I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro

Pagina creata da Nicolò Ceccarelli
 
CONTINUA A LEGGERE
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap’alice

Marina Alaimo tra Davide e Gabriele Fonzone
di Luca Miraglia

Ritorno alle origini: così potremmo presentare, in estrema sintesi, il senso più profondo
dell’iniziativa imprenditoriale avviata, nel 2005, dalla famiglia Fonzone Caccese, di
origini irpine ma napoletana d’adozione per l’eminente ruolo svolto in campo medico
dal professore Lorenzo, il quale ha voluto rendere un concreto omaggio alla propria
terra natia attraverso un importante e lungimirante investimento nel settore vitivinicolo
a Paternopoli. E’ questa notoriamente una delle località più vocate per il vitigno principe
dell’Irpinia, l’Aglianico, ed infatti rientrante nell’areale della DOCG Taurasi, sottozona
Campi Taurasini.

E di ritorno alle origini si è trattato anche per le serate di degustazione organizzate
presso l’enosteria Cap’alice, iniziate un bel po’ di tempo fa proprio con l’Irpinia con un’
altrettanto interessante realtà di Paternopoli, per la prima volta uscita dal suo guscio di

                                © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                    pag. 1
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
ritrosia e timidezza grazie all’entusiasmo coinvolgente di Marina Alaimo…ma questa è
un’altra storia.

Invece l’azienda Fonzone si è presentata agli appassionati che, da sempre, affollano il
simpatico locale di Mario Lombardi, come una realtà fondata su solide basi e sulle
profonde sinergie già oggi percepibili tra le diverse professionalità presenti: i fratelli
Davide e Gabriele Fonzone, responsabili – unitamente alle consorti – degli aspetti
commerciali e di relazioni esterne, e l’agronomo, nonché enologo, Arturo Erbaggio,
allievo del professore Luigi Moio, responsabile delle scelte in vigna ed in cantina.

E’ stato quest’ultimo a tracciare un interessante ritratto del territorio irpino che, pur
essendo latore di vini di grandissimo spessore ed indiscussa longevità, sia bianchi che
rossi, non riesce ancora – per un’atavica mancanza di coesione tra i produttori – a
presentarsi al mercato con un’immagine forte e ben caratterizzata, tanto da risultare
geograficamente quasi sconosciuto oltre i confini nazionali, proprio là dove operano i
principali buyers, in grado di segnare la fortuna di un’azienda.

                              © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                  pag. 2
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
Pecorino Carmasciano e fave fresche

                                © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                    pag. 3
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
Pasta alla carbonara con piselli e zafferano di Lacedonia

                                 © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                     pag. 4
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
Agnello con broccolo aprilatico di Paternopoli

                                  © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                      pag. 5
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
Crostata di fragole
Ed i vini presentati nel corso della serata hanno sicuramente le carte in regola per
affermarsi: abbiamo assaggiato le due annate più recenti (2012 e 2013) sia di Fiano di
Avellino che di Greco di Tufo, nonché il millesimo 2011 di Aglianico Campi Taurasini.

Le uve del Fiano provengono da un vigneto sito nel comune di Lapio – uno dei più vocati
per la denominazione – in contrada Arianello, considerata quasi un cru; viene vinificato
interamente in acciaio, per preservare il più possibile le note organolettiche tipiche del
vitigno.

Le annate assaggiate hanno sorpreso per la diversità che le caratterizza, a partire dal
colore: classico giallo paglierino per la prima, mentre la più recente si è presentata con
spiazzanti tonalità dorate; anche le note olfattive e gustative percorrono binari
differenti: il 2012, figlio di un’annata di grande equilibrio climatico, è quasi timido al

                             © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                 pag. 6
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
naso, pur evidenziando un ampio quadro di profumi, da sentori erbacei a punte
agrumate; al palato la spinta acida è esuberante e molto gradevole, lasciando presagire
– come per i migliori esempi della tipologia – un lungo avvenire.

Il 2013, se da un lato mostra una maggiore sicurezza interpretativa, denota un’inattesa
opulenza, quasi non si trattasse di un’annata così recente: inconfondibili al naso le note
agrumate, mentre il sorso è di grande energia, pur se, a mio parere, di eccessiva
morbidezza in considerazione della giovane età.

Non è da meno, quanto a provenienza, il Greco di Tufo (anch’esso vinificato
esclusivamente in acciaio): la mitica collina di Santa Paolina, ben nota agli amanti di
questo vino sia per la spettacolarità dei suoi ripidi pendii sia per la presenza, proprio lì,
delle vigne di alcuni fra i più prestigiosi interpreti della denominazione.

Il 2012 colpisce immediatamente l’olfatto per i chiari ricordi di sauvignon, molto
piacevoli, cui seguono note sulfuree, di frutta matura e di spezie particolarmente
aromatiche, come l’anice stellato; il palato conquista con la sua profondità, unita ad una
spiccata e quasi ruvida acidità, segno inconfondibile di grande propensione
all’invecchiamento.

Il 2013 mostra un’esuberanza ed una concentrazione quasi atipiche per un vino così
giovane, forse frutto di rese bassissime, e denota spunti espressivi interessanti già dal
naso (macchia mediterranea, salvia, pepe bianco), per poi giungere ad un gusto
graffiante, pieno di energia, foriero di alte aspettative.

                             © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                 pag. 7
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
La serata irpina con i vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap’alice, la sala
Siamo giunti all’unico rosso della serata, l’Aglianico Campi Taurasini 2011, proveniente
dai vigneti di Paternopoli, siti intorno ai 400 metri di altitudine; la macerazione sulle
bucce avviene in acciaio, mentre l’affinamento, di 12 mesi, si svolge in barriques
francesi di primo e secondo passaggio.

Anche in questo caso, e forse più che per i bianchi, l’assaggio è stato spiazzante: un
vino che, pur se molto giovane, mostra una conformazione già ben delineata, a partire
dalla brillantezza del colore, per proseguire con la nettezza e tipicità dei profumi
(ciliegia croccante, cenere, spezia sottile) e completare il quadro con un palato molto
piacevole ed appagante, acido ma non invasivo, già nel pieno equilibrio, figlio di
un’interpretazione tale da renderlo ben fruibile sin da subito; un vino che denota lo stile
esecutivo proprio della scuola di provenienza dell’enologo aziendale, quella del
professore Moio, il massimo studioso ed esperto del vitigno Aglianico.

La full immersion nella realtà irpina è proseguita con un menù incentrato su materie

                                  © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                      pag. 8
I vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap'alice - Luciano Pignataro
prime della zona di Paternopoli, con un’unica, folgorante eccezione: lo zafferano
prodotto fra Calitri e Lacedonia da Germana, donna minuta ed energica, originaria della
Carni, ma trapiantata per amore in Irpinia.

Germana Punset produttrice dello zafferano di Lacedonia Agripiantel
Germana ha illustrato con ricchezza di particolari il suo avventuroso rapporto con
questa essenza floreale che fornisce i preziosissimi pistilli, capaci di rendere
indimenticabile qualsiasi pietanza. Un lavoro estremamente impegnativo in quanto
richiede una lavorazione del tutto manuale ed accortissima nel momento della fioritura.

                                © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                    pag. 9
Zafferano di Lacedonia
Da 16.000 a 18.000 fiori per produrre un etto di zafferano, da raccogliere tutti
velocemente con la schiena piegata. Ecco giustificato il costo dello zafferano e per ora
Germana riesce a realizzarne un etto all’anno.

                           © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                              pag. 10
La serata irpina con i vini Fonzone e lo zafferano di Lacedonia a Cap’alice, foto di gruppo
Tutti abbiamo percepito ed apprezzato la passione che l’ha portata ad ottenere, per il
suo “zafferano irpino Lacedonia”, il massimo riconoscimento qualitativo dall’apposito
ente ministeriale, gustando poi le preparazioni culinarie che hanno reso il giusto
omaggio ad una zona fra le più belle ed incontaminate della nostra regione.

                                  © 2001 - 2018 Luciano Pignataro Wine&Food Blog
                                                     pag. 11
Puoi anche leggere