LA METODOLOGIA DELLA RICERCA: DALLA STESURA DELLA TESI ALLA PUBBLICAZIONE DI UNO STUDIO CLINICO - NICOLA LAMBERTI, MSC, PHD
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La Metodologia della ricerca: dalla stesura della tesi alla pubblicazione di uno studio clinico Nicola Lamberti, MSc, PhD lmbncl@unife.it Lamberti Nicola 1
Link utili CV docente http://docente.unife.it/nicola.lamberti Scheda del corso e materiale didattico (slides) http://www.unife.it/medicina/scienzemotorie/minisiti-LM/la- metodologia-della-ricerca/folder_contents Pubmed docente https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=nicola+lamberti+ferra ra Lamberti Nicola 2
Lezioni Venerdì 02 Marzo ore 14-18, aula F3 Mercoledì 07 Marzo ore 14-18, aula F3 Venerdì 9 Marzo ore 15-18, aula 1 Cona Venerdì 16 Marzo ore 14-18, aula F3 Venerdì 23 Marzo ore 14-17, aula F3 Mercoledì 28 Marzo ore 14-17, aula F3 Lezione da recuperare?? Venerdì 13 Aprile ore 14-17, aula F3 Frequenza obbligatoria Lamberti Nicola 3
Parte 2. Il razionale dello studio Abbiamo completato una buona ricerca bibliografica Adesso siamo preparati e pronti sul problema che vogliamo affrontare e sul dubbio scientifico su cui verterà il mio lavoro Ma prima di passare a descrivere la mia attività, devo avere un razionale scientifico forte. Cosa significa avere un razionale forte?? Lamberti Nicola 4
Parte 2. Il razionale dello studio Il razionale di un lavoro prevede l’identificazione di un’ipotesi sperimentale che deve essere verificata (o smentita) dalle strategie che metto in atto. Esempio: La Cochrane mi dice che l’attività aerobica per i pazienti con esiti di stroke è favorevole perché la distanza percorsa nei 6 minuti di cammino. Programmi di forza muscolare non migliorano la 6MWD. Ho sviluppato un programma che allena la potenza muscolare. Voglio verificare/smentire se il mio programma migliora la 6MWD. Questo è un buon razionale. Perché? Lamberti Nicola 6
Parte 2. Il razionale dello studio Perché risponde a un quesito scientificamente interessante (ovvero un’informazione che in letteratura scientifica manca) Perché programmi di forza non si sono rivelati funzionanti = Forse l’allenamento della forza non è ottimale per migliorare la 6MWD = Quindi se io proponessi un allenamento di potenza (F/t) magari potrebbe essere efficace Perché mi arricchisce di un’informazione molto utile per il mio futuro impiego come laureato SM o STAMPA. Lamberti Nicola 7
Parte 2. Il razionale dello studio E come potrebbe essere un cattivo / pessimo razionale?? Lamberti Nicola 8
Parte 2. Il razionale dello studio Sempre utilizzando l’esempio di prima: Potrei proporre il mio programma di potenza muscolare Però lo faccio su tutti gli anziani e non solo sugli stroke Poi non testo solo il miglioramento della 6MWD ma anche: - Forza muscolare - Lunghezza del passo - Gait speed - Qualità della vita - Equilibrio statico e dinamico - Mobilità articolare - Statura - Costo/efficacia dell’intervento… Lamberti Nicola 9
Parte 2. Il razionale dello studio Ed una volta che abbiamo creato il nostro (solido) background Abbiamo pronto il nostro quesito scientifico (che si fonda su un razionale preciso) Dobbiamo solo scegliere il disegno dello studio più adatto al nostro quesito. Lamberti Nicola 10
Parte 2. Il disegno dello studio Cartabellotta N. Pillole di Metodologie della ricerca. GIMBE news 2010;3(2)15-6 Lamberti Nicola 11
Parte 2. Il disegno dello studio La diverse tipologie di studi possono essere classificate: Sulla base delle variabili (come vengono trattate): - S. Descrittivi (nessuna manipolazione) - S. Osservazionali (manipolazione indiretta) - S. Interventistici (manipolazione diretta) Sulla base della sequenza cronologica: - S. Retrospettivi: gli eventi su cui si basa lo studio sono già accaduti in un (più o meno) recente passato - S. Prospettici: gli eventi di interesse non sono ancora avvenuti prima dell’inizio dello studio Lamberti Nicola 12
Parte 2. Il disegno dello studio Cartabellotta N. Pillole di Metodologie della ricerca. GIMBE news 2010;3(2)15-6 Lamberti Nicola 13
Parte 2. Studi descrittivi • Sono utili per caratterizzare un problema, senza tentare di farne un’analisi rigorosa. • — Utilizzano dati relativi ad ampie popolazioni, spesso già disponibili. • Valutano prevalenza e incidenza delle patologie. • Servono in genere a dare lo spunto e fornire un background a studi più rigorosi. • Fra gli studi descrittivi vanno incluse anche le descrizioni di singoli casi clinici e di “case series” in cui non sia possibile fare un’analisi statistica precisa Gli studi descrittivi utilizzano in genere i metodi della statistica descrittiva per riassumere i dati. Lamberti Nicola 14
Parte 2. Studi descrittivi Quesito descrittivo: come dice il nome, vuole descrivere una determinata condizione. Si tratta per lo più di domande che si occupano di prevalenza (numero di casi in un preciso momento) o di incidenza (numero di casi in un determinato periodo di tempo). Avete alcuni esempi?? Quale è la percentuale di adolescenti sovrappeso? Quanti abbandonano dopo 1 mese di palestra? Quanti anziani sono affetti da diabete? Quanti casi di morte improvvisa ci sono ogni anno? Lamberti Nicola 15
Parte 2. Il disegno dello studio Cartabellotta N. Pillole di Metodologie della ricerca. GIMBE news 2010;3(2)15-6 Lamberti Nicola 16
Parte 2. Studi analitici Sono studi che cercano di rispondere a un quesito preciso riguardante un’ipotetica relazione o un ipotetico rapporto di causa ed effetto fra almeno due variabili. • La loro struttura è più precisa e definita di quella degli studi descrittivi, e prevede un livello di controllo delle variabili più alto, per assicurare risposte più rigorose. Ciononostante, anch’essi sono esposti ad errore. • Si dividono in osservazionali ed interventistici a seconda del tipo di manipolazione della variabile indipendente. • Gli studi osservazionali sono chiamati anche studi non sperimentali, e gli studi interventistici studi sperimentali. Lamberti Nicola 17
Parte 2. Studi analitici Dalle diapositive della dott.ssa Maria Fabiani Lamberti Nicola 18
Parte 2. Studi analitici Quesito analitico: riguarda il rapporto fra variabili e implica la presenza di una causa e di un effetto. Analizza la relazione tra un fattore di esposizione/intervento (E/I) e un outcome (effetto) (O). La presenza di questo corso a scelta migliorerà la qualità delle tesi a Scienze Motorie? Un nuovo farmaco migliorerà la glicemia dei pazienti diabetici? L’esercizio a bassa intensità consente un recupero funzionale nei soggetti post ricostruzione LCA? Ma se io volessi rispondere a questa domanda, come posso fare? Verifico se avere un indice di massa corporea alto (BMI) (l’esposizione) è un fattore di rischio per le lesioni del legamento crociato anteriore del ginocchio (l’esito). Lamberti Nicola 19
Parte 2. Studi analitici Attraverso tre disegni: • Gli studi cross sectional o trasversale • Gli studi caso-controllo • Gli studi di coorte Lamberti Nicola 20
Parte 2. Studi analitici: trasversali Sono studi che raccolgono informazioni relative all’esposizione ai fattori di rischio e ai loro esiti (insorgenza della patologia) nello stesso momento e sullo stesso paziente. Raccolgono – elaborano – interpretano informazioni relative alla distribuzione delle patologie in un determinato momento. Tasso di prevalenza Prevalenza del fattore di rischio Lamberti Nicola 21
Parte 2. Studi analitici: trasversali Uno studio osservazionale trasversale si basa sull'osservazione di un fenomeno o di un evento clinico in un determinato periodo di tempo. Viene usato per studiare la prevalenza istantanea di una malattia oppure per misurare l’associazione tra il fattore di rischio di malattia/condizione e la malattia/condizione. • I risultati, ovvero la prevalenza di una malattia, possono quindi variare tra 0 e 1 (oppure tra 0% e 100). • La prevalenza è il rapporto tra il numero dei casi con una determinata malattia, in quel momento, e il numero di componenti della popolazione in esame. [nel nostro caso: numero di LCA rotti in BMI > 25 / popolazione] • Gli studi trasversali possono essere pensati come una istantanea di una condizione in una popolazione in un particolare momento. Tuttavia, visto che l'esposizione e lo stato di malattia sono misurati nello stesso momento, non è quasi mai possibile distinguere se l'esposizione precede o segue la condizione. Quindi il principale inconveniente consiste nel fatto che la relazione temporale tra l’esposizione e l’esito non può essere direttamente identificata [e.g. LCA rotto poi BMI è diventato > di 25] Lamberti Nicola 22
Parte 2. Studi analitici: trasversali VANTAGGI e SVANTAGGI Questi studi offrono risultati immediati e sono economici in quanto non richiedono l'impiego di mezzi, tempo e personale per lunghi periodi. D'altro canto, però, essi non consentono di calcolare misure d'incidenza (né tantomeno di associare con sicurezza un fattore di rischio ad una malattia) Sono utili per: • — Descrivere il carico di una condizione al "tempo 0". • — Descrivere la distribuzione di una “variabile”. • — Analizzare l'associazione fra una malattia ed un fattore causale. • — Sono poco costosi e di breve durata. Lamberti Nicola 23
Parte 2. Studi analitici: caso controllo Sono studi retrospettivi che partendo dalla presenza o assenza dell’esito (endpoint) raccolgono informazioni relative all’esposizione ai fattori di rischio. Passato Oggi Endpoint SI Fattore di rischio Endpoint NO Lamberti Nicola 24
Parte 2. Studi analitici: caso controllo Esaminano l’associazione tra un fattore eziologico sospetto e una malattia quantizzando il rischio di contrarre la malattia. • Gruppo di soggetti sani • Gruppo di soggetti malati Il vantaggio degli studi caso controllo è quello di partire dall’outcome, e quindi di potere studiare più facilmente patologie rare che altrimenti con lo studio di coorte avrebbero bisogno di campioni di popolazione estremamente grandi. Esempio: La guida per 40 anni di autoarticolati può essere responsabile della sindrome di Leriche? Poiché la sindrome di Leriche è un evento abbastanza raro, si parte dai camionisti che ne è affetto (casi positivi) e da un gruppo di camionisti che non l’hanno presentata (controlli), e si studia retrospettivamente la possibile causa (exposure). Lamberti Nicola 25
Parte 2. Studi analitici: caso controllo Lamberti Nicola 26
Parte 2. Studi analitici: caso controllo Nel nostro esempio il ricercatore dovrebbe identificare un gruppo di pazienti con rottura di LCA, i casi. Dovrebbe identificare anche un altro gruppo di soggetti che non hanno tale lesione, i controlli. Quindi, dovrebbe raccogliere informazioni sulle precedenti esposizioni (cioè l’BMI) per ogni paziente del gruppo dei casi e di quelli dei controlli. Dovrebbero quindi essere confrontate le differenze in termini di prevalenza, rispetto all’esposizione (BMI), tra i due gruppi Lamberti Nicola 27
Parte 2. Studi analitici: di coorte Rispondono alla domanda: Che cosa mi succederà? • Gli studi di coorte sono studi osservazionali che analizzano la relazione tra una “exposure” e un “outcome”, stratificando i casi in base all’exposure e, dopo adeguato tempo di follow-up, misurando l’outcome. • Sono in genere prospettici, ma possono essere retrospettivi (storici), quando l’exposure sia documentata e sia possibile al momento dello studio misurare l’outcome. • — Consentono di rilevare la comparsa di una malattia in gruppi precedentemente indenni indipendentemente dal fatto che siano esposti o meno a un fattore di rischio. Lamberti Nicola 28
Parte 2. Studi analitici: di coorte • E’ in genere prospettico, ma come abbiamo visto può essere retrospettivo. • — Il tipo prospettico è chiamato anche di follow up o longitudinale: i gruppi infatti vengono seguite longitudinalmente, spesso per lunghi periodi di tempo, per valutare uno specifico outcome. • In genere sono studi analitici, ma come già detto l’approccio di coorte può anche essere utilizzato per studi soltanto descrittivi. In questo caso la popolazione può essere una sola (per esempio: studio descrittivo di follow up di bambini con diabete). • Il tipo analitico prevede la presenza di almeno due popolazioni (exposure e controllo). Esempio: l’esposizione al fumo di tabacco causa l’asma nei bambini? • Gli studi di coorte sono ottimi per misurare effetti di esposizioni rare e per valutare le incidenze. Non sono adatti allo studio di outcome molto rari o che insorgono molto lentamente. Sono in genere molto costosi, lunghi e difficili da eseguire. Lamberti Nicola 29
Parte 2. Studi analitici: di coorte Sono studi prospettici che partendo dall’esposizione ai fattori di rischio, o meno, verificano se insorge l’esito. Oggi Futuro Fattore di rischio SI Endpoint Fattore di rischio NO Lamberti Nicola 30
Parte 2. Studi analitici: di coorte Lamberti Nicola 31
Parte 2. Studi analitici: di coorte Nel nostro esempio… Il ricercatore dovrebbe identificare un gruppo di soggetti adulti, che non presentano rottura di LCA, e misurare il loro BMI. Questo gruppo, poi, deve essere seguito nel tempo, per determinare quanti di loro, e quali, sviluppano una rottura di LCA. Lamberti Nicola 32
Parte 2. Studi analitici Attraverso tre disegni: • Gli studi cross sectional o trasversale • Gli studi caso-controllo • Gli studi di coorte Trasversali Caso-controllo Coorte Possibile perdita al follow up - Alta Valutazione sequenza temporale Bassa Media Alta esposure - malattia Possibilità di studiare gli effetti di No No Si esposizioni rare Possibilità di identificare fattori di No Si No rischio in malattie rare Tempi Corti Intermedi Lunghi Costi Bassi Medi Elevati Lamberti Nicola 33
Parte 2. Studi analitici Attenzione al rischio confondimento!!!! Quando una «variabile esterna» cambia (riduce, aumenta, annulla) l’associazione tra l’esposizione e la malattia. Sapreste fare un esempio? Malattie Consumo di caffè cardiovascolari Fumo di sigaretta Lamberti Nicola 34
Parte 2. Studi analitici Come gestire il confondimento? In fase di disegno (si eliminano potenziali confondenti): • restrizione • randomizzazione • stratificazione/matching In fase di analisi (lo vedremo più avanti): • stratificazione • standardizzazione (diretta, indiretta) • analisi multivariata Lamberti Nicola 35
Parte 2. Il disegno dello studio Cartabellotta N. Pillole di Metodologie della ricerca. GIMBE news 2010;3(2)15-6 Lamberti Nicola 36
Parte 2. Studi sperimentali: trial non controllato Ha le caratteristiche di un trial (che vedremo a breve), ma non prevede il cosiddetto gruppo di controllo. Ovvero tutti i miei soggetti in studio vengono sottoposti allo stesso trattamento. Ad esempio: arruolo 10 soggetti per proporgli un innovativo programma di cammino lo faccio fare a tutti e 10 (ed al termine analizzerò gli effetti su tutti questi 10) Lamberti Nicola 37
Parte 2. Il disegno dello studio Cartabellotta N. Pillole di Metodologie della ricerca. GIMBE news 2010;3(2)15-6 Lamberti Nicola 38
Parte 2. Studi sperimentali • Gli studi sperimentali (o esperimenti) sono indagini in cui la distribuzione del fattore in studio viene decisa dallo sperimentatore, attraverso una procedura denominata randomizzazione. • Tale procedura consiste nell’assegnare in modo casuale il fattore (ad esempio un trattamento rispetto a un placebo) nei soggetti in studio. • I principali studi sperimentali sono i test di laboratorio, le sperimentazioni cliniche (clinical trials) e gli interventi di comunità. Lamberti Nicola 39
Parte 2. Studi sperimentali • Il loro vantaggio principale risiede nella possibilità di isolare gli effetti di interesse dai fattori estranei che possono influenzare le stime osservate, persino nel caso in cui questi non siano completamente noti. • Tali fattori sono noti come fattori di confondimento o confondenti. • Per tale motivo gli studi sperimentali sono considerati come altamente probanti. Lamberti Nicola 40
Parte 2. Studi sperimentali: trials randomizzati Misurano la modifica di una situazione sanitaria a seguito di un’azione o intervento decisa e attuata. Trial Randomizzato Controllato (RCT) deve individuare: • la popolazione sperimentale • i criteri di inclusione nello studio • si estrae dalla popolazione un campione. Deve presentare 3 elementi: randomizzazione, controllo e manipolazione diretta. Trial Controllato NON randomizzato (RNCT): sono caratterizzati dalla possibilità di manipolare il fattore in studio, senza però utilizzare la randomizzazione. Ciò può avvenire, ad esempio, quando ogni soggetto in un solo gruppo viene osservato prima e dopo un determinato trattamento oppure quando il fattore in studio viene rilevato su volontari. Lamberti Nicola 41
Parte 2. Studi sperimentali: trials randomizzati Se voglio studiare un fattore di rischio: utilizzo uno studio analitico osservazione Se voglio studiare un fattore protettivo: utilizzo un disegno dello studio sperimentale Ma quanto sono importanti questi studi?? Lamberti Nicola 42
Parte 2. Studi sperimentali: piramide delle evidenze Metanalisi e review RCT Studi di coorte Studi caso-controllo Studi descrittivi Case report osservazionali Studi sugli animali Scienze «di base» Lamberti Nicola 43
Parte 2. Studi sperimentali: RCT • intervento dei ricercatori: controllo delle condizioni sperimentali (in particolare dell’esposizione) • braccio di controllo: per confrontare gli esposti (trattati) con un gruppo di non esposti (non trattati) • randomizzazione: garantisce la confrontabilità tra i due gruppi perché li rende simili tra loro quanto a composizione dei fattori noti e non noti: si minimizza così il possibile confondimento • disegno prospettico: intervallo temporale tra trattamento e outcome • cieco/doppio cieco: assenza di interferenze dovute alla consapevolezza del trattamento somministrato o ricevuto Lamberti Nicola 44
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Sperimentale perché: I ricercatori, sottoponendo solo alcuni soggetti all’intervento, hanno introdotto una sperimentazione. Controllato perché: I due gruppi differiscono tra loro solo per il fatto di essere sottoposti all’intervento oppure no: quindi nessun altro fattore può giustificare le eventuali differenze riscontrate nei risultati. Le interferenze sono quindi controllate. Lamberti Nicola 45
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Randomizzato perché: La similitudine tra i due gruppi è garantita solo quando l’assegnazione all’uno o all’altro gruppo avviene tramite una procedura casuale (random), senza l’intervento del ricercatore nell’assegnazione dei pazienti a ciascun gruppo. Avremo modo di vederla nei dettagli Lamberti Nicola 46
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Indagine scientifica caratterizzata dalle seguenti proprietà: 1. Intervento (manipolazione della variabile indipendente) 2. Controllo 3. Assegnazione randomizzata (randomizzazione) 4. Controllo nel tempo/a distanza (follow-up) 5. Mascheramento o cieco (blinding) Gli studi clinici sperimentali non sempre possono garantire tutte le 5 proprietà ma le prime 3 (manipolazione, randomizzazione e controllo) devono essere sempre presenti. ENDPOINT Rappresenta il fine ultimo della sperimentazione, lo scopo per cui la sperimentazione viene intrapresa. La dimostrazione di questo indicherà la validità o meno di un dato trattamento, di un dato comportamento ecc. Lamberti Nicola 47
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Eleggibilità Randomizzazione Test Gruppo sperimentale Gruppo controllo Test NB: un disegno sperimentale può presentare anche più di due gruppi Lamberti Nicola 48
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Facciamo qualche esempio di RCT?? Lamberti Nicola 49
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Attenzione però che se da un lato è vero che gli RCT presentano tanti vantaggi dal punto di vista scientifico, presentano anche tanti svantaggi: • Costosi • Lunga durata • Possono rispondere ad una sola domanda (spesso) Lamberti Nicola 50
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Esistono però anche altri aspetti interessanti legati agli RCT: La cecità (blinding) Tre sono gli attori che potrebbero condizionare il loro atteggiamento nei confronti dello studio alla conoscenza del regime di trattamento: • Il paziente (Singolo cieco) • L’ equipe di trattamento (Doppio cieco) • Il valutatore e l’analista (“Triplo” cieco o cecità parziale) Spesso nei trials legati all’esercizio, non è possibile che il paziente sia in cieco rispetto al trattamento (non è un farmaco), per cui è molto importante che lo sia il valutatore (singolo cieco) Lamberti Nicola 51
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Esistono però anche altri aspetti interessanti legati agli RCT: Disegni alternativi (il crossover) • Nel disegno “classico” del RCT il confronto è tra pazienti diversi (es. Quelli sottoposti ad A e B) • Nello studio cross-over, il confronto è invece realizzato tra gli stessi pazienti • Entrambi i trattamenti sono somministrati successivamente a tutti i soggetti • Ogni soggetto agisce da controllo di se stesso, in ordine casuale • Diuretici vs. beta-bloccanti per l’ipertensione arteriosa • 1/2 assumono diuretici ed in seguito beta-bloccanti • 1/2 assumono beta-bloccanti ed in seguito diuretici Lamberti Nicola 52
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Esistono però anche altri aspetti interessanti legati agli RCT: Disegni alternativi (il crossover) • Solo variabili continue • Nessun effetto carry-over • Necessità di una risposta rapida ed altrettanto rapida risoluzione • Periodo di “wash out” utile Molto complessi da applicare all’esercizio, sia nel loro disegno, che nella successiva fase di analisi dei risultati ottenuti per il fatto di dover contemplare il possibile effetto sommazione Lamberti Nicola 53
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Esistono però anche altri aspetti interessanti legati agli RCT: Centri • UNICENTRICO: è lo studio realizzato da un solo ricercatore o gruppo di ricerca in un centro ospedaliero o extra ospedaliero. • MULTICENTRICO: è lo studio “realizzato in 2 o più centri con un protocollo identico ed un coordinatore che si incarica della elaborazione di tutti i dati e dell’analisi dei risultati”. Lamberti Nicola 54
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Aspetti critici legati agli RCT • C —ompliance / Adherence al trattamento assegnato • — Modalità di accertamento dell’outcome • — Inizio e conclusione dello studio (possibilità di una conclusione anticipata) • Dimensione del campione (possibilità di selezionare i soggetti ad alto rischio per rilevare un maggior numero di casi • Analisi e interpretazione dei risultati Lamberti Nicola 55
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Aspetti critici legati agli RCT Fonti di errore sperimentale • —celta del gruppo di controllo S • Partecipazione dei soggetti (compliance) — • Perdite al follow-up — • Randomizzazione — • Misurazione delle variabili in studio — • Analisi dei dati — • Interpretazione dei risultati — Lamberti Nicola 56
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Vantaggi • Miglior controllo del confondimento (randomizzazione): maggior validità • Maggior potenza rispetto agli studi osservazionali: possibile evidenziare anche effetti modesti • Possibilità di studiare insieme diverse esposizioni • Possibilità di studiare insieme diversi effetti (outcome) • Possibilità di dimostrare nessi di causalità • Controllo delle condizioni sperimentali • Possibilità di interrompere o modificare l’esposizione prima della conclusione dello studio Lamberti Nicola 57
Parte 2. Studi sperimentali: RCT Svantaggi • Si possono saggiare solo fattori protettivi • Devono esserci validi motivi per supporre il beneficio del trattamento • Deve rimanere un dubbio sufficiente per negare il trattamento al gruppo di controllo (placebo) • Costi elevati • Possono valutare solo effetti a breve termine • Possono valutare solo effetti relativamente frequenti Lamberti Nicola 58
Parte 2. Per distrarci un attimo Esercitazione Per ognuno dei seguenti quesiti scegliamo il miglior disegno dello studio possibile • Somministrazione di un farmaco per via i.m. • Training per infermieri in area psichiatrica • Decubito laterale e ossigenazione arteriosa • Prevenzione delle cadute negli anziani • Prevalenza delle infezioni respiratorie inferiori nei pazienti ospedalizzati • Vaccinazione anti-epatite B e sclerosi multipla Lamberti Nicola 59
Parte 2. Il disegno dello studio Cartabellotta N. Pillole di Metodologie della ricerca. GIMBE news 2010;3(2)15-6 Lamberti Nicola 60
Parte 2. Gli studi sperimentali: aspetti di validità Lamberti Nicola 61
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità interna Minacce alla validità interna • La confusione tra le variabili è una delle maggiori minacce alla validità interna. Bisogna quindi eliminare variabili alternative come causa del comportamento in esame. • Non è possibile escludere la confusione di qualsiasi variabile con la variabile indipendente (il mio intervento), però è importante controllare quelle che sono potenzialmente importanti nell’influenzare il risultato, le altre possono essere ignorate. Lamberti Nicola 62
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità interna Minacce alla validità interna • Eventi esterni al laboratorio. Se l’esperimento prevede che i soggetti vengano esaminati in tempi diversi è possibile che eventi esterni influenzino i risultati. • — Maturazione dei soggetti (Mutamenti di ordine biologico, psicologico o sociale imputabili al trascorrere del tempo e/o all’accumulo di esperienza e conoscenza. Esempi: l’età, la confidenza con la situazione di ricerca, l’aumento delle abilità cognitive / sensoriali • Effetto delle prove (Partecipare ripetutamente a ricerche organizzate in modo simile (disegni sperimentali simili, tecniche di rilevazione simili, etc.) può indurre un indesiderato effetto apprendimento. Lamberti Nicola 63
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità interna Minacce alla validità interna • Strumentazione (interazione strumento-sperimentatore e strumento-soggetto) • — Selezione (sbilanciamento dei gruppi). Sbilanciamento nella selezione dei gruppi. Ad esempio in un esperimento il ricercatore può creare il gruppo di controllo e il gruppo sperimentale in modo che siano sistematicamente diversi in base a una caratteristica rilevante rispetto alla variabile dipendente. Il rimedio è di assegnare sempre a caso gli individui ai gruppi. È un problema quando si vogliono studiare gruppi preesistenti, per cui bisogna studiare con attenzione la scelta di gruppi che siano il più possibile confrontabili. • Abbandono dell’esperimento (da parte di un gruppo) Lamberti Nicola 64
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità di costrutto Minacce alla validità di costrutto • È la più difficile da ottenere, perché teorie diverse possono spiegare gli stessi risultati. Ci si chiede se spiegazioni alternative sono meno plausibili. • — Debolezza della connessione tra teoria ed esperimento: ad esempio cattive definizioni operazionali delle variabili. • Effetto ambiguo delle variabili indipendenti • — Effetto Hawthorne (ruolo del «buon soggetto») • L’apprensione da valutazione Lamberti Nicola 65
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità di costrutto Minacce alla validità di costrutto • Con effetto Hawthorne si indica l'insieme delle variazioni di un fenomeno o di un comportamento che si verificano per effetto della presenza di osservatori . Con i soggetti volontari c’è la tendenza a comportarsi secondo il ruolo del “buon soggetto”, agendo quindi sulla base di quello che pensano lo sperimentatore si aspetti di ottenere. Altro frequente pregiudizio è quello della desiderabilità sociale, cioè il soggetto si preoccupa che lo sperimentatore misuri le sue capacità mentali o i suoi atteggiamenti ed opinioni più privati, il che da origine all’apprensione da valutazione che fa sì che cerchi di comportarsi in modo da sembrare il più “normale” possibile (problematico per gli studi in campo sociale e sugli atteggiamenti). • L’apprensione da valutazione ha l’effetto opposto della tendenza ad essere un buon soggetto. Lamberti Nicola 66
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità esterna Minacce alla validità esterna La validità esterna di una ricerca riguarda la legittimità con cui è possibile estendere i risultati di ricerca ad altri soggetti, situazioni o luoghi. Andrebbe testata ripetendo più volte la medesima ricerca, variando in modo sistematico le condizioni di ricerca (soggetti, setting). • Validità di popolazione: rappresentatività del campione utilizzato rispetto alla popolazione da cui è stato estratto • —Validità temporale: stabilità temporale dei risultati • —Minacce alla validità di popolazione: uso di campioni non rappresentativi (studenti come approssimazione di tutti gli adulti!) Evitamento/contenimento: uso di procedure di campionamento che garantiscano la rappresentatività del campione rispetto ad alcune caratteristiche essenziali della popolazione studiata Lamberti Nicola 67
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità esterna Minacce alla validità esterna • Minacce alla validità temporale: andamenti stagionali di alcuni fenomeni. Ciclicità legate ad alcune caratteristiche della popolazione studiata. Generalizzabilità dei risultati a tempi diversi (passati e futuri) rispetto a quello in cui è stata condotta l’indagine. L’opportunità / possibilità di stimare la validità temporale risente della natura dei fenomeni indagati per quelli più volatili è difficile distinguere tra situazioni di bassa validità temporale e situazioni di cambiamenti effettivi. Evitamento/contenimento: impostare disegni che tengano sotto controllo o permettano di studiare gli effetti del tempo, usare misurazioni non intrusive, controllare gli effetti del pre-test… Lamberti Nicola 68
Parte 2. Gli studi sperimentali: validità statistica La relazione osservata fra protocollo imposto ed outcome ottenuto è una vera relazione di causa-effetto o una relazione accidentale? Il numero dei soggetti arruolati è piccolo ed i risultati sono ottenuti per puro caso?? Minacce alla validità statistica • Minacce alla validità statistica: campioni piccoli, violazione delle condizioni di applicabilità dei test o dei modelli di analisi dei dati, ripetizione del medesimo test, scarsi livelli di significatività, disegno troppo complesso (mancanza di ipotesi specifiche per le varie interazioni e maggiori probabilità errore di I tipo), presenza di fattori incontrollati (maggiori probabilità errore di II tipo) Lamberti Nicola 69
Parte 2. Gli studi sperimentali: RCT In realtà il nostro RCT può essere anche un po’ più semplice: STUDIO PILOTA: applicazione iniziale, su piccola scala, di un protocollo di studio, al fine di verificare se il progetto è adeguato, stabilirne la fattibilità o ricavare informazioni che permettano di determinare la grandezza del campione dello studio definitivo. Lamberti Nicola 70
Parte 2. Gli studi sperimentali: studio pilota Lo studio pilota è fondamentale per poi ipotizzare un calcolo del Sample Size necessario per avere una conferma definitiva. Esistono però due difficoltà legate agli studi pilota: 1) Meno di 1 studio pilota su 3 pubblicato in letteratura poi viene seguito dal RCT definitivo (quindi sono effettivamente utili? Perché così pochi?) 2) Al termine dello studio bisogna effettuare un calcolo della dimensione campionaria per lo studio successivo (altrimenti si perde il senso del pilota). Ma questo non lo esula dalle regole tipiche degli RCT (è un RCT solo più in piccolo) Lamberti Nicola 71
Parte 2. Gli studi sperimentali: Sample Size Lamberti Nicola 72
Parte 2. Gli studi sperimentali: Sample Size Lamberti Nicola 73
Parte 2. Gli studi sperimentali: Sample Size Nulla di strano?? Lamberti Nicola 74
Parte 2. Gli studi sperimentali: Sample Size Ebbene sì, esiste un’altra classificazione per gli RCT: - Superiorità (voglio dimostrare che uno è più efficace di un altro) - Non inferiorità o equivalenza (un intervento non è meno efficace rispetto ad uno di già assodata efficacia, ad esempio un gold standard in letteratura) http://powerandsamplesize.com/Calculators/ Lamberti Nicola 75
Parte 2. Gli studi sperimentali: Sample Size Lamberti Nicola 76
Parte 2. Gli studi sperimentali: Aspetti Etici Dichiarazione di Helsinki (1964) • Non è etico condurre una ricerca che è mal programmata od eseguita (Confronta il trattamento A con il trattamento B solo se si è realmente indecisi su quale sia l’intervento migliore) • Non è etico condurre un trial che ha scarse possibilità di raggiungere una qualsiasi conclusione (Bassa numerosità; Disegno dello studio carente) • Non è etico sottoporre esseri umani a presunti fattori di nocività: si possono studiare solo fattori protettivi • Ci deve essere un dubbio sufficiente sull’efficacia del presunto fattore protettivo in studio per negarlo ai controlli. • Non è possibile sperimentare fattori per i quali esiste già un’evidenza sufficiente di efficacia o di danno • Deve esserci il consenso informato in forma scritta del paziente http://www.wma.net/en/30publications/10policies/b3/ Lamberti Nicola 77
Parte 2. Gli studi sperimentali: Aspetti Etici Esiste un comitato Etico di riferimento per ogni provincia, che approva / respinge / chiede chiarimenti agli sperimentatori i protocolli in studio che non rispettano i requisiti etici disposti dalla dichiarazione di Helsinki www.ospfe.it/il-professionista/comitato-etico Ogni studio deve avere l’approvazione del comitato Etico di riferimento. Deve prevedere diversi moduli (consenso informato, informativa al paziente, informativa al medico curante, protocollo dello studio, modulistica per la tutela dei dati personali) Lamberti Nicola 78
Parte 2. Gli studi sperimentali: RCT Gli studi sperimentali RCT, per ottenere migliori garanzie sugli aspetti etici, vengono registrati su appositi registri online per mantenerne il controllo da parte di comitati per i diritti etici e anche sperimentatori. Il più famoso di questi registri è clinicaltrials.gov Di proprietà americana, registra tutti i trial attualmente in corso (ma ne esistono anche altri riconosciuti). Ad ogni studio assegna un numero univoco che lo caratterizzerà sempre https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT01255969 Negli USA, è utilizzato per reclutare pazienti/soggetti ai trial (aspetti economici di partecipazione) Lamberti Nicola 79
Parte 2. Gli studi sperimentali: RCT Ma ne esistono tanti altri di registri. C’è un elenco della WHO che identifica i registri in questione http://www.who.int/ictrp/network/primary/en/ Quando si vuole registrare un trial, all’interno si devono inserire tutti gli aspetti degli studi: Obiettivi Gruppi ed interventi Misure di outcome Figure responsabili Lamberti Nicola 80
Parte 2. Nuove frontiere RCT – trial pragmatici Lamberti Nicola 81
Parte 2. Disegni degli studi Take Home Message - Ad ogni domanda, segue un più appropriato disegno dello studio - A seconda del disegno dello studio che applico, otterrò risposte diverse - Con gli studi è facile sbagliare, minandone la validità e aggiungendo confondimenti - Ripensare diverse volte se il disegno dello studio che propongo è effettivamente il meglio possibile Lamberti Nicola 82
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