In Mountain Bike tra sentieri montani e ruderi industria

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In Mountain Bike tra sentieri
montani e ruderi industria
ACERNO.   Nell’Ambito del Programma Operativo Complementare
(POC) 2014-2020, della Regione Campania, progetto Picentini
Experience -“Territorio d’identità”: paesaggio, patrimonio
culturale, agroalimentare, sono programmate una serie di
iniziative in cinque comuni del Picentino di cui Giffoni Valle
Piana è il capofila con: Pontecagnano-Faiano, Montecorvino
Pugliano, Acerno e Castiglione del Genovesi. Questo il secondo
ed ultimo weekend programmato ad Acerno sabato 19 e domenica
20 maggio 2018.

Sabato 19 maggio : ore 09.30. Camminata salutare e/o Percorso
                     in mountain bike: Antiche cartiere
                     (percorso per bambini). Acerno fu una
                     delle prime località del Picentino dove,
                     nel ‘700, si sviluppò una forma di proto-
                     industrializzazione con la presenza di
                     due ferriere, due cartiere, una
“valchera” per la lavorazione del lino con annessa “tinteria”.
Nella valle di Acerno esistevano due cartiere, che nel 1848
davano lavoro a 30 operai ed una produzione di 8000 risme di
carta. Ad oggi sono visibili i ruderi di una delle due, forse
la più antica, costruita presumibilmente tra la fine del ‘600
e l’inizio del ‘700. Il sentiero 110 CAI collega Acerno a
Olevano sul Tusciano seguendo il corso del fiume Tusciano, uno
dei principali corsi d’acqua dei Picentini, che nasce alle
pendici del Polveracchio. Il sentiero ha numerosi punti di
interesse storico e ambientale, tra cui citiamo i ruderi
dell’antica cartiera amalfitana e le spettacolari gole del
Tusciano, circondate da impressionanti pareti a picco. La
stessa iniziativa si terrà domenica 20 maggio ed è riservata
agli adulti. In serata alle ore 21:00, Piazza Freda, concerto
Voci del sud, spettacolo del sound particolare ed una idea
artistica che, a partire dal linguaggio della musica
tradizionale, si espande verso orizzonti spiccatamente world
music.

Per maggiori informazioni e prenotazioni per le viste guidate
consultate il sito www-picentini.org

Pagani.          Spettacoli
organizzati per raccogliere
fondi   per  i  giovani  di
Cracovia 2016
PAGANI. Raccolta fondi per i giovani, presentazione dello
spettacolo di beneficenza. Oggi, alle 10.30, nella parrocchia
San Sisto II di Pagani, don Giuseppe Pironti, responsabile del
Servizio diocesano di Pastorale giovanile, presenterà la
rassegna teatrale Check-in – Si va in scena.
L’iniziativa è stata organizzata come raccolta fondi per
sostenere i giovani che, a luglio 2016, parteciperanno alla
Giornata Mondiale della Gioventù in programma dal 26 al 30
luglio a Cracovia.
Otto gli spettacoli organizzzati e messi in programma, che si
terranno sempre nell’Auditorium Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
di Pagani.
Si comincia domenica 29 novembre con “Arezzo 29 in 3 minuti…
Taxista veloce” portato in scena dalla compagnia Tra palco è
realtà.
È previsto anche uno spettacolo fuori abbonamento, si tratta
di “C’era una volta Scugnizzi… e ci sarà ancora”, che andrà in
scena il 6 dicembre    prossimo al Teatro comunale Diana di
Nocera Inferiore.

Martin Freeman: «Bisogna fare
quel che si vuole portando
avanti i propri sogni»
GIFFONI VALLE PIANA. “La parte che ho in Captain America:
Civil War (in uscita a maggio 2016), è piuttosto piccola e non
posso svelare molto. Ma vi anticipo che per il mio personaggio
è previsto uno sviluppo futuro”. Lo ha assicurato l’attore
Martin Freeman, ospite ieri al Giffoni Film Festival dove ha
incontrato centinaia di fan e migliaia di giurati, in merito
al terzo capitolo di Captain America: Civil War. Il film
riprende la storia di Age of Ultron, in cui i supereroi
dovranno scegliere se stare dalla parte di Iron Man (Robert
Downey Jr) o di Captain America (Chris Evans). “Il mio
personaggio – spiega – lavora per il governo americano. Il suo
ruolo è un po’ ambiguo perché non si capisce bene se è buono o
cattivo”. Sul tema del Gff, Carpe Diem, ha detto che per lui
“è fondamentale che ognuno di noi debba fare quello che reputa
giusto. Bisogna fare quello che si vuole portando avanti i
propri sogni, senza lasciarsi influenzare”. Apprezzato, tra le
altre cose, per il personaggio di Bilbo Baggins nei tre
adattamenti de Lo Hobbit (serie che verrà celebrata anche da
Sky Cinema con un nuovo canale interamente dedicato alla saga
fantasy più celebre di sempre con i 6 capitoli de “Il Signore
degli anelli” e “Lo Hobbit” per la prima volta tutti insieme
su un unico canale da venerdì 4 a domenica 13 settembre),
Freeman ha rimarcato che si sente un uomo fortunato, “con una
famiglia bellissima e un lavoro che ama”. “Quando un attore
recita – ha spiegato – non ti importa il giudizio che hanno
gli altri di te. L’importante è recitare storie e io ne ho
interpretate di belle”. Ai giurati, poi, ha raccontato che “da
piccolo era mingherlino, malato, ultimo di cinque figli con
due genitori che stavano divorziando. Frequentavo una scuola
privata cattolica e non era tanto facile assistere a coppie
che divorziavano. Non ero certo un maschio alfa. Inoltre
entravo e uscivo da un ospedale. Non potevo certo far sentire
la mia voce facendo il bullo. Per fortuna avevo una grande
immaginazione. Sognavo – ha aggiunto – di diventare il
cantante in una band, poi il calciatore (esperienza che
sarebbe stata ancora più disastrosa). Alla fine, a 16 anni, ho
capito che la mia strada, quella giusta, sarebbe stata la
recitazione”. Su voci sempre più insistenti su una sua
partecipazione nell’attesissimo film di Spielberg “The Big
Friendly Giant – (The BFG)” ha ribadito che: “Secondo me
dovrei lavorare con lui, è uno dei registi migliori dal quale
mi sento ispirato, ma non c’è nulla di vero. Per ora non
lavorerò con lui, speriamo in futuro. Inoltre, mi piacerebbe
lavorare su una storia del genere”. Freeman – pluripremiato
anche per le sue interpretazioni in Fargo e Sherlock,
conquistando nel 2010 l’Emmy Award e il Premio BAFTA come
‘miglior attore non protagonista’ (per Sherlock) e le
nomination ai Golden Globes 2015 e agli Emmy Awards 2014 come
‘miglior attore non protagonista in una miniserie o film per
la televisione’, per Fargo – si è soffermato anche sui suoi
impegni futuri e in particolare sul film che ruota intorno
alle esperienze di un gruppo di reporter ed è l’adattamento
delle memorie di guerra della giornalista Kim Barker. “Non è –
ha spiegato – un semplice film di guerra; ha, infatti,
risvolti seri, ma anche tipici della commedia”.

L’arte cucita                      di      Virginia
Franceschi
La definizione di un nuovo rapporto tra arte, spazio e
ambiente è lo scopo della ricerca di Virginia Franceschi, i
cui traguardi più recenti sono esemplificati nella mostra
“Punti di Sospensione”, visitabile a partire da ieri a
Salerno, presso Linee Contemporanee, in collaborazione con la
Fornace Falcone.

Il tratto comune dell’intera produzione artistica di
Franceschi è l’unione: di materiali, culture, poetiche e, in
definitiva, anche di persone. Grande esperta di cucito,
concepisce le sue composizioni mediante l’accostamento di
tasselli colorati in tessuto di vario aspetto e consistenza
(cotone, lino, seta ecc.), spesso sfilati o arricchiti da
ricami e rifiniti con l’aggiunta di elementi diversi:
cordoncini, fili, nastri, frammenti di ceramica, bottoni,
paillettes; materiali raccolti e riutilizzati efficacemente.
Così come i tessuti, scelti accuratamente dall’artista tra le
antiche stoffe di famiglia e nei mercatini dell’usato o
durante i suoi viaggi in Francia, in Turchia, in Marocco, in
Uzbekistan e, ultimamente, in Etiopia, dove, ospite di una
missione cattolica, ha insegnato alle donne i rituali poetici
del cucito, attività svolta da sempre esclusivamente dagli
uomini e ritenuta una semplice abitudine, connotata da una
certa ripetitività. Il risultato di tutte queste esperienze
combina la poetica dadaista dei “ready-made”, ovvero la
riconversione di oggetti di uso quotidiano in opera d’arte, e
degli “objets trouves” con la scultura cinetica inaugurata dai
“mobiles”, le sculture mobili di Alexander Calder. Le
sospensioni sensibili di Virginia Franceschi, realizzate con
rami contorti recuperati sulle spiagge del Cilento, insieme a
bottiglie di plastica, giocattoli rotti, reti metalliche e
altri materiali d’ogni genere trasportati dal mare, coniugano
la critica del ciclo economico basato sul consumismo
all’invito all’adozione di stili di vita sostenibili, espresso
dalla rivalutazione di oggetti scartati e rafforzato dal
riferimento materiale e estetico a culture e civiltà “altre”,
offerte implicitamente come esempio, che sono rappresentate
dai tessuti di provenienza esotica. Si inserisce pienamente in
questo filone la nuova serie di cuscini, realizzati con
fantasiose stoffe di provenienza orientale e rifiniti con
decorazioni e interventi artistici, che in questo
allestimento, curato da Maria Giovanna Sessa, sono sospesi in
colorati grappoli oscillanti sui sofisticati divani dello show
room. Alcuni di essi, impreziositi da accurati ricami, sono
opera di Carla Oliva, artista dell’ago e membro del
laboratorio di cucito creativo “Agoscrittura”, presso il quale
Virginia Franceschi riunisce donne accomunate dalla passione
per questa disciplina, la cui pratica riesce a sortire anche
effetti benefici e perfino terapeutici.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 26 aprile 2014,
tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00.

Aristide Fiore

Apologia della superficie
«Essere apparentemente lieti mentre l’animo brucia ferocemente
e affidare a forme profughe il verbo futuro di ogni racconto
possibile». Così Francesco Tadini, curatore, insieme a Melina
Scalise e Antonello Tolve, di “Apologia della superficie”, la
personale di Ernesto Terlizzi allestita a Milano, presso lo
Spazio Tadini, definisce il carattere di questa mostra. Aperta
fino al 18 aprile 2014, è composta da trenta opere, tutte
realizzate su carta thailandese kozo martellata e risalenti al
2013, tranne “In volo”, che è del 2014: in quest’ultimo
lavoro, composto da sei fogli, come afferma lo stesso autore,
«aleggia il vento della Speranza per centinaia di profughi
tesi a costruire un Sogno. Un Sogno che spesso s’infrange,
sommerso nel profondo silenzio del mare». Va notato, in
proposito, che il riferimento all’elemento liquido, se non
proprio al mare, è frequente in questa selezione. Terlizzi ha
sempre dimostrato una grande sensibilità verso le tematiche
relative alle emergenze umanitarie, che si riflette spesso sia
nelle sue opere sia nella sua attività espositiva: già
invitato presso la galleria milanese nel 2011, ha aderito, due
anni dopo, al progetto “Save My Dream”, una collettiva che
Spazio Tadini ha dedicato agli immigrati periti nel tentativo
di raggiungere le coste italiane. Per espressa volontà di
Francesco Tadini, figlio del maestro Emilio, scomparso da
dodici anni, nel luogo che fu il suo studio, ora trasformato
in centro d’arte e cultura, si rinnova idealmente un legame
improntato sulla stima reciproca.

Secondo Melina Scalise, l’arte di Terlizzi oltrepassa l’ambito
dell’astrattismo, nel quale, a prima vista, si sarebbe tentati
di collocarla. Le immagini rappresentate su queste carte
superano la bidimensionalità, proponendosi come veri e propri
oggetti, che si offrono sia alla vista, mediante l’accurata
scansione di piani, luci e ombre ai quali è spesso impresso un
dinamismo di impronta futurista, sia al tatto, attraverso la
ruvidezza della carta fatta a mano. È dunque proprio al
supporto delle immagini, in questi fogli, che viene affidato
il compito di conservare quel rapporto «tra la fisicità
irriducibile della materia e la misura costruttiva del
disegno», individuato da Stefania Zuliani, il quale altrove si
basava fondamentalmente sull’abbinamento fra segno grafico e
inserti polimaterici. Come nota Antonello Tolve, in uno dei
testi che accompagnano il catalogo, Terlizzi, il cui approccio
si basa sull’eclettismo stilistico e grammaticale, ha
elaborato un vero e proprio liguaggio, costruito attraverso un
processo di decostruzione dell’immagine dal quale sono strati
ottenuti elementi naturali trasfigurati, che assumono il ruolo
di «unità elementari prive di significato … il cui valore è
dato per differenze posizionali e opposizionali all’interno di
un contesto sistemico» (secondo la definizione di Filiberto
Menna). Ne risulta – sostiene ancora Tolve – la
rappresentazione di «una natura artificializzata con lo scopo
di creare un reale immaginario», più evocata, servendosi di
pochi elementi, che descritta.

La mostra è visitabile dal martedì al sabato, dalle 15,30 alle
19,00 o per appuntamento.

Aristide Fiore
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