LA GRANDE GUERRA DEI RIFIUTI - Scuola A2A
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LA GRANDE GUERRA DEI RIFIUTI Racconto scritto con le mani di Abdelaal Youmna Ayman Massoud Saleh, Anderson Zalika Alika, Cataruzza Giacomo, Don Ramawickrama Gamaarachchig Risin Banulayoumna, Elwani Ahmed Karem Abdelfattah Abdela, Khames Omar, Meddawatta Samarakoon Arachchi Wishmi, Park Juno, Vangeli Pavel, Zhao Cristian Jiahao, Abd El Latif Eslam, Campedelli Davide, Gao Xu, Hu Jia Fu Enrico, Ibrahim Aaliyah, Ouerdane Rossi Romeo, Sorani Davide
PRESENTAZIONE Questo racconto è nato da una discussione nel gruppo di materia alternativa delle nostre due classi: 1i e 1h della scuola secondaria di primo grado Quintino di Vona di Milano. All'inizio dell'anno, con il nostro professore di alternativa, abbiamo avuto la brillante idea di parlare di ciò che stava accadendo nel mondo al punto di vista dell’ambiente. Ci siamo documentati, abbiamo raccolto informazioni su alcuni problemi e su come affrontarli. Tra questi abbiamo scelto il problema dei rifiuti. Nella nostra scuola viene fatta la raccolta differenziata ma non tutti i nostri compagni sono attenti o sanno perché. Per questo abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa spiegare ai nostri compagni le cose capite. Questo racconto, all’inizio, doveva essere un copione teatrale. Volevamo fare uno spettacolo ma per diversi motivi abbiamo deciso di scrivere un racconto, abbiamo pensato che un libretto avrebbe lasciato un segno, pensavamo di “andare in giro” nelle classi per leggerlo e sensibilizzare tutti, per far capire che il mondo sta prendendo una brutta piega e in tutto ciò ognuno ha una responsabilità. Poi è arrivata l’emergenza covid e siamo rimasti a casa. Con la didattica a distanza, con le videolezioni abbiamo finito e corretto il nostro racconto, lo abbiamo impaginato e aggiunto le immagini. Ora stiamo organizzando delle videolezioni in cui leggeremo ad altre classi. Whismi (1H)
1. Questa è la storia di una città grande, piena di gente che fa tante cose, che va a lavorare, che va a scuola, che compra cose e le vende e le produce, gente che si diverte. La città è come una grande macchina in movimento: circolano auto, tram, camion, metropolitane, che portano persone, cose. Ma, se guardate bene, potete vedere che ogni mattina, in città, girano degli strani mezzi, verdi, che dietro hanno una grande bocca, che ingoia tutto quello che le persone buttano. Già, perché ognuno di noi ogni giorno butta più di un chilogrammo di spazzatura, 450 chili in un anno. In una città di un milione di abitanti, 450 milioni di chili di spazzatura. Una montagna. Ma dove finisce tutta questa spazzatura? Di solito non ci si pensa, ma un brutto giorno... In città non è passato il camion a raccogliere i rifiuti.
2. – Perché non raccolgono la spazzatura? – dice un cittadino uscendo di casa. – Ci sarà uno sciopero – risponde un altro. – Sicuramente passeranno domani – dice un terzo. Ma il giorno dopo e i giorni seguenti la spazzatura resta lì nei marciapiedi e si accumula. Un gruppo di ragazzi vuole giocare a pallone, ma non sa più dove andare. – Chi ha portato il pallone? – chiede Eslam. – L’ho portato io – risponde Omar. – Peccato che c’è un piccolo problema. Dove possiamo andare a giocare? – dicono in coro Risin e Pavel. – Infatti ora, con tutta questa spazzatura, non c’è più un posto in cui si può giocare – interviene Davide.
Anche la gente comincia a lamentarsi. Per strada si formano dei capannelli di persone che discutono. – Perché c’è tutta questa spazzatura per la strada? – Che sta succedendo? Perché non passano a raccogliere i rifiuti? – Perché il sindaco non fa niente? – Non c’è da preoccuparsi, vedrete che domani passeranno – cerca di rassicurare un signore distinto che sa il fatto suo. – Egregio signore, sono giorni che diciamo domani passeranno, ma non è successo ancora nulla! – dice un altro signore, alzando un po’ la voce. – Staremo a vedere – conclude il portinaio del n° 8.
3. Il sindaco della grande città viene informato della situazione e subito riunisce i responsabili della raccolta dei rifiuti per capire cosa stia succedendo. I responsabili spiegano che il problema è semplice: non si sa più dove mettere i rifiuti che vengono prodotti. Le discariche sono piene, l’inceneritore non riesce a bruciare tutto e poi i fumi dell’inceneritore inquinano, già la città è soffocata dal traffico e non si possono disperdere altri fumi nell’aria. O si lasciano i rifiuti sui marciapiedi e si fanno circolare le auto, oppure si bruciano i rifiuti e si fermano le auto, un bel dilemma per il sindaco. – Vi ho convocati per risolvere il problema della spazzatura. Non possiamo andare avanti così, i cittadini protestano e hanno ragione e se la prendono con me – dice il sindaco con voce solenne. – La soluzione potrebbe essere semplice: non facciamo circolare le auto e aumentiamo il lavoro degli inceneritori, così l’aria non diventa irrespirabile – interviene la responsabile della raccolta dei rifiuti. – Già, così i cittadini si arrabbiano e avremo il problema dei cittadini in rivolta, non per i rifiuti, ma per le auto, che grande idea ha avuto! – le risponde il sindaco, che insiste: – Dobbiamo trovare un’altra soluzione! Gli esperti si riuniscono, pensano e ripensano, fanno disegni e alla fine propongono le loro idee.
– Illustri colleghi, io proporrei di costruire un razzo e spedire la spazzatura nello spazio – dice il primo esperto. – Certo che prima dobbiamo triturarli, abbiamo già pensato a tutto. Abbiamo bello che pronto un progetto per costruire una macchina tritarifiuti che li tagliuzza e li fa diventare come coriandoli – e mostra il disegno della macchina tritarifiuti. – Ma collega, ti rendi conto di cosa dici! Costruire un razzo richiede molto tempo e molti soldi e poi quanti razzi servirebbero? Senza contare che se
esistessero gli alieni magari si arrabbierebbero – gli risponde l’esperta n° 4. – Io invece propongo di buttarli nel vulcano più vicino, così non si debbono costruire nuovi inceneritori – suggerisce l’esperto n° 3. – Ma non pensi la gente che abita vicino al vulcano potrebbe non essere d’accordo? – interviene l’esperto n° 1, che continua: – Io invece avrei pensato che potremmo scavare una buca gigantesca e interrarli. – Sì, ma dove? Ci vorrebbe una buca grande come una città e poi inquinerebbe la terra, le falde dell’acqua – dice l’esperta n° 4. – Potremmo scavarla nel deserto, in Africa, a chi vuoi che interessi una buca nel deserto? A nessuno – risponde l’altro. – Beh, magari agli africani sì – conclude la n° 4. Dalla piazza davanti all’ufficio del sindaco sale una voce: – Fate qualcosa, basta blaterare!
L’esperto n° 2, che era stato in silenzio fino ad allora, prende la parola. – Io, colleghi, propongo di buttarli in mare. Li portiamo in treno fino a Genova, li mettiamo in una grande nave e poi li buttiamo in mezzo all’oceano. – Nell’oceano? Ci sono già le isole di plastica e già ora succede che i pesci mangiano la plastica e muoiono, se poi si mangiano anche l’altra spazzatura diventano immangiabili loro stessi – lo critica l’esperto n° 4. Il sindaco, con le mani tra i capelli, scuotendo la testa dice: – Ma che idea stupida... E così dicendo si alza ed esce dall’ufficio, mentre gli esperti continuano a discutere tra di loro su quale sia l’idea stupida a cui si è riferito il sindaco.
4. Dopo una settimana la gente si è già abituata a vivere tra i rifiuti e ha smesso di protestare. Qualcuno ha inventato una specie di “spingi-rifiuti” da applicare all’auto per farsi strada. Qualcun’altro ha aperto un negozio che vende maschere contro la “puzza dei rifiuti”. – Hai sentito parlare dello spingi-rifiuti? Ti aiuta a farti strada tra i rifiuti quando guidi – dice il signor Carlo. – Sì sì, sto andando a comprarlo, lo compri pure tu? – risponde il signor Mario. – Certo, ormai non si può farne a meno! – Mascherine, mascherine contro la puzza, se non volete morire di puzza comprate le mascherine! – grida un negoziante.
Gli abitanti di ogni via cercano di ripulire la propria portando la spazzatura nelle vie vicine. Gli abitanti di via Sacchini di notte portano i rifiuti in via Lulli, gli abitanti di via Lulli li spostano in via Padova. Piazzale Loreto è già piena e anche i giardini di piazza Aspromonte. – Stasera, – dice un abitante via Sacchini – appena fa buio vado a buttare la spazzatura in via Lulli. – Ottima idea, vengo anch’io – gli risponde il vicino che è sceso in strada con il cane. La mattina dopo in via Lulli... – Ehi, ma chi ha portato qui questa spazzatura? – si lamenta il signore uscito dal portone del civico 10. – Già, chissà chi sarà stato? – gli fa eco un altro abitante della via. – Lo so io! – interviene la signora dalla finestra del primo piano – Sono stati quei mascalzoni di via Sacchini. – Lei li ha visti? – chiede il primo signore. – No, ma sono sicura – ribadisce la signora del primo piano. – Ah, se è così stasera li riportiamo nella loro via: vogliono la guerra e guerra sia! – – Quelli di via Padova sono più “tranquilli”, portiamoli da loro – suggerisce il secondo signore. – Sì, in via Padova, mi sembra una buona idea – conclude il primo.
Il giorno dopo in via Padova. – Ma che razza di casino c’è qui? Da dove viene questa spazzatura? Davanti al mio negozio poi! – dice arrabbiato il proprietario della cartoleria. – Saranno stati quelli di piazzale Loreto – interviene la signora cinese che fa la parrucchiera nel negozio vicino. – Stanotte li riportiamo tutti in piazzale Loreto – conclude il cartolaio. Il giorno seguente ancora in piazzale Loreto alcune persone discutono. – E questa montagna di spazzatura da dove viene? Non è nostra! – Vero, dove possiamo metterla? – Portiamola in piazza Aspromonte. Stasera carichiamo il furgone e la portiamo lì. Il giorno seguente in piazza Aspromonte la stessa scena: – Questa spazzatura non è nostra, liberiamocene! – Sì, dobbiamo liberarcene... Buttiamola in via Sacchini. E il cerchio si chiude. Era cominciata la guerra dei rifiuti.
5. Tra i ragazzi però il ricordo di quando nei giardini si poteva giocare, nelle strade si poteva passeggiare, di quando le persone delle vie si salutavano non è stato cancellato dalla guerra dei rifiuti. – Ragazzi, ricordate come era bello prima, siamo finiti in un mondo che fa schifo... – dice Wishmi. – Hai ragione, ricordate quando andavamo a giocare al Trotter? – risponde triste Cristian. – Figurati, ci sono passato ieri ed è pieno di rifiuti. Ma anche tutti gli altri parchi sono nella stessa situazione, se solo potessimo fare qualcosa... – conclude Davide. – Cosa si può fare? Anche gli esperti non riescono a trovare una soluzione – chiede Romeo. I ragazzi sono lì, seduti tra i cumuli di rifiuti, a chiedersi che cosa possono fare, fino a che, a un certo punto, Davide esclama: – Ragazzi, ricordate quella tipa che vive in un paese del nord che sta lottando contro il cambiamento climatico? Sì, quella delle manifestazioni...
Forse lei potrebbe dirci qualcosa! – E, detto fatto, cercano la sua pagina facebook e le scrivono. – Ciao, abbiamo bisogno del tuo aiuto. La nostra città è ormai sommersa dai rifiuti e non sappiamo cosa fare. Prima non era così, tutti avevamo il sorriso stampato in faccia e tutto andava per il verso giusto, si poteva circolare in auto, non c’erano problemi per andare al supermercato e se si soffriva il caldo c’erano i condizionatori, se faceva freddo le case erano riscaldate. Si compravano tante cose e si buttava quello che non serviva più. La gente sembrava felice perché poteva avere quello che voleva, ma ad un certo punto tutto è cambiato. Ora tutti litigano e gli esperti hanno delle idee strane, come buttare la spazzatura nello spazio. – Non passano che poche ore e la ragazza del nord risponde: – Ciao ragazzi, il problema è grave e gli esperti sono “pazzi”: loro pensano solo a come eliminare i rifiuti e non a come diminuire la produzione. Dovete darvi da fare voi per riportare l’equilibrio nella città. Se non si sa dove mettere i rifiuti bisogna cominciare a produrne di meno. Sembra banale ma è così. Pensate a una bottiglia di plastica. Ha una lunga storia. Prima di arrivare a casa di qualcuno era in un supermercato e prima ancora era in una fabbrica di bottiglie di plastica. Ma prima ancora era petrolio, che stava nel sottosuolo, che poi è stato trasformato nella plastica con cui hanno
fatto le bottiglie, che sono state riempite di acqua e sono state trasportate al supermercato, dove noi le abbiamo comprate. Questa bottiglia ha fatto migliaia di chilometri, per farci bere un po’ di acqua: che possiamo trovare a pochi metri da noi, aprendo il rubinetto. Se molte persone non comprassero acqua in bottiglia di plastica e tutte le altre persone le imitassero non ci sarebbero bottiglie da smaltire. I rifiuti poi non sono tutti uguali, possono essere trasformati. Dovete spiegare a tutti le regole delle 4R: Ridurre ̴ Riusare ̴ Riciclare ̴ Recuperare. Sono queste le cose che vanno fatte. Fatemi sapere. – I ragazzi proprio cosa siano le 4 R non lo sanno. Smartphone alla mano, si mettono a cercare in rete. – Penso di aver capito! – esclama Giacomo. – RIDURRE/RISPARMIARE vuol dire non comprare cose inutili, imballaggi, non sprecare fogli, vestiti, non rompere oggetti che vanno riacquistati, non andare in auto quando si può andare a piedi in bici o con i mezzi, non cose che hanno imballaggi. – RIUSARE vuol dire che alcuni oggetti che non usiamo più non vanno buttati, ma possono servire ad altri; oppure possiamo usare delle cose che possono essere usate più volte, ad esempio le pile ricaricabili. – dice Enrico. – RICICLARE vuol dire che se facciamo la raccolta differenziata i rifiuti possono diventare nuove materie prime: carta, vetro, plastica
possono essere trasformate in nuovi oggetti. – esclama Xu. – RECUPERARE vuol dire che dai rifiuti si può anche tirare fuori energia – dice sorpresa Aaliyah. – Certo che funzionerà solo se tutti seguiranno queste regole – conclude Juno. Chissà se quei ragazzi ce la faranno a convincere tutti gli altri cittadini. Il compito è difficile, ma necessario perché la città e il mondo, in fondo, appartengono soprattutto a loro.
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