La relazione fra rating ESG e lo spread di rendimento dei titoli obbligazionari sui mercati europei - Osservatorio ...
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La relazione fra rating ESG e lo spread di rendimento dei titoli obbligazionari sui mercati europei Quaderno di ricerca a cura di Giancarlo Giudici – Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano Matteo Bonaventura e Leonardo Isella - Politecnico di Milano Team di Ricerca - Banor SIM
La relazione fra rating ESG e lo spread di rendimento dei titoli obbligazionari sui mercati europei Quaderno di ricerca a cura di Giancarlo Giudici – Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano Matteo Bonaventura e Leonardo Isella - Politecnico di Milano Team di Ricerca - Banor SIM
SOMMARIO Executive Summary pag 07 Introduzione pag 08 La letteratura esistente pag 13 Metodologia e campione di analisi pag 16 Risultati dell'analisi: titoli investment grade pag 19 Risultati dell'analisi: titoli high yield pag 25 Approfondimento sullo Z-spread pag 30 Conclusioni pag 34 Bibliografia pag 35 Banor SIM pag 38 Politecnico di Milano School of Management pag 39 Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 5
EXECUTIVE SUMMARY I n questo lavoro analizziamo la performance di mercato di 536 obbli- gazioni quotate sui listini europei fra gennaio 2014 e dicembre 2018 (209 con rating investment grade e 327 speculative grade), in funzione del rating ESG (Environmental, Social & Governance) dell’emittente, co- struito secondo l’approccio della Materiality MapTM, proposta dalla Su- stainability Accounting Standards Board (SASB) Foundation. Il semplice confronto fra i total return generati nel periodo non evidenzia significative differenze per i titoli investment grade e addirittura un buon punteggio ESG sembra penalizzante per i titoli high yield. In realtà, controllando per la duration e per altri fattori che impattano sui rendimenti, una metodo- logia di propensity score matching evidenzia un vantaggio nel total return di 110 bps nel periodo per le obbligazioni investment grade collocate da im- prese con alto rating ESG e 466 bps per quelle speculative grade, maturato soprattutto negli anni più recenti. Un’analisi di secondo livello evidenzia che l’effetto è determinato esclusivamente da buone pratiche nel campo Governance, mentre i fattori Environmental e Social sembrano piuttosto contribuire in senso opposto. Il risultato viene interpretato come la pro- gressiva attribuzione di uno ‘spread negativo’ alle obbligazioni emesse da imprese con buoni punteggi ESG, laddove il mercato sembra riconoscere un premio di rischio più basso e quindi generare un apprezzamento dei titoli. Il risultato è confermato dall’analisi dello Z-spread medio dei bond. L’ipotesi è che il costo del funding per il debito delle emittenti virtuose in ambito ESG (soprattutto G) sia più basso grazie al minore rischio di insolvenza percepito. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 7
INTRODUZIONE A ttualmente nel mondo dell’asset management, sia a livello nazio- nale sia su scala internazionale, è difficile trovare tematiche che attirano tanta attenzione quanto quella della sostenibilità. L’in- tegrazione di buone pratiche in merito a fattori ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social & Governance, ESG) continua ad essere una priorità nell’agenda di imprenditori e investitori. Se fino a poco tem- po fa questo si traduceva nel favorire pratiche manageriali orientate non solo alla creazione di profitto, ma anche all’attenzione verso l’ambiente, l’eco-efficienza, la sicurezza e il welfare dei lavoratori, la trasparenza, l’e- ticità e in generale l’impatto dell’azienda su tutti i suoi stakeholder, oggi il paradigma ESG rappresenta a tutti gli effetti una bussola in grado di discriminare la sostenibilità di lungo termine, e quindi il vantaggio com- petitivo. Secondo una recente survey di KPMG (“ESG, risk, and return – A board’s-eye view”) il 47% dei manager aziendali nel mondo pensa che le imprese attente ai criteri ESG ottengano un vantaggio competitivo sui concorrenti. Il 52% di essi riscontra in tal senso la pressione di clienti, dipendenti e altri stakeholder. Le imprese attente ai fattori ESG sono im- prese che gestiscono le proprie risorse rispettando criteri di sostenibilità ambientale non senza investire in innovazione per crescere, credono nella responsabilità sociale d’impresa non senza attrarre e coltivare talenti, cer- cano strategie nuove per ridurre i rischi del business non senza aprire un canale di comunicazione con tutti gli stakeholder. Secondo alcune stime recentissime fornite da Global Sustainable In- vestment Alliance1, a livello mondiale gli attivi finanziari gestiti secondo criteri di sostenibilità hanno superato la soglia di $ 30.700 miliardi, ovve- ro il 38% delle masse totali. La crescita è del 34% negli ultimi due anni. L’Europa è in vetta alla classifica, con $ 14.000 miliardi, seguita dagli USA ($ 12.000 miliardi, in forte crescita) e dal Giappone ($ 2.000 miliardi). 1 Si veda www.gsi-alliance.org.
Le previsioni indicano una crescita sostenuta per il futuro. Morningstar ha individuato 2.800 fondi etichettabili come ‘socialmente consapevoli’ o ‘sostenibili’. L’ultimo European Asset Allocation Survey di Mercer2 rileva che il 40% dei gestori integra criteri ESG nelle strategie di portafoglio (percentuale che in Italia sale al 46%). Le determinanti che spingono in questa direzione sono nel 34% dei casi la regolamentazione, nel 25% la ricerca di rendimenti migliori, nel 18% la reputazione dei gestori. In Italia, una ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile3 indica che il 92% dei risparmiatori desidera investire prestando attenzione alla soste- nibilità. Non esiste una tassonomia ben definita dei criteri di investimento compatibili con il paradigma ESG. È possibile però individuare alcune strategie condivise (Bernow et al., 2017; Sandrin, 2018): SCREENING Consiste nell’esclusione tout court di alcune aree di bu- siness dall’asset allocation, considerate non etiche (armi, tabacco, gioco d’azzardo) o non eco-compatibili; si tratta di un approccio ‘passivo’ facilmente implementabile, ma che non guarda alle differenze fra singole imprese. ESG INTEGRATION Nella fase di stock picking consiste nell’attribuire attiva- mente alle singole imprese un rating ESG, in funzione di alcuni parametri osservabili o stimabili; tali fattori ven- gono poi considerati accanto a quelli tradizionali adottati dagli analisti di tipo economico e finanziario; si tratta chiaramente di un approccio che richiede la raccolta e l’analisi di numerosi dati, e quindi un investimento signi- ficativo in termini di tempo e competenze. 2 Si veda www.uk.mercer.com/our-thinking/wealth/european-asset-allocation-report-2018.html. 3 Si veda www.finanzasostenibile.it. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 9
BEST-IN-CLASS Consiste nella selezione, all’interno di tutti i settori di business possibili, delle imprese che meglio performano rispetto ai criteri ESG. FOCALIZATION In questo caso si sceglie di focalizzare l’attenzione su un singolo tema di investimento, quale potrebbe essere l’e- co-efficienza, il sourcing, la governance, lo sfruttamento dei lavoratori. ENGAGEMENT La sensibilità del mercato verso le tematiche ESG ha portato gli investitori istituzionali ad essere sempre più attivi non solo nella fase di analisi delle opportunità di investimento, ma anche ex post attraverso azioni di moral suasion se non di aperta critica nelle sedi opportune come le assemblee dei soci, al fine di convincere le imprese fi- nanziate a migliorare.
La diffusione delle pratiche ESG continua ad essere alimentata con vigore dai policymaker. Una tappa importante è stata la pubblicazione nel 2015 dei Sustainable Development Goals (SDGs) da parte dell’ONU, una lista di 17 obiettivi e 169 target specifici da raggiungere entro il 2030 sulle priorità ambientali, sociali ed economiche nell’agenda mondiale che possono rappresentare un punto di riferimento non solo per i policymaker ma anche per manager e investitori nelle loro decisioni. La Commissione Europea ha delegato ad un comitato (High-Level Expert Group on Sustainable Finance) l’individuazione di alcune linee guida che possano essere applicate nei singoli Paesi dalle autorità di vi- gilanza bancarie; nel marzo 2018 è stato diffuso un piano di 10 azioni concrete, riferite sia alla comunicazione ma anche alla standardizzazione delle buone pratiche e ai requisiti regolamentari. Solo poche settimane fa, Parlamento, Consiglio e Commissione UE hanno raggiunto un accordo nella direzione di una riforma che imporrà a fondi e gestioni di specificare gli impatti ambientali e sociali degli strumenti finanziari selezionati. In Italia è entrata in vigore nel 2017 la legge che dà responsabilità alla Consob per la vigilanza sulla diffusione delle informazioni di carat- tere non finanziario, come i bilanci sociali e l’informativa ESG; il relativo regolamento è stato pubblicato nel gennaio 2018 e prevede che le grandi imprese quotate pubblichino una ‘dichiarazione sui temi di carattere non finanziario’ (DNF), come gli aspetti ambientali, sociali, quelli attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione at- tiva e passiva. Dal 1 febbraio 2019 è in vigore la Direttiva Iorp2 sui fondi pensione, i quali d’ora in poi dovranno esaminare oltre ai fattori di rischio tradizionali quelli “ambientali, sociali e di governance connessi al portafo- glio di investimenti e alla relativa gestione” informando adeguatamente i clienti sull’esito delle analisi. Ulteriore slancio arriverà sicuramente dal prossimo recepimento della Direttiva UE SHRD II che persegue l’inco- raggiamento dell’impegno consapevole a lungo termine degli investitori nella governance delle imprese quotate. La School of Management del Politecnico di Milano e Banor SIM nel 2018 hanno presentato una ricerca inedita sulla relazione fra rating ESG e performance di mercato per i titoli azionari più importanti quotati sui li- stini europei. L’analisi sui rendimenti di mercato ha dimostrato che i titoli appartenenti al quartile delle imprese con più alto rating ESG sono quelle Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 11
che performano meglio e che mostrano sia una crescita dei ricavi maggio- re sia una migliore marginalità. Inoltre si è mostrato come l’integrazione fra indicatori ESG e considerazioni economico-finanziarie classicamente usate dagli analisti nella logica value-based sia la strategia migliore per creare portafogli efficienti. Questa seconda ricerca intende invece focalizzare sul comparto ob- bligazionario, che pure assorbe un controvalore maggiore di investimenti rispetto al comparto azionario. In particolare vengono considerati i titoli obbligazionari quotati e collocati sui mercati europei da imprese di grande e media dimensione, con capitale di rischio quotato e non. Escludendo dall’analisi i titoli convertibili e quelli collocati da banche e società im- mobiliari, vengono analizzate 536 obbligazioni quotate fra gennaio 2014 e dicembre 2018. L’approccio adottato è quello di Khan et al. (2016) per il mercato USA, ovvero definire per ogni macro-settore economico una serie di indicatori rilevanti ai fini ESG (principio della materiality) ottenendo una misura standardizzata del rating ESG di ogni impresa. Le imprese emittenti ven- gono poi suddivise in due gruppi, in funzione del ‘punteggio’ ESG alto o basso. Viene misurata la performance di mercato, in termini di rendimenti total return; controllando per il rating finanziario e per la duration dei titoli attraverso un algoritmo di matching, si mostra che i titoli obbligazionari delle imprese con alto punteggio ESG hanno offerto un ‘premio di prezzo’ rispetto a quelli delle imprese con basso punteggio ESG, sia nella cate- goria investment grade sia fra gli high yield, con un costo del funding più basso. Disaggregando i diversi indicatori, si mostra come la parte rilevante del premio sia spiegata dal fattore Governance. Al momento sembrano invece trascurati i fattori Environmental e Social, che forse vengono per- cepiti come meno rilevanti agli occhi di investitori interessati a ridurre il rischio di insolvenza nel breve periodo, piuttosto che la sostenibilità e il vantaggio competitivo di lungo termine, fattori considerati più facilmente dagli investitori equity. Una possibile interpretazione del risultato, corroborata dall’analisi del- lo Z-spread, è immaginare che il mercato negli ultimi anni abbia comin- ciato ad offrire uno ‘sconto’ sul costo del capitale richiesto alle imprese che seguono buone pratiche ESG, con ciò determinando un maggiore apprezzamento dei loro titoli.
LA LETTERATURA ESISTENTE L ’adozione di comportamenti in linea con la responsabilità socia- le d’impresa è diventata un fattore fondamentale non solo per la definizione degli obiettivi finali di un’azienda (la massimizzazione del valore per tutti gli stakeholder e non solo per gli azionisti; Clarkson, 1995), ma anche per la sostenibilità nel lungo periodo del vantaggio com- petitivo. Essa costituisce, pertanto, un elemento cardine per la generazione di valore per gli shareholder (Porter,1985; Barney, 1991). Introdurre nel management d’impresa progetti con un impatto positivo sull’ambiente o sui rapporti sociali, ma fini a sé stessi, non può essere considerato il tra- guardo, quanto invece lo strumento strategico per identificare la relazio- ne tra profittabilità e pratiche ESG in modo da fornire le informazioni necessarie all’ottimizzazione del modello di business (Eccles e Serafeim, 2013). Un importante filone della letteratura, cui questo lavoro intende con- tribuire, analizza il rapporto tra rating ESG e accesso al mercato del ca- pitale, esaminando l’impatto delle strategie aziendali sul pricing dei titoli collocati sul mercato. Più trasparenza nella gestione aziendale, finalizzata a evidenziare i risultati ‘sociali’, e impegno a ridurre i comportamenti op- portunistici verso tutti gli stakeholder possono ridurre il costo del capitale azionario (El Ghoul et al., 2011; Sassen et al., 2016), il costo del capitale di debito (Goss e Roberts, 2011; Jiraporn et al., 2014) e quindi il razio- namento del capitale (Cheng et al., 2014), nonché attrarre con maggiore efficacia l’attenzione del mercato e degli analisti finanziari (Dhaliwal et al., 2011; Ioannou e Serafeim, 2015). Amel-Zadeh e Serafeim (2018) ripor- tano i risultati di una survey condotta fra gestori di fondi di investimento, dalla quale si evidenzia che i parametri ESG vengono utilizzati per con- siderare la rischiosità dei diversi titoli, in funzione di eventuali comporta- menti ‘negativi’ che potrebbero generare delle passività inattese. Una considerevole quantità di ricerche accademiche e di report set- toriali si concentrano sulla relazione tra ESG investing e le performance nel mercato dell’equity (si vedano ad esempio Waddock e Graves, 1997; Eccles et al., 2014; Dimson et al., 2015; Auer e Schuhmacher, 2016; Khan Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 13
et al., 2016), ma molto meno materiale è disponibile per quanto riguarda gli effetti sui mercati obbligazionari. Arjaliès e Bansal (2018) suggerisco- no che uno dei motivi alla base di questa situazione sia la difficoltà degli analisti ad integrare quantitativamente i fattori ESG nei modelli di valu- tazione delle obbligazioni, al contrario degli analisti equity che hanno la possibilità di integrarli più “creativamente” nelle analisi di scenario e di valutazione prospettica. Nonostante ciò, il fixed income costituisce una parte significativa dei portafogli gestiti da investitori istituzionali, e negli ultimi anni questo ha fornito un impulso positivo per la crescita dell’attività di ricerca anche in questo ambito. Secondo l’ultimo report trimestrale della Bank for Inter- national Settlements a fine 2018 erano in circolazione nel mondo titoli obbligazionari per $ 110.000 miliardi (di cui circa la metà emessi da Stati sovrani) mentre la capitalizzazione dei mercati borsistici mondiali am- montava a $ 70.000 miliardi41. Nel mercato obbligazionario, gli investitori sono particolarmente in- teressati alla relazione tra ESG e rischio di credito, ossia a come i fattori ambientali, sociali e di governance possano influenzare il merito creditizio (Inderst e Stewart, 2018). Inoltre, gli interessi degli investitori e i relativi driver di ricerca variano in base alla tipologia di strumento ed emittente, distinguendo tra bond societari e bond sovrani. Per quanto riguarda i bond societari, diversi studi evidenziano come un alto punteggio ESG possa ri- durre il costo del debito. Alti punteggi per la categoria ambientale, infatti, portano a un miglioramento del rating (Bauer e Hann, 2010), e le società più attente ai temi di corporate & social responsibility sono premiate con spread sul rendimento dei propri bond più bassi (Oikonomou et al., 2014). Inoltre, rating ESG positivi sono associati ad una riduzione del rischio con effetti opposti nel caso di rating ESG con outlook negativo (Feng e Chen, 2015). Risultati simili sono stati individuati nel mercato borsistico duran- te i periodi di crisi finanziaria, quando le obbligazioni emesse da società fortemente impegnate in temi di responsabilità sociale d’impresa hanno beneficiato di spread più bassi rispetto alle obbligazioni emesse da società 4 Fonte: World Federation of Exchanges.
meno attive in tal senso (Amiraslani et al., 2017). Infine, alcuni studi analizzano l’applicazione dei principi di investi- mento sostenibile e delle analisi ESG sulle performance di portafogli ob- bligazionari. In particolare, Hoepner e Nilsson (2017) mostrano come sia stato possibile costruire un portafoglio con obbligazioni di società ame- ricane senza controversie ambientali, sociali o di governance, ottenendo performance superiori al benchmark di mercato. Similmente, uno studio di Barclays (2016) mostra come le performance finanziarie di portafogli ob- bligazionari migliorino all’aumentare del punteggio della categoria G e che rating molto positivi in termini ambientali e sociali (E e S) non siano nocivi ai rendimenti. Infine, la ricerca mostra come buoni punteggi in termini di governance riducano l’incidenza di un downgrade da parte delle agenzie di rating. Sempre in termini di relazione con i fattori di rischio, un altro studio pubblicato da Hermes Investment Management (2017) utilizza il QESG Score, sistema di riferimento proprietario, per misurare i rischi dal punto di vista ESG al fine di prezzare credit default swap riferiti a un paniere diversificato di aziende. Dallo studio svolto risulta che le società con il più basso QESG Score tendono ad avere uno spread più elevato sui CDS e una più ampia distribuzione dello spread medio annuo sui CDS. Oltre a ciò, la ricerca mostra come i rating di credito non riflettano accuratamente i rischi in termini ambientali, sociali e di governance, non costituendone, pertanto, una valida approssimazione. Considerando invece le obbligazioni emesse da Stati sovrani, le na- zioni con rating ESG migliori tendono ad avere un rischio di default più basso (Gunther et al., 2017). In particolare, la robustezza delle istituzioni, la stabilità politica e la bassa corruzione, ovvero le rispettive trasposizioni dei fattori di governance nelle realtà governative, sembrano essere le di- mensioni più significative in termini di performance finanziarie delle ob- bligazioni, al contrario della dimensione ambientale, non particolarmente rilevante in tal senso. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 15
METODOLOGIA E CAMPIONE DI ANALISI Lo studio si focalizza sulle emissioni obbligazionarie quotate in Euro- pa, collocate da società con capitale azionario quotato e non. In particolare la selezione si è concentrata sui bond inclusi in due ETF di State Street Global Advisors5 dal 2014 al 2018. Si tratta di un periodo di tempo du- rante il quale l’attenzione verso criteri ESG nell’ambito della selezione di portafogli finanziari si è progressivamente diffusa, e – come mostrato dalla ricerca condotta un anno fa – ha generato rendimenti differenziali positivi. Nella selezione delle obbligazioni da includere nel campione di analisi, sono state escluse le società finanziarie, immobiliari e le SPV (Special Purpose Vehicle), nonché le imprese per cui era impossibile recuperare dati per ottenere un rating ESG. Inoltre sono escluse le obbligazioni con- vertibili. Il campione finale è composto da 536 titoli emessi da 146 imprese, di cui 209 con rating investment grade, ovvero con rating Standard & Poor’s superiore o uguale a BBB- (o equivalente) e 327 con rating speculative grade (high yield), per i quali sono stati raccolti i prezzi di mercato di Borsa (fonte: Datastream), i bilanci relativi all’emittente (fonte: Worldscope) e i parametri rilevanti in ambito ESG (fonte: Thomson Eikon ESG e raccol- ta manuale tramite ricerca nei prospetti informativi di collocamento e nei bilanci di sostenibilità delle emittenti). Il primo passo consiste nel calcolo del rating ESG. L’approccio seguito è quello di Khan et al. (2016). Il peso attribuito ad ogni indicatore ESG varia da industria a industria, per tenere conto delle specificità di ogni area di business (principio della materiality). Per fare un esempio, fattori come la sicurezza dei dati e la privacy dei clienti sono molto più impor- tanti in attività quali informatica e telecomunicazioni piuttosto che nel manifatturiero, ambito dove invece gli aspetti legati all’inquinamento e all’impatto sull’ambiente contano molto più che nel mondo dei servizi e della finanza. L’importanza relativa degli indicatori è ottenuta dalla Mate- 5 Si tratta dei panieri “SPDR Bloomberg Barclays Eu High Yield Bd UCITS ETF” e “SPDR Bloomberg Barclays Euro Corp Bond UCITS ETF”.
riality MapTM, costruita dalla Sustainability Accounting Standards Board (SASB) Foundation6. Questa matrice identifica sulle colonne dieci aree di business e sulle righe trenta gruppi di indicatori classificati nelle categorie Environmental, Social Capital, Human Capital, Business Model & Innova- tion, Leadership & Governance. Incrociando questi due assi la mappa in- dividua se un certo indicatore è molto, mediamente o poco importante in quella industria. Ciascuno dei 424 indicatori disponibili è stato associato ad una delle 30 classi di variabili della matrice SASB, in modo da otte- nere il peso di ognuno di essi in funzione delle diverse aree di business. In alcuni casi è stato possibile attribuire una corrispondenza biunivoca fra gli indici SASB e quelli Thomson Eikon ESG; altre volte è stato sufficiente associare gli indici ad una delle 30 macroaree. Questa fase è stata condotta insieme agli analisti di Banor SIM. Dopodiché i punteggi sono stati normalizzati e aggregati nei punteggi per pilastro (ovvero E, S e G); infine per ogni anno dal 2014 al 2018 è stato calcolato un punteggio ESG finale per ogni impresa emittente come media ponderata di E, S e G (secondo pesi raccomandati da SASB). La metodologia è sintetizzata nella Figura 1. Le emittenti sono state suddivise in due gruppi di uguale numerosità, uno costituito da quelle con punteggio ESG sopra la mediana, uno costi- tuito da quelle con punteggio ESG sotto la mediana. Quindi, è stato calcolato il rendimento dei bond collocati da emittenti con alto rating ESG e di quelli composti dai bond collocati da emitten- ti con basso rating ESG. In particolare è stato calcolato il Total Return Index (TRI) mensile, che tiene conto del rendimento generato sia dalle cedole pagate sia da eventuali plusvalenze o minusvalenze. Come riferi- mento si è considerato il valore mediano per ogni gruppo. Si è ritenuto opportuno condurre due analisi separate, per i titoli in- vestment grade e per gli high yield bonds. 6 Si veda: https://www.sasb.org/materiality/sasb-materiality-map/. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 17
Metodologia della ricerca SELEZIONE DEI TITOLI OBBLIGAZIONARI QUOTATI • Periodo: 2014-2018 • Titoli compresi negli ETF obbligazionari corporate europei di State Street Global Advisors • Esclusione di società finanziarie, immobiliari e SPV e obbligazioni convertibili • Campione finale: 536 obbligazioni • Raccolta dei dati contabili dell'emittente e dei prezzi delle obbligazioni (Fonte: Datastream) CALCOLO DEL RATING ESG PER L'EMITTENTE • Selezione degli indicatori ESG (Fonte: Thomson Eikon ESG) • Applicazione della matrice Materiality MapTM di Sasb • Normalizzazione dei punteggi e aggregazione nei tre ”pilastri" E, S e G • Definizione della media ponderata finale ESG, anno per anno • Confronto con gli analisti di Banor SIM CALCOLO DEI RENDIMENTI • Suddivisione dei campioni investment grade e speculative grade in due portafogli: obbligazioni di emittenti con alto punteggio ESG e di emittenti con basso punteggio ESG • Calcolo della performance dei portafogli alto ESG vs. basso ESG (Total Return Index) • Applicazione del modello di Propensity Score Matching e calcolo della performance relativa Figura 1. Metodologia della ricerca.
RISULTATI DELL’ANALISI: TITOLI INVESTMENT GRADE La Tabella 1 descrive la performance cumulata dei due portafogli (alto punteggio ESG vs. basso punteggio ESG) per i titoli investment grade. Si può notare che il rendimento cumulato nel periodo è del tutto simile (+8,2% rispetto a +7,8%); come evidenzia la Figura 2, le obbligazioni di imprese con alto rating ESG sembrano performare meglio nel 2015 e peggio nel 2014 e nel 2017, mentre negli altri anni la differenza è insi- gnificante. RATING ESG PERFORMANCE CUMULATA 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso +8,2% +8,5% -1,4% +0,2% +2,5% -1,5% Alto +7,8% +7,6% -0,5% +0,2% +2,0% -1,5% Differenza Alto -41 -95 +84 +5 -45 +4 vs. Basso (bps) Tabella 1. Performance di mercato delle obbligazioni investment grade del campione totale, in funzione del rating ESG delle emittenti. Campione: 209 titoli. 112 Basso ESG 110 Alto ESG 108 106 104 102 100 11/1/2014 11/1/2015 11/1/2016 11/1/2017 11/1/2018 1/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 1/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 1/1/2016 3/1/2016 5/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 1/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 1/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 Figura 2. Rendimento cumulato delle obbligazioni investment grade del campione totale, in funzione del rating ESG (1/1/2014=100). Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 19
Il semplice confronto fra i due campioni non tiene conto però di altri fattori fondamentali che impattano sul rendimento delle obbligazioni. Ci riferiamo in particolare alla scadenza (di norma titoli con scadenze lunghe devono offrire rendimenti maggiori), alla presenza di eventuali garanzie (che invece permette una riduzione del costo del capitale), al diverso ri- schio di insolvenza (pur trattandosi di titoli con rating investment grade, abbiamo livelli eterogenei di rischio). È stato quindi indispensabile procedere con una metodologia di pro- pensity score matching per identificare due campioni omogenei. In pratica, per ognuna delle obbligazioni appartenenti al gruppo ‘alto ESG’ è stato identificato un titolo comparabile per duration, rating ed altre clausole contrattuali (presenza di garanzie, opzioni call/put, seniority). Per alcune obbligazioni è stato impossibile trovare un titolo sufficientemente ‘simile’ ma con rating ESG opposto. Ai fini dell’analisi di matching, il campione si riduce quindi a 372 titoli emessi da 107 imprese, di cui 146 investment grade e 226 high yield (ovviamente la metà con alto punteggio ESG e l’al- tra metà con basso punteggio). La Tabella 2 e la Figura 3 descrivono i risultati di questa seconda ana- lisi. RATING ESG PERFORMANCE CUMULATA 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso +7,7% +8,3% -1,4% 0,0% +2,5% -1,6% Alto +8,8% +7,8% -0,6% +0,5% +2,1% -1,0% Differenza Alto +110 -50 +78 +47 -38 +60 vs. Basso (bps) Tabella 2. Performance di mercato delle obbligazioni investment grade del campione selezionato per matching, in funzione del rating ESG delle emittenti. Campione: 146 titoli.
112 Basso ESG 110 Alto ESG 108 106 104 102 100 11/1/2014 11/1/2015 11/1/2016 11/1/2017 11/1/2018 1/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 1/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 1/1/2016 3/1/2016 5/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 1/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 1/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 Figura 3. Rendimento cumulato delle obbligazioni investment grade del campione selezionato per matching, in funzione del rating ESG (1/1/2014=100). La procedura di matching consente di mettere in luce il vantaggio dei titoli di imprese con alto punteggio ESG: nell’arco del periodo individua- to le loro obbligazioni registrano un rendimento cumulato pari a +8,8% rispetto a +7,7% del campione di controllo, con un vantaggio di 110 basis points. Il divario sembra essersi generato a partire dal 2016. I due campioni sono stati confrontati andando a vedere anche il con- tributo dei punteggi ottenuti nei tre diversi ambiti (E = Environmental, S = Social, G = Governance). La Tabella 3 evidenzia che non si riscontrano differenze sensibili nei rendimenti considerando solo i punteggi delle ca- tegorie Environmental e Social, mentre è la componente Governance a fare la differenza e ad essere responsabile della parte rilevante del rendimento differenziale identificato in Tabella 2 (la differenza sul periodo è di 266 bps). Il risultato è evidente nella Figura 3. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 21
RATING ESG PERFORMANCE CUMULATA 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso E +8,4% +8,9% -1,3% +0,1% +2,4% -1,6% Alto E +7,2% +6,4% -0,7% +0,3% +2,3% -1,0% Basso S +7,9% +8,3% -1,3% +0,0% +2,4% -1,5% Alto S +7,3% +6,8% -0,6% +0,6% +2,0% -1,6% Basso G +6,3% +7,3% -1,1% -0,5% +2,1% -1,4% Alto G +9,0% +8,7% -1,2% +0,5% +2,5% -1,5% Tabella 3. Performance di mercato delle obbligazioni investment grade del campione selezionato per matching, in funzione dei rating E, S e G. Campione: 146 titoli.
95 100 105 110 115 100 105 110 115 100 105 110 115 95 (B) (C) (A) 1/1/2014 1/1/2014 1/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 1/1/2015 1/1/2015 1/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 1/1/2016 1/1/2016 1/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 Alto S Alto G 5/1/2016 5/1/2016 E (grafico A), S (grafico B), G (grafico C), (1/1/2014=100). 5/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 11/1/2016 11/1/2016 Basso S 11/1/2016 Basso G 1/1/2017 1/1/2017 1/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 1/1/2018 11/1/2017 1/1/2018 3/1/2018 1/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 9/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 11/1/2018 9/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 Alto E Alto S Alto G Basso E Basso S Basso G Figura 4. Rendimento cumulato delle obbligazioni investment grade del campione selezionato per matching, in funzione del rating 23
È interessante confrontare il risultato ottenuto per i titoli obbligazio- nari con quanto ottenuto nella ricerca di un anno fa sui titoli azionari dell’indice Stoxx® Europe 600, laddove non si era identificata una netta preponderanza di una delle tre categorie. Per i titoli obbligazionari in- vece la componente ‘Governance’ sembra quella che fa la differenza. Ciò potrebbe essere spiegato con il diverso orizzonte di riferimento degli investitori nel debito rispetto a quelli che scelgono l’equity. Nel primo caso la preoccupazione è quella di evitare un default dell’impresa, e quindi considerazioni legate all’ambiente e alla responsabilità sociale non appa- iono centrali. Una buona governance viene invece percepita come un fat- tore fondamentale per generare rendimenti superiori e ridurre il rischio di insolvenza: applicare le best practice consente di ridurre il pericolo di comportamenti opportunistici (moral hazard) e di ridurre l’asimmetria in- formativa. Nel caso invece dell’investimento azionario, che ha un’ottica di lungo periodo, tutti e tre gli aspetti enfatizzati dal paradigma ESG diven- tano importanti per generare alpha attraverso un vantaggio competitivo di sostenibilità nel futuro.
RISULTATI DELL’ANALISI: TITOLI HIGH YIELD Passando ad analizzare i titoli high yield, la Tabella 4 descrive la perfor- mance cumulata dei portafogli con alto punteggio ESG rispetto al basso punteggio ESG. Anche in questo caso il rendimento cumulato nel periodo è abbastanza simile, seppure con un lieve vantaggio per il secondo gruppo (+16,7% rispetto a +13,2%); come evidenzia la Figura 5, le obbligazioni di imprese con basso rating ESG sembrano performare meglio soprattutto nel primo periodo, mentre perdono terreno nel 2018. RATING ESG PERFORMANCE CUMULATA 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso +16,7% +8,6% +2,1% +3,4% +6,4% -4,3% Alto +13,2% +7,2% -1,6% +3,6% +7,1% -3,2% Differenza Alto -348 -140 -364 +20 -67 +104 vs. Basso (bps) Tabella 4. Performance di mercato delle obbligazioni high yield del campione totale, in funzione del rating ESG delle emittenti. Campione: 327 titoli. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 25
125 120 125 115 Basso ESG 120 Alto ESG 110 115 105 110 100 105 95 100 90 11/1/2014 11/1/2015 11/1/2016 11/1/2017 11/1/2018 1/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 1/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 1/1/2016 3/1/2016 5/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 1/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 1/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 95 Alto ESG Basso ESG 90 Figura 5. Rendimento cumulato delle obbligazioni high yield del campione totale, in funzione del rating ESG (1/1/2014=100). 11/1/2014 11/1/2015 11/1/2016 11/1/2017 11/1/2018 1/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 1/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 1/1/2016 3/1/2016 5/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 1/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 1/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 Alto ESG Basso ESG Ancora, applichiamo la procedura di matching, ottenendo un campio- ne limitato a 226 titoli (di cui ovviamente la metà con alto punteggio ESG e l’altra metà con basso punteggio). La Tabella 5 e la Figura 6 descrivono i risultati. RATING ESG PERFORMANCE CUMULATA 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso +16,3% +11,8% +2,0% +3,0% +3,5% -4,4% Alto +20,9% +10,8% +0,9% +4,5% +5,6% -2,0% Differenza Alto +466 -98 -109 +149 +210 +238 vs. Basso (bps) Tabella 5. Performance di mercato delle obbligazioni high yield del campione selezionato per matching, in funzione del rating ESG delle emittenti. Campione: 226 titoli.
130 125 130 120 Basso ESG 125 115 Alto ESG 120 110 115 105 110 100 105 95 100 90 95 Alto ESG Basso ESG Figura 90 6. Rendimento cumulato delle obbligazioni high yield del campione selezionato per matching, in funzione del rating ESG (1/1/2014=100). Alto ESG Basso ESG Il risultato è interessante: le obbligazioni high yield di imprese con alto punteggio ESG generano un incremento di valore maggiore soprattutto nel 2018, ribaltando le prime impressioni ricavate dalla Tabella 5. Il van- taggio complessivo è di ben 466 punti base, con oltre 2 punti percentuali sia nel 2017 sia nel 2018. Infine vediamo il comportamento distinguendo i punteggi nei 3 di- versi ambiti (E = Environmental, S = Social, G = Governance). La Tabella 6 evidenzia che i risultati ottenuti per le obbligazioni investment grade sembrano ancora più marcati per i titoli speculative grade. Addirittura alti punteggi in ambito ‘Environmental ’ e ‘Social ’ sono associati a rendimenti peggiori, mentre è il fattore ‘Governance ’ a risultare determinante con una differenza di ben 371 bps (si veda la Figura 7). Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 27
RATING ESG PERFORMANCE CUMULATA 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso E +15,9% +12,0% +2,3% +3,9% +6,3% -8,4% Alto E +10,9% +7,4% -2,1% +0,9% +7,2% -2,5% Basso S +16,4% +11,9% +2,2% +3,2% +6,7% -7,6% Alto S +8,2% +7,2% -3,8% +5,8% +4,0% -4,6% Basso G +14,7% +9,4% -1,2% +2,7% +5,9% -2,3% Alto G +18,5% +11,8% +2,2% +3,6% +3,0% -2,8% Tabella 6. Performance di mercato delle obbligazioni high yield del campione selezionato per matching, in funzione dei rating E, S e G. Campione: 226 titoli. Sembra quindi rafforzata l’ipotesi che gli investitori nelle obbligazioni siano attenti soprattutto alle istanze di una ‘buona governance’ come anti- doto al peggioramento delle probabilità di insolvenza. Questa attenzione sembra particolarmente marcata per le obbligazioni con rating peggiore (speculative grade), e addirittura in questo caso gli sforzi tesi a migliorare la performance in campo sociale e ambientale sembrano penalizzanti, nell’ot- tica del rischio di default nel breve termine.
90 95 90 95 90 95 90 95 100 105 110 100 115 105 120 110 125 115 130 120 125 130 100 105 100 110 105 115 110 120 115 125 120 130 125 130 95 100 105 110 115 120 125 90 95 (C) 100 105 110 115 120 125 (A) (B) Figura 1/1/2014 1/1/2014 1/1/2014 1/1/2014 1/1/2014 1/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 1/1/2015 1/1/2015 1/1/2015 1/1/2015 1/1/2015 1/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 1/1/2016 1/1/2016 1/1/2016 1/1/2016 1/1/2016 1/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 Alto E Alto E Alto S Alto S (grafico A), S (grafico B), G (grafico C), (1/1/2014=100). 3/1/2016 Alto G Alto G 5/1/2016 5/1/2016 5/1/2016 5/1/2016 5/1/2016 5/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 11/1/2016 11/1/2016 11/1/2016 11/1/2016 Basso E Basso E Basso S Basso S 11/1/2016 11/1/2016 Basso G 1/1/2017 1/1/2017 1/1/2017 1/1/2017 Basso G 1/1/2017 1/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 1/1/2018 1/1/2018 1/1/2018 1/1/2018 1/1/2018 1/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 7/1/2018 7/1/2018 7/1/2018 7/1/2018 7/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 90 7. Rendimento cumulato delle obbligazioni high yield del campione selezionato per matching, in funzione del rating E Alto G Alto E Alto S Basso G Basso E Basso S 29
APPROFONDIMENTO SULLO Z-SPREAD Un rendimento differenziale positivo per i titoli obbligazionari con più alto punteggio ESG, in condizioni di mercato efficiente e a parità di altri parametri quali rating e scadenza, potrebbe essere spiegato – nell’ar- co del periodo considerato – da uno ‘sconto’ che gli investitori sono stati disposti ad accettare sul rendimento richiesto dai titoli emessi da imprese con rating ESG migliore, come se fosse uno ‘spread ’ negativo (si veda la Figura 8). Rendimento Risk-free Default risk Liquidity ESG richiesto rate premium premium discount Z-spread Figura 8. Il rendimento richiesto da un titolo obbligazionario: l’impatto del rating ESG. Per cercare supporto a questa nostra ipotesi, abbiamo considerato i valori mensili dello Z-spread per le obbligazioni del campione, ovvero del premio di rendimento dei titoli obbligazionari rispetto al rendimento dei titoli privi di rischio (ovvero con rating AAA). La Tabella 7 riporta i valori mediani rilevati nell’arco del periodo considerato, in basis points. Sembra confermarsi il vantaggio che accumulano nel tempo le obbligazioni con alto rating ESG rispetto alla riduzione del costo del capitale (si veda anche la Figura 8). Le imprese con performance migliori in ambito ESG possono ottenere un costo del funding migliore, a parità di altre condizioni.
CAMPIONE RATING ESG Z-SPREAD (BPS) 2014- 2014 2015 2016 2017 2018 2018 Basso +114 +104 +120 +134 +109 +106 Investment grade Alto +94 +93 +96 +102 +91 +91 Basso +398 +390 +424 +468 +342 +366 High yield Alto +244 +254 +286 +294 +190 +200 Tabella 7. Valore mediano dello Z-spread per i titoli del campione. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 31
20 40 60 20 80 40 60 80 100 120 140 100 160 120 180 140 160 180 0 0 100 200 300 400 500 600 700 0 (A) (B) 1/1/2014 1/1/2014 1/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 3/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 5/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 7/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 9/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 11/1/2014 1/1/2015 1/1/2015 1/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 3/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 5/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 7/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 9/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 11/1/2015 1/1/2016 1/1/2016 1/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 3/1/2016 Alto ESG Alto ESG Alto ESG 5/1/2016 5/1/2016 5/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 7/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 9/1/2016 11/1/2016 11/1/2016 11/1/2016 1/1/2017 1/1/2017 1/1/2017 Basso ESG Basso ESG Basso ESG 3/1/2017 3/1/2017 3/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 5/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 7/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 9/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 11/1/2017 1/1/2018 1/1/2018 1/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 3/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 5/1/2018 7/1/2018 7/1/2018 7/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 9/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 11/1/2018 Figura 8. Valore mensile mediano dello Z-spread per le obbligazioni del campione: investment grade (A) e high yield (B). Alto ESG Alto ESG Basso ESG Basso ESG
L'APPROCCIO "VALUE-BASED" DI BANOR SIM NELL'ANALISI DEI FATTORI ESG Banor SIM è una delle società Il processo di asset allocation, partendo indipendenti leader in Italia nel dagli obiettivi strategici, avviene campo del value investing. Grazie attraverso una scrupolosa selezione all’esperienza ventennale, BANOR può dei titoli e un confronto approfondito vantare una profonda conoscenza nei team degli analisti. I criteri ispirati dei mercati europei sia azionari che alla sostenibilità sono fondamentali obbligazionari. Ogni giorno il team degli elementi di valutazione e BANOR crede analisti investe energie nella raccolta e fortemente nell’importanza di affiancare nell’elaborazione di informazioni, con temi qualitativi riferiti alla governance l’obiettivo di comprendere i fondamentali e all’impatto ambientale e sociale e individuare i driver del vantaggio accanto a informazioni classiche di tipo competitivo delle imprese in cui quantitativo riferite ai dati contabili. investire. In ambito ESG il valore aggiunto Il progetto di ricerca avviato insieme alla di BANOR risiede nella capacità di School of Management del Politecnico di analisi che non considera solo i rating Milano mira esattamente a formalizzare forniti da analisti terzi, ma ricerca un framework di riferimento, in linea con dettagliatamente informazioni nei le best practice indicate dal mercato e documenti pubblici e ne interpreta la auspicate dai regolatori, che consenta rilevanza integrandoli nei modelli value- di integrare a pieno titolo e in modo based. trasparente e condiviso con i clienti l’analisi di indicatori ESG nel processo di investimento. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 33
CONCLUSIONI L ’integrazione di valutazioni ESG nell’asset allocation è potenzial- mente in grado di migliorare la qualità delle analisi value-based. Comprendere il legame fra vantaggio competitivo, redditività e buone pratiche nel campo ambientale, sociale e della governance è quindi utile sia per le imprese, che potranno meglio comunicare con tutti i loro stakeholder e valorizzare gli investimenti nelle buone pratiche ESG, sia per gli investitori, sempre più selettivi nello stock picking. Questa ricerca ha di- mostrato che anche il mercato obbligazionario europeo, soprattutto negli anni più recenti, considera il rating ESG di un’emittente come un parame- tro che impatta sul rendimento atteso. Confrontando un panel di obbliga- zioni quotate, fra le più liquide, si è visto che – controllando per l’effetto di duration e rating di insolvenza – fra il 2014 e il 2018 la performance dei titoli associati alle migliori pratiche ESG è stata migliore, soprattutto nel periodo più recente, soprattutto per i titoli high yield. Abbiamo anche evidenziato che in realtà il parametro determinante è di gran lunga quello legato alla buona governance; al contrario i fattori Environmental e Social sembrano piuttosto spingere in direzione opposta. Il risultato è coerente con l’ipotesi che il mercato, con il passare del tempo, abbia attribuito uno ‘spread ’ negativo alle emittenti con miglior punteggio ESG, giudicandole meno rischiose nel breve-medio termine. L’effetto sembra però essere limitato al vantaggio dell’adozione di buone pratiche per il governo societario, che per gli investitori può essere un se- gnale di minori costi di agenzia, rischi di comportamenti opportunistici e migliore monitoraggio. Gli sforzi sul lato ambientale e sociale invece non sembrano ancora essere percepiti come un segnale di maggiore solvibilità. In tutto questo, il vantaggio di una buona performance ESG sembra essere maggiore per i titoli high yield, per cui in effetti la probabilità di eventuali insolvenze non è trascurabile e quindi l’analisi del rischio è ancora più importante.
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BANOR SIM BANOR, presente sul mercato dal 1989 come veicolo per le attività di private banking di un gruppo di banche del nord Italia, viene rilevata nel 2000 da un gruppo di investitori privati e manager guidati da Massimi- liano Cagliero, attuale Amministratore Delegato. L’obiettivo di Massimi- liano Cagliero e dei suoi partner era quello di creare un polo indipendente del private banking in Italia che attuasse i principi del value investing. Con sedi nel cuore di Milano, Torino e Bolzano, Banor SIM è oggi una delle principali società italiane di intermediazione mobiliare ed è spe- cializzata nella gestione di capitali e consulenza su grandi patrimoni. L’esperienza e l’indipendenza di giudizio dei manager di Banor SIM hanno contribuito alla costruzione nel tempo di relazioni uniche sul mer- cato dei capitali internazionali, relazioni che hanno reso BANOR un pun- to di riferimento per molti investitori esteri che intendono investire in Italia o che, semplicemente, desiderano avere una view indipendente sul mercato italiano. BANOR applica un modello sviluppato internamente per la valuta- zione della sostenibilità ESG nella fase di selezione dei titoli e si distin- gue per la trasparenza e qualità del proprio processo di investimento. È uno dei pochi gestori in Italia che hanno ottenuto la certificazione GIPS (Global Investment Performance Standards) rilasciata da PriceWaterhou- seCoopers. BANOR è Socio del Forum per la Finanza Sostenibile con l’obiettivo di contribuire alla generazione di una cultura diffusa sulla sostenibilità.
POLITECNICO DI MILANO SCHOOL OF MANAGEMENT La School of Management del Politecnico di Milano, costituita nel 2003, accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulen- za, nel campo dell’economia, del management e dell’industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. La Scuola ha ricevuto, nel 2007, il prestigioso accreditamento EQUIS. Nel 2009 è entrata per la prima volta nel ranking del Financial Times delle migliori Business School europee, e oggi è in classifica con Executi- ve MBA, Full-Time MBA, Master of Science in Management Engineering, Customised Executive programmes for business e Open Executive programme- sfor managers and professionals. Nel marzo 2013 ha ottenuto il prestigioso accreditamento internazionale da AMBA (Association of MBAs) per i pro- grammi MBA e Executive MBA. Nel 2017, la School of Management è la prima in Italia a vedere ri- conosciuta la qualità dei propri corsi erogati in digital learning nei master Executive MBA attraverso la certificazione EOCCS (EFMD Online Course Certification System). La Scuola può contare su un corpo docente di più di duecento tra pro- fessori, ricercatori, tutor e staff e ogni anno vede oltre seicento matricole entrare nel programma undergraduate. La Scuola è membro PRME (Principles for Responsible Management Education), Cladea (Consejo Latinoamericano de Escuelas de Administración) e QTEM (Quantitative Techniquesfor Economics & Management Masters Network). Fanno parte della Scuola: il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e il MIP Graduate School of Business che, in particolare, si focalizza sulla formazione executive e sui programmi Master. Copyright © Banor SIM - Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale 39
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