Sciogliere l'enigma su Paolo

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            Sciogliere l’enigma su Paolo

    Secondo gli Atti degli apostoli, Paolo aveva avvertito i con-
vertiti dell’Asia che il cammino verso il regno di Dio si snoda at-
traverso molte persecuzioni. Se mai avessero avuto qualche dub-
bio a riguardo, la sua stessa vita sarebbe stata più che sufficiente
a dimostrare loro quel che intendeva dire. Minacciato, attaccato,
frainteso, naufragato,criticato,deriso,sminuito, ridicolizzato, la-
pidato, colpito, malmenato, insultato: questo è stato il suo desti-
no abituale. Per finire, affronto forse peggiore di tutti, Paolo fu
canonizzato dalla chiesa posteriore, consentendo così ai lettori fu-
turi di accusarlo di perseguire il potere (la chiesa, comunque, ha
sovente fatto in modo che chiamarlo «san Paolo» fosse una buo-
na scusa per evitare sia di capirlo sia di imitarlo).
    Talvolta mi chiedo che cosa Paolo direbbe del trattamento ri-
cevuto nel XX secolo. Forse: «plus ça change, plus c’est la même
chose», sempre presumendo che, ormai, avrebbe aggiunto il fran-
cese all’impressionante lista di lingue che egli già parlava. Il suo
destino in questo secolo non è stato diverso da quello che ebbe ai
suoi tempi. Nessuno che voglia fare una riflessione sul cristiane-
simo lo può ignorare; ma può, e lo si fa abitualmente, abusarne,
fraintenderlo, sovrapporgli le nostre categorie, rivolgergli le do-
mande sbagliate e meravigliarsi che non dia risposte chiare e, spu-
doratamente, prendere in prestito da lui singoli elementi e co-
stringerli in altri schemi che, tra l’altro, egli non avrebbe approva-
to. E quando alcuni proclamano a gran voce di ispirarsi a Paolo e
che il grande apostolo è la vera stella che li guida, poi ci accor-
giamo, piuttosto sovente, che essi esaltano a tal punto un aspetto
del suo pensiero che altri, per i quali egli aveva uguale attenzione,
vengono tralasciati o, perfino, vergognosamente negati.

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    Sovente, come nel caso della sommossa di Efeso, viene il so-             PAOLO NEL VENTESIMO SECOLO
spetto che da entrambe le parti ci sia chi fa molto chiasso, pur non
essendo molto sicuro di che cosa si stia parlando. Da una parte,
infatti,quelli che hanno paura di confessare a Dio,o perfino a Ge-           Schweitzer
sù, la loro rabbia nei confronti dell’uno o dell’altro, se non pro-
prio di entrambi, sono spesso contenti di potersi sfogare su qual-               La ricerca su Paolo in questo secolo1, come la ricerca su Ge-
cuno come Paolo, nei confronti del quale non hanno altrettante               sù, ha come punto di riferimento l’opera monumentale di Albert
inibizioni; dall’altra, quanti si afferrano ansiosamente a una data          Schweitzer. Sebbene il suo studio sulla teologia paolina2 sia sta-
teoria teologica o religiosa,potrebbero forse indietreggiare di fron-        to ritardato per molti anni a motivo della sua dedizione al lavoro
te all’affermazione che essa esprima il pensiero stesso di Dio; ma,          missionario medico, il suo primo volume su Paolo e i suoi inter-
rivendicando Paolo come alleato, hanno la piacevole sensazione               preti è ancora una lettura che vale la pena di fare, se vogliamo co-
di avere «le amicizie giuste» in tribunale. Paolo, viene il sospet-          gliere il senso di quello che stava accadendo, per quanto da un
to, potrebbe sentirsi imbarazzato da simili amici e nemici, per              punto di vista molto definito e particolare3. Egli analizza l’opera
quanto mi sa che ormai egli vi sia abituato.                                 di un buon numero di autori, ponendo loro le due semplicissime
    Sarei ingenuo se immaginassi, a mia volta, di poter sfuggire in-         domande che hanno continuato a dominare quest’àmbito di studi
denne a queste trappole. È rischioso e insidioso cercare di penetra-         e che saranno importanti in tutto questo libro. La prima: Paolo è
re a posteriori i pensieri di qualsiasi grande scrittore o scrittrice. So-   davvero un pensatore giudaico o è piuttosto un pensatore greco?
vente il meglio che possiamo fare è formulare un’ipotesi approssi-           La seconda: qual è il centro della teologia di Paolo? È forse la
mativa. Ma il metro del successo sta nel domandarsi costantemen-             «giustificazione per fede» oppure l’«essere in Cristo» (Schwei-
te: guardando Paolo in una certa ottica, illuminiamo passi che pri-          tzer considerò seriamente entrambe le opzioni)? Le due doman-
ma erano problematici? Le sue lettere acquistano una nuova coe-              de sono interdipendenti: Schweitzer credeva che l’«essere in Cri-
renza nei confronti della situazione particolare e nei rapporti con le       sto» fosse una concezione essenzialmente giudaica,mentre la «giu-
altre lettere? Percepiamo un quadro generale di quella che era l’in-         stificazione per fede» contenesse in sé un’implicita forte critica
tenzione di Paolo senza fare violenza ai piccoli dettagli? Emerge una        del giudaismo.
luce maggiore che dia loro significato? Quando osserviamo il trat-               La risposta personale per Schweitzer era ovvia. Prendendo le
tamento che Paolo ha ricevuto nel XX secolo, dobbiamo constatare             distanze da quanti insistevano nell’evidenziare in Paolo categorie
ancora una volta che la risposta a tutte queste domande è no. Con-           pagane, ellenistiche, quale modo migliore per comprenderlo, egli
quiste in un settore sono controbilanciate, fin troppo di frequente, da      afferma che Paolo è ebreo fino al midollo, anche se proprio attra-
perdite in un altro. La mia modesta speranza è che la stessa cosa non        verso il suo lavoro, in quanto apostolo ebreo dei gentili, ha pre-
si verifichi, o almeno non nella stessa misura, in quello che dirò.          parato la strada alla successiva ellenizzazione del cristianesimo.
    Scrivere su Paolo significa inserirsi in un discorso che va avan-        Allo stesso modo Schweitzer sostiene che la «giustificazione per
ti da parecchio tempo. Anche se interi libri sono stati scritti sulla        fede» (e l’insieme di questioni che vi sono connesse) non è il cuo-
storia della ricerca su Paolo, noi non possiamo fare altro che da-
re un’occhiata a una o due importanti figure, ma non possiamo
                                                                                 1 Su tutto quello che segue si può trovare un più completo resoconto in Stephen
non farlo: si tratta infatti di persone che hanno determinato il mo-
do in cui noi oggi ci accostiamo a Paolo, che hanno fissato le do-           NEILL e N.T. WRIGHT, The Interpretation of the New Testament, 1861-1986, 1988,
                                                                             pp. 403-430.
mande che noi gli rivolgiamo e quindi, in una certa misura, le ri-               2 Albert SCHWEITZER, Die Mystic des Apostels Paulus, Tübingen, 1930.
sposte che possiamo aspettarci.                                                  3 IDEM, Geschichte der paulinischen Forschung, Tübingen, 1911.

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re e il centro del pensiero di Paolo, ma piuttosto costituisce un at-     cata sul «Paolo teologo dogmatico». Schweitzer, dunque, tracciò
tacco polemico (che emerge dopotutto in due sole lettere e in un          la propria strada nel corso della prima metà di questo secolo, un
solo passaggio di una terza) riferito esclusivamente allo specifi-        gigante solitario e còlto, in mezzo a orde di pigmei rumorosi e
co problema dell’ammissione dei gentili non circoncisi nella chie-        teologicamente poco profondi.
sa. Piuttosto, il centro teologico di Paolo è quello che Schweitzer           In poche parole, Schweitzer ci ha lasciato in eredità le quattro
chiama «misticismo di Cristo». Con questo termine, egli fa rife-          domande che vengono sempre rivolte in riferimento a Paolo.
rimento alla famosa concezione paolina dell’«essere in Cristo» e
la interpreta sullo sfondo del giudaismo apocalittico. Il Dio di             1. Dove collochiamo Paolo nella storia della religione del I se-
Israele ha agito nel mondo in maniera drammatica, apocalittica            colo?
mediante Gesù,il Messia. Il vero popolo di Dio è stato ora in qual-          2. Come comprendiamo la sua teologia, il suo fondamento e il
che modo legato a questo Messia, questo Cristo. Esso è stato in-          suo centro?
corporato «in» Lui.                                                          3. Come leggiamo le singole lettere estraendo da esse ciò che
    Conseguentemente con questa analisi,Schweitzer fece un gran           Paolo vi ha inserito? (La parola degli specialisti per indicare que-
numero di scelte significative su come interpretare un certo nu-          sto obiettivo è esegesi, opposta a eisegesi, che significa inserire
mero di passi chiave in Paolo. Forse il più conosciuto è l’effetto        un significato nuovo che Paolo non intendeva).
della sua posizione sulle interpretazioni della lettera ai Romani,           4. Quali sono le conseguenze per la nostra vita e per il nostro
riconosciuta in genere come il capolavoro di Paolo. Se si consi-          lavoro oggi?
dera la «giustificazione per fede» il cuore della teologia paolina,
si tende a sottolineare Romani 1 - 4 quale vero centro della lette-           Storia,teologia,esegesi e applicazione pratica:tutti coloro che
ra. Se, con Schweitzer, si pensa che l’«essere in Cristo» sia il cuo-     scrivono su Paolo, implicitamente o esplicitamente, affrontano
re teologico di Paolo, si tende al contrario a sottolineare Romani        queste quattro questioni. Una delle ragioni per cui Schweitzer è
5 - 8 (si può naturalmente obiettare che non vi è alcuna ragione          così importante consiste nel fatto che egli le individuò con chia-
per cui il tema specifico di Romani o di qualsiasi altra lettera deb-     rezza e, sebbene le sue soluzioni non siano qualitativamente sul-
ba necessariamente riflettere il carattere basilare della teologia        lo stesso livello, nonostante ciò, egli ha costituito il punto di rife-
paolina; ma Romani è stata regolarmente costretta a svolgere ta-          rimento per gli studi successivi.
le ruolo, volente o nolente, e Schweitzer è solamente uno dei tan-
ti che lo hanno fatto).
    Una terza domanda che ha accompagnato Schweitzer nell’a-              Bultmann
nalisi di Paolo è quella delle conseguenze pratiche. Qual è il si-
gnificato attuale di Paolo? Penso che per Schweitzer ve ne fosse-             Il successivo grande interprete di Paolo nel XX secolo da pren-
ro due, l’uno positivo e l’altro negativo. In primo luogo, se quel-       dere in considerazione è Rudolf Bultmann4. Egli ha fatto di Pao-
lo che conta è «essere in Cristo», piuttosto che i sottili dibattiti      lo una delle due colonne dell’intera struttura della sua Teologia
sulla giustificazione, la persona è libera di esprimere la vita di Cri-   del Nuovo Testamento (l’altra è Giovanni), in quanto ritiene che
sto in modi nuovi e diversi. Penso che questo sia stato, almeno in        Paolo ci dia un’analisi decisiva sia della triste condizione in cui
parte, ciò che Schweitzer ha dimostrato in prima persona nella sua        si trovano gli esseri umani sia dei mezzi per sfuggirle. Bultmann
vita e nel suo lavoro, unici e straordinari. In secondo luogo, allo       usa il linguaggio di Paolo e di Lutero per affrontare i grandi ne-
stesso modo, non c’era da fare troppa attenzione a quello che la
chiesa ufficiale stava facendo, dal momento che era ancora bloc-             4   Rudolf BULTMANN, Theologie des Neuen Testaments, Tübingen, 1958.

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mici dell’umanità (peccato, legge e morte), e le grandi soluzioni        do che si trattava di «glosse» (parole o frasi aggiunte al testo di
loro offerte (grazia, fede, giustizia, vita). In questa analisi, Bult-   Paolo da autori posteriori) oppure frammenti e rimasugli del suo
mann si è ispirato abbondantemente ed esplicitamente alla filo-          sfondo giudaico che Paolo, in effetti, non aveva ripensato a fon-
sofia e alla ricerca storica contemporanee. In particolare ha svi-       do alla luce della sua teologia più matura (sono convinto che ri-
luppato una forma di esistenzialismo tedesco, resa celebre da Mar-       tenere di penetrare i pensieri di Paolo meglio dell’apostolo stes-
tin Heidegger. Resta in sospeso la domanda se la teologia di Bult-       so possa essere una pretesa estremamente dubbia; ma ne parlere-
mann,inclusa la sua lettura di Paolo,sia in realtà una versione cri-     mo ancora più avanti).
stiana dell’esistenzialismo o, viceversa, una versione esistenzia-
lista del cristianesimo.
    Le risposte di Bultmann alle quattro domande suonano più o           Davies
meno in questi termini: Paolo appartiene al suo contesto elleni-
stico; dopotutto era l’apostolo dei gentili e ben presto ha abban-           Per una buona metà di questo secolo Bultmann è stato incre-
donato le categorie giudaiche del suo pensiero originario, per espri-    dibilmente popolare tra gli studiosi del Nuovo Testamento. Il suo
mere il suo messaggio nelle categorie, come pure nella lingua,del        lavoro ha fatto in modo che l’appello di Schweitzer a leggere Pao-
più vasto mondo greco. In questo modo egli si pose in opposi-            lo nel suo contesto giudaico cadesse sovente nel nulla. L’idea che
zione proprio al mondo giudaico, nel quale i suoi connazionali,          Paolo avesse tratto le idee guida, i temi e la teologia non dal giu-
affidandosi alla Legge, stavano rifiutando la possibilità dell’esi-      daismo, ma dall’ellenismo influenzò il lavoro di molti autori, so-
stenza autentica offerta in Cristo, inteso come fine della Legge.        stenuti in questo da una lettura errata del giudaismo stesso, lettu-
Cuore e centro della teologia di Paolo, per Bultmann, è dunque la        ra che ritroviamo ancora oggi. Subito dopo la seconda guerra mon-
sua analisi dell’infelice condizione umana e della decisione («fe-       diale, però,le cose dovevano cambiare radicalmente, come prean-
de») per mezzo della quale è possibile evitarla. Paolo, per Bult-        nunciava il lavoro di un giovane gallese che avrebbe poi trascor-
mann, conservò la convinzione giudaica che il mondo era prossi-          so gran parte della sua vita negli Stati Uniti. W.D. Davies aveva
mo alla fine; ma fece di ciò una ragione per abbandonare le spe-         studiato i rabbini ebrei in modo approfondito; a quell’epoca ben
ranze giudaiche legate alla storia, e per tradurre il suo messaggio      pochi studiosi del Nuovo Testamento avevano tali conoscenze.
nelle categorie atemporali del pensiero greco.                           Quando egli li confrontò con Paolo, scoprì che, una dopo l’altra,
    Quando Bultmann legge la lettera ai Romani ne individua (co-         le caratteristiche che Bultmann e altri avevano attribuito al retro-
me Schweitzer, ma per ragioni molto differenti) il centro nei ca-        terra culturale greco di Paolo si potevano trovare con la medesi-
pitoli 5-8, specialmente Romani 7 e 8. Lì verrebbe mostrata nel          ma chiarezza nel giudaismo. Nella sua opera principale, Paolo e
modo più evidente la condizione che Bultmann chiamò «dell’uo-            il giudaismo rabbinico, Davies sostenne che Paolo era, in con-
mo sotto la legge». In pratica l’impatto di Paolo sull’oggi era di       clusione, un rabbino ebreo, convinto che Gesù di Nazareth fosse
sostenere i cristiani nella loro fede mentre il mondo, incluso il        il Messia giudaico5.
mondo della religione cristiana, andava a rotoli intorno a loro.             Davies formulò le questioni fondamentali, alle quali gran par-
Dobbiamo ricordarci che Bultmann, come Barth e altri, raggiun-           te del mondo accademico postbellico doveva poi rispondere, sia
se la sua maturità teologica proprio nel momento in cui il partito       elaborandole sia reagendo a queste. Egli non proseguì la strada di
nazista assumeva il potere in Germania.                                  Schweitzer, che aveva dipinto Paolo come un ebreo apocalittico
    Il prezzo della brillante sintesi di Bultmann è molto alto. Era      in attesa dell’imminente fine del mondo; in ogni caso, per tutto
impossibile inserire alcuni aspetti del pensiero di Paolo nello sche-
ma, e Bultmann, senza darsi alcun pensiero, li eliminò, sostenen-           5 W.D.   DAVIES, Paul and Rabinic Judaism, 1948, 19803.

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Capitolo primo: Sciogliere l’enigma su Paolo                                                                           Paolo nel ventesimo secolo

quanto abbiamo appena detto, la sua opera rappresenta un ritor-          Käsemann
no all’impostazione di Schweitzer. Egli rifiutò categoricamente il
tentativo di far derivare il pensiero di Paolo dall’ellenismo e lo ra-       Il quarto studioso che dobbiamo brevemente menzionare è
dicò nuovamente nel terreno del giudaismo. È significativo che,          Ernst Käsemann, professore a Tubinga negli anni ’60 e ’70. In
per questa ragione, anche Davies, come Schweitzer, dovette ac-           molte opere egli ha offerto una nuova sintesi della teologia pao-
cantonare la critica di Paolo al giudaismo dal punto di vista sia        lina, raggiungendo il culmine nel suo magistrale commentario ai
teologico sia esegetico. Invece, il Paolo di Davies sottolinea che       Romani6. Käsemann ha cercato di tenere presenti i punti forti sia
l’età a venire, a lungo attesa nel giudaismo, era arrivata con Ge-       di Schweitzer sia di Bultmann: da una parte egli era d’accordo
sù. Essa ha dato alla luce un nuovo popolo di Dio – con una nuo-         con Schweitzer che il vero retroterra di Paolo dev’essere cercato
va Torah (legge), cioè «la legge di Cristo» (Galati 6,2).                nel giudaismo apocalittico, dall’altra, però, riteneva, in linea con
    L’opera di Davies mise in evidenza un atteggiamento nuovo            Bultmann e con altri luterani, che il centro di Paolo stesse nella
nei confronti dell’ebraismo da parte del mondo accademico po-            sua teologia della giustificazione, che colpisce al cuore qualsivo-
st-bellico. Fino ad allora il giudaismo era stato considerato dalla      glia legalismo umano e orgoglio religioso. Questo suo modo di
maggior parte degli interpreti di Paolo come l’esempio lampante          dare un colpo al cerchio e uno alla botte permise a Käsemann di
del tipo sbagliato di religione: rappresentava il tentativo umano        rendere giustizia, in misura maggiore di Bultmann, ai vari detta-
di autoaffermazione, il legalismo, il pregiudizio e l’orgoglio. La       gli degli scritti paolini. Käsemann riuscì a recuperare molte parti
ragione per cui Paolo avrebbe dovuto prendere le sue idee dal-           di Paolo che l’analisi di Bultmann aveva trascurato, e a reinserir-
l’ellenismo, così si pensava, era che quelle giudaiche erano irre-       le in quello che sembrava il loro contesto appropriato. In partico-
vocabilmente corrotte. Anche il solo uso di queste idee avrebbe          lare egli sostenne che Paolo era prima di tutto interessato alla vit-
compromesso la fede. Ma con Davies tutto lo scenario cambiò, in          toria del vero Dio sui poteri del male e su tutto il mondo ribelle.
linea con l’opera di Karl Barth, con il cosiddetto movimento del-        In Cristo, Dio aveva vinto la grande battaglia contro il male, e si
la «teologia biblica» e, naturalmente, con la reazione post-belli-       adoperava ora per portare a compimento quella vittoria mediante
ca contro il ripugnante antisemitismo che aveva causato lo ster-         la predicazione dell’evangelo. L’orgoglio umano (non ultimo l’or-
minio degli ebrei. L’ebraismo diventò improvvisamente di moda;           goglio religioso) tentava di ottenere la vittoria per se stesso, piut-
le idee ebraiche erano considerate buone, mentre quelle ellenisti-       tosto che accettare l’umiliante vittoria di Dio. Per la cronaca,que-
che venivano etichettate come pagane e quindi (implicitamente)           sta è la giustificazione dell’empio (Romani 4,5).
sbagliate. Le questioni legate alla storia, alla teologia, all’esege-        In Käsemann troviamo il primo accenno a un tema che, come
si e all’applicazione pratica ricevettero un’accentuazione com-          vedremo, è incredibilmente importante per la nostra comprensio-
pletamente nuova dal lavoro di Davies. La maggior parte degli            ne di Paolo: egli, dall’interno del suo contesto giudaico, criticò il
studiosi non lo ha seguito fino in fondo nel suo tentativo di far de-    giudaismo. Fino a quel momento,negli studi neotestamentari sem-
rivare ciascun punto della teologia di Paolo dalle fonti rabbiniche      brava un dato ormai acquisito che un pensatore ebreo criticasse
(dopotutto molte di esse, come egli ben sapeva, risalgono ad al-         soltanto minimamente, o addirittura per niente, il giudaismo, e
cuni secoli dopo Paolo). Ma egli, se non altro, ha dimostrato che        che, al contrario, una critica esplicita sarebbe potuta venire solo
non è possibile togliere Paolo dalla sua collocazione nel giudai-        dall’esterno del giudaismo. Käsemann sembra riconoscere il fat-
smo senza fargli una grossa violenza.                                    to – ovvio, se si guarda ai profeti dell’Antico Testamento, per non

                                                                             6 Ernst KÄSEMANN, Paulinische Perspektiven, 1969; Exegetische Versuche und

                                                                         Besinnungen, 1969; An die Römer, 1973.

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menzionare Giovanni Battista e Gesù – che la critica dall’inter -                   che sono ostili alle sue teorie non possono negare che, di fatto,
no è stata in effetti una caratteristica centrale dell’ebraismo in tut-             negli studi c’è stato un capovolgimento tale che molti libri scrit-
to il corso della sua storia. Il «suo» Paolo, di orientamento apo-                  ti prima di Sanders, o da un punto di vista a lui precedente, ora
calittico, annunciava dunque che Gesù crocifisso era il legittimo                   sembrano estremamente superati e di fatto noiosi: nessun autore
Signore del mondo, il quale chiamava a rispondere di ogni orgo-                     che scrive su Paolo dovrebbe permettersi di esserlo! Per quanto
glio e ribellione umani,inclusi l’orgoglio e la ribellione degli ebrei              io stesso sia in forte disaccordo con Sanders su alcuni punti –
(visto, in modo particolare, nel loro atteggiamento nei confronti                   mentre vorrei andare molto oltre su alcuni altri – non è possibi-
della legge giudaica). Per Käsemann una prima applicazione pra-                     le negare che egli ha dominato gli studi di questo ultimo quarto
tica di questa lettura è stata una teologia politica ancora più soli-               di secolo, proprio come nella prima metà hanno fatto Schweit-
da di quella dei suoi predecessori. Käsemann fu membro della                        zer e Bultmann.
chiesa confessante tedesca sotto il Terzo Reich, e fu perfino im-                       L’opera principale di Sanders su Paolo si intitola Paolo e il
prigionato per il suo attivismo antinazista. Lo disgustò vedere gran                giudaismo palestinese; il richiamo all’opera di Davies è ovvia-
parte dei credenti tedeschi piccolo-borghesi accodarsi umilmen-                     mente intenzionale. Davies è stato uno dei maestri di Sanders, e
te a Hitler, e usare un linguaggio religioso per sostenere una tale                 questi ha visto il suo lavoro come una continuazione della sua
presa di posizione; l’opera della sua vita può essere vista, alme-                  linea, benché in forme nuove e diverse. Invece di leggere Paolo
no parzialmente, come un tentativo tenace di fondare la sua pro-                    semplicemente sullo sfondo del suo retroterra rabbinico, San-
testa sociopolitica su una seria e approfondita esegesi di Paolo.                   ders ha disegnato un quadro ben più ampio del giudaismo pale-
    Se dovessi scegliere le opere di un esegeta paolino da portare                  stinese ai tempi di Paolo, con un occhio ai rotoli del Mar Morto
con me su un’isola deserta,sceglierei quelle di Käsemann. La for-                   (che naturalmente non erano disponibili quando Davies aveva
za, l’energia, l’onestà e la profondità esegetica, la passione per la               scritto i suoi primi libri), agli apocrifi e pseudoepigrafi, alla let-
verità e per la libertà sono magnifiche da leggere, e mi fanno ri-                  teratura sapienziale e così via. La sua tesi centrale, alla quale si
trovare Paolo ogni volta con uno spirito rinnovato. I miei punti di                 riallaccia tutto il resto, può essere riassunta molto semplicemente:
disaccordo con lui,per quanto considerevoli,non dovrebbero mai                      il giudaismo del tempo di Paolo non era, come si supponeva in
nascondere questa mia grande ammirazione e gratitudine.                             genere, una religione legalistica che fondava la giustizia nelle
    Ma lo studioso che più ha influito sugli attuali studi paolini,                 opere. Se lo immaginiamo così e se supponiamo che Paolo in-
perfino più di tutti gli altri messi insieme, è E.P. Sanders, un mio                tendesse attaccarlo in quanto tale, facciamo un grave torto a en-
ex collega di Oxford, ora professore alla Duke University di                        trambi. Buona parte degli esegeti protestanti hanno letto Paolo
Durham, North Carolina7.                                                            e il giudaismo come se quest’ultimo fosse una forma della vec-
                                                                                    chia eresia pelagiana, per la quale le persone, per riscattarsi dal-
                                                                                    la condizione umana di peccato, devono far conto soltanto sui
Sanders                                                                             loro sforzi morali: devono cioè guadagnarsi giustificazione, giu-
                                                                                    stizia e salvezza. Al contrario, disse Sanders, nel giudaismo l’os-
    Ci dà bene la misura del successo di Sanders il fatto che in                    servanza della Legge è sempre inserita in uno schema pattizio8.
tutto il mondo gli studiosi di Paolo facciano ormai frequente-                      Dio ha preso l’iniziativa quando ha stipulato un patto con gli
mente riferimento alla «rivoluzione di Sanders». Perfino quelli                     ebrei; la grazia di Dio, quindi, precede ogni risposta del popolo

    7 E.P. SANDERS, Paul and Palestinian Judaism:a Comparison of Patterns of Re -        8 Vedi più avanti il capitolo due, paragrafo «Fede e speranza di Saul» (pp. 34

ligion, 1977; Paul the Law and the Jewish People, 1983; Paul, 1991.                 ss.) per una più completa spiegazione del termine «patto».

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Capitolo primo: Sciogliere l’enigma su Paolo                                                                         Gli interrogativi odierni

(cioè degli ebrei). L’ebreo osserva la Legge per gratitudine, per        ostilità, facendo del loro meglio per recuperare sia la vecchia im-
rispondere adeguatamente alla grazia – in altre parole, non per          magine del giudaismo, inteso come una forma di protopelagiane-
entrare nel popolo del patto, ma per restarci. «Essere in» era in-       simo, sia la vecchia lettura di Paolo, inteso come il predicatore
nanzitutto un dono di Dio. Come è noto, Sanders ha dato il no-           della giustificazione per fede, nel senso di una via di salvezza che
me di «nomismo pattizio» (dal greco nomos = legge) a questo              rinuncia a ogni tentativo umano autosufficiente («le opere della
schema. L’osservanza della legge giudaica era la risposta uma-           legge»). In Germania molti studiosi di Paolo vedono in Sanders
na all’iniziativa pattizia di Dio.                                       semplicemente un pericoloso nemico che non sa neanche di che
   Così Sanders, con un colpo solo, tolse il fondamento alla mag-        cosa stia parlando. Nonostante ciò, egli domina la scena e, fin-
gior parte delle interpretazioni di Paolo, specialmente a quelle le-     tanto che non sarà stata presentata una valida confutazione della
gate al protestantesimo classico. Egli insistette che il giudaismo       sua tesi centrale, l’onestà ci obbliga a confrontarci con la sua po-
era, ed è, una forma assolutamente valida e rispettabile di reli-        sizione. Personalmente non credo che tale confutazione possa
gione. La sola vera critica di Paolo al giudaismo, secondo San-          giungere o che giungerà; sono necessarie serie modifiche, ma con-
ders, era di «non essere cristianesimo». Paolo, avendo trovato la        sidero la sua tesi di fondo come ormai accreditata.
salvezza nel cristianesimo, fu obbligato a concludere che il giu-
daismo non era sufficiente. Il centro del pensiero di Paolo (qui
Sanders si colloca decisamente dalla parte di Schweitzer) non sta-       GLI INTERROGATIVI ODIERNI
va nella giustificazione né nella sua critica a Israele; il centro si
trovava in quello che Sanders chiama «partecipazione», termine
                                                                             La situazione attuale degli studi su Paolo è piacevolmente con-
che indica l’insieme del sistema di pensiero paolino che si con-
                                                                         fusa. Sospetto che in realtà sia sempre così: solo a posteriori si
centra nel concetto «essere in Cristo».
                                                                         possono osservare le trame principali e i mutamenti di opinione
    Una delle ironie della posizione di Sanders è che egli non ha
                                                                         più significativi. Ora, come probabilmente è avvenuto quasi sem-
mai portato la sua proposta alle effettive conseguenze, mediante
un completo ripensamento del pensiero di Paolo. Egli si limita a         pre, ci sono molte persone che lavorano su Paolo e in modi in-
un’analisi in un certo senso non sistematica dei temi paolini, sen-      credibilmente diversi. Ciascuna delle quattro domande principa-
za offrire un’approfondita esegesi testuale, effettiva verifica di       li è oggetto di studio; affrontiamo dunque ciascuna di esse.
quanto uno schema teorico particolare funzioni anche nella pra-
tica. Il suo programma pratico,però, è molto chiaro: i cristiani de-
vono guardare agli ebrei con molto più rispetto che in passato, e        Storia
in particolare non dovrebbero imputare loro una forma di reli-
gione che in effetti non hanno. I cristiani paolini e i successori del       Quasi tutti gli studiosi guardano ora a Paolo come a un auten-
giudaismo palestinese del I secolo non si scomunicano a vicenda          tico pensatore ebreo, sebbene sia ancora molto dibattuto a quale
come si è preteso sovente che facessero.                                 delle correnti del giudaismo egli fosse più vicino, e quanto del suo
    L’effetto della «rivoluzione di Sanders» è stato rivelatore. Al-     giudaismo sia stato rielaborato alla luce dell’evangelo (riguardo al
cuni sono saltati sul carro del vincitore con una fretta indecente –     giudaismo del I secolo oggi siamo naturalmente molto più infor-
ansiosi forse di fare proprie le conclusioni ancora parziali di San-     mati di quanto lo fossimo anche solo una generazione fa). Sono
ders e senza vagliare le sue basi esegetiche, la sua ricostruzione       nate altre domande su come collocare Paolo storicamente: la so-
storica o le sue strutture teologiche (così come sono). Altri, spe-      ciologia e gli studi sulle antiche tecniche di scrittura («retorica»)
cialmente all’interno di circoli conservatori, hanno reagito con         tentano di collocarlo nel quadro di diversi aspetti della cultura dei

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Capitolo primo: Sciogliere l’enigma su Paolo                                                                          Gli interrogativi odierni

suoi tempi. Ci sono ancora uno o due autori che cercano di fare di        Esegesi
Paolo un perfetto ellenista; ma, diversamente dai tentativi di ini-
zio secolo, questi sono, in genere, fatti allo scopo di oscurare la re-       Lo studio dettagliato delle lettere di Paolo procede veloce-
putazione di Paolo. Essi non riscuotono, però, un largo consenso.         mente, con un numero sempre crescente di fonti primarie con-
                                                                          sultate di autori sia ebrei sia pagani per trovare dei paralleli agli
                                                                          usi e alle idee paoline. In modo analogo si è prodotta una tale
Teologia                                                                  quantità di letteratura secondaria (di qualità molto variabile), che
                                                                          il commentatore con qualche ambizione di completezza si trova
    Non vi è accordo su quale sia il centro della teologia di Paolo.      di fronte il compito, quasi impossibile, di vagliare tutte le riviste
La maggior parte degli studiosi tedeschi di Paolo e alcuni dei cir-       del settore, e tentare di riportare quello che vi si trova. I com-
coli conservatori nordamericani insistono ancora sulla croce e sul-       mentari recenti hanno perciò la tendenza a essere «depositi» di
la giustificazione quale centro del pensiero dell’apostolo; ma la         dettagliata erudizione, piuttosto che offrire valide affermazioni
questione è ampiamente controversa e certamente il come indivi-           teologiche. Questo non dev’essere necessariamente considerato
duare quale possa essere il centro del pensiero di chiunque (o per-       in modo negativo, a patto che il terreno sia così preparato per ul-
fino se il tentativo stesso abbia un senso) ha preoccupato molti          teriori letture teologiche, in modo da costruire – si spera – su quan-
studiosi delle principali correnti teologiche di questo decennio.         to vi è di meglio nella massa di studi specifici ora accessibile, ma
La categoria «storia» o «narrazione», oggi di moda, è stata uti-          allo stesso tempo sfuggente.
lizzata come chiave di lettura della teologia di Paolo, benché non
vi sia attualmente alcun consenso su come usare questa categoria
o che cosa può accadere applicandola alla lettera. L’esclusione de-       Applicazione pratica
gli studi biblici dall’ambito degli studi di teologia, verificatosi in
un gran numero di università nordamericane, dove ha luogo la                  L’interrogativo di come utilizziamo Paolo oggi rimane aperto
maggior parte degli studi biblici contemporanei, ha prodotto il ri-       come sempre.Alcuni giocano ancora al ribasso,pensando che col-
sultato che Paolo sia sovente studiato da persone prive di forma-         locando Paolo nel suo contesto storico, ve lo possiamo anche la-
zione filosofica o teologica e che, di fatto, rifiutano l’idea che ta-    sciare; questa proposta, fatta proprio dall’interpretazione oggi in
le formazione sia necessaria. Molti studiosi del Nuovo Testamento         voga, suggerisce di non tenere conto di Paolo mentre costruiamo
utilizzano un’esegesi dettagliata come un mezzo per sfuggire a un         una nostra immagine del mondo e una nostra teologia. Alcuni an-
conservatorismo autoritario e frustrante; ogni tentativo di deli-         cora utilizzano l’apostolo di Tarso per legittimare una «predica-
neare una teologia paolina generale sembra loro un tentativo di ri-       zione dell’evangelo» vecchio stile, nella quale il problema fon-
costituire quel sistema di cui sono contenti di essersi liberati. Al-     damentale sono il peccato umano e l’orgoglio, mentre la soluzio-
lo stesso modo, in alcuni circoli di studiosi, usare lo studio della      ne di fondo è la croce di Cristo. Altri, senza voler negare che que-
storia per esorcizzare il proprio passato è considerato una forma         sta sia una parte del messaggio paolino, si sforzano di rendere giu-
di terapia attraente, sebbene, si potrebbe sospettare, inefficace.        stizia alle più ampie categorie e alle domande principali che sem-
                                                                          brano essere una parte «non negoziabile» dell’intero insegnamento
                                                                          paolino. Questo, a dire il vero, è il gruppo in cui mi collocherei,
                                                                          come il presente lavoro renderà chiaro. Vi è in Paolo un’ampia
                                                                          gamma di spunti per formulare le domande specifiche degli anni
                                                                          ’90 e degli anni 2000 e, così facendo, scoprire la rilevanza di cer-

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Capitolo primo: Sciogliere l’enigma su Paolo                                                                         Gli interrogativi odierni

ti aspetti di Paolo finora relegati in penombra. Quando, per esem-      in misura notevole nelle stesse categorie. All’oscuro, sembra, de-
pio, confrontiamo il grave neopaganesimo del mondo occidenta-           gli inviti di Schweitzer a guardarsi da chi fa riferimento a concetti
le, con il suo materialismo rampante da una parte, e con le sue fi-     ellenistici per spiegare Paolo, quando quelli ovvi giudaici sono
losofie New Age dall’altra, è proprio il momento giusto di ricor-       più adatti allo scopo, egli,con una certa indulgenza, descrive Pao-
darci (come faremo in un prossimo capitolo) che la missione fon-        lo come un grandissimo pensatore che, però, non ha saputo co-
damentale di Paolo era rivolta ai pagani del suo tempo, non agli        gliere il punto centrale che stava a cuore a Gesù. Paolo, che sa-
ebrei, e che egli potrebbe avere qualche cosa da dire anche al pa-      rebbe il «vero fondatore del cristianesimo», avrebbe usato cate-
ganesimo contemporaneo. Ma di questo parleremo più avanti.              gorie ellenistiche per interpretare – in modo un po’ raffazzonato
    Nel momento in cui affiniamo le nostre lenti di studiosi per        ma entusiastico – ciò che egli riteneva fosse il significato di Ge-
mettere a fuoco Paolo stesso,cominciamo a intravedere sullo sfon-       sù. Nel prosieguo del nostro discorso, vedremo che le teorie af-
do una domanda di più ampia portata, nella quale egli è coinvol-        fermate in questi due libri e in altri simili vagano errando per le
to. Qual è stato il ruolo di Paolo nella nascita del cristianesimo?     nebbiose colline della discussione, mentre, lontano, al di sopra di
Paolo è stato un interprete autentico di Gesù? Oppure è stato un        loro, chiari e nitidi, stanno i picchi e i ghiacciai, i dirupi e le cen-
innovatore dissidente che ha fondato una nuova religione che non        ge, che costituiscono il vero altipiano del pensiero paolino.
ha niente a che vedere con l’insegnamento di Gesù, e nella quale            Nel XX secolo come nel primo, dunque, di Paolo si è fatto un
è accaduto che la figura di «Gesù» assumesse il ruolo centrale?         grande uso e abuso. Mentre il nostro secolo volge al suo termine,
    Questa è la tesi di fondo di tre o quattro autori contemporanei,    possiamo ascoltarlo con più attenzione? Possiamo in qualche ma-
in modo particolare alcuni di estrazione ebraica. Hyam Maccoby,         niera pentirci di come lo abbiamo maltrattato e rispettare un po’
noto apologista e studioso ebreo, ha sostenuto in molti libri che       di più il suo modo di fare? Questo libro è solamente un tentativo
Gesù (il cui personaggio sarebbe stato mascherato accuratamen-          di far questo: indietreggiare rispetto ai modi in cui abbiamo letto
te dai “Vangeli” cristiani) era di fatto un fariseo, un ebreo buono     Paolo ed esplorare un po’di più come Paolo stesso ci suggerisce
e leale, che non si sarebbe mai sognato di rompere con l’ebrai-         di leggerlo. È un tentativo di studiarlo con i suoi stessi termini; è
smo su nessun punto centrale; ancora meno avrebbe voluto fon-           un tentativo di arrivare a cogliere quel che egli ha veramente det-
dare una nuova religione. Paolo invece, dice sempre Maccoby,            to.
non sarebbe mai stato un fariseo (nonostante la dichiarazione espli-
cita di Paolo stesso); egli sarebbe sempre stato ai margini del giu-
daismo, un pensatore totalmente ellenizzato che reinterpretò Ge-
sù attraverso uno schema di pensiero greco, forse perfino gnosti-
co. Egli riuscì solamente a costruire un Gesù frutto della sua pe-
culiare immaginazione religioso-filosofica, una figura che non ha
niente a che fare con Gesù stesso, ma che appartiene al mondo
della religione greca, una divinità. In questo modo, secondo Mac-
coby, Paolo avrebbe aperto la via al successivo antisemitismo oc-
cidentale.
    A.N. Wilson, scrittore e giornalista che, alcuni anni or sono,
ha pubblicamente ricusato il cristianesimo e che in seguito ha scrit-
to un libro su Gesù – pensato in parte per giustificare questa sua
scelta personale – ha ora pubblicato un libro su Paolo che ricade

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