La gestione del bambino con tumore cerebrale a scuola

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La gestione del bambino con tumore cerebrale a scuola
Ritorno a scuola – Accoglienza, gestione e supporto del bambino
              con tumore cerebrale nel suo ritorno in classe
              Geraldina Poggi, Annarita Adduci, Maria Chiara Oprandi

4. La gestione del bambino con tumore cerebrale
a scuola

   Questo capitolo si presenta come la parte più pratica del libro ed è pen-
sato specificamente per gli insegnanti. Per ogni problematica che il bambi-
no con tumore cerebrale può presentare, elencheremo le sue manifesta-
zioni, in modo che gli insegnanti siano in grado di riconoscere il problema,
e suggeriremo una serie di strategie per aggirare o risolvere le difficoltà ri-
scontrate.
   L’intento del capitolo è quello di fornire all’insegnante i mezzi per gestire
una situazione estremamente delicata, e che è di importanza decisiva per il
bambino: poter vivere la scuola in modo sereno è per il ragazzo oncologi-
co, per la sua famiglia e per la stessa comunità scolastica una conquista
fondamentale.

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Ritorno a scuola – Accoglienza, gestione e supporto del bambino
               con tumore cerebrale nel suo ritorno in classe
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4.1. Il bambino con tumore cerebrale e l’ambiente scola-
stico

   Dopo una diagnosi di tumore cerebrale è importante che il bambi-
no oncologico torni a scuola prima possibile.
   La scuola è:
    • un contesto in cui accrescere le proprie nozioni;
    • uno spazio per sviluppare le proprie abilità sociali e dove fare
       esperienze di diversa natura;
    • un ambiente sufficientemente prevedibile e strutturato: le ore
       sono ben scandite e organizzate, le giornate sono programma-
       te e generalmente si svolgono sempre nello stesso modo, i
       luoghi sono familiari e gli spostamenti possono diventare
       semplici e veloci con un po’ di pratica.
       Questa organizzazione è sicuramente un elemento positivo
       per il bambino oncologico, che necessita di basi sicure dopo
       un periodo in cui la percezione di non aver il controllo di sé,
       del proprio corpo e della situazione vissuta, è diventata pre-
       dominante.
Ma la scuola è anche:
    •    un ambiente estremamente richiedente, in termini di presta-
         zioni accademiche, ore di attenzione, tempi di studio e mo-
         menti di concentrazione.

Fig. 4.1.-L’interazione tra il bambino con tumore cerebrale e l’ambiente scolastico;
adattato da “Students with traumatic brain injury: identification, assessment and
classroom accomodation”

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              con tumore cerebrale nel suo ritorno in classe
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    Da un lato quindi, il “tornare a scuola” significa riappropriarsi
della propria routine, dall’altro lato può costituire un passo faticoso e
fonte di notevole ansia per il bambino con tumore cerebrale.
    Le caratteristiche del bambino con tumore cerebrale e le caratteri-
stiche dell’ambiente scolastico entrano in relazione e si influenzano a
vicenda nei livelli di apprendimento dell’alunno:

Fig. 4.2.-L’apprendimento scolastico del bambino con tumore cerebrale, adattato
da “Brain injury and the schools. A guide for educators” (McDonnell A, Alonso T,
Baggini C, Ward M; 2005)

    Di seguito saranno descritte le diverse problematiche che un bam-
bino con tumore cerebrale può mostrare, le caratteristiche che
l’insegnante potrebbe riscontrare nel suo comportamento in classe e
una serie di strategie per aggirare e correggere queste manifestazioni
scarsamente funzionali.

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4.2. Problemi fisici
4.2.1. Affaticabilità

    I bambini oncologici, soprattutto dopo essere stati sottoposti ai
trattamenti antitumorali, possono soffrire di una forte stanchezza, che
si manifesta in tutto quello che fanno. In particolare possono soffrire
della così detta “sindrome da sonnolenza” che si manifesta 6-8 setti-
mane dopo i trattamenti radioterapici. Oltre a presentarsi come una
forte spossatezza, questa difficoltà può anche manifestarsi sotto for-
ma di irritabilità, mal di testa e febbre e può durare per mesi o addi-
rittura anni.
    Solitamente si pensa alla stanchezza come a qualcosa di fisico; la
stanchezza mentale e l’affaticamento cognitivo sono aspetti meno
ovvi da cogliere. Compiti che prima richiedevano al bambino uno
sforzo minimo, possono diventare all’improvviso mentalmente spos-
santi. Per esempio, potrebbe non avere la forza di svolgere tutti i
compiti a casa, dopo un’intera giornata a scuola. L’affaticabilità inol-
tre può coinvolgere altre capacità necessarie all’apprendimento, co-
me la memoria e la concentrazione.

Manifestazioni:
      lamentele, espressioni come “Mi sento confuso, annebbiato”;
      lentezza e lacunosità nei lavori;
      linguaggio e comportamento apatico o “pigro”;
      difficoltà ad arrivare in orario a scuola o a spostarsi da una
       lezione all’altra;
      limitata interazione con i compagni;
      scarso appetito;
      irritabilità;
      scarsa concentrazione e difficoltà di memoria.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    organizzare il lavoro in brevi sessioni, alternate a frequenti in-
     tervalli;
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    ridurre le richieste, sia per i compiti svolti in classe, che per
     quelli da fare a casa;
    permettere al bambino di lasciare la classe 5 minuti prima,
     per facilitare gli spostamenti nei corridoi, nei momenti in cui
     sono più tranquilli e meno affollati;
    fornire al bambino una carta colorata da mostrare
     all’insegnante, per comunicare un momento di stanchezza, e
     la necessità di uscire un attimo dall’aula, per andare a riposa-
     re in infermeria o anche solo per interrompere momentanea-
     mente il compito, pur rimanendo in classe;
    modificare i limiti di tempo per le verifiche, concedendo un
     tempo più lungo e prevedendo frequenti pause;
    predisporre spazi più tranquilli (per esempio, la biblioteca)
     dove il bambino possa svolgere compiti o verifiche;
    tra un lavoro e l’altro, durante le pause, utilizzare giochi rilas-
     santi, che distraggano il bambino e gli permettano di riposarsi
     e recuperare la concentrazione;
    permettere al bambino di fare degli spuntini in classe;
    chiedere al bambino cosa si sente in grado di fare in quella
     particolare giornata, pur considerando che potrebbe avere
     problemi ad esplicitare e spiegare la sua condizione o potreb-
     be esserne poco consapevole.

4.2.2. Problemi visivi

   I bambini con una storia di tumore possono presentare una varietà
di problemi visivi, come: acuità visiva ridotta (per esempio, cecità
completa o parziale); deficit del campo visivo (per esempio, macchie
cieche in uno o entrambi gli occhi); strabismo, diplopia (gli occhi
non si muovono contemporaneamente) e scarsa coordinazione (per
esempio, gli occhi possono essere molto lenti nei movimenti di inse-
guimento di un oggetto).

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Manifestazioni:
    isolamento sociale, a causa della difficoltà a leggere i gesti
     degli altri e gli indizi non verbali, con conseguente incapacità
     di rispondere in modo appropriato;
    manifestazioni di disorientamento e confusione se la classe è
     troppo numerosa e rumorosa; il bambino potrebbe essere so-
     vraccaricato a livello sensoriale;
    movimenti anomali della testa o degli occhi;
    difficoltà nell’incominciare un lavoro;
    mancato svolgimento del compito se il bambino non è in gra-
     do di leggere le istruzioni iniziali.

Possibili strategie da adottare a scuola:

     - Posto a sedere:
    generalmente al centro della classe e vicino alla cattedra. Se
     invece la vista del bambino è deviata verso destra, il posto
     migliore sarà sulla sinistra, e viceversa;
    preferibilmente accanto ad un compagno che lo possa aiutare
     e che sia uno dei suoi migliori amici;
    incoraggiare gli insegnanti e i compagni a chiamare il bambi-
     no per nome prima di chiedergli qualcosa, in modo da attirare
     la sua attenzione e aiutarlo a focalizzarla visivamente sulle
     espressioni del volto;
    favorire il lavoro in piccoli gruppi.

     - Utilizzo di fotocopie e stampe:
    ingrandire tutte le schede o gli appunti, utilizzando un caratte-
     re grande e ben leggibile (per esempio, Arial Black);
    utilizzare solo inchiostro blu o nero, in modo che siano ben
     leggibili sulla pagina bianca;
    assicurarsi che le fotocopie e le stampe siano di buona quali-
     tà;

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 utilizzare preferibilmente il foglio orientato verticalmente, in
  modo che le informazioni contenute in una riga siano limita-
  te; con il foglio orizzontale le informazioni scritte si disperde-
  rebbero eccessivamente nello spazio;
 scegliere il colore migliore per il foglio è una questione molto
  personale, legata alla tipologia di problema che il bambino
  presenta; generalmente il verde acceso è la scelta fatta dalla
  maggior parte dei bambini con problemi visivi.

  - Utilizzo del computer
 incoraggiare l’utilizzo del PC per ingrandire le schede, pren-
  dere appunti e rivedere quanto scritto;
 insegnare la dattilografia, in modo che il bambino impari a
  scrivere senza guardare la tastiera;
 proporre l’utilizzo di un registratore per prendere appunti in
  classe.

    - Altri suggerimenti:
   consentire al bambino di lasciare la classe 5 minuti prima se
    deve spostarsi per andare in un altro luogo, in modo che pos-
    sa muoversi nei corridoi vuoti, accompagnato da un amico;
   utilizzare adesivi colorati ed evidenziatori sui libri di testo;
   guardare un video in classe potrebbe essere troppo difficolto-
    so; fare in modo che il bambino possa portare a casa il filma-
    to e guardarlo con tranquillità;
   utilizzare la carta con centimetri piuttosto che il foglio total-
    mente bianco.

  - Muoversi per la scuola:
 fare pratica dei percorsi che il bambino fa più frequentemente
  (classe-bagno; classe-palestra; classe-mensa), se possibile
  quando i corridoi sono deserti;
 incoraggiare gli alunni, a turno, ad accompagnare e protegge-
  re il compagno durante gli spostamenti;

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    disegnare delle linee colorate nei corridoi, sulle scale e in
     classe, che segnalino il percorso che il bambino deve seguire
     durante gli spostamenti da un ambiente all’altro.

   4.2.3. Problemi uditivi

    I disturbi dell’udito possono avere un forte impatto sulla vita del
bambino, sia a livello educativo, che sociale.
    Inoltre la sordità ha ripercussioni importanti anche sullo sviluppo
del linguaggio: l’età a cui vengono acquisiti questi deficit è cruciale,
poiché l’apprendimento della lingua avviene per lo più su imitazione
di quello che sentiamo, quando le persone intorno a noi parlano. Una
persona con deficit uditivi può non percepire tutte le parole che ven-
gono dette, oppure può non discriminare ogni suono che compone
una parola. Per questo non è raro che bambini con difficoltà uditive
non pronuncino le ultime lettere di una parola; per esempio, sarà più
difficile per loro discriminare tra “cane” e “cani”.
    A volte può essere utile per questi bambini utilizzare un apparec-
chio acustico, cioè un microfono che amplifica i suoni, ma che non
ripristina l’udito al 100%. Purtroppo tutti i suoni vengono amplifica-
ti, anche quelli distraenti di sottofondo, perciò la comunicazione può
diventare molto difficoltosa in ambienti in cui il rumore è eccessivo.
    Altre opzioni prevedono l’insegnamento della lettura delle labbra
e del linguaggio dei segni.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    l’insegnante dovrebbe comportarsi come un modello che gli
     altri alunni possano imitare, incoraggiando tutti i riguardi e le
     attenzioni nei confronti del compagno con deficit uditivo;
    organizzare delle lezioni per imparare il linguaggio dei segni,
     sia per il bambino, che per la classe, e affiancare al bambino
     uno specialista di questo linguaggio.
    prestare attenzione a dove il bambino è seduto: è importante
     che veda bene chi sta parlando e riesca a sentire il più possi-
     bile;

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    insistere con la classe perché chi vuole parlare debba alzare la
     mano: in questo modo sarà più facile per il bambino focaliz-
     zare l’attenzione su chi parla e il messaggio veicolato sarà
     quello che comunica una sola persona alla volta;
    assicurarsi che le comunicazioni relative ai compiti o ad altre
     attività vengano scritte correttamente sul diario del bambino;
    utilizzare il maggior numero possibile di supporti visivi;
    limitare il più possibile il rumore di sottofondo e i rumori inu-
     tili;
    procurare al bambino le trascrizioni di eventuali video utiliz-
     zati a scuola;

4.2.4. Problemi motori
    Molti bambini presentano deficit motori in seguito a un tumore
cerebrale. Nonostante le sedute di fisioterapia, possono permanere
numerosi problemi, che interessano sia la mobilità fine che quella
grosso-motoria. La complessa interazione tra mobilità e stabilità può
essere influenzata da fattori quali l’equilibrio e la coordinazione, il
tono e la forza dei muscoli, l’attenzione, la concentrazione, l’umore e
la motivazione.
    Le abilità grosso-motorie coinvolgono tutto il corpo in attività
importanti, quali camminare, correre e saltare. Il bambino con deficit
motorio può mostrare movimenti goffi, deboli, rallentati o anomali;
questi problemi possono interessare tutto il corpo o solo un lato; in
questo caso si parla di emiplegia o emiparesi. Quando invece il di-
sturbo coinvolge tutti e quattro gli arti del corpo si parla di quadri-
plegia; in questo caso sarà molto probabile che il bambino necessiti
di assistenza continua e di una sedia a rotelle per muoversi.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    sistemare la classe del bambino con deficit motorio a piano
     terra, cercando di eliminare il più possibile l’utilizzo delle
     scale;
    identificare a turno un amico che aiuti il bambino a portare lo
     zaino o la borsa della palestra negli spostamenti per la scuola;
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    permettere al bambino di uscire dalla classe 5 minuti prima se
     deve spostarsi in un altro ambiente, in modo che possa muo-
     versi per i corridoi senza la ressa del cambio ora;
    assicurarsi che nei piani di emergenza siano inserite le proce-
     dure per l’evacuazione di bambini con deficit motori.
    Le abilità fino-motorie invece includono tutti quei movimenti di
precisione, per esempio l’utilizzo di oggetti, come penne e forbici,
l’abilità di afferrare le cose e manipolarle. Tutti questi movimenti in
un bambino con deficit fino-motori sono anomali, rallentati, poco
fermi e accurati, a tal punto che il ragazzo necessita di assistenza in
alcune attività, quali scrivere, disegnare, piegare un foglio o tagliarlo
con le forbici, allacciarsi i bottoni o le stringhe delle scarpe, mangia-
re e bere, usare le posate o altri oggetti come il righello, il compasso,
le squadre…

Possibili strategie da adottare a scuola:
     quando possibile, utilizzare specifici ausili, per esempio,
      l’adattatore dell’impugnatura per le penne;
     utilizzare mezzi che abbiano delle dimensioni adatte ai pro-
      blemi del ragazzo, per esempio tasti del computer più grandi
      e quindi più facili da schiacciare;
     utilizzare fogli con linee o quadretti più grandi;
     utilizzare la tavoletta inclinata per scrivere;
     sarà utile chiedere aiuto e suggerimenti agli specialisti che
      seguono il bambino: al suo fisioterapista, al neurologo e al
      terapista occupazionale, per trovare le soluzioni più adatte al-
      la sua tipologia di problemi.

4.2.4.1. Educazione fisica

   Molti bambini con una storia di tumore cerebrale trovano difficile
tornare a frequentare le lezioni di educazione fisica, soprattutto quelli
a cui è stato installato un impianto di derivazione o un catetere. In
questo caso, il bambino dovrebbe evitare gli sport con un alto grado
di contatto fisico ed evitare inoltre di inclinare la testa in posizioni
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anomale, per esempio mettendosi a testa in giù, poiché questo po-
trebbe causare l’ostruzione dell’impianto di derivazione.
   Altri motivi per cui il bambino potrebbe trovare difficoltoso pren-
dere parte ad attività sportive sono:
      difficoltà di equilibrio e coordinazione;
      debolezza muscolare;
      paura di ferirsi;
      affaticamento;
      scarsa fiducia in sé stesso, dopo i cambiamenti fisici causati
         dal tumore;
      emiplegia (cioè, un deficit motorio che interessa un solo lato
         del corpo).

   •   Riscaldamento e defaticamento
          Sono una buona pratica da seguire, prima e dopo l’attività
       sportiva, per evitare stiramenti e problemi muscolari. Nel ca-
       so specifico di un ragazzo con problemi di equilibrio e coor-
       dinazione, queste due pratiche diventano essenziali: 5-10 mi-
       nuti di corsa e stretching all’inizio e alla fine della lezione so-
       no ottimi esercizi.
   •   Attività e sport appropriati
           I benefici dovuti alla ripresa dell’attività sportiva sono
       numerosi: buona forma fisica, benessere psicologico e au-
       mento dell’autostima attraverso la socializzazione e
       l’interazione con gli altri.
           Per fare in modo che il bambino con tumore cerebrale tor-
       ni a fare attività fisica, l’insegnante di educazione fisica do-
       vrebbe:
          - adattare le attività proposte durante le lezioni alle esi-
              genze del bambino;
          - considerare l’aspetto fisico e sociale delle attività: sono
              entrambi ugualmente importanti;
          - stabilire regole e ruoli diversi a seconda dei ragazzi, in
              modo da garantire la partecipazione di tutti alle attività;
          - utilizzare tecniche di rilassamento e visualizzazione,
              per esempio il training autogeno;
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          -    allenare le abilità motorie in modo graduale, per esem-
               pio, iniziando a concentrarsi sui muscoli delle braccia,
               per poi proseguire con le gambe e infine lavorando su
               entrambi i gruppi muscolari insieme;
          -    utilizzare sia istruzioni verbali, che dimostrazioni pra-
               tiche dei movimenti da eseguire;
          -    chiedere consiglio al fisioterapista del bambino: po-
               trebbero essere introdotti nella fase di riscaldamento
               degli esercizi che il bambino svolge normalmente du-
               rante le sedute di fisioterapia;
          -    cercare di essere creativo, positivo, flessibile e moti-
               vante.
   •   Nuoto
           La ripresa dell’attività in piscina deve essere accuratamen-
       te monitorata, anche se in precedenza il bambino è stato un
       ottimo nuotatore: in seguito alla malattia, il ragazzo potrà es-
       sere diventato più debole o lento e potrebbe quindi avere bi-
       sogno di imparare nuovamente a nuotare. Ovviamente una
       volta in piscina, il bambino sarà dotato di tutti i sistemi di si-
       curezza e sarà costantemente controllato dallo staff.
           È importante sapere che la presenza di un impianto di de-
       rivazione potrà limitare l’attività del bambino: con un model-
       lo Hickman sarà infatti impossibile nuotare, mentre con un
       impianto Port-a-Cath il nuoto non dovrebbe essere un pro-
       blema.
   Alcuni bambini potrebbero adottare condotte di evitamento nei
confronti dell’attività fisica e dei giochi, anche se fisicamente non ce
ne fosse motivo, servendosi della malattia come “scusa”: i problemi
legati al tumore, gli squilibri ormonali e la presenza di cicatrici cau-
sate dagli interventi chirurgici potrebbero infatti aver alterato il peso
corporeo o l’aspetto fisico del ragazzo, creando un forte senso di di-
sagio e di insicurezza nei confronti di questo tipo di attività.

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4.2.5. Sessualità

   Un tumore cerebrale può avere un forte impatto anche sullo svi-
luppo sessuale dei ragazzi oncologici:
   • a livello fisico, in relazione sia alla sede del tumore sia ai trat-
       tamenti a cui si è sottoposti; questi possono creare:
            uno squilibrio ormonale, che a sua volta può causare
               pubertà precoce, inibizione sessuale o condotte ses-
               suali inappropriate. In questi casi sarà opportuno con-
               tattare un endocrinologo;
            infertilità;
            perdita di capelli;
            crescita ridotta;
            malattie della pelle;
            alterazione del peso corporeo;
   •   a livello psicologico, le conseguenze principali sono una scar-
       sa autostima, una bassa fiducia in sé stessi e difficoltà sociali.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    insegnare e fare pratica dei comportamenti appropriati, per
     esempio attraverso strategie di role-playing;
    condurre attività strutturate in gruppo;
    offrire un’educazione sessuale più approfondita;
    identificare modelli di comportamento appropriato;
    proporre ai ragazzi training per sviluppare una forma di co-
     municazione assertiva e accrescere le abilità sociali;
    rafforzare l’autostima e focalizzarsi sui punti di forza del ra-
     gazzo.

4.2. Problemi psicologici

4.2.1. Disturbi del comportamento

   Per disturbi comportamentali possiamo intendere:

                                                                      101
Ritorno a scuola – Accoglienza, gestione e supporto del bambino
            con tumore cerebrale nel suo ritorno in classe
            Geraldina Poggi, Annarita Adduci, Maria Chiara Oprandi

    la presenza di comportamenti disadattivi;
    la mancanza di comportamenti adattivi.

Manifestazioni:
   •   comportamenti disadattivi:
    scoppi d’ira, frustrazione, irritabilità, aggressività fisica o
     verbale, oppositività e gesti di sfida;
    comportamenti inappropriati (per esempio, espliciti riferi-
     menti sessuali);
    comportamento impulsivo;
   • mancanza di comportamenti adattivi:
    assenza della capacità di rispettare le regole;
    assenza di capacità di tollerare la frustrazione, derivante dal
     divieto o dalla negazione o dal dover posticipare il soddisfa-
     cimento dei propri bisogni;
    mancanza di controllo della propria emotività, delle proprie
     reazioni e della propria condotta.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    ridurre quanto più possibile le distrazioni;
    adottare tempi di lavoro brevi, alternati da frequenti pause,
     soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi;
    rendere le spiegazioni in classe stimolanti e ricche di novità;
    durante le lezioni utilizzare il gioco;
    interagire di frequente con il bambino, sia verbalmente che fi-
     sicamente;
    richiamare spesso l’attenzione del bambino durante le lezioni
     e concedergli attenzione;
    far sedere il bambino vicino alla maestra senza che sia troppo
     distante dai compagni, ma in modo che nelle ore in cui non è
     presente l’insegnante di sostegno, la maestra possa aiutarlo;
    programmare le attività da svolgere in modo routinario per far
     sì che il bambino impari a prevedere quali comportamenti
     manifestare in determinati momenti della giornata;

                                                                     102
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 definire esplicitamente le tempistiche delle varie attività gior-
  naliere;
 aiutare il bambino a gestire il proprio tempo e il proprio mate-
  riale;
 identificare degli obiettivi giornalieri o settimanali che il
  bambino deve raggiungere;
 stabilire con il bambino i passaggi per compiere un determi-
  nato lavoro, insegnargli a ripeterli mentalmente e a ripassarli,
  prima di svolgere quel lavoro;
 dare spesso dei rimandi al bambino su come sta lavorando per
  gli obiettivi da raggiungere;
 cercare di favorire l’apprendimento, formando piccoli gruppi
  in cui i bambini debbano collaborare insieme;
 valorizzare la qualità del lavoro e non la quantità o la velocità
  del bambino;
 “sfruttare” i punti di forza del bambino: se mostra difficoltà
  di scrittura, ma ha buone abilità linguistiche, può essere utile
  favorire l’espressione orale sostituendola, quando possibile, a
  quella scritta;
 stabilire chiare e semplici regole all’interno della classe;
 ripetere frequentemente le regole stabilite e rinforzarle;
 ripetere costantemente con il bambino quali sono i compor-
  tamenti adeguati e quelli inadeguati; rinforzare e premiare i
  comportamenti positivi;
 modificare spesso i rinforzi prima che perdano effetto;
 non punire il bambino togliendo l’intervallo, perché ne ha as-
  soluto bisogno;
 individuare degli spazi all’interno della classe, o se necessario
  anche al di fuori (per esempio, l’infermeria), ai quali il bam-
  bino possa ricorrere nei momenti di stanchezza o di maggiore
  instabilità;
 le punizioni troppo severe, così come le note scritte, non mo-
  dificano il comportamento del bambino;

                                                                  103
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            4.2.1.1. Come rispondere ad un comportamento negativo

               I 4 passaggi per gestire un comportamento inappropriato nel bam-
            bino sono i seguenti:

            Tab. 4.1.-Passaggi per rispondere ad un comportamento negativo

                    Step                                                 Esempio

 1.Contestualizzare l’evento.                  “Quando parli a voce troppo alta…”
 2. Mostrare l‘effetto che ha il comporta-
 mento del bambino.                            “…distrai i tuoi compagni…”

 3. Esplicitare l’emozione che il compor-
 tamento del bambino suscita.
 In questo caso è importante dare              “…e io mi innervosisco”
 un’etichetta ai propri sentimenti, ma non
 mostrare rifiuto nei confronti del bambino.
 4. Esplicitare le aspettative che si hanno
 nei confronti del bambino.                    “…è molto meglio quando alzi la mano per essere ascoltato!”

               Se questi 4 passaggi non dovessero rivelarsi sufficienti anche do-
            po diversi sforzi, si può introdurre una quinta fase:

            Tab. 4.2.-Passaggi per rispondere ad un comportamento negativo

                    Step                                                   Esempio

5. Esplicitare le conseguenze che si verifi-
cheranno se quel comportamento negativo
continuerà a essere messo in atto.
Le conseguenze devono essere:                   “Se continui a parlare a voce così alta, sarò costretta:
- giuste;                                           -    a farti uscire dalla classe;
- ragionevoli;                                      -    a darti una nota;
- proporzionate;                                    -    a chiamare i tuoi genitori.
- ferme;
- collegate al comportamento.

                                                                                               104
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                    4.2.1.2. 50 modi per dire “BRAVO!”

                    Tab. 4.3. -50 modi per dire “Bravo!”

•   L’hai fatto proprio bene!                              •   Adesso ci siamo!
•   Super!                                                 •   Grande!
•   Ora sei sulla strada giusta!                           •   Bravissimo!
•   È giusto!                                              •   Questo sì che è un miglioramento!
•   Stai lavorando proprio bene oggi!                      •   Lo sapevo che potevi farcela!
•   Sei proprio bravo a fare…                              •   Congratulazioni!
•   Bel lavoro!                                            •   Niente male!
•   Sono felice di vederti lavorare così bene!             •   Sono molto fiero di come hai lavorato oggi!
•   Molto meglio!                                          •   Bravo, continua a lavorare così!
•   Io non avrei potuto fare di meglio!                    •   Stai migliorando molto!
•   Stai imparando velocemente!                            •   Perfetto!
•   Non sei orgoglioso di te stesso?!                      •   Meraviglioso!
•   Ancora una volta e ci sei!                             •   Si vede che ti sei allenato tanto!
•   Questo è sicuramente il modo giusto per farlo!         •   Non ho mai visto nessuno farlo meglio di te!
•   Stai proprio migliorando di giorno in giorno!          •   Questo è quello che si dice un ottimo lavoro!
•   Questa è la volta che hai lavorato meglio!             •   Bellissimo!
•   Continua così!                                         •   Mi piace molto il tuo lavoro!
•   Non ti sfugge niente!                                  •   Ma guarda come sei stato bravo!
•   Ottimo lavoro!                                         •   Sbalorditivo!
•   Fantastico!                                            •   Così si fa!
•   Molto carino!                                          •   Esatto!
•   Non sbagli un colpo!                                   •   Non ti ferma nessuno adesso!
•   Te lo sei ricordato!                                   •   Eccellente!
•   Bell’idea!                                             •   Questo è il tipo di lavoro che voglio!
•   Stupendo!                                              •   Continua a provarci!

                    4.2.2. Difficoltà emotive
                       Durante e dopo i trattamenti, i bambini oncologici devono spesso
                    affrontare grandi cambiamenti:
                        •  nelle abilità cognitive;
                        •  nelle caratteristiche di personalità;
                        •  nell’aspetto fisico (questione che risulta maggiormente deli-
                           cata negli adolescenti).
                       Tutti questi cambiamenti sono riferiti dal ragazzo come la sensa-
                    zione di non essere più sé stesso.

                                                                                               105
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Manifestazioni:
    umore depresso, isolamento, sbalzi d’umore, mancanza di
     motivazione (soprattutto nelle attività in precedenza preferi-
     te), scoppi di pianto;
    ansia, agitazione, preoccupazione soprattutto rispetto
     all’essere accettati dai compagni, alla scuola, alle proprie ca-
     pacità e al futuro. Le preoccupazioni accademiche sono co-
     muni nei ragazzi oncologici e possono scatenare un rifiuto
     della scuola oppure, al contrario, aspettative di eccessivo per-
     fezionismo rispetto alle performance scolastiche, che non fa-
     ranno altro che rallentare l’alunno e creare maggiori difficoltà
     a restare al passo con la classe. Tutti questi atteggiamenti po-
     trebbero sfociare in un eventuale comportamento ossessivo;
    bassa autostima e forte sensibilità;
    immaturità emotiva;
    forte dipendenza dagli altri;
    somatizzazione (per esempio, lamentele frequenti di mal di
     testa, dolore addominale…); in pazienti con una pregressa
     storia di tumore è importante, prima di tutto, escludere qual-
     siasi causa medica per questi sintomi;
    le difficoltà emotive possono anche manifestarsi come scarsa
     concentrazione in classe, prestazioni scolastiche inferiori alle
     proprie capacità e limitata motivazione;
    frustrazione, rabbia, aggressività e irritabilità;
    isolamento dai coetanei e difficoltà nel richiedere aiuto.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    chiedere aiuto a specialisti, in modo che vengano esplorate
     tutte le possibili cause sottostanti a un disturbo emotivo, per
     ottenere una visione chiara e dettagliata del problema: se il
     disturbo emotivo appare di lunga durata, potrebbe essere pre-
     cedente al tumore oppure potrebbe essere stato esacerbato dal
     tumore stesso;
    alcuni dei ragazzi più giovani potrebbero trovare conforto
     parlando con una persona di cui si fidano; altri potrebbero vo-

                                                                     106
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     ler condividere le proprie preoccupazioni con altre modalità,
     per esempio attraverso un diario scritto;
    è importante parlare al ragazzo delle proprie preoccupazioni,
     poiché potrebbe essere riluttante ad ammettere la presenza di
     un problema. Prestare particolare attenzione a possibili atti di
     autolesionismo e nel caso coinvolgere uno specialista.

4.2.3. Difficoltà sociali
   Dopo i trattamenti antitumorali i bambini possono presentare un
livello di funzionamento sociale più basso.

Manifestazioni:
   Possono presentarsi difficoltà in diversi ambiti:
    nel leggere gli indizi sociali;
    nell’interpretare la comunicazione non-verbale (per esempio,
     il linguaggio del corpo, le espressioni facciali, il tono della
     voce…);
    nell’ascoltare in modo empatico l’altro e adottare una certa
     sensibilità nei suoi confronti;
    nel capire gli scherzi o i doppi sensi;
    nel controllare i comportamenti impulsivi e gli scoppi d’ira;
    nel comportarsi in un modo socialmente accettabile;
    nel mantenere le amicizie o nel fare nuove conoscenze.
Possibili strategie da adottare a scuola:
    creare un ambiente amichevole;
    trovare soluzioni rapide e flessibili per arrestare le situazioni
     in cui il bambino diventa agitato o irritato;
    usare un linguaggio semplice e concreto;
    dare al bambino un’idea chiara di quello che ci si aspetta da
     lui in una certa situazione;
    organizzare un training per il miglioramento delle abilità so-
     ciali, sia per il singolo che in gruppo;
    organizzare delle discussioni in classe rispetto ai comporta-
     menti più appropriati da mantenere nelle diverse situazioni;
                                                                     107
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    promuovere una forte politica anti-bullismo;
    mantenere sempre alta l’attenzione sui comportamenti dei
     bambini, anche durante il gioco.

4.2.4. Ansia da separazione

    L’ansia da separazione si manifesta nel bambino al momento di
separarsi dalle figure di attaccamento principali (i genitori quindi, e
soprattutto dalla madre) attraverso un’eccessiva e inadeguata reazio-
ne apprensiva, accompagnata da paure irrealistiche e persistenti che
ai genitori possa accadere qualcosa di catastrofico, che li separi in
modo definitivo dal bambino. L’ansia da separazione può anche pre-
sentarsi sotto forma di ansia scolastica nel momento in cui il bambi-
no si rifiuta di andare a scuola per non allontanarsi dai genitori.
    Spesso il bambino con malattia oncologica, a causa dei lunghi pe-
riodi trascorsi in ospedale e a causa delle numerose situazioni di dif-
ficoltà che si trova ad affrontare durante il percorso di diagnosi e cu-
ra, sviluppa una percezione del mondo come di un luogo minaccioso
e manifesta una maggiore vulnerabilità alle condizioni avversive. Per
questi motivi non è insolito che il bambino oncologico sia maggior-
mente dipendente dalle figure genitoriali, rispetto ai suoi coetanei, e
sviluppi quindi problematiche di ansia da separazione.

Manifestazioni:

    agitazione, irritabilità e nervosismo, accompagnate da atteg-
     giamenti di opposizione, aggressività, fisica o verbale, anche
     quando la separazione dal genitore è solo temporanea;
    il bambino, dopo un iniziale distacco e un cauto coinvolgi-
     mento da parte di figure estranee, tenta più volte di ricon-
     giungersi alle figure di riferimento;
    instaurare una relazione con il bambino risulta estremamente
     difficoltoso; il coinvolgimento è scarso, soprattutto con le fi-
     gure adulte;
                                                                      108
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    il bambino mostra scarsa iniziativa e spinta nell’esplorazione
     dell’ambiente circostante.
Possibili strategie da adottare a scuola:
    è importante lavorare principalmente sulle relazioni del bam-
     bino con figure non familiari, aiutandolo a sviluppare modali-
     tà corrette di interazione con l’adulto; dapprima in presenza
     della figura di attaccamento di riferimento e via via favoren-
     done il distacco;
    i tentativi da parte del bambino di anticipazione del ricon-
     giungimento con le figure di riferimento andranno smorzati
     attraverso la proposta di attività fortemente stimolanti e di-
     straenti per aumentare sempre più il tempo di distacco con la
     figura materna.

4.2.4.1. Ansia “scolastica”

   Per ansia scolastica si intende una molteplicità di manifestazioni
ansiose legate alla scuola.
Manifestazioni:
    evitamento e scarso impegno verso le attività relative allo
     studio;
    i compiti vengono considerati troppo difficili, senza neanche
     tentare di portarli a termine e scatenano quindi preoccupazio-
     ni eccessive, relative al loro svolgimento;
    lamentele somatiche, per esempio mal di testa, mal di pancia;
    atteggiamento passivo in classe;
    rifiuto e continua posticipazione dello svolgimento dei com-
     piti a casa;
    eccessiva meticolosità nell’esecuzione dei compiti, che può
     portare a un impegno esagerato o a sviluppare comportamenti
     compulsivi;
    livelli d’ansia elevati prima di una prestazione scolastica;
    in seguito a un fallimento scolastico, si manifestano nel ra-
     gazzo senso di colpa e depressione;

                                                                     109
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    preoccupazioni eccessive per le scadenze relative ai compiti
     da svolgere;
    dubbi ossessivi su di sé.

Alcuni bambini presentano invece una vera e propria fobia scolasti-
ca.
Manifestazioni:
      rifiuto ad andare a scuola;
      evitamento degli altri bambini che vanno a scuola;
      mancata separazione dalla figura materna;
      forte ansia al mattino prima di andare a scuola;
      incubi e insonnia;
      sintomi psicosomatici; per esempio: mal di testa, mal di pan-
       cia…
      tendenza a rimandare lo svolgimento dei compiti o altre atti-
       vità impegnative e fastidiose;
      tendenza a dimenticare spesso le cose;
      evitamento dei rapporti con adulti che possono far loro richie-
       ste;
      tendenza a fare credere di essere ignoranti, pigri e a lasciare i
       lavori incompleti;
      ansia diffusa, sensazione di insicurezza e inferiorità, timore di
       essere disapprovati dagli adulti;
      rabbia;
      stanchezza.
    Il ragazzo manifesta ansia in tutte le situazioni in cui vengono va-
lutate le sue conoscenze e le capacità scolastiche, per esempio duran-
te le interrogazioni o i compiti in classe e persino al semplice ap-
proccio ai compiti da svolgere a casa. In queste situazioni il ragazzo
manifesta un atteggiamento rinunciatario, di avvilimento e scarsa fi-
ducia nelle proprie capacità, che causano pensieri ricorrenti, che gli
impediscono di portare a termine i compiti che gli sono stati assegna-
ti.

                                                                      110
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Nello caso specifico del bambino con tumore cerebrale

Fig. 4.3-Variabili intervenienti nello sviluppo dell’ansia scolastica nei ragazzi con
tumore cerebrale

Inoltre, l’affaticabilità e il rallentamento acquisito con la malattia,
costringono il bambino a rinunciare a tante attività extra-scolastiche
per dedicarsi con più impegno alla scuola, ma effettivamente durante
il pomeriggio vengono sprecati molto tempo utile ed energie nel ten-
tativo di svolgere i compiti, senza risultati. Anche i continui pensieri
“catastrofici” e negativi contribuiscono a distrarlo.

Possibili strategie da adottare:
     Tecnica dello “stop al pensiero”: si concorda con il bambino
      un segnale di “stop”, da utilizzare quando si presentano pen-
      sieri intrusivi e che gli impediscono di portare a termine
      un’attività in modo corretto. Questo segnale può essere sia fi-
      sico, riprodotto da un disegno o un gesto, o anche solo la rap-
      presentazione mentale della scritta “stop”. Questa tecnica ha
      due funzioni principali: da un lato è distraente, in quanto
      spezza l’attenzione rivolta ad un pensiero disfunzionale, ed è

                                                                                111
Ritorno a scuola – Accoglienza, gestione e supporto del bambino
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                Geraldina Poggi, Annarita Adduci, Maria Chiara Oprandi

      anche avversiva, in quanto contrappone un’intenzione ad una
      contraria.
     rimandare i pensieri negativi ad un momento circoscritto del-
      la giornata;
     aiutare il ragazzo a individuare e ad utilizzare nuove strategie
      per affrontare i compiti. Gli si può chiedere, ad esempio, di
      stabilire un orario al quale comincerà a fare i compiti e di fare
      una “scaletta” in cui scriverà la sequenza con cui affrontare la
      mole di lavoro, che dovrà assolutamente rispettare, tenendo
      conto delle priorità;
     gioco del “salvadanaio del tempo”: il bambino deve fare una
      stima del tempo che presuppone di impiegare per ogni compi-
      to, aggiungendo 10-15 minuti. Inizierà a svolgere i compiti
      partendo da quelli meno graditi, proseguendo poi a scalare
      con quelli più piacevoli e meno impegnativi. Alla fine di ogni
      compito svolto dovrà segnare quanto tempo ha impiegato, se
      ha rispettato la stima fatta, e se eventualmente è stato più ra-
      pido, annoterà i minuti guadagnati, che andranno a costituire
      un monte ore di tempo libero, in cui organizzare le attività
      che più gli piacciono, da concordare con i genitori. Per di più,
      il tempo risparmiato costituirà già di per sé un rinforzo per il
      bambino, che in questo modo sentirà di avere sotto controllo
      la situazione. Inoltre le strategie adottate hanno una duplice
      funzione:

Fig. 4.4.-Effetti dell’utilizzo di strategie specifiche per la riduzione dell’ansia scola-
stica
                                                                                     112
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4.4. Difficoltà cognitive

4.4.1. Difficoltà cognitive generali

    L’elaborazione delle informazioni, le abilità non verbali, la me-
moria e il grado di attenzione sono spesso compromessi nel bambino
con una storia di tumore cerebrale, ma soprattutto nei pazienti sotto-
posti a radioterapia: spesso, in seguito a questa tipologia di tratta-
mento, si manifesta un declino graduale del QI, che si protrae negli
anni. I bambini potrebbero avere più difficoltà in quelle materie che
richiedono un’elaborazione molto veloce delle informazioni, come la
matematica o le lingue straniere. Inoltre le conoscenze pregresse po-
trebbero essere state danneggiate dai trattamenti antitumorali.
    La situazione cognitiva del bambino con tumore cerebrale quindi
non appare fissa e stabile, ma in continuo mutamento, e per questo si
renderà necessario un continuo monitoraggio delle sue abilità cogni-
tive. Gli insegnanti costituiscono in questo senso una fonte preziosa
di informazioni.

Manifestazioni:
Problemi in una o più di queste aree:
    sillabazione o scrittura;
    lettura e comprensione;
    elaborazione del linguaggio (scritto o orale), problemi nel vo-
     cabolario e nella sintassi;
    comprensione dei concetti;
    ricordare fatti;
    capacità di sequenziamento;
    comprensione di simboli, tabelle e grafici;
    utilizzo di computer o calcolatrice;
    tenuta attentiva;
    concentrazione e impulsività;
    memoria e recupero di informazioni;
    pianificazione e organizzazione delle proprie abilità;
    abilità sociali;
    mantenere un ritmo sostenuto di lavoro.
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Di conseguenza il bambino mostra:
    - prestazioni accademiche inferiori alle aspettative;
    - frustrazione causata dagli insuccessi nell’apprendimento;
    - “pigrizia” e/o inattività.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    apprendimento attivo: incoraggiare la partecipazione e le do-
     mande;
    ridimensionare i compiti: suddividere un lavoro in diversi sot-
     topassaggi e lavorare sui singoli livelli;
    guida alla comprensione: utilizzare degli indizi, degli “aggan-
     ci” visivi, scritti o verbali, che aiutino il bambino ad elabora-
     re, immagazzinare e recuperare le informazioni. Utilizzando
     questa modalità di apprendimento è più efficace presentare
     domande a scelta multipla durante le verifiche, piuttosto che
     domande aperte;
    incoraggiare il bambino a ripetere con le proprie parole le in-
     formazioni che ha ricevuto;
    limitare la quantità di informazioni verbali emesse in una sola
     volta;
    utilizzare un linguaggio concreto;
    nelle spiegazioni spostarsi dal generale allo specifico, dal
     concreto all’astratto, dal non verbale al verbale;
    usare segnali, gesti o enfatizzare con la voce gli elementi
     chiave di una spiegazione;
    proporre l’uso del computer: può essere d’aiuto a migliorare
     l’attenzione, i tempi di reazione, la percezione visiva,
     l’elaborazione delle informazioni, il ragionamento e il pro-
     blem solving;
    incoraggiare l’auto-monitoraggio: spronare il bambino a
     prendere coscienza dei propri punti di forza e debolezza, in-
     segnargli a porsi domande per controllare il proprio lavoro e
     diventare maggiormente indipendente;
    aiutare il bambino ad organizzare le proprie capacità: compi-
     lando delle liste e creando dei piani di lavoro, utilizzando dei
     diagrammi o illustrazioni. Portare il bambino a concentrarsi
                                                                     114
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       su un’informazione alla volta, e allo stesso modo esprimere
       un concetto alla volta quando parla o scrive. Incentivare l’uso
       di evidenziatori, adesivi colorati, schemi e mappe concettua-
       li…
      aiutare il bambino a comprendere le sequenze di fatti in modo
       che possa creare collegamenti;
      utilizzare l’apprendimento senza errori: è una procedura che,
       come dice il nome, fa sì che il bambino acquisisca nuove co-
       noscenze e sia guidato direttamente alla risposta corretta.
       Per esempio, il bambino deve risolvere una moltiplicazione
       (3X9). La maestra chiederà al bambino se conosce la risposta.
       In caso negativo al bambino verrà fornita direttamente la ri-
       sposta corretta (27), in modo che impari ad associarla alla
       moltiplicazione corrispondente. Se il bambino provasse a in-
       dovinare, le eventuali risposte scorrette potrebbero venire rin-
       forzate. Man mano che il bambino diventa più competente nel
       recuperare le informazioni apprese, un sistema di indizi sem-
       pre più ridotti ridurrà l’aiuto esterno;
      creare delle tabelle personalizzate;
      avere aspettative realistiche sulle capacità del bambino.

4.4.1.1. Problemi di memoria

   Spesso le prestazioni mnesiche sono influenzate dalla capacità di
concentrazione, dall’attenzione sostenuta e dall’ansia. Inoltre è im-
portante considerare il grado di consapevolezza che il bambino ha
delle proprie difficoltà, e in che modo questo influenza la sua abilità
di apprendere e di utilizzare strategie compensatorie.

Manifestazioni:
    difficoltà nel recupero informazioni, immediate e/o differite;
    incapacità di seguire le istruzioni per svolgere un compito,
     soprattutto quando la lunghezza e la complessità aumentano;
    difficoltà a ricordare i percorsi all’interno della scuola per
     raggiungere la classe, la palestra, il bagno…

                                                                     115
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    difficoltà a trattenere nuove informazioni e ad imparare nuovi
     concetti;
    difficoltà a ripetere le spiegazioni o a comprendere un concet-
     to;
    difficoltà nel seguire le istruzioni per svolgere un certo com-
     pito, con il risultato che questo non viene portato a termine;
    difficoltà a portare il materiale necessario per una specifica
     lezione, per esempio, libri e quaderni per una determinata ma-
     teria, la borsa per educazione fisica o il materiale per educa-
     zione tecnica…
    le difficoltà mnesiche fluttuano di giorno in giorno, e sono in-
     fluenzate dalla stanchezza, dalla capacità di concentrazione e
     dalla condizione emotiva del bambino;
    spesso può essere difficile distinguere tra una scarsa concen-
     trazione e difficoltà di memoria; generalmente le due condi-
     zioni coesistono e una può influenzare l’altra;
    spesso sono presenti confabulazioni, cioè frasi o modi di dire
     che non hanno senso o non sono contestualmente appropriati,
     che il bambino utilizza per riempire i vuoti causati dal deficit
     mnesico e che possono rendere la conversazione molto diffi-
     coltosa.

Possibili strategie da adottare a scuola:
    valutare i punti di forza e di debolezza delle capacità mnesi-
     che del bambino; per esempio, il ragazzo potrebbe ricordare
     meglio le informazioni presentate in una certa modalità (scrit-
     ta, orale o figurata); ogni caso è unico e ogni bambino avrà le
     sue peculiarità;
    rassicurare il bambino: può essere decisamente frustrante per
     lui non ricordare le cose;
    cercare di ridurre al minimo le distrazioni quando il bambino
     sta cercando di ricordare alcune informazioni;
    creare l’occasione per ripetere più volte i concetti, utilizzando
     un apprendimento multimodale, ma partendo dalle strategie
     più adatte al bambino;

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    fornire aiuti specifici per la memoria, come istruzioni scritte,
     diari, calcolatrice, checklist, schemi… Cercare di capire cosa
     funziona meglio per quello specifico bambino;
    controllare che, una volta date delle istruzioni, queste siano
     state comprese, chiedendo al bambino di ripeterle;
    utilizzare indizi o “agganci” per richiamare un’informazione
     nel bambino;
    cercare di collegare le nuove informazioni che il bambino de-
     ve apprendere a qualcosa che già conosce;
    insegnare alcune mnemotecniche, per esempio le mappe men-
     tali, le immagini mentali, gli acronimi… Come già accennato,
     poiché ogni caso è unico, queste strategie non andranno bene
     per tutti i bambini: per alcuni l’apprendimento di queste nuo-
     ve tecniche sarà talmente faticoso, da non portare nessun be-
     neficio;
    fare in modo che l’alunno controlli i compiti sul diario ogni
     giorno e si assicuri di aver svolto tutto;
    dare istruzioni nella giusta sequenza e un passo alla volta; per
     esempio, non dire “Vorrei che completassi le domande di pa-
     gina 44, dopo aver fatto l’esperimento e annotato le tue con-
     siderazioni”, ma “Fai l’esperimento”; una volta finito
     l’esperimento: “Annota le tue considerazioni”; una volta con-
     cluso: “Fai l’esercizio a pagina 44”;
    suddividere i testi più lunghi in diversi sottoparagrafi;
    instaurare delle routine per aiutare la memoria;
    rendere il lavoro e il compito più pratico possibile;
    usare le mappe mentali per organizzare i concetti.

4.4.1.2. Difficoltà di concentrazione e attenzione

   Una caratteristica comune nei bambini con tumore cerebrale è uno
scarso livello di attenzione e concentrazione, soprattutto dopo i trat-
tamenti radioterapici: è decisamente faticoso per questi bambini
mantenere costante il grado di impegno e sono facilmente distraibili,
soprattutto in ambienti molto rumorosi, come lo può essere una clas-

                                                                     117
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se affollata. Ovviamente questo si ripercuote sull’apprendimento e
sul comportamento in classe.

Manifestazioni:
    sogni ad occhi aperti;
    calo del livello di concentrazione, anche dopo un breve pe-
     riodo;
    facile distraibilità, anche con il più piccolo stimolo;
    incapacità di rimanere seduto al proprio banco a lungo;
    incapacità di seguire le istruzioni per svolgere un compito,
     soprattutto quando aumentano complessità e lunghezza;
    l’attenzione e la concentrazione possono fluttuare nell’arco
     della giornata e peggiorano quando il bambino è particolar-
     mente stanco;
    il lavoro del bambino può essere lento e lacunoso.

Possibili strategie da adottare a scuola:

       - Se il bambino ha problemi a mantenere l’attenzione:
      scomporre il compito in diversi passaggi: il lavoro sarà meno
       pesante e frustrante, e il completamento di ogni step farà spe-
       rimentare al ragazzo un piccolo successo. Alla fine di ogni
       stadio possono anche essere concessi dei premi;
      creare uno schema visivo con i diversi passaggi per svolgere
       un certo compito: il ragazzo potrà segnare quello che è già
       stato fatto, visualizzare quello che resta da fare e nel caso in
       cui si distragga, controllando il diagramma, potrà ritrovare il
       punto in cui si è fermato e riprendere da lì;
      fornire al ragazzo dei modelli già svolti del lavoro che deve
       portare a termine. Lavorando su un computer sarà semplice
       dotare il ragazzo di schemi pre-impostati da completare;
      rendere il lavoro il più pratico possibile, piuttosto che esclu-
       sivamente verbale. È importante non sovraccaricare il ragaz-
       zo di informazioni verbali. Inoltre sarà più semplice mantene-

                                                                     118
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    re l’attenzione su un compito in cui il bambino è coinvolto fi-
    sicamente;
   lavorare sugli interessi del bambino e usare materiale stimo-
    lante per coinvolgerlo. Per esempio, anche il più disattento
    dei bambini riesce a mantenere l’attenzione su qualcosa che
    ama molto: un videogioco o il suo cartone animato preferito;
   incoraggiare il bambino a rimanere attento e concentrato sul
    compito. Questo può essere fatto toccandolo sulla spalla, ri-
    chiamandolo per nome o con un segno convenzionale, come
    una carta colorata. Cercare di usare istruzioni quali “Concen-
    trati” o “Ascolta” come promemoria, non come comandi;
   cercare di essere realisti sulla tenuta attentiva del bambino:
    per esempio, se la sua concentrazione non dura più di 10-15
    minuti fare frequenti pause e premiarlo quando riesce a rima-
    nere concentrato sul compito;
   non aspettarsi che il bambino sia in grado di mantenere la
    concentrazione su più di un compito alla volta: per esempio il
    ragazzo probabilmente non sarà in grado di ascoltare e pren-
    dere appunti contemporaneamente. Si potrebbe quindi favori-
    re l’ascolto in classe e poi fornire al bambino di appunti scritti
    su cui studiare.

  - Se il bambino si distrae facilmente:
 ridurre le distrazioni “esterne”, evitando classi molto rumoro-
  se e facendo sedere il bambino nella prima fila, vicino alla
  cattedra. Si potrebbe anche creare una postazione individuale,
  dove il ragazzo potrà lavorare da solo, ma questo solo per i
  ragazzi più grandi, poiché per i bambini potrebbe risultare
  una sistemazione troppo isolata. Con i bambini più piccoli si
  potrebbe sfruttare il lavoro in coppia, cercando a turno il
  compagno più adatto e anche la collocazione migliore
  all’interno dello spazio della classe (per esempio, con i bam-
  bini seduti uno accanto all’altro, davanti alla cattedra, in mo-
  do da non essere distratti dal resto della classe);
 ridurre le distrazioni “interne”: se il bambino è preoccupato e
  ha pensieri intrusivi, sicuramente la sua concentrazione ne ri-
  sentirà. L’adulto che si accorge di questa inquietudine do-
                                                                  119
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