"L'angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine La vergine si chiamava Maria" - Diocesi San Marino-Montefeltro
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Ufficio Liturgico della Diocesi di San Marino-Montefeltro 20 dicembre IV domenica di Avvento Sussidio per il Tempo di Avvento Maria» (Luca 1, 26-27) a una vergine… «L’angelo Gabriele fu mandato da Dio La vergine si chiamava
Qualche suggerimento per la celebrazione Il clima della celebrazione Nella IV Domenica di Avvento risuonano le antiche voci profetiche sulla Vergine Maria e sul Messia e si leggono gli episodi evangelici relativi alla nascita imminente del Cristo e del suo Precursore. La liturgia della Parola, infatti, ci mostra in un attento parallelo la profezia circa la nascita del Messia e il suo compimento. Nell’approssimarsi del suo Natale, ci viene riproposta la verità sull’identità di Gesù e sono anticipati i motivi della nostra gioia. Accoglienza Coloro che accolgono i fedeli alla porta della chiesa raccomandino il silenzio per una più proficua preparazione alla celebrazione: il sacro silenzio, infatti, non rappresenta una pausa fine a se stessa ma è parte integrante della celebrazione. Monizione iniziale Quest’ultima domenica di Avvento costituisce, nell’intenzione liturgica, una sorta di “vigilia” del Natale. Con Maria attendiamo la venuta del Salvatore; come la Vergine è chiamata a divenire la Madre del Redentore, così anche noi siamo invitati ad accogliere il misterioso operare dello Spirito nel grembo delle nostre vite. Accompagniamo l’ingresso del celebrante con il canto. Lucernario Prima dell’atto penitenziale si potrà accendere la quarta candela d’Avvento. Mentre un ministro accende la candela, il coro propone un canto adatto. Il presidente può concludere il lucernario dicendo:
O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Prefazio È bene utilizzare il Prefazio dell’Avvento II/A per il riferimento a Maria nella storia della salvezza. Avvisi e Benedizione solenne Dopo la preghiera post-communio è opportuno offrire il quadro preciso degli orari delle celebrazioni natalizie, eventualmente anche mettendo a disposizione dei fedeli dei promemoria da portare a casa. Sarà anche l’occasione per richiamare il valore della realizzazione in famiglia del presepio e della preghiera attorno ad esso. Anche questa domenica, si invita a concludere la celebrazione con la Benedizione solenne (vedi Messale Romano, pag. 456). Vivere il Programma Pastorale Diocesano nella IV domenica di Avvento ICONA BIBLICA: Esodo 3,1-10 La prima icona biblica proposta dal Programma Pastorale è l’esperien- za del roveto ardente con la quale Dio comunica a Mosè di aver ascoltato il grido del popolo di Israele, schiavo in Egitto, e la sua volontà di intervenire nella storia per salvarlo. Un Dio che discende e viene incontro
“Il Dio che si rivela a Mosè non è il Dio impassibile della filosofia. Egli “soffre una passione d’amore” (Origene). Chi si metterà con lui non potrà avere una vita imperturbabile e tranquilla. Dio è colui che è passione, passione d’amore, che partecipa ai dolori dell’amato, che discende e viene incontro. E poi, come ha fatto con Mosè, mobilita, chiama, coinvolge. Manda. (Programma pastorale diocesano, pag. 14) RIFERIMENTI ALLA MISSIONE NELLA LITURGIA ODIERNA Seconda lettura: Paolo, si presenta come portatore del “Vangelo che annuncia Gesù Cristo”. Ogni credente è depositario di un vangelo, cioè di una buona notizia che è Cristo ed è chiamato a farsene annunciatore. Vangelo: L’angelo Gabriele ha ricevuto una missione: annunciare a Maria che lei è la “Piena di grazia” chiamata ad essere la madre del Messia. Anche Maria riceve una missione: generare nel tempo e nella storia il Figlio dell’Altissimo. Annunciare e rendere presente il mistero di Cristo è quanto fa la liturgia e quanto è chiamato a fare ogni discepolo che, come Maria, sa dire. “Eccomi”. IL SEGNO DA VIVERE IN FAMIGLIA Riuniti attorno al presepe, la cui culla è ancora vuota, ognuno chieda a Maria – con parole proprie – di essere aiutato a preparare il cuore per accogliere Gesù.
Qualche spunto per l’omelia Per scendere tra gli uomini, Dio ha scelto una strada tutta in salita. Ma si è rivelata la strada migliore, quella preferita da Dio. Già nell'annunciazione narrata da Luca vediamo le scelte difficili e originali che Dio ha fatto, e che possono essere una luce anche per le nostre scelte di fede e di vita. Prima di tutto la "location" dell'evento che vede l'ingresso fisico di Dio dentro al storia umana: Nazareth di Galilea. Nazareth tra tutte le città e villaggi che ci sono nella Bibbia non è mai citata, perché in fondo è solo un villaggio piccolo e povero, con le case mezze scavate nella roccia; e per di più si trova in Galilea, cioè nella regione a nord di Gerusalemme, che non gode certo di una bella fama tra gli ortodossi della tradizione religiosa ebraica. E' un luogo di confine con altre popolazioni, culture e religioni, con tutti i rischi di contaminazione religiosa e tensione sociale. Gesù da adulto infatti verrà visto in modo negativo dal potere religioso centrale proprio per la sua provenienza (nel Vangelo di Giovanni si legge: "Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?»") Ecco la prima "salita" che sceglie Dio per scendere nell'umanità. Ma anche la seconda non è da poco per chi conosce bene la storia biblica e i suoi personaggi. Maria è il nome di colei che è scelta per diventare madre del Figlio di Dio. Questo nome che a noi suona tanto bello e pieno di dolcezza legata proprio alla Madonna, in realtà nella storia biblica è associato a sfortuna e punizione da parte di Dio, avendo questo nome proprio la sorella di Mosè, punita da Dio con la lebbra. Mai nella Bibbia il nome Maria è associato a personaggi positivi e testimoni di Dio. Dio sceglie proprio questa donna dal nome sfortunato, in un luogo malfamato ai confini del mondo e in un
villaggio senza fama religiosa, e le consegna una vocazione piena di rotture con il passato. Ecco la difficile strada scelta da Dio, che però ha intravisto proprio in questa strada la via giusta per arrivare all'umanità. Infatti Maria di Nazareth in Galilea accetta la sua missione sentendosi serva di Dio, cioè capace di fare la sua parte nella strada della Salvezza, che incrocia proprio la sua piccola strada umana invece di passare dalla strada più ovvia di Gerusalemme il grande centro religioso della Giudea, pieno di uomini pii (i farisei) ed esperti della religione (i scribi). Gesù nasce in salita, proprio come sono le nostre storie personali le storie di molti accanto a noi, piene cioè di contraddizioni e di piccole e grandi incoerenze. L'annunciazione così come viene raccontata è davvero la rivelazione dell'immenso amore che Dio ha per l'umanità e la profonda fiducia che Lui ha anche per quello che umanamente sembra perduto e inutile. Il racconto dell'incontro dell'Angelo Gabriele con Maria è un invito ad avere anche noi questa fiducia di Dio, verso noi stessi e verso il mondo che ci circonda, che sembra così vuoto di Dio e lontano. Dio continua a scegliere la Galilea, cioè i confini dell'umanità, per dialogare e per cercare collaborazione per il suo piano di salvezza. Cerca anche me e anche te, e anche colui e colei che accanto a noi due ha desiderio di fare qualcosa per il mondo, ed essere segno di speranza. "Nulla è impossibile a Dio", dice l'Angelo a Maria. Lo suggerisce anche al mio cuore, e al cuore di tutti noi che hanno il nostro stesso compito di essere testimoni di Dio in questa Galilea del mondo dove viviamo. E come ha fatto Maria, questa donna apparentemente insignificante, anche noi possiamo dire "Eccomi!"... Ci sono anche io, posso farcela... Dio, conta anche sul mio aiuto su questa strada in salita che ha scelto per venire accanto a ogni uomo. (Don Giovanni Berti)
Traccia ispirata al programma pastorale diocesano Nella prima parte dell’Avvento, fino al giorno 16 dicembre, noi abbiamo contemplato e atteso la seconda venuta di Gesù nella gloria e nella grande potenza con gli occhi rivolti al cielo nell’attesa della Sua parusia; in questa attesa operosa la santa madre chiesa, ogni anno, ci fa fare memoriale della nascita di Gesù. Su questo grande mistero, nella seconda parte dell’Avvento dal 17 al 24 dicembre, ci soffermeremo e ci prepareremo per poter meglio contemplare il nostro “piccolo Re” nella Sua umile mangiatoia. Siamo nella domenica più vicina al Santo Natale e la liturgia ci consegna il brano evangelico della incarnazione del Verbo: più che essere Cristo a venire nel mondo sarà il mondo ad essere trasfigurato in Cristo. Il disegno originale, il progetto di Dio, rimane l’unione del divino con l’umano. Con l’incarnazione Dio si appropria dal didentro di ciò che non ha mai smesso di essere Suo. L’Avvento fu in tal modo anzitutto una lunga attesa vissuta da Dio, lunga storia d’amore spesso tragica che si protrae fino al “si” di Maria Santissima, con Lei Dio riesce a trovare la soluzione al dramma umano della libertà. L’esperienza di Maria può essere oggi esperienza della chiesa e di ciascuno di noi. Maria è l’immagine più bella del genere umano che è chiamato a fare delle scelte verso il buon Dio. Dio le chiede un grembo per farsi carne, ma le chiede anche un cuore per essere amato, mani che si possano prendere cura di Lui, che lo accarezzino, che lo proteggano. Maria certamente si trova già in un atteggiamento di ascolto, il suo cuore attento e “unito” cerca già Dio e questo permette al Verbo di avere accesso alla sua vita.
Maria è chiamata dall’Arcangelo Gabriele “Ke-Kharitomene”. L’evangelista Luca crea questo neologismo per dire la grandezza della novità dell’incarnazione, un evento totalmente nuovo sotto al cielo. Maria fin dall’eternità è stata “favorita” da Dio, cioè è lei la ricolmata di grazia e l’arcangelo la invita a rallegrarsi proprio perché è “la tutta santa”. Cristo è il “capolavoro d’uomo”, è il “non-separato” perché è Dio ed è uomo. E’ il nostro più fedele sposo, in Lui e con Lui noi troviamo la forza, il coraggio, la fiducia per affrontare la vita. In Lui troviamo il modello della nostra vita in Dio. Figli nel Figlio troviamo la fiducia nella vita eterna. Nel Cristo noi possiamo riempire d’eternità il nostro presente. Aspettiamo colui che è già presente, proprio come lo attendeva Maria nelle sue ultime settimane di gravidanza. Cerchiamo di ricentrare il nostro cuore e prepariamolo alla presenza che non smette mai di venire, che vuole raggiungere il nostro grido di dolore più profondo, così da trasformarlo in grido di esultanza, di vittoria, di gioia. Accogliamo il “Veniente”, il “Divino Infante” gridando ancora e con più forza “Maranathà vieni Signore Gesù!”.
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