla vita sociale. La fasciatura rivelava quindi la
condizione economica di una famiglia: un uomo che aveva una moglie con i piedi fasciati provava a tutti che egli era
abbastanza ricco da mantenere una donna con i suoi guadagni e che non aveva bisogno d’aiuto nei campi o nel negozio.
Conseguentemente i piedi grandi, propri dell’altro sesso, erano indice di appartenenza ad una classe sociale povera.
Serve e contadine avevano i piedi a grandezza naturale, come le donne delle minoranze etniche (soprattutto della
Mongolia), mentre erano bendati quelli delle signore delle classi sociali più elevate, incluse naturalmente legittime
consorti e concubine degli imperatori delle varie dinastie, a partire dagli Han (206 a.C. – 220 d.C.) – passando per la
dinastia Tang, Song, Yuan e Ming – fino agli ultimi imperatori Qing (1644-1911). Ufficialmente con la nascita della
Repubblica Popolare Cinese, nel `49, è stato vietato. L’usanza di fasciare i piedi, vivido simbolo della soggezione della
donna, sopravvisse e fiorì per secoli. Il costume era parte integrante di una società patriarcale che inculcava nelle
donne l’obbedienza. Una dama virtuosa accettava passivamente la sua condizione d’inferiorità intellettuale e rimaneva
tagliata fuori dal mondo esterno. Opporsi alla fasciatura era cosa impensabile, significava ribellarsi alle tradizioni

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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maschi e una delle peggiori umiliazioni per una madre era di non possederne, perchè essi erano più
adatti al lavoro dei campi e più decisi nel combattimento. In più le figlie rappresentavano un peso
per il proprio genitore giacchè, così si pensava, dopo aver speso molti soldi e pazienza per
allevarle, se n’andavano nella casa del marito. L’uccisione delle femmine era praticata quando il
loro numero superava quello del bisogno, in modo particolare se la famiglia si trovava in difficoltà.
Essa era debole e umiliata in tutti i campi. Peggio ancora, la sua nascita era considerata di
malaugurio.32
L’autorità del padre si rinforzò con il Confucianesimo e divenne così quasi assoluta, in ogni campo.
“Le donne dovevano rispettare le tre obbedienze (al padre, al fratello e al marito, o ai figli maschi
se rimaste vedove) e le quattro virtù (conoscere il proprio posto nel mondo, curare il proprio
aspetto in modo da risultare gradevoli al marito, parlare poco e con attenzione, svolgere le
faccende di casa): secondo la dottrina dello yin e dello yang, la retta condotta femminile, descritta
ed esaltata già nel “Classico dei mutamenti” (in cinese Yijing 易經 ) e nel “Canone dei riti” (Li chi
礼志 ), era infatti indispensabile per mantenere l’ordine e l’armonia dell’intero Universo. Se
l’uomo era identificato con yang, il Sole, la forza creatrice, il principio attivo, la donna incarnava
invece lo yin, l’oscurità, il principio passivo ed entrambi si inserivano in una serie di opposizioni
binarie che regolavano il corso dell’Universo e strutturavano la stessa società umana nel suo
complesso: l’uomo era superiore e la donna inferiore, l’uomo comandava e la donna obbediva.
Questi precetti erano illustrati in un gran numero di classici destinati all’educazione delle fanciulle
di estrazione aristocratica, ad esempio il “Nü jie”, o “Precetti per le donne” e il “Nü er jing” ( 女
儿 ) il “Classico per le donne”. La loro diffusione non era però limitata alle classi colte e agiate e
riuscivano a penetrare efficacemente anche tra il popolo grazie a un vasto repertorio di ballate e

cinesi, che miravano a mantenere una netta divisione tra uomini e donne. Innamorarsi era considerato quasi una
vergogna, un disonore per la famiglia; non perché fosse tabù – dopo tutto, l’amore romantico aveva in Cina una
tradizione venerabile – ma perché si riteneva che i giovani non dovessero trovarsi esposti a situazioni in cui ciò potesse
accadere, sia perché incontrarsi era giudicato immorale, sia perché il matrimonio era considerato innanzi tutto un
dovere, un accordo tra due famiglie. Naturalmente era considerato altamente encomiabile che una donna si
sottoponesse fin dalla prima infanzia al temuto dolore della fasciatura dei piedi con stoica rassegnazione e che
trattenesse le lacrime per compiacere alla madre e conformarsi così ai canoni della bellezza sanzionati nei secoli. Il
successo o il fallimento della fasciatura (fatta dalla madre stessa) dipendeva dall’abilità con cui veniva stretta la benda
intorno a ciascun piede. La fascia, larga circa cinque centimetri e lunga tre metri, si applicava in questa maniera: se ne
fissava un capo alla parte interna del collo del piede, veniva quindi fatta passare con forza sulle dita, a eccezione
dell’alluce, in modo da ripiegarle sotto la pianta del piede. L’alluce non veniva fasciato. Si passava poi strettamente la
benda intorno al calcagno in modo che tallone e dita fossero ravvicinati il più possibile. Si ripeteva quindi il
procedimento fino a totale utilizzazione della fascia. Il piede delle fanciulle era soggetto a una forzata e continua
pressione: lo scopo infatti non era solo quello di comprimere il piede, ma anche di curvare le dita, di ripiegarle sotto la
pianta e di riavvicinare la pianta stessa al tallone fino al limite del possibile...Le donne non potevano togliere le
fasciature neanche da adulte, perché i piedi avrebbero ripreso a crescere. Potevano solo allentarle temporaneamente di
notte, e allora calzavano scarpette dalla suola morbida. Di rado gli uomini vedevano nudi i piedi fasciati, che di solito
erano ricoperti di pelle putrescente e mandavano cattivo odore, una volta tolte le bende. Alla donna cinese dell’età
imperiale si insegnava l’amore per la castità e il “loto d’oro” – cioè il piede piccolo – fu considerato un possesso
esclusivo del marito. Perfino i parenti stretti evitavano di guardare i piedi rimpiccioliti; la loro manipolazione da parte
dell’uomo era considerata un atto di grande intimità. La donna di buona educazione provava grande imbarazzo e
vergogna – che poteva condurla sino al suicidio – quando ad accarezzarle il piede o a toglierle la scarpa era una
persona diversa dal marito. Nei tempi antichi, quando era una pratica largamente diffusa e non osteggiata, la
fasciatura dei piedi ebbe i suoi accaniti sostenitori, veri e propri amanti del loto d’oro.” Tratto da:
http://www.oloselogos.it/articoli-agopuntura/le-donne-nella-medicina-cinese-con-divagazioni/?print=pdf                ultima
modifica: 28/04/2020 h. 18.03
32
    Tratto da: http://www.oloselogos.it/articoli-agopuntura/le-donne-nella-medicina-cinese-con-divagazioni/?print=pdf
ultima modifica: 28/04/2020 h. 15.57

a cura di: Alessandra Valeria Torre
Le culture femminili nella società globale                                                               A.A. 2019/2020

leggende popolari dove venivano esaltate la virtuosità, il coraggio e lo spirito di sacrificio di
celebri eroine del passato, come la guerriera Mulan33; Mu Xin34; Lü Mu 35”36.
La donna viene dunque considerata dai cinesi come merce che era possibile acquistare o vendere.
Questa visione è quella che in occidente viene analizzata nel pensiero della Beauvoir nella sua ope-
ra le deuxième sexe “…laddove, secondo una costruzione sociale maschile, l’uomo è la “misura” e
la donna è vista come l’altro…L’umanità è maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale
33
   Hua Mulan 花木兰: è una guerriera leggendaria nominata per la prima volta in un poema epico anonimo del periodo
delle Dinastie del Nord (386 -581), conosciuto come La ballata di Mulan. Il cognome Hua 花 le è stato attribuito
successivamente dai cantastorie che narravano le sue gesta, arricchendo la storia di nuove imprese eroiche ogni volta
che la raccontavano. Sono presenti anche versioni in cui il suo cognome è Zhu o Wei, ma Hua è quello sicuramente più
conosciuto...Nonostante ogni tanto qualcuno affermi che Mulan sia realmente esistita, non ci sono prove o
testimonianze sufficienti a supporto di tali affermazioni. Gli storici, di conseguenza, considerano Mulan come un
personaggio immaginario, diventato simbolo di patriottismo, un esempio di pietà filiale e una rappresentante di tutte le
donne di valore ed eroismo. La prima e più antica versione di Mulan si apre con una ragazza seduta, triste e preoccupata
per il destino del padre, chiamato alle armi nonostante la sua età e i suoi problemi di salute. Il suo unico figlio maschio
infatti, fratello minore di Mulan, era troppo piccolo per poter andare. Mulan decide così di prendere il posto del padre
vestendosi da uomo e parte per la guerra. Una volta finita la guerra, durante la quale ha combattuto eroicamente e
sconfitto moltissimi nemici, rifiuta tutti i titoli e gli onori offertile. Nei dodici anni che combatte per la Cina nessuno si
accorge che è una ragazza e ciò viene capito dai suoi compagni quando vanno a trovarla per farle visita una volta finita
la guerra, accogliendo la novità con gioia e sorpresa…In alcune versioni Mulan torna a casa e si sposa con il suo vicino
di casa in un matrimonio combinato organizzato dai genitori, in altre vive felicemente con un suo compagno di battaglie
di cui si era innamorata e in altre ancora commette il suicidio dopo aver ricevuto l’ordine dall’imperatore di diventare
sua concubina. Tratto da: https://www.tracinaeitalia.it/cultura-cinese-cucina-ideogrammi-cinesi-corsi-traduzioni/cultura-
e-societ%EF%BF%BD/le-donne-guerriere-nella-storia-cinese/28 ultimo accesso del 28/04/2020 H. 13.15
34
   Fu Hao 婦好: Fu Hao, conosciuta anche con il nome di Mu Xin. All’epoca della dinastia Shang, il re Wu Ding
puntava ad ottenere alleanze con le tribù vicine sposando una donna proveniente da ognuna di esse. Fu Hao andò
incontro proprio a questo destino, diventando una delle 64 mogli di Wu Ding. Data la sua bellezza e la sua intelligenza
ottenne però un ruolo di primaria importanza sulle altre mogli, e Wu Ding le insegnò a compiere rituali e sacrifici, onore
riservato a pochissime donne e in genere alla prima moglie del re. Con il tempo, date anche le sue doti nel
combattimento, venne nominata generale e le furono affidate diverse campagne militari. Le sue abilità si dimostrarono
particolarmente utili nello scontro tra Shang e Tu-Fang, battaglia andata avanti per generazioni e a cui solo Fu Hao
riuscì a porre fine con una grandiosa vittoria. Altre vittorie importanti la portarono ad essere considerata il generale più
forte dei suoi tempi, con più di 13000 guerrieri al suo comando. In quegli anni in realtà vedere una donna combattere
non era una cosa così insolita. I resti e le ossa trovate ci mostrano infatti come negli eserciti dell’epoca vi fossero
centinaia di donne. Nella sua tomba, fatta edificare dallo stesso monarca Wu Ding che le sopravvisse e rinvenuta a
Yinxu nel 1976, sono state rinvenute molte armi, tra le quali una grande ascia da battaglia, importante testimonianza del
suo valore come guerriera. Tratto da: https://www.tracinaeitalia.it/cultura-cinese-cucina-ideogrammi-cinesi-corsi-
traduzioni/cultura-e-societ%EF%BF%BD/le-donne-guerriere-nella-storia-cinese/28 ultimo accesso del 28/04/2020 H.
13.18
35
   Lü Mu, letteralmente "La madre di Lu", visse durante la dinastia Xin e morì nel 18 a.C. La data di nascita rimane
sconosciuta. Nacque nello Shandong in una famiglia molto ricca e, una volta vedova, iniziò ad occuparsi degli affari di
famiglia. Il periodo in cui visse Lü Mu fu particolarmente turbolento per la società cinese. Wang Mang 王莽 infatti
aveva usurpato il trono proclamandosi imperatore e aveva dato il via a una serie di politiche e di alte tassazioni che
furono fortemente criticate. Le inondazioni del fiume giallo di quegli anni minarono ulteriormente la stabilità
economica già precaria. Lü Mu era conosciuta per il suo buon cuore e più volte aveva aiutato i poveri e i contadini
dando loro cibo e denaro. Suo figlio, Lü Yu, che aveva lavorato come connestabile per la contea di Haiqu, venne
condannato a morte dopo essersi rifiutato di punire dei contadini che non avevano i soldi per pagare le tasse. La madre,
furiosa, iniziò a pianificare la vendetta, utilizzando il suo denaro per acquistare armi, cavalli e per convincere sempre
più persone a schierarsi dalla sua parte. Le scelte infelici del governo spinsero tantissime persone a seguirla e Lü Mu fu
la prima leader a schierarsi contro Wang Mang. Dopo essersi proclamata generale e aver raggiunto un buon numero di
ribelli pronti a combattere per la sua causa, marciò nel 17 con i suoi uomini su Haiqu, catturando il supervisore locale e
decapitandolo. Lü Mu mise poi la sua testa sulla tomba del figlio, come simbolo della vendetta ormai compiuta. Lü Mu
morì nel 18 a causa di una malattia ma il suo esempio e la sua forza spinsero moltissimi contadini di tutte le regioni a
rivoltarsi contro Wang Mang. Gli storici cinesi affermano che le azioni di Lü Mu, prima leader ribelle della storia cinese,
diedero il via a tutte le rivolte che portarono alla caduta della dinastia Xin. Tratto da:
https://www.tracinaeitalia.it/cultura-cinese-cucina-ideogrammi-cinesi-corsi-traduzioni/cultura-e-
societ%EF%BF%BD/le-donne-guerriere-nella-storia-cinese/28 ultimo accesso del 28/04/2020 H. 13.22
36
   Tratto da: https://www.didaweb.net/liste/002_ftp/zip/donne_in_cina.pdf ultimo accesso del 28/04/2020

a cura di: Alessandra Valeria Torre
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