La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

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La governance globale dei dati
© 2021 IAI

                                          e la sovranità digitale europea
ISSN 2610-9603 | ISBN 978-88-9368-184-1

                                          di Carolina Polito

                                          ABSTRACT
                                          L’Unione europea sta da tempo propugnando una strategia
                                          volta all’affermazione della propria sovranità digitale. Questo
                                          tentativo si scontra tuttavia con delle evidenti problematicità,
                                          quali la dipendenza europea da tecnologie e servizi esteri
                                          e l’inadeguatezza degli investimenti erogati per sostenere
                                          la sua politica industriale. L’Ue sta tentando di sopperire
                                          a queste problematicità con una strategia ambiziosa, la
                                          “Strategia europea per i dati”, grazie alla quale l’Unione potrà
                                          navigare in un contesto internazionale caratterizzato da una
                                          sostanziale assenza di un sistema di governance globale dei
                                          dati. Per raggiungere i suoi obiettivi programmatici, l’Ue dovrà
                                          porre attenzione alla salvaguardia della competitività delle
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                                          proprie aziende, portando avanti politiche che, nel difendere
                                          il diritto alla privacy e alla sicurezza degli utenti, siano chiare
                                          ed armonizzate. Allo stesso tempo, l’Ue dovrà mettere in
                                          atto politiche che siano in grado di ridistribuire la ricchezza
                                          prodotta in campo digitale, contrastando le attuali pericolose
                                          concentrazioni di ricchezza e potere nelle mani di poche
                                          aziende oligopolistiche.

                                          Unione europea | Usa | Politica digitale | Privacy | Relazioni transatlantiche   keywords
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              La governance globale dei dati e la sovranità digitale
                                              europea
© 2021 IAI

                                              di Carolina Polito*
ISSN 2610-9603 | ISBN 978-88-9368-184-1

                                              Introduzione

                                              Quello della sovranità digitale europea è tra i temi più discussi degli ultimi mesi per
                                              quanto concerne la direzione geopolitica della Commissione europea annunciata
                                              dalla presidente Ursula von der Leyen.

                                              Le conseguenze della pandemia di Covid-19 hanno contribuito a rendere
                                              centrale questo dibattito. La pandemia ha fatto emergere quanto le società siano
                                              drammaticamente dipendenti dai dati, dalla stabilità dei network e, più in generale,
                                              dalla digitalizzazione. La pandemia ha quindi fortemente rafforzato in Europa
                                              la convinzione di come sia urgente raggiungere un’autonomia strategica nello
                                              sviluppare soluzioni digitali in linea con i principi e i valori fondanti dell’Unione e
                                              della conseguente necessità di un crescente impegno in termini di investimenti e
                                              di sforzo normativo.

                                              Nonostante la evidente rilevanza della problematica, non sembra tuttavia esserci
                                              unanimità nell’interpretazione del concetto di sovranità digitale, su quali siano le
                                              implicazioni a lungo e a breve termine del porsi questo obbiettivo, e su quali siano
                                              le azioni e i compromessi che l’Unione europea deve intraprendere nello scenario
                                              internazionale per raggiungerlo.
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                                              1. La definizione di sovranità digitale

                                              La definizione di sovranità digitale è particolarmente problematica. La sovranità è
                                              uno dei principi fondamentali stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite, e concetto
                                              fondante del sistema internazionale, al quale si legano, tra gli altri, i principi di
                                              non-ingerenza e di risoluzione pacifica delle controversie. In termini generali, il
                                              concetto di sovranità digitale è stato declinato come la capacità di determinare
                                              autonomamente le proprie norme e la capacità di agire di conseguenza.

                                              *
                                                  Carolina Polito è Research Assistant presso il Centre for European Policy Studies (CEPS).
                                              .
                                                  Studio prodotto nell’ambito del progetto “La geopolitica del digitale”, marzo 2021.
                                          2
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              Un primo problema legato a tale definizione è di natura formale e concerne
                                              l’incertezza riguardo all’applicazione del diritto internazionale all’ambito digitale.
                                              Questo dibattito è attualmente affrontato in due gruppi paralleli nelle Nazioni
                                              Unite – UN Group of Governamental Experts e UN Open Ended Working Group –
                                              in cui gli stati stanno provando a stabilire norme e principi per regolare il proprio
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                                              comportamento nello spazio cibernetico. Tra i temi più controversi possono essere
                                              menzionati la definizione di attacco cibernetico e le condizioni alle quali questo
                                              possa essere definito come uso della forza, e quindi quando un attacco cibernetico
                                              possa innescare il diritto all’autodifesa di uno stato. A prescindere da quali siano
                                              i temi legati all’applicazione del diritto internazionale allo spazio cibernetico, ciò
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                                              che appare più rilevante è il parziale immobilismo degli stati nel far avanzare
                                              un’agenda condivisa. Negli ultimi anni il dibattito sulla governance di Intenet
                                              pare essersi fossilizzato nell’incapacità di trovare una comunanza di intenti e di
                                              direzione.

                                              L’affermazione di una sovranità digitale da parte dell’Ue si inserisce quindi in un
                                              contesto di assai poca chiarezza a livello internazionale. Questo aspetto ha delle
                                              implicazioni significative, in quanto l’affermarsi di una sovranità europea può
                                              essere interpretato in modo arbitrario dagli altri attori globali. In tal senso, ad
                                              esempio, appare chiara la differente interpretazione che la Cina dà al concetto di
                                              sovranità digitale quando la rivendica per sé stessa. Gli sforzi di Pechino in questa
                                              direzione sono stati infatti storicamente interpretati come tentativi di balcanizzare
                                              lo spazio cibernetico in modo da permettere a ciascun paese di controllare in
                                              modo sempre più pervasivo i contenuti e l’infrastruttura digitale. Il Great Firewall
                                              cinese è l’esempio più palese di questo tentativo. Questa difficoltà interpretativa e
                                              comunicativa si combina con una crescente tensione internazionale in cui sempre
                                              più attori regionali rivendicano una porzione di sovranità e di autonomia.

                                              2. Gli ostacoli al raggiungimento della sovranità digitale europea

                                              Un problema sostanziale riguardo alla definizione di sovranità digitale è legato ai
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                                              mezzi attraverso cui l’Ue riuscirà a raggiungerla e agli ostacoli che le si frappongono.
                                              Sono individuabili due ordini di ostacoli: la dipendenza da tecnologie e servizi
                                              digitali esteri e il livello relativo di investimenti europei in confronto alle altre
                                              potenze.

                                              2.1 La dipendenza da tecnologie e servizi digitali esteri

                                              In termini di mancanza di autonomia strategica nella catena del valore globale, un
                                              caso esemplare che può essere menzionato è quello della tecnologia 5G. La catena
                                              del valore globale del 5G è infatti caratterizzata da una forte interdipendenza e da
                                              una produzione globale fortemente specializzata nelle varie aree geografiche. Se da
                                              un lato le aziende europee occupano delle posizioni critiche in queste catene del
                                              valore (si pensi al settore della litografia ottica, tecnica modellante predominante

                                          3
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              per la produzione di semiconduttori), d’altro lato crescenti preoccupazioni sono
                                              legate alla sempre più predominante posizione nel mercato di aziende estere che
                                              controlleranno fette sempre più grandi di questa catena.

                                              Il Parlamento europeo ha espresso apprensione riguardo al ruolo delle aziende
                                              tecnologiche cinesi come Huawei e Zte nel mercato del 5G europeo nonché, più
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                                              in generale, alla crescente dipendenza europea da singoli fornitori di componenti
                                              essenziali. Questi problemi si legano non solo a ben note considerazioni in
                                              materia di sicurezza cibernetica, ma anche a quelle in materia di incertezza
                                              nell’approvvigionamento di componenti fondamentali per un efficace piano
                                              di implementazione del 5G, in tempi caratterizzati da forti tensioni e crescente
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                                              competizione internazionale. Queste preoccupazioni non si limitano al 5G
                                              ma riguardano anche, tra l’altro, la dipendenza dell’Europa da materie prime
                                              fondamentali, come riconosciuto dalla nuova Strategia industriale dell’Ue1 . Alla
                                              base di tutte le tecnologie digitali innovative ci sono componenti come dischi
                                              rigidi, semiconduttori e batterie, nella cui produzione sono insostituibili materie
                                              prime estratte e distribuite principalmente da aziende cinesi2 .

                                              Un altro esempio della dipendenza strategica europea da tecnologie straniere è
                                              quello della tecnologia Cloud. Gli stati membri hanno infatti scarso controllo sui
                                              dati prodotti nell’Unione in quanto questi sono generalmente archiviati sotto la
                                              giurisdizione Usa. Questo inevitabilmente espone cittadini, imprese e autorità
                                              pubbliche ai conflitti che possono potenzialmente emergere con le giurisdizioni
                                              estere3.

                                              2.2 L’insufficienza degli investimenti

                                              Le problematiche viste sopra sono in larga misura legate al secondo maggiore
                                              ostacolo all’affermarsi di una sovranità europea, ovvero la carenza di investimenti
                                              e la relativa non competitività delle aziende europee nel mercato globale. Secondo
                                              Andreas Aktoudianakis la capacità europea di concorrere nel mercato globale dei
                                              servizi di cloud storage è limitata, questo mercato è infatti dominato da Amazon
                                              (45 per cento), Microsoft (17,9 per cento), Alibaba (9,1 per cento), Google (5,3 per
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                                              cento) e Tencent (2,8 per cento). Si stima che il 92 per cento dei dati prodotti in
                                              Occidente sia attualmente situato negli Stati Uniti, mentre solo il 4 per cento è
                                              immagazzinato in Europa4.

                                              1
                                                Commissione europea, Una nuova strategia industriale per l’Europa (COM/2020/102), 10 marzo
                                              2020, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:52020DC0102.
                                              2
                                                Vasileios Theodosopoulos, “Looking beyond 5G: Why Europe Is Far from Naïve when It Comes to
                                              Issues of Strategic Dependence”, in EUROPP blog, 20 luglio 2020, https://wp.me/p2MmSR-cPI.
                                              3
                                                Andreas Aktoudianakis, “Fostering Europe’s Strategic Autonomy. Digital Sovereignty for
                                              Growth, Rules and Cooperation”, in EPC Analyses, dicembre 2020, p. 4, https://www.epc.eu/en/
                                              Publications/~3a8090.
                                              4
                                                Ibid.
                                          4
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              Per quanto riguarda il 5G, il lancio di questa tecnologia in Europa è ostacolato da
                                              ritardi nella migrazione dall’infrastruttura 4G a 5G, i quali si sommano ai ritardi
                                              preesistenti nella migrazione allo stesso 4G. Inoltre le aste per l’assegnazione dello
                                              spettro 5G sono state particolarmente costose in Europa, contribuendo a ridurre il
                                              margine di ritorno sugli investimenti; i complicati processi di assegnazione dello
                                              spettro e la mancanza di un processo decisionale coordinato a livello Ue hanno
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                                              ulteriormente minato i piani di investimento privato.

                                              Esplicativo della relativa carenza di investimenti europei in materia digitale è
                                              infine l’ambito dell’intelligenza artificiale, con l’Europa che segue Cina e Stati Uniti
                                              in termini di venture capital (capitale di rischio investito da terzi per finanziare
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                                              l’avvio di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo), potenzialmente
                                              un asse portante dello sviluppo economico e dell’innovazione del continente e, più
                                              in generale, in termini di sviluppo e implementazione sia di tecnologie hardware
                                              che software5.

                                              3. La strategia europea e Gaia-X

                                              L’Unione europea sta mettendo in atto una strategia di lungo termine per affrontare
                                              queste problematicità e sta portando avanti una serie di iniziative sotto l’ombrello
                                              della “Strategia europea per i dati”6 . Il pilastro principale su cui si fonda questa
                                              strategia è quello di garantire e incentivare la libera circolazione dei dati attraverso
                                              i paesi membri, assicurando al tempo stesso che le norme europee, in particolare
                                              quelle relative alla privacy e alla protezione dei dati, nonché quelle relative alla
                                              concorrenza, siano pienamente rispettate e che le regole per l’accesso e l’uso dei
                                              dati siano eque e chiare. Nella strategia si legge che l’Ue si pone come obiettivi
                                              quelli di:
                                              • stabilire regole chiare ed eque sull’accesso e il riutilizzo dei dati;
                                              • investire in strumenti e infrastrutture per archiviare ed elaborare i dati unendo
                                                  le forze nella capacità cloud europea;
                                              • mettere in comune i dati europei nei settori chiave, con spazi dati comuni e
                                                  interoperabili;
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                                              • dare agli utenti diritti, strumenti e competenze per mantenere il pieno controllo
                                                  dei propri dati.

                                              Nell’ambito dei piani di rafforzamento delle capacità cloud, in particolare,
                                              è impossibile non citare l’ambiziosa iniziativa Gaia-X. Quest’ultima è
                                              un’organizzazione non-profit creata da 22 membri, tra i quali si contano i
                                              rappresentanti di fornitori di servizi cloud, utenti e accademici. Contribuiscono
                                              a Gaia-X più di 160 partner tra cui aziende Usa e cinesi – sebbene ogni azienda

                                              5
                                                Daniel Castro e Michael McLaughlin, Who Is Winning the AI Race: China, the EU, or the United States?
                                              – 2021 Update, Center for Data Innovation, gennaio 2021, https://datainnovation.org/?p=14466.
                                              6
                                                Commissione europea, Una strategia europea per i dati (COM/2020/66), 19 febbraio 2020, https://
                                              eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:52020DC0066.
                                          5
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              partecipante debba avere una sede nell’Ue. L’obiettivo di Gaia-X è quello di creare
                                              “spazi dati” dedicati agli utenti che vogliono condividere i loro dati aziendali,
                                              garantendo un’ontologia comune riguardo ai dati che vengono condivisi – ossia
                                              un’organizzazione comune su come identificare, fruire o interrogare i dati – e
                                              garantendo altresì l’interoperabilità tra i differenti fornitori. Ad esempio, Philips
                                              sta progettando di creare uno spazio dati nel settore della salute al quale possano
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                                              partecipare aziende private, ospedali e altri utenti rilevanti nel settore. Ciascuno
                                              di questi utenti potrà compartecipare allo spazio dati appoggiandosi al proprio
                                              fornitore di servizi cloud. L’obiettivo di Gaia-X è quello di provvedere a facilitare
                                              l’interoperabilità e la portabilità dei dati tra le varie soluzioni7.
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                                              4. L’assenza di una governance globale dei dati

                                              La strategia europea non può essere considerata se non in relazione al contesto
                                              internazionale. In tal senso, il problema nodale della governance globale dei dati
                                              è, si potrebbe dire, la sua assenza. L’economia globale dei dati, per essere efficace,
                                              richiede infatti una fiducia tra i vari attori internazionali che al momento sembra
                                              però drammaticamente mancare. Nel 2019 il Giappone, in qualità di presidente del
                                              G20, ha invocato la creazione di una serie di regole internazionali che consentissero
                                              la libera circolazione dei dati attraverso le frontiere. Questo concetto, noto come
                                              “flusso libero di dati con fiducia”, era stato menzionato per la prima volta dall’allora
                                              primo ministro Shinzo Abe in un discorso alla riunione annuale del Forum
                                              economico mondiale a Davos, in Svizzera, nel gennaio 2019. “Vorrei che il G20 di
                                              Osaka fosse ricordato a lungo come il vertice che ha avviato la governance dei dati
                                              a livello mondiale”, aveva dichiarato8 . La proposta giapponese per un “flusso libero
                                              di dati con fiducia” tuttavia si scontra con una realtà in cui questa fiducia reciproca
                                              si è fortemente logorata.

                                              Gli stati membri dell’Ue non ritengono soddisfacenti le garanzie alla privacy e
                                              alla sicurezza cibernetica messe in campo da altri paesi. A tal riguardo esiste una
                                              differenza sostanziale tra la filosofia statunitense e quella europea nella gestione
                                              dei dati. Gli ordinamenti giuridici statunitense ed europeo in materia di gestione
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                                              dei dati personali si fondano su due concezioni radicalmente diverse del diritto alla
                                              privacy. In particolare dopo l’adozione del Regolamento generale per la protezione
                                              dei dati personali (noto con l’acronimo inglese Gdpr), l’Ue ha stabilito un sistema
                                              armonizzato e centralizzato per la protezione dei dati personali. L’ordinamento
                                              Usa invece regola il trattamento dei dati in ambiti specifici dell’attività economica,
                                              ad esempio il settore sanitario. Poiché la privacy è tutelata solo nell’ambito delle
                                              pratiche commerciali, le garanzie emergono quando l’interessato è considerato

                                              7
                                                Microsoft, Decoding Europe’s Data Sovereignty (video), 10 dicembre 2020, https://www.politico.
                                              eu/event/decoding-europes-data-sovereignty.
                                              8
                                                Shinzo Abe, Toward a New Era of “Hope-Driven Economy”: the Prime Minister’s Keynote Speeach
                                              at the World Economic Forum Annual Meeting, Davos, 23 gennaio 2019, http://japan.kantei.go.jp/98_
                                              abe/statement/201901/_00003.html.
                                          6
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              nel suo status di consumatore piuttosto che di cittadino. Questo approccio si
                                              riflette nel fatto che l’ente di riferimento per la tutela della privacy è la Federal Trade
                                              Commission, l’agenzia deputata alla tutela dei consumatori. In Europa la privacy
                                              si è configurata, in particolare nell’ambito della Convenzione europea per i diritti
                                              dell’uomo (la Cedu) del 1950 e successivamente in quello della Carta di Nizza, come
                                              diritto fondamentale. Questa differenza sostanziale contribuisce all’insorgere di
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                                              controversie in materia tra le due sponde dell’Atlantico e si riflette, in particolare,
                                              nella maggiore tendenza da parte degli Stati Uniti a bilanciare interessi individuali
                                              e industriali.

                                              Da queste differenze deriva una grave incomparabilità tra i regimi normativi
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                                              e l’incertezza circa l’interoperabilità dei diversi quadri giuridici. In tal senso è
                                              emblematica la decisione della Corte di Giustizia europea circa il Privacy Shield,
                                              l’accordo transatlantico sullo scambio di dati, ritenuto insufficiente a garantire il
                                              diritto alla protezione dei dati dei cittadini Ue9. La sentenza impatterà circa 5.300
                                              aziende che hanno utilizzato in questi anni il Privacy Shield per amministrare
                                              il trasferimento di dati con gli Stati Uniti. Peraltro, oltre ad annullare il Privacy
                                              Shield, la Corte ha anche posto un’ipoteca sulle “clausole contrattuali tipo”, una
                                              serie di clausole standard che impongono obblighi contrattuali per esportatori
                                              e importatori di dati che molte aziende europee hanno adottato per facilitare il
                                              trasferimento di dati personali fuori dall’Unione. Dopo la sentenza della Corte le
                                              parti dovranno invece monitorare la conformità dell’ordinamento di destinazione
                                              con gli standard europei. Questo impone delle responsabilità certamente molto
                                              più onerose agli esportatori di dati, i quali realisticamente potranno fare ben poco
                                              per ovviare alle carenze dell’ordinamento Usa. La decisione della Corte di Giustizia
                                              europea ha quindi un valore quasi ideologico, e sottende l’idea che il diritto alla
                                              protezione dei dati necessiti di una tutela “oggettiva”, che non si esaurisca nella
                                              fase negoziale tra le parti. Le conseguenze della sentenza sul settore privato
                                              saranno importanti, in quanto costringeranno le aziende, anche quelle europee, a
                                              investire ingenti risorse nella comprensione dell’ordinamento Usa, e vanno quindi
                                              possibilmente in contrasto con l’obiettivo di favorire la competitività delle aziende
                                              multinazionali europee che operano in entrambi i mercati.
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                                              Un ulteriore aspetto che contribuisce a minare il trasferimento transfrontaliero dei
                                              dati è la sempre maggiore tendenza alla localizzazione dei dati. La localizzazione
                                              dei dati può essere esplicitamente richiesta dalla legge oppure essere l’effetto di
                                              politiche restrittive che rendono impossibile il trasferimento dei dati. Queste
                                              politiche generalmente richiedono alle aziende di archiviare una copia dei
                                              dati localmente, elaborare i dati localmente o imporre il consenso individuale o
                                              governativo per il trasferimento dei dati. Nell’Ue attualmente non esistono requisiti
                                              specifici per la localizzazione dei dati ma il recente annullamento del sopracitato
                                              Privacy Shield potrebbe significare l’obbligo fattuale di tali requisiti. Leggi per la

                                              9
                                                Corte di Giustizia dell’Unione europea, Sentenza nella causa C-311/18: Data Protection
                                              Commissioner v. Facebook Ireland Ltd e Maximillian Schrems, 16 luglio 2020, http://curia.europa.eu/
                                              juris/document/document.jsf?text=&docid=228677&doclang=IT.
                                          7
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              localizzazione dei dati sono nondimeno presenti in numerosi stati, tra i quali la
                                              Russia, gli Emirati Arabi Uniti, il Vietnam, l’Arabia Saudita e l’India10. Risale all’aprile
                                              2018, ad esempio, il caso della Reserve Bank of India che ha richiesto alle società di
                                              pagamenti estere di conservare tutti i dati relativi alle transazioni che coinvolgono
                                              cittadini indiani esclusivamente in server sul territorio nazionale11 .
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                                              Questi aspetti nel loro insieme contribuiscono a minare il concetto di governance
                                              globale dei dati, dimostrandone la fallacità e inconsistenza sostanziale, in un
                                              contesto in cui le tensioni e sfiducia reciproche sembrano avere il sopravvento
                                              sulle possibilità di cooperazione.
ISSN 2610-9603 | ISBN 978-88-9368-184-1

                                              5. L’imprescindibilità del modello multi-stakeholder

                                              L’assenza di una governance globale dei dati potrebbe essere interpretata come un
                                              sottoprodotto di quello che è ad oggi lo scenario internazionale nel suo complesso.
                                              Secondo la teoria del cambiamento sistemico, da un punto di vista geopolitico
                                              il momento storico che stiamo vivendo può essere definito come un momento
                                              di transizione egemonica. Le teorie egemoniche individuano nel possesso
                                              delle tecnologie e nell’accesso facilitato alle risorse economiche l’elemento
                                              discriminante per l’emersione di una potenza egemone. Col passare del tempo
                                              e con il diffondersi delle tecnologie il vantaggio competitivo dell’egemone si
                                              perde e dunque la sua influenza diminuisce. Ipotizzando di avere un dato sistema
                                              internazionale, composto da n stati, lo stato i (elemento non egemone di n) deciderà
                                              di non dare luogo a politiche revisioniste fino a quando i benefici garantiti dallo
                                              status quo sono superiori ai costi. Quando tuttavia lo stato i inizierà a percepire i
                                              costi dello status quo come maggiori dei benefici proverà a mutare la situazione
                                              espandendosi territorialmente o attraverso una maggiore crescita economica e un
                                              maggiore sviluppo militare e tecnologico (o tutte queste cose insieme). La guerra
                                              commerciale tra Stati Uniti e Cina può essere considerata una manifestazione di
                                              un tentativo della potenza egemone (gli Usa) di contenere la crescita della Cina o
                                              quantomeno l’influenza politica che ne deriva. Date le dimensioni dei loro mercati,
                                              gli Stati Uniti e la Cina formano una sorta di duopolio digitale. La concorrenza tra
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                                              i due paesi si è esplicata nell’imposizione da parte dell’amministrazione Trump
                                              di una tariffa del 25 per cento sulle merci cinesi (comprese alcune riguardanti
                                              l’intelligenza artificiale) per un valore totale di 34 miliardi di dollari (in risposta a
                                              quello che Donald Trump ha definito furto di proprietà intellettuale e tecnologie),
                                              e alla quale la Cina ha reagito imponendo dazi del 25 per cento su 540 prodotti

                                              10
                                                 Per maggiori informazioni circa le leggi sulla localizzazione dei dati, si veda: Viktoriya Guseyva,
                                              “Data Residency Laws by Country: An Overview”, in InCountry blog, 18 settembre 2020, https://
                                              incountry.com/blog/data-residency-laws-by-country-overview.
                                              11
                                                 Carolina Polito, “Il futuro dell’Internet governance e le crescenti spinte verso una sovranità
                                              cibernetica”, in Jean-Pierre Darnis e Carolina Polito (a cura di), La geopolitca del digitale, Roma,
                                              Nuova Cultura, 2019, p. 118, https://www.iai.it/it/node/10744.
                                          8
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                              statunitensi12 .

                                              Ciò che la teoria del cambiamento sistemico non riesce completamente a
                                              spiegare dello scenario attuale è il ruolo del settore privato, e più in generale il
                                              ruolo che i diversi stakeholder hanno assunto nella definizione degli equilibri
                                              geopolitici globali, specialmente ma non esclusivamente nel settore digitale. Il
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                                              potere dominante nel mercato di cui godono Google, Apple, Facebook, Amazon
                                              e Microsoft nonché Baidu, Huawei, Alibaba, Tencent e Xiaomi, rispettivamente
                                              i giganti dell’high tech statunitensi e cinesi, si riflette sempre più in un potere
                                              negoziale di queste aziende sullo scacchiere internazionale, in quanto detentrici
                                              ultime del controllo sui dati accumulati. D’altra parte, anche gli utenti acquisiscono
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                                              più rilevanza strategica in quanto la fiducia circa i sistemi che vengono sviluppati e
                                              implementati è assolutamente prioritaria allo sviluppo di quell’ecosistema digitale
                                              così rilevante nella definizione degli equilibri geopolitici futuri.

                                              In questo contesto, settore privato e utenti attorno al mondo, a differenza dei
                                              singoli stati o blocchi regionali, hanno interessi in larga parte più convergenti. Per
                                              questa ragione, il modello di governance che è stato immaginato in questi anni
                                              per il settore digitale, un modello inclusivo che si propone di dare voce a tutti gli
                                              interessi di parte, è certamente un modello vincente, per quanto perfezionabile. Gli
                                              stati dovranno quindi ascoltare le necessità e le esigenze di questi attori al fine di
                                              scongiurare il rischio di essere intrappolati in dinamiche sempre più aggressive e
                                              conflittuali. E tuttavia è altrettanto importante che l’inclusione di questi attori non
                                              si traduca in una subordinazione delle esigenze degli stati stessi a quelle del settore
                                              privato.

                                              Conclusioni

                                              Il tentativo europeo di affermare la propria sovranità in materia digitale si scontra
                                              con delle evidenti problematicità, quali la dipendenza europea da tecnologie e
                                              servizi esteri e l’inadeguatezza degli investimenti che sono stati ad oggi messi in
                                              campo per sostenere la sua politica industriale. L’Ue sta tentando di sopperire a
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                                              queste problematicità con una strategia ambiziosa, la cui efficacia potrà essere
                                              valutata tuttavia solo tra alcuni anni. D’altra parte, questa strategia si inserisce in
                                              un contesto internazionale in cui, sebbene da più parti sembra venire espresso
                                              interesse in proposito, un sistema di governance globale dei dati è assente. Il
                                              sistema internazionale sembra piuttosto caratterizzato da profonde tensioni
                                              tra i principali attori, ciascuno dei quali impegnato ad affermare la propria fetta
                                              di sovranità e indipendenza strategica dagli altri. Queste tensioni nascono, tra
                                              l’altro, da una profonda e strutturale riformulazione degli equilibri geopolitici a
                                              livello globale riflessa nella crescente competizione tra Usa e Cina. Una strada che
                                              deve essere percorsa al fine di trovare un compromesso tra i vari interessi è quella

                                              12
                                                 Nicolas Miailhe, “Géopolitique de l’Intelligence artificielle: le retour des empires?”, in Politique
                                              étrangère, n. 3/2018, p. 105-117, https://doi.org/10.3917/pe.183.0105.
                                          9
La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                          dell’inclusione del settore privato, nonché degli utenti, nella definizione di regole
                                          condivise per stabilire un “flusso libero di dati con fiducia” intorno al mondo.
                                          Inclusione che già esiste ma che deve essere difesa e incentivata, e che non deve
                                          tuttavia tradursi in un’abdicazione del ruolo dello stato nella regolamentazione
                                          del mercato. Lo stato deve essere una parte dell’ecosistema, e anzi una parte
                                          fondamentale, perché solo lo stato può salvaguardare l’interesse dei cittadini.
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                                          Se vuole essere un interlocutore credibile e necessario nello scenario internazionale,
                                          l’Unione europea dovrà porre attenzione alla salvaguardia della competitività delle
                                          proprie aziende, portando avanti politiche che, nel difendere il diritto alla privacy
                                          e alla sicurezza degli utenti, possano essere chiare, giuste e armonizzate. Allo
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                                          stesso tempo, l’Ue dovrà mettere in atto politiche che siano in grado di ridistribuire
                                          la ricchezza prodotta in campo digitale, evitando pericolose concentrazioni
                                          di ricchezza e potere nelle mani di poche aziende oligopolistiche. Solamente
                                          bilanciando questi due aspetti l’Ue potrà essere sovrana e soprattutto equa.

                                                                                                     aggiornato 15 marzo 2021
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La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                           Riferimenti

                                           Shinzo Abe, Toward a New Era of “Hope-Driven Economy”: the Prime Minister’s
                                           Keynote Speeach at the World Economic Forum Annual Meeting, Davos, 23 gennaio
                                           2019, http://japan.kantei.go.jp/98_abe/statement/201901/_00003.html
© 2021 IAI

                                           Andreas Aktoudianakis, “Fostering Europe’s Strategic Autonomy. Digital
                                           Sovereignty for Growth, Rules and Cooperation”, in EPC Analyses, dicembre 2020,
                                           https://www.epc.eu/en/Publications/~3a8090
ISSN 2610-9603 | ISBN 978-88-9368-184-1

                                           Daniel Castro e Michael McLaughlin, Who Is Winning the AI Race: China, the EU,
                                           or the United States? – 2021 Update, Center for Data Innovation, gennaio 2021,
                                           https://datainnovation.org/?p=14466

                                           Commissione europea, Una nuova strategia industriale per l’Europa
                                           (COM/2020/102), 10 marzo 2020, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/
                                           TXT/?uri=CELEX:52020DC0102

                                           Commissione europea, Una strategia europea per i dati (COM/2020/66), 19 febbraio
                                           2020, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:52020DC0066

                                           Corte di Giustizia dell’Unione europea, Sentenza nella causa C-311/18: Data
                                           Protection Commissioner v. Facebook Ireland Ltd e Maximillian Schrems, 16 luglio
                                           2020, http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=228677&
                                           doclang=IT

                                           Viktoriya Guseyva, “Data Residency Laws by Country: An Overview”, in InCountry
                                           blog, 18 settembre 2020, https://incountry.com/blog/data-residency-laws-by-
                                           country-overview

                                           Nicolas Miailhe, “Géopolitique de l’Intelligence artificielle: le retour des empires?”,
                                           in Politique étrangère, n. 3/2018, p. 105-117, https://doi.org/10.3917/pe.183.0105
IAI PAPERS 21 | 11 - MARZO 2021

                                           Microsoft, Decoding Europe’s Data Sovereignty (video), 10 dicembre 2020, https://
                                           www.politico.eu/event/decoding-europes-data-sovereignty

                                           Carolina Polito, “Il futuro dell’Internet governance e le crescenti spinte verso
                                           una sovranità cibernetica”, in Jean-Pierre Darnis e Carolina Polito (a cura di), La
                                           geopolitca del digitale, Roma, Nuova Cultura, 2019, p. 105-121, https://www.iai.it/
                                           it/node/10744

                                           Vasileios Theodosopoulos, “Looking beyond 5G: Why Europe Is Far from Naïve
                                           when It Comes to Issues of Strategic Dependence”, in EUROPP blog, 20 luglio 2020,
                                           https://wp.me/p2MmSR-cPI

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La governance globale dei dati e la sovranità digitale europea

                                          Istituto Affari Internazionali (IAI)
                                          L’Istituto Affari Internazionali (IAI) è un think tank indipendente, privato e non-profit,
                                          fondato nel 1965 su iniziativa di Altiero Spinelli. Lo IAI mira a promuovere la conoscenza
                                          della politica internazionale e a contribuire all’avanzamento dell’integrazione europea e
                                          della cooperazione multilaterale. Si occupa di temi internazionali di rilevanza strategica
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                                          quali: integrazione europea, sicurezza e difesa, economia internazionale e governance
                                          globale, energia e clima, politica estera italiana; e delle dinamiche di cooperazione e conflitto
                                          nelle principali aree geopolitiche come Mediterraneo e Medioriente, Asia, Eurasia, Africa
                                          e Americhe. Lo IAI pubblica una rivista trimestrale in lingua inglese (The International
                                          Spectator), una online in italiano (Affarinternazionali), tre collane di libri (Global Politics
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                                          and Security, Quaderni IAI e IAI Research Studies) e varie collane di paper legati ai progetti
                                          di ricerca (Documenti IAI, IAI Papers, ecc.).

                                          Via dei Montecatini, 17 - I-00186 Rome, Italy
                                          T +39 06 6976831
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                                          Ultimi IAI PAPERS
                                          Direttore: Riccardo Alcaro (r.alcaro@iai.it)

                                          21 | 11    Carolina Polito, La governance globale dei dati e la sovranità
                                                     digitale europea
                                          21 | 10    Bernardo Venturi and Luca Barana, Lake Chad: Another
                                                     Protracted Crisis in the Sahel or a Regional Exception?
                                          21 | 09    Bruce Byiers and Luckystar Miyandazi, Balancing Power and
                                                     Consensus: Opportunities and Challenges for Increased African
                                                     Integration
                                          21 | 08    Tsion Tadesse Abebe and Ottilia Anna Maunganidze,
                                                     Implications of COVID-19 on East Africa–EU Partnership on
IAI PAPERS 21 | 11 - MARZO 2021

                                                     Migration and Forced Displacement
                                          21 | 07    Nicoletta Pirozzi, Luca Argenta and Paweł Tokarski, The EU
                                                     One Year after the Covid-19 Outbreak: An Italian-German
                                                     Perspective
                                          21 | 06    Adel Abdel Ghafar, Between Geopolitics and Geoeconomics:
                                                     The Growing Role of Gulf States in the Eastern Mediterranean
                                          21 | 05    Alessandro Marrone and Ester Sabatino, Cyber Defence in
                                                     NATO Countries: Comparing Models
                                          21 | 04    Katarzyna Kubiak, Reviewing NATO’s Non-proliferation and
                                                     Disarmament Policy
                                          21 | 03    Mehdi Lahlou, EU–Africa Partnership on Migration and Mobility
                                                     in Light of COVID-19: Perspectives from North Africa
                                          21 | 02    Jean-Pierre Darnis, Le relazioni transatlantiche al tempo del
                                                     digitale: la questione del trasferimento di dati
                                     12
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