Irritabilità, aggressività, stato maniacale: effetti collaterali rari ma possibili della terapia farmacologica per l'ADHD - Aldo Skabar - S.C. di ...
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Irritabilità, aggressività, stato maniacale: effetti collaterali rari ma possibili della terapia farmacologica per l’ADHD Aldo Skabar – S.C. di Neuropsichiatria e Neurologia Pediatrica – IRCCS BURLO – TS BURLO
Scopo delle terapie farmacologiche è il miglioramento della qualità della vita del paziente con ADHD, a volte tuttavia le cose vanno in senso opposto………
L’induzione di uno stato disforico da parte del metilfenidato è una possibilità ben nota. Mario: Si tratta di un bambino (di 8 anni) estremamente iperattivo che non si riesce a gestire nonostante gli interventi psicologici. In una fase precedente l’istituzione del registro, riceve una dose test di 10 mg di MFD. Nelle prime due ore non pare accadere nulla, anche se insiste a giocare ossessivamente con una sega giocattolo e lancia un peluche dalla finestra, poi esce dall’ospedale e diventa sempre più agitato ed aggressivo. Lo psicologo che lo incontra nel pomeriggio si spaventa per il cambiamento. Dopo mesi si ritenta con una dose di 5 mg di MFD. Non cambia nulla nelle prime due ore ma nel pomeriggio il bambino viene accompagnato al pronto soccorso perché è estremamente agitato e si percuote compulsivamente l’occhio destro con il rischio di procurarsi delle lesioni
L’induzione di uno stato disforico da parte del metilfenidato è una possibilità ben nota. Mario: Si rinuncia del tutto all’idea di trattare con il MFD Dopo qualche mese, senza che abbia assunto alcun farmaco, il ragazzino ritorna al pronto soccorso: è rabbioso, cerca di picchiare tutti, poi batte volontariamente la testa contro il muro e contro il pavimento. Viene trattato in acuto con aloperidolo che migliora transitoriamente la sintomatologia. Attualmente sta bene con una terapia a base di acido valproico e aripiprazolo. E’ stata posta diagnosi di ADHD e disturbo dell’umore nell’ambito di un disturbo di Tourette
L’induzione di uno stato disforico da parte del metilfenidato è una possibilità ben nota. Erik: E’ un bambino di 8 anni apparentemente sereno ma con un rilevante disturbo dell’attenzione con iperattività (familiarità per ADHD ma non per disturbi dell’umore) Dopo la dose test con 10 mg di MFD, a partire dalla terza ora inizia una tachilalia incessante: il bambino “si accorge” che nel mio studio vi sono tante immagini e comincia a commentarle inventando storie, contaminando il discorso con commenti fuori luogo, perdendo continuamente il filo…. Viene dimesso dopo qualche ora e la madre, che è casualmente un’infermiera psichiatrica, gestisce la situazione mettendolo davanti alla TV. La reazione, che si esaurisce in serata viene segnalata. Dopo un mese circa si inizia il trattamento con Atomoxetina che si dimostra utile e privo di effetti collaterali.
Ma anche con l’atomoxetina, non sempre le cose vanno bene……. Segue la descrizione di tre casi complessi
GEORGE Il ragazzo ha 12 anni, è di origine rumena, vive in Italia dall’età di 4 anni con la madre e con la sorella maggiore. Il padre ha abbandonato la famiglia. Da sempre vivace e disattento, non ha mai presentato comportamenti oppositivi (se non di fronte ai compiti scolastici). Non si riesce ad attuare un intervento sociale di supporto (es: aiuto per i compiti scolastici). La scuola continua a rimarcare i problemi legati all’iperattività/impulsività Si propone una terapia con atomoxetina che il ragazzo, molto consapevole delle proprie caratteristiche, è entusiasta di iniziare. Durante la prima settimana vengono somministrati 0,5 mg/kg (senza effetti particolari). Si passa quindi ad un mg/kg. Alla quarta settimana di terapia viene riferito che George ha seri problemi di comportamento : si è arrabbiato più volte con la madre sulla quale ha alzato le mani (cosa mai successa fino ad allora). Le ha quindi chiesto scusa esprimendo una serie di pensieri sulla propria settimana connotati da angoscia Nelle giornate successive l’aggressività aumenta e durante un litigio con la madre, il ragazzo apre la portiera dell’automobile in corsa. La terapia viene immediatamente sospesa. Il ragazzo continua ad essere insopportabilmente aggressivo e provocatorio per altri tre giorni, quindi torna ad essere quello di prima in tre giorni
LORENZO Il ragazzo, seguito da anni per un’estrema esuberanza e per problemi di apprendimento presso il servizio territoriale, giunge alla nostra osservazione all’età di 8 anni. E’ impacciato e presenterebbe, da sempre, problemi di sonno. La coppia genitoriale è separata in casa. Solo la madre si ritiene assertiva e parla della necessità di contenere il ragazzino nel quale ravvede peraltro tante qualità. E’ disponibile a provare una terapia farmacologica. Il ragazzo inizia con l’atomoxetina. Ad un mese circa dal raggiungimento della dose di 1,2 mg/kg la madre afferma che Lorenzo è più calmo anche se ha alcuni scatti d’ira abbastanza ben gestibili. Al secondo mese di terapia risponde male agli estranei ed è aggressivo con la madre, la quale chiede un aiuto educativo. Si decide di aumentare la posologia dell’Atomoxetina a circa 1,5 mg/kg ma dopo pochi giorni l’aggressività aumenta ancora: messo in castigo a scuola, il ragazzino ha iniziato a battere la testa contro il muro. Dalla madre non accetta spiegazioni, è sempre polemico e tende ad alzare le mani su di lei. Si sospende la terapia e, nell’arco di pochi giorni, la situazione migliora. In sede di vista il ragazzo è ancora molto vivace ma non più provocatorio. Passano quattro mesi e, considerate le continue preoccupazioni rispetto all’attenzione ed agli apprendimenti, si propone il metilfenidato che, fino alla posologia di circa 15 mg, è molto efficace sull’iperattività/disattenzione senza determinare aggressività.
SIMONE Adottato a 4 anni e mezzo dalla Romania, viene inviato a visita dal servizio territoriale a 6 anni e 8 mesi: viene già definito: pericoloso per sé e per gli altri (aggressivo). Da sempre presenta problemi di sonno. E’ stato scolarizzato con sostegno ed educatore. A 7 anni e 8 mesi si prende in considerazione la terapia farmacologica.. Con 10 e poi 15 mg di MFD i genitori definiscono il bambino più attento e più contenibile per parte della giornata, ma nel primo pomeriggio il bambino “cambia” manifestando reazioni di tipo depressivo con pianto ed incontenibilità.Si decide la sospensione della terapia farmacologica. Dopo un anno,nell’ipotesi di un disturbo dell’umore associato si pone in terapia con Acido Valproico senza alcun beneficio. I genitori chiedono di sospenderle ogni tentativo con farmaci. S. ha 11 anni e i genitori chiedono nuovamente aiuto: gli apprendimenti stanno decadendo, loro si definiscono molto stanchi, il bambino è estremamente disattento, è ancora provocatorio ed ha crisi di rabbia (si sfoga solo sugli oggetti) poi viene accusato di aver voluto avvelenare un’insegnante. Si propone l’atomoxetina e questa volta il farmaco viene accettato. Il trattamento (40 mg per un peso di 36 kg) determina un miglioramento in tutti gli ambiti. Il ragazzino è relativamente tranquillo, è attento ed il suo profitto migliora. Per la prima volta nella sua vita inizia a prendere note positive. I genitori adottivi si separano ed il ragazzo non fa una piega.
SIMONE Dopo alcuni mesi, nuovo peggioramento:si porta il farmaco a 50 mg. La situazione non migliora. Il ragazzino è sempre più intrattabile ed aggressivo. La madre, in fase depressiva, viene curata. Anche per il padre la situazione è insostenibile. In sede di visita il comportamento del ragazzo è ineccepibile: ai questionari specifici il ragazzo nega problemi d’ansia o di tipo depressivo. La sua preoccupazione principale pare essere quella di essere accettato. Ai questionari, insegnanti e genitori confermano tutti i problemi possibili (disattenzione-iperattività-oppositività-difficoltà di apprendimento, tic: tutti negano tuttavia comportamenti tipici di uno stato maniacale). I genitori chiedono di sospendere la terapia con atomoxetina. Dopo pochi giorni (meno di una settimana) i genitori descrivono un cambiamento netto: Simone sarebbe più iperattivo di prima ma non è più aggressivo ed ha ripreso ad essere affettuoso con i genitori mentre prima era inavvicinabile. Questa evoluzione viene confermata ad un successivo controllo dopo un mese. I genitori decidono di non riprendere la terapia.
Alla luce di queste tre esperienze, si pone il dubbio che l’atomoxetina possa peggiorare o elicitare comportamenti aggressivi. L’elemento fondamentale è la risposta rapida e positiva alla sospensione della terapia. L’aumento dell’aggressività (seppur descritto anche per il MDF) non sembra elicitato allo stesso modo dai due farmaci in quanto la risposta al MFD è stata differente tra il secondo ed il terzo caso. vanno tuttavia considerati alcuni fattori confondenti:
Fattori confondenti: 1) Nel secondo e terzo caso sono avvenute modificazioni rilevanti dello schema familiare. Nel primo caso queste modificazioni erano comunque avvenute in precedenza. 2) Nel secondo e terzo caso vi sono evidenti contraddizioni tra le fonti. 3) Nel terzo caso è molto probabile che alcune oscillazioni siano legate ad un disturbo dell’umore (vedi risposta al metilfenidato ed alcune caratteristiche comportamentali “finalizzate”). 4) Nel secondo caso il dosaggio dell’Atomoxetina (1,5 mg/kg) era piuttosto alto. 5) Non siamo certo in una situazione di “doppio cieco” e le posizioni rispetto al farmaco sono tutt’altro che neutre da parte di insegnanti e genitori
Cosa dice la letteratura?
E’ una lettera all’editore. Già nel 2002 la Lilly riportava un 8% dei pazienti con irritabilità mentre solo 4/1613 avevano sospeso il farmaco a causa dell’aggressività. Gli autori descrivono un’esperienza diversa: Su 153 pazienti trattati con il farmaco hanno rilevato un’estrema irritabilità, aggressività oppure sintomi maniacali in 51 casi (33%) Nel gruppo dei 51 pazienti con effetti collaterali l’80% aveva già presentato alterazioni dell’umore ed il 61% aveva un’anamnesi familiare positiva per disturbi dell’umore. Tra i sintomi descritti ce n’è uno interessante “increased goal behavior”
E’ una lettera all’editore. Già nel 2002 la Lilly riportava un 8% dei pazienti con irritabilità mentre solo 4/1613 avevano sospeso il farmaco a causa dell’aggressività. Gli autori descrivono un’esperienza diversa: Su 153 pazienti trattati con il farmaco hanno rilevato un’estrema irritabilità, aggressività oppure sintomi maniacali in 51 casi (33%) Nel gruppo dei 51 pazienti con effetti collaterali l’80% aveva già presentato alterazioni dell’umore ed il 61% aveva un’anamnesi familiare positiva per disturbi dell’umore. Tra i sintomi descritti ce n’è uno interessante “increased goal behavior”
La maggior parte dei 51 pazienti con questi effetti non presentava iperattività Per 3 di questi si era reso necessario il ricovero 3 di questi (ricordo che il range di età era 10.5+/-3.74) erano stati incarcerati I sintomi erano comparsi a 1-12 settimane dall’inizio del trattamento I sintomi non erano modificati dagli stabilizzatori dell’umore o dagli antipsicotici I sintomi regredivano in tempo da pochi giorni a 3 settimane dallo stop all’atx. Una caratteristica singolare di questa casistica è data dal fatto che nel 68% di questi ragazzi era stato operato uno shift tra mfd ed atx oppure i due farmaci venivano somministrati contemporaneamente. Gli autori sottolineano però che il mfd pareva agire solo sull’iperattività e non sul tono dell’umore.
Paediatr Biol Psychiatry. 2007 Mar 1;61(5):713-9. Meta-analysis of aggression or hostility events in randomized, controlled clinical trials of atomoxetine for ADHD. Polzer J, Bangs ME, Zhang S, Dellva MA, Tauscher-Wisniewski S, Acharya N, Watson SB, Allen AJ, Wilens TE Lilly Research Laboratories, Indianapolis, Indiana USA. Le conclusioni di questo studio sono che gli eventi correlati all’aggressione oppure ostilità interessano il 2% dei pazienti (con una risk-ratio di 1,33 – non significativa) e che il rischio è lo stesso per l’atomoxetina ed il metilfenidato.
Paediatr Biol Psychiatry. 2007 Mar 1;61(5):713-9. Meta-analysis of aggression or hostility events in randomized, controlled clinical trials of atomoxetine for ADHD. Polzer J, Bangs ME, Zhang S, Dellva MA, Tauscher-Wisniewski S, Acharya N, Watson SB, Allen AJ, Wilens TE Dalla popolazione di questo studio sono stati esclusi i pazienti con disturbo bipolare, epilessia, patologie cerebrali organiche. La durata della terapia nella pop. pediatrica è stata di 6-18 settimane La popolazione pediatrica in ATX era di 1308 soggetti ( tratti da 11 studi Lilly), 21 di questi hanno presentato eventi di aggressività – ostilità. Tra gli 808 soggetti di controllo, 9 hanno avuto i sintomi. Per misurare l’aggressività è stata usata la scala di Spielberger (1983)
Paediatr Biol Psychiatry. 2007 Mar 1;61(5):713-9. Meta-analysis of aggression or hostility events in randomized, controlled clinical trials of atomoxetine for ADHD. Polzer J, Bangs ME, Zhang S, Dellva MA, Tauscher-Wisniewski S, Acharya N, Watson SB, Allen AJ, Wilens TE Il 25% del campione era composto da femmine, ma dei 21 pazienti con aggressività, più del 90% era composto da maschi Di questi 21 soggetti, solo 7 hanno sospeso la terapia Il dosaggio medio della terapia era di 1,15 mg/kg Solo uno dei soggetti era un “metabolizzatore lento” (genotipo CYP2D6) Gli autori, correttamente, sottolineano che si tratta di analisi post-hoc e che non esistono studi progettati allo scopo di identificare questi effetti.
Paediatr Biol Psychiatry. 2007 Mar 1;61(5):713-9. Meta-analysis of aggression or hostility events in randomized, controlled clinical trials of atomoxetine for ADHD. Polzer J, Bangs ME, Zhang S, Dellva MA, Tauscher-Wisniewski S, Acharya N, Watson SB, Allen AJ, Wilens TE
Pediatrics. 2009 Feb;123(2):611-616 Hallucinations and other psychotic symptoms associated with the use of attention-deficit/hyperactivity disorder drugs in children. Mosholder AD, Gelperin K, Hammad TA, Phelan K, Johann-Liang R. Office of Surveillance and Epidemiology, US Food and Drug Administration. Si tratta di una valutazione dei database di sorveglianza postmarketing delle aziende oltre che delle segnalazioni spontanee al database degli eventi avversi dell’FDA. Sono stati prese in considerazione sia le varie preparazioni a base di psicostimolanti che l’atomoxetina ed è stata stimata una frequenza di eventi di questo tipo pari a 1.48 su 100 pazienti x anno
Pediatrics. 2009 Feb;123(2):611-616 Hallucinations and other psychotic symptoms associated with the use of attention-deficit/hyperactivity disorder drugs in children. Mosholder AD, Gelperin K, Hammad TA, Phelan K, Johann-Liang R. Office of Surveillance and Epidemiology, US Food and Drug Administration. Per quanto riguarda i dati degli studi post-marketing, i dati sono risibili per gli stimolanti. Solo per l’atomoxetina abbiamo una popolazione di 487.5 casi/anno, con 4 eventi segnalati. Rispetto alle 865 segnalazioni spontanee in 5 anni, non viene descritta la relazione con il tipo di farmaco
Paediatr Drugs. 2009;11(3):203-26. Atomoxetine: a review of its use in attention-deficit hyperactivity disorder in children and adolescents. Garnock-Jones KP, Keating GM. Le patologie in comorbilità non verrebbero peggiorate dal farmaco. Secondo i dati contenuti nel sito dello Strattera l’aggressività ha determinato la sospensione del farmaco in 4/1613 (0.2% dei casi) mentre il sintomo irritabilità sarebbe presente nell’ 8% dei trattati (contro il 4%) del placebo. Aggressive behavior or hostility is often observed in children and adolescents with ADHD. In short-term controlled clinical trials, 21/1308 (1.6%) of atomoxetine patients versus 9/806 (1.1%) of placebo-treated patients spontaneously reported treatment emergent hostility-related adverse events. Although this is not conclusive evidence that STRATTERA causes aggressive behavior or hostility, these behaviors were more frequently observed in clinical trials among children and adolescents treated with STRATTERAcompared to placebo (overall risk ratio of 1.33 [95% C.I. 0.67-2.64 - not statistically significant]). Viene citato lo studio di Mosholder et al 2009 secondo il quale gli eventi psicotici o maniacali nella popolazione trattata per ADHD sono 1.48/100 trattati all’anno. L’NNH per gli intenti suicidari sarebbe di 227 (ma questa è un’altra storia……)
ALCUNE RIFLESSIONI: 1) Sebbene sia stato detto (anche nell’ultimo studio citato) che l’Atomoxetina, a differenza del MFD, non peggiora le comorbilità: questo non sembra essere vero in base alla nostra esperienza. 2) Dalla metanalisi di Polzer (che è post hoc!) sono stati esclusi, tra gli altri, i pazienti con disturbo dell’umore. 3) I conti non tornano (pazienza per il fatto che non tornino con la nostra esperienza personale) Non si capisce come mai si citi un rischio di evoluzione verso uno stato psicotico (Mosholder 09) nell’1,5 % circa dei casi ma si dica che solo nello 0,2% dei casi la terapia è stata sospesa. 4) Lo studio (anzi lettera) di Henderson (2004) indica percentuali molto alte di effetti collaterali ma la descrizione dei sintomi non è oggettiva, in ogni caso vengono utilizzate politerapie ATX-MFD 5) Lo studio (anzi lettera) di Henderson (2004) afferma che la terapia antipsicotica e/o stabilizzante dell’umore non ha effetti sull’aggressività indotta dall’ATX: non ci sarebbe dunque alternativa alla sospensione della terapia per gestire questi effetti collaterali 6) L’effetto dell’ATX e del MFD non è sovrapponibile: sembrano esistere diversi profili di sensibilità e spesso uno dei due farmaci è tollerato ed efficace mentre l’altro no
Nel registro segnalati 57 casi di aggressività su 753 pazienti in trattamento, pari al 7,56% dei trattati. Tra i casi trattati presso il nostro centro: 3 casi sui 17 che hanno assunto ATX (17,6%) 2 casi sui 38 che hanno assunto MFD (5,3%) hanno dovuto sospendere la terapia per effetti collaterali di tipo comportamentale. E’ probabile che le caratteristiche delle due popolazioni siano diverse
grazie per l’attenzione
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