L'unione fa la forza Lorenz Pauli e Kathrin Schärer
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l’unione fa la forza Lorenz Pauli e Kathrin Schärer UFSPO 2532 Macolin Ufficio federale dello sport UFSPO
Un libro illustrato che rimane impresso l’unione fa la forza – muoversi insieme, imparare insieme, vivere insieme Il libro è frutto della collaborazione di Lorenz Pauli e Kathrin Schärer con il Centro di competenze sport e integrazione CCSI dell’Ufficio federale dello sport UFSPO e la casa editrice Atlantis. «l’unione fa la forza» va a completare il modulo «Muoversi insieme» del programma «scuola in movimento» destinato a docenti che vogliono promuovere il movimento in ambito scolastico. Il modulo «Muoversi insieme» affronta il tema dell’integrazione in maniera semplice e ludica. Vuole promuovere l’attività fisica come un’opportunità per rafforzare lo spirito di coesione in classe. Gli esercizi sono ideati specificamente per stimolare una riflessione su se stessi e sul contesto sociale. Le attività e le esperienze vissute insieme dimostrano ai bambini quanto sono importanti la coesione sociale e l’interazione personale. Insomma, imparano a gestire positivamente la varietà culturale. La storia serve ad introdurre il tema o, se letta dopo aver svolto gli esercizi, è uno spunto per riflettere sulle domande poste (specialmente per il livello inferiore). Informazioni sul CCSI v. www.ufspo.ch/ccsi e sul programma «scuola in movimento» www.scuolainmovimento.ch
Il cervo esce dal bosco. Il ruscelletto mormora tranquillo come sempre. Poi il cervo fa due passi verso il ruscello, e a quel punto incomincia la nostra storia:
Il cervo vede il topo. Sente che fischietta. Fischietta una melodia. Intanto sta in equilibrio su un ramo sospeso sull’acqua. Va avanti e indietro. Avanti e indietro. Il cervo scuote la testa. La scuote lentamente, perché le corna sono grandi e pesanti. Infine chiede: «Che gioco stai facendo?» Il topo è a metà del ramo e nel bel mezzo della melodia: «Non è un gioco! Faccio i miei esercizi di abilità». «Oh!» dice il cervo, «mi eserciterò anch’io, così non ti annoierai più. Io e te insieme. Molto meglio che da soli».
Il topo quasi cade dal ramo per le risate: «Di’ un po’, le corna ti sono arrivate fin dentro il cervello e pensieri non ci passano più? Sei troppo grande per questo ramo. Non ce la farai mai!» Il cervo sbuffa: «E che fine ha fatto la tua fantasia? È caduta nell’acqua? Cambieremo un po’ l’esercizio. D’ora in poi si chiamerà Tenere i piedi asciutti. Tu stai in equilibrio e io salto oltre il ruscello». Finora non ci è cascato dentro nessuno… Ed è meglio così anche per la nostra storia.
Il pesce mette la testa fuori dall’acqua e guarda quell’andirivieni. Muove la coda di qua e di là e alla fine dice: «È vero che sono muto come un pesce, ma vorrei chiedervi una cosa: che gioco state facendo?» Il topo e il cervo esclamano insieme: «Non è un gioco. È il nostro allenamento! Si chiama Tenere i piedi asciutti». Il pesce fa cenno di sì. «Oh! Posso starci anch’io? Vi prego!» Il topo e il cervo si piegano in due dalle risate. «Tu non hai i piedi bagnati semplicemente perché non hai piedi. Non – puoi – allenarti – con noi!» Una lacrima da pesce scivola in acqua, senza che nessuno se ne accorga. «E se facessimo qualcos’altro? Una spedizione? Potremmo scoprire dove va a finire il ruscello. Noi tre insieme…»
Il topo scuote la testa. «Non abbiamo tempo. Dobbiamo allenarci. È così». Il cervo osserva il ruscello che scorre e dice pensoso: «Anch’io me lo sono chiesto spesso: dove va questo ruscello? Pesce, vengo con te». Il topo grida: «Cosa?!? Volevi allenarti con me e ho detto di sì. E ora mi pianti in asso? Ti sei accorto che sono più bravo di te a passare il ruscello, imbranato che non sei altro?» Il cervo sospira: «Vorrei andare con il pesce, ma vorrei anche stare con te. Topo, vieni con noi. Potrai continuare ad allenarti fra le mie corna. Noi tre insieme…» Il topo è d’accordo e si arrampica sulle corna del cervo. Ed è meglio così anche per la nostra storia. Fanno gli esercizi, nuotano e si mettono in cammino.
Quello che succede adesso, succede solo ai margini della nostra storia. Arriva la gazza. Si posa davanti agli zoccoli del cervo. «Fronte destr, front! Si torna indietro! Ora non cerchiamo più la fine del ruscello, cerchiamo la sorgente che scintilla. Seguitemi». Il cervo è stupefatto: «La gazza non ci ha nemmeno detto buongiorno. E adesso si comporta come se fosse il nostro capo. Non ci serve un capo! Siamo una squadra, noi». «Sì che ne avete bisogno! Avanti, marsch!» gracchia la gazza, e risale il ruscello a passo di marcia. Si sarà accorta che gli altri sono rimasti fermi e la seguono solo con lo sguardo? «Ciao ciao, capo!» squittisce il topo tutto contento. Il cervo sogghigna: «Quella è il capo di se stessa». La gazza resta sola. Forse le andrà meglio nella prossima storia.
I tre si rimettono in cammino. All’improvviso il cervo si ferma: «Là, guardate là! C’è una bestiaccia strana vicino all’acqua. Pelo arruffato, forma scura, lunga e sottile… pericolosa, pericolosissima! Si vede subito che è cattiva, infida, subdola, ripugnante e malvagia, per di più». Ma l’animale ha l’udito fino: «Cosa sarei? Ti avverto. Se continui a parlare male di me, ti mordo la zampa». «Vedete?» sbuffa il cervo, «lo avevo detto, io». La bestia sconosciuta si avvicina. Il pesce si immerge, il topo tenta di sembrare un pezzo di corno e il cervo cerca con gli occhi una via di fuga.
Visto da vicino l’animale sembra meno pericoloso. Ringhia: «Sono un suricato. Se vuoi un consiglio, non ridere del mio nome. Voglio mettervi in guardia, e questa è una fortuna per voi: laggiù vive un orso. È grosso, grasso, pigro e imprevedibile. Vi indicherò la strada per superare l’ostacolo. Oltre la collina potremo continuare a giocare. Noi quattro insieme». «Questo non è un gioco. Stiamo facendo una spedizione molto importante verso la fine del ruscello. Non vogliamo andare alla collina… » Il suricato s’innervosisce: «Non capite? Un orso! Farete una spedizione nella pancia di un orso! Dobbiamo girare al largo da quel punto pericoloso». Il cervo ci riprova: «Non possiamo allontanarci dal ruscello. Il pesce non fa un passo a piedi. E noi restiamo con lui. O riesci a deviare il ruscello verso la collina, o è meglio lasciar perdere».
Il suricato prende un secchio. Lo riempie d’acqua, pesca il pesce e ce lo mette dentro. «Forza! Questo goccio di ruscello ti dovrà bastare». «Insomma…» pensa il pesce. «Per fortuna abbiamo il cervo nella squadra», pensa il topo. «Non ci sarebbe un’altra soluzione?» si chiede il cervo.
Il pesce è muto, questo si sa. Ma a metà strada apre bocca per la seconda volta in questa storia. «Se mi è concesso dire una parola… » «Psss!» ordina il suricato. «Scusate, se mi è concesso dire una parola… » insiste il pesce. «Psss!» fanno il cervo, il topo e il suricato. «Ho gli zoccoli bagnati», dice il cervo. «Psss!» fanno il topo e il suricato.
Poi il topo si accorge che nel secchio c’è una fessura. Il pesce non ha quasi più acqua. Ormai sono troppo lontani dal ruscello per riportarlo fin là. E non riescono a riparare il secchio neppure tutti insieme. Continua a gocciolare. Il pesce si agita in quel poco d’acqua che gli resta. «Ohi ohi», dice il topo. «Niente da fare», dice il cervo. «Mi dispiace», dice il suricato.
Ma ecco che arriva l’orso. Era già da un po’ che li osservava. Si mette in movimento, si avvicina veloce. E gli altri non si accorgono di nulla! Guardano nel secchio e sono perplessi. Forse farebbero ancora in tempo a lasciar cadere il secchio e a darsela a gambe. Ma in tal caso la storia andrebbe a finire in un altro modo. Con gli occhi sgranati fissano il pesce che guizza nella piccola pozzanghera. L’orso rallenta e si ferma accanto al gruppo. Afferra il secchio e…
… lo vuota nelle sue grandi fauci. «No!» grida il pesce. «No!» gridano il suricato, il topo e il cervo. Ma l’orso sogghigna a bocca piena.
L’orso si rimette in movimento, e gli altri dietro. Giunto al ruscello, l’orso rallenta di nuovo. Sputa il pesce nell’acqua e bramisce soddisfatto: «Appena in tempo. I pesci non dovrebbero fare spedizioni. È dall’inizio della storia che vi tenevo d’occhio. Sono contento che siate venuti tutti a trovarmi! Su, giochiamo!»
Il topo annuisce. «Ma certo. l’unione fa la forza. Giocare, perché no…»
Molto tempo dopo la fine della storia il pesce avrebbe voluto ringraziare l’orso. Ma in tutta quella agitazione era rimasto senza parole.
Editore: Ufficio federale dello sport UFSPO, «scuola in movimento» Autore: Lorenz Pauli Traduzione: Gabriella de’Grandi Illustrazioni: Kathrin Schärer Impaginazione: Manuel Süess Litografie: Photolitho, Gossau-Zürich Stampa: Steudler Press AG, Basel Edizione: 2012 www.ufspo.ch, www.scuolainmovimento.ch Ordinazioni: www.basposhop.ch (minimo 10 esemplari nell’ambito della promozione dello sport nel contesto pedagogico o integrativo) Tutti i diritti riservati. Riproduzione o diffusione con ogni mezzo – anche parzialmente – di questo volume sono ammesse solo previo consenso dell’editore e con indicazione della fonte. L’edizione in grande formato è reperibile nelle edicole. (Atlantis, an imprint of Orell Füssli Verlag AG, Zürich – www.atlantis-verlag.ch)
Che fortuna: Prima non si conoscevano nemmeno, e adesso vanno già d’accordo. Se avessero rifiutato esperienze nuove e idee diverse, avremmo avuto tante storie da raccontarvi, una per ciascuno di loro, ma tutte noiose. Invece è nata un’unica storia, e ne vedrete delle belle!
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