Il patto tra cosa nostra e 'ndrangheta con politica e imprenditoria
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Dossier sull’operazione della DDA di Torino denominata Il patto tra cosa nostra e ‘ndrangheta con politica e imprenditoria a cura di Lorenzo Bologna e Davide Pecorelli, con la collaborazione di Maria Josè Fava e Valentina Sandroni pubblicato: settembre 2020
INDICE INTRODUZIONE AL LAVORO 6 ALCUNI PROTAGONISTI DELL’INCHIESTA 8 IL PATTO ILLECITO: VOTI DELLA ‘NDRANGHETA IN CAMBIO DI DENARO 12 POTEVA NON SAPERE? 14 L’ABITUDINE A “CORRISPONDERE CONTRIBUTI 17 IL SISTEMA BURLÒ: UNA GALASSIA DI IMPRESE 20 E LA COLLABORAZIONE CON ‘NDRANGHETA E COSA NOSTRA BURLÒ E GLI STRETTI RAPPORTI CON LA FAMIGLIA MESSINA 23 I REATI CONTESTATI 24 IL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA 25 CIVILI E DI PARTE 27 CONCLUSIONI 28
Il 20 dicembre 2019, dopo mesi di indagini Il processo ha iniziato il suo corso a luglio la DDA di Torino fa la sua mossa: scatta 2020 ed abbiamo deciso di raccontare l’operazione Fenice. quanto emerge dall’Ordinanza di Custodia Sono passati pochi mesi da un’altra importante Cautelare, per fornire una lente per OPERAZIONE FENICE: operazione, denominata Carminius, che ha comprendere al meglio le accuse mosse fotografato il potere capillare esercitato da una agli imputati. Una trama logica e priva di ‘ndrina su Carmagnola. Le due inchieste, buchi, che richiederà agli avvocati degli come vedremo, sono strettamente connesse. imputati di mostrare tutto il loro valore nel Centocinquanta militari della Guardia di demolire un quadro accusatorio al quale Finanza eseguono l’ordinanza di custodia il GIP attribuisce un “elevatissimo grado di cautelare firmata dal GIP (Giudice per le precisione”. IL PATTO TRA Indagini Preliminari) Giulio Corato. L’operazione Fenice non si limita a A fine giornata si contano otto arresti e oltre ricostruire i presunti rapporti tra Onofrio duecento beni sequestrati, per un valore di Garcea, imparentato con il clan Bonavota di svariati milioni di euro. Tra i nomi spicca Sant’Onofrio, autore della ricostruzione del quello di Roberto Rosso, assessore regionale gruppo criminale smantellato con l’operazione piemontese. Oltre a quello di Onofrio Garcea, Carminius, e Roberto Rosso, ma traccia COSA NOSTRA E vecchia conoscenza degli inquirenti per via un complesso quadro in cui si intrecciano dei numerosi precedenti penali e di polizia. numerose vicende tra loro collegate. Associazione a delinquere di stampo Oltre al filone “elettorale”, emerge in mafioso, scambio elettorale politico mafioso, particolare quello “imprenditoriale”: un altro reati fiscali per 16 milioni di euro sono le protagonista di spessore dell’indagine è principali accuse mosse dagli inquirenti. Le Mario Burlò, noto imprenditore torinese, ‘NDRANGHETA indagini condotte dai pubblici ministeri Monica che secondo gli inquirenti “collaborerebbe Abbatecola e Paolo Toso, compendiate in circa e si interfaccerebbe costantemente con trecento pagine dell’Ordinanza di Custodia importanti gruppi criminali operanti in Cautelare, descrivono una ‘ndrangheta perno e Piemonte, quali la famiglia Messina per punto di riferimento sia per l’imprenditoria che quanto riguarda i siciliani e la ‘ndrina per la politica, in grado di offrire i suoi peculiari Bonavota per quanto riguarda i calabresi”. servizi al miglior offerente. Dall’occ dell’operazione Fenice emerge un CON POLITICA Tra questi, quello della compravendita dei inquietante spaccato della criminalità voti. Secondo gli inquirenti, Roberto Rosso, operante in Piemonte. esponente politico di lungo corso, protagonista Una collaborazione che, nella nostra da quasi trent’anni della politica regionale e Regione, ha trovato un accordo per spartirsi nazionale, avrebbe deciso di avvalersene. la piazza dell’illecito. Per rispettare le imprescindibili garanzie In particolare, riferendosi alle due E IMPRENDITORIA costituzionalmente previste a tutela delle famiglie sopra citate, ritenute espressione persone soggette a procedimento penale, il rispettivamente di Cosa Nostra e condizionale rimane d’obbligo. ‘ndrangheta, si legge: “entrambe vanno considerate come un unicum, dal momento che le predette famiglie si sono da tempo federate, sul territorio piemontese, dando vita ad un contesto associativo allargato, all’interno del quale gestiscono insieme le attività illecite”. 6 7
ROBERTO ROSSO Nel 2016 si candida nuovamente come primo cittadino a Torino, sostenuto da una Roberto Rosso nasce a Casale Monferrato serie di liste civiche. Rosso ottiene poco più nel 1960. Muove i passi di quella che del 5% dei consensi e viene eletto consigliere. diventerà la sua lunga e fortunata carriera Nel 2019, si candida proprio come politica da giovanissimo: nel 1979, a consigliere regionale nelle liste di Fratelli diciannove anni, è già consigliere comunale d’Italia. Dopo un’intensa campagna elettorale, nella sua Trino Vercellese. Poi la scalata viene eletto e scelto dal neo insediato alla DC piemontese, fino a diventare vice presidente Cirio come assessore ai rapporti segretario regionale, e l’impegno come con il Consiglio Regionale, delegificazione consigliere provinciale a Vercelli. dei percorsi amministrativi, affari legale e Di professione avvocato, nel 1992 arriva contenzioso, immigrazione e diritti civili. a Roma, chiamato come consulente giuridico dal Ministero del Bilancio e della Programmazione economica. Nel ‘94 l’adesione alla neonata Forza Italia e il salto di qualità: il ragazzo di provincia, grazie alla fiducia del collegio della sua Vercelli, viene eletto Deputato della Repubblica. Ci rimarrà per oltre vent’anni, quando lo scioglimento delle Camere del 2013 decreta la fine della XVI Legislatura. Gli anni trascorsi a Roma, però, non gli hanno fatto mai dimenticare il Piemonte. Rosso ALCUNI è stato candidato nel 2001 a sindaco di Torino, vittoria mancata di un soffio (solo un 5% a separarlo da Chiamparino), nel 2010 è scelto dal presidente Cota come assessore al Lavoro e vicepresidente di Regione Piemonte. Solo tre mesi e poi il dissidio: Rosso si dimette e segue Fini in una scissione PROTAGONISTI che darà vita al partito Futuro e Libertà. Ma poco dopo arriva la chiamata del Cavaliere e Rosso torna nei ranghi, ottenendo un ruolo come sottosegretario al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Un anno dopo, Rosso finisce a processo per associazione a delinquere e peculato. Verrà assolto nel 2014. 8 DELL’INCHIESTA 9
ENZA COLAVITO e, secondo la tesi del pubblico ministero, fa ripartire insieme a questi gli affari della Gravata da precedenti penali e di polizia, cosca: stupefacenti, illeciti fiscali per milioni entra in questa storia per aver presentato a di euro, compravendita di voti. Il vecchio Roberto Rosso, con il quale ha “un duraturo capo, passo passo, pare aver rimesso in rapporto di amicizia”, il duo Garcea-Viterbo. piedi la fitta trama di relazioni criminali Affiancata da Carlo De Bellis, a detta smantellate dagli inquirenti solo pochi mesi degli inquirenti sarebbe il perno attorno al fa. Il GIP, nell’occ, rileva come “il Garcea risulta, quale si sarebbe svolta l’illecita trattativa anzitutto, persona recentemente condannata della compravendita dei voti, essendosi -quantunque con sentenza non ancora preoccupata di organizzare appuntamenti irrevocabile- in relazione al medesimo reato ed incontri, partecipandovi e “attivandosi, qui ipotizzato di cui all’art. 416 bis c.p. e per dopo lo scambio delle promesse, affinché fatti commessi quantomeno sino al 2012 in si giungesse alla erogazione della somma territorio ligure e altrove. Vengono contestati conclusivamente definita a saldo”. loro i reati di associazione a delinquere Le viene contestato il concorso nel delitto di di stampo mafioso e scambio elettorale scambio elettorale politico-mafioso. politico-mafioso. CARLO DE BELLIS MARIO BURLÒ Imprenditore di successo operante in diversi La tesi dell’accusa prevede la contestazione del concorso esterno in associazione settori – da quello immobiliare all’outsourcing, mafiosa: De Bellis, pur mantenendo la – era riuscito a diventare punto di riferimento sua autonomia e agendo per tornaconto di due associazioni di datori di lavori: personale, ha la piena consapevolezza Presidente dell’Unione nazionale imprenditori di contribuire alla permanenza e al e vicepresidente di Pmi Italia. La sua creatura, consolidamento del sodalizio mafioso quella che in pochi anni lo ha fatto diventare rappresentato da Garcea e Viterbo. Secondo il un uomo di successo è la Outsourcing job pubblico ministero, avrebbe consentito al clan solution (Ojs),un consorzio di 6 aziende che di accrescere la propria forza economica ed il fanno riferimento a lui. controllo per territorio. Il suo gruppo è molto attivo nel mondo sportivo, tanto da arrivare a sponsorizzare l’ex ONOFRIO GARCEA Auxilium di basket e la Valpeagle di hockey su ghiaccio. Per gli inquirenti, il suo successo E FRANCESCO VITERBO è strettamente legato alla collaborazione intrattenuta con le organizzazioni criminali Onofrio Garcea, esponente di spicco di stampo mafioso smantellate in questa della cosca Bonavota, residente a Genova, operazione. Gli inquirenti lo accusano di secondo gli inquirenti ha stabilito la sede concorso esterno in associazione mafiosa dei suoi interessi a Torino, per ricostruire la oltre che di reati fiscali. catena di comando del clan, messa a dura prova dall’operazione Carminius, inchiesta chiusa nel marzo del 2019 che ha fatto emergere una cellula di ‘ndrangheta operante a Carmagnola. Finito di scontare una lunga reclusione, contatta il cugino Franco Viterbo 10 11
Nei primi giorni di maggio 2019, Enza voler approfittare di come sta evolvendo Colavito e Carlo De Bellis discutono la situazione per escludere Garcea e IL PATTO ILLECITO: telefonicamente, intercettati dagli Viterbo dall’affare, ci avrebbero pensato inquirenti. La Colavito, che conosce lui e la Colavito. Lei si mostra subito Roberto Rosso da anni, ha proposto preoccupata di non riuscire a garantire a quest’ultimo di coinvolgere Onofrio lo stesso “servizio” del duo (“eh, ma se Garcea e Francesco Viterbo nella sua poi non gli diamo i numeri?”), ma De campagna elettorale. Mancano circa venti Bellis la consola: ci sono dieci giorni per VOTI DELLA giorni alle regionali del 2019 e Rosso lavorarci e non ha nessuna intenzione di accetta di incontrare i due per ascoltare perdere tempo. La Colavito alla fine si cos’hanno da offrire. lascia convincere e inizia a dispensare La Colavito, secondo gli inquirenti, sa dei consigli a De Bellis su come indurre Rosso trascorsi criminali di Onofrio Garcea e a modificare il piano originale: “parlando Francesco Viterbo. Sa dell’appartenenza sottovoce, gli dici ti faccio questo questo dei due alla ‘ndrangheta. Ma questo non questo e ti do delle certezze, se mi dai un ‘NDRANGHETA pare fermarla: la tesi dell’accusa è che contributo lo prendo volentieri, se ti va eh”. lei e Carlo De Bellis abbiano intenzione di De Bellis incontra Rosso il 10 maggio metterli in contatto con Roberto Rosso, in per proporre il cambio di piani. Non modo che possano offrirgli di procacciare esistono riscontri diretti nelle carte, ma dei voti in maniera illegale. la ricostruzione di quanto sia accaduto viene fornita da una conversazione tra la IN CAMBIO DI Un piano criminale semplice, basato sullo Colavito e De Bellis del giorno successivo. scambio tra preferenze elettorali e denaro. Rosso non si è lasciato convincere A rendere più complessa la situazione, dalla nuova proposta, anzi: ha chiesto però, ci pensa la Direzione Distrettuale esplicitamente che fossero “gli altri” ad Antimafia di Milano. Il 7 maggio, vengono occuparsene. arrestati politici nazionali e locali Che Rosso abbia deciso di continuare i appartenenti a Forza Italia, con l’accusa rapporti con Garcea e Viterbo, il pubblico DENARO di aver intascato tangenti e aver fatto ministero lo desume non solo dalle affari con la ‘ndrangheta. Gli indagati sono intercettazioni, ma anche dal fatto che il 95, 43 le misure cautelari, di cui dodici in 14 maggio questi ha incontrato il duo nel carcere. Una grossa operazione la cui eco suo ufficio della centralissima via Alfieri, supera i confini lombardi e risuona in tutto a Torino. È in tale occasione che secondo il paese: ancora una volta, l’ombra della gli inquirenti viene stretto il patto: ‘ndrangheta ricade sulla politica italiana. Onofrio Garcea e Francesco Viterbo Anche la Colavito viene a sapere dei fatti procureranno preferenze a Roberto di Milano e la somiglianza con quanto Rosso. Meno agevole definire la cifra parrebbe stia cercando di mettere in piedi da corrispondere per il disturbo. Il duo con De Bellis la mette in allarme. Ne parla pare abbia aperto le trattative chiedendo con De Bellis, che la ascolta e cerca di 50.000€ da pagare in cinque tranches. capire come uscire da questa situazione. Davvero troppo per così pochi giorni di Ha bisogno della Colavito per arrivare lavoro. Alla fine la cifra scenderà di molto, a Rosso e riesce a trovare un modo per andando incontro alle richieste di Rosso, convincerla a non desistere del tutto: ma questo elemento verrà chiarito solo “prendiamola a nostro vantaggio, senza giorni più tardi, dopo pressioni, minacce e mettere in mezzo loro”. De Bellis pare trattative. 12 13
POTEVA NON SAPERE? lì a due settimane, tempo di esaurire la partita per le nomine degli assessori. Viterbo non la prende bene e fa subito CAMBIO DI REGISTRO Maggio 2012, l’onorevole Vinicio Peluffo ed altri (tra cui l’allora on. Roberto Rosso) presente a Rosso che se lui si fosse Che qualcosa sia cambiato presentano un’interpellanza urgente alla Camera dei Deputati per chiedere chiarimenti in ordine alla partecipazione -nella veste di vicepresidente- del neo nominato prefetto ostinato nel non volerlo incontrare, il giorno dopo sarebbe andato direttamente nelle dinamiche tra di Lodi, il dottor Pasquale Gioffrè, ad un’associazione di emigrati calabresi in Liguria. I firmatari dell’atto portano all’attenzione del Ministero dell’Interno il fatto che il dott. dalla Colavito. Senza aggiungere nient’altro, attacca il telefono. Roberto Rosso, Onofrio Garcea Gioffrè, mentre rivestiva incarichi presso la prefettura di Genova, risultasse tra i fondatori Francesco Viterbo è “evidentemente e Francesco Viterbo pare emergere dell’associazione “La città del Sole”, insieme a persone coinvolte in inchieste antimafia e inerenti il reato di voto di scambio. A partire dal presidente dell’associazione, Salvatore stizzito”, l’accordo era che Rosso pagasse subito dopo le elezioni. È venuto meno al anche dalle intercettazioni Cosma, indicato da un rapporto della Guardia di Finanza del 2007 come “il punto di contatto tra ‘ndrangheta e ambienti politici in Liguria”. Tra i soggetti considerati organici patto, qualcosa si è rotto. di quei giorni: Rosso inizia ad al crimine organizzato calabrese c’è anche quello di Onofrio Garcea. Poco più tardi è la Colavito a chiamare usare appellativi, nei confronti Per gli inquirenti, l’interpellanza firmata nel lontano 2012 non permette di poter ragionevolmente dubitare che Roberto Rosso non conoscesse Onofrio Garcea “nella Rosso: gli riferisce che il duo ha bisogno di parlargli al più presto. Ma lui non ne del duo, fino ad allora mai usati. relativa qualità di persona inserita in dinamiche criminali di ampio respiro”. vuole più sapere: “ma quelli là che mi Garcea e Viterbo diventano “buffoni”, avevi presentato quella volta? [...] sono dei cacciapalle incredibili”. Rosso dice di aver “farabutti”, “cacciapalle incredibili”, Il duo si mette al lavoro e a tre giorni dalle collegio di Torino, consigliere Regionale verificato i risultati della loro campagna elettorale a suo favore e non è affatto “millantatori” e, in un vero e proprio elezioni, il 23 maggio Viterbo chiama De Bellis per mettere in chiaro alcuni e qualche giorno dopo verrà indicato dal neo governatore come assessore. soddisfatto del servizio reso: a San Gillio, comune di residenza di Viterbo, risultano climax, “gente di merda” elementi. Dalle intercettazioni, emerge Passato l’entusiasmo per la buona riuscita due sole preferenze per Rosso. Non commentato l’incontro e la Colavito, che hanno diviso il territorio in zone, dell’operazione, pare inizi a serpeggiare abbastanza. preoccupata, ha chiesto a De Bellis della assegnando ciascun lotto ad una persona la preoccupazione tra chi si è speso A questo punto, Viterbo dà seguito a reazione di Garcea e Viterbo alla notizia specifica. E l’hanno fatto aspettandosi per vedere Rosso a Palazzo Lascaris. quanto già annunciato: se non è Rosso che Roberto Rosso “si sia mangiato tutto”, di venir pagati, indipendentemente dai Il 3 giugno Viterbo chiama la Colavito a pagare, sarà la Colavito ad onorare che non voglia più pagare. A preoccupare risultati. Viterbo fa capire chiaramente per sapere se Rosso avesse spostato il patto. E lo stesso giorno, alle 19.25, la Colavito è in particolare la reazione di che il lavoro suo e di Garcea si esaurisce la sede del suo ufficio: “son passato di chiama De Bellis per farsi dire quando Onofrio Garcea. nel momento in cui si chiudono le urne. lì… [...] ma lì è chiuso, non c’è più lì?”. Lei avrebbe potuto trovarla nel suo ufficio. Non gli interessa aspettare i risultati: risponde che Rosso sta aspettando gli Ottenuta l’informazione che cercava, La Colavito, secondo la ricostruzione vogliono i loro soldi. E se non sarà Rosso venga assegnata una nuova sede. La chiude la conversazione dicendo: “alle contenuta nell’occ, ha paura che ora a pagare, sarebbero andati a bussare alla chiamata si chiude con la promessa che 10.30 sono lì dai… così gliene dico quattro tocchi davvero a lei corrispondere quanto porta della Colavito: “è lei che mi ha detto appena avesse scoperto il nuovo indirizzo anche a lei”. promesso da Rosso. Lo chiede a De Bellis: di fare il lavoro, non è che sono andato là l’avrebbe comunicato al duo. Così, “si è fatta la pagliacciata di dire paga lei?”. a lavorare gratis”. Viterbo avrebbe potuto fare quanto si era L’incontro c’è stato e deve essere stato Ma De Bellis riferisce che non si è ancora ripromesso: “parlargli, salutarlo e fargli gli proficuo, perché il 5 giugno, subito dopo deciso nulla: grazie all’incontro avvenuto Arriva il giorno delle elezioni: il 26 maggio auguri”. E riscuotere quanto pattuito. aver incontrato Viterbo, la Colavito chiama qualche ora prima in piazza San Carlo, 2019 i piemontesi si recano alle urne per Le rassicurazioni della Colavito non immediatamente Rosso per concordare Rosso ha infatti acconsentito di valutare esercitare il loro diritto al voto. I seggi devono aver sortito l’effetto desiderato su un appuntamento. Si incontrano in piazza il lavoro di Garcea e Viterbo anche in altre premiano la coalizione di centro destra e il Viterbo, perché già il giorno successivo San Carlo: Roberto Rosso, Carlo De Bellis circoscrizioni. C’è ancora speranza che nome di Alberto Cirio, che diventa il nuovo chiama direttamente Rosso. Anche a lui ed Enza Colavito. paghi senza creare ulteriori problemi. inquilino del Palazzo della Regione. dice di volergli fare i suoi “auguri” e chiede Sappiamo cosa si sono detti grazie Dei due, però, il più tranquillo rimane Anche Roberto Rosso ce la fa: viene di essere ricevuto. Gli propone un caffè, ad una chiamata tra la Colavito e De De Bellis, che nei giorni successivi eletto, ottenendo 4800 preferenze nel ma Rosso rifiuta: si sarebbero risentiti da Bellis di poco successiva. I due hanno 14 continua a ricevere chiamate da una 15
L’ABITUDINE A “CORRISPONDERE CONTRIBUTI” sempre più preoccupata Colavito. “Io non preliminari rileva come la richiesta sia sono arrivata a cinquant’anni per farmi sintomatica “del fatto che lo stesso minacciare di una cosa che non c’entro [Rosso, ndr] consideri quest’ultimo [De un cazzo!”. E poi ancora: “quella che mi ha Bellis, ndr] appartenente al gruppo di “Dalle indagini tecniche sono emersi anche rilevanti contatti tra C.C. e Roberto Rosso, fatto stamattina è una sorta di minaccia!”. Garcea e Viterbo”. E perciò, appare durante e successivamente alla campagna elettorale di quest’ultimo per le elezioni De Bellis prova a calmarla, proponendo di essere un problema lasciarlo lavorare a regionali del Piemonte”. Il soggetto in questione, gravato da precedenti penali e di organizzare un incontro a cinque: Rosso, fianco della Colavito come se fosse un polizia, secondo gli inquirenti, si sarebbe adoperato, coadiuvato da altre persone, per loro due, Garcea e Viterbo. “Bisogna soggetto neutrale. Rosso intende parlare procacciare voti per Rosso. Tutto questo, in cambio di un pagamento. Nell’occ si desume metterli davanti, quando sono davanti con la Colavito e riportare la situazione dal contenuto delle conversazioni riportate che, “il compenso economico da elargire si scorneranno tra di loro e finisce il in equilibrio. Lei risponde di avere degli ad ognuna delle tre persone interessate da C.C. sia pari a 1000€”. I magistrati, raccolti discorso”. L’incontro va organizzato al più impegni, lui insiste. L’incontro avviene. questi elementi di prova, concludono affermando che il fatto: “ fornisce uno spaccato presto: agli occhi della Colavito è Rosso La sensazione di Rosso in effetti pare inquietante del rapporto sussistente che (…) induce a ravvisare una radicata abitudine del che è venuto meno alla sua promessa, convincere anche gli inquirenti. Mentre lui ROSSO a corrispondere “contributi”. lei non c’entra nulla in questa storia e era al telefono con la Colavito, De Bellis intende chiarirlo a Garcea e Viterbo. Il GIP chiama Viterbo per proporgli di valutare non manca di sottolineare, però, come l’ipotesi di farsi assumere entrambi “al di là delle dichiarazioni della Colavito, nell’ufficio di Rosso, “subito, oggi”. Viterbo alla Colavito, “che quella è un po’ viscida”. Ma quando è Viterbo a chiedere chi abbia non va tuttavia dimenticato che è stata però si preoccupa immediatamente di Viterbo risponde di non avere nulla da fatto da garante per la trattativa, De Bellis quest’ultima a proporre a Roberto Rosso Garcea: “eh, e l’altro?”. De Bellis risponde temere, che se fosse stato chiamato a non ha dubbi: Enza Colavito ha garantito la collaborazione con i due ‘ndranghetisti”, che si sarebbero spartiti i due stipendi rispondere dell’accaduto avrebbe risposto per il suo “amico”. Viterbo ha ottenuto cercando di tirarsi indietro solo a seguito in tre. “L’interesse del gruppo è superiore che Rosso gli era stato sì presentato quello che voleva: mettere in chiaro una dell’operazione della DDA di Milano. a quello individuale”, scrive il GIP a da “un certo Carlo” (De Bellis), ma che volta per tutte che sarà la donna a pagare Il giorno successivo, Rosso chiama la commento di questo passaggio. il mandato per svolgere il “lavoro” gli se non sarà Rosso a farlo. Colavito e le chiede di incontrarsi. Da Quando De Bellis chiama la Colavito era stato affidato dalla Colavito. Il GIP Esaurito il sommario processo a carico soli questa volta. Il neo consigliere e per sapere cosa si sia detta con Rosso, scrive che “Viterbo ha voluto sottolineare della Colavito, si inizia a parlare di assessore regionale sente di essere questa risponde in maniera poco chiara. come personalmente non abbia imposto soldi. Se è lei a dover pagare, occorre in minoranza: il giudice delle indagini Ne avrebbero parlato a voce. alcunché, ma ha semplicemente dato raggiungere un accordo sulla cifra. Il giorno successivo, il 7 giugno, la seguito ad un invito”. Nemmeno quell’elemento può essere dato Colavito prende l’iniziativa e propone a Le cose però non vanno come avrebbe per certo, infatti. Inizia la discussione e Viterbo di organizzare il famoso incontro voluto la Colavito. Nessun incontro a il cellulare di De Bellis torna a squillare. a cinque, ma con una finalità diversa da cinque, nessuna nuova proposta da parte Dalla chiamata, possiamo finalmente quella prospettata da De Bellis solo due di Rosso al duo. Per ora. ricostruire il quantum pattuito: l’accordo giorni prima. Non vuole farli scannare, ma Perchè il lunedì seguente, il 10 giugno, pre elettorale prevedeva 15.000€ dare a Rosso l’occasione di fare la sua Francesco Viterbo si reca a Torino, in in cinque tranches, di cui 2.900 già mossa. Ha una nuova proposta e vuole via Sant’Antonio da Padova. La Colavito corrisposti al momento in cui Rosso farla direttamente al duo, faccia a faccia lo accoglie nel suo ufficio. Nel corso ha stipulato l’accordo. Veniamo a con Garcea. “E c’è anche... ? C’è anche dell’incontro la Colavito chiama De Bellis. sapere anche della nuova proposta di tuo cugino?”, chiede la Colavito a Viterbo. La discussione telefonica, alla quale ha Rosso, evocata qualche giorno prima Garcea deve esserci, solo lui può derogare partecipato attivamente anche Viterbo, in occasione dell’incontro tra Rosso e al vecchio patto. verte sulla carica di responsabilità da la Colavito. “La verità sta nel mezzo, Viterbo accetta, ma in seguito commenta attribuire alla Colavito nella vicenda. De facciamo metà per uno”, così avrebbe lo sviluppo con De Bellis, mettendolo in Bellis, interpellato prima dalla Colavito detto Rosso prima di proporre di chiudere guardia: “qualsiasi cosa che mi dice mi stessa, riconosce come, sebbene sia la vicenda corrispondendo la metà di può andare bene come non mi può andare stata lei a metterli in contatto con Rosso, quanto pattuito. Viterbo commenta: bene”. De Bellis non pare preoccupato, è quest’ultimo, in totale autonomia, ad “l’ho portato io a 3000, sai cosa voleva anzi, suggerisce a Viterbo di stare attento aver dato mandato di svolgere il “lavoro”. [proporre]? Voleva dare uno [1000€], come 16 17
dire fuori dai coglioni”. De Bellis a quel per il giorno seguente. Alle 9.15 la chiama: punto fa notare che la metà di 15.000 “mi apri? sei a casa?”. Ma la Colavito corrisponde a 7.500, il che vuol dire che risponde di non essere a casa e i due mancano all’appello 4.600 e non 3000€. decidono di incontrarsi in piazza Carducci a L’animata conversazione, punteggiata Torino. di considerazioni aritmetiche di cui I militari della Guardia di Finanza è possibile anche non rendere conto predispongono immediatamente un servizio in questa sede, si chiude con Viterbo di osservazione controllo pedinamento. che sentenzia: o si rispetta l’accordo Vedono la Colavito arrivare sulla sua BMW originario, o succede “un casino”. Nulla da in compagnia di un soggetto non meglio fare dunque, la nuova proposta di Rosso identificato, salutare Roberto Rosso e farlo non ha avuto fortuna. salire a bordo, dal lato del passeggero, La Colavito, che sperava di vedere lasciando la portiera aperta. Poco dopo, ridimensionata la carica della sua Roberto Rosso se ne va, dirigendosi verso responsabilità, chiama De Bellis e lui la sua automobile con in mano una busta prova a tranquillizzarla: non sarà Viterbo a a strappare una nuova offerta: Rosso ha interrompe la chiamata. Appena dieci da lettere bianca. sciogliere il nodo in maniera definitiva, c’è accettato di corrispondere altri 5.000€, minuti dopo, la Colavito chiama Roberto bisogno dell’intervento di Onofrio Garcea. arrivando ad un totale di 7900. Viterbo, Rosso per avvisare che la sua proposta è “Passa in ufficio di Enza, è tutto a posto”. Alcuni giorni più tardi, l’ufficio di Enza però, è fermo sulla sua posizione: il GIP stata accettata e che sarebbe passata a De Bellis riferisce a Viterbo di recarsi Colavito torna al centro della scena. Il scrive che è “anche per una questione ritirare quanto pattuito non appena fosse nell’ormai familiare via Sant’Antonio da 12 giugno in via Sant’Antonio da Padova di orgoglio e ‘prestigio’ criminale che possibile. Rosso le impedisce di dire Padova. Verso le 11.30, mentre attende non arriva solo Francesco Viterbo, Francesco Viterbo non vuole scendere altro e, alzando la voce per coprire quella l’arrivo della Colavito, Viterbo chiama questa volta è accompagnato: c’è anche a compromessi con Roberto Rosso, della Colavito, le dice che si sarebbero Garcea: “m’ha detto Carlo vai là è tutto Onofrio Garcea. La Colavito capisce che ma pretende che lo stesso mantenga risentiti la mattina successiva. Secondo a posto”. Qualche minuto dopo, nella può essere l’occasione giusta, Garcea l’accordo preso prima delle elezioni”. il GIP, Rosso è pienamente consapevole centralissima via di Torino, arriva anche la può derogare al patto originario. Alle Ora tocca a Garcea decidere: accettare “della delicatezza e dell’illiceità” della Colavito. Francesco Viterbo si intrattiene 12.23 squilla il telefono di De Bellis: questo compromesso al ribasso o situazione e non intende svelare nulla nel suo ufficio per poco più di venti minuti, viene informato dell’incontro e si reca rimanere fermo sulla cifra pattuita prima di compromettente al telefono. Ma la poi abbandona il civico numero 2, sotto gli nell’ufficio della Colavito anche lui. delle elezioni, 15mila euro. Colavito non coglie la preoccupazione nel occhi dei militari della Guardia di Finanza Poco più di un’ora e mezza e la Colavito è tono del suo interlocutore e si fa scappare appostati nei pressi. Il GIP scrive che “è di nuovo sola. Chiama immediatamente “Non so cosa hai fatto a mio cugino, dice qualche parola di troppo, dicendo che del tutto consequenziale ipotizzare che Roberto Rosso e chiede di incontrarlo. quella donna è una brava donna, la vedi in sarebbe passata a ritirare “le cinque nell’occasione Viterbo abbia ritirato la I militari della Guardia di Finanza li faccia, Enza è onestissima e via così, l’hai procure”, ovvero, secondo gli inquirenti, somma di denaro”. osserveranno dialogare in un bar nei stregato con gli occhi, boh…”. È Francesco i 5.000€. Rosso a quel punto tronca la Abbiamo cercato di raccontare ogni pressi di piazza Zara. Non conosciamo Viterbo, in compagnia di Carlo De Bellis e, conversazione: “stai brava un secondo per passaggio di questa intricata vicenda che, il contenuto esatto della conversazione, soprattutto, del “cugino” Onofrio Garcea favore, ho detto che ci sentiamo domani secondo la pubblica accusa, testimonia un ma sappiamo che la Colavito, per conto ad alzare il telefono e dare la notizia tanto mattina, ok?”. fatto gravissimo per un rappresentante di Garcea e Viterbo, ha chiesto di rivedere attesa alla Colavito. Garcea ha accettato Come da accordi, il mattino successivo delle Istituzioni: aver pagato la ‘ndrangheta al rialzo la cifra offerta da Rosso per la proposta di Rosso. La telefonata i due si risentono per accordarsi sullo per ottenere voti. Per i Pm non ci sono chiudere la vicenda e che quest’ultimo si apre con Viterbo che, dopo giorni scambio. Stabiliscono che si sarebbero dubbi sul fatto che Roberto Rosso, per ha infilato qualcosa all’interno della di pressioni sulla Colavito, esordisce visti il martedì successivo, ma che Rosso le ottenere l’elezione in Regione Piemonte, si sia borsa della Colavito. Poco dopo si dicendo: “ ti faccio questo favore a te, avrebbe comunicato l’orario e il luogo solo avvalso dei voti della ‘ndrangheta, pagando. sono salutati e la donna ha chiamato non preoccuparti, va bene così”. Toni ben il giorno prima, lunedì 17 giugno. Per questo, l’ex Assessore Regionale in quota immediatamente De Bellis per informarlo diversi rispetto a quelli cui era dovuta A sorpresa però, Rosso decide di recarsi Fratelli d’Italia è oggi a processo per 416/ che “quella commissione” era fatta. La abituarsi la Colavito. direttamente a casa della Colavito in quel Ter, ovvero il reato che punisce lo scambio Colavito, secondo gli inquirenti, è riuscita Sono le 11.16 del 13 giugno quando si lunedì in cui si sarebbero dovuti accordare elettorale politico-mafioso. 18 19
Mario Burlò, alias Mario Assuntino, è un Il rapporto di lavoro classico datore-lavoratore imprenditore di successo conosciuto nel viene superato da questa formula. torinese, ma non solo. I suoi diversi precedenti Così facendo, si arriva a configurare una “vera penali, tra cui estorsione, rapina, lesioni e propria somministrazione di manodopera”. IL SISTEMA BURLÒ: personali, violazioni altre imposte dirette, reati Ciò permette all’azienda di aumentare contro la famiglia, non gli hanno impedito di l’efficienza e di tagliare i costi d’impresa, fare carriera e di costruire un fitto e articolato concentrandosi sulle sole attività “core” del arcipelago di società, operanti in diversi settori. proprio business. La sua fama e le sue doti sul campo Secondo l’accusa, Burlò, per il tramite delle imprenditoriale gli sono valse la nomina sue società, si sarebbe addossato gli oneri di gestione del personale delle società clienti UNA GALASSIA di vicepresidente della Pmi Italia, un’associazione che riunisce 200mila piccoli e offrendo prezzi altamente competitivi grazie medi imprenditori italiani. alla consapevolezza che tutti i debiti tributari e previdenziali sarebbero stati compensati da Nelle sue mani gravitano una galassia di entità crediti inesistenti. Questo modus operandi societarie e, per il tramite di queste, intraprende avrebbe consentito al gruppo di offrire i propri le più disparate iniziative imprenditoriali. servizi “a prezzi più bassi rispetto agli altri La tesi degli inquirenti è che abbia dato vita DI IMPRESE E LA operatori del settore”. ad un complesso sistema per frodare il fisco e generare capitali di provenienza illecita Mediante esternalizzazioni e l’utilizzo da reimpiegare in attività legali e illegali. dell’istituto dell’accollo del debito tributario, Un ingegnoso quanto illecito meccanismo Burlò avrebbe dato vita ad una “evoluzione finanziario che avrebbe contribuito al del tradizionale fenomeno di utilizzo diretto rafforzamento del sodalizio criminale delle di crediti inesistenti da parte del soggetto COLLABORAZIONE famiglie Messina e Bonavota. economico debitore dell’erario”, poiché il Il “sistema Burlò” - così viene definito nelle meccanismo messo in piedi “implica per pagine dell’ordinanza - si svilupperebbe lungo l’organo accertatore una doppia verifica, sia due direttrici: le esternalizzazioni e le indebite compensazioni. Il gruppo societario Burlò è attivo nel CON ‘NDRANGHETA campo dell’outsourcing. La pratica dell’esternalizzazione consiste nell’affidare alcuni segmenti dell’attività d’impresa, ad esempio l’amministrazione del personale, ad un soggetto terzo, in maniera stabile e continuativa. I contratti di outsourcing, pur non regolati E COSA NOSTRA compiutamente dal diritto italiano, sono perfettamente leciti e ampiamente utilizzati. La contestazione mossa dagli inquirenti, però, riguarda il fatto che il Gruppo Burlò, accollandosi “tutte le incombenze inerenti la gestione dei dipendenti” esternalizzati, operasse poi “indebite compensazioni, ovvero abbattesse i debiti verso l’erario con crediti inesistenti”. 20 21
BURLÒ E GLI STRETTI RAPPORTI presso l’accollante che presso l’accollato, Juventus). Ma non solo: “parte di essi sono prima di poter contestare l’eventuale utilizzo stati reimpiegati per l’acquisizione di attività illecito”. Un iter di verifica complesso e economiche lecite, come pub, bar, ristoranti”. inevitabilmente destinato a scontrarsi con un’ulteriore prassi contestata a Mario Il sistema economico-criminale che nella tesi di accusa Burlò avrebbe applicato, CON LA FAMIGLIA MESSINA Burlo’: quelle società, riempite di debiti ricavandone immense ricchezze, trova Non solo complessi meccanismi per frodare il fisco generando una complessa rete generati dall’accollo delle spese di gestione sponda ideale con la criminalità organizzata, di società, intestate a prestanome, poi fatte fallire per generare utile e contribuire del personale delle società che avevano sempre bisognosa di investire la liquidità all’espansione dell’associazione mafiosa. Secondo la ricostruzione della DDA di Torino, esternalizzato la propria manodopera, una provento delle attività illecite e chiaramente i rapporti di Mario Burlò con le organizzazioni di stampo mafioso sono anche di natura volta compensati con crediti inesistenti, interessata a massimizzare i propri profitti personale e radicati nel tempo. Secondo la tesi degli inquirenti, infatti, il sistema Burlò venivano fatte fallire. con la sistematica violazione delle norme avrebbe almeno un decennio di vita. Nelle carte dell’operazione si legge che i rapporti tra Uno schema basato sulla “continua creazione fiscali. Burlò, i Messina e Antonino DEFINA siano risalenti quantomeno al 2010 e “che la sua di entità societarie deputate ad accollarsi Ed infatti il sistema Burlò non si ascesa imprenditoriale è coincisa proprio con l’avvio di detti rapporti”. ingenti debiti tributari e previdenziali”, che per arresta nemmeno dopo la conclusione A testimoniare la vicinanza dell’imprenditore a Filippo Messina, gli inquirenti fanno ricorso gli inquirenti avrebbe sottratto al fisco, negli dell’operazione Carminius del 18 marzo anche ai social network, dai quali emergono “frequenti rapporti” mantenuti anche quando anni d’imposta dal 2014 al 2018, circa 16 2019. Secondo gli inquirenti, che accusano quest’ultimo si è trasferito in Spagna. milioni di euro. Burlò di concorso esterno in associazione E non solo. Filippo Messina, arrestato perché latitante dalle autorità iberiche, viene Questi ingenti capitali, scrive il GIP, “sono stati mafiosa, i suoi rapporti con il clan Bonavota aiutato dall’imprenditore che, prima contribuisce alle spese legali e poi lo assume in uno utilizzati per favorire l’associazione mafiosa sono proseguiti. A cambiare, sono i referenti dei suoi ristoranti per fargli ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali. di Carmagnola”, anche mediante operazioni dell’associazione con cui si verificano gli La famiglia Messina, secondo il collaboratore di giustizia Ignazio Zito, è ai vertici di Cosa immobiliari proposte dagli associati (tra cui incontri contestati dagli inquirenti: entrano in nostra a Carmagnola. l’acquisto della villa di un noto giocatore della gioco Onofrio Garcea e Francesco Viterbo. Alcune intercettazioni rivelerebbero che Burlò aveva “bisogno come il pane” di acquistare i crediti IVA generati dalle società riconducibili ad Onofrio Garcea. Il rapporto che lega Mario Burlò e la criminalità organizzata si rivelerebbe dunque come un vero e proprio rapporto di collaborazione, basato sulla reciproca convenienza, nel quadro di una chiara convergenza di interessi. In sostanza, per i PM della DDA di Torino, Mario Burlò ha contribuito consapevolmente al raggiungimento degli scopi dell’associazione mafiosa - e si è avvantaggiato da questo legame – pur non facendo parte dell’associazione stessa. Grazie al patto stretto con la ‘ndrangheta e la mafia sul territorio piemontese, secondo l’accusa l’imprenditore avrebbe messo in atto un programma criminoso che gli ha permesso di “acquisire importanti fonti di profitto”. 22 23
IL 416-TER “Chiunque accetta, direttamente o a mezzo di l’ultima novella- da parte di appartenenti IL REATI CONTESTATI: intermediari, la promessa di procurare voti da ad un’organizzazione mafiosa), sia chi offre parte di soggetti appartenenti alle associazioni questo peculiare “servizio”. L’intervento del di cui all’articolo 416-bis o mediante le modalità’ 2019 estende il campo di applicazione della di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis in norma: infatti prima di allora l’accettazione della cambio dell’erogazione o della promessa di promessa doveva riguarda il procacciamento erogazione di denaro o di qualunque altra utilità’ dei voti con metodo mafioso, cioè avvalendosi CONCORSO o in cambio della disponibilità a soddisfare gli del vincolo di assoggettamento ed interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa intimidazione derivante dall’appartenenza e’ punito con la pena stabilita nel primo comma al sodalizio mafioso. Oggi, invece, integra la dell’articolo 416-bis. fattispecie anche l’eventualità che i voti vengano La stessa pena si applica a chi promette, raccolti con modalità diverse da quelle cd. direttamente o a mezzo di intermediari, di “mafiose”, descritte all’art. 416 bis cod. pen, ma procurare voti nei casi di cui al primo comma. in ogni caso ad opera di soggetti riconosciuti ESTERNO IN Se colui che ha accettato la promessa di come facenti parte di un sodalizio mafioso. voti, a seguito dell’accordo di cui al primo Il reato si intende perfezionato con la mera comma, e’ risultato eletto nella relativa promessa, che non deve avere ad oggetto consultazione elettorale, si applica la pena necessariamente del denaro, ma anche prevista dal primo comma dell’articolo 416- “qualunque altra utilità” o la “disponibilità bis aumentata della metà. a soddisfare gli interessi o le esigenze ASSOCIAZIONE In caso di condanna per i reati di cui dell’associazione mafiosa”. al presente articolo, consegue sempre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici”. Questo il testo vigente dell’articolo 416 ter IL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA cod. pen., così come modificato dalla legge 21 maggio 2019, n.43. E’ attorno a questa MAFIOSA fattispecie, recentemente oggetto di modifica e per questo foriera di inevitabili dubbi La figura del concorso esterno in associazione interpretativi, che si consumerà lo scontro tra le mafiosa nasce dalla fucina della procura di parti. Il gip, nell’occ, approfitta per sottolineare Palermo, dalle intuizioni di Giovanni Falcone come debba proprio essere questa versione, e di chi, dopo la stagione delle stragi, ne ha e non quella del 2017, ad essere applicata, preso il posto. L’idea che si potesse concorrere sottolineando come debba ritenersi consumato “esternamente” nella realizzazione di un reato il reato al momento del pagamento (quindi associativo, in verità, è più antica e riemerge successivamente all’entrata in vigore della a più riprese nelle vicende giudiziarie italiane disposizione, l’11 giugno del 2019, della l. n. (brigantaggio e terrorismo ne sono sicuramente 43 del 2019) e non al momento della mera esempi più che validi). Per “voltare pagina”, promessa (occorsa, secondo la tesi dell’accusa, per scardinare “la singolare convergenza nella vigenza della previgente disciplina), fra interessi mafiosi e interessi attinenti alla ritenendo che il pagamento della somma gestione della cosa pubblica”, così come pattuita non possa considerarsi come un mero scrivevano i componenti del pool nella sentenza- “post fatto non punibile”. ordinanza conclusiva del primo maxiprocesso, L’art. 416 ter cod. pen. punisce sia chi accetta occorre saper riconoscere chi, pur estraneo al la promessa di procurare voti (o con modalità sodalizio mafioso, apporti un contributo alla mafiose o -ed è una novità introdotta con sua conservazione o rafforzamento. Il concorso 24 25
CIVILI E esterno viene contestato mediante il combinato disposto di due articoli del codice penale: il 416 bis (associazione a delinquere di stampo mafioso) e 110 (concorso di persone nel reato). Uniti, sono lo strumento del quale si avvale la Magistratura per sanzionare le condotte di DI PARTE uomini politici, colletti bianchi, esponenti della pubblica amministrazione e imprenditori che abbiano apportato un contributo concorsuale alle mafie. La prima pronuncia sul tema, delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, risale al 1994: ne sancì l’ammissibilità. Nei successivi undici anni ne seguiranno altre Abbiamo scelto di prendere parte al percorso giudiziario tre, tutte a Sezioni Unite, volte a delineare gli – iniziato poco prima dell’estate – che avrà il compito elementi essenziali della fattispecie. Oggi, di stabilire l’innocenza o la colpevolezza delle persone presupposto per l’applicazione del concorso coinvolte nell’operazione che abbiamo raccontato in esterno, è la mancanza di stabile inserimento questo dossier. Non è la prima volta che, come Libera del concorrente esterno all’interno del sodalizio in Piemonte, decidiamo di compiere questo passo. mafioso. Per quanto riguarda la condotta, essa Lo abbiamo fatto anche in occasione del processo deve aver determinato un contributo effettivo e Minotauro, la maxi inchiesta del 2011 che ha svelato la oggettivo alla conservazione o al rafforzamento portata del radicamento della ‘ndrangheta nel territorio dell’organizzazione mafiosa, da valutarsi a torinese. Abbiamo deciso di intraprendere la stessa posteriori. Dal punto di vista soggettivo, il strada oggi, dopo anni e tante altre inchieste condotte concorrente esterno deve avere coscienza dalla magistratura, richiedendo di costituirci al processo e volontà sia del fatto che la propria azione come parte civile. determini la conservazione o il rafforzamento Il procedimento ha visto il raggruppamento due inchieste, del sodalizio, sia che la sua azione risulti utile Fenice e Carminius, perché considerate una prosecuzione alla realizzazione del programma criminoso “naturale” e criminale dello stesso gruppo mafioso, anche dello stesso: un dolo specifico, che ricomprende se con referenti differenti. sia la propria condotta che le attività svolte Grazie al grande lavoro dei nostri avvocati Enza Rando e dall’associazione di stampo mafioso (anche Valentina Sandroni la nostra richiesta è stata accolta dalla solo parzialmente). Corte presieduta dal dottor Alberto Giannone. Saremo in aula, udienza dopo udienza, per dare il nostro Sia al promittente che al promissario viene contributo in fase dibattimentale, per approfondire, per applicata la pena prevista dal primo comma accompagnare ragazzi e cittadini che vorrano conoscere dell’art. 416 bis cod. pen. (associazione a e capire come le mafie si sono radicate nel loro territorio. delinquere di stampo mafioso): reclusione da Ma non solo, racconteremo le fasi del procedimento con 10 a 15 anni. Se il promissario risulta eletto video e articoli, per aiutare a comprendere le dinamiche a seguito delle consultazioni elettorali per che hanno permesso a Cosa Nostra e ‘Ndrangheta di le quali ha ottenuto voti mediante metodo arrivare a stringere rapporti con rappresentanti della mafioso o per l’interessamento di soggetti politica e del mondo imprenditoriale. facenti parte un’associazione mafiosa, la Entrare nelle aule dei Tribunali è per noi, da sempre, pena viene aumentata della metà. un’azione di civiltà fondamentale, perché permette di Il quarto comma della previsione in rompere il muro di indifferenza e impotenza - che spesso esame prevede, inoltre, la pena accessoria riscontriamo nella società - attraverso la partecipazione 26 dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. attiva al processo di ricostruzione della verità. 27
CONCLUSIONI LE RELAZIONI ESTERNE. COMPIACENTI, COMPLICI E SPREGIUDICATI IN AFFARI CON LE MAFIE L’Operazione Fenice fotografa un potere, radicarsi e infiltrarsi nella società. meccanismo incontrato in altre inchieste Ne sono chiari esempi i reati ipotizzati nei e molto diffuso nella nostra regione, per confronti di Roberto Rosso e Mario Burlò. anni considerata immune dall’infiltrazione Il primo, politico di rilievo dello scenario e dal radicamento delle mafie. Parliamo piemontese tanto da essere nominato dal dell’offerta di servizi illeciti da parte delle presidente Alberto Cirio Assessore che, mafie richiesti da soggetti considerati secondo la tesi accusatoria, è disposto a lontani da questo mondo. Una relazione ricevere - pagando, come fosse un servizio pericolosa che si basa su uno scambio come un altro - i voti della ‘ndragheta, pur di in cui le parti, in modo diverso, si essere eletto in Regione. avvantaggiano da questo rapporto. Il secondo, imprenditore di primissimo piano, Un rapporto in cui una parte terza, estranea che per gli inquirenti ha collaborato con cosa all’accordo, perde sempre : la collettività. nostra e ‘ndrangheta pur di aumentare gli utili Sono queste le cosiddette relazioni della sua galassia di imprese. esterne, ovvero patti che garantiscono Reati gravissimi che, se confermati alle mafie capitale - sociale ma anche nelle aule di tribunale, rappresentano 28 economico – da investire per rafforzare il loro una ferita per la collettività. Cerchiamo 29
tessuto politico della Regione? Nessuno che conosca il modus operandi delle mafie che probabilmente non si sarebbero accontentate di poche migliaia di euro. Diverso è il reato per il quale è accusato Mario Burlò. Oltre a diversi reati fiscali, (i Pm sostengono che la sua galassia di imprese non abbia versato tasse per milioni di euro, sottraendoli alla collettività), è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ovvero, Burlò, consapevole di essere in affari con Cosa nostra e ‘ndrangheta, non si sarebbe tirato indietro ma, anzi, avrebbe garantito utili per sé e per le organizzazioni criminali di stampo mafioso con cui è sceso a patti. Un vincolo che genera perdite a chi è al di fuori di questo patto, tutti quegli di spiegarvi perché. imprenditori onesti che fanno impresa Il 416ter, reato per il quale è accusato all’interno del tracciato della legalità. l’ex Assessore Roberto Rosso, sanziona Se le ipotesi di reato venissero confermate un accordo scellerato tra un politico in certezze dal tribunale, si confermerebbe e la mafia. Il voto, la base portante di quanto le mafie in Piemonte siano ogni democrazia, viene così calpestato, pericolose proprio perché trovano violato, truccato. sponda, stringono rapporti, fanno affari Non dobbiamo dimenticare che, se si con alcuni esponenti del mondo politico confermasse la tesi della Procura, tanti e dell’imprenditoria. Senza minacciare, o pochi siano i consensi procacciati dal intimidire, ma ottenendo il massimo gruppo Viterbo-Garcea all’allora candidato risultato perché trovano “insospettabili” Rosso, le elezioni regionali in Piemonte compiacenti e complici. sarebbero indelebilmente macchiate. La condanna dei soggetti oggi a giudizio Altro elemento da tenere in confermerebbe quanto sono pericolosi considerazione è la possibilità di essere politici e imprenditori che cercano e si ricattato, una volta eletto, da chi gli avvalgono dei servizi delle mafie, ledendo i aveva procurato preferenze. Non è da principi costituzionali, il sistema del diritto, escludere, infatti, che quei voti sarebbero la libera concorrenza e il lavoro serio. stati capitalizzati in modo diverso, se E come sempre, a perderci, sono i non fosse intervenuta la magistratura. cittadini onesti. Nemmeno gli indagati ne fanno mistero tanto da paventare la possibilità di essere assunti nello staff di Rosso, piuttosto di ricevere la somma pattuita. Chi può escludere che, forti di quel patto, la ‘ndrangheta avrebbe potuto chiedere altro e di più a Roberto Rosso, per infiltrarsi nel 30
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