Internet of Things: a technology perspective - Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Elaborato ...

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Scuola Politecnica e delle Scienze di Base
Corso di Laurea in Ingegneria Informatica

Elaborato finale in Elettronica Generale

Internet of Things: a technology
perspective

Anno Accademico 2016/2017

Candidato:
Antonio Mauro
matr. N46002157
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Alla mia famiglia e ai miei amici.
A Simona.
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Indice

Indice ................................................................................................................................................. III

Introduzione ....................................................................................................................................... 4

Capitolo 1: Internet of Things .......................................................................................................... 6
  1.1 Definizione e storia dell’ Internet of Things .............................................................................. 6
  1.2 Situazione attuale ....................................................................................................................... 8
     1.2.1 Situazione attuale in Italia ................................................................................................... 9
  1.3 L’ internet delle cose come rete di reti ..................................................................................... 10
  1.4 Aspetti tecnici dell’Internet of Things ..................................................................................... 11

Capitolo 2: Tecnologie abilitanti per l’ Internet of Things .......................................................... 13
  2.1 Electronic Product Code .......................................................................................................... 13
  2.2 Tecnologia RFID ..................................................................................................................... 14
     2.2.1 Tag RFID .......................................................................................................................... 15
     2.2.2 I lettori............................................................................................................................... 16
     2.2.3 RFID Middleware ............................................................................................................. 17
  2.3 Tecnologia NFC: Near Field Communication ......................................................................... 18
  2.4 Energy Harvesting ................................................................................................................... 19
  2.5 Connettività Low-Power .......................................................................................................... 22
     2.5.1 Bluetooth Low Energy ...................................................................................................... 23
     2.5.2 ZigBee ............................................................................................................................... 24
     2.5.3 Wi-Fi HaLow .................................................................................................................... 25

Capitolo 3: Le applicazioni dell’ Internet of Things ..................................................................... 28
  3.1 Smart Building e Smart Home ................................................................................................. 28
  3.2 Healthcare ................................................................................................................................ 30
  3.3 Industrial IoT, Industria 4.0 e Smart Manufacturing ............................................................... 31
  3.4 Smart Energy e Smart Grid ...................................................................................................... 33
  3.5 Smart Mobility ......................................................................................................................... 34

Conclusioni ....................................................................................................................................... 36

Bibliografia ....................................................................................................................................... 37
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Introduzione

     L’Internet of Things (IoT), conosciuto anche in italiano come “Internet delle cose”,

     rappresenta la prossima evoluzione di Internet, una prospettiva tecnologica che cambierà

     inevitabilmente la vita di tutti i giorni per le tantissime e rivoluzionarie possibilità che sarà

     in grado di offrire per quasi ogni aspetto delle nostre vite.

     Questa affermazione potrebbe risultare poco credibile se si pensa a quanto Internet abbia

     già da tempo cambiato per sempre le nostre abitudini, il nostro modo di comunicare, le

     relazioni interpersonali, la pubblica amministrazione, l’economia, l’informazione e molto

     altro ancora, eppure negli ultimi anni è emersa una nuova visione della rete che prevede l’

     estensione di Internet alle cose, agli oggetti che noi tutti utilizziamo ogni giorno e che, una

     volta connessi, diventano smart, intelligenti e in grado di comunicare fra di loro, di

     mettere a disposizione i dati che essi stessi raccolgono nonché di accedere ai dati che altri

     oggetti hanno messo a disposizione eliminando quindi la dipendenza dall’ uomo che al

     giorno d’ oggi li contraddistingue.

     L’obiettivo di questo elaborato è quello di analizzare alcuni degli aspetti essenziali

     dell’Internet of Things: nel primo capitolo verrà fornita una breve panoramica su cosa

     rappresenta l’Internet delle Cose e su come si sia evoluto nel tempo, considerando anche la

     situazione attuale nel mondo e nel nostro paese. Il secondo capitolo rappresenta il cuore

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dell’elaborato in quanto verranno analizzate le cosiddette tecnologie abilitanti, ovvero

quelle tecnologie alla base di questa nuova “rete di oggetti” e quelle verso cui il mondo

dell’Information Technology si sta muovendo per garantire una rapida e completa

diffusione dell’IoT. Il terzo capitolo sarà invece dedicato all’ approfondimento di alcuni

degli innumerevoli domini applicativi dell’IoT per fornire un’idea sulla loro portata

rivoluzionaria.

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Capitolo 1: Internet of Things

1.1 Definizione e storia dell’Internet of Things

      Con il termine Internet of Things si intende una evoluzione della rete, grazie alla quale

      oggetti inanimati si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di

      poter comunicare dati su se stessi ed accedere a dati aggregati da altri oggetti [1].

      Si fa riferimento quindi ad una rete globale di oggetti di ogni tipo: vestiti, semafori,

      sveglie, sensori, telecamere di sorveglianza, automobili, termostati, rilevatori di umidità e

      molti altri.

      L’obiettivo dell’IoT è quello di estendere l’utilizzo di Internet a tutti questi dispositivi

      ovvero al mondo reale, fatto di oggetti concreti che ognuno di noi utilizza per la maggior

      parte delle attività quotidiane, permettendo alle persone e agli oggetti di essere connessi in

      qualunque momento e in qualunque luogo. Automobili che lasciano il proprio parcheggio

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e raggiungono il proprietario all’uscita dall’ufficio, sveglie che suonano in anticipo in caso

di traffico, scarpe da ginnastica che trasmettono distanze, tempi e velocità nella rete per

poterle confrontare con quelle di persone dall’altra parte del pianeta, termostati intelligenti

che regolano automaticamente la temperatura di un ambiente o addirittura vasetti per le

medicine che avvisano i familiari se si dimentica di prendere un farmaco sono solo alcuni

degli esempi che possono dare un’idea di quanto le nostre vite potranno cambiare grazie a

questa nuova rete di oggetti.

Il termine “Internet of Things” nacque per la prima volta nel 1999 come titolo di una

presentazione tenuta presso Procter & Gamble (P&G) da Kevin Ashton, cofondatore e

direttore esecutivo dell’Auto-ID Center con sede al “Massachusetts Institute of

Technlogy” (MIT), ma la “nascita” dell’Internet delle cose viene stimata intorno agli anni

2008-2009, cioè quando il numero di dispositivi connessi alla rete supera quello della

popolazione mondiale. Questo perchè da quel momento in poi il numero di dispositivi

connessi per persona supera l’unità, attestandosi nel 2010 a 1,84 frutto dei 12,5 miliardi di

dispositivi connessi a fronte di una popolazione mondiale di 6,8 miliardi [2].

L’istituto McKinsey stima inoltre che per l’anno 2025 l’Internet of Things raggiungerà

qualsiasi oggetto inanimato intorno a noi e che proprio la diffusione di quest’ultimo

combinata all’interattività dell’ambiente umano rivoluzionerà il futuro [3].

                  Figura 1: Stima dei dispositivi connessi per persona [2]
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Nella Strategic Research Agenda of the Cluster of European Research Projects on the

      Internet of Things (CERP-IoT 2009) l’IoT è stato definito come una infrastruttura di rete

      globale e dinamica con capacità di auto configurazione sulla base di protocolli di

      comunicazione standard e interoperabili, dove gli oggetti fisici e virtuali hanno un’identità,

      attributi fisici, personalità virtuale e utilizzano interfacce intelligenti, oltre ad essere

      perfettamente integrati nella rete info-telematica.

      Proprio nel 2009 lo stesso Kevin Ashton ha spiegato come i quasi 50 petabytes di dati (1

      petabyte equivale a 1024 terabtyes) presenti fino a quel momento in rete era stato prima

      creato dall’essere umano attraverso la digitazione su una tastiera, la scansione di un bar

      code oppure la digitalizzazione di immagini ed audio.

      Tutto ciò ha richiesto un notevole sforzo da parte dell’uomo che non è altro che una

      creatura fisica, concreta esattamente come il mondo in cui vive, per cui se i nostri

      computer e i nostri dispositivi elettronici fossero in grado di utilizzare i dati che essi stessi

      si procurano e di prendere decisioni in maniera autonoma, potremmo tenere traccia di

      qualsiasi cosa, verificarne lo stato in ogni momento, ridurre sostanzialmente le perdite, gli

      sprechi e i costi in quasi ogni aspetto della vita dell’uomo moderno cambiando per sempre

      il mondo forse ancor più di quanto Internet non abbia fatto in passato [4].

1.2 Situazione attuale

      Al giorno d’oggi moltissime aziende hanno dato il via ad una integrazione sempre più

      preponderante dei propri prodotti con la visione dell’IoT, un esempio è costituito da

      Samsung che attraverso il suo CEO ha dichiarato nel 2015 in occasione del Consumer

      Electronics Show a Las Vegas che nel giro di pochi anni la maggior parte dei prodotti

      dell’azienda sudcoreana saranno capaci di integrarsi con la tecnologia dell’Internet of

      Things e così tantissime altre aziende come Apple e Google stanno offrendo soluzioni

      innovative, soprattutto nell’ ambito dell’home automation, che abbracciano la concezione

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dell’Internet delle Cose. Oltre a questi sono svariati gli esempi di aziende che realizzano

        prodotti secondo la filosofia IoT soprattutto negli ambiti dell’illuminazione, dei sistemi di

        condizionamento e dei dispositivi mobili personali, ma anche di aziende che hanno

        introdotto la tecnologia IoT per migliorare produttività ed efficienza nel luogo di lavoro

        attraverso degli “Smart workplace”. E’ stimato infatti che ad oggi oltre la metà delle

        aziende (57%) adotta la tecnologia IoT e che entro il 2019 questa percentuale salirà

        addirittura all’ 85% [5].

        Appare piuttosto chiaro quindi che il dibattito che si è aperto negli ultimi anni riguardo la

        vera natura dell’Internet of Things, cioè se essa è quella di uno Smart Present o di uno

        Smart Future, si stia risolvendo in favore della prima ipotesi grazie alla continua e

        crescente integrazione di questa tecnologia non solo nell’ ambito personale e consumer ma

        anche aziendale e business.

1.2.1 Situazione attuale in Italia

        La rapida e costante diffusione dell’IoT nell’ambito produttivo, personale e sociale ha

        investito molti paesi nel mondo compresa l’Italia che, nonostante i gravi problemi

        infrastrutturali che impediscono ancora oggi una copertura di rete a banda larga sull’intero

        territorio, si è resa protagonista di una crescita esponenziale per quanto riguarda il mercato

        dell’IoT.

        Secondo i risultati della ricerca presentata dal Politecnico di Milano attraverso il suo

        Osservatorio sull’ Internet of Things, si stima che il relativo volume d’affari sia cresciuto

        del 40% nel 2016, arrivando a quota 2,8 miliardi di euro, ciò grazie soprattutto alla

        diffusione degli “smart meter” ovvero i contatori intelligenti per la misurazione del gas e

        dell’elettricità per abitazioni e attività commerciali [6].

        Nonostante questo dato possa sembrare riduttivo rispetto a tutte le possibilità che l’IoT

        potrebbe offrire, questi dispositivi permettono una rilevazione dettagliata dei consumi reali

        e non di quelli stimati, sono inoltre capaci di rilevare continuamente la potenza erogata
                                                 9
nonchè eventuali interruzioni di fornitura, infine possono memorizzare le informazioni

      contrattuali e trasferire i dati che compaiono sui loro display a dispositivi esterni.

      Altri settori che continuano a crescere sotto la spinta dell’Internet delle cose sono quelli

      dell’automotive, della Smart Home e dello Smart Building, mentre il settore delle Smart

      City stenta a decollare nonostante numerosi progetti siano in via di sviluppo tra cui quello

      di “The Things Network”, partito da Amsterdam nell’ agosto 2016 e diffuso in 33 città del

      mondo tra cui Milano, unico caso in Italia.

      Come abbiamo visto quindi sono molteplici le strade aperte dall’ Internet of Things ancora

      inesplorate ma con la costante crescita del settore dell’Information Technology non

      possiamo che aspettarci una diffusione sempre maggiore di questa nuova prospettiva

      tecnologica, attraverso l’estensione della connettività agli oggetti al fine di offrire servizi

      sempre migliori e più efficienti assolvendo al vero proprio scopo dell’IoT che è quello di

      migliorare la qualità della vita.

1.3 L’ internet delle cose come rete di reti

      E’ importante capire come con l’Internet delle Cose non si intenda la mera connessione

      alla rete degli elettrodomestici che abbiamo in casa piuttosto che dei nostri smartphone, pc

      o tablet, ma un meccanismo secondo il quale gli oggetti connessi alla rete acquisiscono

      una propria identità elettronica, un’identificativo unico che li contraddistingue e che

      permette allo stesso modo di interagire con altri oggetti attraverso lo scambio delle

      informazioni collezionate in maniera automatica, ovvero senza alcuna dipendenza dall’

      intervento umano. Insiemi di oggetti costituiscono delle reti tipicamente a corto raggio

      create per scopi specifici che comunicano fra loro e permettono le une alle altre di

      prendere decisioni sulla base delle informazioni che vengono scambiate : un esempio può

      essere costituito da una rete che monitora costantemente il livello di inquinamento in una

      città rendendo disponibili i dati in tempo reale e quindi con una precisione tale da

                                                10
permettere alle reti dedicate alla gestione dell’energia o alla gestione dei trasporti di

      prendere decisioni immediate per migliorare la qualità dell’aria o decongestionare il

      traffico.

                           Figura 2: L' IoT può essere visto come una rete di reti [2]

      Questo aspetto dell’IoT aiuta a capire quanto esso rappresenti la prossima evoluzione della

      rete, l’Internet of Things infatti sembra ripercorrere lo stesso cammino che l’industria

      tecnologica ha affrontato agli albori delle reti, ovvero quello di far integrare fra loro molte

      reti eterogenee, che devono essere in grado di “parlare” e cooperare, attraverso tecnologie

      abilitanti e standard anch’essi in continua evoluzione e aggiornamento.

      E’ infatti di cruciale importanza comprendere quanto la vera rivoluzione dell’Internet of

      Things non sia nella semplice connessione ad internet della moltitudine di dispositivi

      elettronici che utilizziamo, ma nel fatto che essi costituiscano una gigantesca rete fatta da

      moltissime altre reti che collaborano e si aiutano nel prendere decisioni autonome e

      “intelligenti”.

1.4 Aspetti tecnici dell’Internet of Things

      L’Internet delle cose non è solo una singola nuova prospettiva tecnologica, ma esistono

      diversi aspetti tecnici da considerare che presi insieme e coordinati fra loro contribuiscono
                                                  11
a colmare quella distanza che ancora esiste tra mondo virtuale e mondo fisico [7]:

   • Comunicazione: gli oggetti hanno la capacità attraverso la rete di fare uso dei dati, e

       per questo sono in fase di sviluppo e standardizzazione tantissime proposte come

       WiFi, ZigBee, NFC, Bluetooth e tante altre tecnologie per rendere possibile

       l’estensione di internet alle cose e l’interconnessione tra gli oggetti stessi.

   • Indirizzabilità : Gli oggetti dell’ IoT possono essere indirizzati e controllati in

       maniera remota attraverso l’Object-Naming-Service (ONS), l’equivalente del

       servizio DNS per le reti tradizionali.

   • Identificazione: gli oggetti hanno un’identificativo univoco ed alcuni hanno la

       capacità di identificare univocamente altri oggetti, tutto ciò è possibile attraverso

       attuatori attivi e passivi. Essi possono inoltre catturare le informazioni attraverso

       sensori, acquisirle o mandarle ad un server per la gestione e l’elaborazione di tali

       dati.

   • Elaborazione integrata: gli “smart objects”, oppure dei microcontrollori installati

       nelle loro prossimità possono essere usati per processare le informazioni ottenute

       dai sensori in maniera integrata.

   • Localizzazione: localizzare gli oggetti significa trovare la loro posizione fisica, ciò è

       possibile tramite reti cellulari, identificazione tramite radiofrequenza (RFID) o reti

       satellitari.

   • Interfaccia Utente: l’obiettivo degli oggetti intelligenti è quello di comunicare con le

       persone in modo appropriato, tramite display, immagini o voce. Molte applicazioni

       fanno uso solo di un sottoinsieme di queste capacità poichè l’implementazione di

       tutti i tipi di interazione con l’utente è costosa e richiede un oneroso sforzo tecnico

       e tecnologico.

                                           12
Capitolo 2: Tecnologie abilitanti per l’ Internet of Things

2.1 Electronic Product Code

     Come abbiamo visto nel primo capitolo, l’idea alla base dell’Internet delle Cose è quella di

     rendere ogni singolo oggetto attorno a noi identificabile, unico all’interno della rete così

     da poter essere in qualunque momento raggiungibile.

     L’Electronic Product Code (EPC) è uno standard proposto dall’Auto-ID center del MIT,

     con lo scopo di poter condividere dati sensibili in tempo reale attraverso l’assegnazione di

     un identificativo unico per ogni prodotto, facendo uso dell’RFID, una tecnologia di

     comunicazione wireless [7].

     L’EPC è una stringa di 96 bit divisa in 4 parti :

        • Header (bit 0-7): determina la lunghezza, tipo, struttura e generazione dell’EPC

        • EPC Manager Number (bit 7-35): responsabile dei successivi campi

        • Object Class (bit 36-59): identifica una classe di oggetti

        • Serial Number (bit 60-95): identifica l’istanza di un oggetto all’ interno della classe

                                Figura 3: Struttura dell' EPC [36]

     Con questo codice è possibile in pratica identificare qualsiasi oggetto sul pianeta, esso
                                               13
viene inserito in ogni prodotto nella forma di un microchip e contiene tutte le principali

     informazioni riguardanti il singolo oggetto.

     Accanto al microchip, detto anche tag, vi è un’antenna che trasmette attraverso onde radio

     il proprio EPC, in modo che questo possa essere letto da appositi EPC Readers ed è

     proprio qui che entra in gioco la tecnologia RFID.

2.2 Tecnologia RFID

     L’RFID, acronimo inglese di Radio Frequency Identification, è una tecnologia che

     permette l’identificazione di qualsiasi oggetto e/o la memorizzazione automatica di

     informazioni riguardanti oggetti, animali o persone attraverso radiofrequenze [8].

     Essa è quindi legata ad alcuni degli aspetti fondamentali dell’Internet of Things, cioè

     quello dell’identificazione degli oggetti, della rilevazione dei dati, della loro elaborazione

     e trasmissione nella rete.

     Un sistema RFID è costituito almeno da 3 elementi fondamentali:

        • Etichette RFID dette anche Tag o Trasponder

        • Lettori di Tag, detti RFID Reader

        • Un RFID Middleware, ovvero un sistema software che collega dispositivi RFID e i

            dati raccolti con le applicazioni e i sistemi informativi aziendali

                            Figura 4: Architettura di un tipico sistema RFID [37]

     I sistemi possono lavorare a basse, medie o altre frequenze che raggiungono addirittura l’
                                                14
ordine dei GHz, mentre per quanto riguarda i Tag, ovvero le etichette elettroniche, essi

       possono essere attivi, passivi o semi attivi/passivi.

       Analizzeremo tutte le componenti basilari di un sistema RFID a partire dalle cosiddette

       etichette elettroniche.

2.2.1 Tag RFID

                                 Figura 5: Componenti di un RFID Tag [38]

       Come detto in precedenza i trasponder RFID consistono in un chip IC (Integrated Circuit),

       che contiene dati in una memoria (tra cui il suo identificativo unico), un’antenna e un

       substrato che tiene insieme queste 3 componenti, inoltre essi vengono classificati in 3

       categorie:

           • Tag attivi: possiedono una batteria per l’alimentazione, una o più antenne per

               trasmettere segnali di lettura e riceverne le risposte anche su frequenze diverse,

               possono contenere sensori e hanno distanze operative maggiori di quelle dei tag

               passivi.

           • Tag passivi: non dispongono di alimentazione ma si attivano grazie al lettore che

               gli fornisce l’energia necessaria a rispondere ritrasmettendo un segnale contenente

               le informazioni memorizzate nel chip, oppure a scrivere all’ interno del tag.

           • Tag semi-passivi/semi-attivi: sono dotati di una batteria che serve unicamente ad

               alimentare il microchip o eventuali sensori ma non per alimentare un trasmettitore,

               rimangono infatti dormienti per risparmiare energia e si risvegliano solo qualora ci
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sia una richieste di lettura da parte di un reader.

         I tag RFID operano in diversi range di frequenze classificabili in 4 macro categorie :

             • Low Frequenzy (LF), basse frequenze tra i 30 e i 500 KHz

             • High Frequency (HF), alte frequenze tra i 10 e i 15 MHz

             • Ultra High Frequency UHF, frequenze ancora più alte tra i 400 e i 1000 Mhz

             • Microwave Frequency, microonde tra i 2.4 e 2.5 Ghz

2.2.2 I lettori

         Gli RFID readers sono dei dispositivi di scansione che rilevano in maniera affidabile i

         Tag, ne prelevano i dati comunicando i risultati al Middleware.

         Un lettore utilizza le proprie antenne per interrogare i Tag trasmettendo onde radio ad una

         determinata frequenza e generando un campo elettromagnetico che per il principio di

         induzione fornisce la corrente necessaria ad alimentarlo e a permettergli di rispondere all’

         interrogazione.

         Lo schema fornito in seguito chiarisce in che modo il lettore e il Tag interagiscono durante

         un’interrogazione.

                            Figura 6: Schema di interrogazione di un RFID Tag [9]

         La lettura dei dati presenti nel Tag avviene grazie alla variazione di assorbimento dall’
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antenna del lettore che rileva gli impulsi dovuti ai picchi che corrispondono ai livelli logici

       alti e ai cali di corrente che corrispondono ai livelli bassi (zero logico) [9].

2.2.3 RFID Middleware

       Per Middleware, come già accennato, si intende un sistema software in grado di fare da

       collante tra un sistema operativo e applicazioni distribuite.

       Nel caso della tecnologia RFID con questo termine ci si riferisce in larga misura a

       software o dispositivi che collegano i lettori RFID e i dati raccolti, ai sistemi di

       informazioni aziendali. Il Middleware RFID aiuta a dare senso alla lettura dei tag RFID,

       applica il filtraggio dei dati e li fornisce alle applicazioni.

       Esso lavora nella gestione del flusso di dati tra i lettori di tag e le applicazioni aziendali ed

       è responsabile della qualità e quindi della fruibilità delle informazioni [10].

       Appare chiaro quindi come proprio attraverso il Middleware la tecnologia RFID si

       avvicina alla visione dell’Internet of Things, poichè grazie ad esso è possibile non solo

       avere una rete di dispositivi univocamente identificati ma anche di gestirne ed elaborarne i

       dati per utilizzarli nelle più svariate applicazioni.

       La struttura di un tipico RFID Middleware prevede infatti 4 livelli [10] :

           • Reader Interface: è il livello più basso che gestisce l’interazione con l’hardware,

               mantenendo ad esempio i driver di tutti i dispositivi supportati dal sistema.

           • Data Processor and Storage: il livello in cui vengono processati e memorizzati i

               dati provenienti dai trasponder.

           • Application Interface: è il livello di interfaccia con le applicazioni che traduce le

               richieste delle stesse in comandi di basso livello.

           • Middleware Management: lo strato che aiuta a gestire l’intero middleware, ad

               aggiungere e rimuovere servizi, a aggiungere, configurare e modificare i lettori

               RFID.

                                                   17
2.3 Tecnologia NFC: Near Field Communication

     La tecnologia NFC, acronimo di Near Field Communication, in italiano “Comunicazione

     di prossimità” è una tecnologia derivata dall’ RFID che consente a dispositivi di scambiare

     piccole quantità di dati con altri dispositivi attraverso una comunicazione wireless

     bidirezionale che si instaura tra essi.

     A differenza della tecnologia RFID, che prevede l’utilizzo di diversi range di frequenze

     operative dei dispositivi che possono trovarsi a distanze che variano da pochi metri a

     centinaia di metri l’uno dall’ altro, l’NFC lavora ad una specifica frequenza di 13.56 MHz

     e prevede che i dispositivi si trovino ad una distanza dell’ ordine dei centimetri, fino ad un

     massimo di 10 [11].

     Inoltre nell’ambito della tecnologia NFC non esiste una netta distinzione tra dispositivi

     passivi (Tag) e dispositivi di lettura (Reader), ma tra un dispositivo che inizia la

     comunicazione, denominato initiator, e un dispositivo di arrivo, denominato target [12].

     Esistono infatti diversi tipi di comunicazione, poichè un dispositivo NFC può comportarsi

     sia in modalità passiva, ovvero essere letto da altri dispositivi, sia in modalità attiva

     ovvero richiedendo informazioni ad altri dispositivi. Le tipologie di comunicazioni sono

     infatti 3 [13] :

         • Modalità Read/Write : un dispositivo di lettura o scrittura legge i dati da oggetti

             intelligenti dotati di tecnologia NFC e agisce su tali informazioni. Un esempio può

             essere quello di uno smartphone che può connettersi automaticamente ad un sito

             internet, inviare un SMS senza alcuna digitazione o ricevere semplicemente

             informazioni testuali il tutto avvicinandosi semplicemente all’ oggetto che gioca il
                                               18
ruolo di Tag passivo.

        • Modalità emulazione di carta : un dispositivo dotato di NFC può comportarsi

            esattamente come una card (carta di credito, carta fedeltà) ed essere utilizzato per

            pagamenti, gestione di buoni sconto, registrazioni o operazioni di biglietteria senza

            alcun contatto ma con il semplice avvicinamento del dispositivo stesso.

        • Modalità Peer-to-Peer (P2P) : due dispositivi dotati entrambi di tecnologia NFC

            comunicano fra loro instaurando una connessione wireless di tipo P2P ovvero da

            pari a pari. In tal caso uno dei due dispositivi si comporterà in maniera attiva e

            l’altro in maniera passiva consentendo lo scambio di dati o informazioni.

     Così come nel caso dell’RFID solo i dispositivi che si comportano in maniera attiva sono e

     devono essere dotati di una fonte di alimentazione, poichè è la comunicazione stessa, che

     avviene tramite un campo elettromagnetico, che consente al dispositivo target di

     alimentarsi e di fornire una risposta al dispositivo initiator contenente i dati e le

     informazioni richieste.

2.4 Energy Harvesting

     Come abbiamo visto l’obiettivo dell’Internet of Things è quello di estendere la rete e il suo

     utilizzo agli oggetti che ci circondano, rendendoli capaci di identificarsi univocamente, di

     comunicare fra loro, di essere controllati remotamente da qualsiasi angolo del globo e di

     essere equipaggiati con sensori che tengano traccia di una serie di parametri utilizzabili

     dagli oggetti stessi per prendere decisioni autonome che migliorino le nostre vite.

     Rendere possibile tutto questo richiede sicuramente una fonte di energia necessaria alle 3

     principali funzioni a cui gli oggetti intelligenti devono assolvere:

        • Sensing: l’acquisizione dei dati sensibili da parte dei sensori

        • Data Processing: il processo di elaborazione di tali dati

        • Communication: la comunicazione dei dati tra i dispositivi che compongono la rete

                                               19
L’Energy Harvesting (EH), in italiano “Raccolta di Energia”, è considerata una delle più

importanti tecnologie abilitanti per l’Internet of Things [14], essa si basa sul concetto di

recupero dell’energia da sorgenti alternative e di trasformazione di tale energia in energia

elettrica direttamente utilizzabile.

Come detto in precedenza, essendo uno degli obiettivi dell’IoT l’estensione della rete a

praticamente ogni oggetto fisico, alimentare tali oggetti con energia proveniente da cavi

elettrici o da batterie è praticamente impensabile nel primo caso per la difficoltà di

realizzazione di infrastrutture elettriche in ogni parte del globo, nel secondo caso per gli

enormi costi che sarebbero necessari per dotare miliardi di oggetti di una batteria, per la

loro manutenzione e sostituzione periodica.

Inoltre, per quanto riguarda le batterie, grazie all’ avvento della tecnologia dei circuiti

integrati (IC) che ha portato ad una miniaturizzazione dell’elettronica, esse sono spesso il

dispositivo più ingombrante nelle reti di sensori wireless.

L’Energy Harvesting utilizza quindi tecnologie di recupero dell’energia come celle

fotovoltaiche, trasduttori elettromagnetici vibrazionali, termoelettrici e piezoelettrici per

fornire un auto-alimentazione alle reti di oggetti e di sensori.

Appare evidente come ognuno di questi trasduttori fornisca un’energia di entità diversa e

pertanto è necessario nella fase di progettazione di un sistema alimentato tramite

tecnologie di EH considerare per quale applicazione tale sistema deve essere utilizzato.

Per esempio, una cella fotovoltaica di 10 !"# con un’ efficienza del 10% nel raccogliere

l’ energia proveniente dall’ illuminazione di un ambiente di interno, potrebbe generare

fino a 100 !" e caricare un modulo per lo stoccaggio di energia di 1 mWh in 10 ore

assumendo un’ efficienza di carica del 100% [15].

Oltre a tecnologie fotovoltaiche, oramai di largo impiego sia in ambito business che in

ambito consumer, esistono anche altri esempi di cosiddetti harvester, come trasduttori

                                          20
termoelettrici, che sfruttano l’ effetto Seeback secondo cui la presenza di una temperatura

differenziale al punto di giunzione di due metalli diversi genera una tensione che dipende

dalla differenza di temperatura, o trasduttori piezoelettrici, costruiti con materiali che se

sottoposti ad una tensione meccanica producono una tensione elettrica.

Nonostante tutti i progressi nell’ambito dell’EH, la richiesta di capacità di stoccaggio

maggiori e di tempi di carica molto minori necessari ad una funzionalità più elevata di una

rete di sensori potrebbe portare ad un collo di bottiglia per cui l’Energy Harvesting

potrebbe essere impraticabile se non nelle applicazioni in cui il consumo energetico è

molto ridotto ovvero in quei sistemi in cui per la maggior parte del tempo i dispositivi si

trovano in uno stato di “low power – sleep mode”.

In seguito è mostrata una classificazione di alcuni tipi di tecnologie di trasduzione adottate

per l’Energy Harvesting con relative differenze per quanto riguarda tensione e potenza in

uscita [16].

                  Figura 7: Tecnologie di EH con relative differenze [16]

Affinchè un sistema di dispositivi elettronici sia in grado di alimentarsi, oltre ad un

sistema di Energy Harvesting sono necessari allo stesso modo, per poter immagazzinare
                                            21
l’energia che le tecnologie di EH raccolgono, dispositivi per lo stoccaggio dell’energia

     (Energy Storage), in tal senso numerosi sono gli esempi di progresso in campo tecnologico

     con l’obiettivo di trovare il giusto compromesso tra i bisogni dei consumatori, la sicurezza

     e i limiti della tecnologia [15].

                   Figura 8: Architettura per sensore alimentato attraverso EH [39]

2.5 Connettività Low-Power

     Uno degli aspetti più importanti per l’Internet of Things è quello relativo alla

     comunicazione tra gli smart objects che devono avere accesso alla rete per poter

     comunicare fra loro, il tutto attraverso una rete wireless, ovvero senza fili.

     La rete internet per come la conosciamo oggi è basata sul protocollo IPv4 che associa ad

     ogni interfaccia connessa alla rete fisica un indirizzo IP unico di 32 bit, in questo modo

     però i poco più di 4 miliardi di indirizzi univoci possibili non sono affatto sufficienti ad

     identificare univocamente in rete un dispositivo IoT.

     Proprio per questo motivo la IETF (Internet Engineering Task Force) ha sviluppato IPv6,

     una nuova versione del protocollo basata su indirizzi di 128 bit, sufficienti ad assegnare un

     indirizzo univoco ad ogni creatura sul pianeta [17].

     Tuttavia la maggiore lunghezza dell’header IPv6 può essere considerato un aspetto

     negativo per le applicazioni nell’ambito IoT, poichè esse richiedono connettività a basse

     velocità di trasmissione per una piccola quantità di dati da inviare o da ricevere, per cui

                                                 22
spesso la lunghezza dell’header supera di molto il carico utile (Payload) dell’applicazione

       stessa e ciò si traduce in tempi di trasmissione molto lunghi a fronte di un carico

       informativo ridotto.

       Per questo motivo l’IETF ha sviluppato una serie di protocolli che consentono l’estensione

       del protocollo IPv6 alle reti low power, utilizzate dai dispositivi IoT, tra cui:

           • IPv6 over low-power wireless personal area networks (6LoWPAN)

           • IPv6 over Bluetooth low energy (6LoBTLE)

       Oltre a protocolli di livello rete, l’IETF ha definito inoltre uno standard, l’IEEE 802.15.4,

       che gestisce e regolamenta il livello fisico e il livello di collegamento per reti LR-WPAN

       (Low-Rate Wireless Personal Area Network).

       Come discusso in precedenza infatti, per poter far fronte alle problematiche riguardanti la

       gestione dell’energia nelle reti di sensori, è necessario che l’aspetto della connettività non

       incida troppo nel bilancio energetico della rete, per cui nel corso degli anni numerosi sono

       stati gli standard, i protocolli e le tecnologie di rete proposti in tal senso, analizzeremo

       alcuni di essi in seguito.

2.5.1 Bluetooth Low Energy

       Bluetooth è uno standard sviluppato da Ericsson nel 1994 per le reti wireless personali

       (WPAN Wireless Personal Area Network), che cerca dispositivi entro un raggio di poche

       decine di metri e li mette in comunicazione attraverso onde radio operando nella banda

       intorno ai 2,4 GHz.

       Si tratta di una tecnologia senza fili che realizza una comunicazione point-to-point tra due

       dispositivi, di cui uno sarà il master e l’altro lo slave, oppure una comunicazione point-to-

       multipoint, dove un solo dispositivo master è connesso a più dispositivi slave realizzando
                                                 23
in questo modo una rete la cui topologia è detta “piconet”.

        Per ridurre al minimo le possibili interferenze tra i dispositivi che sono concentrati in un

        raggio di circa 10 metri, Bluetooth suddivide la banda di frequenze assegnate in 79 canali

        e provvede alla commutazione tra i canali 1600 volte al secondo utilizzando la tecnica del

        frequency hopping.

        Questa tecnologia inoltre suddivide i dispositivi che ne sono dotati in 4 categorie che

        differiscono per potenza di trasmissione e distanza coperta, ed è comunemente utilizzata

        per lo scambio di piccole quantità di dati tra due device, la prima classe è quella a potenza

        maggiore e può arrivare a coprire un raggio di 100 metri.

        Bluetooth Low Energy (BLE), conosciuta anche come Bluetooth Smart, è la versione di

        Bluetooth costruita per l’Internet of Things, si tratta di una versione migliorata dal punto

        di vista energetico che la rende particolarmente adatta a dispositivi che traggono energia

        da tecnologie Energy Harvesting o che lavorano per lunghi periodi e hanno quindi la

        necessità di minimizzare il consumo energetico [18].

        Rispetto alla tecnologia standard, questa versione consuma appena un centesimo della

        potenza media e l’assorbimento di corrente di picco è limitato a soli 15 mA a fronte di

        40mA per i dispositivi dotati di Bluetooth classico, ciò consente una durata di una batteria

        a bottone singola di mesi o addirittura anni a seconda dell’applicazione, a fronte però di

        una velocità di trasmissione di molto inferiore [19].

2.5.2 ZigBee

        ZigBee è una tecnologia nata nel 2004 e standardizzata dalla ZigBee Alliance sulla base

        dell’IEEE 802.15.4 con l’obiettivo di creare reti wireless a basso consumo energetico.

        Supporta topologie di rete a stella o a maglia, nel primo caso tutti i nodi della rete sono

                                                 24
collegati ad un nodo centrale, nel secondo caso invece ogni nodo è collegato a tutti gli altri

       in un’architettura Peer-to-Peer.

       Lo standard definisce tre tipi di dispositivi all’ interno della rete :

           • ZigBee Coordinator: è il dispositivo più intelligente all’ interno di una rete ZigBee,

               che ne può contenere al massimo uno. Questo dispositivo memorizza le

               informazioni riguardanti la rete in cui si trova, agisce come deposito per le chiavi

               di sicurezza e costituisce il ponte fra più reti ZigBee.

           • ZigBee Router: sono dispositivi che fanno da router intermedi all’ interno della rete

               e che permettono pertanto lo scambio di dati all’ interno della rete stessa.

           • ZigBee End Device: sono i nodi della rete che possono comunicare soltanto con il

               nodo padre che sia Router o Coordinator, per cui non hanno la possibilità di inviare

               i dati ricevuti da altri device. Rappresentano pertanto i dispositivi più economici

               della rete, inoltre sono disegnati per rimanere in uno stato di low-power sleep

               mode e svegliarsi solo nel caso in cui ci siano dati da inviare al nodo parent [20].

       Nella sua prima versione questo standard prevedeva l’utilizzo di singole reti ognuna

       dedicata ad una singola applicazione, consentendo ai produttori di inserire solo limitate

       funzionalità nei loro dispositivi. Con la sua ultima versione invece, ZigBee 3.0, le diverse

       sottoreti sono unite in un’unica grande rete a maglia che permette l’estensione della

       connettività a milioni di dispositivi indipendentemente dall’ambito applicativo.

       Inoltre, la nuova versione dello standard introduce la compatibilità con il protocollo IP

       oltre che la tecnologia ZigBee Green Power, che assicura la connettività anche ai

       dispositivi privi di batteria e alimentati grazie a tecniche di Energy Harvesting riducendo

       al minimo il consumo energetico per la gestione della rete e per la comunicazione tra i

       dispositivi [21].

2.5.3 Wi-Fi HaLow

       Wi-Fi è una tecnologia per le reti wireless che mette in comunicazione due o più terminali
                                                25
(host) costituendo tra essi una rete locale senza fili (WLAN), basandosi sulle specifiche

dello standard IEEE 802.11.

Le reti Wi-Fi richiedono un consumo energetico relativamente alto per assicurare una

connessione ad alta velocità di trasmissione e garantire un raggio di copertura

relativamente alto.

Nelle nostre abitazioni o negli uffici infatti, l’utilizzo di questa tecnologia ha trovato largo

impiego grazie alla disponibilità della rete elettrica e alla presenza di un ambiente

relativamente poco esteso tale da essere coperto interamente, ma questi fattori

rappresentano tuttavia un’enorme limite per quanto riguarda le reti di sensori o le reti di

dispostivi intelligenti. Nella figura è infatti mostrato come a differenza delle altre

tecnologie di comunicazione trattate, la tecnologia Wi-Fi non sembra soddisfare le

necessità dell’ecosistema Internet of Things soprattutto in termini energetici.

                      Figura 9: Differenze tra tecnologie wireless [40]

Per sopperire a queste mancanze è nato Wi-Fi HaLow, presentato dalla Wi-Fi Alliance in
                                      26
occasione del CES 2016 di Las Vegas, un nuovo standard che si pone l’obiettivo di entrare

a far parte del mercato in maniera consistente già nel 2018.

Wi-Fi HaLow si basa sul protocollo IEEE 802.11ah per le reti senza fili ed è usato ad una

frequenza operativa pari a 900MHz, inferiore rispetto a quelle utilizzate dalle reti

convenzionali che operano nelle bande di 2.4 o 5GHz. Inoltre questo nuovo tipo di rete si

basa su uno scambio dei dati che non avviene in maniera continua e a velocità di

trasmissione elevate, bensì in maniera periodica, concentrata e ad una velocità di

trasmissione molto più contenuta, ben adattandosi alle esigenze energetiche dei dispositivi

IoT [22].

I vantaggi di questa nuova tecnologia si traducono in un raggio d’azione quasi

raddoppiato e in una capacità maggiore di trasmettere il segnale in maniera robusta

attraverso muri, barriere architettoniche o barriere ambientali negli ambienti più ostici, il

tutto abbassando notevolmente i consumi rispetto alle reti Wi-Fi convenzionali [23].

                                        27
Capitolo 3: Le applicazioni dell’ Internet of Things

     L’Internet of Things si basa sull’ idea di interconnettere tutti i dispositivi intorno a noi in

     un’unica grande rete che possa in qualche modo migliorare le nostre vite.

     Esistono moltissimi domini applicativi per l’IoT, classificabili in base al loro ambito di

     utilizzo (business o consumer), alla copertura e al tipo di rete su cui operano.

     Illustreremo in questo capitolo alcune delle più rilevanti applicazioni dell’Internet delle

     Cose rese possibili e attuabili grazie alle tecnologie abilitanti precedentemente discusse,

     tra le quali alcune sono ormai già diventate una realtà tangibile nelle nostre vite, altre

     invece stentano a decollare ma rappresentano allo stesso modo delle innovazioni talmente

     grandi da poter sconvolgere le nostre abitudini.

3.1 Smart Building e Smart Home

     La differenza tra edifici intelligenti e case intelligenti sta nel pubblico al quale queste

     applicazioni sono rivolte, si parla infatti di Smart Buildings quando ci si riferisce ad un

     ambito professionale, mentre si parla di Smart Home per riferirsi alla domotica, detta

     anche home automation, in ambito domestico.

     Gli obiettivi di queste applicazioni sono duplici: da un lato ottimizzare il consumo di

     energia dei vari dispositivi che si trovano in case, uffici ed edifici riducendo anche gli

     sprechi di risorse quali acqua o elettricità, dall’altro garantire sicurezza e comfort agli

                                              28
utenti dei nuovi “edifici intelligenti”.

Ciò è possibile attraverso una rete di oggetti intelligenti che sono in ogni momento

accessibili e controllabili da remoto, ma anche indipendenti al punto da prendere decisioni

autonome in caso di necessità.

I dispositivi sono connessi in un sistema detto Building Automation System (BAS) che si

basa su standard di comunicazione come il Wi-Fi e permette di controllare tutti i oggetti

presenti nell’edificio intelligente: dal termostato passando per il frigorifero fino alla

lavatrice, alle telecamere di sicurezza e alle lampadine intelligenti.

Con questo sistema un singolo utente può tenere traccia di ogni aspetto della sua casa

attraverso un tablet o uno smartphone o modificare il comportamento dei dispositivi a

seconda della situazione. Inoltre tali dispositivi possono interagire fra loro per prevenire

eventuali disastri come incendi, sorvegliare l’edificio in assenza del proprietario,

modificare la temperatura di un ambiente rispetto al numero di persone che sono presenti o

avvisare gli utenti quando i consumi energetici sono troppo elevati garantendo in questo

modo efficienza e sicurezza [7].

Numerose sono le aziende che negli ultimi anni si sono interessate al mercato dell’home

automation, tra le quali Google, Apple e Samsung:

    • Google Nest è un progetto che include un termostato intelligente, capace di rilevare

        automaticamente la presenza di persone in casa e di calcolare il tempo necessario a

        far scendere o salire la temperatura, due telecamere di sorveglianza per ambienti

        esterni ed interni capaci di avvisare quando c’è movimento e di connettersi allo

        smartphone per fungere da altoparlante per l’utente che desideri far ascoltare la sua

        voce e infine un rilevatore di fumo e monossido di carbonio che avvisa l’utente

        tramite messaggi vocali in caso di incendio a combustione rapida [24].

    • L’HomeKit di Apple è una tecnologia che permette di controllare svariati

        dispositivi per l’uso domestico, attraverso l’utilizzo di qualsiasi tipo di device iOS
                                         29
e l’integrazione con Siri. E’ possibile pertanto comandare dispositivi che riportano

             la dicitura “Works with Apple HomeKit”, che comprendono sensori, serrature,

             videocamere,     finestre,   prese    elettriche,   cancelli   automatici,   impianti   di

             illuminazione e molto altro, attraverso comandi vocali o l’applicazione Casa di

             Apple [25].

         • Samsung Smart Home è una tecnologia che permette di gestire con un’unica

             applicazione diversi dispositivi che vanno da frigoriferi e lavatrici fino alle ormai

             comuni Smart TV. Gli utenti possono utilizzare fotocamere integrate nei dispositivi

             per visualizzare dallo smartphone lo stato della casa, oppure essere avvisati quando

             un’attività di manutenzione è necessaria. Una delle innovazioni più importanti è

             rappresentata dai frigoriferi della linea “Family Hub”, dotati di schermo LCD su

             cui riprodurre lo schermo dello smartphone o della Smart TV, e di un sistema

             intelligente in grado di aggiornare l’utente sui prodotti presenti e la relativa data di

             scadenza.

3.2 Healthcare

      L'assistenza sanitaria intelligente è un ambito in cui l’Internet of Things fornisce una

      prospettiva perfetta, in quanto numerose sono le applicazioni rese possibili proprio grazie

      alla sua diffusione ed esse possono essere racchiuse in 3 principali categorie [26]:

         • Localizzazione di oggetti e persone: grazie all’Internet delle Cose è possibile tenere

             traccia della posizione dei pazienti e dei dispositivi medici in tempo reale, in modo

             da migliorare in modo notevole il ritmo di lavoro negli ospedali e nelle strutture

             mediche grazie a operazioni di monitoraggio pazienti e di inventario molto più

             semplici e veloci e prevenire furti o perdite di importanti strumenti o prodotti.

         • Identificazione dei pazienti: attraverso un’immediata identificazione dei pazienti è

             possibile prevenire sgradevoli incidenti quali somministrazione di farmaci sbagliati

                                                  30
(o dosi sbagliate) ed esecuzione di procedure scorrette per il paziente in questione.

              In questo ambito inoltre le innovazioni rese possibili dall’ IoT permettono di

              identificare correttamente i neonati prevenendo spiacevoli confusioni.

              Per quanto riguardo lo staff medico l’autenticazione e identificazione di medici,

              infermieri e operatori assicura operazioni più veloci nel garantire l’accesso alle

              strutture nonchè una capacità maggiore di affrontare i problemi dei pazienti.

          • Acquisizione automatica dei dati relativi ai pazienti attraverso sensori: grazie a

              questo tipo di applicazioni l’Internet of Things permette di monitorare i pazienti a

              distanza utilizzando dispositivi sensoristici in grado di tenere traccia dei parametri

              vitali dei pazienti quali frequenza respiratoria, pressione del sangue o temperatura

              corporea. Questo rappresenta un enorme vantaggio rispetto al ricovero in ospedale

              per i pazienti più anziani o i malati cronici, e un enorme risparmio per il sistema

              sanitario.

      Oltre a queste applicazioni, l’Internet of Things sta inoltre rivoluzionando il mondo dei

      dispositivi medico-sanitari, infatti sempre più frequenti sono le innovazioni tecnologiche

      in questo ambito, che vanno da dispositivi in grado di monitorare in maniera completa

      pazienti asmatici e fornire spiegazioni sulla terapia da seguire, a lenti a contatto in grado di

      tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue dei pazienti diabetici [27].

3.3 Industrial IoT, Industria 4.0 e Smart Manufacturing

      Sempre più spesso negli ambiti aziendali ed industriali si sente parlare di Internet of

      Things e di quarta rivoluzione industriale, anche detta Industria 4.0.

      L’Industrial Internet of Things (IIoT) rappresenta l’estensione della visione dell’Internet

      delle Cose al mondo industriale e manifatturiero, che dovrebbe aiutare a migliorare l’

      efficacia operativa e l’efficienza della produzione industriale facendo crescere

      competitività e produttività delle aziende [28].

                                                31
Questa nuova declinazione dell’Internet delle Cose è considerata una delle tecnologie

abilitanti per lo sviluppo di un nuovo concetto di produzione, la Smart Manufacturing, che

si basa sull’utilizzo totale delle tecnologie IoT in tutte le fasi della catena di produzione

dei prodotti, e della quarta rivoluzione industriale.

Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di

Milano, parla dell’Industrial IoT riferendosi ad esso come l’integrazione di sensori,

automazione, reti e software analitici in una logica che unisce alla produzione tradizionale

il supporto degli “oggetti intelligenti”.

Un tipico macchinario industriale supportato da tecnologia IoT è in grado ad esempio di

tenere traccia del numero di cicli svolti, del ritmo di produzione o delle giacenze in

magazzino; è in grado di segnalare un guasto ad altri macchinari ma anche di avvisare che

un intervento di manutenzione ordinario o straordinario sarà necessario entro un

determinato numero di cicli. Inoltre l’estensione di questo paradigma a tutti o quasi i

macchinari aziendali permette di monitorare in tempo reale l’andamento della produzione

dell’intera industria ottenendo sia informazioni aggregate che riguardanti le singole fasi,

ciò permetterebbe ad esempio a multinazionali con più di un impianto industriale di

visualizzare i processi produttivi da un punto di vista globale e specifico.

Applicazioni utili per lo Smart Manufacturing sono inoltre la tracciabilità di tutti i prodotti

all’interno della fabbrica tramite tecnologia RFID, reti di sensori per il monitoraggio

dell’efficienza energetica, sistemi di controllo qualità in tempo reale.

Tutto ciò si traduce in risultato finale di incredibile miglioramento dell’efficienza, poiché

le aziende che adottano questa tecnologia migliorano il controllo dei processi,

minimizzano i ritardi dovuti a guasti o a mancanze di forniture e abbassano di molto i

costi. Tutto ciò porterà verosimilmente alla scomparsa dalle fabbriche di alcune figure

lavorative poco specializzate ma alla crescente richiesta di analisti, designer e “ingegneri

4.0” [29].
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3.4 Smart Energy e Smart Grid

     Una smart grid è una rete per la distribuzione dell’energia elettrica che si basa, a

     differenza di quelle classiche che diffondono l’ energia da pochi generatori o centrali a un

     grande numero di utenti, sulla sua gestione intelligente permettendo un utilizzo razionale

     dell’energia stessa, minimizzando eventuali sovraccarichi e variazioni della tensione

     elettrica intorno al suo valore nominale e permettendo anche una generazione distribuita

     nei nodi periferici della rete di distribuzione attraverso fonti di energia rinnovabile.

     La smart grid rappresenta una rete per l’energia simile a quella che Internet rappresenta

     per le informazioni, permette infatti lo scambio di “pacchetti di energia” non in maniera

     unidirezionale, dalle centrali ai consumatori, ma da un nodo all’altro della rete in maniera

     intelligente e flessibile, a seconda cioè del fabbisogno energetico [30] [31].

     Attraverso l’avvento delle tecnologie Internet of Things questa nuova rete digitale

     dell’energia non è così distante e tantissime sono le prospettive aperte dalle nuove reti di

     dispostivi intelligenti che, tenendo traccia di ogni aspetto riguardante la fornitura di

     energia elettrica, permettono un’analisi predittiva della rete, una gestione migliore delle

     richieste di maggiore o minore consumo da parte degli utenti e quindi un notevole

     risparmio energetico. Tra le principali funzioni di una smart grid ci sono [32] :

        • Autoriparazione: utilizzando sensori e sistemi di controllo capaci di elaborare i dati

            raccolti sulla gestione dell’ energia, è possibile individuare e anticipare i problemi

            sulla rete.

        • Riduzione dei costi di manutenzione.

        • Partecipazione dei consumatori: i consumatori di energia possono beneficiare di una

            notevole riduzione dei costi attraverso l’integrazione della Smart Grid con, ad

            esempio, i dispositivi intelligenti che compongono la Smart Home, richiedendo

            alla rete la quantità di energia strettamente necessaria. Inoltre per gli utenti è molto

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più semplice immettere energia in rete nel caso in cui si disponga di piccoli

             impianti per l’energia rinnovabile come pannelli fotovoltaici.

         • Resistenza agli attacchi: le tecnologie della rete intelligente consentono di

             individuare e rispondere ad eventuali interruzioni manuali della fornitura elettrica.

         • Aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile: ciò garantisce un minor

             impatto ambientale e il rispetto delle normative vigenti in ambito emissioni di

             carbonio da parte di utenti e aziende.

3.5 Smart Mobility

      La rete intelligente alla base della visione dell’Internet of Things, ha reso possibile

      l’estensione della rete anche al settore della mobilità, sia per quanto riguarda automobili e

      mezzi di trasporto urbani, sia per ciò che concerne linee ferroviarie, aeree e mezzi di

      trasporto navali.

      L’idea di tecnologia applicata alle automobili non può che indurre a pensare ai sistemi di

      navigazione satellitare diffusi intorno ai primi anni 2000 che però oltre ad essere molto

      costosi, consistevano in ricevitori GPS (Global Positioning System) in grado di

      determinare la posizione dell’auto in maniera unidirezionale. Erano infatti i satelliti a

      trasmettere i dati ai ricevitori che a loro volta fornivano al guidatore assistenza nella

      navigazione stradale indicandogli il percorso da seguire sulla base di informazioni statiche

      (mappe) presenti nella propria memoria.

      Con la visione dell’Internet of Things i ricevitori GPS determinano ancora la posizione,

      ma ora trasmettono i dati di posizione ad un proprio server. Il server invia al ricevitore le

      mappe necessarie solo per quell’area. Questo riduce di molto il costo del navigatore e

      rende molto più semplice mantenere le mappe aggiornate.

      Ma la rete intelligente non si limita alla possibilità di conservare dati, può anche offrire

      servizi di calcolo, può monitorare il progresso sul percorso ed accorgersi, ad esempio, di

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