IPOTERMIA TERAPEUTICA NEL COMA POST-ANOSSICO - CARDIOLUCCA 2013 - Dott. Cristiano Lisi
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CARDIOLUCCA 2013 IPOTERMIA TERAPEUTICA NEL COMA POST-ANOSSICO Dott. Cristiano Lisi UO Cardiologia Ospedale Campo di Marte Lucca Lucca 28/11/2013 LUCCA CARDIOLOGIA
Epidemiologia dell’arresto cardiaco • Circa 450000 morti all’anno negli USA (17% del totale) • 88% dei casi da causa tachiaritmica • 80% da cardiopatia ischemica • La quasi totalità in ambiente extraospedaliero
Trattamento standard dell’arresto cardiorespiratorio • Catena sopravvivenza • Gestione delle vie aeree e supporto respiratorio
Trattamento standard del coma post-anossico • Supporto circolatorio • Supporto metabolico • Terapia farmacologica • Strategia riperfusiva
Prognosi dell’arresto cardiaco • Circa 2/3 dei malati ammessi in terapia intensiva non vengono dimessi vivi • Il danno neurologico è responsabile del 70% dei decessi ospedalieri oltre che di importanti sequele invalidanti Fugate et al Circulation 2012
Danno da ischemia-riperfusione • I meccanismi di lesione cerebrale in caso di ischemia riperfusione sono complessi e includono citotossicità, alterazione dell’omeostasi del calcio, formazione di radicali liberi, cascata patologica delle proteasi e attivazione dei segnali per il processo di morte cellulare • Molti di questi percorsi vengono attivati ore o giorni dopo ripristino del circolo spontaneo (danni secondari) Polderman et al Crit Care Med 2009; S186-S202
Razionale dell’ipotermia terapeutica • L’ipotermia moderata limita il danno cerebrale da arresto cardiaco. • Rallenta l’attività degli enzimi responsabili del danno cellulare. • Sopprime i radicali liberi • Protegge e stabilizza la membrana lipoproteica cellulare • Riduce la richiesta di ossigeno nelle aree ischemiche, l’acidosi intracellulare e la produzione di lattati. • L’ipotermia è dimostrato essere in grado di ridurre il danno ischemico cerebrale. • Per ogni grado di riduzione della temperatura si riduce l’attività metabolica cerebrale del 6-7%.
• Da queste premesse sono nati studi che hanno dimostrato migliore sopravvivenza in paziente sottoposti ad ipotermia terapeutica (Holzer M, Cerchiari E, Martens P, et al. N Eng J Med 2002;346:549-556) • Sulla base di queste prime esperienze molte società scientifiche hanno proposto l’ipotermia terapeutica come presidio terapeutico (Nolan JP, Neumar RW, et al.. Resuscitation. 2008 Dec;79(3):350-79) Aumento della sopravvivenza di circa il 25%
Ipotermia terapeutica: indicazioni AHA • Classe I livello evidenza B per pazienti sopravvissuti ACR con ritmo defibrillabile • Classe IIb per paziente sopravissuti ad ACR con ritmo non defribillabile (Pederby et al Circulation 2010;122 Suppl 3 S768-786). ERC • Classe I in tutti i ritmi di esordio (Deakin et al Resuscitation 2010;81 1205-1252).
Ipotermia in ritmi non defribillabili: nuove evidenze • Using propensity score even patient with non shockable rhythm have better neurological outcome Grossestreuer et al, 2013 Scientific Session Dallas American Heart Association
Ipotermia terapeutica Indicazioni:(Nolan, Resuscitation 2005; 67 (Suppl 1): S39. • pazienti sopravvissuti ad un arresto cardio-respiratorio testimoniato con coma post-anossico GCS < 9. Attualmente concetto di paziente comatoso Controindicazioni (Seder, Critical Care Medicine 2009 37 (suppl): s 211): • paziente in grado di eseguire ordine semplici • > 8 ore dal ROSC • Infezioni o sanguinamenti pericolosi per la vita • Collasso cardiopolmonare imminente nonostante riempimento volemico, supporto aminico e/o con device di assistenza ventricolare.
Effetti dell’ipotermia 1 Cardiovascolari • Riduzione della portata cardiaca del 30-40% • Aumento della PVC • Aumento delle resistenze cardiovascolari sistemiche (non a livello cerebrale) • Lieve incremento della pressione arteriosa • Miglioramento della funzione sistolica, lieve disfunzione diastolica • Modificazioni ECG grafiche (tachicardia sinusale seguita da progressiva bradicardia (non responsiva all’atropina), allungamento del PR, del QRS e del QT, onde di Osborne)
Effetti dell’ipotermia 2 Renali • Diuresi da freddo (incremento del peptide natriuretico atriale, riduzione dell’ormone antidiuretico, disfunzione tubulare) → ipovolemia, squilibri elettrolitici, aumento dell’osmolarità plasmatica Metabolismo dei farmaci • Incremento dei livelli plasmatici e della durata d’azione dei farmaci (ridotta clearence epatica ed in minor misura renale) → accumulo di sedativi ed analgesici durante ipotermia con conseguente alterazione della valutazione neurologica post trattamento
Effetti dell’ipotermia 3 Metabolici • Iperglicemia (ridotta secrezione insulinica e ridotta sensibilità all’insulina) • Lieve acidosi metabolica (incremento dei lattati e dei corpi chetonici) NB: L’emogasanalizzatore nei pazienti in ipotermia sottostima il pH; il pH reale è maggiore di 0,012 per ogni °C minore di 37 Respiratori • L’emogas-analizzatore nei pazienti in ipotermia sovrastima sia la pO2 che la pCO2: la pO2 reale è più bassa di 5 mmHg per ogni °C minore di 37, mentre la pCO2 reale è più bassa di 2 mmHg per ogni °C minore di 37.
Effetti dell’ipotermia 4 Equilibrio elettrolitico • ipokalemia, ipomagnesemia, ipofosfatemia durante il raffreddamento (diuresi da freddo e shift da ambiente extracellulare a quello intracellulare). Iperkalemia durante il riscaldamento per shift da ambiente intracellulare a quello extracellulare. Ipernatriemia da ipovolemia Coagulazione • disfunzione e riduzione della conta piastrinica per temperature inferiori ai 35°C (senza aumentare significativamente il rischio di sanguinamento): → nei pazienti con SCA i test di aggregazione piastrinica vanno prelevati una volta che il paziente è stato riscaldato Altri effetti • incremento dei livelli degli enzimi epatici • incremento delle amilasi • riduzione dei globuli bianchi
Quando iniziare l’ipotermia? • Timing d’inizio (Seder, Critical Care Medicine 2009 37 (suppl): s 211): Il prima possibile entro 8 ore dal ROSC. Obiettivo entro 1 ora dal ROSC • Induzione dell’ipotermia prima dell’arrivo in Terapia Intensiva Cardiologica (Territorio, DEA, Sala di Emodinamica) Rapida somministrazione di fluidi (soluzione fisiologica o ringer lattato) a 4°C (30-40 ml/Kg). Attualmente in discussione da nuovi studi • Induzione dell’ipotermia mediante device di raffreddamento o con altri mezzi (pacchi freddi, esposizione etc) Temperatura target (Seder, Critical Care Medicine 2009 37 (suppl): s 211) 32-34°C da raggiungere il più velocemente possibile impostando nel device max velocità di raffreddamento. Target preferito 34°C in assenza di altre evidenze • Durata dell’ipotermia: - 12-24 ore Durata preferita 24 ore
Timing ipotermia: nuovi studi • L’infusione di fisiologica fredda nel soccorso preospedaliero non ha migliorato l’outcome sia nel gruppo FV/TV che nel non FV/TV Kim F AHA scientific session Dallas 2013 American Heart Association
Temperatura target • Target 33 C vs 36 nel post arresto • Scopo valutare se il miglioramento è dovuto all’ipotermia o al controllo della febbre • Studio ancora in corso, risultati promettenti Abella B AHA scientific session Dallas 2013 American Heart Association
Gestione del paziente durante ipotermia terapeutica: • Mantenere una pressione arteriosa media > 65 mmHg (prevenzione dell’ipovolemia, PVC target 12-14 inotropi, vasopressori, device) • Correggere gli squilibri elettrolitici (ipokalemia, ipomagnesemia, ipofosfatemia durante l’induzione, iperkalemia durante il riscaldamento) • Inizio precoce della nutrizione enterale con basse velocità di infusione (20- 40 ml/h con stop 24-4) • Controllo della glicemia (tollerata fino a 200 mg/mL) • Prevenzione e trattamento aggressivo del brivido: -Sedazione (Propofol, Midazolam seconda scelta) profonda, empiricamente antiepilettica, SAS 1 RASS 4-5 -Analgesia (preferibilmente Fentanyl) -Curarizzazione (cisatracurio o altri) attenzione al rallentato metabolismo -Magnesio solfato (2-3 grammi in bolo) -Paracetamolo 500 mg ev ogni 6 ore quando TC < 35, ogni 4 ore quando temperatura > 35 • Intubazione e ventilazione meccanica (secondo ventilazione protettiva, normocapnia, target sat ossigeno 94-96%) • Prevenzione e trattamento precoce delle infezioni • Prevenzione delle ulcere da decubito
Monitoraggio durante ipotermia 1 1) Monitoraggio emodinamico e della perfusione - PRAM o altro dispositivo - PVC tramite CVC preferibilmnete in GIUGULARE - MONITORAGGIO INVASIVO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA - LATTATI (CONSIDERANDO CHE VALORI FINO A 5 - 6 MMOL/LIT ED UNA LIEVE ACIDOSI METABOLICA SONO COMPATIBILI CON L’IPOTERMIA) 2) Monitoraggio neurologico - EEG e PES entro 12 ore dal ROSC e a 24-48 ore dall’ interruzione dell’ ipotermia ed in condizioni di recupero dall’eventuale neurosedazione - SV O2 mista in vena giugulare interna come indice della perfusione cerebrale con target SV O 2 > 60% La saturazione venosa di ossigeno a livello della giugulare interna dx (a patto che l’emoglobina e la saturazione arteriosa di ossigeno siano costanti) è un’indice affidabile della perfusione cerebrale e correla con la prognosi. (Seder, Critical Care Medicine 2009 37 (suppl): s 211).
Monitoraggio durante ipotermia 2 3) Monitoraggio laboratoristico - miniroutine (comprensive anche di calcio, magnesio, fosforo, e antitrombina III) ogni 6 ore per le prime 24 ore - EGA ogni 3 ore salvo variazioni del quadro clinico (obiettivo normocapnia e normossia, evitare iperossigenazione) - 3 emocolture, 1 urinocoltura ed un broncoaspirato di monitoraggio + indici di flogosi (VES, PCR e procalcitonina)
Riscaldamento (Seder, Critical Care Medicine 2009 37 (suppl): s 211) • Attivo o passivo inferiore a 0,25°C/h • I bloccanti neuromuscolari possono essere interrotti quando la temperatura corporea raggiunge i 35°C. • Lo svezzamento dai sedativi può essere iniziato quando la temperatura corporea raggiunge i 36°C. • Attenzione alla febbre post ipotermia (fattore prognostico negativo) • Attenzione durante il riscaldamento a ipotensione, iperkalemia e ipoglicemia
Conclusioni • In letteratura è dimostrato che l’ipotermia terapeutica è in grado di aumentare la sopravvivenza e l’outcome neurologico dell’arresto cardiaco extraospedaliero (Bernard SA, Gray TW, Buist MD, et al: Treatment of comatose survivors of out-of- hospital cardiac arrest with induced hypothermia. N Engl J Med 2002; 346:557–563 HACA Investigators: Mild therapeutic hypothermia to improve the neurologic outcome after cardiac arrest. N Engl J Med 2002; 346:549–556) • A dispetto di tali evidenze questo tipo di terapia non ha avuto un notevole sviluppo e diffusione come invece ci si sarebbe aspettato (Abella BS, Rhee JW, Huang KN, et al: Induced hypothermia is underused after resuscitation from cardiac arrest: A current practice survey. Resuscitation 2005; 64:181–186)
Conclusioni Terapia efficace ma sottoutilizzata: • Difficoltà organizzative • Multidisciplinarità • Mancanza di protocolli condivisi e univocità di procedure
Dott. Cristiano LISI
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