I regimi non democratici - Classificazioni e dinamiche politiche Giovanni Carbone - UniMI
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I regimi non democratici Classificazioni e dinamiche politiche Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano g.carbone@unimi.it
Kim Jong-un (2011), Mswati III (1986), Corea del Nord Swaziland Prayut Chan-o-cha (2014), Thailandia Gurbanguly Berdimuhamedow (2006), Turkmenistan Salman bin Abdulaziz Al Saud (2015), Arabia Saudita Paul Kagame (1994), Xi Jinping (2012), Rwanda Cina
Cos’è un «regime»? Stato, regime, governo Regime politico: • “una data formula politica per l’organizzazione e l’esercizio del potere statale” (Young 1994:40). • “insiemi di procedure politiche [formali e informali] – talvolta chiamate le ‘regole del gioco politico’ – che determinano la distribuzione del potere. Tali regole prescrivono chi può prender parte alla politica e come” (Bratton - van de Walle 1997:9) • “un regime è un sistema di regole e pratiche che determinano chi ha diritti politici, come questi possono essere esercitati, e con quali effetti per il controllo dello stato” (Przeworski et al. 2000:18)
Una nuova fase di «riflusso» / «de-democratizzazione» / «autocratizzazione» negli ultimi 5-10 anni? Freedom House, Feedom in the World 2017, p.4
Gli autoritarismi nella politica comparata Il superamento della «transitologia» (1980s-2000)? Lo studio degli autoritarismi è uno dei campi attualmente più dinamici nella politica comparata “Un insieme di tipologie diverse e in evoluzione … con sottocategorie aggiuntive” (Svolik 2012:28): • totalitarismo (Arendt 1951; Friedrich – Brzezinski 1965) e autoritarismo (Linz 1975) • autoritarismo burocratico (O’Donnell 1973), a partito unico (Huntington 1970) e militari (Nordlinger 1977; Perlmutter 1977) • sultanistici (Linz – Chehabi 1998), patrimoniali (Weber 1964) e neopatrimoniali (Jackson – Rosberg 1982; Snyder 1992; Bratton – van de Walle 1997) • con la proliferazione delle elezioni multipartitiche dopo la Guerra Fredda: regimi autoritari competitivi (Levitsky - Way 2002, 2010), elettorali (Diamond 2002; Schedler 2006) e semi-autoritari (Ottaway 2003) • più recentemente: personali, militari e a partito unico (Geddes 1999b); civili, militari e monarchici (Gandhi 2008), militari, monarchici, a partito unico e a partito dominante (Magaloni – Kricheli 2010) Dalla “democrazia con gli aggettivi” (1990s) agli “autoritarismi con aggettivi”
Tipi di regimi non democratici Classificare le dittature è intrinsecamente problematico: (a) categoria residuale: include tutti i regimi non democratici • “una dittatura [è] un paese che non elegge [fails to elect] il legislativo e l’esecutivo con elezioni libere e corrette” (Svolik) • vasta diversità dei casi, ma non è ovvio dove tracciare linee di distinzione (b) le istituzioni formali non sono sempre rilevanti • “l’uomo che dà gli ordini potrebbe non risiedere nel palazzo presidenziale, ma magari dall’altro lato della strada” (Svolik)
Corea del Nord 2013 (marzo-aprile) dure minacce di Kim Jong-un, leader del paese dal 2011, in risposta a esercitazioni militari US/Corea del Sud: annullare l’accordo di armistizio del 1953, chiusa la linea diretta con Corea Sud (linea tramite Croce Rossa, non hanno relazioni diplomatiche), aumentato livello di all’erta dell’artiglieria (possibili obbiettivi basi US a Guam e Hawaii), annunciata possibilità di guerra nucleare preventiva nei confronti di Washington e Seoul Ma una parte di tutto questo era rivolto al pubblico interno di Kim Jong-un: • “il giovane leader era stato promosso rapidamente attraverso i ranghi dell’Esercito Popolare della Corea da suo padre, nonostante avesse fatto poco per guadagnarsi quei gradi. Tenere testa ai nemici della Corea del Nord aiuterà Kim Jong-un a consolidare il suo potere politico e militare” (BBC, 27.3.13) Anche in una delle dittature più dure, il «dittatore» non governa con potere assoluto (non «detta legge» incontrastato), ma fa i conti con altri attori & dinamiche politiche interne: per comprendere gli autoritarismi occorre identificare questi altri attori e dinamiche
Arabia Saudita da giu. 2017 2015-2017 il gioco della successione e le tensioni nella famiglia reale: pro-MBN: tradizione di decisioni consensuali nella famiglia reale (MBN stimato internazionalmente e all’interno) versus pro-MBS: voluto dal re/padre (MBS brillante e dinamico, ma riforme economiche dure e controversa guerra Yemen) 2017 MBS «principe ereditario» (giu.) → epurazioni (arrestati 11 principi e vari ministri)
Un criterio per la classificazione: i dittatori hanno bisogno di una «coalizione di sostegno»: gli sfidanti spesso provengono dall’interno, un dittatore è tipicamente rimpiazzato da un altro dello stesso genere (50%) → “regimi dittatoriali” “nucleo della coalizione”: il tipo di nucleo determina le modalità e le lotte di successione Tre principali tipi di regimi dittatoriali: A.network familiare (monarchie): successione ereditaria (non sempre primogenitura) e.g. Qatar, Oman, Arabia Saudita, Swaziland, Giordania B.giunta militare (regimi militari): 3-4 ufficiali (di più se golpe da ufficiali di medio/basso rango) e.g. Thailandia, Egitto, Mauritania C. partito/comitato partitico (regimi civili): nessuna organizzazione preesistente, occorre crearla e.g. Corea del Nord, Cina, Tajikistan, Zimbabwe
DITTATURA Chi è effettivamente il leader al governo? Il leader al governo: 1) ha il titolo di «re» e 2) ha un successore e/o predecessore ereditario? Sì No Il leader al governo è un membro attuale o passato delle forze armate? Sì No MONARCHICA MILITARE CIVILE
72 dittature contemporanee (2017) MONARCHIE DITTATURE MILITARI DITTATURE CIVILI Arabia Saudita, Bahrain, Ciad, Congo-Brazzaville, Egitto, Afghanistan, Algeria, Angola, Brunei Darussalam, Emirati Guinea Equatoriale, Mauritania, Armenia, Azerbaijan, Bangladesh, Arabi Uniti, Giordania, Kuwait, Sudan, Siria, Thailandia Bielorussia, Birmania, Burundi, Marocco, Oman, Qatar, Cambogia, Camerun, Centrafrica, Swaziland Cina, Congo-Kinshasa, Corea del Nord, Cuba, Eritrea, Etiopia, Gabon, Gibuti, Guinea, Guinea-Bissau, Haiti, Honduras, Iran, Iraq, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Laos, Libano, Libia, Macedonia, Malesia, Maldive, Mali, Mozambico, Nicaragua, Niger, Russia, Rwanda, Singapore, Somalia, Sud Sudan, Tajikistan, Togo, Turchia, Turkmenistan, Uganda, Uzbekistan, Venezuela, Vietnam, Yemen, Zambia, Zimbabwe 10 (14%) ↓ 8 (11%) ↓ 54 (75%) ↑ (12 nel 2008) (23 nel 2008) (38 nel 2008)
Colpi di stato nel mondo, 1946-2016 Fonte: Marshall – Marshall (2017)
Dai colpi di stato alle elezioni: quanto tempo? Fonte: Goemans and Marinov (2013:809)
Dittature MONARCHIE CIVILI MILITARI Politicamente chiusi Autoritarismi elettorali PERSONALI A PARTITO ELETTORALI AUTORITARI UNICO EGEMONICI COMPETITIVI
Sotto-tipi di regimi civili A) politicamente ‘chiusi’ (i.e. a nessuna opposizione è garantito uno spazio legale) i. a partito unico e.g. Cina, Cuba, Eritrea [+ Corea del Nord] ii. personali e.g. Turkmenistan, Libia (Gheddafi), Corea del Nord B) elettorali (i.e. ai partiti di opposizione è garantita una qualche posizione legale alle elezioni) i. egemonici e.g. Singapore, Angola ii. competitivi e.g. Turchia (AKP), Russia (Russia Unita), Perù (Fujimori), Zimbabwe (ZANU)
Autoritarismi elettorali, 1950-2000 Fonte: Megaloni (2010)
De-democratizzazione attraverso backsliding (Bermeo 2016) La de-democratizzazione oggi tende ad essere incrementale [e ambigua] anziché improvvisa Democratic backsliding: «debilitazione o eliminazione, da parte dello Stato stesso, di una o più delle istituzioni politiche che sostengono una democrazia esistente» (Bermeo 2016) 6 principali tendenze (3 tendenze del passato si affievoliscono vs. 3 tendenze in crescita) • classici colpi di stato “aperti” ↓ • colpi di stato “promissori” ↑ • “auto-colpi” di stato dell’esecutivo ↓ • “ampliamento” dell’esecutivo ↑ • frodi elettorali nel giorno del voto ↓ • lunga strategia di sottile manipolazione ↑ per ostacolare l’opposizione alterando il piano di gioco Si può restare ottimisti? • “il mix di backsliding che vediamo oggi è preferibile a quello del passato … si è nettamente ridotto il tempo in cui un paese con una democrazia rovesciata resta autocratico … [e] in media meno autoritari dei loro predecessori … le prospettive della democrazia restano buone” (Bermeo 2016:18) 35
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