INTRODUZIONE ALL'INCONTRO

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INTRODUZIONE ALL'INCONTRO
INTRODUZIONE ALL’INCONTRO                                    che i vari interventi saranno registrati. Nessuno
                                                             è costretto, non ci sono imposizioni sui metodi,
                                                             solo proposte.
                                                             Negli anni passati abbiamo imparato che può
                                                             essere utile che durante le chiacchierate ci sia
                                                             qualcuno/a che agevoli il dibattito in maniera
                                                             corretta, così da permettere di intervenire a tutt*
                                                             e di non interrompere gli altri. È facile ricadere
                                                             in modalità autoritarie, prepotenti e spiacevoli.
                                                             Quest’anno l’incontro si svolge al campeggio
                                                             La Pinetina, che è in gestione alla cooperativa
                                                             Centri Rousseau che ci ospita.

                                                             INTRODUZIONE
                                                             COOP. CENTRI ROUSSEAU
                                                             A: La Cooperativa nasce nel 1968. Nasce da un
                                                             movimento di educatori e genitori che si erano
                                                             resi conto che la società stava cambiando e che
A: Nei giorni scorsi ragionavo su cosa dire per              “l’educazione” non era in grado di soddisfare
inaugurare questo decimo anno dell’Incontro e                esigenze del momento post rivoluzionario. Allora
pensavo che mi sarebbe piaciuto iniziare con una             si era convinti che la rivoluzione sarebbe arriva-
torta. Per festeggiare. La torta infatti c’è!                ta. Questo non accadde, però intanto i Rousseau
Se penso a quello che hanno significato 10 anni              si erano attrezzati, hanno iniziato a praticare una
mi rendo conto che sono stati tanti.                         pedagogia innovativa. La cooperativa nasce da
Per me, e credo per ciascuno/a di noi, molte                 educatori e genitori politicamente impegnati che
cose sono cambiate. Abbiamo vissuto esperienze               sentivano la carenza di strutture che agissero
diverse. Anche il movimento di liberazione ani-              nell’ambito sociale e politico affrontando temati-
male è cambiato insieme a molti contesti di lotta.           che importanti.
Nonostante i cambiamenti ci sono ancora per-                 L’ispirazione della cooperativa viene dall’espe-
sone che hanno avuto voglia di partecipare a                 rienza francese di Cemea declinata nel contesto
questo incontro per la liberazione animale. Ci               italiano. Il modello educativo è uguale a quello
siamo ancora.                                                dell’inizio. Sono cambiate le persone che ci mi-
Come tutti gli anni l’Incontro è una 3 giorni che            litano e che ci lavorano, sono cambiati i tempi.
costruiamo insieme. Non ci saranno presentazioni             La Pinetina è un campeggio che abbiamo in
frontali o interventi chiusi ma delle chiacchierate          gestione da oltre 20 anni, dove pratichiamo tutte
a cui ciascuno/a di noi può contribuire, per ar-             le estati, nel tempo libero dei ragazzi, momenti
ricchirle di contenuti.                                      di vita collettiva e rapporti antiautoritari. Pratica-
Questa 3 giorni si inserisce in un contesto, non             mente in questi anni siamo riusciti a sviluppare
è un momento isolato separato dalle nostre vite.             momenti aggregativi orizzontali, dove viene rifiu-
È parte di un percorso, viene da un percorso.                tata la gerarchia per riuscire a creare una comu-
Ci sono state persone che nell’arco dell’ultimo              nità educante, ovvero dove è la comunità stessa
anno si sono trovate, hanno condiviso momenti                che cresce e si attrezza per avere rapporti di
collettivi di riflessione in vista di questa edizione.       solidarietà e scambio per soddisfare le varie esi-
Questi momenti sono sempre stati pubblicizzati e             genze. Attualmente in Italia la cooperativa è tra
si è cercato di aprirli a tutti/e perché potesse             le pochissime che si occupa del tempo libero.
partecipare alla “costruzione” dell’incontro chiun-          Ci sono diversi progetti improntati alla scuola li-
que fosse interessato. O meglio, ci si è trovati             bertaria, ma non esperienze che si occupano del
per gettare le basi, perché è qui, ora, nella sua            tempo libero. Affrontare questo tema è importate
realizzazione che lo si costruisce.                          anche pensando a gruppi come Forza Nuova
Spero sia una bella 3 giorni, che lasci la voglia            e Casa Pound che si propongono di agire nel
a tutti/e noi di organizzare anche la undicesima             sociale con laboratori rivolti ai bambini o con
edizione.                                                    progetti di doposcuola.
L’anno passato, a seguito dell’incontro, è stato             Attualmente la cooperativa soffre molto della di-
realizzato il “Libro”: una pubblicazione che rac-            struzione dei rapporti sociali e della carenza di
chiude i contenuti dei vari workshops, che erano             quel movimento che negli anni passati arricchiva
stati registrati e in seguito trascritti. Il “Libro”         la società. Siamo molto felici che l’incontro di
vorrebbe essere uno strumento da utilizzare nel              Liberazione Animale si svolga alla Pinetina, per-
tempo, anche per chi non ha partecipato diretta-             ché siamo convinti che ci si possa arricchire a
mente per avere spunti di riflessione. Uno stru-             vicenda. La cooperativa vuole trarre beneficio da
mento nuovo e prezioso, mai realizzato prima.                tutte le risorse, da tutte le energie e le idee che
Vorremmo rifare un lavoro simile. Avviso, quindi,            questo momento porterà.
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IL MOVIMENTO                                                ste. Sono comparsi diversi antispecismi qualificati
                                                            dai più svariati aggettivi. Questo, forse, è un
DELL’ANTISPECISMO                                           aspetto interessante perché mostra che il pensie-
                                                            ro intorno a questi temi è vitale o comunque co-
A: Sono passati dieci anni dal primo incon-                 mincia a raggiungere una certa soglia di visibilità
tro di “Liberazione Animale”. Tantissimi per il             sociale. Da un altro punto di vista, penso però
movimento perché, pur essendoci già stato, nel              che si tratti anche di un processo proliferativo a
pensiero e nelle prassi umane, qualche interesse            cui dovremmo guardare con una certa preoccu-
vago e occasionale per l’altro animale, possia-             pazione. Credo che i sistemi repressivi moderni
mo far risalire al 1975 (con la pubblicazione di            non siano più legati semplicemente alla censura
Liberazione animale di Peter Singer) la nascita             (aspetto questo di stampo ottocentesco), ma
del pensiero antispecista. Siamo di fronte a un             agiscano anche producendo o assecondando il
movimento giovane, che probabilmente non ha                 proliferare di discorsi, di saperi differenti intorno
elaborato a fondo le sue idee e che si trova in             allo stesso tema. Discorsi e saperi che fanno
una fase storica in cui i movimenti vivono una              perdere di vista il nucleo e l’aspetto più rivo-
fase di sofferenza. Il mio spunto di riflessione            luzionario, più destabilizzante, più disturbante, di
per stasera è allora molto semplice: probabil-              determinate tematiche. Lo stesso è accaduto per
mente non esiste ancora un movimento antispe-               l’ecologismo. Alcune idee che 30 o 40 anni fa
cista inteso in senso materiale e politico. Ciò             potevano sembrare dirompenti, sono state con-
per due motivi:                                             globate, riprese, digerite, riproposte, rimoltiplicate,
1. Esso si è sviluppato in un periodo storico di            e sono così diventate pubblicitarie.
riflusso, dopo il grande sommovimento socia-
le del ‘68, periodo in cui si poteva affermare:             A questo proposito, suggerirei di considerare i
“Siamo realisti, chiediamo l’impossibile!”. Ades-           seguenti punti:
so si è solo realisti;                                      1. Credo che esista un meccanismo di censura
2. ed è, come detto, un movimento giovane,                  che non è più la censura classica, ma una sorta
che ha circa quarant’anni e quindi, probabilmen-            di censura per moltiplicazione. Non sarei così
te, non ha ancora sviluppato appieno tutte le               contento del fatto che l’antispecismo fino a qual-
sue caratteristiche.                                        che anno fa conosciuto solo da poche persone,
Nonostante ciò, in questi quarant’anni, si è co-            sia diventato un termine di uso quasi comune.
munque assistito a un movimento dell’antispeci-             Dobbiamo chiederci se ciò sia semplicemente un
smo, da intendersi come una sorta di movimento              fatto positivo per la causa di liberazione animale
interno, sotterraneo, progressivo, nell’ambito del          o se invece non costituisca anche un problema;
pensiero che si è definito antispecista e che               2. Prima di arrivare al tema centrale di questa
ha comportato delle importanti modifiche di in-             sera, occorre considerare due elementi per de-
terpretazione riguardo a ciò che intendiamo per             cidere di che cosa stiamo realmente discutendo:
specismo e quindi per antispecismo, a ciò che               2a) La cosiddetta “questione animale”, caratte-
intendiamo per “animale” o per “gli animali”,               rizzata in una parola dall’orrore, dall’orrore puro
con conseguenze notevoli per le risposte date               che si traduce nei numeri del massacro, nella
alle prassi di dominio alle quali gli animali – e           qualità del massacro, nelle non-vite che questi
gli umani – sono sottoposti.                                soggetti devono percorrere, nello sterminio per
Quindi, per riassumere, la tesi che sosterrò è              moltiplicazione per cui gli animali vengono ri-
questa: non esiste ancora un movimento ma-                  prodotti per essere continuamente eliminati, nella
teriale dell’antispecismo: l’antispecismo è ancora          pervasività di questo sistema di presa sull’intera
frammentato, diviso, poco incisivo a livello socia-         vita dei non umani, che non è costituito so-
le; però è esistito e tuttora esiste un importante          lamente dall’allevamento intensivo, dal macello,
movimento di modificazione del modo in cui noi              dal laboratorio di sperimentazione biomedica, ma
stessi ci vediamo e ci intendiamo. In breve, direi          anche dalla pubblicità. Va cioè preso in conside-
che ci siamo mossi da un movimento fortemen-                razione anche lo sfruttamento immateriale dell’a-
te identitario a un movimento caratterizzato da             nimale, che compare ormai ovunque (anche per
quello che definirei con il termine di indistinzione.       pubblicizzare la carta igienica occorre un labrador
Si è insomma assistito ad un passaggio da un                morbido per illustrare le caratteristiche del pro-
movimento dell’identità, a un movimento della               dotto) e questo è un meccanismo classico, in
differenza, fino a un movimento dell’indistinzio-           ambito capitalista, per generare attenzione nei
ne. La suddivisione proposta è molto schematica             confronti delle merci. Detto molto rozzamente, il
e, certamente, non riflette appieno il fatto che            capitalismo trasforma il vivo in morto e poi ha
queste varie fasi si sono storicamente intrecciate.         bisogno, per vendere il morto che ha prodotto, di
Una fase non ha semplicemente sostituito l’altra,           dargli una patina di vivo, una patina di affettività
tant’è che negli ultimi tempi sono apparse decine           e di calore. Spesso sono proprio gli animali che
di manifesti antispecisti (anche il libro di Maria          forniscono questa patina. C’è, quindi, una per-
Vittoria Brambilla, tra gli altri, è presentato come        vasività completa dell’attuale sistema di sfrutta-
un manifesto antispecista) e c’è stata veramente            mento dell’animale, che tocca ogni aspetto della
una moltiplicazione di cosiddette visioni antispeci-        nostra società, anche quelli dove normalmente
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lo sfruttamento non raggiunge i livelli di orrore          del cervello per le dimensioni del corpo. È vero
dell’allevamento intensivo. Da qui, credo, nasca           che l’elefante possiede un cervello più grande
l’esigenza di parlare in questa sede della cosid-          di quello dell’uomo, ma se divido le dimensioni
detta “pornografia animale”, cioè dell’esposizione         del cervello per le dimensioni del corpo l’uomo
dei corpi animali anche per mostrarne il dolore.           mantiene il suo primato. Sfortunatamente, questa
Per illustrare meglio la pervasività del sistema di        correzione ha messo l’uomo dietro il topo sco-
esclusione dell’animale, pensiamo all’organizza-           iattolo e altri piccoli animali. Allora, si è deciso
zione delle città, che sono rigidamente antropo-           di correggere per i tassi metabolici cerebrali, ma
centriche. Nelle nostre città gli animali (in senso        in questo caso risulta più intelligente il delfino...
ampio) sono esclusi. Nelle nostre città possono            Allora si deve introdurre un’altra correzione... Ho
girare liberamente solo delle persone con carat-           raccontato questa breve storia, ma sarebbe una
teristiche molto precise e chi non risponde a tali         storia lunghissima (ricordata da Raymond Corbey
caratteristiche o finisce al guinzaglio (se è un           in una serie di passaggi che sarebbero grotteschi
animale da compagnia) o è messo fuori città,               e divertenti, se non si accompagnassero all’or-
nel mattatoio (se è un animale da reddito) o               rore che contribuiscono a generare), per ribadire
nei campi nomadi e nei vari centri di detenzione           come questo meccanismo completamente artifi-
(se non è un occidentale bianco con una carta              ciale venga fatto passare per naturale. Le divi-
di identità da esibire);                                   sioni che istituiscono la differenza umano/animale
2b) La “questione dell’animale”, che è il modo             vengono spacciate come naturali, come semplici
in cui l’umano si è sempre definito all’inter-             descrizioni di caratteristiche che sembrano esse-
no delle nostre società. Una delle barriere più            re riconosciute in modo neutro ed asettico. Ma
nette, più rigorose, più ripetute – che volendo            così non è. Ad esempio, l’uomo è l’animale che
può essere rinvenuta in tutte le altre barriere            parla e questa viene presentata come una sem-
che sono state erette tra le classi, le etnie, i           plice descrizione di un’osservazione biologica. In
generi, ecc. - è quella costituita dalla differenza        realtà è un costrutto artificiale con un’importante
umano/animale: l’umano cioè si è sempre defi-              valenza politica, intendendo con ciò che qualcuno
nito come differenza dall’animale. Differenza che          trae interesse da questa modalità di classificazio-
può darsi in negativo – l’umano è quell’animale            ne. Per cominciare, dovremmo chiederci perché
senza alcuna caratteristica propria (tipicamente si        quando ci definiamo come differenza dall’altro
dice “senza zanne e senza artigli”), per cui è             animale consideriamo l’intelligenza e l’intelligenza
privo di un suo habitat naturale che deve perciò           di un certo tipo (ossia quella linguistica, ar-
costruire eroicamente da sé, allontanandosi in             gomentativa, razionale) e non, ad esempio, la
tal modo dalla natura –, oppure che può darsi              capacità di volare o la capacità di correre o la
più classicamente in positivo: l’uomo è l’animale          capacità di digerire più o meno velocemente i
(e uso volutamente il termine “uomo” perché                fagioli. No, scegliamo l’intelligenza. Un aspet-
nei testi classici si parla sempre di Uomo con             to che sembrerebbe qualcosa di assolutamente
la “U” maiuscola e al maschile) con qualcosa               neutro riflette in realtà una scelta ben precisa,
in più, è l’animale con l’anima, per certe tra-            volta a costruire una scala gerarchica dove chi
dizioni, è l’animale con il linguaggio, l’animale          sta costruendo tale scala ha interesse a produrre
capace di azione politica, l’animale capace di             un risultato ben preciso. Nel momento in cui
azione morale, l’animale che ride, l’animale che           questo modo di discriminare viene a vacillare,
piange. È stata stilata una lista pressoché infinita       come nell’esempio fatto precedentemente, ecco
di queste differenze fondamentali. Spesso l’una            che parte una rincorsa grottesca a stabilizzare
in contraddizione con l’altra. Il concetto fonda-          la costruzione; il che mostra chiaramente che
mentale, comunque, è l’autodefinirsi dell’uomo in          quello di cui stiamo parlando è tutt’altro che una
contrapposizione all’animale.                              classificazione neutra.
Uno degli esempi più noti (e, forse, tra i più             L’altro esempio banale è quello per cui ci defi-
bizzarri) è quello che definisce l’uomo come               niamo come specie Homo sapiens, fingendo così
l’animale dotato di intelligenza. Intelligenza che         di accettare di rientrare nella classificazione lin-
inizialmente veniva misurata con la dimensio-              neana degli esseri. Definendoci con la locuzione
ne del cervello: cervello più grande significava           “Homo sapiens” stiamo compiendo un’operazione
maggiore intelligenza e quindi il riconoscimento di        ben precisa e tutt’altro che neutra: il termine
certi privilegi rispetto a chi non possedeva quel          “Homo”, infatti, esclude già metà dei cosiddetti
grande cervello. In seguito, con la colonizzazio-          membri della specie Homo sapiens, essendo un
ne europea e quindi con l’incontro degli umani             sostantivo sessuato e sessista. Poi scegliamo per
europei con animali dotati di cervelli più grandi          definirci un aggettivo, “sapiens”, pretestuoso e
dei loro – gli elefanti e le balene, ad esempio –          presuntuoso; definendoci in tal modo stiamo di
questo sistema è andato in crisi. C’erano animali          fatto dicendo che siamo animali non più animali.
con un cervello più grande e quindi, secondo               Se riconosciamo questo meccanismo, la questione
quell’assioma, più intelligenti. Di conseguenza, si        da cui siamo partiti immediatamente si allarga.
è iniziato a introdurre delle correzioni, che dimo-        Abbiamo inventato due grosse categorie, l’Uomo
strano la malafede e l’artificiosità di questo pro-        con la “U” maiuscola da una parte (che è un
cedimento. Si è detto: correggiamo la grandezza            uomo ben preciso e ben particolare: maschio,
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INTRODUZIONE ALL'INCONTRO
bianco, eterosessuale, adulto, che gode di sana        re solamente gli animali, dobbiamo liberare gli
e robusta costituzione, occidentale, benestante,       umani, dobbiamo liberare l’animalità e dobbiamo
ecc. – quell’uomo, che si distingue dall’animale,      liberarci dalle tassonomie. Ho enfatizzato que-
non rappresenta tutti gli appartenenti alla specie     sto aspetto perché esiste un’ampia componente
Homo sapiens! – e l’Animale dall’altra, attra-         del movimento animalista, denominata da alcuni
verso un meccanismo di esclusione appropriante.        “neo-animalismo”, la quale accusa di specismo
Abbiamo inventato due termini di cui uno è già         chi afferma che anche gli umani devono esse-
subordinato (appropriato) all’altro e, al con-         re liberati. Io credo l’opposto. Alcuni animalisti
tempo, escluso perché dobbiamo escludere la            peccano di specismo proprio perché escludono gli
nostra parte animale per definire tale Uomo. È         umani dall’interesse del movimento di liberazione
quest’Uomo che occupa il centro dell’Universo e        animale. In altri termini, stiamo assistendo ad
rispetto al quale tutto il resto del vivente viene     una sorta di ritorno dell’antispecismo di “prima
misurato. In questo modo si compie un’esclu-           generazione”, quell’antispecismo che riconosce
sione che si appropria della parte che è stata         esclusivamente considerazioni di ordine morale,
esclusa.                                               che si interpreta come una corrente della filosofia
La questione che ci si pone di fronte, che è           morale. Personalmente, penso invece che l’an-
già enorme (“la questione animale”, ossia “chi         tispecismo sia un progetto profondamente politico
sono gli animali non umani”), si allarga a di-         e ciò per i motivi citati sino a ora e per quelli
smisura perché, nel momento in cui riconosco           elencati di seguito.
questo meccanismo artificiale della differenza,        Prima di tutto perché, è banale a dirsi, ma an-
entrano immediatamente in gioco tutta una serie        che noi siamo animali e non possiamo pensare
di schiere di umani che sono stati trasformati in      di sfuggire a quelle maglie di presa e di dominio
animali attraverso un vero e proprio meccani-          a cui anche gli altri animali sono sottoposti.
smo di speciazione. La storia è piena di questi        Poi perché credo che dobbiamo politicizzare l’e-
episodi (anche su questo passiamo rapidamente          tica. Prendiamo la questione dei cosiddetti “beni
ed eventualmente ci ritorniamo durante la di-          comuni”. Probabilmente, dopo aver definito che
scussione). Ecco allora che non possiamo più           cosa sono i “beni comuni”, potremmo sviluppare
occuparci “solo” di animali non umani, ma che          un sistema etico e delle procedure morali per
dobbiamo prendere in considerazione anche tutti        far sì che quel bene comune venga mantenuto,
quegli umani che vengono perennemente speciati         diffuso e moltiplicato. Prima, però, dobbiamo de-
e trasformati in animali, nonché dell’animalità che    cidere politicamente in che cosa consista questo
attraversa l’umano, di tutti quegli aspetti corporei   “bene comune”. Il “bene comune” non è già
che sono stati esclusi per costruire l’”Uomo”.         precostituito, ma si crea attraverso una conflit-
Al proposito, Derrida parla di una vera e pro-         tualità politica. Credo che politicizzare l’etica si-
pria struttura sacrificale grazie alla quale è stata   gnifichi indicare cosa intendiamo per quelle prassi
condotta un’operazione reiterata di mutilazione        che poi diventano prassi morali. C’è, ad esempio,
del corpo, della sessualità, degli affetti, del sen-   chi intende il bene comune come un’altra forma
timento, ecc. Caratteristiche queste che vengono       di patrimonio a disposizione di una comunità più
spinte in quel che viene definito “l’ambiente          allargata, qualcosa che non è più la proprietà
naturale” per far emergere l’Uomo fatto di “puro       privata del singolo, ma la proprietà dell’inte-
spirito”.                                              ra umanità. Possiamo pensare ai beni comuni
La liberazione animale è liberazione animale e         come patrimonio collettivo (il termine “patrimo-
liberazione umana, liberazione dell’animalità e li-    nio” deriva, guarda caso, proprio da “pater”,
berazione dalle tassonomie, cioè da quei sistemi       ossia padre, e rientra quindi in un pensiero e in
di classificazione binaria e gerarchizzante che        una prassi patriarcali). Oppure possiamo pensare
sono parte integrante e irrinunciabile della co-       al “bene comune” come a quella vita per cui
siddetta teologia politica occidentale; politica che   viviamo (non alla vita che viviamo), a quella
è secolarizzazione della teologia e dove l’uno         vita che vogliamo proteggere perché rappresen-
viene diviso in due, il due appropriato attraverso     ta quella serie di collegamenti, di rapporti e di
un’esclusione per far risaltare questo uno che si      intersezioni, quell’indistinzione, che corre al di
finge unificato (ma che di fatto è il risultato di     sotto dei singoli individui, che li attraversa e che
una divisione). Parliamo di umanità solo dopo          ci rende possibile vivere. L’acqua, la terra, l’aria
aver escluso tutta quanto abbiamo fatto ricadere       sono un patrimonio dell’umanità (intendendo il
nell’Animale. Parliamo delle caratteristiche morali,   termine “bene” in senso proprietario) o il bene
cognitive, psicologiche del “proprio” dell’umano,      (inteso in senso di “far bene”) è la vita per
solo dopo averne escluso la parte animale e dopo       cui viviamo e che pertanto andrebbe protetta in
essercela riappropriata nella forma dell’esclusione.   modo radicalmente diverso da quello che attual-
Questo sistema di binarizzazione gerarchica at-        mente mettiamo in atto o vorremmo mettere in
traversa ogni forma di classificazione. Per questo     atto? In questo senso intendevo la necessità di
esiste un “naturale”, che è il “selvatico” da          una politicizzazione dell’etica.
addomesticare, e che, di volta in volta, può es-
sere il selvaggio, il nero, il migrante, la donna,     Un altro elemento centrale da considerare nel di-
l’omosessuale, ecc. Noi non dobbiamo libera-           battito sulla “questione animale” è la definizione
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INTRODUZIONE ALL'INCONTRO
di fenomeni che spesso passano sotto lo stesso              terminate situazioni la resistenza viene annientata
temine, ma che hanno caratteristiche diverse,               dall’iperbole del potere trasformatosi in dominio,
quali violenza, potere e dominio, espressioni che           dominio che riconosce le proprie caratteristiche
spesso vengono trattate come sinonimi. In senso             fondamentali nella presa continua sulla vita e nel
ampio violenza, potere e dominio ricadono in                fatto di essere così diffuso da diventare invisibi-
qualche modo sotto il concetto di violenza. La              le. Le prassi di dominio che attraversano l’intera
violenza in senso stretto, però, può essere intesa          società, animale e umana, sono infatti tanto
soprattutto come un aspetto prettamente occa-               più impercettibili quanto più diventano orrorifiche.
sionale e personale. Tenere un cane alla catena             Per questo motivo, la singola azione di violenza
due ore al giorno, per esempio, è un esercizio              viene facilmente percepita e sanzionata, mentre
di violenza (che ovviamente va combattuto) ma               il dominio, ad esempio il “mandare al macero”
è qualcosa diverso dal potere e dal dominio.                un’intera nazione (come è successo alla Grecia
Ci è stato insegnato che il potere è uno e che              qualche tempo fa) da parte di qualche gioco
si dispone sempre in maniera verticale, invece              di alta finanza, è considerato come un fatto
esistono diverse forme di potere che si dispon-             assolutamente normale che, come tale, pas-
gono orizzontalmente. Il potere non è sempre e              sa completamente inosservato. Se uccidessi una
comunque qualcosa di negativo. Il potere è parte            persona verrei condannato per omicidio, mentre
consustanziale della vita, è inestricabile da essa.         lo sterminio di interi popoli è visto come una
La vita stessa è potere: io posso camminare,                sorta di evento naturale. Sulle autostrade conti-
io posso mangiare, io posso parlare, io posso               nuano a passare camion pieni di maiali destinati
soffrire e morire: anche questo è potere. E chi             al mattatoio e questo non crea alcun imbarazzo.
afferma che la vita è esclusivamente una presa              Gli atti di dominio sono talmente tanti, talmente
di distanza dal potere sta facendo un’operazione            pervasivi e talmente diffusi da diventare invisibili.
a favore del potere, quello comunemente inteso,
perché spoglia a priori la vita della sua potenza,          Date queste premesse, vorrei adesso illustrare
della sua possibilità di potere, che è anche un             che cosa è successo all’antispecismo in questi
potere in negativo – poiché potenza non è so-               anni – il suo movimento sotterraneo, come si
lamente “potere di” ma anche “potere di non”.               diceva prima –, illustrando come è cambiata la
Chi sostiene che esiste il potere da una parte e            nostra concezione di specismo. Se è vero quel
la vita dall’altra, sta togliendo alla vita la possi-       che abbiamo detto, lo specismo non è più da
bilità di resistenza, il suo potere di resistenza al        intendersi come un pregiudizio, come è sta-
potere, la sua capacità di dire “no” al potere.             to definito quarant’anni fa da Singer e da chi,
Io penso che si possa parlare di potere solo                come lui, ha privilegiato un approccio morale alla
laddove esista ancora uno spazio di resistenza              questione animale. Pregiudizio è, infatti, qualcosa
da parte di chi è sottoposto alla sua presa. Nel            che ha connotati astorici, logici, qualcosa per cui
momento in cui la possibilità di resistenza – e             esisterebbe una verità aprioristica: chi è preda
quindi di opporre un contropotere al potere di              di un pregiudizio non è in grado di cogliere tale
oppressione – viene perduta, in quel momento                verità oggettiva e pertanto si cercherà di fargliela
credo si debba parlare di dominio. Il dominio è             cogliere ricorrendo ad una logica argomentativa
la presa del potere assoluta, totale, capillare,            di stampo filosofico (questo è il motivo per cui
completa sulla vita degli individui (concedetemi            la filosofia occupa così tanto spazio nell’ambito
di utilizzare questo termine, che non mi piace,             dell’antispecismo a scapito di altre prassi cre-
ma a cui ricorro per facilità, per farmi compren-           ative, dalla poesia alla letteratura, dal cinema
dere meglio), una presa tale per cui chi vi è               all’arte, che sono state assolutamente neglette
sottoposto ha perso ogni capacità di resistenza.            da parte del movimento). Se si tratta di un
I due fenomeni in cui il dominio si manifesta               pregiudizio per cui alcuni umani (non si sa
in maniera più compiuta sono l’allevamento in-              bene quando, come e chi; di solito si incolpa
tensivo da una parte e il lager, il campo di                tutta la specie, in maniera, appunto, aspecifi-
sterminio, dall’altra. In queste situazioni non c’è         ca) hanno deciso di trattare male gli animali e
più possibilità di resistenza. Spesso sentiamo              se da questa presa di posizione è poi discesa
dire che la resistenza animale è un’invenzione              tutta una serie di pratiche di oppressione, allora
(“Resistenza animale”, tra l’altro, è il titolo di          lo specismo può essere combattuto mettendo in
uno dei prossimi workshops). Probabilmente, in-             campo un’argomentazione razionale che mostri la
vece, non siamo capaci di cogliere la resistenza            verità oggettiva che chi è pervaso dal pregiudizio
animale non solo perché conosciamo gli animali              ha perso di vista o non ha mai contemplato.
così poco da non riuscire neppure a percepirne              “Se i mattatoi avessero le pareti di vetro, tutti
gli atti di resistenza, ma anche perché sono                diventerebbero vegetariani” si sente spesso dire.
spesso posti in condizioni in cui la resistenza è           Si tratta, ovviamente, solo di una favola bella.
annientata a priori dalla rigidità delle condizioni         Anche se i mattatoi avessero le pareti di vetro,
di dominio. Anche nei lager nazisti le azioni di            tutti non diventerebbero necessariamente vege-
resistenza sono state rarissime. Questo non si-             tariani. Lo specismo non è un pregiudizio. Lo
gnifica che gli ebrei o gli animali siano ontologi-         specismo è, invece, un’ideologia giustificazionista
camente incapaci di resistenza, bensì che in de-            utile a far sì che le pratiche di sfruttamento degli
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INTRODUZIONE ALL'INCONTRO
animali, in senso ampio, possano continuare a               il resto del vivente viene misurato.
essere perpetrate. Non nasce prima, astorica-               Questa è la macchina dello specismo che lavora
mente, un pregiudizio specista e da lì le prassi            attraverso: la definizione del proprio dell’uomo,
di sfruttamento animale, bensì nascono mate-                della scala delle differenze e della scala delle
rialmente, per le caratteristiche discriminanti e           gerarchie.
sezionanti dell’organizzazione sociale che ci sia-          Il “primo antispecismo” ha risposto alle opera-
mo dati, prima le prassi di sfruttamento animale            zioni di questa macchina facendo leva sul punto
che necessitano poi di essere giustificate. Non             delle differenze (il secondo punto). Il “proprio”
abbiamo tempo per approfondire questo aspetto,              dell’uomo rimane invariato e gli animali conti-
ma molto probabilmente queste prassi sorgono                nuano ad essere valutati in base ad esso, ma
tra il Paleolitico e il Neolitico e poi subiscono           cerca di mostrare come almeno alcuni animali
accelerazioni, modificazioni, declinazioni differen-        posseggano delle caratteristiche che li avvicina-
ti con il capitalismo, con il biocapitalismo, con           no in qualche modo al “proprio” dell’Uomo. Gli
l’umanesimo, con la rivoluzione industriale, con            animali con tali caratteristiche vengono “spostati”
il trionfo dell’impresa tecnica, ecc. Se è vero             dalla categoria “animale” alla categoria “uomo”.
che esistono vari snodi in questa storia lunga e            Non a caso il primo antispecismo ha elaborato
complessa, è altrettanto vero che prima nascono             come traduzione pratica della sua proposta, come
le prassi di sfruttamento animale per determinati           suo momento politico più evidente, il “Proget-
interessi economici e in seconda istanza sor-               to Grande Scimmia”, per cui alcuni animali, ai
ge lo specismo, come legittimazione di quelle               quali si riconoscono delle caratteristiche che li
stesse prassi che rende a sua volta possibili in            rendono semi-umanoidi, vengono “colonizzati” e
una sorta di volano ricorsivo, in cui le pratiche           trasportati all’interno della sfera “protetta” dell’u-
di oppressione rinforzano l’ideologia giustifica-           mano. In questo senso il primo antispecismo è
zionista e l’ideologia giustificazionista rinforza le       profondamente identitario: riconosce e mantiene
pratiche di oppressione. Per questo motivo lo               l’identità dell’uomo e la estende ad alcuni altri
specismo dovrebbe essere inteso non solo come               animali, attaccando il punto 2 della macchina
un’ideologia giustificazionista, come è stato fat-          specista, e lasciando inalterati gli altri. Il che
to da certo antispecismo di matrice soprattut-              corrisponde a ribadire l’antropocentrismo. Il primo
to marxista, ma anche come la combinazione                  antispecismo è identitario, astorico e criptoantro-
dell’ideologia giustificazionista con le pratiche di        pocentrico.
dominio materiale che ben conosciamo. Quindi,               Un secondo movimento dell’antispecismo, più re-
se lo specismo è un’ideologia che istituzionalizza          cente, è quello che si è opposto alla macchina
determinate pratiche di sfruttamento, la prima              dello specismo facendo leva sul punto 3, cioè
conseguenza politica è che la battaglia dell’an-            quello che trasforma le differenze in gerarchia.
tispecismo non sarà più diretta contro singoli              Gerarchia che, partendo dalla differenza prima,
individui o strutture, ma dovrà concentrarsi sulle          riconosciuta come la differenza più originaria ed
istituzioni, da intendersi in senso ampio, ossia            abissale (la differenza uomo-animale, dell’A-
come quei fenomeni di lungo corso che creano,               nimale con l’Uomo che possiede il linguag-
consolidano e performano prassi di dominio. Il              gio, l’anima, la capacità morale, la capacità di
linguaggio stesso è un’istituzione che ribadisce            piangere, di ridere, ecc.), prosegue indisturbato
e giustifica determinate pratiche di dominio. Lo            fino a definire quelle che potremmo chiamare le
specismo è insomma una macchina che lavora                  “differenze minori o secondarie”. Per infrange-
per produrre ciò di cui ha bisogno per continuare           re la barriera primaria da cui poi tutte le altre
a funzionare, ossia la distinzione umano-animale.           vengono derivate, il “secondo antispecismo” ha
È una macchina riproduttiva e ciò apre tutta una            enfatizzato tutte le differenze che percorrono il
serie di connessioni immediate e radicali con tutti         campo dell’umano (che non esiste) e tutte le
quei movimenti che hanno messo in dubbio le                 differenze che percorrono il campo dell’animale
prassi di riproduzione, anche intraspecifiche.              (che non esiste): nessuno di noi ha mai in-
                                                            contrato un uomo con la U maiuscola, con le
Per concludere, lo specismo è una macchina che              caratteristiche prima citate e nessuno di noi ha
lavora attraverso tre meccanismi:                           mai incontrato l’Animale con la “A” maiuscola,
1. Individua il “proprio” dell’Uomo – di quell’Uo-          una categoria che comprende tutti gli altri sen-
mo di cui dicevamo prima e in maniera tutt’altro            zienti, dalle zecche agli scimpanzé. L’operazione
che neutra –, generalmente le funzioni cognitive            del secondo antispecismo è stata quella di mol-
superiori;                                                  tiplicare le differenze. Si è così passati da un
2. Definisce come i membri delle altre specie               antispecismo identitario ad uno delle differenze. Il
si differenziano da questo “proprio” – creando              primo antispecismo combatte il pregiudizio, men-
così una scala delle differenze, un organigramma            tre il secondo, che dà maggiormente peso agli
delle differenze;                                           aspetti politici della questione animale, combatte
3. Dispone queste differenze lungo una scala                contro l’ideologia giustificazionista, cercando di
gerarchica – per cui si finisce sempre più in               mettere in scacco quel sistema, che sembrerebbe
basso mano a mano che ci si allontana da quel               naturale, del riconoscimento delle differenze. Il
proprio, il riferimento standard rispetto a cui tutto       secondo antispecismo svela che ciò che appare
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INTRODUZIONE ALL'INCONTRO
come una mera descrizione della realtà è di fatto           dovremmo cominciare a discutere seriamente il
una vera e propria prescrizione.                            modo in cui abbiamo scelto di definirci. Il fatto
Infine, l’ultimo antispecismo, quello dell’indistin-        che ci definiamo “anti”, quindi in contrapposizio-
zione, mette in dubbio il primo passaggio-mec-              ne rispetto a qualcosa che già esiste e che con-
canismo della macchina specista, ossia che esi-             tinua a costituire lo standard di riferimento, non
sta un “proprio” dell’Uomo, nella maniera più               mi è mai piaciuto in quanto veicola quello che
radicale possibile. Il “terzo antispecismo” sostiene        Spinoza chiamava “le passioni tristi”. Ci definia-
che non vi è alcun esistente animale che abbia              mo in negativo rispetto a qualcosa che è ancora
a che fare con il “proprio”. Tutti siamo ibridi,            più negativo di noi. Dovremmo invece cercare
intrecciati e percorsi dalle relazioni con l’altro da       di trovare un termine in positivo per definirci.
noi, tutti siamo il risultato di un continuo metic-         Questo forse potrebbe essere un compito per i
ciamento, di un processo di imbastardimento con             prossimi tre giorni. Anche “specismo” non è un
chi ci ha preceduto, con chi ci seguirà, con i              bel termine, poiché si rifà al concetto di specie.
morti, con gli altri animali, con l’altro da noi. Il        Anche rispetto al concetto di specie dovremmo
“proprio” nella sua essenza, visto con le lenti             cominciare a domandarci se è un concetto così
della teoria dell’evoluzione – ma non solo con              neutro come siamo abituati a pensare o se dietro
queste – è intrinsecamente “improprio”. Se il               di esso non si nasconda lo stesso sistema di
primo antispecismo è l’antispecismo dell’identità           organizzazione e di divisione dell’esistente che,
e il secondo è quello delle differenze, il terzo è          ad esempio, si è scoperto esistere – e che è
allora quello dell’indistinzione o del “comune”: al         stato ampiamente decostruito – nell’ambito delle
fondo di tutte le differenze, allo scopo di elimi-          questioni di genere. Il genere non è qualcosa di
nare ogni forma, anche la più nascosta, di an-              biologico, è invece costruito socialmente, cultu-
tropocentrismo, riconosce che tutti apparteniamo            ralmente, esistenzialmente. Probabilmente anche
a quel substrato, a quella faglia profonda della            la specie deve andare incontro a una deco-
vita a cui potremmo dare il nome di “carne del              struzione analoga. Quello che è certo è che gli
mondo”. Tutti i viventi senzienti, noi compresi,            specisti non hanno mai fermato le loro prassi di
sono parte di quel processo vitale che li situa             oppressione alla barriera di specie. Non siamo
nella comune – e comune non significa identico              mai stati specisti. Purtroppo.
– differenza della vulnerabilità e della finitudine.
Tutti noi non abbiamo un corpo, come ci viene               Ultimo punto: occorre superare le tassonomie
insegnato dalla nostra teologia politica, ma sia-           perché esse hanno a che fare con le categorie
mo corpi e quindi, in quanto tali, come tutti gli           e in greco il termine categoria ha un duplice
altri animali, siamo necessariamente vulnerabili e          significato: 1. attribuire, assegnare delle proprietà
mortali. È da questo intreccio di vulnerabilità e           (che è sia l’operazione che costruisce i recin-
di mortalità che prende vita il concetto di indi-           ti materiali della proprietà privata, sia quella di
stinzione. Con l’indistinzione si prende congedo            classificazione che incasella i vari esistenti sulla
anche dalla differenza (che può sempre essere               base delle loro proprietà) 2. imputare, quindi
ri-presa e rischiare di essere ritrasformata in             assegnare una responsabilità, un’identità fissa
un sistema gerarchizzante di classificazioni). In           della quale continuamente rispondere tramite l’e-
effetti, si può classificare solo dopo aver rico-           sibizione di una carta di identità. Per concludere,
nosciuto delle differenze. Abbandonato il concetto          quindi, il compito dell’antispecismo non è più
di differenza, ci consegniamo a quello di scarto,           quello del fisiologo di dimostrare che gli ani-
inteso non come rifiuto, ma come una serie di               mali possono soffrire, ma una volta accertato e
eventi che si pongono l’uno di fianco all’altro,            accettato ciò, è un compito politico: il compito
intrecciandosi, attraversandosi ed ibridandosi.             che si chiede come sia possibile modificare lo
A ben pensarci, anche il movimento femmi-                   stato di cose esistente. Forse da qui potrebbe
nista-queer ha avuto un’evoluzione analoga e                cominciare a prendere vita un vero movimento di
l’antispecismo, che è più giovane, mi pare che              trasformazione della realtà.
stia percorrendo un cammino analogo. Il primo                                          -.-
femminismo è stato un movimento che ha sot-                 B: La questione del termine è molto importan-
tolineato l’identità femminile per contrapporla a           te, ma ancora più importante, a mio parere,
quella maschile, per giungere poi a un proli-               è domandarsi se, anche qualora si arrivasse
ferare delle differenze, fino al riconoscimento di          a definire questo termine, questo concetto, sia
un intreccio profondo e molto più complesso tra             poi possibile diffondere, materializzare su questa
sesso, genere e desiderio, che credo illustri la            Terra l’antispecismo, l’antiantropocentrismo, il ri-
situazione attuale. Qualcosa di simile lo stiamo            spetto massimo dell’esistenza, degli insetti, degli
percorrendo anche in ambito antispecista.                   alberi, della natura.

Un’altra tesi che mi piacerebbe dibattere è che             A: La tua domanda è importante. Credo che
l’antispecismo non può realizzarsi che dissolven-           il tuo intervento contenga due domande, se ho
dosi: non solo perché, banalmente, il giorno in             inteso bene quanto hai detto. La prima è come
cui tutti saremo antispecisti non ci sarà più bi-           quanto ho sostenuto possa trasformarsi in una
sogno di definirsi tali, ma soprattutto perché forse        prassi di modificazione dell’esistente. Non lo so.
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INTRODUZIONE ALL'INCONTRO
Non so in che modo una critica dell’esistente               ne classica: “E le zanzare?”. Le zanzare mi
possa trasformarsi in una modificazione concreta            devi dimostrare tu, che hai posto la domanda,
dell’esistente. Mi chiedo – e il mio scopo è                che non sono parte di quella carne del mondo
ancora una volta quello di provocare la discus-             di cui abbiamo parlato fino ad ora. Non dob-
sione – se dobbiamo metterci nella condizione               biamo essere noi a dire: “Sì, le zanzare sono
di pensare, sin nei dettagli, come, quando e                fuori”, altrimenti ci mettiamo in quella logica di
cosa debba succedere. Siamo certi che dobbia-               divisione binaria e gerarchizzante che vorremmo
mo produrre un’ideologia alla quale poi il reale            contrastare. Poi, il passaggio dopo le zanzare, è
si debba conformare? (e sappiamo bene cosa                  costituito dalle carote. Non siete stati anche voi
questo abbia comportato in passato!). Sappiamo              esposti a tutte queste obiezioni? Spero di aver
benissimo cosa voglia dire fare i piani quinquen-           risposto alla domanda.
nali. A maggior ragione, fare i piani plurisecolari
mi genera un discreto livello di terrore. Quel              B: Forse mi sono espresso male. Questa in-
che oggi possiamo fare è innescare un processo              giustizia esiste già nella natura. Questo è il
storico di modificazione che molto probabilmente            problema, per me. Quindi….. antispecismo…..
potremo governare solo fino a un certo punto. La            per me non c’è differenza tra un leone e un
seconda domanda era: fin dove spingere l’idea               uomo e io non mi permetterei mai di dire a
dell’egualitarismo? Cioè dove tracciare la linea di         un leone di non cacciare o di non torturare un
quella che i classici dell’antispecismo definivano          animale e quindi come potrei dire qualcosa a
la considerazione morale. Fin dove, come oggi               un altro essere umano nella foresta amazzonica
potremmo dire, spingere il conflitto di liberazione         che facesse queste cose? Secondo me esiste
politica? Questo comprende anche gli insetti, le            questa ingiustizia su questa Terra e questo è un
piante, ecc.? Io credo che esistano due piani:              problema da capire e da analizzare.
1) il piano del pensiero dove dovremmo ac-
cettare di prenderci il rischio di spingere più in          C: Però nessun altro animale sfrutta un altro
là possibile il livello della ribellione a favore di        animale. Al massimo ci convive.
un egualitarismo diffuso e compiuto; 2) il piano
collegato alla situazione storica contingente nel           B: L’ammazza. Parlo della morte.
quale, visto che gli animali, intesi in senso clas-
sico, sono quelli che al momento stanno suben-              C: Però ammazzare non è sfruttare. Per il leone
do il livello di oppressione maggiore e, dato per           cacciare è la sua vita. La tua non è obbliga-
vero quello che ci siamo raccontati finora, ossia           toriamente così e ci fai un ragionamento. Nel
che la nostra società si è costruita come dif-              momento in cui, portando un esempio banale, a
ferenza dall’animale, c’è un’urgenza politica che           te la carne non serve per nutrirti e ammazzi un
probabilmente non vale con lo stesso rigore per             animale, non si tratta neanche di antispecismo o
altri esistenti. La conseguenza pratica principale          meno, ma di rispetto.
della discussione di questa sera, del movimento
dell’antispecismo che ho cercato di descrivere, è           B: Parlavo degli indigeni dell’Amazzonia.
che l’onere della prova deve passare allo spe-
cista. Mi spiego. Ogni volta che abbiamo tirato             C: Lì è sfruttamento, perché non hanno una
una linea di divisione ci siamo accorti che questa          necessità vitale, biologica di mangiare carne.
ha creato orrori infiniti. Noi siamo liberazionisti e
quindi mi chiedo se dobbiamo essere noi ad an-              B: Abbiamo diritto di andare da loro a dire di
dare di fronte a una società specista fondata sul           non uccidere?
dominio a proporre un’ulteriore linea di divisione.
Forse, la nostra posizione politica dovrebbe es-            C: Di solito non mi piace parlare di diritti. Puoi
sere quella di mettere in dubbio la necessità di            pensare di farlo. Perché no?
tracciare delle linee. Il problema è dove tracciare
la linea di divisione o, invece, il fatto stesso            B: A me non piace il mondo come funziona.
di dover tracciare linee di divisione? Io credo             Forse è una cosa autoritaria, ma mi piacerebbe
che non dobbiamo più prenderci la responsabilità            che nel mondo non uccidessero gli animali. For-
storica di essere noi a dire: “la linea di divisio-         se è un imporre agli altri le mie idee. Ma come
ne passa tra la zanzara e il moscerino” perché              potrei andare in una foresta amazzonica da un
ogni volta che abbiamo tracciato linee analoghe,            indigeno che non parla la mia lingua, che vive lì
tra gli uomini e le donne, tra gli omosessuali              da migliaia di anni, col quale non mi identifico…
e gli eterosessuali, tra gli ebrei e gli ariani, tra
i bianchi e i neri, abbiamo fatto disastri incal-           C: Se non ti ci ritrovi nel fatto di ammazzare
colabili e tuttora in atto. Io credo che non sia            gli animali, glielo puoi dire, perché no? Secondo
compito nostro tracciare la linea di confine. Noi           me non si parla di diritti o doveri. Secondo me
dobbiamo, almeno dal punto di vista del pen-                l’antispecismo è una parte collegata a tutto ciò
siero, proporre un egualitarismo diffuso. L’onere           che è attaccabile (e deve essere attaccato)
della prova passa allo specista. Sono stufo di              del sistema, del dominio. Prima si parlava di
sentire, dopo che uno parla per ore, l’obiezio-             bene comune. A me non interessa che uno non
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insozzi l’aria o non ammazzi l’animale perché             li e quindi devono mangiare quelli. È questo il
a me serve l’aria. A me fa schifo che chiun-              ragionamento? Bene. Se tu prendi l’eschimese
que usi il dominio lo usi o che chiunque porti            e lo porti in un altro posto dove da mangiare
avanti una logica di sfruttamento la porti avanti.        c’è altro rispetto alla carne, l’eschimese man-
A prescindere dal fatto che un bene mi serva              gerà quel che c’è. Se invece porti un animale
o meno e questo si collega a quanto dicevate              predatore in qualsiasi posto del mondo quello
entrambi. Se a te fa schifo che l’indigeno possa          predatore è e predatore morirà. Non cambia.
ammazzare invece che cercare un altro modo                È questa la differenza: che a te, come essere
per sopravvivere, magari con la scusa che è               umano, non ti serve a niente mangiare la carne.
nella sua cultura, e dietro a ciò c’è, peraltro, un       È sfruttamento, non è altro. Mentre per un altro
abominio, se parti dal presupposto che qualcosa           animale, predatore, è la sua vita. Penso che in
non è giusto, è sfruttamento, glielo puoi dire, è         mezzo ci sia un abisso.
essenziale.
                                                          G: Secondo me quando un aborigeno va a
B: Allora posso dirlo anche al leone.                     caccia non si tratta di sfruttamento, ma di altra
                                                          cosa. Non si può parlare né di sfruttamento,
C: Prova a dirglielo al leone!                            né di prevaricazione, né di dominio. Si tratta di
                                                          un individuo che all’interno del suo ecosistema
B: Ma non parlo neanche la lingua degli indi-             va a caccia di un altro individuo e in questa
geni!                                                     predazione può esserci violenza, ma anche in
                                                          questa violenza c’è riconoscimento dell’altro ani-
C: Con gli indigeni si può provare a comunicare           male e dell’altro animale come soggetto, che è
in molti modi, ma con il leone non c’è comuni-            altra cosa da come noi occidentali consideriamo
cazione perché quello ti sbrana. Perché quella è          l’animale, ossia come oggetto anziché come
la sua natura. Non c’è tanto da pensare.                  soggetto, come oggetto di produzione di carne.
                                                          Si tratta quindi di una cosa totalmente diversa.
B: Se parlasse la mia lingua potrei comunicare.           Anche sul piano concettuale, ideologico, filosofi-
                                                          co si tratta di due piani totalmente diversi. Noi
C: Se lo addomestichi sì, ma sarebbe altro do-            che ci cibiamo di animali, prendiamo i corpi, li
minio. Non so se regge questo discorso.                   riproduciamo, li smembriamo, siamo diversi da
                                                          un individuo indigeno che li reputa come sog-
D: Il leone caccia per vivere, non ha alternative.        getti animali e li uccide. Sono due piani diversi.
                                                          Io, personalmente, non ammazzo neanche una
B: Anche l’eschimese. Non ho capito bene io. Il           zanzara e quindi in una foresta avrei vita bre-
problema per me è: se vedo per tutti la stessa            ve, però mai mi permetterei di andare da un
libertà, come posso dire agli altri animali, altri        indigeno a dire di non cacciare. Lo considero
umani compresi, cosa devono fare? Perché a                un individuo all’interno di un ecosistema che
mia sorella sì e all’indigeno o al leone no?              vive a contatto con la natura in un modo in cui
                                                          noi non siamo neanche abituati, vive all’interno
E: Degli indigeni me ne sono occupato un po’.             di quell’ecosistema e rispetta la natura in cui
Il problema della lingua si supera con le tra-            vive, rispetta gli animali che raramente uccide.
duzioni. Ci si informa sulla loro vita, sulle loro        È anche una favola quella dell’uomo cacciatore.
lotte. L’indigeno vuole solo una cosa: esse-              Anche gli aborigeni probabilmente ammazzeranno
re lasciato stare dall’europeo. Questo è quello           un animale ogni tanto perché sono principalmente
che dicono gli indigeni, è quello che non sta             raccoglitori e comunque si tratta di un questio-
succedendo e non succederà mai, perché sono               ne diversa rispetto allo sfruttamento, come detto
pochi e poveri, mentre i bianchi e gli altri han-         sopra. Quindi l’aborigeno ha diritto (uso questo
no i mezzi tecnologici, gli eserciti e la mentalità       termine anche se non mi piace) di uccidere un
predatrice. Noi dovremmo prendercela con coloro           animale per mangiarselo, anche se io non lo
che sfruttano e opprimono.                                farei.

B: Anche gli eschimesi opprimono.                         A: Secondo me la differenza è proprio in questi
                                                          termini. Non credo che in una società liberata
F: Invece di andare dagli eschimesi lontani e             mancheranno i rapporti di potere e gli eventi
dai leoni, altrettanto lontani, ci sono tanti campi       di violenza. Stiamo parlando di dominio, così
di intervento (allevamenti intensivi, vivisezione,        come abbiamo cercato di definirlo in precedenza.
allevamenti di visoni) in cui poter dare il nostro        Il leone che mangia la gazzella o l’aborigeno
contributo. Non vedo perché iniziare a guardare           che va a caccia non hanno una presa com-
così lontano, dove peraltro ci perdiamo il capo.          pleta sulla vita dell’altro animale dal momento
                                                          in cui si decide di farlo nascere al momento in
C: Posso provare a rispondere? Tu (B) portavi             cui se ne monitorano tutti gli aspetti vitali fino
come esempio gli eschimesi penso perché non               al momento in cui si decide di ucciderlo, come
hanno nulla intorno a loro a parte gli anima-             accade invece nell’allevamento intensivo. Que-
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sto è il dominio. Nei casi ricordati, al limite,               per me la natura non è un esempio. Amo la
sono presenti relazioni di potere che si possono               natura, è una cosa bella, bisogna proteggerla,
estrinsecare in eventi di violenza, come penso                 però non è un esempio, perché ci sono i forti
possa accadere anche qua, in una zona tempo-                   che dominano i deboli e la gazzella e il leone
raneamente liberata, se continuiamo con questa                 non sono alla pari. La gazzella è traumatizzata
discussione, magari ci prendiamo a scazzottate,                sempre e il leone quando gli pare le può fare
ma se ci scazzottiamo esercitiamo un’azione di                 del male mentre la gazzella non può far del
violenza, non un’azione di dominio. Credo che                  male al leone. Quindi la prima domanda è:”
la differenza sia questa, o no?                                Siamo critici verso la natura o no? Prendiamo
                                                               la natura come esempio, o no?”
H: In una situazione più naturale possibile cac-
ciatore e preda sono sullo stesso livello, cioè                L: Secondo me c’è una sorta di opinione falsata
io posso andare a cacciare, come aborigeno, il                 rispetto a quello che è il rapporto di predazione
lupo e il lupo potrebbe cacciare me, quindi non                tra il carnivoro e l’erbivoro perché siamo abituati
si tratta di me che sottometto il lupo e decido                a essere sottoposti, in maniera non casuale, a
della sua vita dalla sua nascita alla sua morte,               certe immagini di quella che è la rappresen-
ma siamo noi che ci incontriamo sullo stesso                   tazione della natura. Se invece noi andiamo
livello, nello stesso habitat in cui viviamo e lot-            nell’ambiente naturale a vedere cosa succede,
tiamo per la sopravvivenza.                                    ci rendiamo conto che il carnivoro non è as-
                                                               solutamente in una posizione privilegiata rispetto
A: Molti dei rapporti spacciati per naturali sono              all’erbivoro e che molte volte i carnivori muoiono
in realtà molto discutibili. Siamo abituati a vedere           di fame mentre invece gli erbivori proliferano in
documentari con scene di predazione. Io ho delle               maniera anche molto elevata. Quindi, sul di-
grosse difficoltà con il concetto di natura, ma di             scorso che facevi tu (“B”), ossia che il rap-
questo non abbiamo tempo di discutere. Se do-                  porto non è paritario perché il carnivoro può in
vessimo realmente “girare” un documentario na-                 qualsiasi momento andare e catturare l’erbivoro,
turalistico, le scene di predazione costituirebbero            non sono assolutamente d’accordo, perché anzi,
pochi secondi all’interno di infiniti fermi-sequenza           dal punto di vista naturale penso che ci sia,
che riprendono animali che brucano, perché la                  se non proprio uno svantaggio del carnivoro, un
maggior parte degli animali è erbivora. Forse ci               equilibrio tra i due. Inoltre, e in questo sono
dovremmo chiedere come mai ci colpisce così                    molto d’accordo con quanto detto prima, l’essere
tanto, tra tutti i fenomeni, tra tutti gli incontri che        umano, per i suoi scopi, nella divulgazione tende
avvengono tra individui differenti, proprio l’evento           a privilegiare certe cose rispetto ad altre. Però
della predazione, che tutto sommato è un evento                sono d’accordo con te (“B”) quando ti poni
minoritario rispetto agli eventi di mutuo soccor-              in maniera se non altro di dubbio rispetto ad
so, di collaborazione, di costruzione di comunità              alcuni eventi che accadono in natura o presunta
interspecifiche. Ci colpisce la predazione che                 tale perché, anche per questo aspetto, l’attribu-
costituisce un’infima minoranza degli eventi che               zione che noi diamo di “naturale” a un evento
si realizzano nel momento dell’incontro e co-                  è difficile sapere se in realtà calzi la situazione.
munque la predazione è qualcosa di radicalmente                Quindi, condivido lo spirito critico, però secondo
differente dal dominio. Dovremmo infine chiederci              me, non abbiamo gli strumenti per poter valutare
come mai tendenzialmente ci immedesimiamo nel                  questi fenomeni e quindi si fa fatica a poter dare
leone e mai nella gazzella.                                    dei giudizi così categorici come sono stati dati
                                                               finora, quando in realtà gli strumenti che abbia-
I: Comunque tra il leone e la gazzella c’è un                  mo sono o veicolati da una società che mira a
rapporto alla pari. La gazzella ha la stessa                   farci raggiungere un certo obiettivo intellettuale
possibilità del leone, che ha la possibilità di                o, quantomeno, impoveriti dalla carenza di un
prenderla, cacciarla e mangiarla, e lei ha la                  approfondimento vero di questi fenomeni.
stessa possibilità di fuggire se riesce a correre
più veloce di lui.                                             M: Mi chiedo se questo (quello sollevato da
                                                               “B”) sia un problema o se invece non sia uno
B: No, leone e gazzella non sono alla pari.                    spostamento del problema. Forse quello di cui
Se adesso uno più forte di me viene contro di                  stiamo parlando, la critica che si vuol muovere,
me e devo correre non siamo alla pari, magari                  è verso il processo istituzionalizzato del feno-
perché corro rapidamente. Prima di tutto la mia                meno. Il processo di dominio, come prima è
domanda è “ Siamo critici rispetto alla natura o               stato spiegato, è nettamente diverso dal potere e
no?” Secondo me in questo sistema-natura, per                  dalla violenza ed è un processo istituzionalizzato,
come funziona, c’è il dominio e la violenza, io                che viviamo noi, in qualità di umani. Perché
sono contro la violenza e quindi sono critico nei              dobbiamo spostare il problema su entità lontane
confronti della natura. Quindi non mi piace come               spazio-temporalmente e sulle quali non abbiamo
funziona questo mondo e come sono i rappor-                    necessità di operare una critica? Abbiamo ne-
ti tra gli esseri umani, ci sono differenze ecc.               cessità di operare una critica, più o meno co-
Sono critico nei confronti della natura e quindi               struttiva, sulla gazzella, il leone, la formica? È
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