La relatività da Galileo ad Einstein - Prof. A. Cornia (ITI Vinci) - IPSIA "G. Vallauri"

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La relatività da Galileo ad Einstein - Prof. A. Cornia (ITI Vinci) - IPSIA "G. Vallauri"
IPSIA “G. Vallauri”
      Aprile 2010

 La relatività
da Galileo ad
   Einstein

Prof. A. Cornia
  (ITI Vinci)
La relatività da Galileo ad Einstein - Prof. A. Cornia (ITI Vinci) - IPSIA "G. Vallauri"
Cominciamo con…
La relatività da Galileo ad Einstein - Prof. A. Cornia (ITI Vinci) - IPSIA "G. Vallauri"
I contributi di Galileo alla rivoluzione
                   copernicana
• Prove di carattere
  astronomico (superficie
  della Luna, fasi di
  Venere, macchie solari,
  satelliti di Giove)
• Prove terrestri (studi di
  cinematica,
  composizione dei moti,
  principio di relatività)
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La fisica pre‐galileiana
• La Terra è immobile al centro dell’universo
  (quiete assoluta)
• Dottrina dei luoghi naturali
• Moti naturali e moti violenti che NON si
  compongono

Galileo dimostra che il moto di un grave è parabolico,
unifica lo studio di tutti i tipi di moto e dimostra il principio di
composizione del movimenti
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Moto parabolico
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Dialogo dei massimi sistemi (1632)
In questo libro Galileo mette a confronto sotto
  forma di dialogo i due modelli che descrivono il
  mondo: quello tolemaico e quello copernicano.
  In un celebre passo della seconda giornata i tre
  interlocutori (il copernicano Salviati, il tolemaico
  Simplicio e l’”arbitro” Sagredo) discutono sulla
  obiezione dei filosofi aristotelici nei confronti
  del moto della Terra.
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Se la Terra si
muovesse…

                 E
       W
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Se la Terra si
muovesse…

  W              E
La relatività da Galileo ad Einstein - Prof. A. Cornia (ITI Vinci) - IPSIA "G. Vallauri"
Il brano della nave – 1
“… SALVIATI. Riserratevi con qualche amico nella maggiore
stanza che sia sotto coverta di alcun gran naviglio, e quivi fate
d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi anco
un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; sospendasi
anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada
versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia
posto a basso; e stando ferma la nave, osservate
diligentemente come quelli animaletti volanti con pari
velocità vanno verso tutte le parti della stanza…”
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Il brano della nave – 2
“… Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose,
benché niun dubbio ci sia che mentre il vascello sta fermo
non debbano succeder così: fate muover la nave con quanta
si voglia velocità; ché (pur che il moto sia uniforme e non
fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima
mutazione in tutti li nominati effetti; e da alcuno di quelli
potrete comprender se la nave cammina, o pure sta ferma…
… le gocciole cadranno come prima verso il vaso inferiore,
senza caderne pur una verso poppa, benché, mentre la
gocciola è per aria, la nave scorra molti palmi…”
La relatività galileiana
Il moto della nave non produce effetti osservabili: tutto si
svolge sotto la stiva della nave esattamente come se la nave
fosse ferma.
Possiamo quindi formulare in termini moderni il principio di
relatività galileiano:
“Esperimenti condotti nelle stesse condizioni
in un qualsiasi SR inerziale danno gli stessi
risultati”.
E’ un colpo decisivo a chi nega ogni possibilità del moto
terrestre sulla base di eventuali effetti sulla dinamica dei
corpi. E’ una conclusione a tutto vantaggio del modello
copernicano.
I sistemi inerziali
E’ essenziale nel brano di Galileo la precisazione che il
moto della nave sia, per usare una terminologia più
moderna, rettilineo e uniforme.
Cos’hanno di speciale questi sistemi, che
denominiamo sistemi inerziali?

Per essi vale il principio di inerzia: solo in un sistema
inerziale un corpo non soggetto a forze resta in quiete
o si muove di moto rettilineo uniforme.
Le trasformazioni di Galileo
La fisica di Galileo ha fra i suoi punti essenziali lo
studio quantitativo. Vediamo di approfondire i
concetti visti in termini più formali.

Posizione, velocità, accelerazione di un corpo hanno
come è noto diverso valore a seconda di chi lo
osserva. Un esempio classico è quello del passeggero
che sta camminando all’interno della carrozza di un
treno (ma potrebbe benissimo trattarsi di una
persona che si muove all’interno del “gran navilio” di
Galileo).
Le trasformazioni di Galileo

O = osservatore a terra
O’ = osservatore seduto sul treno
P = persona che si muove sul treno
Le trasformazioni di Galileo
                                        ⎧ x' = x − vt
                                        ⎪ y' = y
                                        ⎪
                                        ⎨
                                        ⎪z' = z
                                        ⎪⎩t ' = t

Posizione, velocità, accelerazione di un corpo hanno
diverso valore a seconda di chi lo osserva, cioè sono
relativi all’osservatore. C’è però una precisa relazione
tra i valori osservati da O e da O’. In particolare lungo
l’asse x vale la relazione:
                                x' = x − vt
Le trasformazioni di Galileo
    Dalle trasformazioni di Galileo si
                                            x = x'+ vt
    ottiene una importante relazione fra
    la velocità del passeggero misurata     u = u '+ v
.
    dall’osservatore O a terra e quella     a = a'
    misurata dall’osservatore O’ sul
    treno.

    E’ di immediata verifica la relazione relativa alla
    velocità, con un semplice esempio numerico. Se

      v = 20 m / s e u ' = ±4 m / s
    si ha nei due casi
    rispettivamente           u = 24m/ s e u =16m/ s
Le trasformazioni di Galileo
    Alcune notazioni:                                x = x'+ vt
    • la relazione fra le velocità ci dice che le
.   velocità si sommano e quindi, in linea di        u = u '+ v
    principio, assumendo un opportuno SR inerziale   a = a'
    si possono osservare velocità arbitrariamente
    grandi
    • la relatività galileiana distingue fra i SR
    inerziali e quelli non inerziali ma sembra non
    privilegiare fra di essi un particolare SR da
    considerarsi in quiete assoluta.
In concreto…
Il significato immediato della relatività galileiana è:

Non è possibile determinare con esperimenti
meccanici se il sistema di riferimento in cui ci
troviamo è in quiete o in moto.

Questo perché le leggi della meccanica (e in
particolare la legge di Newton F= ma) sono le stesse
in tutti i SR inerziali. Si dice che tali leggi sono
“invarianti”.
Trionfo e crisi della fisica newtoniana
 La fisica introdotta da Galileo e Newton ottiene
 spettacolari successi nello studio di tutti i tipi di fenomeni
 (terrestri e celesti).
 Tuttavia…
 … nella seconda metà dell’Ottocento si presentano alcuni
 nodi che segnano l’inizio della crisi della fisica classica
 newtoniana e preparano il terreno alle nuove idee di
 Einstein. Il principale di questi fatti nuovi è

 l’elettromagnetismo di Maxwell
L’elettromagnetismo di Maxwell

Nei        decenni        centrali
dell’Ottocento, in particolare
grazie all’opera di Faraday e
Maxwell, si giunge ad        una
compiuta e coerente visione dei
fenomeni        elettromagnetici,
paragonabile per organicità alla
sintesi newtoniana per la
meccanica. Vengono unificati i
fenomeni elettrici e magnetici e
la stessa luce viene interpretata
come onda elettromagnetica.
                                     James Clerk Maxwell
                                         1831‐1879
Campo elettrico e campo magnetico
                      Faraday
A partire da Faraday si fa strada uno strumento potente e
dotato di notevoli capacità predittive: quello di campo

                                                Campi
                                                elettrici e
                                                magnetici

                                                              21
Le equazioni di Maxwell
  ()
Φ E = ∫ E ⋅ n dS =
                   Q
                   ε0
                             Legge di Gauss sul campo elettrico
      S

Φ (B ) = ∫ B ⋅ n dS = 0     Legge di Gauss sul campo magnetico
         S

  ()              ∂
Λ E = ∫ E ⋅ dl = − Φ B
                  ∂t
                            ()    Legge di Faraday di induzione magnetica
      l

  ()                                     ⎛
Λ B = ∫ B ⋅ dl = μ 0 ( I + I sp ) = μ 0 ⎜⎜ I + ε 0
                                                    ( )⎞⎟
                                                   ∂Φ E
                                                              Ampère - Maxwell
                                                    ∂t    ⎟
      l                                  ⎝                ⎠

                                       La velocità delle onde e.m.
    1                                  nel vuoto è di 300.000 km/s.
v=        ≈ 3 ⋅ 108 m / s              Qui però si apre un
   ε 0μ 0                              problema…
Elettromagnetismo e onde e.m.

La fisica newtoniana descrive già perfettamente il moto
ondulatorio: ad esempio le onde in una molla o
nell’acqua e soprattutto il suono.
Ma allora, se anche la luce è un’onda come il suono, la
sua propagazione richiede l’esistenza di un mezzo
materiale, esattamente come accade per il suono, che
come è noto si propaga nell’aria ma NON nel vuoto.

Questo mezzo deve avere delle proprietà che sembrano
contraddittorie…
Propagazione delle onde e.m.

Quali proprietà?

• deve essere estremamente evanescente (deve avere
una densità estremamente bassa), dato che non ci
accorgiamo della sua esistenza.
• all’opposto, per consentire le altissime velocità di
propagazione della luce deve avere una rigidità
meccanica elevatissima. Tensioni elevate in grado di
produrre grandi velocità si possono produrre solo in
mezzi le cui molecole sono fortemente addensate e si
attirano con grande forza, come le robuste funi di acciaio.
Naturalmente… un fluido

Ecco che torna in auge la vecchia ipotesi
dell’esistenza di un non meglio precisato
fluido universale, invisibile, imponderabile,
dotato di tutti quei requisiti: viene di volta
in volta denominato etere, etere cosmico,
etere luminifero. Tale mezzo permea di sé
tutto l’universo.

Cosa c’entra la questione dell’etere con
la relatività?
Etere e relatività
Parlare di movimento della luce e di tutti i corpi attraverso l’etere
significa ammettere che questa sostanza possa essere assunta come
sistema immobile ed assoluto di riferimento. I casi allora sono due:

• se anche i fenomeni e.m. seguono le leggi della meccanica
newtoniana, allora l’etere può essere preso come riferimento
assoluto, ed è possibile determinare la velocità assoluta dei corpi (in
pratica posso stabilire se il sistema in cui mi trovo è in quiete o in
moto)

• se questo non è possibile cade la teoria del riferimento assoluto:
dobbiamo rassegnarci all’idea che la meccanica newtoniana non
descrive tutti i fenomeni fisici.
Come rilevare l’etere?
Pensiamo all’analogia più immediata, quella relativa alle
onde sonore in aria.
La velocità del suono dipende dalle caratteristiche del mezzo
(l’aria) ma NON dipende dallo stato di moto o quiete della
sorgente; in altri termini, una volta emesso, il suono
appartiene per così dire all’aria e viaggia con una velocità che
dipende solo dal mezzo, cioè dall’aria.

Dipende però, e questo è essenziale, da direzione verso e
intensità di un eventuale moto dell’aria (cioè dal vento)
rispetto ad un osservatore fermo a terra.
La (presunta) analogia con le onde sonore
r
v = velocità del suono nell' aria (è la velocità registrata da un osservator e in
    assenza di vento, cioé in quiete rispetto all' aria)
r
w = velocità del vento

  L’osservatore percepirà una velocità del suono data dalla
  somma vettoriale delle due velocità; il valore della velocità
  è compreso fra v+w (se l’osservatore è sottovento: il
  vento soffia parallelamente al moto del suono) e v-w (se
  l’osservatore è sopravento: il vento si muove in senso
  opposto).
  Sono le stesse relazioni delle trasformazioni di Galileo.
La (presunta) analogia con le onde sonore
Proviamo ad applicare queste considerazioni alla propagazione
della luce.
Se c’è un etere che permea tutto l’universo, è rispetto all’etere
che è fissata la velocità della luce, che per le equazioni di
Maxwell vale :
                                 m
                       c ≈ 3⋅ 10 8

                                 s
Dato che la Terra non è immobile al centro dell’Universo,
essa si muove attraverso l’etere. Quindi un osservatore
terrestre si muove all’interno di un mezzo, che equivale in
tutto e per tutto alla presenza di un vento, che possiamo
chiamare “vento d’etere”.
La rilevazione del (presunto) vento
                   d’etere

Quindi un osservatore sulla Terra dovrebbe rilevare per la
luce una velocità variabile, e compresa fra c+v (se il vento
d’etere soffia parallelamente alla luce) e c‐v (se il vento
d’etere si muove in senso opposto).

In pratica sono le consuete leggi della meccanica: è la
composizione delle velocità secondo le trasformazioni di
Galileo.
La rilevazione del (presunto) vento
                  d’etere
Già Maxwell nel 1878 aveva preso in considerazione la possibilità di
rilevare il vento d’etere, misurando il tempo di percorrenza fra due raggi
luminosi inviati su uguali distanze lungo due direzioni perpendicolari, per i
quali ci si attendevano tempi di percorrenza differenti.

                                                 L = sorgente luminosa
                                                 D, N = specchi riflettenti

                                                 Se sta soffiando un
                                                 “vento d’etere” ad
                                                 esempio da L verso N,
                                                 il tempo di A/R sarà
                                                 differente.
La rilevazione del (presunto) vento
                  d’etere
                                         Per cogliere la logica che
                                         guida l’esperimento, ci può
                                         aiutare la seguente analogia:

c   Velocità della luce rispetto all’etere     Velocità di un aereo
                                               rispetto all’aria
v   Velocità della Terra rispetto all’etere Venti degli alti strati
    (vento d’etere)                         dell’atmosfera (correnti a
                                            getto)
La rilevazione del (presunto) vento
             d’etere
Da LIS a NAP e DUB (e ritorno)
              Per fissare le idee con dati scelti
              in modo da semplificare i calcoli,
              supponiamo che:

              LN = LD = 1600 km
              c = 1000 km/h (vel. dell’aereo
              rispetto all’aria)
              v = 600 km/h verso Est, cioè da
              Lisbona verso Napoli.
Da LISBONA a NAPOLI (e ritorno)
                                  Lungo la linea da Lisbona a
                                  Napoli il conto è presto fatto: la
                                  velocità dell’aereo rispetto a
                                  terra vale:
                                  1000+600=1600 km/h all’andata
                                  1000‐600=400 km/h al ritorno.

    600 km/h        1000 km/h

               1600 km/h
Lisbona
                                     Napol
    1000 km/h          600 km/h      i
                400 km/h
Da LISBONA a DUBLINO (e ritorno)
                                              Dublin
                                600 km/h      o

                                                       1000
                             1000          800         km/h         800
                             km/h          km/h                     km/h

                                                         600 km/h
                                            Lisbona

Lungo la linea da Lisbona a Dublino, il pilota non può puntare
direttamente a nord o a sud, perché a causa delle correnti a getto
l’aereo andrebbe fuori rotta a con una deriva verso Est.
Confronto dei tempi
                      Confrontiamo adesso i tempi di
                      percorrenza:

                       1600km 1600km
LIS − DUB − LIS   t1 =          +          = 2h + 2h = 4h
                       800 km/ h 800 km/ h
                        1600km    1600km
LIS − NAP − LIS   t2 =          +          = 1h + 4h = 5h
                       1600km/ h 400 km/ h
Confronto dei tempi
                            1600 km 1600 km
      LIS − DUB− LIS t1 =            +          = 2h + 2h = 4h
                            800 km/ h 800 km/ h
                            1600 km    1600 km
      LIS − NAP − LIS t2 =           +          = 1h + 4h = 5h
                           1600 km/ h 400 km/ h

Il rapporto fra i tempi di percorrenza, il parametro che ci
indica il livello di precisione richiesto dall’esperimento è
dunque:

 Aerei               R = 5/4 = 1, 25      25%
 (jet stream)
 Vento d’etere       R = 1.000000005      Cinque miliardesimi
 c = 300.000 km/s
 v = 30 km/s
Sembrava impossibile…
Lo stesso Maxwell riteneva non realizzabile un esperimento
in grado di valutare questi ordini di grandezza.
Invece alcuni anni dopo…

  Albert Abraham Michelson    Edward Williams Morley
  (1852‐1931)                 (1838‐1923)
L’esperimento di Michelson‐
                Morley
Utilizzando un metodo
interferometrico venne
realizzato un esperimento in
grado di rilevare l’eventuale
moto della Terra rispetto
all’etere.

L’idea era quella di sfruttare la
natura ondulatoria della luce e
in particolare il fenomeno
dell’interferenza,
riconducendo così la misura
degli intervalli temporali agli
spostamenti delle frange di
interferenza.
L’esperimento di Michelson‐
                Morley
L’esperimento fu ripetuto più
volte alla ricerca del vento
d’etere.

Risultato?
La contrazione di Lorentz
Risultato?
L’esperimento non rilevò alcuna differenza nel tempi di
percorrenza.
Per salvare la composizione galileiana delle velocità e
l’ipotesi dell’etere, da parte di Lorentz fu avanzata una
spiegazione ad hoc: gli oggetti in moto attraverso l’etere
subiscono una contrazione, nella direzione del moto, di un
fattore:

               v2   c2 − v2   c2 − v2
             1− 2 =     2
                            =
               c      c         c
Le trasformazioni di Lorentz
Lorentz, si pone il più generale problema della invarianza
delle equazioni di Maxwell, analogamente a quanto avviene
per le leggi di Newton. Le trasformazioni di Galileo

⎧ x' = x − vt
⎪ y' = y
⎪
⎨
⎪z' = z
⎪⎩t ' = t

  non soddisfano al requisito di
  rendere invarianti le equazioni
  di Maxwell.
Le trasformazioni di Lorentz
Il nuovo sistema di equazioni introdotto da Lorentz assicura
invece tale invarianza:

                   ⎧       x − vt      1
                   ⎪ x' =           =           ⋅ ( x − vt ) = γ ⋅ ( x − vt )
⎧ x' = x − vt                  v  2
                                         v  2

⎪ y' = y           ⎪        1− 2      1− 2
⎪                  ⎪           c         c
⎨                  ⎪ y' = y
⎪z' = z            ⎪
⎪⎩t ' = t          ⎨z' = z
                   ⎪
                   ⎪ t− v x
                   ⎪t ' =    c2 =      1       ⎛       v ⎞            ⎛     v     ⎞
                                              .⎜  t −     x  ⎟ = γ  ⋅ ⎜ t −      x⎟
                   ⎪           v 2
                                         v ⎝ c ⎠
                                           2            2
                                                                      ⎝ c
                                                                             2
                                                                                  ⎠
                   ⎪       1− 2       1− 2
                   ⎩           c         c
Le trasformazioni di Lorentz
In particolare, per valori        v
Le trasformazioni di Lorentz
⎧ x' = γ ⋅ ( x − vt )
⎪ y' = y
⎪⎪
 ⎨z' = z
 ⎪
 ⎪t ' = γ ⋅ ⎛⎜ t − v2 x ⎞⎟   Siamo arrivati ai primi del ‘900:
 ⎪⎩          ⎝ c ⎠           l’impostazione di Lorentz si mostra adatta a
                             descrivere i fenomeni elettromagnetici, e
                             tuttavia appare insoddisfacente dal punto di
                             vista del quadro interpretativo.
                             Siamo in attesa di una nuova visione
                             complessiva. Chi sarà il nuovo Galileo?
1905: la svolta
Chi farà il passo decisivo verso una nuova concezione
complessiva dei fenomeni fisici?

  Michelson                Lorentz                 Poincaré
 E invece…
1905
In un articolo di Einstein
sulla rivista “Annalen der
Physik” dal titolo:
“Sull’elettrodinamica dei
corpi in moto”.

si enuncia quella che più
tardi verrà chiamata
“Relatività
ristretta”
1905: l’articolo di Einstein
pone le basi della
Relatività ristretta
La relatività ristretta
Ricordiamo le due alternative:

1)per l’elettromagnetismo non vale il principio di relatività e
continuano a valere tali e quali le trasformazioni di Galileo
2)anche per l’elettromagnetismo vale la relatività pur di
rinunciare alle trasformazioni di Galileo
Einstein si rifiuta di credere alla prima ipotesi. Perché?

Per i risultati dell’esperimento di Michelson‐Morley?
No. Sceglie la seconda ipotesi in base a considerazioni molto
generali: perché, si chiede in sostanza Einstein, la natura si
dovrebbe comportare in un modo per i fenomeni meccanici e
in un altro per quelli e.m.?
La relatività ristretta
L’esistenza dell’etere comporterebbe il riconoscimento
dell’esistenza di un SR assoluto.
L’idea di fondo di Einstein è che non ha senso pensare in
termini di moto assoluto
La relatività ristretta
E’ la relatività di TUTTI i fenomeni fisici (meccanici ed e.m.), il
principio che conduce alla relatività einsteiniana.
Einstein rileva che se valgono le trasformazioni di Galileo
allora non è possibile che valga la relatività per tutti i
fenomeni fisici, dato che la velocità della luce varrebbe:

r
c nel SR dell' etere (quiete assoluta)
r r
c + v in un altro SR inerziale
In questo caso… addio “gran navilio” di Galileo. Invece di
dire addio al navilio, Einstein dice addio…
Addio etere
Dunque non occorre arrampicarsi sugli specchi per
individuare formule che possano spiegare il moto della Terra
attraverso l’etere, come ha fatto Lorentz.
Semplicemente l’etere non esiste.
La relatività ristretta
Per assicurare la relatività per qualunque fenomeno
fisico non resta che imporre che c sia costante in
qualunque SR inerziale, dato che c compare
esplicitamente nelle equazioni di Maxwell.
Si dovrà quindi rinunciare alle trasformazioni di Galileo.
La relatività ristretta
Dunque sono due i capisaldi di quella che in seguito
verrà chiamata relatività ristretta:
¾ la velocità della luce nel vuoto (c) è la stessa per
ogni SR inerziale e non si somma con altre velocità
¾ in due SR in MRU uno rispetto all’altro tutte le leggi di
natura sono rigorosamente identiche e non è possibile
distinguere il moto uniforme dalla quiete

Si tratta per Einstein di due postulati, quindi non
dimostrabili, e scelti per motivi di eleganza formale e
generalità.
Non sono dimostrabili ma ci permettono, a differenza
dell’impostazione di Lorentz, di fare previsioni…
La relatività ristretta
Ecco il nuovo quadro di riferimento che i fisici cercavano
dai tempi di Maxwell, e che conduce ad una nuova
interpretazione delle trasformazioni di Lorentz
 ⎧ x' = γ ⋅ ( x − vt )
 ⎪ y' = y
 ⎪⎪
  ⎨z' = z
  ⎪
  ⎪t ' = γ ⋅ ⎛⎜ t − v2 x ⎞⎟
  ⎪⎩          ⎝ c ⎠

Vediamo alcune conseguenze della relatività ristretta
Relatività della simultaneità
La durata di un fenomeno e la stessa simultaneità sono stati
sempre percepiti dal senso comune come dati assoluti,
indiscutibili.
Liberarsi dall’idea del carattere assoluto del
tempo è stato una delle intuizioni più audaci di
Einstein.

Ecco le sue parole: “Ogni tentativo di uscire dalle difficoltà era
destinato al fallimento finché l’assioma del carattere assoluto
del tempo, cioè della simultaneità, fosse rimasto ancorato
nell’inconscio senza che noi ce ne accorgessimo. Riconoscere
chiaramente il suo carattere arbitrario significa risolvere il
problema”.
La simultaneità e il treno di Einstein
Questa volta non abbiamo un “gran navilio” ma un treno, il
treno di Einstein che viaggia rispetto a terra a velocità v.
La simultaneità e il treno di Einstein
Facciamo esplodere due petardi sui binari, in corrispondenza
a due estremità del vagone mentre il treno viaggia verso
sinistra. Ognuno di essi produce un lampo. Cosa affermano i
due osservatori a proposito della simultaneità dei due lampi?
Crocette: segno
lasciato dai petardi sui
binari

Pallini: segni lasciati
dall’esplosione alle
estremità del vagone
La simultaneità e il treno di Einstein
                          Uomo sul treno: il
                          lampo di sinistra
                          giunge prima di
                          quello di destra

                          Donna a terra:
                          percepisce due
                          eventi simultanei

                           La simultaneità
                           non è assoluta
Relativo o assoluto?

Ma allora quella che chiamiamo relatività è una
descrizione dei fenomeni fisici che distingue
nettamente fra:

• grandezze fisiche relative al SR (lunghezza,
velocità, intervallo di tempo, simultaneità, campo
elettrico, campo magnetico ecc.)

• grandezze fisiche invarianti, in qualche modo
assolute perché indipendenti dal SR (velocità della
luce, campo elettromagnetico ecc.)
Alcune conseguenze della r.r.
                                 2
Contrazione                   ⎛v⎞
                   l = l0 1 − ⎜ ⎟ = l 0 1 − β 2
delle lunghezze.              ⎝c⎠
                            Δt0         Δt0
                   Δt =             =
Dilatazione dei                   2
                                         − β 2
                              ⎛v⎞      1
tempi.                    1− ⎜ ⎟
                              ⎝c⎠
Che fine fa la fisica di Newton?
                    2
               ⎛v⎞
    l = l0 1 − ⎜ ⎟ = l 0 1 − β 2

               ⎝c⎠
 Contrazione delle lunghezze.
c = 3 ⋅ 108   m/s
v = 36 km / h = 10 m / s
l0 = 180 cm

La lunghezza della bicicletta per un
osservatore fermo a terra è di
179.9999999999999 m
Il superamento della relatività ristretta
Negli anni successivi la relatività einsteiniana si afferma
nella comunità scientifica. Einstein diventa lo scienziato
più famoso del mondo. Ma c’è ancora qualcosa che non lo
soddisfa. Rivediamo l’enunciato della r.r.:
“Tutti i fenomeni naturali ubbidiscono
alle stesse leggi in tutti i SR inerziali”
“Perché la natura si comporta in modo privilegiato proprio
per i SR inerziali? Perché i SR inerziali e proprio essi sono
equivalenti mentre non lo sono quelli non inerziali?”. E’
questa la domanda attorno alla quale, per circa un
decennio, lavora per arrivare infine alla stesura della
relatività generale.
Verso la relatività generale

E’ l’inizio di un duro lavoro che lo porterà ad elaborare
una teoria relativistica della gravitazione: è la relatività
generale.

• Galileo parlava di navi
• Nella relatività ristretta si parla di treni
• Qui si parlerà di astronavi e di ascensori.
L’articolo del 1915

Pubblicato sugli “Annalen der Physik”
Ascensore in quiete (o in MRU)
Cosa accade su un ascensore in quiete?
Se una persona sale su una bilancia all’interno di una
stanza, o di un ascensore in quiete o in MRU potrà rilevare
il proprio peso, che è in grado di schiacciare la molla della
bilancia che sta sotto i suoi piedi.

                              Cosa dice Newton?
Ascensore in quiete (siamo sicuri?)
Cosa dice invece Einstein?

                             Come sulla nave di Galileo, le
                             due situazioni sono
                             indistinguibili. Stavolta però i
                             SR non sono entrambi inerziali
Ascensore in caduta libera
Cosa dice Newton?
Sull’ascensore in caduta libera agisce la gravità che produce un MUA (rispetto
a Terra ovviamente); dunque l’ascensore non è un sistema inerziale e un
osservatore al suo interno è soggetto alla forza di gravità e alla forza
apparente dovuta alla accelerazione dell’ascensore, per cui la risultante di
queste due forze è nulla.

                                                            L’osservatore non
                                                            ha peso e fluttua
                                                            all’interno
                                                            dell’ascensore,
                                                            esattamente
                                                            come un
                                                            astronauta in
                                                            orbita.
Ascensore in caduta libera (siamo sicuri?)
Cosa dice Einstein?

                      Ancora una volta, le due
                      situazioni sono indistinguibili.
Relatività generale

    Le due situazioni (SR in quiete in un
    campo gravitazionale e SR soggetto ad
    una accelerazione) sono indistinguibili;
    è, sostanzialmente, il principio di
    equivalenza, che sta alla base della r.g.
Relatività generale
Diciamolo alla maniera di Galileo:

                         “E’ impossibile distinguere per mezzo
                         di qualunque esperimento fisico se ci
                         troviamo in un SR all’interno di un
                         campo gravitazionale oppure in un SR
                         soggetto ad una accelerazione.”
Ascensore in caduta libera
                     “E’ impossibile distinguere per mezzo di
E viceversa:         qualunque esperimento fisico se ci
                     troviamo in un SR lontano da campi
                     gravitazionali oppure in un SR in caduta
                     libera all’interno di un campo
                     gravitazionale.”

                           Sembra molto lontano dal senso
                           comune, e invece…
Relatività generale
E invece…

                              Dove sono gli
                              astronauti?
                              Dov’è Homer?
Relatività generale
• Per Galileo e anche per la relatività ristretta:
  “È impossibile distinguere con esperimenti un
  SR inerziale da un altro SR inerziale”.
• Per la relatività generale:
“È impossibile distinguere con esperimenti un
  SR da un altro SR”.
Concludiamo con…
Bibliografia
• Elio Fabri, Insegnare relatività nel XXI secolo, La
  fisica nella Scuola, quaderno n. 16
• John Stachel (a cura di), L’anno memorabile di
  Einstein, Edizioni Dedalo
• Julian Schwinger, L’eredità di Einstein, Zanichelli
• Dalla collana “I grandi della scienza”, Le Scienze:
   ¾Enrico Bellone, Galileo, n. 1
   ¾Niccolò Guicciardini, Newton, n. 2
   ¾Silvio Bergia, Einstein, n. 6
M. C. Escher
“Relatività”
1953
FINE
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