La disfagia: affrontiamola insieme - di Barbara Guarneri e Claudia Tuoni - FLI Piemonte
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OPUSCOLO INFORMATIVO E OPERATIVO DEDICATO AI MEDICI La disfagia: affrontiamola insieme di Barbara Guarneri e Claudia Tuoni “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo.” Henry Ford
Il progetto La disfagia, un tempo poco conosciuta, oggi è una problematica che interessa diversi ambiti clinici e differenti figure professionali, con le quali la necessità di collaborare si fa sempre più forte. Il nostro lavoro vuole rispondere a un’esigenza precisa: riuscire a tro- vare uno strumento di incontro tra noi e i medici, cercando di rispon- dere alle domande che frequentemente coinvolgono la nostra pratica clinica. Quali sono le persone a rischio disfagia? Quali sono i “campanelli d’al- larme” di questo disturbo? Cosa fa il logopedista? Quali strategie si possono mettere in atto per aiutare il paziente e la sua famiglia? Da qui nasce l’idea di collaborare con voi medici, di aprirci a nuovi argomenti di scambio e confronto, di farci conoscere e attingere dal vostro sapere, dato che tutti i giorni vi trovate a fronteggiare situazioni varie e complesse, ad incontrare persone con differenti necessità di cura. Vorremmo fornirvi un piccolo strumento pratico per riconoscere e in- quadrare meglio questo disturbo e rendere l’approccio terapeutico più consapevole, mirato ed efficace, aumentando la tempestività e l’ap- propriatezza degli interventi. Solo una rete salda e unita di esperienze e saperi può supportare e guidare il difficile compito di accompagnare il malato e guidarlo verso una situazione di benessere per lui e la sua famiglia. Ci auguriamo che possa esservi utile e diventare il punto di partenza per conoscerci meglio come professionisti e come persone, collabora- re ancora di più e curare al meglio i nostri pazienti.
La Disfagia Appendici 1. Che cos’è la disfagia? 9 FARMACI E DISFAGIA 32 1.1 Quali complicanze possono insorgere? 10 1. Come devono essere assunti i farmaci? 32 1.2 Chi è a rischio? 10 2. Come interagiscono con gli alimenti? 34 1.3 Campanelli d’allarme 12 3. Quali farmaci possono provocare disfagia? 36 3.1 Disfagia come effetto collaterale e secondario Il medico di alcuni farmaci 36 1. Qual è il ruolo del medico? 16 3.2 Farmaci che possono causare esofagiti o 1.1 Anamnesi 16 aumentarne il rischio 42 1.2 Esame obiettivo 16 1.3 Test di screening 17 MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE 43 Test del bolo d’acqua 18 1. Modificazione degli alimenti 43 2. A chi rivolgersi se il paziente risulta positivo 2. Tipi di diete 46 al test dell’acqua? 19 2.1 Valutazione strumentale: confronto tra Fees e VFS 20 L’ADDENSANTE 49 1. Perché addensare i liquidi? 49 La presa in carico logopedica 2. Quali addensanti sintetici scegliere? 50 1. Qual è il ruolo del logopedista? 24 3. Esistono anche addensanti naturali? 51 1.1 La presa in carico 24 4. Addensanti e idratazione 53 1.2 Compiti del logopedista 25 1.3 Esame clinico della deglutizione 26 Allegati 1.4 L’osservazione al pasto 27 ALLEGATO 1 Malnutrition Universal Screening Tool (MUST) 56 1.5 Il trattamento logopedico 28 ALLEGATO 2 Mini Nutritional Assessment (MNA) 57 1.6 Counseling 29 ALLEGATO 3 Scala della deglutizione ASHA NOMS 58
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1. Che cos’è la La Disfagia disfagia? Disfagia è il termine usato per descrivere i disordini della deglutizione. È una condizione pervasiva e potenzial- mente mortale che può emergere da una molteplicità di patolo- gie, tra cui quelle neurologiche, che colpiscono il sistema neu- ronale, motorio e sensoriale che sottostanno alla deglutizione. Il disturbo deglutitorio può essere presente in tutte le fasi del processo, pertanto può compromettere la masticazione, i movi- menti della lingua, il riflesso di deglutizione (ritardato o debole), la chiusura glottica (parziale o nulla), la presenza di residui nel canale orofaringeo, ecc. Classificazione del disturbo deglutitorio: • motoria oro-faringea: alterazione della progressione del bolo, dovuta a alterata coordinazione della biomeccanica deglutitoria. • ostruttiva: difficoltà del bolo di progredire per ostruzione delle strutture cave deputate alla deglutizione e alla loro compressione estrinseca con ristagno del bolo a monte dell’ostruzione. • disfagia esofagea: causata da patologie organiche che inte- ressano l’esofago con sintomi quali pirosi, rigurgito, sensa- zione di rallentamento o arresto di cibo in sede retrosterna- 8 9
le e dolore. • Malattie metaboliche: Amiloidosi, Sindrome di Cushing, Tire- • disfagia di origine respiratoria: si intendono le situazioni di otossicosi, Morbo di Wilson. La Disfagia difficoltà deglutitoria dove è predominante l’eziologia delle • Cause iatrogene: effetti collaterali di terapie farmacologiche patologie dell’apparato respiratorio. (chemioterapia, neurolettici), esiti di chirurgia del distretto • disfagia psicogena: non riconosce cause organiche, ana- cervico-cefalico, esiti di radioterapia, lesioni da sostanze tomiche, fisiopatologiche ma deve essere ricondotta uni- corrosive, causticanti, ecc. camente a disturbi del comportamento alimentare o altre psicopatologie. Inoltre tra i soggetti maggiormente a rischio .. 1.1 Quali complicanze possono insorgere? L’ANZIANO FRAGILE: “condizione caratterizzata da una ridotta riserva fisio- • Malnutrizione logica, associata a un’aumentata suscettibilità. Le principali componenti della • Disidratazione fragilità sono una ridotta capacità del sistema neurologico, cardiovascolare • La più grave complicanza della disfagia è la polmonite da e respiratorio indotta dal formarsi degli effetti dell’invecchiamento dei danni aspirazione (ab-ingestis), che si determina per progressione conseguenti ad uno stile di vita inadeguato (fumo, sedentarietà, abuso, alco- di liquidi e alimenti nelle vie aeree prevalentemente sede ol..) ed a malattie in atto o subite nel corso della vita. La fragilità si realizza polmonare basale destra solo quando la riduzione delle riserve fisiologiche raggiunge un livello critico (critical mass) (Buchner et al., 1992)” 1.2 Chi è a rischio? • Presbifagia Primaria: alterazioni deglutitorie nell’anziano Le principali patologie che causano disfagia oro-faringea sono: sano, dovute ad alterazioni anatomo-fisiologiche correlate • Malattie neurologiche: tumori del tronco, trauma cranico, all’età. stroke, paralisi cerebrale, sindrome di Guillain-Barrè, Mor- • Secondaria: ovvero l’alterazione della funzionalità deglu- bo di Huntington, sclerosi multipla, Poliomielite, sindrome titoria clinicamente rilevabile nel soggetto anziano, come post-polio, discinesia tardiva, encefalopatie metaboliche, elemento isolato o secondaria ad eventi patologici ai quali sclerosi laterale amiotrofica (SLA). l’anziano è maggiormente esposto: malattie di origine cere- • Malattie miopatiche: malattie del connettivo, dermatomiosi- brovascolare (es ictus) e/o neurodegenerativa (malattia di te, miastenia grave, distrofia miotonica, distrofia oculofarin- Parkinson, malattia di Alzheimer, sclerosi multipla e malattie gea, polimiosite, sarcoidosi, sindromi paraneoplastiche. del motoneurone). • Malattie infettive: Difterite, Botulismo, Malattie di Lyme, Sifi- lide, Mucosite (Herpes, Cytomegalovirus, Candida, ecc) 10 11
1.3 Campanelli d’allarme: • Odinofagia; La Disfagia • Alterato livello di coscienza o riduzione delle risposte; • Masticazione difficoltosa, con eventuale ristagno di cibo nel • Disartria (linguaggio con difficoltà di articolazione); cavo orale; • Schiarimenti di gola frequenti; • Sensazione di soffocamento (da cibo, liquido, saliva), com- parsa di tosse quando mangia o beve; • Difficoltà a deglutire; • Fuoriuscita di cibi o liquidi dal naso durante il pasto; • Allungamento tempi di deglutizione; • Perdita di peso, pirosi e reflusso acido, bronchite cronica, • Più atti deglutitori per un singolo bolo; febbre; • Colpi di tosse durante i pasti o dopo aver ingerito del cibo • Riduzione sensibilità gustativa, tattile e termica; • Voce “gorgogliante” o umida, durante e dopo i pasti; • Salivazione ridotta o aumentata; • Presenza di qualsiasi segno indicatore di ridotta funzione • Dolore toracico atipico; laringea; • Modificazioni abitudini alimentari (in particolare cambio • Fascicolazione della lingua e raucedine; spontaneo delle consistenze); • Rilievo di riflessi patologici nel distretto buccale; • Rilievo di posture o manovre assunte spontaneamente; • Perdita di saliva dalla bocca; • Infezioni polmonari ricorrenti; rischio polmonite abingestis; • Aumento durata del pasto; • Rialzo temperatura termica senza cause note; • Senso di corpo estraneo in gola o cibo che si ferma in gola; • Frequenza respiratoria maggiore di 30 atti per minuto. 12 13
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1. Qual è il ruolo essere esaminati anche in relazione alla sensibilità e al mo- Il Medico vimento, per rilevare eventuali disfunzioni motorie; del medico? • Stato del collo (linfoadenopatie, gozzo, masse); • Stato di idratazione (aspetto delle mucose e della cute); sono considerati segni di grave disidratazione: ipotensione arteriosa, tachicardia, oliguria, letargia. 1.1 Anamnesi 1.3 Test di screening Il medico di riferimento (MMG) deve raccogliere i dati anamne- stici ed obiettivi relativi al sospetto di disfagia ed alla eventuale Proponiamo di seguito test di screening veloci e semplici che i presenza di patologie in cui la sua insorgenza è frequente e/o MMG possono proporre ai pazienti a rischio disfagia e/o malnu- condizioni cliniche considerate possibile complicanza della di- trizione. sfagia. 1.3.1 • Patologica remota: vedi storia clinica e patologie a rischio Il MMG può effettuare lo screening dello stato di nutrizione, che disfagia viene eseguito nei soggetti adulti (età
Test del bolo d’acqua 2. A chi rivolgersi Il Medico PROCEDURA se il paziente risulta positivo al Vengono effettuate tre somministrazioni di acqua con l’aumento progressivo della quantità in modo che, dagli iniziali 5ml, si ar- test dell’acqua? riva fino a 90ml, che devono essere bevuti senza interruzione. Si utilizza dapprima un cucchiaino da the e successivamente una tazza o un bicchiere con imboccatura larga (per evitare l’esten- sione del collo verso l’indietro). Quando i risultati dello screening indicano o lasciano sospetta- 1 re la presenza di un disturbo della deglutizione è opportuno ri- Offrire alla persona, seduta e con la testa in asse, 5 ml di acqua liscia chiedere un approfondimento attuato da professionisti formati a temperatura ambiente con un cucchiaio per 3 volte. in modo specifico in questo campo. 2 Ad ogni cucchiaio verificare l’avvenuta deglutizione, attendere qualche secondo GRADO 4 - e se il paziente presenta tosse severa e DISFAGIA GRAVE voce gorgogliante si sospende il test VALUTAZIONE VALUTAZIONE STRUMENTALE CLINICA 3 Se la persona non tossisce si offre acqua direttamente dal bicchiere, In Italia, sono abilitati ad LOGOPEDISTA sul territorio che tratti effettuare una Visita Foniatrica per di disturbi di deglutizione. si attende qualche secondo, si fa parlare il paziente per valutare la l’inquadramento dei disturbi della Vedi cap. 3 qualità della voce: “La presa in carico logopedica” deglutizione i laureati in Medicina in caso di voce rauca e/o e Chirurgia che abbiano conseguito GRADO 3 – DISFAGIA MODERATA il diploma di Specializzazione in gorgogliante e tosse = Foniatria o in Audio Foniatria. Se presenta solo voce rauca e/o Sono inoltre da considerare GRADO 2 – DISFAGIA LIEVE personale opportunamente gorgogliante = formato a visita e valutazione 4 deglutologica i laureati in Medicina Se precedentemente il test è negativo e Chirurgia che abbiano completato si procede con 50ml di acqua dal GRADO 1 – DISFAGIA ASSENTE. un Master Universitario in bicchiere. Se anche questo è negativo Deglutologia o affine. 18 19
2.1 Valutazione strumentale: confronto tra sumano il mezzo di contrasto, che siano sottoposti a Rag- Il Medico Fees e VFS gi X e, non ultimo, che siano sufficientemente collaboranti. • Fees - fibroendoscopia (la esegue solitamente il foniatra o La valutazione strumentale si completa con il test del bolo, at- l’otorinolaringoiatra). Lo studio della deglutizione a mezzo di fibroendoscopia transnasale (FEES) viene effettuata diretta- traverso la somministrazione di alimenti di diversa consistenza mente dal Deglutologo a mezzo di osservazione con fibroe- e volume con il quale si andrà a verificare se ci sono episodi o ndoscopio di faringe e laringe contemporaneamente alla rischio di penetrazione o aspirazione in relazione alle fasi della somministrazione di cibi di diversa consistenza (PDTA deglutizione. Piemonte, 2013). È una metodica meno costosa e che può essere effettuata anche al letto del paziente, i tempi sono contenuti, rendendola una metodica ottimale nel follow-up La VFS e la Fess sono le metodiche strumentali universalmente di qualsiasi paziente L’esecuzione della FEES richiede una riconosciute come idonee per diagnosticare il disturbo deglu- strumentazione variamente complessa a seconda che la titorio e l’aspirazione silente. Molti studi hanno confrontato le procedura sia al letto del paziente o in ambito ambulato- due metodiche separatamente ma le conclusioni sono che at- riale. tualmente non ci sono dati sufficienti per raccomandare l’una o l’altra, dal momento che entrambe presentano punti di forza • La VFS - Videoflorografia (effettuata dal radiologo esperto e limiti. in materia di deglutizione) mostra in modo chiaro la fisio- logia di tutte le strutture coinvolte nella deglutizione, dal- le labbra all’esofago, ed evidenzia ogni minima anomalia dei loro movimenti. Questa metodica permette di eviden- ziare pienamente l’incapacità o l’eccessivo ritardo ad ini- ziare la deglutizione faringea, l’aspirazione degli ingesti, il rigurgito nasofaringeo, il residuo di bolo nella cavità farin- gea dopo la deglutizione. Permette, inoltre, di determinare le strategie terapeutiche mirate ad eliminare o a compen- sare la disfunzione stessa, di esaminare successivamen- te gli effetti prodotti e valutarne infine l’efficacia. Tuttavia l’esame richiede attrezzature con alti costi e comporta che i pazienti siano trasferiti nella stanza radiologica, che as- 20 21
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1. Qual è il ruolo del 1.2 Compiti del logopedista La presa in carico logopedica logopedista? Il logopedista deve effettuare: • Un’anamnesi generale e specifica: diagnosi clinica, anda- mento della malattia di base, storia dell’insorgenza ed evoluzione del disturbo della deglutizione, terapie farma- 1.1 La presa in carico cologiche in atto, stato nutrizionale, funzione respirato- ria (con particolare attenzione a eventuali complicanze Una valutazione clinica standardizzata al Letto del paziente polmonari), abilità relative alle funzioni comunicative e (bedside assessment) dovrebbe essere effettuata da un profes- cognitive. Eventuali valutazioni precedenti, stato socio-cul- sionista competente nella gestione della disfagia (di norma il turale. logopedista). • l’osservazione e la valutazione clinica: metodi usati mag- Nei pazienti con disfagia devono essere valutate sempre le giormente per valutare la disfagia, che si devono avvalere abilità comunicative, le funzioni cognitive e le capacità decisio- di specifici protocolli. Essi devono comprendere: nali (FLI D, SIGN D). • la rilevazione dei pre-requisiti (vigilanza, attenzione, orien- tamento); Lo scopo della bedside examination deve essere • lo stato respiratorio (autonomo, assistito, presenza di can- (Amitrano, 2019): nula tracheostomica, tipo di cannula, presenza di monitor • Rilevare la presenza di disfagia e indicazione dei valori di saturazione); • Valutarne la gravità • lo stato nutrizionale (presenza di pompe per alimentazio- • Individuare i meccanismi disfunzionali ne non orale, alimenti sul comodino); • Programmare la riabilitazione • le posture spontaneamente assunte durante la deglutizio- • Rimodulare un piano di trattamento ne e di quelle possibili; • Valutare gli esiti del trattamento • la valutazione della sensibilità, motricità volontaria e ri- • Iniziare una relazione terapeutica con il paziente e i care giver flessa; • la valutazione delle prassie delle strutture oro-faringee e laringee; • l’esecuzione di prove di deglutizione con sostanze e/o ali- menti di diversa consistenza; • l’igiene orale e dentatura (per la scelta delle consistenze da utilizzare in valutazione e successivamente nell’alimen- 24 25
tazione del paziente); 1.4 L’osservazione al pasto • La presa in carico logopedica deve infine essere rilevata la presenza o assenza di segni patologici (evocazione di tosse riflessa associata all’atto L’osservazione al pasto del paziente, con modalità di esecuzione deglutitorio, voce umida o gorgogliante, tracce di bolo pre- e strumenti suoi propri, si inserisce nella valutazione del pazien- senti da stoma o cannula tracheale), indici di aspirazione. te con disfagia. A differenza delle normali prove di valutazione della deglutizione, l’osservazione al pasto analizza un campio- 1.3 Esame clinico della deglutizione ne comportamentale corrispondente all’intera durata del pasto. L’osservazione al pasto analizza il comportamento del soggetto L’esame clinico della deglutizione prevede prove di deglutizio- avendo cura di ridurre al minimo le influenze esercitate dall’os- ne per l’alimentazione. Non tutte le prove cliniche si conclu- servatore (Amitrano). dono necessariamente con le prove di alimentazione; queste si effettuano a seconda dei dati emersi nella fase precedente di L’osservazione al pasto si pone come: valutazione (in particolare dal referto dell’ORL, se presente). Un • metodica di completamento dell’iter valutativo, qualora sor- paziente attento e collaborante, senza gravi problemi respiratori gesse la necessità di analizzare più ampi campioni di com- o stress fisici e presenta un certo grado di elevazione laringea è portamento un buon candidato per le prove di alimentazione. In condizioni • verifica di quanto effettivamente avviene durante i pasti diverse le decisioni sono strettamente dipendenti dal contesto quotidiani del paziente sia durante la fase riabilitativa che in cui viene effettuata la valutazione del paziente. al completamento di quest’ultima. Le prove di alimentazione vengono effettuate con tutte le con- Strumenti utilizzati: sistenze: liquido, semi-liquido, semi-solido, solido. Il professio- Griglia di osservazione al pasto (Amitrano-Crinelli 2005) nista esperto in gestione della disfagia dovrebbe effettuare una valutazione clinica bedside standardizzata. Per la valutazione il 3) Durante il pasto è presente un care giver: SI NO 17) E’ presente fuoriuscita di cibo dalla bocca nel corso della masticazione: SI NO 18) Presenta Scialorrea: GRIGLIA D’OSSERVAZIONE DEL logopedista può fornirsi del test Mann Assesment of oral Ability SI NO 4) E’ autonomo nell’assunzione del cibo: COMPORTAMENTO DEL PAZIENTE DURANTE IL SI NO PASTO 19) E’ presente fuoriuscita di cibo dal naso: SI NO 5) La capacità di iniziare il pasto avviene in maniera autonoma: (A. AMITRANO - V. CRINELLI) SI NO 20) Dopo la masticazione ci sono residui: SI NO (MASA). 6) E’ in grado di utilizzare adeguatamente le posate: vedi allegato Se si : SI NO • Soggetto osservato sulle labbra nella bocca 7) Si versa il cibo addosso : Cognome: SI NO Nome: 21) Rimangono residui di cibo sul cucchiaio ( o forchetta ): 8) Utilizza in modo adeguato il tovagliolo: SI NO Data dell’osservazione: SI NO 22) Parla mentre mangia: Data d’insorgenza dell’evento patologico: 9) Inizia a mangiare solo se sollecitato: SI NO SI NO Eziologia: 23) Guarda la televisione: Stroke troncale 10) Rifiuta il cibo: Mentre come scala della deglutizione per stabilire a che livello SI NO Stroke encefalico SI NO Stroke cerebellare Trauma Cranico 24) Si guarda continuamente attorno: 11) La consistenza degli alimenti è: Sclerosi Multipla SI NO solida Sclerosi Laterale Amiotrifica semisolida Neoplasia 25) E’ costantemente distratto dalle persone che si trovano nella stanza: liquida di disfagia si trova il paziente, abbiamo scelto la ASHA NOMS, Parkinson SI NO semiliquida Altro …………………............. doppia consistenza 26) Si alza più volte dalla sedia: SI NO 12) Utilizza protesi dentaria: SI NO 27) Cambia continuamente postura: SI NO che prevede anche la descrizione di aspetti di dieta, restrizioni 13) Mastica: • Check-list SI NO 28) Piange: 1) Il paziente è disteso nel letto durante il pasto: SI NO SI NO 15) Deglutisce senza masticare: SI NO 29) Fa pause lunghe tra un boccone e l’altro: 2) E’ seduto: SI NO vedi allegato 16) Tiene le labbra chiuse durante le masticazione: alimentari e stimoli. in carrozzina sulla sedia SI NO sul letto 30) Prende il cibo dal piatto tralasciando quello posto nella parte di sinistra (o destra): 97 98 99 26 27
1.5 Il trattamento logopedico 1.6 Counseling La presa in carico logopedica L’obiettivo del trattamento logopedico è di minimiz- A completamento del programma riabilitativo, il logopedista po- zare le conseguenze della disfagia. Il trattamento delle trà, attraverso il counseling, fornire elementi informativi relativi strutture buccali (sensibilità, motricità, prassie) è indicato in alle tecniche di alimentazione, alla scelta delle consistenze de- associazione con altri tipi di approcci (modificazioni dietetiche, gli alimenti, alla gestione del comportamento e dei fattori am- tecniche di compenso, modificazioni posturali) (FLI GPP). bientali. Il counseling potrà essere rivolto al paziente, se possi- bile, e ai familiari o caregivers, al personale medico e sanitario, Nel trattamento vengono impostate delle strategie per influen- al personale addetto alla preparazione dei cibi, ad altre agenzie zare la velocità e il transito del bolo: (esempio scuola/comunità). Il counseling della preparazione • modificazioni dietetiche, ovvero alterazione della consisten- del cibo è da svolgere in collaborazione con i Dietisti. za o della viscosità del cibo e dei liquidi; • tecniche di compenso, ovvero posture (la modifica della posizione della testa o del corpo) o manovre (la ma- nipolazione di uno degli isolati aspetti del meccanismo di deglutizione); • scelta di ausili per favorire l’assunzione di alimenti; • tecniche terapeutiche, ovvero esercizi o strategie per facili- tare e stimolare la deglutizione. • norme comportamentali che il paziente dovrà attuare du- rante l’assunzione di pasti, condivise con il care-givers di ri- ferimento. Qualora, in base ai risultati delle valutazioni logopediche in iti- nere, compresa l’osservazione del pasto e della riabilitazione lo- gopedica, si osservassero variazioni dei caratteri della disfagia, il paziente andrà rinviato a Visita Foniatrica nel corso della quale si potrà variare il giudizio sulla gravità della disfagia ed i relativi provvedimenti. 28 29
Appendici 30 31
FARMACI E DISFAGIA FARMACI E DISFAGIA Appendici Attenzione! 1. Come devono Un’impropria manipolazione delle medicine o/e la mescolazio- essere assunti i ne di più prodotti al fine di somministrarli insieme può rendere il farmaco sottodosato, inattivo o creare dei composti dannosi farmaci? per la salute del paziente. La formulazione di un farmaco per somministrazione orale do- vrebbe essere modificata solo in caso di mancanza dello stesso Un particolarissimo tipo di “alimenti” che sovente richiedono in altre forme farmaceutiche o di alternative terapeutiche che di essere assunti per bocca sono i farmaci: compresse, pillole possono essere somministrate per una via diversa da quella confettate, capsule possono provocare non pochi problemi nel orale vedi normative aifa che definisce alcuni parametri di- momento della somministrazione se questa avviene con le mo- chiarati che comprendono anche le caratteristiche del prodotto. dalità errate. Non a caso li abbiamo voluti definire “alimenti” poiché in quanto tali non fanno eccezione alle norme di con- Se un farmaco viene alterato in qualsiasi modo prima di essere sistenza prescritte per l’alimentazione della persona disfagica: somministrato ossia si agisce al di fuori della licenza di produ- i farmaci da assumere per bocca, infatti, devono avere le stesse zione del medicinale, ne consegue che il produttore cessa di caratteristiche di consistenza previste per i cibi. essere responsabile di qualsiasi conseguenza possa insorgere dall’assunzione dello stesso! Fra le medicine somministrabili per bocca possono essere pre- ferite quelle in forma liquida quali le gocce, le polveri solubili, gli sciroppi, le soluzioni e le sospensioni: queste preparazioni possono essere addensate con le apposite polveri, analoga- mente a quanto detto per le bevande, e somministrate alla con- sistenza voluta. I farmaci disponibili solo in compressa, confetto o capsula possono essere somministrati con maggiore sicurezza con acqua gelificata o con una crema piuttosto che con acqua. 32 33
FARMACI E DISFAGIA FARMACI E DISFAGIA Appendici 2. Come interagiscono • La carbamazepina e la griseofulvina vengono assimilati con gli alimenti? più velocemente a stomaco pieno poiché solubilizzati dagli acidi biliari • Lo stato di malnutrizione incrementa la tossicità di molti • Farmaci beta-bloccanti: agiscono più rapidamente se il altri farmaci o al contrario ne minimizza l’effetto flusso epatico è maggiore assumere durante i pasti • Antibiotici: inibiti dai farmaci anti-acidi o da alimenti e • Il succo di pompelmo: inibitore del citocromo P450, un composti che contengono ferro, rame, zinco, magnesio allu- enzima detossificante di moltissimi farmaci; pertanto ne minio, calcio, o che siano tamponati assumere il farmaco diminuisce l’attività (a volte pericolosamente) due ore prima o quattro ore dopo il pasto • Diuretici: assumerli durante i pasti e meglio evitare l’assun- • Bifosfonati: producono un effetto lesivo sull’esofago è zione di grandi quantità di alimenti ricchi di potassio (es. necessario evitare il reflusso gastrico non ingerendo cibi che banane, arance e verdure a foglia verde). possono favorire tale stato ed evitare di sdraiarsi per 30 minuti • I-MAO: se associati a formaggi fermentati, fegato bovino, • L-Dopa: la sua assimilazione è ostacolata da una dieta iper- vino rosso, banane e carni lavorate possono provocare crisi proteica evitare l’assunzione di troppe proteine ipertensive • Levostatina, paracetamolo, digossina: possono essere • Warfarin: inibitore della vitamina K vanno esclusi dall’a- assorbiti in maniera incompleta a causa della presenza di limentazione i cibi con forte incidenza di questa vitamina troppe fibre nella dieta come verdure a foglia larga e verde (es. cavolo, lattuga, spi- naci), preferendo a queste i prodotti vegetali a forma solida • Alcune sostante contenute nel tè o nel caffè riducono l’as- e colorati (es. pomodori, carote, ravanelli) sorbimento di ferro • Ormoni tiroidei sintetici assumerli al mattino a stomaco • Eccesso di vitamina C: riduzione livelli sierici di vitamina vuoto, almeno 60 minuti prima dei pasti B12 anemia perniciosa 34 35
FARMACI E DISFAGIA EFFETTO CORRELATO ALLA DURATA DELLA TERAPIA: Appendici A MEDIO-LUNGO TERMINE Antidepressivi 3. Quali farmaci Imipramina, Gli effetti triciclici amitriptilina, ecc. anticolinergici possono attenuarsi possono provocare durante la terapia o essere controllati disfagia? con opportuni aggiustamenti del dosaggio Antiparkinson Ropinirolo, selegina Effetti collaterali legati all'effetto MAO-inibitore; si 3.1 Disfagia come effetto collaterale e ha potenziamento secondario di alcuni farmaci del L-DOPA di cui si dovrà ridurre la dose Farmaci che causano disfagia come effetto collatera- Diuretici Acido etacrinico Si sono verificati con l’impiego di le e secondario dosi elevate dopo 1-3 mesi di terapia ininterrotta EFFETTO TRANSITORIO FANS Acido acetilsalicilico, I FANS dovrebbero Antiemicranici Zolmitriptan Generalmente celecoxib, diclofenac, essere prescritti transitori, tendono ecc. con cautela in a manifestarsi presenza di reflusso entro 4 ore; la gastroesofageo sintomatico somministrazione ripetuta non Neurolettici Butirrofenoni, I disturbi di solito ne aumenta fenotiazine si risolvono la frequenza, (aloperidolo, riducendo la dose clorpromazina, ecc.) o interrompendo la si risolvono terapia; i pazienti spontaneamente a rischio maggiore senza ulteriori sembrano essere trattamenti quelli sottoposti a trattamento a lungo termine Antipsicotici Olanzapina, Lievi transitori effetti Calcio antagonisti Amlodipina Non comune quetiapina anticolinergici Bifosfonati Acido alendronico Comune 36 37
Antidepressivi Triciclici: imipramina, La xerostomia è EFFETTO CORRELATO ALLA DURATA DELLA TERAPIA: clomipramina, estremamente Appendici A BREVE TERMINE amitriptilina, nortriptilina, doxepina frequente, specialmente negli SSRI (Inibitori selettivi anziani, soprattutto con Antibiotici Amoxicillina, Raro della serotonina): i triciclici e meno con eritromicina, ecc. citalopram, fluoxetina, i SSRI (poiché hanno paroxetina, sertralina, minore componente Anticolinergici N-butilscopolamina, - venlafaxina anticolinergica) atropina, iosciamina Antimaniacali Litio La xerostomia si verifica in circa il 20- Antifungini Amfoterina B - 50% dei pazienti ed è da mettere in relazione Antiemetici Metoclopramide - alla poliuria indotta dallo ione Procinetici Domperidone - Antiinfiammatori Diflunisal, ibuprofene, I FANS dovrebbero fenoprofene, essere prescritti con Miorilassanti ad Tossina botulinica Le reazioni avverse naprossene, piroxicam cautela in presenza di azione periferica gravi sono rare e reflusso gastroesofageo di solito correlate sintomatico a diffusione della Antiparkinsoniani Biperidene, Capacità di causare triesifenidile, xerostomia, che tossina ad aree non amantadina, seleginina dipende dalla loro considerate bersaglio attività antimuscarinica. Effetti collaterali legati all’effetto MAO-inibitore: si ha potenziamento della L-DOPA di cui si dovrà ridurre la dose Farmaci che causano disfagia in quanto provocano Antiipertensivi Ad azione centrale Si ha fino nel 40% dei come alfa- metildopa, pazienti. La riduzione xerostomi clonidina, reserpina della salivazione si esplica sia nel SNC sia in periferia e dipende EFFETTO CORRELATO ALLA DURATA DELLA TERAPIA: dall’attività agonistica A MEDIO-LUNGO TERMINE per i recettori adrenergici alfa2; in Agenti Salbutamolo, Xerostomia si verifica particolare, in periferia la stimolazione simpaticomimetici salmeterolo (per in meno del 3% dei recettori alfa2 inalazione) presinaptici eterotropici provoca Ansiolitici e sedativi Benzodiazepine - un’inibizione (es. triazolam), della trasmissione colinergica idrossizina Diuretici Acido etacrinico, In tali casi la reazione tiazidici, furosemide, avversa è imputabile Antiaritmici Disopiramide, Data dall’attività spironolattone, al meccanismo della chinidina, anticolinergica triamterene, mannitolo disidratazione procainamide, Antistaminici e Clorfeniramina, Anti-H1 di prima mexiletine difenidramina, generazione provocano decongestionanti amiodarone, pseudoefedrina xerostomia perché diltiazem, dotati di attività propafenone anticolinergica Calcio antagonisti Amlodipina - 38 39
Neurolettici/ Clorpromazina, Provocano xerostomia antipsicotici clozapina, flufenazina, in virtù della loro EFFETTO CORRELATO ALLA DURATA DELLA TERAPIA: A BREVE TERMINE Appendici aloperidolo, olanzapina, attività anticolinergica; quetiapina, risperidone, il rischio è aumentato trifluoperazina dalla concomitante somministrazione Antiprotozoari Metronidazolo 1% dei casi per di farmaci via intravaginale. antiparkinsoniani La frequenza anticolinergici, somministrati per del fenomeno è combattere le reazioni probabilmente extrapiramidali. maggiore quando Sebbene la clozapina il metronidazolo possa provocare anche una fastidiosa è usato per via xerostomia, essa causa sistemica più comunemente una ipersalivazione Anticolinergici o Butilscopolamina, - paradossa Antimuscarinici atropina, omatropina, Urologici Oxibutunina - ipratropio Agenti Leuprolide, megestrolo, La chemioterapia Antiemetici Metoclopramide - antineoplastici procarbazina antineoplastica può essere causa di Antidiarroici Loperamide Provocano la xerostomia, ma una sindrome della maggiore attenzione è bocca secca e rivolta alla mucosite, che rappresenta una questo effetto viene grave manifestazione aggravato dalla della tossicità di diversi associazione con agenti. I pazienti con tumore avanzato parasimpaticolitici possono richiedere vari trattamenti (per esempio, agenti EFFETTO TRANSITORIO antineopla- stici, antidepressivi e ACE Inibitori Metronidazolo 1% dei casi per analgesici) che via intravaginale. influiscono sulla funzione salivare, La frequenza pertanto vanno del fenomeno è frequentemente probabilmente incontro alla xerostomia maggiore quando il metronidazolo Antiulcerosi Omeprazolo, sucralfato - è usato per via sistemica Citochine Interferone-alfa Fino al 28% dei pazienti Agenti antiretrovirali Indinavir, ritonavir, Gli inibitori delle saquinavir proteinasi causano Farmaci che deprimono il SNC xerostomia in circa il 2% dei casi Antiepilettici Carbamazepina, gabapentin, fenobarbitale, Analgesici centrali Tramadolo, codeina, Provocano la sindrome fenitoina, acido valproico fentanyl, morfina della bocca secca; questo effetto viene Benzodiazepine Alprazolam, clonazepam, clorazepato, diazepam, aggravato dalla lorazepam associazione con parasimpaticolitici Antipertensivi Clonidina, reserpina Miorilassanti centrali Baclofene, tizanidina - centrali 40 41
FARMACI E DISFAGIA MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE Appendici 3.2 Farmaci che possono causare esofagiti o aumentarne il rischio 1. Modificazione degli alimenti • In modo diretto per irritazione locale, durante un tratta- mento a medio-lungo termine bed-medication o insuf- ficiente idratazione. In riferimento alla consistenza gli alimenti si dividono in: • Questi farmaci sono: antibiotici come la clindamicina, liquidi: acqua, tè e tisane. • eritromicina e tetracicline; FANS come acido acetilsalicidi- liquidi-densi (con scorie): Latte, yogurt da bere, succhi di co, iboprofene, naprossene; bifosfonati come Alendronato, frutta. • risedronato e metilxantine come la teofilina semiliquidi: passati di verdure, creme liquide, semolini li- • In maniera indiretta come antitumorali e citotossici possono quidi, yogurt, gelati, frullati ed omogeneizzati di frutta dove causare mucositi e quindi infezioni micotiche e virali (ad es. prevale la percentuale liquida. • ciplatino, metotrexate) semisolidi: passati di verdure densi, semolini densi, creme dense, polenta molto morbida, budini, mousse, formaggi cremosi. • solidi: pasta corta di pezzatura grossa e gnocchi (ben cotti e ben conditi), uova sode, pesce diliscato, verdure cotte non filamentose, formaggi molli (tipo crescenza), soufflé, banana e mela. La consistenza dei cibi può essere modulata ed adeguata alle esigenze del paziente; è possibile utilizzare: • addensanti naturali (es. gelatine, fecola di patate, amido di mais, farine istantanee, farine di cereali, colla di pesce, ecc.) e artificiali che possono essere aggiunti ad alimenti, liquidi, semiliquidi o semisolidi, caldi o freddi, dolci o salati, mante- nendo la consistenza ottenuta nel tempo senza modificare il gusto ed il colore del cibo o della bevanda. 42 43
MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE Appendici • diluenti (es. acqua, brodo vegetale, brodo di carne, latte, scarso controllo linguale e/o ipomobilità faringea. Viceversa, centrifugati/succhi di frutta e di verdure), gli stessi sapori possono aiutare in caso di ridotta sensibili- • lubrificanti (es. olio, burro, maionese, besciamella, ecc.). tà. Il sapore “acido”, ha l’effetto di aumentare la secrezione L’impiego di queste sostanze, tuttavia, deve tener conto, nel salivare (è quindi da evitare in caso di scialorrea). lungo periodo, dell’equilibrio nutrizionale del paziente. • Appetibilità: l’aspetto del cibo deve essere curato e, se pos- sibile, le portate distinte. Per favorire, inoltre, il transito del In riferimento al grado di coesione gli alimenti devono ga- bolo e in particolare il riflesso della deglutizione, sono con- rantire compattezza durante tutto il passaggio nel canale ali- sigliati cibi con sapori forti/speziati, agrodolci che stimolano mentare, senza sbriciolarsi o frammentarsi. l’aumento della salivazione. Per favorire l’assunzione dei cibi si può intervenire sulle seguen- In caso di disfagia è sempre bene evitare il consumo dei ti caratteristiche alimentari: seguenti cibi: • Omogeneità: il cibo deve presentarsi tutto della stessa con- • Alimenti a doppia consistenza: contengono al proprio in- sistenza. terno sia una parte liquida che solida, queste due consi- • Viscosità/scivolosità: il bolo deve determinare il “minor at- stenze hanno velocità diversa e quindi prevedono modalità trito” possibile sulle pareti del canale alimentare. Tale ca- deglutitorie differenti, che però richiedono di essere attuate ratteristica può essere incrementata con l’aggiunta, agli ali- contemporaneamente (es. pastina in brodo, minestrone con menti, di condimenti untuosi (olio, panna, besciamella, ecc.) verdure a pezzi, gelati o yogurt con pezzi di cioccolato o frut- • Dimensioni: il porzionamento e la dimensione del boccone ta, agrumi, ecc.) sono molto importanti e devono variare a seconda del tipo • Alimenti con filamenti (es. bollito, finocchio, mozzarella, for- di alterazione della deglutizione. maggi cotti, ecc.) • Temperatura: la temperatura vicina a quella corporea NON • Alimenti con scarti (es. nervetti, lische, ecc.) stimola la percezione del boccone durante le fasi della de- • Legumi (es. fagioli, piselli, ceci, ecc.) glutizione. Gli alimenti dovrebbero avere una temperatura • Cereali (es. riso, farro, orzo, mais, ecc.) più calda o più fredda di 36°-37°. • Alimenti solidi di difficile gestione orale (es. fette biscottate, • Colore: il colore del cibo può migliorarne l’appetibilità. grissini, pane, caramelle, confetti) • Sapore: nel paziente anziano i sapori “acido”, “amaro”, “pic- • Frutta secca, di bosco, con nocciolo o semini e agrumi cante” possono aumentare il rischio di aspirazione per 44 45
MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE Appendici 2. Tipi di cali senza tosse riflessa per due o più tipi di consistenza o aspirazione con due tipi di consistenza, con tosse de- diete bole o non riflessa o aspirazione e penetrazione larin- gea con un tipo di consistenza, assenza di tosse riflessa DIETA A: Cibi a consistenza semisolida, omogenei e cremosi. • Livello 1: Disfagia severa. Non possibile alcuna nutrizione ALIMENTI PREPARAZIONI PERMESSE orale in sicurezza. Non presente deglutizione efficace. Posso- no presentarsi una o più di queste condizioni: severa riten- Crema di grano, crema di riso, creme Cereali multicereali. zione in faringe con incapacità di detersione; severa stasi del Uova Uovo sbattuto con zucchero, zabaione. bolo in cavità orale con incapacità di detersione; aspirazione silente con due o più tipi di consistenze; tosse volontaria Prodotti del latte Yogurt molto denso (senza pezzi di frutta), latte addensato. non efficace NIENTE PER OS • Livello 2: Disfagia moderata/ severa. Massima assistenza Grassi Salse, brodi, addensati. o uso di strategie facilitatorie con parziale nutrizione orale Carni e sostituti Carni tenere frullate con aggiunta di salse. (tollerata in sicurezza solo un tipo di consistenza, con l’uso di strategie facilitatorie). Possono presentarsi uno o più di Zuppe Frullate e filtrate; dense quanto serve. queste condizioni: severa ritenzione in faringe, incapacità di Dolci Frappè, creme, budino, gelato, granite. detersione o necessità di aiuto; severa stasi del bolo a livello orale, perdita o ritenzione incapacità di detersione del cavo Bevande Tutti i liquidi devono essere freddi e addensati, con un addensante commerciale. orale o necessità di multipli aiuti; aspirazione con due o più Usare solo acqua gelificata. tipi di consistenza; non tosse riflessa e debole tosse volon- taria. • Livello 3: Disfagia moderata. Necessaria assistenza to- • Livello 4: Disfagia lieve/moderata. Necessaria assisten- tale o strategie facilitanti e restrizione a due o più tipi di za al pasto e una restrizione a una o due tipi di consisten- consistenza. Possono presentarsi uno o più di queste con- ze. Possono presentarsi uno o più di queste condizioni: dizioni: moderata ritenzione in faringe detersa con aiuto; ritenzione in cavità orale e/o faringe detersa con difficol- moderata ritenzione nella cavità orale, detersa con aiu- tà; aspirazione presente con un solo tipo di consistenza, to; penetrazione nelle vie aeree a livello delle corde vo- con tosse debole o non riflessa; penetrazione laringea 46 47
MODIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI E TIPI DI DIETE L’ADDENSANTE Appendici 1. Perché addensare con tosse riflessa per due tipi di consistenza; penetrazio- ne laringea senza tosse riflessa per un tipo di consistenza. DIETA B: Alimenti di consistenza semiliquida, semisolida e so- lida morbida a pezzetti/tritata; liquidi leggermente addensati. i liquidi? • Livello 5: Disfagia lieve. Può essere necessaria supervi- Chi soffre di disfagia può avere più o meno difficoltà nella degluti- sione al pasto e una selezione del tipo di consistenza del zione in funzione delle caratteristiche proprie del bolo (consistenza, cibo. Lieve disfagia orale con ridotta masticazione e/o ri- viscosità, coesione). Per esempio alimenti liquidi come l’acqua, il tè stagno di cibo con detersione spontanea. Possono pre- le tisane sono i più difficili da somministrare nei soggetti con disfa- sentarsi una o più delle seguenti condizioni: aspirazione gia intra-deglutitoria in quanto questi liquidi, per la loro consistenza, di piccole quantità di liquido con tosse riflessa efficace determinano una deglutizione estremamente rapida e scarsamente e completa detersione delle vie aeree; penetrazione la- controllabile. ringea con alimenti di diversa consistenza o con un tipo soltanto seguita da una spontanea detersione laringea. Quando si utilizzano gli addensanti si consiglia di procedere gra- • dualmente, aggiungendoli un po’ alla volta agli alimenti, per evitare Livello 6: con limiti funzionali; indipendenza ridotta. Il che il cibo risulti troppo denso: alcuni agenti addensanti infatti han- paziente potrebbe avere una fase orale debole o una fase no un effetto quasi istantaneo, altri invece possono avere un effetto faringea ritardata. Può essere necessario un tempo più graduale che dura vari minuti. Da una parte quindi occorre ispessire prolungato per l’alimentazione. Non presenta aspirazio- i liquidi e dall’altra rendere i solidi più fluidi ma non è possibile defi- ne o penetrazione per nessuna delle diverse consistenze. nire con precisione quale sia la consistenza ideale, in quanto varia in DIETA C: Alimenti di consistenza semiliqui- funzione delle caratteristiche proprie dell’alimento (viscosità, durez- da semisolida, solida morbida. Liquidi a piccoli sorsi. za, eccetera) e dal tipo di disfunzione rilevata nel soggetto. • Livello 7: Atto deglutitorio funzionale. Non presente disfa- L’addensamento dei liquidi riduce la penetrazione e l’aspirazione, gia. Dieta libera. ma, con l’aumentare della densità, aumenta anche il rischio di resi- dui nella faringe osservare con attenzione il paziente, aumentare molto gradualmente la densità, fino a trovare il liquido meno denso possibile che si adatti meglio alle esigenze del paziente! 48 49
L’ADDENSANTE L’ADDENSANTE Appendici 2. Quali addensanti 3. Esistono anche sintetici scegliere? addensanti naturali? Gli addensanti commerciali possono essere aggiunti al termine delle Di seguito si riportano alcune alternative naturali che possono fasi di cottura e preparazione, permettendo un aggiustamento all’ul- essere aggiunte alle preparazioni alimentari e che sono comu- timo momento, tarato sul singolo paziente. Essendo inoltre quasi in- nemente usate in cucina per addensare le consistenze: sapori alterano poco il sapore dell’alimento. Quelli più comuni sono a base di: amido modificato, polisaccaridi e maltodestrine. • Amidi: zuccheri complessi estratti da diverse specie di pian- te, sono le sostanze vegetali migliori per addensare; in com- Nelle farmacie si possono trovare addensanti istantanei in polvere mercio sono venduti sotto forma di farine impalpabili e han- da aggiungere agli alimenti liquidi fino a raggiungere la consistenza no solitamente un prezzo molto contenuto. Ecco quali sono: minima per poter deglutire senza difficoltà, si va da quella dello sci- amido di riso, amido di mais, fecola di patate, amido di ta- roppo a quella della crema o del budino e bevande ed altre prepara- pioca, amido di frumento, fecola di maranta. zioni alimentari (creme dolci e salate ecc.) già addensate. • Le farine si prestano particolarmente a essere impiegate come addensanti in cucina; perfette nelle preparazioni sala- Gli addensanti farmaceutici presentano alcuni vantaggi: te, come quelle di zuppe e minestre, alle quali conferiranno • non modificano il colore e il gusto dei liquidi cremosità e corpo, i vari tipi di farina possono essere usati • si possono utilizzare con liquidi caldi o freddi anche per addensare creme dolci e gelati. Quelle più indica- • mantengono la consistenza voluta nel tempo te sono: farina di legumi, di riso, di semi di carrube, farina di piselli e farina di semi di lino. • Le “gomme” vegetali sono sostanze naturali ricavate dalle piante, le gomme vegetali sono degli ottimi addensanti, re- peribili sotto forma di polveri finissime per creme, salse, ge- lati, bevande e confetture. In commercio ne esistono davvero tante e con caratteristiche diverse: gomma di xanthan, gom- ma di tara, gomma di konjac, ecc. 50 51
L’ADDENSANTE L’ADDENSANTE Appendici • 4. Addensanti Agar agar: non altera il sapore delle pietanze, oltre che per la preparazione di creme e gelatine, può essere utilizzato anche per gelificare prodotti in cui sia presente l’ananas che non solidifica- no con la “colla di pesce”. e idratazione • Pectina: ricavata principalmente dalle bucce delle arance e dal- le mele, questa sostanza ha un elevato potere gelificante e vie- Sull’uso degli addensanti per il mantenimento dell’apporto ne per questo impiegata sopratutto per preparare confetture e idrico nei pazienti disfagici non vi è accordo poiché il consumo marmellate. • di acqua gelificata permette certamente di ingerire una certa Lecitina di soia: addensante per creme e sughi che deve essere quantità di liquidi necessaria ma, nella maggior parte dei casi, usata a freddo. non sufficiente. Due recenti studi (un RCT e uno studio osservazionale) hanno indagato l’efficacia delle tecniche compensative nelle variabili consistenza dei liquidi e posizione del capo, studiandole nello stesso campione costituito da due diverse popolazioni di pa- zienti, una di persone con demenza e una con Morbo di Parkin- son. Anche se dal loro studio non hanno tratto dati certi, tuttavia hanno formulato una serie di osservazioni che possono avere una validità clinica: a) in confronto al gruppo che ha adottato la tecnica del mento abbassato, i pazienti che hanno assunto i liquidi addensati hanno presentato con maggior frequenza al- meno uno episodio delle seguenti condizioni: disidratazione, infezioni del tratto urinario e febbre; b) inoltre in questo grup- po si è registrato un maggior numero di perdite di pazienti per ricoveri ospedalieri; c) coloro che assumevano liquidi addensati della consistenza del nettare hanno sofferto di un più alto nu- mero di episodi di diarrea rispetto a coloro che usavano liquidi della consistenza del miele, per contro hanno registrato tempi 52 53
L’ADDENSANTE di degenza per polmonite molto più brevi sia di coloro che as- sumevano liquidi della consistenza del miele, sia di coloro che tenevano il capo abbassato, dato che fa pensare che i liquidi meno densi siano più facili da espellere dalle vie aeree rispetto a quelli con un maggior grado di viscosità . Un fattore critico nella rialimentazione è il mantenimento di una adeguata idratazione. In particolar modo faticano a raggiungere livelli di idratazione ottimali coloro che devono essere idratati con bevande addensate o gelificate. Allegati 54 55
ALLEGATO 1 ALLEGATO 2 Allegati Malnutrition Universal Screening Tool Mini Nutritional Assessment (MNA) (MUST) Il “Mini Nutritional Assessment” (MNA) è riprodotto in questa pagina con la cortese con- cessione del Nestlé Nutrition Institute. Il “Malnutrition Universal Screening Tool” (‘MUST’) è riprodotto nelle pagine 56-59 con la Per ulteriori informazioni su “MNA”: www.mna-elderly.com cortese concessione della BAPEN (British Association for Parenteral and Enteral Nutri- tion). Traduzione del testo a cura del Gruppo di Lavoro del PDTA. Per ulteriori informazioni su ‘MUST’: www.bapen.org.uk 56 57
ALLEGATO 3 Scala della deglutizione ASHA NOMS L’opuscolo nasce dal lavoro di tesi per il Master Universitario di I livello in Deglutologia, dell’Università degli studi di Torino, frequentato nell’anno 2019/2020. Ringraziamo il Corep e le responsabili del Master per l’esperienza e la Dottoressa P. Cancialosi per averci seguite durante il progetto. Principali fonti bibliografiche di riferimento: PDTA disfagia Regione Emilia Romagna, 2010; PDTA disfagia Regione Piemonte, 2013; Amitrano, Crivelli, Griglia di Osservazione al Pasto, 2005 58
Per info Barbara Guarneri, Cremona barbara.guarneri94@gmail.com Claudia Tuoni, Pistoia claudiatuoni1992@hotmail.it Grafica a cura di Lucia Cariani
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