INVERTEBRATI Un contributo alla presentazione delle specie più singolari con particolare riferimento a ragni e farfalle - Parco delle Orobie
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INVERTEBRATI Un contributo alla presentazione delle specie più singolari con particolare riferimento a ragni e farfalle
Coordinamento editoriale: Roberta Cucchi, Parco delle Orobie bergamasche Grafica: LO Studio srl Testi: Melania Massaro, Paolo Pantini, Rossana Pisoni Museo Civico di Scienze Naturali “E. Caffi” di Bergamo, Sezione di Zoologia degli Invertebrati Fotografie e immagini: Figg. 2, 4, 5, 6, 8, 9, 11, 13, 15, 16, 20, 21, 23 e 25 Archivio Museo civico di Scienze Naturali “E. Caffi” di Bergamo Figg. 1 e 12 - William Zucchelli Fig. 3 - Franco Valoti Fig. 7 - Elena Pezzoli Fig. 10 - tratta da Huemer P. & Zeller C., 2015 - A new species of Micropterix Hübner, 1825 from the Orobian Alps (Italy) (Lepidoptera, Micropterigidae). Nota Lepi. 38 (2): 133-146 Fig. 14 - Mauro Gobbi Fig. 17 - tratta da Pace R., 1989 - Monografia del genere Leptusa Kraatz (Coleoptera, Staphylinidae). Memorie del Museo civico di Storia naturale di Verona (II serie) Sezione Scienze della vita (A: biologica) 8: 1-307 Figg. 18 e 19 - Stefano Zoia Fig. 22 - tratta da Huemer P. - Endemismus am Beispiel der Scythris fallacella (Schlaeger, 1847)-Gruppe (Lepidoptera: Scythrididae). Entomologische Zeitschrift 110 (8): 244-249 Fig. 24 - tratta da Schönhofer A. L. & Martens J. 2010 - On the identity of Ischyropsalis dentipalpis Canestrini, 1872 and description of Ischyropsalis lithoclasica sp. n. (Opiliones: Ischyropsalididae). Zootaxa (2613): 1-14 In copertina: Zygaena exulans e Aculepeira ceropegia Foto di Paolo Pantini Stampa: Litotipografia Alcione - Lavis (TN), Dicembre 2017 ISBN 978-88-906196-3-2 © 2017 Parco delle Orobie bergamasche La riproduzione è vietata
Grazie anche alle vicende geologiche che lo hanno interessato, il territorio del Parco delle Orobie bergamasche rappresenta un vero e proprio unicum sia dal punto di vista floristico che faunistico. Molto è stato detto e scritto sui grandi fenomeni naturali che caratterizzano il Parco, forse meno è stato raccontato dei piccoli preziosi tesori che lo popolano. Da parecchi anni, gli invertebrati del Parco delle Orobie bergamasche sono oggetto di in- teressanti studi da parte del Museo di Scienze Naturali “E. Caffi” di Bergamo e di molti appassionati ricercatori che con esso collaborano. E lo stesso Parco, consapevole del fatto che molto ancora c’è da scoprire e conoscere, ne ha promosso recentemente ulteriori ri- cerche. Ecco che con questa pubblicazione, rivolta non solo ai più esperti ma a tutti gli ap- passionati e fruitori delle nostre montagne, il Parco vuole dare uno spunto alla conoscenza degli Invertebrati che popolano il proprio territorio con particolare riferimento a Ragni e Farfalle. Un affascinante cammino nella biodiversità che racchiude un impegnativo lavoro di investigazione! Buona lettura Yvan Caccia Presidente Parco delle Orobie bergamasche Le Orobie hanno da sempre interessato i naturalisti italiani e d’oltralpe, già dagli inizi del XIX secolo furono meta di studiosi attratti dalla posizione straordinaria, nel cuore delle Alpi, e dalla diversità degli ambienti. Fondamentale dunque è la tutela di questo territorio. La divulgazione dei risultati delle ricerche scientifiche in esso condotte svolge un ruolo essenziale a tal fine ed è pertanto, con grande interesse, che il Museo collabora a progetti mirati alla conoscenza della biodiversità promossi dal Parco delle Orobie Bergamasche. Con questo semplice opuscolo ci si è proposti di fornire uno strumento di facile consul- tazione, utile alla comprensione di alcuni aspetti dalla natura più vicina a noi anche da parte di lettori non specialisti. Auspichiamo di aver assolto in modo adeguato al compito, orgogliosi di poter mostrare dati oggetto di recenti ricerche, accanto a quelli dei naturalisti che ci hanno preceduto, sempre animati dallo stesso spirito: conoscere le nostre montagne e condividere le conoscenze sulla loro straordinaria natura. Marco Valle Direttore del Museo Civico di Scienze Naturali di Bergamo
Introduzione............................................................ 5 I Ragni: predatori a otto zampe......................... 6 Le Farfalle: gemme volanti della natura.......11 I gioielli delle Orobie ...........................................18 Per saperne di più................................................30
Introduzione Introduzione L’Italia, per conformazione e posizio- assai ragguardevole soprattutto se pa- ne geografica, dal centro dell’Europa al ragonato al numero di specie di verte- cuore Mediterraneo, è caratterizzata da brati che nella nostra regione ammonta una diversità faunistica particolarmen- a poco più di 500. te elevata di cui gli invertebrati rappre- sentano la componente principale come Nostro dovere è conservare questa ec- numero di specie e di individui. In Italia cezionale biodiversità secondo quanto sono presenti, secondo la Checklist del- indicato dalla “Convenzione sulla diver- le specie della fauna italiana, realizzata sità biologica” sottoscritta dall’Italia a nel 1995 dal Ministero dell’Ambiente e Rio de Janeiro nel 1992 e ratificata nel Comitato Scientifico per la Fauna d’I- 1994. Oggi, dopo 25 anni dall’adozione talia, oltre 57.000 specie animali di cui della convenzione di Rio, la constata- quasi il 98 % invertebrati. Gli invertebrati zione della perdita di diversità biologica, costituiscono un insieme molto etero- che si sta verificando in ogni parte del geneo comprendente diversi gruppi tra mondo, ha ottenuto anche grande ri- cui quello degli artropodi (ragni, insetti, lievo politico a livello globale, nazionale centopiedi ecc.) che comprende, in Ita- e regionale. Nel 2010 l’Italia si è dotata lia, oltre 45.800 specie la maggior parte di una Strategia Nazionale per la Biodi- delle quali (oltre 37.300) appartenenti versità volta a contrastarne il declino. alla classe degli Insetti. Fondamentale è quindi implementare le conoscenze sulla fauna ed in particolare Per quanto riguarda il numero di spe- sui principali gruppi di artropodi così da cie di invertebrati presenti, ci troviamo ampliare le informazioni disponibili. Tut- di fronte a cifre di rilievo anche ad una to ciò consente di mettere a punto le mi- scala territoriale minore. In Lombardia, gliori strategie di tutela e conservazione secondo i dati riportati in un recente della biodiversità ed arrivare alla revisio- Atlante degli invertebrati che peraltro ne intermedia della Strategia Nazionale riporta i dati relativi solo a pochi gruppi per la Biodiversità fino al 2020. (Coleotteri Carabidi, Colevidi e Ceram- bicidi, Farfalle diurne, Libellule e Ragni), In quest’ottica il Parco delle Orobie Ber- vivono oltre 1.600 specie, un numero gamasche promuove ricerche volte alla 5
conoscenza di flora e fauna e da diversi terno degli ecosistemi e peculiari di mol- anni, in collaborazione con il Museo di ti degli habitat tutelati dal Parco: ragni e scienze naturali di Bergamo, approfon- farfalle. disce lo studio degli artropodi sul suo territorio. Temuti ed evitati i primi, amate e da sempre oggetto di interesse le se- Il Museo, grazie all’opera di numerosi conde, sono nel complesso organismi naturalisti che sin dai tempi storici han- sensibili ai cambiamenti ambientali di no rivolto il loro impegno nello studio del origine naturale o antropica. Studiarne territorio bergamasco, custodisce colle- presenza e adattamenti è quindi di fon- zioni e archivi fondamentali per lo studio damentale importanza per conoscere e la comprensione della biodiversità del- anche lo stato di conservazione dei loro la nostra provincia. habitat preferenziali. Gli studi condotti negli ultimi anni, hanno permesso di La recente indagine ha focalizzato l’at- ottenere chiare e utili indicazioni sullo tenzione su due gruppi di artropodi di stato in cui si trovano gli ambienti del straordinario rilievo e significato all’in- territorio del Parco. I RAGNI: predatori a otto zampe I ragni normalmente sono guardati adattamenti straordinari e persino una con sospetto e circospezione, sovente bellezza nascosta. suscitano ribrezzo e timore e talvol- ta una profonda e irrazionale fobia. Il Ci sono molti validi motivi per studia- loro aspetto, per certi versi mostruoso re i ragni. Si tratta infatti del gruppo di (otto zampe, otto occhi!!) così diver- invertebrati terrestri più ricco di specie so dall’animale convenzionale, e il loro dopo gli insetti. I ragni hanno coloniz- morso velenoso sono forse i motivi che zato tutti gli ecosistemi terrestri dove maggiormente alimentano questi at- sono tra i principali predatori e risultano teggiamenti. Ma se si osservano questi fondamentali nel mantenimento degli animali con più attenzione e si appro- equilibri ecologici, sono inoltre ottimi fondisce la loro conoscenza si scoprono bioindicatori in quanto reagiscono ve- 6
I RAGNI: predatori a otto zampe locemente alle alterazioni ambientali. che dagli stessi specialisti, ben 46 spe- Ciononostante la conoscenza di questo cie sono note in Lombardia solo di lo- gruppo animale in Italia è ancora incom- calità del Parco delle Orobie, altre sono pleta, il che costituisce un’ulteriore ra- endemiche delle Alpi o addirittura delle gione per svolgere ricerche ed ottenere Prealpi Lombarde. nuovi dati sulle specie che vivono nel nostro paese. Certo non è facile percepire e cogliere Le informazioni emerse dalla ricerca appieno questa diversità, molte specie effettuata nel territorio del Parco delle hanno dimensioni di pochi millimetri, Orobie bergamasche sono quindi pre- altre sono notturne ed altre ancora si ziose per lo studio di questi animali e mimetizzano tra la vegetazione o la let- costituiscono una base di dati impor- tiera dei boschi. Sono sufficienti tutta- tante per la gestione del territorio e per via un po’ di intraprendenza e spirito di valutare l’effetto dei cambiamenti am- osservazione per riuscire a scorgere nei bientali negli anni a venire. vari ambienti alcune specie di questo grande mosaico. Ecco qualche suggeri- La ricerca ha portato ad analizzare dati mento per andare alla scoperta di que- storici e raccolte sul campo. I dati più sti interessanti animali. antichi risalgono alla seconda metà de- gli anni ’50 del secolo scorso e riguar- A chiunque sarà capitato di imbattersi in dano alcuni esemplari raccolti dall’allora una grossa ragnatela nel corso di un’e- direttore del Museo di Scienze Naturali, scursione. Si tratta generalmente delle prof. Antonio Valle, e da Luciano Ma- caratteristiche tele circolari costruite lanchini, collaboratore del Museo, in Val da esemplari appartenenti alla fami- Secca a Roncobello e alla Cantoniera glia degli Araneidi per catturare le loro della Presolana. Fino agli anni settanta prede. Nel centro della tela o nascosto le raccolte sono state saltuarie, ma da- in un piccolo riparo nei pressi è facile gli anni ottanta le indagini sul territorio scorgere il responsabile di questa pic- bergamasco si sono intensificate fino cola meraviglia della natura. Sono ragni ad arrivare alle indagini sistematiche caratterizzati da un notevole dimorfi- svolte in tutti i principali settori del Par- smo sessuale; i maschi di solito passa- co negli anni 2000. Complessivamen- no inosservati e sono molto più piccoli te sono stati esaminati più di 10.000 delle femmine che presentano soven- esemplari appartenenti a 28 famiglie e te un grosso addome globulare ornato 326 specie, un numero notevole se con- con disegni e colori caratteristici. Tipici sideriamo che corrisponde al 44% delle di questa famiglia sono il ragno crociato specie segnalate in Lombardia e al 20% (Araneus diadematus) riconoscibile per il di quelle note in Italia. Tra queste specie tipico disegno a forma di croce presente alcune sono rare o poco conosciute an- sull’addome e l’appariscente Araniella 7
Fig. 1 cucurbitina (fig. 1) che si pos- sono osservare in una grande varietà di ambienti a tutte le al- titudini o la splendida Aculepei- ra ceropegia (fig. 2), tipica delle quote più elevate. Ma non tutti i ragni costruisco- no la tela per catturare le loro prede. Nei prati e nei pascoli è pos- sibile osservare le corse di un gran numero di “ragni lupo” (famiglia Licosidi) che cacciano attivamente le loro prede in- seguendole con grande agilità Fig. 2 tra le erbe grazie ad una vista molto sviluppata. Delle circa 30 specie presenti nel Parco, Par- dosa blanda, piccolo licoside di colore scuro, è tipica delle aree aperte sopra il limite degli albe- ri mentre nei boschi troviamo in abbondanza l’affine Pardosa lugubris. Sovente è facile osser- vare questi ragni che traspor- tano le uova, dietro l’addome in un involucro di seta sferico e biancastro detto ovisacco; una volta schiuse le uova i piccoli ragnetti salgono sull’addome della madre che li porta con sé alcuni giorni fino a che non di- ventano autonomi e si disper- dono nell’ambiente circostante. Altri ragni che cacciano a vista sono quelli appartenenti alla famiglia dei Salticidi (fig. 3); è 8
I RAGNI: predatori a otto zampe Fig. 3 possibile osservarli mentre si spostano Numerosi ragni hanno abitudini subla- tra la vegetazione o sul terreno in modo pidicole e così, sollevando i sassi par- inconfondibile con piccoli salti. Il loro zialmente interrati che troviamo negli aspetto è inconfondibile con il cefalo- ambienti posti sopra il limite degli alberi, torace squadrato caratterizzato da due è frequente osservare due interessan- enormi occhi mediani. ti specie di notevoli dimensioni Coelotes pickardi (fig. 4) e Drassodex heeri (fig. 5). Nel Parco sono presenti più di 20 specie Endemiche del versante meridionale del- di Salticidi e tra questi Sittilong longipes, le Alpi centrali queste due specie sono specie endemica delle Alpi, che possiamo molto frequenti sopra i 2.000 metri di osservare sui ghiaioni delle alte quote. quota. Sulla base dei numerosi dati rac- Fig. 4 9
Fig. 5 Fig. 6 colti sarà interessante verificare se in fu- chio (famiglia Tomisidi), Ozyptila secreta, turo l’areale di questi animali sulle nostre campionato a Valcanale e noto solo di montagne subirà una contrazione in se- poche altre località del Trentino Alto Adi- guito al riscaldamento climatico. A quote ge e del Canton Ticino. Nel corso delle in- più basse, in ambiente forestale, trovano dagini non sono mancate sorprese come riparo sotto i sassi altre specie interes- nel caso di una piccola serie di esemplari santi come il massiccio Amaurobius cras- appartenente alla famiglia dei Linifidi sipalpis (fig. 6) presente nei boschi dal rinvenuta all’Alpe Cul nei pressi di Passo Canton Ticino al Trentino. Gli Amaurobidi San Marco. Un’analisi approfondita dei tessono tele ad imbuto con una partico- 25 esemplari campionati (tutti di pochi lare ragnatela biancastra e appiccicosa. millimetri di lunghezza) ha permesso di constatare che appartengono ad una Ovviamente non mancano le specie rare specie quasi sconosciuta descritta alla conosciute solo di pochi esemplari delle fine degli anni ’80 da un aracnologo bul- quali abbiamo scarse informazioni circa garo e nota solo di due esemplari raccolti gli ambienti frequentati e la distribuzio- sui Monti Pirin in Bulgaria e altri tre sul ne. Un esempio è il piccolo ragno gran- Monte Osogovo in Macedonia. 10
LE FARFALLE: gemme volanti della natura LE FARFALLE: gemme volanti della natura Per gran parte dell’anno è facile vedere oltre alle uova, delle larve o bruchi, at- le farfalle, gioielli colorati di prati e giar- tivi divoratori di vegetali, e delle pupe o dini, boschi e radure. Sono una presenza crisalidi, immobili e quiescenti, che pre- immancabile durante il giorno quando cedono la nascita degli adulti. Come gli la luce del sole ci permette di ammirare adulti, bruchi e crisalidi hanno forme, co- gli splendidi colori delle ali, ma anche di lori e abitudini diversi da specie a specie. notte, quando le cosiddette “falene” vo- Pare incredibile che da un bruco dall’a- lano attorno ad una luce artificiale o po- spetto non sempre attraente, vorace sate su una parete chiara su cui è facile divoratore di foglie, capace di arrecare distinguerle. Tutti, almeno una volta, ci danni notevoli alle piante nutrici, si pos- siamo soffermati ad ammirarne le for- sa sviluppare una farfalla magnifica che, me, i colori, il volo elegante. Farfalle e fa- volando leggera, si posa sui fiori e con lene sono state oggetto dell’interesse di la spiritromba, apparato boccale specia- numerose generazioni di entomologi e lizzato, succhia il nettare dei fiori. Stadi collezionate da naturalisti di ogni epoca. profondamente diversi, con abitudini di- Ma cosa sappiamo di questi splendidi verse, che insieme compongono il ciclo insetti? vitale dei lepidotteri. Farfalle e falene insieme formano l’ordi- E cosa conosciamo delle farfalle che po- ne dei Lepidotteri, che con oltre 157.000 polano le montagne della bergamasca? specie descritte, sono tra gli insetti più Molto, ma ancora troppo poco! I dati numerosi e vivono in ogni parte del più antichi ci giungono dalle collezioni mondo. La parola lepidotteri significa di Antonio Curò e Renato Perlini custo- “ali con scaglie”, scaglie, che rivestono dite presso il Museo di Scienze Natu- anche il corpo conferendo la tipica co- rali di Bergamo. I due insigni naturalisti lorazione. In realtà le ali sono caratteri- bergamaschi, che vissero fra l’’800 e stiche solamente degli individui adulti, il ‘900, coniugarono all’interesse e alla mentre la vita di una farfalla compren- conoscenza della montagna, soprattut- de altri stadi, spesso con vita assai più to delle Prealpi Orobie, un appassionato lunga rispetto a quella degli adulti e con e approfondito studio dei Lepidotteri. abitudini da essi assai diverse. Si tratta, Le loro collezioni, invero assai diverse 11
- composta da oltre 12.000 esemplari ri come Aglais urticae, Inachis io (fig. 7), appartenenti a oltre 4.800 specie prove- Vanessa atalanta e Polygonia c-album. nienti da tutto il mondo quella di Curò, Queste farfalle sono abili volatrici e si più modesta, ma assai significativa per possono osservare dalla pianura fino a la conoscenza dei Lepidotteri del nostro circa 1.800 metri di altitudine. territorio, quella del suo discepolo Rena- to Perlini - sono una fonte di dati prezio- E forse è ancora più incredibile pensare sissimi ed hanno costituito le solide fon- che una foglia possa essere il luogo dove damenta su cui sono stati organizzati gli una farfalla compie l’intero ciclo di svi- studi negli anni successivi. luppo. Si tratta di specie dalle dimensioni In particolare negli ultimi anni, nell’area microscopiche; le larve, di pochi millime- del Parco, sono state realizzate campa- tri di lunghezza, scavano, nella lamina gne di studio organizzate in ambienti di- fogliare, gallerie visibili all’esterno del- versi, a quote diverse e in diversi periodi la foglia come piccole striature chiare o dell’anno per poter disporre di preziose tendenti al marrone. Sono le cosiddette informazioni sui popolamenti lepidot- larve minatrici che, in molti casi, posso- terologici in esso presenti. Dai dati rac- no essere dannose per le piante fino ad colti risulta che, delle oltre 5.000 specie essere considerate vere e proprie pesti. di Lepidotteri della fauna italiana, più di Fra esse troviamo Eana argentana un mi- 800 si trovano nel territorio del Parco crolepidottero della famiglia dei Tortrici- delle Orobie bergamasche a dimostra- di, cui appartengono molte delle specie zione della elevata diversità biologica infestanti dei frutti, delle foglie e dei fusti e dell’alta naturalità degli ambienti che di numerosissime piante. La farfalla ha salvaguarda. Quest’ultimo aspetto è ali che aperte misurano circa due centi- estremamente significativo in quanto la metri e sono di un vistoso colore argento. vita delle farfalle è strettamente legata I bruchi di questa specie sono detti poli- al regno vegetale. I lepidotteri dipendo- fagi perché si nutrono delle foglie di sva- no dalla vegetazione lungo tutto l’ar- riati tipi di Pinaceae, Salicaceae, Gramine- co della loro, a volte breve, esistenza e ae e persino di muschi. Monofaghe sono sono presenti ovunque crescano alberi, dette invece le larve che si nutrono di una piante, arbusti e erbe. Erbe come l’infe- sola specie vegetale. È il caso di Pempe- stante e temuta ortica, che prolifera nei liella ornatella la cui unica pianta nutrice è pressi di baite e malghe, ospita i bruchi Thymus serpyllum, il timo selvatico, fra le di molte specie di Ninfalidi. Scuri e mu- cui radici i bruchi possono essere osser- niti di aculei, i bruchi si possono osser- vati mentre si nutrono in gruppi. L’adulto vare ammassati sulle foglie di cui sono è una farfalla di 11-13 mm appartenente voraci consumatori ed è davvero difficile alla famiglia dei piralidi, microlepidotteri immaginare che dalla loro metamorfosi che in Italia contano 505 specie dalla nasceranno farfalle dagli splendidi colo- morfologia molto diversificata. La minu- 12
LE FARFALLE: gemme volanti della natura scola farfalla di giorno resta na- Fig. 7 scosta nell’erba e si muove solo se disturbata. La sua principale fonte di nutrimento, come per la maggior parte dei lepidotteri adulti è il nettare dei fiori. Con l’eccezione di qualche falena, le farfalle bottinano il nettare dal calice dei fiori aspirandolo con la spiritromba. Le praterie naturali e i pascoli d’altitudine, che sono gli am- bienti montani dove fioriscono campanule, genziane, pulsatille, Fig. 8 trifoglio alpino e varie compo- site, ospitano numerosissime farfalle. All’inizio dell’estate, in questi prati pingui, è facile ri- conoscere fino a 30 specie di lepidotteri in pochi minuti. Tra loro le vistose Boloria pales (fig. 8) e Zygaena exulans (fig. 9), quest’ultima campionata sul Monte Torcola a circa 1.800 me- tri e sul Monte Ferrante a 2.300 metri. Sono specie che vivono esclusivamente alle quote più alte delle montagne europee Fig. 9 e in alcune zone limitate delle Alpi Meridionali e delle Prealpi Orobie. Tra loro vola anche Ere- bia epiphron dalla caratteristica colorazione scura: adattamento vantaggioso comune a molte specie d’alta quota per tratte- nere il calore del sole. Anche le corolle dei fiori pos- sono riservare sorprese. Con 13
Fig. 10 pazienza e attenzione è possibile scor- cializzazione delle strutture morfologi- gervi farfalle dalle dimensioni assai ri- che e del metabolismo, riescono a vive- dotte come Micropterix gaudiella (fig. re in ambienti con condizioni estreme 10). Questo microlepidottero, grande come rocce e i ghiaioni. Questi ambienti dai 2,5 a 4,5 millimetri, appartiene ai apparentemente sterili e privi di vita, Micropterigidi, la più primitiva fra le fa- sono animati dalla presenza nasco- miglie di lepidotteri attualmente viventi. sta di alcune selezionatissime specie Sono infatti le uniche farfalle a posse- di farfalle, che si riparano dal vento e dere un apparato boccale provvisto di dal freddo improvviso, nel buio del fel- mascelle e mandibole. Masticano i gra- tro erboso o in un sottile, ma ospitale, nuli di polline dei fiori anziché succhiar- lembo di suolo nascosto nella fessura ne il nettare con la più specializzata spi- di una roccia. Fra queste c’è Oeneis gla- ritromba di gran parte delle farfalle. cialis, un grosso ninfalide che frequenta Farfalle davvero molto particolari sono i declivi erbosi nei pressi di frane e ne- quelle che, grazie ad una notevole spe- vai, e che nel Parco è stato rinvenuto al 14
LE FARFALLE: gemme volanti della natura Fig. 11 Passo del Gatto, in alta Val di Scalve a protettivo, realizzato con materiali ve- 2.400 metri e alla Bocchetta dei Camo- getali, caratteristico di ciascuna specie. sci a 2.600 metri di quota nei dintorni del Pizzo di Coca. Un altro particolare Ma se di giorno, alla luce del sole, è fa- abitante dei pendii alpini è Leptopteryx cile osservare le farfalle in volo o po- plumistrella (fig. 11) un piccolo Psichide, sate sui fiori, è di notte che si anima la con ali marrone scuro e traslucide, di cui maggior parte delle specie di lepidot- si conosce ancora molto poco e che nel teri. È sufficiente stazionare presso territorio del Parco è stato rinvenuto da la luce di un rifugio per renderci conto Renato Perlini nel 1910 sul Monte Cor- di un’incredibile attività di volatori. La no Stella a 2.600 metri e nelle recenti fonte luminosa li attira e ne condiziona raccolte a 2.300 metri sulla Bocchetta le traiettorie di volo. Questi insetti sono del Monte Corna Piana nel territorio co- riconducibili ai più disparati ordini fra cui munale di Oltre il Colle. Le larve di que- le farfalle ma appartenenti a specie ben ste farfalle si costruiscono un astuccio diverse dalle colorate protagoniste del 15
giorno. Sono le falene che a prima vista Non c’è dubbio che la presenza del- potrebbero sembrare tutte molto simili le farfalle in un ambiente, dipenda, fra loro. In realtà si tratta di numerosis- da fattori microclimatici, dalle piante sime specie ciascuna caratterizzata da alimentari e dall’interazione con altri forme e colori diversi. I disegni presen- organismi, ed è per questo che la loro ti sulle loro ali sono poco appariscenti, presenza è sintomo di un equilibrio ma molto elaborati, quasi mosaici in ambientale inalterato, mentre la loro miniatura. Appartengono alle famiglie assenza suona come un campanello dei Noctuidi, Geometridi, Drepanidi, d’allarme che ci richiama alla maggio- Sfingidi ed altre ancora. L’eccezionale re tutela dell’ecosistema nel suo com- capacità di volo, caratteristica di alcu- plesso. È di fondamentale importanza ne, consente loro di raggiungere luoghi quindi monitorare lo stato di salute de- insoliti, compiendo lunghe migrazioni gli ambienti naturali e promuoverne la anche sospinte dalle correnti d’aria. È salvaguardia. il caso del Nottuide Autographa gamma, caratterizzato da due segni argentati, Il Parco contribuisce a proteggere alcuni che ricordano la lettera gamma, sulle habitat di vitale importanza per alcune ali anteriori, che, ogni anno nelle notti specie di farfalle rare e minacciate, se- estive, con la migrazione in massa di condo quanto stabilito dalla Direttiva centinaia di esemplari, supera gli alti Habitat (Direttiva n. 92/43/CEE) relativa valichi alpini. Migrano invece in solitu- alla conservazione degli habitat naturali dine alcuni grossi Sfingidi come Laothoe e seminaturali e della flora e della fauna. populi, Agrius convolvuli e Sphinx pina- In particolare l’allegato IV elenca le spe- stri che svernano alle nostre latitudini, cie che necessitano di una protezione dove talvolta possono trovare il clima rigorosa. propizio e le condizioni ideali per ripro- dursi. Tra queste, nel Parco, vivono Lasiom- mata achine, Parnassius apollo (fig. 12) Campagne di ricerca organizzate an- e P. mnemosyne. La prima è un grande che per più anni consecutivi sono state Ninfalide, che ha nelle Prealpi il confi- realizzate nel territorio del Parco del- ne meridionale del suo areale dove è le Orobie bergamasche presso i rifugi più rara e localizzata che nel resto delle Curò, Albani, Laghi Gemelli, F.lli Ghe- Alpi. Lasiommata achine nelle recenti ri- rardi, Alpe Corte, Ca’ San Marco, Beni- cerche è stata campionata ad Ardesio gni, Tagliaferri ed hanno consentito di e a Oltre il Colle. I due Papilionidi, Par- disporre di abbondanti dati sui popola- nassius apollo e P. mnemosyne, sono menti “notturni” di questi interessan- presenti in diverse località nel Parco tissimi ambienti naturali. con popolazioni, a volte di numerosi in- dividui, ma molto circoscritte e isolate. 16
LE FARFALLE: gemme volanti della natura Fig. 12 17
I gioielli delle Orobie La provincia di Bergamo è particolar- Fig. 13 mente ricca di emergenze naturalisti- che rilevanti sia in ambito floristico sia zoologico come testimonia la presen- za di 15 siti d’importanza comunitaria compresi nei suoi confini. Le Prealpi centrali, ed in particolare le Orobie, rappresentano un’area di sin- golare interesse per quanto riguarda la ricchezza di animali e vegetali e per la presenza di specie rare o a distribu- zione ristretta e costituiscono un vero “hot spot” della biodiversità. In parti- colare, quest’area, è stata estrema- mente importante per la sua funzione di “Pleistocene refugium” ossia ha dato la possibilità alle popolazioni di nume- rose specie animali e vegetali di trovare aree di rifugio nel corso delle profonde variazioni climatiche avvenute nel Plei- stocene (2.500.000 - 11.000 anni fa). I coleotteri sono insetti caratterizzati Nel territorio del Parco sono segnalate dall’avere il primo paio di ali sclerificate oltre 90 specie e sottospecie di animali che, a riposo, proteggono le ali poste- endemiche, molte delle quali presenti riori atte al volo. Coccinelle, cervi volan- esclusivamente sulle Orobie. Si tratta ti, maggiolini e molti altri ancora sono di invertebrati in prevalenza coleotteri, esempi di questo gruppo di insetti estre- ma anche lepidotteri, aracnidi e mol- mamente variegato (in italia si trovano luschi che possono essere ammirati, più di 12.000 specie suddivise in circa fotografati e studiati solo sulle nostre 150 famiglie!) e tra essi si conta il mag- montagne. gior numero di specie endemiche. 18
I gioielli delle Orobie I coleotteri appartenenti alla famiglia Fig. 14 dei Carabidi sono certamente tra i più frequenti e conosciuti negli ambienti del Parco. Essi comprendono numero- se specie endemiche alcune delle quali esclusive del territorio orobico, tra cui Oreonebria lombarda (fig. 13) descrit- ta a fine ottocento da due entomologi francesi. Si tratta di un coleottero di di- mensioni modeste (1-1,5 cm) con corpo appiattito di colore scuro, zampe ed an- tenne particolarmente allungate. Spe- cie notturna, si può trovare sulla neve in cerca di insetti morti che costituisco- no il suo nutrimento preferito. Affine a questa specie anche Oreonebria soror tresignore (fig. 14) descritta nel 2014 e strettamente legata ai ghiacciai e ai gla- cionevati orobici. Numerose sono anche le specie en- Fig. 15 demiche delle Orobie appartenenti al genere Trechus. Si tratta di coleotteri di pochi millimetri che vivono sotto i sassi in ambienti umidi e freschi; in alta Val Brembana vivono T. brembanus (fig. 15) tra il Pizzo dei Tre Signori e Passo San Marco, T. intrusus tra il Monte Cavallo e il Corno Stella, mentre T. insubricus è presente nella zona dei laghi Gemelli e in altre località delle valli Brembana e Seriana. I coleotteri Carabidi includono anche specie di grandi dimensioni con le elitre caratterizzate da colori metallici con riflessi cangianti. Tra questi il gene- re Carabus che comprende alcune spe- cie tipiche delle prealpi centrali quali C. castanopterus, C. depressus e C. creutzeri con le elitre dai riflessi metallici, striate 19
e punteggiate. Si tratta di grossi preda- osservare, anche in pieno giorno, intento tori che si cibano principalmente di mol- a cibarsi di Elix frigida, una chiocciola che luschi, lombrichi e piccoli insetti. Cychrus abbonda tra gli sfasciumi e la vegetazio- cilindricollis (fig. 16) è uno straordinario ne alpina, nelle conche nord, localizzate endemita prealpino di antica origine che oltre i 2.000 metri a lungo innevate, nel- vive con popolazioni abbondanti nell’a- le morene, tra i sassi o tra il ghiaino intri- rea della Presolana. La conformazio- so d’acqua presso le scarpate terrose e ne del capo e del protorace di questo fresche, riparate dal sole. coleottero, strettissimi e allungati, gli consentono di introdursi nel guscio dei I Curculionidi sono coleotteri molto par- Gasteropodi per nutrirsene. Lo si può ticolari caratterizzati dall’avere il capo allungato in una sorta di proboscide, Fig. 16 detta rostro, al termine della quale si trova la bocca. Nel terreno e nella let- tiera in ambiente montano e alpino vive Ubychia leonhardi un piccolo curculionide cieco endemico delle Alpi e Prealpi lom- barde che si nutre delle piccole radici delle piante. Le specie appartenenti al genere Dichotrachelus sono invece stret- tamente legate alle piante appartenenti al genere Saxifraga tipiche dei roccioni scoscesi e delle pareti verticali ad alte e medie quote. Sono piccoli coleotteri con elitre costate e con setole a forma di clava di particolare interesse naturalisti- co perché vivono generalmente in aree molto limitate. Dichotrachelus imhoffi è endemico delle Alpi e Prealpi centra- li dove si rinviene generalmente sopra i 2.000 metri di quota. Altri coleotteri frequenti negli ambienti di alta montagna sono gli Stafilinidi, coleot- teri con un aspetto particolare caratteriz- zati dalle corte elitre che lasciano libera gran parte dell’addome. Fra questi diver- se specie appartenenti al genere Leptusa 20
I gioielli delle Orobie Fig. 17 sono endemiche dell’area alpina. Si trat- ta di piccoli predatori che vivono nella lettiera e nel suolo, la cui biologia è poco conosciuta. Fra esse ricordiamo Leptusa seriana (fig. 17), ritrovata nei dintorni del rifugio Curò, e L. areraensis araeraensis tipica del monte Arera. Capita spesso di scorgere sulle foglie alcuni coleotteri tondeggianti, con colo- ri molto vivaci, metallici e lucenti: sono i Crisomelidi, le cui larve si nutrono di vegetali su cui gli adulti depongono le uova. Tra le specie più comuni ricordia- mo quelle del genere Oreina (fig. 18 - Oreina bifrons). Fig. 18 21
Fig. 19 22
I gioielli delle Orobie Fig. 20 Sulle Orobie vivono anche il piccolo Cryptocephalus barii (fig. 19) e Chrysolina fimbrialis longobarda due rare specie ap- partenenti a questa famiglia di coleotteri. Il Massiccio della Presolana è meta di entomologi e ricerca- tori di tutta Europa fin dal XIX secolo e proprio qui nel luglio del 1947 un entomologo mila- nese raccolse un coleottero al quale al momento non si seppe dare il nome. Nel 1995, grazie anche alle ricerche del Museo di Scienze Naturali di Bergamo, venne descritto come specie nuova per la scienza Byrrhus focarilei (fig. 20) specie cono- sciuta unicamente del gruppo Presolana-Vigna Vaga-Ferran- te dove si rinviene sotto pietre poco o per niente, infossate Fig. 21 contornate da muschi. Anche tra le farfalle vi sono numerose specie interessanti da questo punto di vista. Ben 22 taxa di Lepidotteri endemici vivono nel Parco delle Orobie bergamasche. Le specie con un’ampia distribuzione limitata alle Alpi, presenti nel territorio del Parco, sono 10. Si tratta di Lycaena subalpina, L. eurydame, Euphydryas glaciegenita (fig. 21), 23
Fig. 22 Coenonympha darwiniana, C. gardetta nei primi anni ‘90. Catoptria orobiella è frutto esclusivamente di raccolte attuali nota solo di Oltre il Colle nei pressi del e O. glacialis campionata già nel 1911 da rifugio Capanna 2000, Megacraspedus Renato Perlini presso il Passo di Cigola bilineatella è stata campionata nei din- a 2.500 metri di altitudine mentre fra le torni di Cà San Marco a Mezzoldo e Kes- Erebia compaiono E. melampus, E. mne- sleria insubrica sempre a Oltre il Colle in stra, E. cassioides e E. styx. Val d’Arera. Ulteriori ricerche negli anni successivi, con particolare attenzione I Lepidotteri sono in generale un grup- al Massiccio del Monte Arera, hanno po di insetti ben noti, ma, per quanto portato alla descrizione di Scythris are- riguarda i cosiddetti microlepidotteri, rai (fig. 22) campionata in pochissimi le conoscenze sono tuttora limitate e esemplari nei dintorni del rifugio SABA nuovi studi e ricerche certamente por- a 1.600 metri di quota. Sempre nuo- teranno alla luce nuove specie. A con- ve e inaspettate le scoperte degli anni ferma di ciò, seppur nella limitata, ma dal 2013 al 2015. Kessleria orobiae, una del tutto unica e peculiare area del Par- specie altamente specializzata, i cui co, dal 1993 al 2013 sono state descrit- bruchi si nutrono di piante del genere te 8 specie nuove di microlepidotteri Saxifraga e Parnassia, nota al momento con un areale ristretto ad alcune locali- solo di Oltre il Colle e Cà San Marco. Mi- tà delle Prealpi bergamasche. Catoptria cropterix gaudiella, un primitivo microle- orobiella, Megacraspedus bilineatella e pidottero masticatore di polline, è stata Kessleria insubrica sono specie descritte segnalata unicamente nei dintorni del 24
I gioielli delle Orobie rifugio SABA a Oltre il Colle dove è stata ficile da osservare a causa dell’ambiente osservata in alimentazione all’interno impervio in cui vive; nel territorio del Par- dei fiori di rosa. co è stato campionato a Schilpario sulle pietraie tra il rifugio Tagliaferri e il passo Solo ed unicamente grazie alle ricerche del Demignone a 2.300 metri. L’adulto si sono potute ottenere nuove scoperte vola solo nel mese di luglio, gli stadi gio- e avviare studi sempre più approfonditi. vanili sono ancora sconosciuti. Glacies Questi studi rivelano come molte specie bentelii perlinii è stata descritta nel 1914 si siano di recente differenziate e fan- dal naturalista Filippo Turati che l’ha de- no luce riguardo le vicende ambientali dicata al lepidotterologo bergamasco che, in passato, hanno caratterizzato le Renato Perlini, studiando esemplari rac- nostre montagne testimoniando, con colti sul versante lombardo dell’Adamel- la loro distribuzione geografica attua- lo. Studi di carattere molecolare sugge- le, il ruolo delle oscillazioni climatiche riscono l’appartenenza a questo taxon del quaternario. È il caso di alcune delle anche degli esemplari delle Alpi Orobie specie che tratteremo di seguito. Sattle- in Lombardia. Nel territorio del Parco è ria karsholti, un microlepidottero che vive stata campionata a Schilpario tra il pas- sul Massiccio dell’Adamello e sul Monte so del Gatto e il passo del Venerocolo a Baldo, è stato trovato anche sulle Alpi circa 2.400 metri di quota. L’adulto vola di Orobie in Val d’Arera a Oltre il Colle e a giorno dall’inizio di luglio a metà agosto, Valbondione nei dintorni del Pizzo di posandosi sulle pietraie e sui fiori di Silene Coca, l’ecologia e la biologia di questa acaulis. La larva, polifaga, predilige Sedum specie sono ancora sconosciute. Colo- album e S. telephium maximum, frequen- stygia kitschelti meridioccidentis, una sot- ta pareti rocciose e pietraie scoscese con tospecie appartenente alla famiglia dei ciuffi d’erba e licheni tra i 2.000 e i 3.300 geometridi, descritta nel 2015 differisce metri. Sciadia tenebraria wockearia vive in notevolmente dalla specie nominale, un’area ristretta delle Alpi meridionali di considerata endemica dell’Adamello. Austria, Svizzera e Italia. Il suo areale va Callisto coffeella, un microlepidottero a dalle montagne dell’Ötztaler nel nordest distribuzione artico-alpina presente su dell’Ortler, sul massiccio dell’Adamello pochi massicci montuosi europei, in Ita- alle Alpi Orobie sudoccidentali tra i 2.000 lia è nota della Valle d’Aosta, delle Pre- e i 3.300 metri di quota. Vola dall’inizio alpi Carniche e del Massiccio della Pre- di luglio all’inizio di settembre sui monti solana. Arera, Ferrante, Vigna Vaga, ai laghi del- la Cerviera e in val del Las a 1050 metri, Glacies baldensis endemita sud-alpino quota eccezionalmente bassa per questa descritto e noto di alcune località del specie. Monte Baldo in Veneto. È una specie dif- Non solo tra gli insetti ci sono specie en- 25
demiche. Choclostoma canestrinii, (fig. 23) anfratti umidi e bui tra le rocce. Endemi- è un piccolo mollusco raccolto e descrit- ca delle Orobie questa specie si ritrova to nel 1876 da Giovanni Battista Adami, particolarmente abbondante nell’area naturalista di Rovereto. Da oltre cent’an- carsica del Mare in Burrasca sul Massic- ni, nonostante gli studi naturalistici sem- cio della Presolana. pre in corso, questa specie rimane nota esclusivamente del massiccio della Pre- Gli Opilioni vengono spesso confusi solana dove si rinviene sotto le pietre e con i ragni di cui sono “parenti prossi- tra le fessure delle rocce dolomitiche so- mi”. Come i ragni hanno 8 zampe, ma il prattutto del versante Nord. In conside- loro corpo non è diviso in due parti da razione del suo ristrettissimo areale Cho- una strozzatura centrale e appare come clostoma canestrinii, è stato inserito nella una struttura unica. Molte interessanti Red List della IUCN come specie vulne- specie endemiche di questo gruppo di rabile. La specie è dedicata a Giovanni aracnidi vivono sulle Orobie. Tra queste Canestrini eminente naturalista trentino Mitostoma orobicum, descritto nel 1953, della seconda metà dell’800. e Peltonychia leprieuri, descritta nel 1860 entrambe note di pochissime località. Anche tra i ragni non mancano le spe- Recentemente, nel 2010, è stata de- cie interessanti, oltre a quelle citate più scritta da due aracnologi dell’Università sopra ricordiamo Troglohyphantes sciakyi di Mainz un’altra nuova specie endemi- un piccolo ragno della famiglia Linifidi ca delle Orobie Ischyropsalis lithoclasica che costruisce tele irregolari in cavità e (fig. 24), tipica dei macereti. Megabunus Fig. 23 26
I gioielli delle Orobie Fig. 24 27
Fig. 25 28
I gioielli delle Orobie bergomas (fig. 25) è un Opilione che vive sui ghiaioni, camminando agilmente fra i sassi. Il colore grigio lo rende perfettamen- te mimetico con l’ambiente dove si aggira, esplorando con i grandi occhi per scovare piccoli insetti e larve di cui si ciba. Questa specie è stata raccolta per la prima volta, in Val Parina nel 1984 e successivamente, grazie a studi specialistici, è stata rinvenu- ta in molte altre località delle Orobie. Questa breve rassegna ci ha permesso di conoscere e apprezzare un patrimo- nio unico, le specie endemiche presenti sulle Orobie che con la loro distribuzione attuale, descrivono le vicende passate e recenti del territorio e le peculiarità degli habitat presenti nel Parco. Questo “teso- ro” di biodiversità fa delle Orobie berga- masche un luogo importante per lo studio e la comprensione dell’origine dei popo- lamenti biologici di un ambito territoriale anche molto più vasto che richiama ogni anno ricercatori da tutta Europa. Tutto ciò ci pone di fronte alla responsa- bilità di conservare e valorizzare al me- glio questo inestimabile patrimonio. In quest’ottica fondamentali sono le aree protette che attraverso una gestione del territorio seria e consapevole e, grazie a scelte lungimiranti, possono contribuire in modo determinante alla salvaguardia della fauna. Fondamentale inoltre l’incen- tivazione degli studi e delle ricerche così come la divulgazione e il coinvolgimento della popolazione e delle Amministrazioni locali nella conoscenza e conservazione di queste forme viventi uniche e irripetibili. 29
Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare tutti i gestori dei Rifugi che hanno collaborato nel corso del lavo- ro sul campo, in particolare Cristian Mai e Chicco Zani del Rifugio Albani e Attilio e Patrizia Rizzi del Rifugio Capanna 2000. Si ringraziano anche Omar Lodovici, Federico Mazzoleni, Caterina Oneto e William Zucchelli per il fattivo supporto nel corso delle ricerche; Mauro Gobbi, Franco Valoti, Elena Pezzoli e Stefano Zoia per le fotografie. Per saperne di più di seguito alcuni suggerimenti per approfondire gli argomenti trattati. • Gobbi M., Pantini P., Tampucci D., • Isaia M., Pantini P., Beikes S., Badino Caccianiga M., 2017 – Piante e artropodi G., 2007 - Catalogo ragionato dei ragni degli ambienti glaciali e periglaciali nel (Arachnida, Araneae) del Piemonte e della Parco delle Orobie Bergamasche. Parco Lombardia. Memorie dell’Associazione delle Orobie bergamasche Naturalistica Piemontese, 9: 9-161. • Bassanelli E., 2011 - Choclostoma • Massaro M., Pisoni R. & Flamigni C., canestrinii. Il mollusco della Presolana. 2011 - Contributo alla conoscenza dei Parco delle Orobie bergamasche Lepidotteri della provincia di Bergamo. I. Lepidoptera Geometridae (Archiearinae, • Ruffo S., Stoch F. (eds.), 2005 - Checklist e Ennominae Alsophilinae e Geometrinae). distribuzione della fauna italiana. Memorie Rivista del Museo civico di Scienze naturali del Museo Civico di Storia Naturale di “E. Caffi” di Bergamo, 25: 75-110 Verona, 2.serie, Sezione Scienze della Vita 16. • Massaro M., Pisoni R., 2016 - Contributo alla conoscenza di Papilionoidea ed • C. Ravazzi, C. Ferliga, D. Marsetti, C. Bigoni, Hesperiioidea (Insecta, Lepidoptera) della A. Avogadri, R. P. Keller, R. Marsetti, A. Provincia di Bergamo (Lombardia, Italia). Bini, S. Marinoni, L. Passoni, R. Perego, Rivista del Museo civico di Scienze naturali M. Pagani, E. Pezzoli, A. Piccin, M. Valle, T. “E. Caffi” di Bergamo, 29: 51-104. Carrara, O. Fantini, L. Garibaldi, B. Leoni., 2007 - Val Borlezza : Un viaggio dalla • Pantini P., Isaia M.,Mazzoleni F., Oneto C., genesi del territorio ai primi insediamenti 2016 - Nuovi dati sui ragni di Lombardia dell’uomo. Quaderni di Geodinamica Alpina (Arachnida,Araneae). Rivista del Museo e Quaternaria, numero speciale. C.N.R. – civico di Scienze naturali “E. Caffi” di IDPA, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bergamo, 29: 21-44. Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali & MOMA Srl, 208 pp. 30
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