L'ALIMENTAZIONE NEL BAMBINO - Dott.ssa C. Scalabrino Biologa nutrizionista Master in nutrizione clinica Zone Consultant Operatrice 3M ...
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L'ALIMENTAZIONE NEL BAMBINO Dott.ssa C. Scalabrino Biologa nutrizionista Master in nutrizione clinica Zone Consultant Operatrice 3M c.scalabrino@yahoo.it Tel. 377.23.21.480
La salute dei nostri bambini inizia da... • Gestazione – Migrazione flora batterica – Modificazioni metabolismo della mamma • Parto – Colonizzazione intestinale • Allattamento – Fabbisogni nutrizionali – Fabbisogni emotivi • Svezzamento – Sistema immunitario
Il progetto Okkio alla salute ● Sistema di monitoraggio per: ✗ stato ponderale ✗ abitudini alimentari ✗ attività fisica ● Raccolta dati nelle scuole ● Rilevazioni ogni due anni Finalmente numero di rilevazioni sufficienti e comparabili.
Abitudini alimentari • Colazione: – Il 6,3% salta la colazione – Il 30,2% fa una colazione sbilanciata nel rapporto carboidrati/proteine • Merenda – Il 57,5% fa una merenda non adeguata – Il 5% non fa merenda
Frutta e verdura • Frutta – Il 5% dei bambini non mangia frutta – Il 37% mangia non più di una porzione di frutta al giorno • Verdura – L'11% dei bambini non mangia verdura – Il 33% mangia non più di una porzione di verdura al giorno
Bevande • Bevande zuccherate – Il 27% dei bambini beve una bevanda zuccherata al giorno – Il 16% beve più bevande zuccherate al giorno • Bevande gassate – Il 7,4% dei bambini beve una bevada gassata al giorno – Il 4% beve più bevande gassate al giorno
Attività fisica • Il 25% dei bambini fa attività fisica per meno di 1 ora alla settimana • Il 7,2% dei bambini non fa attività fisica In generale: ✗ 1 bambino su 7 è fisicamente inattivo (i maschi più delle femmine); ✗ solo 1 su 6 ha un livello di attività fisica adeguato all’età
Eccesso di attività sedentarie • 38% ha Tv in camera – 49% guarda la Tv prima di andare a scuola – 35% guarda la Tv al mattino, al pomeriggio e alla sera • 30% trascorre più di 3 ore davanti a Tv e videogiochi (genitori, sottostimato?) – La Tv attira più dei videogiochi
Uso del tempo dei bambini: le attività sedentarie ● il tempo passato davanti alla televisione si associa a consumo di cibo di scarsa qualità e fuori pasto (desk eating); ● la riduzione del tempo passato davanti alla televisione si associa a calo ponderale per mancanza di quell’importo calorico; ● limite esposizione bambini a Tv e videogiochi: 2 ore a settimana; ● sconsigliata da tutti la tv in camera.
IL RUOLO DELLA TELEVISIONE Slogan è un’antica parola scozzese che significa “grido di guerra”.
Sui diversi media i bambini hanno conquistato uno spazio tra l’8 e il 10% della quota di mercato. (eurispes/telefono azzurro, 2004) • L’auditel accerta l’ascolto televisivo della pubblicità dall’età di 3 anni – Per un bambino su quattro il paradiso è un posto sulle nuvole dove si beve il caffè e il mulino bianco è il luogo di villeggiatura in campagna! – I bambini tra 3 e 6 anni sono quelli che (in base alle dichiarazioni dei genitori) seguono di più gli spot televisivi.
• Dopo i 6 anni il bambino è in grado di recepire il messaggio pubblicitario, di conformarvi il proprio comportamento e di condizionare le scelte dei genitori. • Verso i 9 anni i ragazzi sono molto influenzati dai messaggi pubblicitari, pur comprendone perfettamente le finalità persuasive. • Tra i 14 e 18 si registra una progressiva diminuzione dell’interesse – particolarmente sensibili agli spot che li raffigurano come competitivi verso i loro pari.
Uso del tempo dei bambini: l'attività fisica ● consigliata attività fisica per almeno 1 ora al giorno, non per forza di tipo strutturato (sport) ma anche gioco all’aperto; ● i bambini che possono giocare all’aperto si dedicano meno ad attività sedentarie
Risultati per l'Emilia Romagna • 20,1% di bambini in sovrappeso – Di cui 8,6% obesi
LE PERCEZIONI DEI GENITORI
Familiarità In presenza di almeno 1 dei due genitori obeso, il 28% dei bambini è in sovrappeso, il 19,5% è obeso ● Il 19,2% delle madri è in sovrappeso, il 6,2% obeso ● Il 44,3% dei padri è in sovrappeso, 11,1% obeso
Percezione dei genitori su peso e attività fisica ● nella nostra regione 1 madre su 3 di bambini con sovrappeso/obesità sottostima il peso del proprio bambino; ● molti genitori non hanno una percezione corretta della quantità di cibo assunta dai bambini e dei loro livelli di attività fisica;
Come vedono i propri figli? Il 43,6% delle madri di bambini sovrappeso e il 6,6% di bambini obesi ritiene che il proprio bambino si normopeso Si tende a vedere i maschi più magri di come realmente sono Il 54% delle madri di bambini poco attivi ritiene che il proprio figlio faccia sufficiente attività fisica; l’8,5% molta attività fisica
ESSERE UN BIMBO IN SOVRAPPESO NON E' FACILE...
● Magrezza associata a valori positivi di successo, fascino e consenso sociale; ● Percezione di inadeguatezza in colui che non risponde ai canoni. ● È stato osservato che i bambini di sei anni sono in grado di raccogliere il messaggio sociale che “grasso è brutto” e che l’obesità è in grado di influire negativamente sulle prestazioni scolastiche e sulle relazioni interpersonali (Dalle Grave, 1999).
• Problemi di socializzazione: soprattutto per le ragazze; già a 6 anni i bambini in sovrappeso vengono descritti dai compagni con termini derisori e considerati tra i meno desiderati come amici; l’emarginazione sociale in età adolescenziale si accompagna a depressione e stato socio- economico scadente in età adulta • Depressione ad esordio adolescenziale: presente soprattutto nelle ragazze, è legata ad insoddisfazione corporea, restrizioni dietetiche, comportamenti bulimici.
Le conseguenze sono dirette e pericolose: ● sensi di colpa, ● pensieri negativi sulla valutazione di sé e delle proprie capacità ogni volta che la qualità e la quantità di cibo ingerito non è quella prestabilita. Per quanto forte sia la nostra forza di volontà, capita sempre una situazione che ci porta a sgarrare: un invito a cena, un familiare che infila un dolce in frigo, un desiderio improvviso di un gusto che ci manca…
L'educazione alimentare come strumento di crescita ● scoprire il gusto per gli alimenti, ● fornire strumenti per la conoscenza, ● sperimentare l’autoefficacia ● vivere le emozioni in maniera adeguata contribuendo a prevenire l’eccesso nel cibo, nell’alcool, nelle sostanze psicoattive tipici dei disagi adolescenziali.
L’approccio cognitivo-comportamentale con il coinvolgimento attivo della famiglia ha prodotto risultati stabili in 1/3 dei bambini trattati (Epstein et al. 1998)
COME MODIFICARE LE ABITUDINI ALIMENTARI DEL NOSTRO BAMBINO?
La chiave del successo: la motivazione! • Anche per un bambino è fondamentale essere parte attiva del processo decisionale, avendo il senso di ciò che un cambiamento può comportare in termini di costi e benefici. • Il primo passo è quello di aiutare il bambino, riconoscendo le situazioni in cui sente una pressione esterna a dover raggiungere a tutti i costi il cambiamento, prima ancora di essersi posto il dubbio se lo desidera.
Il ruolo centrale della famiglia • La famiglia deve essere coinvolta e supportare il bambino in ogni istante, premiandolo quando raggiunge un obiettivo e sostenendolo nei momenti di crisi • spesso si constata che la scarsa motivazione al cambiamento del bambino deriva da una scarsa motivazione della famiglia.
Obiettivo ● stabilire un’alimentazione che consenta un accrescimento staturale regolare minimizzando il rischio di ridotta acquisizione o addirittura perdita di massa magra (Zwianer, 2000) ● Il trattamento deve sviluppare comportamenti alimentari sani e uno stile di vita attivo e arricchente così da poter essere mantenuto nel tempo (Glenny et al. , Barlow, Dietz 1998)
Il modeling ovvero la tendenza ad imitare • osservare comportamenti alimentari e legati all’attività fisica qualitativamente e quantitativamente disfunzionali dei propri genitori può indurre il bambino a imitarli e apprenderli come comportamenti corretti
Il condizionamento operante • consiste nell’utilizzare il cibo per soddisfare esigenze emozionali dei figli o promuovere un comportamento adeguato. • il bambino, avendo imparato dalla mamma che il cibo soddisfa molti bisogni, assocerà qualunque stato di malessere al cibo e da adulto conserverà il significato compensatorio della ricerca del cibo.
È fondamentale dunque per il bambino collegare l’esperienza della fame con l’esperienza del mangiare e imparare a riconoscere altri stati d’animo diversi dalla fame che andranno soddisfatti con attività adeguate.
Come? • Controllo dello stimolo: variare progressivamente le abitudini di comportamento relativamente all’alimentazione – per il genitore: spesa, conservazione degli alimenti, preparazione, presentazione sulla tavola, ecc…; – per il bambino: luoghi e tempi dei pasti, importanza della prima colazione, effetti della doppia razione, mangiare guardando la televisione o leggendo un fumetto, ecc…
LA SCUOLA
• Il 93% delle scuole dell'Emilia Romagna ha la mensa scolastica • Il 46% distribuisce latte, frutta o yogurt a metà mattina • Il 79% prevede lezioni di educazione alimentare svolte dagli insegnanti • Il 97% ha aderito a iniziative per il miglioramento dell'attività motoria affidate a collaboratori esterni
ma... • Il 37% ha distributori automatici – Il 5% è accessibile ai bambini • Il 21% delle classi svolge solo le 2 ore di attività fisica curricolari – Mancanza strutture – Mancanza insegnanti • Solo il 48% delle scuole offre occasioni di gioco in movimento – Giardino, cortile, piscina, strutture sportive
IL LAVORO INIZIA A TAVOLA!
• Spesso il momento del pasto è quello in cui emergono i conflitti sui quali i figli non hanno altro modo di richiamare l’attenzione. • La tavola è il posto ideale per sentire il polso della situazione familiare, cogliere spunti su cui intervenire dopo.
I bambini hanno delle competenze alimentari innate • I gusti: possono cambiare, ma vanno rispettati • la sensazione di fame e sazietà • la capacità di rispondere, nell’interazione con i genitori, con reazioni autentiche. – Il bambino che si rifiuta di mangiare con il padre e con la madre ha sicuramente le sue buone ragioni, sta segnalando che non si sente a proprio agio; lo stesso vale per un ragazzino di 14 anni.
ASPETTI PRATICI...
Il cibo • I bambini hanno uno spiccato senso estetico, lasciategli godere l’effetto cromatico. – lasciar separate le varie porzioni e non rovinare tutto tagliuzzando e mischiando. – è importante che il loro piatto sia uguale a quello degli adulti.
• Invitare molto presto il bambino a venire a fare la spesa, rendendolo partecipi dei motivi per cui si acquistano certe cose e non altre. • Far tastare, odorare assaggiare loro cibi che li incuriosiscono diventano esperienze che li accompagneranno tutta la vita.
Bambini in cucina • Non è necessario attrarli in qualche modo, vengono da soli spinti dalla curiosità e dal piacere che noi mettiamo nel fare quella cosa, chiedono, si offrono di aiutare. • Intorno ai tre anni si può già proporre loro un giorno fisso a settimana in cui cucinare con i genitori, cosa che soddisferà la loro necessità di sentirsi utili e importanti per i genitori e la famiglia.
• È essenziale però che la cucina non diventi un dovere, ma una delle tante occasioni per stare insieme e collaborare con un adulto. • Assumere il ruolo di guida, creare uno spazio, coinvolgere il bambino • È utile lasciarli andare e venire a piacimento.
Bisogna insegnare ai bambini a finire tutto quello che c’è nel piatto? • E' meglio calibrare le porzioni e insegnare loro a non riempirsi troppo il piatto per evitare avanzi. – La frase “finisci quello che hai nel piatto” suona spesso come una minaccia
• Perchè i bambini sviluppino un rapporto sano con il cibo, bisogna evitare di usarlo come punizione o premio. • A lungo andare il bambino stesso imparerà ad usare il proprio comportamento alimentare come un’arma.
Bambini schizzinosi • Le papille gustative dei bambini sono molto sensibili; perdono sensibilità con l’età e l’esperienza. • Sapori che noi non percepiamo nemmeno più possono dominare l’esperienza sensoriale del bambino. • Se i genitori continuano a decantare la bontà di un cibo, il bambino si troverà a dover scegliere tra la descrizione del genitore e la sua stessa esperienza.
• Mostrare interesse per i suoi gusti: – Questi sono broccoli. A me piacciono, vorrei sapere come li trovi tu – Oggi il riso è giallo perché ci ho messo il curry. Cosa ne pensi? – Questa è pasta integrale. Alla mamma piace di più, io preferisco quella normale. Tu cosa ne pensi? – Questo non ti piace? Prova a spiegarmi perché • Spingerà il bambino ad assaggiare i cibi per poter esprimere il proprio giudizio.
Mio figlio vuole mangiare sempre la stessa cosa! • Spesso i bambini che mangiano a mensa si trovano davanti 3 o 4 pasti di fila con cose che non gli piacevano, sentendosi soli e abbandonati. • Rivolgersi a piatti di sicuro gradimento li protegge dal senso di insicurezza e inadeguatezza.
• Altro caso è quello del bambino che vive tensioni che lo fanno sentire insicuro, anche se non né è direttamente coinvolto. • Il piatto preferito diventa il simbolo di cura e amore più a portata di mano. • È importante chiedersi: – Si rischiano carenze nutrizionali? – Se si, si può aggiungere qualcosa al piatto preferito?
Aiuto, mio figlio non mangia!!! • Spesso i genitori esagerano in questa percezione. L’importante è che il bambino cresca, si sviluppi normalmente e conservi la gioia di vivere. • Ascoltare i pareri dei pedagogisti, insegnanti, amici e familiari e tenere conto di cosa mangia quando sono fuori casa.
• Spesso poi l’appetito dei bambini subisce oscillazioni: ci sono periodi in cui bruciano di più e hanno più appetito, periodi in cui ne hanno meno. Un bambino difficilmente muore di fame! • Discorso diverso per gli adolescenti, con i quali bisogna stare in guardia. In ogni caso non mettere mai l’attenzione sull’esigenza di mangiare di più.
Mio figlio non mangia le verdure! • È possibile che il bambino non gradisca alcuni sapori e quindi rifiuti le verdure. • Di solito sono cucinate troppo; i bambini preferiscono le cose croccanti e colorate. – Meglio le verdure saltate che quelle strabollite. • Non farne un dramma e non farne l’argomento principale di ogni pasto, niente sotterfugi, elogi e tentativi di convincimento. – E' bene valutare se il bambino sta andando incontro a carenze.
Adolescenti a tavola • Già verso gli otto anni stare con gli amici è più importante che stare con la famiglia. – Questo non significa che i genitori diventino meno importanti, ma che la sua scuola di vita è popolata da molte altre persone. • Verso i dieci anni ha inizio la caotica ricerca di se stessi, delle proprie norme e dei propri valori. – Una parte delle norme e dei valori trasmessi dai genitori viene sottoposta a verifica.
• Spesso gli adolescenti si siedono a tavola con noi senza che con loro si riesca ad instaurare alcun rapporto: – non mangiano o mangiano velocemente e si chiudono in camera. • I genitori restano il punto di riferimento ed è importante la loro coerenza verso l’alimentazione e le regole dello stare a tavola, – fare in modo che il momento del pasto resti un momento piacevole e venga apprezzata la presenza dell’adolescente.
• Non pretendere che per l’adolescente apparecchiare, sparecchiare o lavare i piatti sia un piacere. – Certe cose vanno fatte e basta. • Non mettere le cose su un piano personale, la famiglia per una adolescente è comunque molto importante, né più né meno di prima. Ma la strada che li condurrà a scoprire se stessi la devono percorrere da soli.
CONCLUDENDO
Decalogo della prevenzione Controllare peso e statura almeno ogni sei mesi, con regolarità Fare 5 pasti al giorno evitando i fuori pasto Consumare almeno 2 porzioni di frutta e tre di verdura ogni giorno Bere molta acqua evitando le bibite zuccherate Ridurre i grassi (salumi, fritti, condimenti, dolci) Non utilizzare il cibo come premio Privilegiare il gioco all’aperto almeno 1 ora al giorno Camminare a piedi in tutte le occasioni possibili Praticare uno sport con regolarità Limitare la videodipendenza durante il tempo libero
Qualunque siano le regole, bisogna ripeterle varie volte perché siano recepite dal bambino. Questo perché l’idea che il bambino ha del futuro non abbraccia nemmeno l’intera giornata. È necessario però mantenere un tono fermo ma gentile, esprimere le regole non come ordini ma piuttosto come espressione di desideri personali, qualcosa cui noi attribuiamo importanza.
GRAZIE! Dott.ssa Cecilia Scalabrino Biologa nutrizionista Master in nutrizione clinica tel. 377.23.21.480 c.scalabrino@yahoo.it
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