Italia, una sfida da accettare - PAESE ECONOMIA - Fondazione Ergo

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Italia, una sfida da accettare - PAESE ECONOMIA - Fondazione Ergo
PAESE ECONOMIA

Italia, una sfida
da accettare.
STEFANIA SPAZIANI

L’industria automobilistica ha un ruolo strategico
per il nostro Paese. Bene export e componentistica,
ma ora bisogna ripensare a tutta la filiera.

■ L’automotive italiano è un settore strategico, uno          Interessanti i dati dell’export. Il 56% delle au-
dei driver della crescita del nostro Paese. Lo metto-      tovetture prodotte in Italia è destinato al mer-
no bene in evidenza i numeri del recente studio del-       cato estero. Più alta è la percentuale dei veicoli
la Fondazione Ergo, “Perché l'Italia deve puntare          commerciali esportati che rappresentano il 79%
sull’industria dell’auto”. L’industria dell’auto nel suo   della produzione (Fiat Ducato, Citroën Jumper
complesso (autoveicoli, motori, carrozzerie, compo-        e Peugeot Boxer) mentre viene venduto fuori dei
nenti) vale ben 93 miliardi di fatturato, pari al 5,6%     nostri confini il 93% dei veicoli industriali realiz-
del Pil italiano. Gli occupati superano le 250mila         zati, come autocarri e autobus. L’Italia è, insieme
unità, il 7% dell’intero settore manifatturiero: si        alla Germania, l’unico Paese europeo in grado di
tratta di una quota inferiore rispetto a quella dell’U-    esportare grandi volumi di autovetture verso gli
nione europea (11,3%) ma il fatturato europeo per          Stati Uniti: circa 150mila veicoli l’anno, per un
addetto è molto superiore alla media italiana.             valore di 4,5 miliardi. In generale lo scorso anno
    Lo scorso anno l’Italia ha prodotto oltre 670mila      le esportazioni di veicoli prodotti in Italia hanno
autovetture, 324mila veicoli commerciali e 63mila          contato per 23,7 miliardi di euro, il 5,3% del nostro
veicoli industriali, per un totale di 1.060.068 uni-       export, in crescita dell’11,3%, con oltre 742mila
tà. Nonostante il calo della produzione del 2018           pezzi (+3,6%). Merito di suv come Alfa Romeo Stel-
(-7,2% rispetto al 2017), gli analisti prevedono un        vio, Maserati Levante, Jeep Renegade e Fiat 500X,
incremento, fino al 2030 tra il 20 e il 25%: l’anda-       prodotti negli stabilimenti in Italia: un segmento
mento stabile di questi primi mesi 2019 del mer-           che vale il 49% della nostra produzione totale di
cato italiano non sembra però confortante, anche           auto e registra una crescita notevole rispetto al
se, secondo lo studio, il trend non potrà che essere       2014, quando era soltanto al 7,7%.
positivo, grazie agli investimenti che nel settore            L’import di veicoli in Italia vale 33,27 miliardi
automotive in Italia valgono il 14% di quelli dell’in-     di euro e rappresenta l’8,3% del totale, il 9,7% in
dustria manifatturiera e ad una spesa in ricerca e         più rispetto al 2016. Il saldo tra import ed export è
sviluppo pari a 1,7 miliardi di euro, il 13% di quella     negativo ed ammonta a 9,6 miliardi di euro. Il de-
complessiva nazionale.                                     ficit è tuttavia parzialmente equilibrato dal saldo

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attivo della componentistica di 5 mi-     la dimensione aziendale, riesce a fare     (elettrificata, ma anche più smart),
liardi di euro.                           filiera, trainando l’economia italiana.    Autonomous (autonoma), Shared
   La componentistica si dimostra             Un comparto sano che può (e deve)      (condivisa), Connected (connessa),
quindi un comparto chiave dell’au-        affrontare le sfide future dell’auto.      Yearly updated (cicli di produzione
tomotive e dell’economia italiana:        Elettrificazione in testa. Perché, se da   ridotti da 7-10 anni ad un solo anno).
con le sue 2.190 aziende garantisce       un lato alcuni produttori di elementi      Non si potrà ignorare nemmeno la
un fatturato di 46,5 miliardi di euro     meccanici si sentono minacciati per        domanda del mercato più grande al
e 156 mila posti di lavoro. Valori che    il minor numero di componenti di un        mondo, quello cinese, caratterizzata
restano importanti nonostante qual-       motore elettrico, dall’altro è neces-      da una decisa propensione alla con-
che timore per il calo della produzio-    sario saper sfruttare questa oppor-        divisione dell’auto e all’automazione,
ne tedesca del 2018 (500mila vetture      tunità, creando una nuova filiera, ad      molto più forte rispetto a quella dei
in meno). Aziende, come nella tradi-      esempio per la ricerca sulle batterie e    consumatori europei ed americani.
zione dell’economia italiana, soprat-     il loro smaltimento.                       Sharing e robotaxi per intenderci.
tutto di medie e piccole dimensioni:                                                 Tutto questo per la Fondazione Ergo
secondo il report Bilancio a 4Ruote di                                               costituisce un’occasione irripetibile
Anfia, Sace, Simest e Alix Partners, il   Le sfide del futuro                        per cogliere opportunità finora esplo-
53% delle imprese della filiera italia-   Se si vuole puntare ad un aumento          rate solo parzialmente dall’automoti-
na ha un numero di addetti inferiore a    di valore del settore non si possono       ve “made in Italy”, la cui evoluzione
50 unità, il 34% ha dimensione da 50-     ignorare le 5 tendenze principali del      dei prossimi anni si configura – anco-
250 addetti e solo il 13% ha oltre 250    settore, sintetizzate dagli analisti di    ra una volta – come una partita stra-
addetti. Un settore che, qualunque sia    PwC con l’acronimo Eascy: Electrified      tegica per l’intera società italiana.

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      Il troppo vecchio parco circolante italiano
Il parco circolante italiano ha raggiunto un livello di anzia-   datate - ma non quelle che possiamo considerare storiche
nità preoccupante. Nel nostro Paese il numero delle vet-         - che rappresentano un peso, sotto l’aspetto ambientale
ture ha superato le 39 milioni di unità, con un’età media di     e della sicurezza, sia attiva che passiva. Tra le soluzioni
11 anni e 4 mesi, tra le più alte in Europa. Le auto ancora      quella di incentivare la vendita di usato recente, Euro 5 e
su strada che hanno oltre dieci anni di vita sono circa 22       6, in cambio della rottamazione delle auto più vecchie da
milioni, il 56,5% del totale. Troppe. E pericolose, perché       Euro 0 a Euro 3: in questo modo potremmo venire incon-
sprovviste dei moderni sistemi di sicurezza e assistenza.        tro alle esigenze di tutti coloro che non hanno le possibilità
Nel dettaglio i veicoli immatricolati dal 1999 al 2003 (Euro     economiche di acquistare un’auto nuova”.
2 ed Euro 3) sono quasi 6 milioni, pari al 15,4%, nella mag-         In termini di alimentazioni, il gpl sembra ancora convin-
gior parte a benzina. Quelli dal 2004 al 2008 (Euro 3 ed         cere gli italiani: due milioni e mezzo di vetture lo utilizza-
Euro 4) invece si avvicinano a quota 9,5 milioni e rappre-       no per la trazione. Dal 2012 se ne aggiungono una media
sentano il 24,4% del parco, oltre la metà diesel. I model-       di 130mila l’anno. Le auto bifuel a metano - benzina sono
li con almeno 20 anni di anzianità sono quasi 6 milioni e        poco meno di un milione e tornano a crescere per la pri-
mezzo (circa il 16% del parco circolante).                       ma volta dal 2014. Le elettriche invece sono solo 12mila
    “Nel nostro Paese, la anzianità del parco circolante co-     (0,03%): un terzo di queste registrate l’anno scorso. In cre-
stituisce, da sempre, un serio problema", ha sottolineato        scita costante le ibride che abbinano un motore elettrico a
Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club          quello tradizionale: circa 240mila (0,6%), di cui 70mila im-
d’Italia. "Abbiamo la necessità di eliminare le vetture più      matricolate solo dallo scorso anno.                      (v.a.)

                                                                                                 Giugno 2019 |                     57
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