LA VILLA LANTE AL GIANICOLO FRA XVI E XVIII SECOLO - TANCREDI CARUNCHIO CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE

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LA VILLA LANTE AL GIANICOLO FRA XVI E XVIII SECOLO - TANCREDI CARUNCHIO CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE
CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE             FASCICOLO V

                TANCREDI CARUNCHIO

        LA VILLA LANTE AL GIANICOLO
           FRA XVI E XVIII SECOLO

            AMICI DI VILLA LANTE AL GIANICOLO
                       ROMA - 2022
LA VILLA LANTE AL GIANICOLO FRA XVI E XVIII SECOLO - TANCREDI CARUNCHIO CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE
CONFERENZE E MEMORIE PUBBLICATE A CURA DEGLI “AMICI DI VILLA LANTE AL GIANICOLO”
             SOTTO GLI AUSPICI DELL’INSTITUTUM ROMANUM FINLANDIAE

1 Veikko VÄÄNÄNEN, Graffiti di Pompei e di Roma, Roma 1962
2 Eva Margareta STEINBY, Villa L’ante e l’Institutum Romanum Finlandiae, Roma 1971
3 Emilio GABBA, Il problema dell’”Unità” dell’Italia romana, Roma, 1978
4 Laura CHIOFFI, Portus Iulius nelle fonti letterarie, Roma 2013
5 Tancredi CARUNCHIO, La Villa Lante al Gianicolo fra XVI e XVIII secolo, Roma 2022

 © Associazione onlus “Amici di Villa Lante al Gianicolo” Passeggiata del Gianicolo, 10 - 00165 R O M A
                                        WWW. IRFROME.ORG
LA VILLA LANTE AL GIANICOLO FRA XVI E XVIII SECOLO - TANCREDI CARUNCHIO CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE
Questo fascicolo continua la serie CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE, che
pubblica i testi di alcune conferenze tenute da studiosi di varie nazionalità in occasione dei
tradizionali appuntamenti mensili dei mercoledì di Villa Lante.
I contenuti delle conferenze propongono temi dell’Antichità classica, come la Storia, l’Ar-
cheologia e l’Epigrafia, quelli della Medievistica nei suoi risvolti storici e archeologici, oltre
a quelli relativi alla Storia dell’Arte e dell’Architettura.
L’iniziativa si deve all’Associazione onlus AMICI DI VILLA LANTE AL GIANICOLO con
il sostegno della Fondazione INSTITUTUM ROMANUM FINLANDIAE.
La sua realizzazione si deve al generoso intervento dello sponsor Pio Massaroni, titolare
Te.C.Res s.r.l.
LA VILLA LANTE AL GIANICOLO FRA XVI E XVIII SECOLO - TANCREDI CARUNCHIO CONFERENZE E MEMORIE DI VILLA LANTE
Questo fascicolo è stato stampato grazie al contributo di

                                 TECRES S.r.l., Via della Quaglia, 17
                                     04012 Cisterna di Latina (LT)
                                   indirizzo E-mail: tecres@tiscali.it
                                 www.tecresconsolidamentorestauro.it

Questo testo costituisce l’approfondimento della conferenza che si è tenuta il 20 Marzo 2013 presso l’Institutum
Romanum Finlandiae sul tema “Gli interventi dei Lante sulla villa al Gianicolo nella metà del Cinquecento:
alcune possibili analogie con la Villa di papa Giuilio III”.
Tancredi Carunchio

                       La Villa Lante al Gianicolo
                          fra xvi e xviii secolo

         Nel vivace fervore culturale dei primi decenni del Cinquecento ro-
mano anche Baldassarre Turini da Pescia, eminente e facoltoso personaggio
della corte del papa Leone X1, volle realizzare la propria villa suburbana non
lontano dal Vaticano. Il 1521 è l’anno più probabile dell’inizio dei lavori per
la costruzione del suburbanum che il Turini si fece costruire sul colle del Gia-
nicolo, dandone incarico al giovane Giulio Romano2, reputato fra i migliori
allievi e collaboratori di Raffaello.
          È noto che al tempo di Baldassarre Turini, le fonti letterarie anti-
che, fra le quali Marziale, Livio, Ovidio, Plinio e Macrobio, continuavano
a tramandare, fra miti e verità storiche attendibili e presunte perché ancora
scarsamente documentate, anche le leggende che erano sorte intorno ai fat-
ti dell’antica Roma repubblicana e imperiale radicandosi nella cultura degli
eruditi. Certamente a quelle fonti fecero riferimento i primi studiosi di cose
arcaiche e di topografia della Roma antica mentre allo stesso tempo nasceva
in loro l’esigenza di dare sostanza a quanto raccontato dai testi più vetusti con
l’attribuzione di una collocazione topografica, certa o immaginata che fosse,
ai monumenti via via citati. Tali collocazioni non sempre corrispondevano al
sito individuato e solo la ricerca archeologica recente ha potuto emendare la
maggior parte di quelle attribuzioni topografiche.
         Con lo sviluppo delle scienze archeologiche, dai primi dell’Ottocento
in poi le piante di Roma antica si appoggiarono, infine, alla topografia della
città moderna per un reciproco confronto; ma né Luigi Canina, che aveva
ben conosciuto la Villa Lante3, né Rodolfo Lanciani azzardarono proposte su

                                                                               5
quale fosse l’edificio edificato alle falde del Gianicolo al tempo della Roma
repubblicana anche a fronte dell’evidenza del visibile basamento in opus con-
cretum, sul quale la villa fu fondata.
Venivano dunque abbandonate le ipotesi relative all’antica presenza del
Templum Jani e del Sepulchrum Numae, sulla presunta preesistenza dei quali
Baldassarre Turini aveva legittimato con convinzione la scelta del sito per
la realizzazione della sua Villa e dai quali avrebbe poi preso spunto parte
del programma iconografico della decorazione delle volte del Salone e della
Loggia4.
Oggi rimane la realtà tangibile della Villa fondata su un basamento di età
repubblicana in opus concretum, in merito al quale un’accurata ricognizione
fu presentata da Filippo Coarelli, nel 1994, che concludeva, ma ancora in for-
ma di ipotesi, che l’antica struttura potesse corrispondere a una piattaforma
da identificarsi con il luogo dove veniva esposto il vexillum in occasione dei
comitia nel Campo Marzio5.
Dunque, Baldassarre Turini individuò in quel consistente resto di età romana
elementi tali che legassero la sua villa all’antichità, villa che fu concepita
usando un “linguaggio modernamente antico e anticamente moderno”6 sia
nella pianta sia nella decorazione interna. Quanto alla geometria della pian-
ta, è evidente che le dimensioni del basamento costituirono un vincolo che
condizionò quelle della planimetria della Villa che, impostata sul quadrato
costruito sulla sua larghezza (ovvero il lato minore, volto a Est), ebbe per
lunghezza la misura definita dalla diagonale dello stesso quadrato7.
Anche la decorazione interna fu coordinata da Giulio Romano, al quale sono
attribuite alcune parti del “Ritrovamento della tomba di Numa Pompilio”
(“. . . ed oltre ciò, furono le stanze non solo adornate di stucchi, ma di pittura
ancora, avendovi egli stesso dipinto alcune storie di Numa Pompilio, che
ebbe in quel luogo il suo sepolcro”)8, mentre le altre scene furono affrescate
con l’aiuto di Giovanni da Udine e da Polidoro da Caravaggio9. La nota va-
sariana è l’evidente citazione dei quattro dipinti che un tempo decoravano i
grandi riquadri della volta del salone del piano nobile della Villa. Con riferi-
mento all’affresco citato, collocato nel riquadro Ovest, fu anche rappresenta-
to, a Nord, l’Incontro tra Giano e Saturno; a Est, la Fuga di Clelia; a Sud, la
Liberazione di Clelia10.
Oltre alla considerazione dei contenuti grafici, simbolici ed iconografici del
ciclo di affreschi, la nostra attenzione si è di nuovo fermata sulla rappresen-

6
tazione del “Ritrovamento della
                                              tomba di Numa” e, in particolare,
                                              sulla raffigurazione della Villa in
                                              fase di avanzata costruzione; il
                                              disegno, come è noto, ci fa cono-
                                              scere lo stato originario della fac-
                                              ciata Ovest con un piccolo accen-
                                              no alla configurazione del terreno
                                              antistante l’ingresso, connotato
                                              da un corto vialetto fiancheggiato
Fig. 1 - Particolare del Ritrovamento della   da due aiuole delimitate da canne
tomba di Numa                                 intrecciate (Fig. 1)11.
         Queste note nascono dall’interesse destato dalla rappresentazione
dell’ingresso alla Villa e dall’osservazione di alcune particolarità emergenti
dallo studio della pianta di Roma del Falda e di quella del Nolli. In esse, davan-
ti all’edificio, appare disegnato, come vedremo, un lungo cortile di ingresso
delimitato da due pareti; queste rappresentazioni sono state messe a confronto
con alcuni disegni d’archivio relativi alla Villa, già ben noti. L’insieme dei
disegni esaminati ci ha portato a considerare l’ipotesi della possibilità della
restituzione di una fase della configurazione del suo ingresso ormai perduta,
ma affatto priva di interesse. La ricerca di ulteriori tracce che confermassero
la presenza delle pareti ci ha indotto allo studio di altre rappresentazioni della
Villa che compaiono su alcune delle piante di Roma pubblicate fra il XVI e
il XVIII secolo12.
                                               Sulla pianta prospettica del 1557,
                                               orientata verso Est (Nord a si-
                                               nistra), Francesco Paciotti rap-
                                               presentò la Villa Lante come un
                                               edificio sul lato sinistro del quale
                                               appare una sorta di pilastro (in re-
                                               altà condotto verticale per il con-
                                               vogliamento delle acque piovane
                                               - discendente -; quello di destra
                                               sembra nascosto dall’ombra ri-
                                               portata); il giardino, che contiene
Fig. 2 - Paciotti 1557 - Particolare           coltivazioni in ordinati filari, è

                                                                                 7
parzialmente recintato da un muro di confine, forse in fase di completamento,
nel quale, in asse con la Villa, si apre il portale d’ingresso alla proprietà; al
di là si nota un ampio spazio libero; davanti al muro di cinta si snoda una via
d’accesso che conduce ad altri fondi. La proprietà, non perimetrata, acquistata
dai Lante nel 1551, è ancora indicata come “Villa bald. de pescie” (Fig. 2)13,
ma ne traiamo l’indicazione che nel 1557 i canali discendenti erano già stati
realizzati e che davanti alla Villa esisteva un cortile di ingresso.
                                                Nella pianta prospettica di Ma-
                                                rio Cartaro del 1575, anch’essa
                                                orientata verso Est, osserviamo
                                                una rappresentazione della Villa
                                                nella quale appaiono alcuni detta-
                                                gli più precisi: un muro di recin-
                                                zione con portale circonda la Vil-
                                                la - all’evidenza, l’ampliamento
                                                della proprietà dei Lante non era
                                                stato ancora registrato - e il giar-
Fig. 3 - Cartaro 1575 - Particolare             dino caratterizzato da due gallerie
di verzura parallele al vialetto d’ingresso; ai lati della facciata si distinguono
chiaramente i due pilastri cavi; non è delineata la via d’accesso alle proprietà,
ma compare un bastione e, tratteggiata, parte delle mura di difesa del Giani-
colo (Fig. 3)14. La Villa appare delineata con un carattere fondamentale: la
corte antistante la facciata Ovest, fiancheggiata dalle due gallerie a verde.
Non è ancora registrato l’ampliamento della proprietà che avrebbe consentito la
realizzazione dei giardini ai lati della corte.
                                                La pianta prospettica di Stefano
                                                Du Pérac, di due anni più avanti
                                                (1577), è volta ad Ovest (Nord a
                                                destra). La Villa è rappresenta-
                                                ta all’interno di un muro di cinta
                                                con portale e accesso in asse alla
                                                facciata e appoggiata su un basa-
                                                mento (indica l’antica fondazione
                                                romana in opus concretum?) che
                                                sembra faccia parte del muraglio-
Fig. 4 - Du Perac 1577 - Particolare            ne posto a sostegno del terrapieno

8
che costituisce il piano del giardino; in questa rappresentazione mancano le
gallerie a verde, sostituite da filari di alberi ben ordinati, che mostrano l’avve-
nuto ampliamento della proprietà (Fig. 4)15.

                                                           Fig. 5 - Falda 1676
                                                           Particolare
          Dobbiamo aspettare la seconda metà del Secolo Diciassettesimo per
avere, da Giovanni Battista Falda, una rappresentazione alquanto fedele della
Villa e delle sue pertinenze (1676)16. Sulla pianta prospettica, di nuovo orien-
tata ad Est, si individua facilmente il Giardino dei Lante (giard. de’ lanti)
con alcuni rimarchevoli particolari: davanti alla Villa, rappresentata con i due
discendenti ai lati della facciata, non è più rappresentato un semplice vialetto,
ma un cortile ampio quanto la facciata da pilastro a pilastro; si sale dal cortile
al piano nobile per una scalinata aperta sui tre lati liberi (Fig. 5)17. Ad una
osservazione più ravvicinata, il cortile appare delimitato da due quinte che si
congiungono ai pilastri-discendenti (si notino gli ornamenti architettonici a
forma di sfera posti alla sommità dei bassi pilastri che marcano l’ingresso ai
vialetti perpendicolari - Fig. 7); la facciata d’ingresso della Villa non è mu-
tata rispetto a quella delineata nell’affresco del Ritrovamento della tomba di
Numa; gli spazi laterali sono occupati da due distinti e ben disegnati giardini
all’italiana messi in comunicazione dall’asse trasversale che ne collega i due
accessi; il portale di ingresso alla proprietà accenna a forme barocche; sul
lato destro della Villa si nota un’area che costituisce la copertura a terrazza
dell’ampliamento della fabbrica, avvenuto tra il 1650 e il 1660. Nel corso di
cento anni la proprietà fu ampliata per dare spazio ai giardini disegnati da
aiuole disposte secondo precisi modelli geometrici.

                                                                                 9
Nel 1748, Giovan Battista Nolli dava alle stampe, dedicandola al papa
Benedetto XIV, la prima pianta topografica di Roma di riconosciuto valore scien-
tifico (Fig. 6)18.

                                                          Fig. 6 - Nolli 1748
                                                          Particolare
Osserviamo che, dopo circa sette decenni, la rappresentazione della Villa ha
mantenuto i caratteri fondamentali già notati sulla pianta prospettica del Fal-
da: l’intera proprietà si estende nella direzione Est, verso la parte scoscesa
del fondo, a confine con i terreni della Congregazione delle Suore del Sa-
                                             cro Cuore, ed è segnalata dalla
                                             scritta villa lanti; il perimetro
                                             dell’edificio, campito in nero,
                                             comprende sia l’ampliamento sia
                                             i due pilastri laterali (discenden-
                                             ti), sui quali si attestano le quinte
                                             che definiscono lo spazio del cor-
                                             tile così come abbiamo visto nella
                                             rappresentazione del Falda; su di
                                             esse si aprono i varchi di accesso
                                             ai giardini laterali; una sola aiuo-
                                             la, a sinistra, è disegnata come
                                             quella della pianta del Falda; le
                                             altre sono tracciate come sem-
                                             plice ingombro; il muraglione di
Fig. 7 - Falda 1676 - Particolare
                                             contenimento non è tutto allineato

10
alla Villa, ma si estende con una linea spezzata che si protende verso valle. Il
dato saliente è costituito dalla presenza delle pareti (quinte) che delimitano il
cortile di accesso alla Villa, separandolo dalle aiuole dei giardini.
Come s’è già accennato, la nostra attenzione è stata attratta dalla presenza
delle pareti che stanno a delimitare il cortile antistante la facciata Ovest della
Villa, già notate nella pianta del Falda.
Ci si è dunque chiesti quale fosse la loro consistenza ovvero se fossero pareti
in muratura o siepi naturali; senza dubbio, s’è constatata la loro consistenza
muraria; da entrambi i cartografi esse sono state rappresentate, anche se in
modo diverso, come elementi architettonici: dal Falda in una forma seria-
le, apparentemente composta da una successione di elementi verticali, pila-
stro-dado-sfera, come si può notare dagli ingressi ai giardini laterali (Fig. 7);
dal Nolli come semplice sezione orizzontale di una muratura continua, inter-
rotta dai due varchi aperti in corrispondenza degli stessi ingressi.
                                              Queste osservazioni sono state
                                              collegate a quanto è stato notato
                                              nei disegni d’archivio già pub-
                                              blicati da Frommel nel 198919:
                                              il Prospetto parziale di Villa, at-
                                              tribuito a Raffaello da Montelu-
                                              po (1504-1566)20, e i tre disegni
                                              dovuti a un Anonimo fiammingo
                                              della metà del ‘50021.
                                              Il Prospetto parziale di Villa (Fig.
                                              8) è probabilmente riconducibile
                                              al primo soggiorno romano di
                                              Raffaello da Montelupo, databile
                                              al 1524; rappresenta parte della
                                              facciata Ovest della Villa e mo-
                                              stra una decisa analogia con la
                                              stessa facciata affrescata nel Ri-
                                              trovamento della tomba di Numa,
                                              dipinto nello stesso anno (From-
                                              mel, cit., Fig. 1); alcuni gradini
Fig. 8 - Raffaello da Montelupo,
                                              portano direttamente dal piano
Villa Lante - Prospetto parziale              del giardino a quello del piano

                                                                               11
Fig. 9 - Codice Destailleur, f. 119r
© Stiftung Preußischer Kulturbesitz, Kunstbibliothek, Hdz 4151, Photo: D. Katz
nobile della Villa; il trattamento grafico dei fondi, che sembra evidenziare la
nuda muratura, fa pensare che il disegno sia stato eseguito quando la facciata
della Villa non era stata ancora intonacata; due notazioni indicano alcuni det-
tagli costruttivi e decorativi22.
I disegni dell’Anonimo fiammingo (ff. 118r, 119r e 119v del Codice Destail-
leur), furono sicuramente eseguiti subito dopo che la proprietà di Baldassar-
re Turini, morto nel 1543, fu ceduta alla famiglia Lante dal nipote Jacopo
(1551). Vi si notano, infatti, quei particolari che ce li fanno collegare alle
rappresentazioni della Villa che compaiono in modo dettagliato nelle piante
del Falda e del Nolli.
Il foglio 119r, privo della parte superiore sinistra, contiene un disegno che
rappresenta sia la facciata Ovest, nella parte superiore destra, sia la pianta
del piano nobile nella parte inferiore (Fig. 9); in dettaglio, possiamo notare
che l’accesso dal giardino al piano nobile è costituito da una gradinata di sei

12
alzate che portano ad un ripiano, protetto da balaustre, attraverso il quale si
accede all’atrio voltato a botte (sezione longitudinale del f. 119v - Fig. 10);
sulla parte destra della facciata il disegno mostra anche la presenza di una
seduta lineare posta al di sotto della balaustra allo stesso livello del quarto
gradino dal basso, sostenuta da mensole modanate.

Fig. 10 - Codice Destailleur, f. 119v
© Stiftung Preußischer Kulturbesitz, Kunstbibliothek, Hdz 4151, Photo: D. Katz
Si evidenzia un’altra particolarità: la finestra del seminterrato, che compa-
re nel disegno di Raffaello da Montelupo, non è rappresentata sul prospetto
Ovest; appare invece una finestra dalla insolita forma circolare nel prospetto
Sud (f. 118r) sotto la balaustra (Fig. 11).

Fig. 11 - Codice Destailleur, f. 118r
© Stiftung Preußischer Kulturbesitz, Kunstbibliothek, Hdz 4151, Photo: D. Katz

                                                                                 13
Sembra evidente che la nuova en-
                                              trata alla Villa sia stata l’occasio-
                                              ne per la contestuale realizzazio-
                                              ne di alcuni ambienti che furono
                                              costruiti per ampliare il seminter-
                                              rato della fabbrica, dei quali ancora
                                              oggi si registra l’esistenza (Fig. 12).
                                              I disegni dei ff. 119r e 119v, inol-
                                              tre, mostrano la presenza di una
                                              struttura in muratura, la cui pre-
                                              senza, come abbiamo visto (Figg.
Fig. 12 - Villa Lante                         5, 6), è anche testimoniata dal
Livello 3 seminterrato                        Falda e dal Nolli.
Notiamo che nella parte inferiore del f. 119r, per carenza di spazio, il di-
segno della struttura fu traslato rispetto alla sua posizione reale, che si può
ricostruire attraverso lo spostamento del portale, segnalato dalla lettera “A”,
sulla corrispondente lettera “A” posta ai piedi della scalinata (Figg. 13, 14).
Il collegamento di tale struttura con il prospetto della Villa rimarrebbe in-
definito se non ci venisse in aiuto il f. 119v, che mostra la balaustra a Sud
                                              del ballatoio inserita all’interno di
                                              una parete in muratura, interrotta
                                              in corrispondenza della balaustra
                                              stessa (Fig. 10).
                                              Tornando al f. 119r, notiamo che
                                              la parete scandita da risalti inizia
                                              con un elemento quadrangolare
                                              posto accanto al portale indica-
                                              to dalla lettera “A”; al suo inter-
                                              no è inscritta una circonferenza,
                                              al centro della quale è disegnato
                                              un corpo ottagono; l’elemento
                                              quadrangolare non è certamente
                                              da riferirsi ai pilastri/discenden-
                                              ti adiacenti alla facciata e non è
Fig. 13 - Codice Destailleur, f. 119r
                                              chiaro a quale funzione possa ri-
Particolare                                   chiamarsi, forse a un pozzo colle-

14
gato ad una cisterna; né è chiaro a
                                              cosa alluda lo spazio segnato da
                                              una linea tracciata sul retro della
                                              stessa struttura. Tuttavia, l’atten-
                                              zione al disegno del f. 118v25, che
                                              ripete in forma di cortile a pianta
                                              quadrata la struttura ora descritta,
                                              può portarci a concludere che i
                                              fogli del Codice fossero disegni
                                              di progetto (Fig. 15); da un nuo-
                                              vo confronto con il Falda e con il
                                              Nolli, si fa strada la possibile ipo-
                                              tesi di un progetto realizzato solo
                                              in parte: alla corte chiusa, a pian-
                                              ta quadrata, si dovette preferire
                                              il cortile di ingresso rettangolare
                                              che dal portale del muro di cinta,
Fig. 14 - Codice Destailleur f. 119r
Elaborazione grafica
                                              si estendeva per circa 42 ml. fino
                                              alla scalinata di accesso alla Villa
                                              (v. nota 27).
                                              Quanto all’altezza della parete,
                                              che per i ragionamenti esposti è
                                              da interpretare come quinta ar-
                                              chitettonica scenografica, abbia-
                                              mo due indicazioni; una si rileva
                                              sul disegno del f. 119v, nel quale
                                              è riportato il muro contenente la
                                              balaustra che guarda a Sud: la sua
                                              altezza giunge alla quota dell’im-
                                              posta della volta a botte dell’atrio
                                              della Villa; l’altra si ricava dalla
                                              rappresentazione del Falda osser-
                                              vando la possibile proporzione
                                              esistente fra l’altezza dei pilastri
Fig. 15 - Codice Destailleur, f. 118v
                                              posti agli ingressi dei giardini la-
© Stiftung Preußischer Kulturbesitz, Kunst-
bibliothek, Hdz 4151, Photo: D. Katz          terali e quella della facciata della

                                                                                15
Fig. 16 - Codice De-
                                                          stailleur f. 119v
                                                          Elaborazione grafica
Villa stessa (Fig. 16)26. Al di là delle ipotesi che sono nate dalla osservazione
dei grafici, delle due quinte rimane tuttavia una traccia incontestabile, costi-
tuita dai due bassi muri, ancora esistenti, che contengono l’attuale accesso
alla Villa, disegnato sul finire del 1700, che sembra aver lasciato architetto-
nicamente irrisolte le aree di risulta adiacenti alla nuova gradinata, poste a
copertura degli ambienti sottostanti (Fig. 17).
Tutte le osservazioni proposte si sintetizzano nelle immagini di restituzione che sono
state tratte dalla collazione delle annotazioni fin qui presentate (Figg. 18A, 18B)27;
lo stato indicato dal modello digitale dovette caratterizzare una lunga fase
della configurazione della Villa, quella che perdurò dall’acquisto della
proprietà da parte dei Lante fino alla trasformazione avvenuta su progetto
dell’architetto Virginio Bracci, ordinata dal duca Vincenzo Lante sul fini-
re del XVIII secolo (1795-1801) e tuttora esistente28. Tali importanti lavori
                                                  consistettero principalmente nella
                                                  modifica del prospetto Ovest, che
                                                  subì l’eliminazione del timpano
                                                  curvilineo al di sopra del portale
                                                  d’ingresso, l’inserimento dei tre
                                                  balconcini al primo piano (oltre a
                                                  quello laterale posto sulla faccia-
                                                  ta Nord) e la modifica della scala
                                                  d’accesso al piano nobile, che di-
                                                  ventò una cordonata “a due bran-
                                                  chie” con pavimentazione a mo-
Fig. 17 - Lato destro della gradinata             saico di tessere di marmi colorati,

16
Fig. 18A - Elaborazione digitale del prospetto alla metà del 1500 (S.P. Ferranti)

Fig. 18B - Modello digitale di restituzione ipotetica, secondo le piante Falda e del
Nolli (S.P. Ferranti)

                                                                                    17
così come ancora oggi si conserva29. Tuttavia, i documenti d’archivio noti a
tutt’oggi non fanno alcun accenno allo stato dei luoghi così come rappresen-
tati dal Falda e dal Nolli né alle demolizioni che si resero necessarie per la
realizzazione delle trasformazioni ordinate da Vincenzo Lante30.
         A quanto esposto aggiungiamo un’ulteriore notazione, anch’essa pre-
sentata in forma del tutto ipotetica, in assenza di evidenza documentaria: i
Lante acquistarono la proprietà nel 1551, anno in cui il papa Giulio III, appe-
na eletto, dava inizio ai lavori per la costruzione della Villa Giulia la cui rea-
lizzazione, com’è noto, si protrasse per alcuni anni con la partecipazione del
Vignola, del Vasari e dell’Ammannati. Certamente lo sviluppo planimetrico
della villa Giulia è di tutt’altra complessa estensione rispetto a quello della
Villa Lante, sia per le dimensioni sia per la profusione dei partiti decorativi.
Non è da escludere, tuttavia, che i Lante abbiano guardato alla fabbrica della
Villa Giulia per le opere relative alla sistemazione dell’accesso alla loro villa
e per quelle relative alla configurazione del giardino, attratti dell’evolversi
dell’architettura così come proposta dai tre architetti impegnati in quel pro-
getto; possiamo contemporaneamente ipotizzare che l’architettura policroma,
adottata per le decorazioni della villa Giulia e ottenuta con l’impiego di finti
marmi dipinti, sia stata conseguenza di quanto già Giulio Romano aveva rea-
lizzato all’interno della Villa Lante qualche decennio prima e come Raffaello
aveva concepito per la Villa Madama. Non è dunque da escludere che fra i
due cantieri ci sia stato uno scambio fra arte pittorica e arte architettonica,
consolidatosi in “maniere” sul fondamento delle quali si andava affermando
l’evoluzione dell’architettura classica e dei suoi apparati decorativi.
Nella Villa Giulia si sono conservate le quinte architettoniche che definiscono
il primo cortile; quinte al di là delle quali si accede ai giardini attraverso i
portali esistenti alle loro estremità.
         Il contesto è simile a quello documentato dal Falda e dal Nolli nella
rappresentazione della Villa Lante; mancano tuttavia, come s’è detto, docu-
menti d’archivio che stiano ad avvalorare l’ipotesi avanzata sulla base delle
osservazioni esposte. Dunque, per la Villa Lante non sapremo mai quale sia
stata la realtà dell’immagine architettonica di tali quinte, ma potremmo fare
riferimento a quelle della Villa Giulia (Figg. 19, 20)31 per dare sostanza all’i-
potesi qui presentata e sintetizzata in una delle possibili immagini virtuali
ottenibili dalle indicazioni lasciate dai documenti esaminati, che sono rimasti
a testimoniare le trasformazioni subite dall’architettura della Villa.

18
Fig. 19 - Villa di papa Giulio III - Primo cortile, Prospetto Nord
Dal rilievo del 1986

Fig. 20 - Villa di papa Giulio III - Primo cortile
         Si sono fin qui descritte le trasformazioni portate dal progetto di Virgi-
nio Bracci, ma non abbiamo evidenze documentarie né letterarie né grafiche
sulla sistemazione assunta dall’area antistante il nuovo ingresso della Villa
dopo questi ultimi lavori; le notazioni finali si fondano su alcune fotografie32
e su alcune piante di Roma che testimoniano lo stato del giardino, che sembra
sia rimasto immutato fino al 1891 (anno della pubblicazione della pianta dell’I.C.I.).
Tali evidenze suggeriscono nuovi argomenti; la Villa, dopo essere stata pro-
prietà della famiglia alle Suore del Sacro Cuore che, a loro volta, la cedettero
in affitto all’archeologo tedesco Wolfgang Helbig (1887) per poi venderla
al figlio Demetrio nel 1909. Le fotografie risalgono agli anni fra il 1870 e il
1893 e non vi si rilevano tracce delle quinte, che sono ancora rappresentate
sulle piante di Roma fino a quella del 1847, a cura di L. Nicoletti e A. Valen-
tini33; dunque, con riferimento alle fotografie, possiamo dire che esse erano

                                                                                   19
state sicuramente demolite anteriormente alle prime riprese fotografiche - e
quindi fra il 1847 e il 1870 - come probabile conseguenza, se non contempo-
raneità, dei lavori del Bracci34.
Nel 1891 l’Istituto Cartografico Italiano pubblicava una pianta di Roma con
l’esatto andamento della Passeggiata Margherita, l’attuale Passeggiata del
Gianicolo, per la realizzazione della quale si dovette procedere all’esproprio
dei giardini che circondavano la Villa Lante relegandola all’interno dell’at-
tuale muro di confine dall’andamento semicircolare (Fig. 21)35.

Fig. 21 - Pianta di Roma dell’I.C.I. del 1891 - Particolare

20
NOTE

1  Si rinvia al saggio di C. Conforti, Baldassarre Turini funzionario mediceo e committente
di architettura, in E.M. Steinby (a cura di), Ianiculum - Gianicolo, Storia, topografia, mo-
numenti, leggende dall’antichità fino al rinascimento (Acta Instituti Romani Finlandiae 16),
Roma: Institutum Romanum Finlandiae 1996, pp.189-198. Per approfondimenti più recenti,
si rimanda al Convegno Internazionale di Studi “Baldassarre Turini tra la Toscana dei Me-
dici e la Roma di Leone X”, tenutosi a Roma, presso la Villa Lante al Gianicolo il 28 e 29
ottobre 2021, del quale si attendono gli Atti.
2 Giulio Romano (Iulius de Pippis, de Ianutiis, Giulio Pippi, Giannuzzi), figlio di Pie-
tro, nacque a Roma nel rione Monti, a Macel de’ Corvi, vicino alla colonna Traiana, tra
il 1492 e il 1499. L’incertezza cronologica deriva dalle discordanti versioni offerte sia
dal necrologio mantovano sia da Giorgio Vasari (1550/1568): nel necrologio si affer-
ma che nel 1546 Giulio aveva quarantasette anni e sarebbe dunque nato nel 1499; Vasa-
ri gliene attribuisce invece cinquantaquattro, ponendone la nascita nel 1492. Circoscrivere
in modo più preciso l’anno di nascita non è solo una questione erudita, ma investe la ri-
costruzione della prima attività dell’artista e il suo ruolo all’interno della bottega di Raf-
faello e, quindi, anche la data del progetto per il suburbanum di Baldassarre Turini, che
si riteneva dovesse porsi intorno al 1518. Due documenti romani (l’atto di acquisto del-
la collezione Ciampolini da parte di Giulio e di Giovan Francesco Penni, del 5 sett. 1520
e il testamento del padre Pietro, rogato a Roma il 3 febbraio 1521) consentono, infine, di
collocare la nascita di Giulio all’ultimo trimestre del 1495. Cfr. E. Parlato (a cura di), ad
vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 57, Roma: Enciclopedia Italia-
na 2001. Giulio Romano progettò dunque la villa Turini all’età di circa venticinque anni.
L’attribuzione del progetto della Villa a Giulio Romano è data per certa dal Vasari che, nelle
Vite, riferisce che “Giulio intanto, essendo molto dimestico di messer Baldassarri Turrini da
Pescia, fatto disegno e modello, gli condusse sopra il monte Ianicolo, dove sono alcune vigne
che hanno bellissima veduta, un palazzo con tanta grazia e tanto commodo per tutti quegli
agi che si possono in un sì fatto luogo desiderare, che più non si può dire: ed oltre ciò, furono
le stanze non solo adornate di stucchi, ma di pittura ancora, avendovi egli stesso dipinto al-
cune storie di Numa Pompilio, che ebbe in quel luogo il suo sepolcro”. Cfr. G. Vasari, Le vite
de’ più eccellenti pittori scultori ed architettori…, Vol. V, p. 534, Ed. G. Milanesi, Sansoni
Editore Firenze 1981 (1878-1885); di seguito citata come Vasari-Milanesi.
3 Per gli interventi di Luigi Canina a Villa Lante, si veda T. Carunchio, ‘La Villa Lante al
Gianicolo, l’architettura e i suoi restauri’, in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa Lante
al Gianicolo: storia della Fabbrica e cronaca degli abitatori, Roma: Institutum Romanum
Finlandiae; Fratelli Palombi 2005, pp. 54-56.
4 Baldassarre Turini, ignaro della vera funzione del rudere esistente sul Gianicolo, scelse il
sito anche per l’alto valore simbolico, da lui stesso attribuitogli, che sottolineava, insieme
all’elezione al soglio pontificio di Giovanni de’ Medici col nome di Leone X (1513-1521),
sia il ritorno della aetas aurea sia l’interpretazione dello Ianiculum come parte dell’antica
Etruria.

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5  L’occasione fu data del seminario di studio sul tema Ianiculum - Gianicolo. Storia, topo-
grafia, monumenti e leggende del Gianicolo dall’antichità fino al Rinascimento, che si tenne
presso l’Institutum Romanum Finlandiae fra il 5 e il 7 maggio del 1994. Cfr. F. Coarelli, Il
Gianicolo nell’antichità tra mito e storia, in E.M. Steinby (a cura di), Ianiculum - Gianico-
lo,.. (cit. n. 1), pp. 13-27.
6 Cfr. Vasari-Milanesi, Vol. V, p. 523, nota 1.
7 Per la più ampia illustrazione del tema della matrice proporzionale e strutturale della pla-
nimetria della Villa, si rimanda a T. Carunchio, cit, n. 3, pp. 44-48.
8 V. nota 2.
9 Giovanni da Udine. Pittore e architetto (Udine 1487 - Roma 1564). Dopo l’educazione a
Udine e a Venezia presso il Giorgione, arrivò a Roma, dove fu tra i collaboratori di Raffaello.
Studiando le decorazioni della Domus Aurea, riuscì a imitarne anche lo stucco creando un
tipo di ornamento bizzarro e raffinato (grottesche), che ebbe grande fortuna. Opere principali:
le decorazioni delle Logge Vaticane (1517-19), la decorazione della Loggia della Vigna a
Villa Madama (1520), la decorazione della Stanza di Costantino, insieme a Perin del Vaga
(1523). Nel 1532 fu a Firenze a decorare a stucco la Sagrestia Nuova di S. Lorenzo. Cfr. En-
ciclopedia Treccani on line, ad vocem. Polidoro Caldara da Caravaggio. Pittore (Caravaggio
1500 circa - Messina 1543). Trasferitosi a Roma intorno al 1515, entrò nella bottega di Raf-
faello. Dietro l’esempio di Baldassarre Peruzzi, insieme col Maturino decorò molte facciate
di case, con scene mitiche e storiche, allegorie, trofei e fregi. Per Giulio Romano eseguì i
basamenti a grisaille della Stanza di Costantino e il soffitto del salone di Villa Lante. Cfr. En-
ciclopedia Treccani on line, ad vocem. V. anche: K. Oberhuber, A. Gnann (a cura di), Roma e
lo stile classico di Raffaello 1515-1527, Milano: Electa 1999; AA.VV. Giulio Romano, Mila-
no: Electa 1989. A. Gnann, Zur beteilingung des Polidoro da Caravaggio an der Ausmalung
des Salone der Villa Lante, in in E.M. Steinby (a cura di), Ianiculum – Gianicolo… (cit. n.1),
pp. 237-262.
10 Gli affreschi furono strappati dalla volta del salone ad opera dei Borghese, proprietari
della Villa dal 1817 al 1837. Per l’accuratezza delle loro analisi, si rimanda a C.L. Frommel,
Villa Lante e Giulio Romano artista universale, in Atti del Convegno Internazionale di Studi
su Giulio Romano e l’espansione europea del Rinascimento, Mantova, 1-5 ottobre 1989,
Mantova: Accademia Nazionale Virgiliana 1991, pp. 127-153; H. Lilius, Gli affreschi di Villa
Lante, in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa Lante al Gianicolo, cit. n.3, pp. 77-84.
11 La raffigurazione della facciata è uno dei documenti sulla base dei quali fu costruito il
modello della Villa Lante, realizzato per essere esposto a Mantova nel 1989 in occasione
della grande mostra su Giulio Romano (Cfr. C.L. Frommel, Le opere romane di Giulio, in
AA.VV., Giulio Romano, cit. n. 9, pp. 112-117). Inoltre, paragonata con alcune altre, tratte
dalle piante di Roma, l’immagine rende un piccolo contributo alla comprensione della con-
sistenza di parte dell’originario giardino antistante la Villa. È da notare anche, in basso sulla
sinistra, il rudere di un locale sotterraneo con volta a botte rinvenuto nella fase di scavo delle
fondazioni della Villa: esso è stato identificato con il locale rilevato e restituito nella Tav. VI-
VII della cartella di rilievi di T. Carunchio, La Villa Lante al Gianicolo, Roma: Bardi editore
2003. È da notare la preminenza della rappresentazione del ritrovamento del sepolcro sulla
presenza della Villa, che appare lontana sullo sfondo, sottolineando e motivando la sequenza
temporale del ritrovamento e della successiva costruzione nella restituzione di un’immagine
che possiamo definire simbolica e compendiaria.

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12 Dal punto di vista metodologico, per l’inquadramento territoriale della Villa, si sono am-
piamente utilizzate le piante di Roma riprodotte da Pietro Amato Frutaz (Torgnon, Val d’A-
osta 1907 - Roma 1980). Prelato della Curia romana, è soprattutto noto per l’opera in tre
volumi, Le piante di Roma, pubblicata a Roma nel 1962. Si sono scelte quelle ritenute più
significative e ricche di notizie per questo studio. Per le notizie relative alla Villa Lante, si
sono utilizzate le fonti già note ed i saggi pubblicati come esito delle molte ricerche condotte
sulla Villa, sul suo committente, sui proprietari e sugli artisti che intervennero per le sue de-
corazioni; la relativa bibliografia è via via citata nelle note al testo.
13 Cfr. S. Örmä, I proprietari e la vita nella villa, in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa
Lante al Gianicolo, cit. a n. 3, pp. 155-169.
14 Cfr. P.A. Frutaz, Le Piante di Roma, Roma: Istituto di Studi Romani 1962, vol. II, Tav.
237; C. Benocci, ‘Da Paolo IV a Urbano VIII’, in C. Benocci - M. Fagiolo (a cura di), Il Gia-
nicolo: il colle “aureo” della cultura internazionale, della sacralità e della memoria, Roma:
Artemide 2016, pp. 117-119.
15 Cfr. P.A. Frutaz, cit., n.14, Vol. II, Tav. 250.
16 G.B. Falda. Incisore (Valduggia (VC) 1643 - Roma 1678). Per la grande propensione per
l’arte e per il disegno fu inviato a Roma all’età di 14 anni, ove fu segnalato a G.L. Bernini.
Ma fu l’incontro con lo stampatore Gian Giacomo De Rossi a segnare una svolta nella car-
riera artistica del Falda: infatti l’editore lo indirizzò all’arte dell’incisione. Nel 1665 diede
alle stampe il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et
edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al
quale seguirono, tra il 1665 e il 1669, il secondo ed il terzo. Testimonianza dell’efficacia del
binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del
1676, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del perio-
do barocco. Cfr. A. Margiotta, S. Tozzi (a cura di), ad vocem, in Dizionario Biografico degli
Italiani, Volume 44, Roma: Enciclopedia Italiana 1994.
17 Cfr. P.A. Frutaz, cit., n.14, Vol. III, Tav. 362; la Figura 5 è tratta da F. Ehrle (commento
di), Roma al tempo di Clemente X - La pianta di Roma di Giambattista Falda del 1676, n. 5,
Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana s.d. Per l’ampliamento della Villa, si veda
T. Carunchio, La Villa Lante . . ., cit., in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa Lante al
Gianicolo, cit. n.3, pp. 48-53.
18 Cfr. P.A. Frutaz, cit., n.14, Vol. III, Tav. 409; la Figura 6 è tratta da F. Ehrle (commento
di), Roma al tempo di Benedetto XIV - La pianta di Roma di Giambattista Nolli del 1748, n.
6, Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana s.d. La rappresentazione icnografica,
ovvero in proiezione ortogonale, mette in evidenza i perimetri occupati sia dagli edifici sia
dalle murature che delimitano i confini di proprietà, i terrapieni o i fronti bastionati; le sem-
plici rappresentazioni dei giardini, delle aree coltivate e degli spazi verdi costituiscono un
gradevole contrappunto alle sezioni orizzontali campite in nero. Cfr. P.A. Frutaz, cit. n.14,
Vol. III, Tav. 409.
19 Cfr. C.L. Frommel, Le opere romane di Giulio, in AA.VV., Giulio Romano, cit, n. 9, pp.
292-293.
20 Nato a Montelupo Fiorentino (1504), si recò a Roma una prima volta nel 1524 entrando a
far parte della cerchia degli eredi della scuola di Raffaello (è lo stesso anno della partenza di
Giulio Romano da Roma alla volta di Mantova). Vi si trattenne fino al 1527 lasciando la città
a seguito del Sacco di Roma. Durante un secondo soggiorno romano, tra il 1543 e il 1552,
collaborò con Michelangelo. Morì ad Orvieto nel 1566. Il disegno è conservato nel Museo

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Wicar di Lille, Fondo Wicar 767. Cfr. L.M. Tosi (a cura di), ad vocem, in Enciclopedia Italia-
na Treccani, Roma: Enciclopedia Italiana 1934.
21 I disegni sono conservati a Berlino, Kunstbibliothek, cod. Destailleur D., ff. 118r, 119r,
119v.
22 In alto si può leggere: “lutimo di questo sie dipinto come fatto di marmi bianchi e misti”;
al primo piano, in verticale, fra le due lesene joniche, “questi pilastri sono di pocho rilievo”.
Cfr. C.L. Frommel, cit., n. 11, pag. 292.
23 Tale seduta, in marmo cipollino, fu rimodellata nell’attuale forma curvilinea dall’arch.
Virginio Bracci che, sul finire del XVIII secolo, ‘modernizzò’ la facciata e l’accesso al piano
nobile sostituendo la rampa unica, in asse all’ingresso, con due cordonate ‘a tenaglia’, con
pavimento decorato a mosaico. Il cipollino fu riutilizzato per la seduta ancora visibile nel suo
ultimo assetto. Si veda T. Carunchio, La Villa Lante . . ., in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di),
Villa Lante al Gianicolo, cit., n. 3, pp. 53-55.
24 T. Carunchio, Villa Lante al Gianicolo, Roma: Bardi editore 2003, Tavv. VIII, IX. Cfr. nota 11.
25 Il disegno del f. 118v del Codice Destailleur, a quanto pare, non era stato ancora messo in
relazione agli altri in cui la Villa Lante è perfettamente riconoscibile. Una fortunata circo-
stanza ci ha permesso di prenderlo in considerazione.
26 Così come scrisse Ehrle, “quella del Falda è una pianta a proiezione verticale con elevazio-
ne” ovvero una rappresentazione assonometrica (Cfr. F. Ehrle, cit., n.17, p. 6).
27 Si deve alla paziente abilità dell’architetto Simone Pietro Ferranti il supporto grafico ne-
cessario all’esposizione delle osservazioni emerse nel corso del presente studio (Figg. 12,
14, 16, 18A, 18B). Si è proposta la restituzione digitale della facciata disegnata da Giulio
Romano con l’aiuto del disegno di Raffaello da Montelupo, con i suggerimenti tratti dal
modello ligneo di Frommel, desunto dal noto affresco, e con i fondamentali disegni del Cod.
Destailleur. Tutte le restituzioni sono state messe in scala sulla base grafica misurata del
rilievo della Villa pubblicato nel 2003 e sulla sua comparazione con le rappresentazioni del
Falda e del Nolli; in particolare, dalla pianta del Nolli, si è potuta calcolare la lunghezza del
cortile antistante l’ingresso alla Villa in circa ml. 42,00. Tuttavia, la restituzione dei disegni
del Cod. Destailleur, confrontati con la rappresentazione del Falda, ci ha messo di fronte ad
alcuni nodi critici di una certa rilevanza; ad esempio, il mancato riscontro del volume quadra-
to con circonferenza interna con elementi rintracciabili nella realtà della fabbrica e delle sue
rappresentazioni; si è anche cercato un riscontro fra l’altezza delle quinte, definibile e misu-
rabile sul disegno del f. 119v, e quella ricavabile, per proporzionalità, dalla rappresentazione
del Falda; se ne è ricavata un’altezza attendibile, che non ha però trovato verosimiglianza
rispetto all’interasse misurato fra i risalti della quinta disegnata in pianta sul f. 119r; infine,
seguendo l’ipotesi di una possibile analogia con le quinte della Villa Giulia (Figg. 19, 20),
non è stato tuttavia possibile ricostruire (riprogettare) un apparato simile per la Villa Lante.
28 V. Bracci, scultore e architetto (Roma 1737-1815). Figlio dello scultore Pietro, per l’archi-
tettura fu istruito da L. Vanvitelli e da C. Murena. Come architetto, Virginio Bracci fu protetto
dal cardinal Federico Marcello Lante, per il quale eseguì numerosi disegni e in particolare
un ambizioso progetto di un “vasto Ipogeo... per rendere magnifica e delisiosa la villa... sul
Gianicolo” che però non venne mai eseguito. Nell’elenco delle opere del Bracci, tratto dalla
Vita anonima, figurano la mensa dell’altar maggiore della chiesa di S. Pantaleo; nello stesso
elenco sono ricordate anche piccole chiese costruite fuori Roma: a Castelnuovo di Farfa, a
Salisano, a Poggio San Lorenzo Nuovo (Rieti). A Jesi avrebbe costruito una “gran fabbrica
di un conservatorio e chiesa” oltre al palazzo Honorati. Cfr. H. Honour, A.M. Corbo (a cura

24
di), ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 13, Roma: Enciclopedia Ita-
liana 1971.
29 Fra i lavori di trasformazione del prospetto Ovest non è da attribuire a Virginio Bracci il
dimezzamento dei pilastri/discendenti fatti costruire dai Lante ai lati della facciata subito
dopo l’acquisto (1551); ciò è dimostrato dalla datazione di due dipinti pubblicati a cura di
Simo Örmä: una Veduta di Villa Lante di Gaspard van Wittel (detto Vanvitelli, 1653-1736),
conservata presso la Collezione Colonna e databile intorno al 1675 e una Villa Lante sul
Gianicolo a Roma di John Robert Cozens (1752-1797), conservata presso il MOMA di New
York e databile tra il 1782 e il 1783. Cfr. S. Örmä, I proprietari e la vita nella villa, in T.
Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa Lante al Gianicolo, cit., n.3, p. 158.
30 Cfr. R. Randolfi, Villa Lante al tempo dei Lante, in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa
Lante al Gianicolo, cit., n.3, pp. 171-227.
31 Cfr. T. Carunchio, La villa di papa Giulio III, Roma: Il Ventaglio 1987.
32 Non possiamo fare altro che riproporre le fotografie pubblicate da Simo Örmä nel 2005
(cfr. S. Örmä, I proprietari e la vita nella villa, in T. Carunchio, S. Örmä (a cura di), Villa
Lante al Gianicolo, cit., n.3, pp. 161,162, figg. 176-180). Nessuna di esse reca tracce delle
quinte scenografiche; solo le figure 176 e 180 mostrano il muro di recinzione ed il cancello di
accesso alla proprietà prima dell’esproprio e della demolizione, ma al di là del cancello non
si sono osservate tracce delle quinte.
33 È noto che la pianta del Nolli divenne subito un punto di riferimento per tutti i cartografi
che, dopo di lui, riproposero nuove edizioni delle piante di Roma attingendo, se non copiando
pedissequamente, particolari già pubblicati. Cfr. Frutaz, cit., n.14, Vol. III, Tav. 512. Pertanto,
non è possibile stabilire con certezza se nel 1847 le quinte fossero ancora esistenti.
34 Si sarebbe atteso il 1881 perché, avviata la predisposizione del nuovo Piano Regolatore, il
pubblico passeggio del Gianicolo divenisse una realtà urbana: nel 1883 il Comune acquistò
l’area per trasformarla in passeggiata pubblica, dedicandola alla memoria della Difesa di
Roma. Così il 20 maggio 1883 il principe Tommaso Corsini vendette allo Stato e al Comu-
ne le proprietà sul Colle e lungo via della Lungara. La zona collinare divenne proprietà del
Comune di Roma mentre la parte sottostante fu acquisita dallo Stato. I lavori per la nuova
passeggiata, nel tratto fino a Sant’Onofrio, iniziarono nell’ottobre del 1883 per concludersi
definitivamente nel 1896, anche se parti della passeggiata erano comunque agibili al pubblico
fin dal 1887. Cfr. Frutaz, cit., n.14, Vol. III, Tavv. 536-537; J. R. Brandt, Roma capitale e il
Gianicolo - Progetti urbanistici nel cassetto, in E.M. Steinby (a cura di), Ianiculum – Gia-
nicolo…, cit., n. 1, pp.167-184; A. M. Cerioni, A. Cremona, L’epopea del ricordo: storia e
restauri delle memorie . . ., in C. Benocci, M. Fagiolo (a cura di), Il Gianicolo., cit., n. 14,
pp. 221-246.
35 Cfr. Frutaz, cit., n.14, Vol. III, Tav. 552.

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Ringrazio gli amici dell’Associazione per aver acconsentito alla pubblicazio-
ne di questo studio e, in particolare, il dott. Simo Örmä per l’utile scambio
di opinioni intercorso durante la redazione del testo; l’Institutum Romanum
Finlandiae per il suo patrocinio; l’architetto Simone Pietro Ferranti per la pre-
ziosa collaborazione alla preparazione delle illustrazioni e all’impaginazione;
la direzione della Kunstbibliothek di Berlino per aver fornito e concesso la pub-
blicazione dei disegni dei ff. 118r e 118v e 119r e119v del Cod. Destailleur D.

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Finito di stampare: Giugno 2022
Tipografia Medaglie d’Oro S.n.c.
  Via Appiano, 36 – 00136 Roma
        Tel. 06 35402186
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