La chiesa: un luogo sacro Poggianti Federico 5H
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La chiesa: un luogo sacro Poggianti Federico 5H Un cristiano occidentale, quando entra nel tempio ortodosso per la Divina Liturgia, si trova in un mondo sconosciuto. Il tempio e la sua pittura formano un libro che è destinato ad essere letto. Bisogna leggere questo libro dall'alto in basso, perchè il tempio viene dall'alto, dal cielo. La sua parte superiore si chiama "cielo", e quella inferiore "terra". Il cielo e la terra formano il cosmo (questa parola in greco significa "adornato", "bello"). Dentro il tempio dipingevano dappertutto dove si poteva, anche negli angoletti, che l'occhio non può osservare. La pittura è effettuata accuratamente e con bellezza, perchè il principale spettatore di tutto è Dio, che tutto vede e tutto può. La sua immagine si trova proprio nella cupola, nel punto più alto del tempio. Dio, nella tradizione ortodossa, è presentato sotto la forma di Gesu' Cristo Pantocratore. Nella mano sinistra porta il libro, con la destra benedice l'Universo. Passando dalla cupola alla parte centrale del tempio si trovano delle superfici semisferiche, sulle quali sono dipinti i quattro evangelisti, che portano dal cielo in terra la Buona Notizia attraverso il Vangelo. Le volte e gli archi uniscono il cielo con la terra. Sulle volte sono rappresentati gli avvenimenti essenziali della storia evangelica, sugli archi - gli apostoli, i profeti, i santi, quelli che aiutano gli uomini nella loro ascesa verso il cielo. Le pareti del tempio sono dipinte con i temi della storia sacra: l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento, le vite dei santi, fino alla storia della nazione e del paese o città. Il cerchio dei temi sembra a prima vista limitato, sembra che si ripeta, nonostante questo nessuna chiesa è uguale all'altra, in ognuna lo schema pittorico è originale. L’altare è come la tomba nella quale si manifestò la Resurrezione del Corpo di Cristo. Lo spazio attorno ad esso, il Santuario o Vima, è racchiuso da una parete che sorregge alcune icone: l’iconostasi. Questa barriera può essere bassa o anche arrivare fino all'arco. Sull'iconostasi in alto, come regola, sono riprodotti gli ornamenti della navata, in fresco o in mosaico. Nella parte centrale dell’iconostasi si situa una porta con due battenti che si affaccia direttamente sull’altare. Nel centro si trova una porta a due battenti; ai lati due porte ad un battente. Tale porta può essere superata solo dai celebranti. A destra della porta centrale a doppio battente, chiamate anche "porte sante", si trova l'immagine del Cristo Pantocratore, a sinistra invece, quella della Vergine Maria con Bambino. Sulle porte sante viene riprodotta l'Annunciazione, e sulle due porte laterali ad un battente, chiamate anche "settentrionale" e "meridionale", gli arcangeli Michele e Gabriele oppure i santi diaconi. Direttamente sopra le porte sante è riprodotta l'Ultima Cena. La seconda fila delle icone, chiamata l'ordine delle feste, è formata da icone che presentano azioni salvifiche di Cristo nella sua vita terrestre; si ricordano le più importanti feste del calendario liturgico. Sopra di esse, nella terza fila, chiamata anche l'ordine della Deesi, vengono presentati gli apostoli, rivolti in atteggiamento di preghiera verso il centro, dove in trono siede lo stesso Cristo, e ai suoi lati i due principali intercessori per l'umanità, la Vergine Maria e Giovanni Battista. A volte c'è anche una quarta fila, chiamata l'ordine dei profeti, nella quale si trovano i
profeti, situati ai due lati della Vergine con Bambino, e tutta l'iconostasi abbraccia la croce su cui è dipinta l'immagine del Signore crocifisso (nel tempio non ci sono immagini tridimensionali) con la Vergine Maria e l'Apostolo Giovanni ai suoi lati. Così come la porta può essere superata solo dai celebranti, possono entrare nel santuario solo coloro che compiono il servizio liturgico. La disposizione descritta caratterizza tutte le chiese ortodosse anche se il luogo di culto fosse un locale improvvisato. Quando le porte sante sono aperte, dal centro del santuario (il quale, come regola, ha forma di un'abside semicircolare) quelli che pregano possono vedere l'altare, riccamente adornato, di forma cubica; sopra di esso si trovano la croce, le lampade e l'arca, molte volte a forma di tempio, in cui si conserva il pane consacrato durante l'eucarestia. Il santuario si trova nella parte orientale del tempio, perchè Cristo è la luce del mondo. La parte orientale del tempio simbolizza anche la Terra Santa, Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, dove è nato, vissuto, morto e risorto Cristo. La forma dell'abside del santuario è semicircolare, questo fa ricordare una grotta, e la tradizione cristiana venera due grotte, quella di Betlemme, dove è nato Cristo, e il Sepolcro del Signore, in cui è stato messo il corpo di Cristo deposto dalla Croce, e dal quale lui è risorto, distruggendo i ceppi della morte. La parte occidentale del tempio, contrapposta a quella orientale, simbolizza il tramonto del sole, lì, nell'atrio che si trova da questa parte del tempio, stanno i penitenti e i non battezzati. A destra dell’altare è disposta una tavola di piccole dimensioni per la preparazione dei Santi Doni: la protesi. Prima della celebrazione della Divina Liturgia il calice e la patena (disco sul quale si appoggia il Santo Pane durante la celebrazione) sono disposti sulla protesi. Il celebrante riempie il calice di vino e d’acqua e taglia, da un piccolo pane predisposto, il pezzo che sarà consacrato appoggiandolo sulla patena. Al momento dell’offertorio, durante la celebrazione dell’Eucarestia, il calice e la patena (il disco) sono recati solennemente in processione con un percorso che parte dalla protesi e termina all’altare. I celebranti escono dal santuario attraverso una porta laterale, arrivano al centro della chiesa e poi ritornano verso il Santuario entrando per la porta centrale. Nella parte destra del Santuario si trova il Diakonikon, luogo simile ad una sacristia nel quale vengono assunti o deposti i paramenti sacri e gli oggetti liturgici. Al di fuori del santuario, i fedeli e il coro dei cantori stanno nella navata che, contrariamente a quella del tempio cattolico, è quadrata, totalmente vuota, se non si tiene conto di alcune sedie, destinate per i malati e deboli. E’ sempre in essa che viene distribuita la comunione. E’ pure in tal luogo che si celebra la maggioranza dei Sacramenti, ad eccezione di quello dell’Ordine (che avviene all’altare) e di quello dell’unzione dei malati (che si può fare pure in una casa o in un ospedale). Il nartece è un vestibolo tra la navata e l’esterno della chiesa. In esso stanno i penitenti e un tempo i catecumeni. I monaci che, prima di tutto sono dei penitenti, vi recitano degli uffici liturgici tipicamente monastici. Durante alcune solenni ufficiature liturgiche vi si pronuncia una grande preghiera detta liti per i bisogni del mondo intero e per preservarlo dalle calamità e dalle catastrofi naturali. Infine, all’esterno, si trova un peristilio, una sorta di sagrato con, a volte, una fontana. Queste due parti, il nartece e il peristilio, si trovano normalmente nelle chiese. Invece, quando ci si trova davanti ad un semplice locale adattato per la celebrazione, generalmente ci si accontenta di tenere l'iconostasi e la navata. Nella costruzione di una chiesa, la sua altezza deve sempre rispettare armonicamente la sua pianta in maniera che le proporzioni siano gradevoli alla percezione umana affinché egli possa sentirsi bene come a casa sua ispirandogli pure un senso di elevazione dello spirito. L'armonia delle proporzioni crea un senso di pace e di ben essere qualsiasi sia la grandezza dell'edificio. • La chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli, uno tra i più meravigliosi esempi di architettura religiosa ortodossa oltre che una delle più grandi basiliche della cristianità, non crea alcun senso di schiacciamento come lo infondono molte cattedrali gotiche. La cupola emisferica di questa basilica avvolge lo spazio interno riproducendo l'armonia del cosmo sintetizzata nella chiesa. Questa cupola (trullo) si trova nella maggior parte delle chiese ortodosse e sovrasta la navata. Vi è dipinto un Cristo Pantocrator, ossia, "sovrano dell'universo". La maggior parte
delle pareti sono ornate e dipinte con affreschi seguendo la stessa tecnica pittorica delle icone; essi rappresentano scene tratte dalla vita di Cristo e immagini di santi. Il fedele si trova in tal modo circondato da una folla di testimoni della fede. Questa onnipresenza della santità e del mistero dell'opera di Cristo ha l'immenso vantaggio di creare, per la sua stessa profusione, un clima psicologico particolarmente propizio alla preghiera e alla pace interiore. Inoltre i colori utilizzati per questi affreschi uniti a giochi di luci particolarmente studiati nella costruzione dell'edificio, contribuiscono anch'essi a creare un'inesprimibile ambientazione per la liturgia ortodossa. La croce La più diffusa nell'Ortodossia è la croce con otto bracci, chiamata anche il crocifisso. Sull'asse centrale (verticale) si trovano tre traverse orizzontali. Quella mediana è grande, per le mani del Cristo crocifisso. La traversa orizzontale superiore ricorda la tavola con la scritta: "Gesù Nazareno, Re dei Giudei". Questa scritta in tre lingue - greco, latino ed ebraico - è stata messa sulla croce di Cristo per ordine di Pilato. Era usanza romana scrivere la colpa del reo su delle tavolette. Nella tradizione ortodossa i piedi di Cristo non sono trafitti con un solo chiodo, come in quella cattolica, bensì con due chiodi, uno per ciascun piede. Come mostrano le ricerche sulla Sindone di Torino così era in realtà. La traversa orizzontale inferiore è per i piedi del Crocifisso. Un capo di essa è un pò rialzato. Questo lato rialzato mostra il cielo, verso cui è diretto il Buon Ladrone, crocifisso assieme a Cristo, l'altro capo invece è diretto verso il basso, verso l'inferno, il posto per l'altro ladrone, quello che non si è pentito. Molte volte, al di sotto della croce, si può vedere l'immagine del teschio: è la testa di Adamo, che secondo la tradizione fu sepolto sul Golgotha, sotto il luogo dove è stato crocifisso Cristo. Dalla fenditura della roccia sotto la Croce cadde sulla testa di Adamo una goccia del sangue di Cristo ridandogli la vita, ridando la vita a Adamo: uomo e umanità. Vicino alla croce sono presentati molte volte la Vergine Maria e il discepolo amato da Cristo: l'Apostolo Giovanni. Spesso vengono messi anche gli strumenti di morte di Cristo: la lancia con la quale hanno trafitto il suo fianco, e la canna con la spugna imbevuta d'aceto, che fu data a Cristo dal soldato romano. A volte si può vedere anche la croce con la mezzaluna. Qualcuno pensa che questo sia il simbolo della vittoria dell'Ortodossia sull'Islamismo. Invece la croce con la mezzaluna è conosciuta molto prima del conflitto tra cristiani e musulmani, è conosciuta già dai tempi della Chiesa primitiva: la forma della croce e quella della luna unite insieme formano un'ancora, simbolo della speranza. La mezzaluna simboleggia anche il calice eucaristico con il sangue di Cristo che redime i peccati dell'uomo. Questi tipi di croce sono messi sui templi dedicati alla Vergine Maria, perchè la mezzaluna è il suo simbolo, e il sole è simbolo di Cristo. La luce Il simbolo dell'unione di quello che è terrestre con quello che appartiene al cielo è raffigurato dalla fusione delle due fonti di luce nel tempio: la luce che viene dall'alto, dal di sotto della cupola, e la luce che sale dal basso, dalle candele e dalle lampade, che simboleggiano la preghiera dei fedeli. Nel tempio la luce gioca un ruolo fondamentale: precisamente dalla luce dipende in massima parte come si percepisce lo spazio del tempio e tutto quello che lo riempie e che avviene in esso. Durante le celebrazioni vespertine la luce di solito si spegne, e il tempio è in penombra. Questo simboleggia il mondo, immerso nel buio fino alla venuta di Cristo. Durante le celebrazioni del mattutino il sacerdote proclama: Gloria a Te, che ci hai mostrato la luce, e si accendono i panicadila (grandi candelabri che sono appesi al soffitto) e le candele, e il tempio si riempie di luce. Per le grandi feste, specialmente per la Pasqua, il tempio è inondato dai raggi della luce. Il festeggiamento della Risurrezione di Cristo inizia il sabato, a notte fonda, nella piena oscurità.
Precisamente a mezzanotte i sacerdoti nel santuario cominciano a cantare le lodi pasquali insieme ai fedeli. Si accendono le candele tenute in mano da coloro che sono presenti in chiesa. Da una candela all'altra si passa la fiamma viva, ed ecco, il tempio si riempie di centinaia e migliaia di piccole fiamme, che si fondono in un fiume di fuoco che non smette di muoversi, ma gira in processione attorno alla chiesa. Risuona la voce del sacerdote: Cristos voskries! Cristo è risorto! e migliaia di voci rispondono con allegria: Voistinu voskries! E' veramente risorto! Nella chiesa si accendono tutti i candelabri, perchè ci sia più luce possibile. La Risurrezione di Cristo viene celebrata dalla Chiesa come la vittoria sulla morte, sul mondo delle tenebre e del peccato. La Pasqua è una festa di luce. Il suono Il suono è molto importante nel cosmo del tempio. L'acustica nei templi non è di solito uguale in tutti. Nei templi di legno, per rafforzare le possibilità acustiche mettevano nella muratura dei recipienti e delle brocche, in modo da aumentare la quantità delle superfici sferiche, che potessero riflettere il suono. Per questo la voce, anche quella non forte, qui si sente bene. Tempio ortodosso è orientato per la voce umana, è orientato, come tutto l'universo, per l'uomo. Nel tempio ortodosso l'unico strumento musicale è la campana. I Padri della Chiesa preferivano la voce umana, considerandola lo strumento più perfetto creato da Dio. Però le campane sono rimaste. All'inizio il loro ruolo era del tutto secondario: chiamare i fedeli alla preghiera. Le campane, che sembrano naturali per la tradizione ortodossa, sono invece arrivate dall'Occidente, viceversa l'organo, l'immancabile strumento della celebrazione cattolica, è stato portato in Europa da Bisanzio, dove risuonava alla corte dell'imperatore. Le campane più grandi si usano poche volte, soltanto nei momenti solenni oppure tragici. Di solito sul campanile del tempio ortodosso vengono appese diverse campane di diverse misure. Nell'ortodossia si è costituita la tradizione di un annunzio attraverso la polifonia delle campane, quando il campanaro mette in movimento alcune decine di campane, ognuna di esse suona il suo spartito, ma i suoni si fondono in un'unica armonia d'allegra esultanza. Nella celebrazione ortodossa non può mancare il coro. Il canto nella Chiesa Ortodossa non ha l'accompagnamento strumentale, così come nell'epoca primitiva non lo aveva la Chiesa Cattolica. Il canto del coro, unanime, dominante nella tradizione russa ortodossa fino alla fine del XVII secolo, è in un certo senso una scuola spirituale per l'uomo, il quale sottopone la sua voce all'armonia del coro. Così l'uomo imparava quell'armonica coordinazione del suo mondo spirituale con quello delle altre persone, e più in generale con tutto l'universo, creato da Dio secondo regole armoniche. La parte musicale della celebrazione, come tutte le altre, ha non soltanto e non tanto un significato estetico, bensì un suo senso profondo che aiuta a capire più intensamente l'essenza della fede ortodossa. Qui le parole e la melodia sono legate una con l'altra in una maniera molto stretta, per questo i Padri della Chiesa insegnavano: "Che la tua voce canti, e che la tua mente diligentemente rifletta sul canto". Il contenuto dei canti della Chiesa dovrebbe corrispondere strettamente alla dogmatica, ai fondamenti della fede. Molti canti giocano lo stesso ruolo che la pittura nel tempio: spiegano, insegnano le verità dell'Ortodossia. Le cupole La varietà di forme dell'architettura russa dei templi si manifesta nel numero delle cupole che coronano i templi. Questo numero delle cupole è simbolico. Se troviamo una cupola, essa simbolizza l'Unico Dio; se le cupole sono tre, la Santa Trinità; se cinque, Cristo e i quattro evangelisti; se sette, i sette sacramenti della Chiesa; se nove, gli ordini angelici; se tredici, Cristo e dodici apostoli. Il numero di cupole può arrivare fino a trentatré, secondo il numero degli anni della vita terrena del Salvatore. Anche la forma della cupola ha il suo significato simbolico. La forma ad elmo fa ricordare il
guerriero, la lotta spirituale portata dalla Chiesa contro le forze del male e delle tenebre. La forma a cipolla simboleggia la fiamma di una candela, che ci ricorda le parole di Cristo: "Voi siete la luce del mondo". La forma molto elaborata e l'intensa coloratura delle cupole sul tempio di Basilio il Benedetto parlano della bellezza della Gerusalemme Celeste. Il colore della cupola è importante nella simbologia del tempio. L'oro simboleggia la gloria celeste. I templi più importanti e i templi dedicati a Cristo e alle dodici feste principali della sua vita hanno le cupole dorate. Le cupole azzurre con stelle coronano i templi dedicati alla Vergine Maria, perchè la stella fa ricordare la nascita di Cristo dalla Vergine Maria. I templi dedicati alla Santissima Trinità hanno le cupole pitturate in verde, perché questo è il colore dello Spirito Santo. Invece i templi dedicati ai santi, sono coronati dalle cupole di colore verde oppure d'argento.
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