I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano - Da Papa Pio IX a Papa Francesco
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1852 - 2014 I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Da Papa Pio IX a Papa Francesco “I QUADERNI FILATELICI” serie 0 curata dall’avv.to Francesco Gatto
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano I FRANCOBOLLI DELLO STATO PONTIFICIO E DELLA CITTÀ 1 DEL VATICANO Itinerario filatelico da Papa Pio IX a Papa Francesco Parte Prima Nota dell’autore: “I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano” non è un prodotto editoriale, ma un quaderno, una agenda, un diario di appunti personale, 1 aggiornato a seconda del materiale ricevuto e/o disponibile sui vari siti, riviste o libri consultati. Le notizie che appaiono su questo quaderno possono anche non provenire da fonti ufficiali, ma sono: scritti, appunti, informazioni, chiacchiere, pettegolezzi o altro, sentite, viste, riferite o pervenutemi a vario titolo. Pertanto non solo non se ne garantisce la veridicità, ma ogni riferimento a cose, fatti o persone, falsi o realmente accaduti o anche solo ipoteticamente collegabili è da ritenersi puramente casuale. Comunque, fatto salvo il principio che “I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano” è un quaderno di appunti strettamente personale e confidenziale, per i miei studi, voi che leggete e/o curiosate, essendo impossibile verificare, per ovvi motivi, le fonti di tutto il materiale pervenutomi e qui inserito, se in queste pagine riscontrate: testi, immagini o files, che considerate fortemente lesivi al “diritto di proprietà”, contattatemi così provvederò ad eliminare quanto segnalato. Se non diversamente indicato i francobolli dell'Italia, del Vaticano e di San Marino, qui pubblicati, sono tratti dal sito web: http://www.ibolli.it/ Grazie. Avv.to Francesco Antonio Gatto - email: francesco.gatto4@gmail.com 1
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano “La curiosità è una delle caratteristiche più certe e sicure di un intelletto attivo” (S. Johnson) Questo quaderno è dedicato al mio amico Avv. Leo Larocca 2
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Premessa La crescente popolarità dei francobolli della Città del Vaticano Città tra i collezionisti è ben nota. Non sono, tuttavia, tantissimi i collezionisti che si avvicinano alle emissioni postali dei cosiddetti Stati Romani 2. Questi francobolli antichi, di oltre 150 anni, sono stati forse un po’ trascurati nel tempo. Il collezionista che si diletta nelle varietà classiche scoprirà invece, in questo ambito, possibilità illimitate di ricerca. E’ difficile trovare un campo più ricco ed affascinante per uno studioso di storia filatelica e politica di questo Stato. La storia di questi francobolli attraversa gli anni più importanti della unificazione della penisola italiana. La maggior parte dei collezionisti ha paura di collezionare questi francobolli, in quanto ci sono troppe varietà: sia di colori che di stampa. Ed è poi quasi impossibile distinguere il vero dal falso. Anche le tirature talvolta sono basse ed i prezzi pertanto sono nella media alti. Al di là comunque di ogni considerazione, il modo migliore per dissipare questi timori è quello di raccontare la storia delle Poste dello Stato Pontificio e di tutta la produzione filatelica. Storia della Filatelia e delle Poste “Quando si parla di francobollo non bisogna dimenticare che dietro questo multicolore pezzettino di carta vi è una lunga e avventurosa storia, quella della Posta. Il dotto Cujacio fa derivare la parola "Posta" da "Apostolis", cioè dall’abitudine di inoltrare "lettere apostoliche" da parte della Curia Romana e del Papato. Questo termine appare per la prima volta nei Capitolari di Carlo Magno, e poi nel terzo libro delle leggi dei Longobardi. Sta di fatto che la Chiesa ha sempre usufruito di messaggeri, detti "cursores" per comunicare con ogni parte del mondo, fin dai tempi più remoti. Le più importanti Abbazie ed i conventi avevano un servizio postale proprio con messaggeri a cavallo, o si servivano di propri frati a piedi o a cavallo. Dei frati questuanti si servivano anche i privati per l’inoltro delle loro missive. Anche se non bisogna dimenticare che in quel periodo pochissime persone sapevano leggere e scrivere e inoltre molto raramente si facevano viaggi e quindi non vi era una reale necessità di scrivere. Soltanto con il fiorire dei commerci e delle arti e la conseguente nascita di una classe sociale ricca e potente, la borghesia, aumentò il bisogno di comunicazione a distanza. Nacquero allora le cosiddette Poste universitarie e Poste dei mercanti. Alcuni ambasciatori chiesero al Papa ed ottennero di poter ricevere la corrispondenza diplomatica mediante propri corrieri. Si diede così il via all’istituzione in Roma di uffici di "Poste Nazionali". La prima fu istituita dalla Spagna, su autorizzazione di Papa Alessandro VI (v.) nel 1499, subito seguita da quella di Napoli e di Milano. La Posta a Roma e a Firenze fu istituita nel 1536 da Paolo III 3. In Gran Bretagna un educatore di nome Rowland Hill (v.), per ovviare il problema delle tariffe postali, molto costose, propose di pagare, con un’affrancatura anticipata, una tariffa uniforme, calcolata in base al peso della missiva, valida per tutte le destinazioni. Per favorire il prepagamento Hill propose di utilizzare "un pezzo di carta grande abbastanza da contenere un bollo e coperto al retro da una cera vischiosa, che con un po' 2 Il nome ufficiale di questo territorio era Stato Pontificio, ma questo è raramente riscontrato nella letteratura filatelica anglofona. Si trovano più comunemente i termini di Stati Romani o Stati Papali. A volte, in particolare nelle pubblicazioni in lingua straniera, ricorre il termine di Stato della Chiesa (Lo Stato della Chiesa in lingua italiana; Kirchenstaat in tedesco; l'État d'Eglise in francese). Vedi l'articolo in Vaticano Note vol. 8, No. 3 (Nov- Dev 1959), p. 5. 3 Per approfondire vedi: Allegato 1 - LEGGE SUL SERVIZIO DELLA POSTA LETTERE E DEI CAVALLI “Il Generale delle Truppe Francesi stazionate sul territorio della Repubblica Romana” - Anno 1798; Allegato 2 - EDITTO DEL CARDINALE DORIA PAMPHILIJ “Sopra il Pagamento del Porto delle Lettere, ed altro che si manda per la Posta” - 31 Dicembre 1803; Allegato 3 - NOTIFICAZIONE Di ribasso del prezzo delle Lettere, e della Partenza o Arrivo de’ Corrieri - 17 Maggio 1814. 3
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano di umidità il mittente poteva attaccare al retro della lettera". Il "bollo", cioè l’impronta postale indicante la tassa pagata, era così utilizzato non solo per affrancare, ma anche come sigillo al posto della ceralacca molto usata a quei tempi (Penny Black) (v.). Quest’idea ancora un po’ vaga del francobollo, venne nei mesi seguenti perfezionata e il 1 maggio 1840 si attuò la riforma postale che prevedeva due diverse soluzioni: una erano i cosiddetti interi postali, cioè buste e fogli da lettera già affrancati e pronti per l’uso; l’altra era rappresentata da una "etichetta" gommata, che poteva essere incollata facilmente su qualsiasi lettera, giornale o pacchetto da inoltrare per posta. Il successo della riforma inglese varcò subito i confini del Regno Unito: la tariffa uniforme in base al peso e il francobollo furono adottati già nel 1843 dai cantoni svizzeri di Zurigo e di Ginevra e dal Brasile, nel 1845 da Basilea e poi via via e sempre più velocemente da tutti gli altri Paesi. In Italia quasi tutti gli staterelli che allora si dividevano la penisola introdussero francobolli e tariffe uniformi tra il 1850 e il 1852. Lo Stato Pontificio li introdusse il 1 gennaio 1852. Nello Stato Pontificio il servizio postale era considerato della massima importanza ed era efficientissimo: dipendeva dal cardinale camerario di Santa Romana Chiesa che promulgava le leggi relative ai servizi mediante appositi editti e fissava le relative tariffe. Pio IX, in un periodo in cui si discuteva molto intorno al potere temporale del papa, non volle mai che la sua effigie comparisse sui francobolli, ma che vi figurasse solo il simbolo del potere del papato, cioè le chiavi decussate (v.) sormontate dal triregno 4. Per questo le serie pontificie sono forse un po’ monotone nel loro disegno, pur variato nella composizione della cornice. La stampa della prima emissione fu effettuata nella Tipografia della Reverenda Camera Apostolica (il cui direttore era Francesco Salviucci, 1963 – Paolo VI appartenente alla nota famiglia dei tipografi romani), mediante stereotipi uniti in quattro Incoronazione blocchi da 25. La prima serie fu poi sostituita da un'altra con valori in centesimi, nel 1867, dopo la riforma monetaria. L’anno dopo fu emessa la terza serie, analoga alla precedente, ma dentellata, stampata su carta lucida e colorata al recto, e bianca al verso. Un grosso problema restava però insoluto: il traffico postale con l’estero. La soluzione venne trovata nel 1874 con la creazione dell’Unione Generale delle Poste: in pratica una convenzione unica firmata da 21 paesi (quasi tutta l’Europa, l’Egitto, Turchia e Stati Uniti) i quali formavano "un solo territorio" per quanto riguardava il traffico postale, consentendo così di fissare regole e tariffe uniformi per tutti i paesi aderenti, qualunque fosse il percorso o il mezzo utilizzato. Anche in questo caso il successo fu immediato; il numero dei Paesi che chiesero di aderire al trattato fu tale che già nel 1878 si decise di adottare una nuova e più calzante denominazione: Unione Postale Universale 5. Nel 1870 esplose anche la rivoluzione della cartolina postale, il 4 La tiara papale o triregno è una particolare corona utilizzata dai Papi sino alla seconda metà del secolo XX come simbolo di sovranità. Si tratta di un copricapo extra-liturgico con infule, utilizzato particolarmente nel corso della cerimonia dell'incoronazione, di foggia conica (su modello delle tiare mediorientali) più o meno rigonfia, inanellato da un numero di diademi via via accresciutosi sino ad un numero di tre (da cui il nome triregno) e sormontato da un piccolo globo crucigero. Le tre corone sovrapposte della tiara papale indicano il triplice potere del pontefice: Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra. L'ultima tiara a venire utilizzata fu nel 1963 in occasione dell'elevazione al Soglio di papa Paolo VI, che ne cessò successivamente l'uso. Venne messa in vendita e acquistata dal cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di New York, utilizzandone il ricavato per le missioni africane. L'uso del triregno fu sostituito con quello della comune mitria. L'uso della tiara permane nello stemma pontificio e negli stemmi personali dei papi, sebbene nel 2005 papa Benedetto XVI l'abbia sostituito con la mitria nel proprio stemma personale, il cui disegno, tuttavia, nella presenza di tre bande dorate orizzontali richiama quello delle tre corone del triregno. Anche papa Francesco, nel 2013, ha mantenuto la mitria sulla sommità del proprio stemma. (Wikipedia). 5 L'Unione postale universale è un'organizzazione internazionale, con sede a Berna (Svizzera), che coordina le politiche postali dei paesi membri, e di conseguenza l'intero sistema postale mondiale. Dopo la riforma postale inglese di Rowland Hill, su iniziativa degli Stati Uniti d'America Montgomery Blair, ufficiale postale generale, organizzò una conferenza tenuta nel 1863, a Parigi (Francia), per continuare il processo di riforma postale al livello internazionale. La conferenza, frequentata da delegati di quindici paesi europei e americani, scrisse i principi per gli accordi generali tra Stati. Avendo già completato una riforma postale, riuscita nel suo paese, Heinrich Von Stephan ufficiale postale della Confederazione tedesca del nord, programmò un piano per un'unione postale internazionale; su suo suggerimento il governo svizzero organizzò una conferenza internazionale a Berna, il 15 4
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano nuovo mezzo di comunicazione che, in cambio di una tariffa ridotta, chiedeva di rinunciare all’antica sicurezza del segreto epistolare. Nel 900 furono introdotte anche le cartoline illustrate che ebbero un notevole successo grazie anche al diffondersi della stampa a più colori. In base all’art. 2 dei Patti lateranensi del 2 giugno 1929, l’Italia riconobbe alla Santa Sede "la sovranità nel campo internazionale, come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione, ed alle esigenze della sua missione nel mondo". Di conseguenza furono riconosciuti i diritti del nuovo Stato sotto ogni profilo, ivi compreso quello di poter avere servizi postali propri. Lo Stato della Città del Vaticano fu ammesso all’U.P.U. a partire dal 1 giugno 1929, mentre il Governo italiano si impegnò a procurare personale 1974 - Centenario dell’U.P.U. e materiale per l’istituzione dei servizi. Il 29 luglio 1929 fu conclusa tra lo Stato della Città del Vaticano e lo Stato Italiano una convenzione per l’esecuzione dei servizi postali, in base agli accordi di Stoccolma del 28 agosto 1924, ed alla Legge Fondamentale dello Stato del Vaticano e quella sulle Fonti del Diritto, rispettivamente n. 1 e n. 2 del 7 giugno 1929, di emanazione pontificia. L’attivazione del servizio postale vaticano fu stabilita dall’ordinanza VIII del 30 luglio 1929 ed ebbe inizio a partire dal successivo 1 agosto. Tutte le emissioni vaticane sono sancite da "Ordinanze", pubblicate sulle Acta Apostolicae Sedis 6, una sorta di "gazzetta ufficiale" della Santa Sede. Sia le ordinanze che le Acta, opportunamente affrancati e bollati 1° giorno, costituiscono anche oggetto di collezionismo e sono di particolare interesse filatelico. In un secondo tempo nello stesso modo furono autorizzate anche le emissioni di interi postali, sia cartoline postali che aerogrammi. L’avventura della lettera continua anche oggi nell’era dei computers e dell’elettronica. Gli scritti restano, anche per raccontarci la meravigliosa storia delle comunicazioni umane nell’arco di quasi un millennio: una storia fatta di lettere e cartoline, di francobolli e di bolli postali, di segni grafici e di etichette, una storia che ognuno di noi può rielaborare, ricostruire, reinventare o usare a suo piacere entrando nell’immenso, appassionato, multiforme mondo del collezionismo filatelico. Un mondo senza confini di 1998 – Esposizione mondiale di filatelia spazio, di tempo, di idee” 7. settembre 1874, alla quale parteciparono rappresentanti di ventidue nazioni e il 9 ottobre nel trattato di Berna si istituisce l'Unione postale generale (giorno in cui si celebra la Giornata mondiale della posta). I membri nell'Unione aumentarono così rapidamente, durante i tre anni che seguirono la firma del trattato, che il nome Unione postale generale fu cambiata nel 1878 in Unione postale universale. Il trattato di Berna del 1874 riuscì a unificare un intricato e contraddittorio sistema di servizi postali e regolamentazioni nazionali in un solo territorio postale di scambio reciproco di oggetti postali. I paesi che parteciparono alla conferenza ridussero il numero di tariffe postali da 1200 a una tariffa per tutti. Ancora oggi l'UPU organizza, coordina e regolamenta la spedizione di lettere e documenti in tutto il mondo (Wikipedia). 6 Gli Acta Apostolicae Sedis (latino per "Atti della Sede apostolica"), abbreviato AAS, sono la gazzetta ufficiale della Santa Sede e della Città del Vaticano. Attualmente sono pubblicati mensilmente, ma durante il corso dell'anno escono talvolta numeri aggiuntivi rispetto alla periodicità mensile. 7 Premessa tratta dal sito web del Vaticano: http://www.vaticanstate.va/content/vaticanstate/it/servizi/ufficio-filatelico-e-numismatico/storia-della- filatelia---poste.html 5
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano I francobolli degli Antichi Stati Italiani 8 I francobolli degli Antichi Stati Italiani (v. cartina) si collocano in un periodo molto complesso della storia Italiana, che vide la scomparsa degli antichi Ducati, l'unificazione del territorio sotto un'unica bandiera e la nascita del Regno d'Italia; un periodo segnato da guerre, occupazioni e moti insurrezionali: il Risorgimento. All'epoca dell'emissione dei primi francobolli, avvenuta l’1 Giugno 1850 da parte del Regno Lombardo-Veneto, il territorio Italiano era diviso in Stati con differenti monete, amministrazioni e governi; basti pensare che nel 1859 circolavano nei vari Stati qualcosa come 270 tipi diversi di monete, tra ufficiali e non. Questo complica la storia postale del periodo che diviene così estremamente affascinante e variegata per i differenti rapporti postali esistenti sia tra gli Stati stessi che con il resto del mondo; rapporti postali ancor oggi non del tutto chiariti in ogni aspetto e quindi stimolo ulteriore per lo studio del collezionista. Come si può vedere nella cartina introduttiva, dopo la Iª Guerra di Indipendenza il territorio Italiano era diviso nei seguenti Stati (da nord a sud): Regno di Sardegna Storia particolare quella della posta nel Regno di Sardegna, che si trovò a gestire in poco tempo il servizio postale nell'intera Italia, ente virtuoso che aveva subito adottato un sistema efficiente di affrancatura delle lettere, con valori e tariffe ben definite, in lire italiane. Già nel 1819 infatti emise alcune fascette affrancate, dette "Cavallini di Sardegna", per il disegno impresso a secco riproducente un postiglione a cavallo, con valori da 15c., 25c. e 50c. Un vero e proprio servizio postale, che si protrasse fino Prima emissione Prima emissione 01.01.1851 – Effigie all'emissione di francobolli propri. 01.01.1851 – Effigie del Re Vitt. Eman. II I francobolli del Regno di Sardegna sono i più longevi del del Re Vitt. Eman. II comparto degli Antichi Stati italiani, in quanto presero piano piano piede su tutto il territorio nazionale, con la graduale unificazione dell'Italia. Nel 1º gennaio 1851 venne emessa la prima serie, di tre valori, in ovale a fondo pieno, in stampa litografica. Lo stesso tipo di francobollo venne poi ristampato in tre modalità diverse, le prime due: nel 1853 con diciture a secco in rilievo su carta colorata, e nel 1854 in litografia, centro bianco e fondo colorato. Nel 1855 vide la luce la più nota emissione del Regno di Sardegna, composta da 6 valori: 5c. verde pisello, 10c. terra d'ombra, 20c. cobalto, 40c. vermiglio, 80c. ocra arancio, 3 Lire rame. Regno Lombardo-Veneto Il Regno Lombardo Veneto fu il primo ad emettere francobolli, a partire dal 1850. Questi francobolli furono stampati nella Tipografia di Stato Austriaca di Vienna. La stampa di questi francobolli era effettuata tipograficamente su carta a mano bianca, i valori in centesimi e la filigrana era composta da grandi lettere "KKHM" (iniziali di Kaiserliche und Königliche Handels Ministerium - Imperiale Regio Ministero del Commercio) 8 Notizie tratte dal sito web: http://www.antichistati.com/1024/master/intros.htm 6
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Francobollo da 15 cent. Francobollo da 10 soldi. Effigie di Francobollo da 15 soldi. Effigie di Francobollo da 5 soldi rosa. Serie Stemma austro-ungarico Francesco Giuseppe Francesco Giuseppe, del 2º tipo. dell'aquila bicipite. Dent. 14. Ducato di Parma Nel 1852 il Ducato di Parma emise i suoi primi francobolli. Il territorio del Ducato comprendeva Parma, Piacenza e la Lunigiana (detta Circondario di Pontremoli, di cui faceva parte anche l'attuale Provincia di Massa Carrara. Il territorio fu ceduto dal Granducato di Toscana al Ducato di Parma col trattato del 1844). Il sovrano era Carlo III di Borbone. I francobolli raffigurano il giglio borbonico sormontato dalla corona ducale, agli angoli sono disegnati quattro ornati e due Giglio borbonico in un cerchio sormontato decorazioni greche laterali completano la vignetta. Il conio per i cliché in ottone della tavola di dalla corona ducale stampa venne inciso da Donnino Bentelli. Nel 1859 entrarono in vigore i francobolli del Governo Provvisorio, in sostituzione dei francobolli ducali. Il comandante Luigi Carlo Farini provvide a unificare le regioni parmensi e modenesi. Nel 1860 furono annesse al Regno di Sardegna, poi al Regno d'Italia. Ducato di Modena Nel 1852 il Ducato di Modena (comprendeva i territori di Modena, Reggio, Garfagnana, Massa e Carrara, Guastalla e Frignano), emise i suoi primi francobolli. L'incisione del cliché per questi francobolli fu opera di Tomaso Rinaldi e venne poi moltiplicata in stereotipia[3] per realizzare la lastra di stampa che serviva al metodo tipografico con cui vennero prodotti. I fogli erano da 240 francobolli, divisi in quattro gruppi da 60. Il 15 giugno 1859, a seguito della guerra d'indipendenza, venne costituito il Governo provvisorio delle province modenesi. Francobollo "errore di colore" da 25 cent. Aquila estense sormontata dalla corona ducale, senza punto dopo le cifre Granducato di Toscana I francobolli nel Granducato di Toscana furono emessi a partire dal 1851/1852, in attuazione della convenzione fondamentale per la Lega Postale Austro-Italica, stipulata il 5 novembre 1850 con l'Austria. Il Granducato comprendeva i sei compartimenti postali di Firenze, Grosseto, Lucca, Pisa e Siena, l'isola d'Elba, l'isola di Pianosa, l'isola del Giglio ed altre minori. Il 27 aprile 1859, a seguito dei moti popolari Francobollo da 6 Crazie del Granducato di Toscana Francobollo da 5 centesimi del Governo Provvisorio della Seconda Guerra d'Indipendenza, il Granduca Leopoldo fuggì da Firenze, facendo decadere il governo granducale. 7
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano In questo periodo fu instaurato un Governo Provvisorio, in attesa dell'Unità d'Italia. I francobolli granducali emessi nel 1851 raffigurano un Marzocco (leone seduto) coronato, con lo scudo gigliato, in una cornice rettangolare con la scritta "francobollo postale toscano". Stato Pontificio (o della Chiesa) (v. capitoli successivi) Regno delle Due Sicilie (diviso in Regno di Napoli e Regno di Sicilia). Nel 1858 venne emessa la serie dei francobolli del Regno di Napoli, con filigrana "gigli borbonici", in fogli di 200 esemplari disposti in due gruppi di 100. Comprendono fino a tre tavole diverse, che vengono evidenziate per alcune piccole differenze nei francobolli. I francobolli non sono dentellati. Di seguito nella tabella sono riportati i tipi e le varie colorazioni principali. La serie del Regno di Sicilia venne emessa nel 1859 con gli stessi 7 valori della serie del Regno di Napoli ma con l'effigie del re Ferdinando II di Borbone. Territori delle Romagne La serie dei francobolli per le Romagne venne emessa il 1º settembre 1859. La serie reca una grande cifra in una cornice rettangolare, con la scritta a caratteri maiuscoli "FRANCO BOLLO POSTALE ROMAGNE". La prima domanda che sorge spontanea è "perché mai un'emissione in Bajocchi, quando si faceva di tutto per cancellare le tracce del dominio Pontificio?". La risposta è già stata data indirettamente nell'introduzione storica. La Lira Italiana venne introdotta con Decreto del 28 Giugno 1859, e divenne moneta ufficiale il 1° Novembre. Il problema è che nelle Romagne i francobolli Pontifici si esaurirono ben presto per cui si dovette provvedere ad una nuova emissione. Per varie ragioni storico- politiche e di "convenienza" (vista la situazione piuttosto caotica che si era venuta a creare nei territori) i francobolli non potevano essere quelli Sardi, per cui ci si arrangiò come possibile ed in maniera piuttosto artigianale. Inoltre l'unica moneta che circolava nella realtà di tutti i giorni era il Bajocco Pontificio, per cui non c'era molto da scegliere. E così "il 30 Agosto 1859 fu emanato un decreto a firma di Cipriani, Governatore Generale, che autorizzava l'emissione di una nuova serie di francobolli" (Donald S. Patton, "The Romagna", marzo 1953) (Wikipedia). Fu la IIª Guerra d'Indipendenza che sconvolse del tutto e definitivamente questo assetto, dando il "colpo di grazia" ad un sistema che vacillava già da tempo sull'onda delle spinte indipendentiste e liberali che andavano ormai sempre più diffondendosi. Il Regno Lombardo-Veneto perse quasi tutta la Lombardia nel Maggio/Giugno del 1859. Lo Stato Pontificio perse i territori delle Romagne con le Marche e l'Umbria (Giugno 1859). Con alterne vicende anche la Toscana (Aprile 1859) ed i Ducati di Modena e Parma (Giugno 1859) passarono sotto il Regno di Sardegna. Stessa sorte toccò al vasto Regno delle Due Sicilie (Marzo-Settembre 1860), con la ben nota azione di Giuseppe Garibaldi. Il Regno d'Italia nasce ufficialmente il 17 Marzo 1861, quando "Vittorio Emanuele II assume per grazia di Dio e volontà della Nazione per se e per i suoi successori il titolo di Re d'Italia". Solo i territori del Veneto e di parte del Lazio resistettero un po’ più a lungo. I primi furono annessi a seguito della IIIª Guerra d'Indipendenza 2011 - 150° Anniversario Unità d’Italia nel 1866, i secondi definitivamente nel 1870 con la conquista di Roma. Trattare in questa sede il complesso degli avvenimenti storico-politici che portarono all'Unità d'Italia sarebbe veramente troppo lungo, noioso e pretenzioso. Ho preferito dunque limitarmi ad inserire una breve scheda storica per ognuno degli Stati, giusto per avere un'idea del quadro socio-politico dell'epoca piuttosto che 8
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano affrontare nel dettaglio la storia di ogni Stato. Oltre che alla lettura di questi brevi schede, rimando vivamente alla consultazione delle molte opere specializzate esistenti, delle quali alcune sono citate in questo quaderno. Ai vari Stati sovrani si susseguirono diversi Governi Provvisori man mano che andava delineandosi l'unità nazionale. Ecco quindi affiancarsi alle emissioni-tipo dei vari Stati, le emissioni dei Governi Provvisori (Parma, Modena, Romagne, Toscana, Napoli e Province Napoletane). Ogni Stato emise propri francobolli, quasi sempre rappresentanti lo stemma dello Stato o l'effigie del re. Quasi tutti i francobolli non erano dentellati, ad eccezione di alcune emissioni del Regno Lombardo-Veneto e dello Stato Pontificio, e venivano separati con le forbici; se a ciò aggiungiamo l'illuminazione spesso precaria e l'esiguità dei margini (basti pensare ai francobolli di Toscana dove lo spazio tra due esemplari era sovente inferiore ad 1 millimetro!), si capisce perché i francobolli si presentino spesso molto irregolari nei margini. Ma è proprio la mancanza della dentellatura perfetta e regolare come accade oggigiorno, unita ai colori adottati per la stampa ed alla fattura della stampa stessa, così imprecisa ed "artigianale" se raffrontata a quella odierna, a determinare buona parte del fascino "antico" di questi francobolli che, nel loro settore, sono delle piccole opere d'arte. La loro vita fu relativamente breve (il Regno d'Italia venne costituito nel 1861) ma la molteplicità degli usi, delle tirature, delle varianti cromatiche rende questo settore della filatelia e la collezione dei francobolli degli ANTICHI STATI assolutamente unico. 1985 - Esposizione internazionale di filatelia a Roma (Antichi Stati Italiani) 9
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Lo Stato Pontificio Ha un’antica origine (ottavo secolo), andò sempre estendendosi fino al X secolo. E' conosciuto anche come "Stato della Chiesa" ed è storicamente il territorio dei Papi, che erano i sovrani dello Stato. All'epoca dei primi francobolli (1852) il Papa era Pio IX (il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti) divenuto Papa nel 1846. All'inizio del periodo filatelico il territorio era molto vasto ed i suoi confini andavano dal Regno Lombardo Veneto al Regno di Napoli, toccando due mari (Adriatico e Tirreno). La superficie complessiva era di circa 41.150 Kmq (comprendendo anche due piccole enclavi in territorio di Napoli, attribuite dal Trattato di Vienna: Benevento e Pontecorvo). Contava circa 3,5 milioni di abitanti e la capitale era Roma. Il territorio era diviso in 4 regioni (Romagne, Marche, Umbria, Lazio), suddivise in province (in realtà il nome corretto sarebbe Legazioni e Delegazioni) (v. cartina del territorio). Varie e complesse sono le vicende che portarono alla totale (o quasi) sparizione dello Stato Pontificio: ebbero inizio con la II Guerra d'Indipendenza. I primi territori persi furono quelli delle Romagne (Giugno 1859). La sconfitta di Magenta determinò l'arretramento delle truppe Austriache. Contemporaneamente le truppe Pontificie abbandonarono i territori. La determinazione ed il fermento popolare portarono dapprima alla creazione di una Giunta di Governo in Bologna, cui aderirono poi rapidamente le altre città. Il 15 Giugno si insediò il Governo Provvisorio sotto la giuda di Lionello Cipriani. Tra la fine di Novembre e l'inizio di Dicembre del 1859 insieme ai territori degli ex Ducati di Modena e Parma, le Romagne vennero poste sotto la dittatura di Carlo Farini (che diviene "Governatore" dal 1° Gennaio 1860) con il nome di "Regie Provincie dell'Emilia". Fu poi il turno, nel 1860, delle Marche e dell'Umbria, supportate dalle sempre crescenti insurrezioni di piazza. L'invasione dell'Umbria cominciò l'11 Settembre del 1860 e durò ben poco: già il 18 Settembre Spoleto si arrendeva. In Novembre i plebisciti popolari sancirono l'adesione al Regno di Sardegna, che avvenne il 17 Dicembre. Anche nelle Marche l'occupazione iniziò l'11 Settembre e si concluse con la conquista di Ancona, il 29 Settembre, ormai accerchiata sia da terra che dal mare (bombardata dalla flotta Sarda). Congiuntamente all'Umbria vennero indetti i plebisciti che sancirono l'annessione al Regno di Vittorio Emanuele II. Lo Stato Pontificio veniva così ridotto al "Patrimonio di San Pietro", di circa 11.700 Kmq. e 700 mila abitanti. L'offensiva Sarda sarebbe continuata verso Roma (e in realtà così accadde) se da Torino non fosse stato intimato di fermarsi; infatti la Francia, in appoggio allo Stato Pontificio aveva deciso di difendere il territorio restante. Le varie truppe Sarde fermarono la loro azione abbandonando anche qualche territorio nel frattempo conquistato. 10
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Nel 1870 a seguito delle vicende della III Guerra d'Indipendenza l'esercito italiano va all'attacco di Roma su diversi fronti (non dimentichiamoci che anche il Regno delle Due Sicilie era ormai da tempo italiano e che quindi lo Stato Pontificio era accerchiato da ogni lato), occupando progressivamente tutti i territori del Patrimonio di San Pietro; le truppe francesi si erano infatti ritirate sia per i problemi della guerra tra Francia e Prussia che preoccupavano non poco i francesi sia perché era ormai oggettivamente impossibile (e ben poco conveniente...) ostacolare l'unificazione italiana. L'esercito italiano fa irruzione in città il 20 Settembre 1870 dalla famosa "Breccia di Porta Pia" (v.): alle ore 14 la città si arrende. L'annessione della città e del Lazio avviene a seguito del referendum del 2 Ottobre 1870. Al Papa restò solo il territorio della Città del Vaticano: ben misera cosa se si pensa alla potenza ed alla dimensione iniziale dello Stato. Come si può intuire le vicende postali assumo una complessità ed una ricchezza di situazioni veramente enormi. Tariffe, usi di francobolli Pontifici e Sardi, tassazioni, posta militare, combinazioni miste, sono veramente molteplici ed interessanti. Non è tuttavia scopo di questo lavoro esaminarle, sia per la complessità degli argomenti che richiederebbero trattazioni storiche e politiche separate ed approfondite che vanno oltre le mie possibilità, sia perché ci si perderebbe in una frammentazione di spiegazioni, tariffe, contesti che ben poco avrebbero di organico. Lascio ai collezionisti specializzati l'approfondimento dei vari capitoli di questo interessantissimo periodo storico-postale. La moneta circolante era inizialmente lo Scudo (v.), suddiviso in 100 Bajocchi (v. BAJ). Uno scudo valeva 5,375 Lire ed un Bajocco era equiparato a 5 centesimi. Dal 18 Giugno 1866 anche lo Stato Pontificio introdusse il sistema metrico-decimale e la nuova moneta fu la Lira Pontificia, divisa in 100 centesimi, equiparata a 18,66 Bajocchi. 11
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano PONTIFICATO DI PIO IX Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti) (v.) (nato a Senigallia il 13 maggio 1792 – e m. a Roma 1878), papa dal 1846 al 1878. Nato da una famiglia di piccola nobiltà marchigiana, fatti gli studi teologici e filosofici (ostacolati da una malattia di natura epilettica), fu ordinato sacerdote nel 1819. Fu guardia nobile di Pio VII (1800-1823). Fu vescovo di Spoleto (1827) e poi di Imola, dove la sua semplice bontà e il suo fervore religioso gli conciliarono vaste simpatie, mentre le sue relazioni con uomini di orientamento liberale (come il conte Giuseppe Pasolini, per cui consiglio lesse il “Primato morale e civile degli Italiani” del Gioberti e gli “Ultimi casi di Romagna” del d'Azeglio) gli creavano una reputazione, di prelato aperto e favorevole alle riforme. Morto Gregorio XVI, la coscienza diffusa della necessità di modificare la linea politica rigidamente conservatrice del defunto pontefice fece sì che nel breve conclave del 15-16 giugno 1846 il Mastai Ferretti (che nel 1840 era stato creato cardinale) concentrasse su di sé trentasei voti contro i dieci andati al Lambruschini (segretario di Stato di Gregorio XVI). L'amnistia concessa un mese dopo (16 luglio) dal nuovo papa ai condannati politici accrebbe la sua popolarità, e i liberali italiani credettero di aver trovato in Pio IX il pontefice augurato dal Gioberti. Il grido di “Viva Pio IX” divenne così la parola d'ordine del movimento liberal moderato. Dopo l’amnistia prese altre misure innovatrici. Ma la pressione dal basso aveva finito con lo spingere Pio IX più in là di quanto egli non avesse desiderato, come dimostrò tra l'altro il fatto che egli si decise a concedere uno statuto soltanto il 14 marzo 1848, dopo che cioè statuti erano stati promulgati a Napoli, Firenze e Torino. La crisi latente nei rapporti tra il papa e il movimento nazionale italiano si rivelò in tutta la sua gravità subito dopo l'inizio della prima guerra d'Indipendenza, quando con l'allocuzione del 29 aprile 1848 Pio IX dichiarò che, nella sua qualità di rappresentante del Dio di pace, non avrebbe potuto associarsi alla guerra contro l'Austria. Gli eventi negli Stati Pontifici precipitarono dopo che, rivelatosi impotente il ministero presieduto da T. Mamiani, il potere fu affidato a Pellegrino Rossi (15 settembre 1848), con il mandato di ristabilire l'ordine. Ucciso il Rossi (15 novembre), la situazione precipitò ed il papa si risolse così a fuggire a Gaeta (24 novembre), mentre a Roma prevalevano le tendenze radicali, con la conseguente proclamazione della Repubblica Romana (9 febbraio 1849). Caduta Roma in seguito alla spedizione delle truppe francesi del generale Oudinot (luglio 1849), Pio IX rientrò a Roma il 12 aprile 1850 ed affrontò, insieme col nuovo segretario di Stato Antonelli, i problemi della restaurazione e della ricostruzione nei suoi Stati (crisi finanziaria, riassetto della pubblica amministrazione, opere pubbliche). Ma il ritorno a un regime assoluto restrinse sempre più le basi del consenso nei confronti del potere temporale e ne preparò il crollo, avvenuto attraverso le successive tappe dell'annessione al regno di Sardegna delle Legazioni (1860) e dell'annessione allo Stato unitario italiano del Lazio e di Roma (1870). Si acuiva così la Questione romana perché Pio IX condannò (con l'enciclica “Ubi nos”, 15 maggio 1871) la “Legge delle Guarentigie” approvata dal parlamento italiano, si rinchiuse nel Vaticano considerandosi come prigioniero e fece adottare come linea politica dai cattolici italiani l'astensione dalla partecipazione alle elezioni per la camera (“Non expedit” Non conviene). Sul piano delle relazioni con gli Stati Pio IX (che seguì una direttiva di vigoroso intervento nella vita delle Chiese nazionali nell'intento di accrescere il prestigio dell'autorità pontificia) dovette anzitutto affrontare il lungo e difficile conflitto giurisdizionale con il Piemonte (“Leggi Siccardi”). In Francia, dove il papa non nascose la sua ostilità nei confronti dei cattolici “liberali”, la Chiesa godette dal 1849 in avanti di una situazione privilegiata (“Legge Falloux”), mentre la liturgia e la mentalità romane soppiantavano le tradizioni gallicane. Concordati favorevoli alla Santa Sede vennero conclusi con l'Austria (1855) e vari Stati tedeschi (Württemberg, 1857; Baden, 1859; Nassau, 1861), anche se poi i successi così conseguiti furono limitati dalla crisi del Kulturkampf 12
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Pio IX (che diede nuovo impulso all'attività missionaria, soprattutto nell'Africa) svolse infine un'intensa opera di magistero dottrinale, prendendo ripetutamente posizione contro quelli che a lui sembravano essere gli errori del secolo, condannati poi complessivamente nel Sillabo e nell'enciclica accompagnatoria “Quanta cura” (8 dicembre 1864; nell'elenco di questi errori erano il panteismo, il naturalismo, il razionalismo, l'indifferentismo, il socialismo, il comunismo, l'intervento dello Stato nelle questioni morali e religiose). Pio IX (che nel 1854 aveva proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione “Ineffabilis Deus”) culminò la sua opera di restaurazione dell'autorità papale con la convocazione del concilio Vaticano, inaugurato nel dicembre 1869, che proclamò come articolo di fede l'infallibilità pontificia (18 luglio 1870). Per approfondimenti: http://digilander.libero.it/siticattolici/Pontefici/Papi/Pio_ix.htm 13
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Date storiche importanti dello Stato Pontificio 13 dicembre 1803 Bando Generale delle Poste di Roma e Stato ecclesiastico (v. Allegato 11) 17 maggio 1809 Pio VII perde il potere temporale. 17 maggio 1809 Roma viene aggregata alla Francia. 24 maggio 1814 Pio VII viene rimesso sul trono. 18 luglio 1815 Il Papa rientra in Roma. 20 agosto 1823 Muore Pio VII. 27 settembre 1823 A Pio VII succede Leone XII. 10 febbraio 1829 Muore Leone XII. 31 marzo 1829 Viene eletto Pio VIII. 1. dicembre 1829 Muore Pio VIII. 2 febbraio 1831 Viene eletto Gregorio XVI. 4 febbraio 1831 Rivoluzione nelle Romagne, Marche ed Umbria. 26 marzo 1831 Repressi i moti rivoluzionari. 1. giugno 1846 Muore Gregorio XVI. 6 giugno 1846 Viene eletto Pio IX. 13 febbraio 1848 Pio IX concede la Costituzione. 14 luglio 1848 Ferrara occupata dagli austriaci (sarà resa il 18/2/1849). 5 febbraio 1849 Apertura della Costituente. Repubblica Romana. 2 luglio 1849 Fine della Repubblica Romana. 3 luglio 1849 Roma occupata dalle truppe francesi. 14 luglio 1849 I francesi ristabiliscono il potere temporale del Papa. 1. gennaio 1852 Emissione dei primi francobolli del Pontificio. 12 marzo 1860 Annessione delle Romagne al Regno di Sardegna. 17 ottobre 1860 Annessione dell'Umbria al Regno di Sardegna. 17 dicembre 1860 Annessione delle Marche al Regno di Sardegna. 12 settembre 1870 Gli italiani occupano Viterbo (gen. Ferrero). 20 settembre 1870 Gli italiani entrano in Roma (gen. Cadorna). 20 settembre 1870 Pio IX perde il potere temporale. 9 ottobre 1870 Unione del Lazio al Regno d’Italia. 1 gennaio 1871 Roma proclamata capitale d' Italia. 14
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Le tariffe Ecco brevemente quali erano le principali tariffe postali esistenti per una lettera primo porto per l'interno (lettere di un foglio). Il doppio porto pagava il doppio, il triplo pagava 3 volte e via dicendo. L'affrancatura era facoltativa e non gravavano sovrattasse per il mancato o parziale affrancamento (il destinatario pagava la sola differenza). Da precisare che le tariffe venivano calcolate in base a tre "Distanze" postali e 40 "Direzioni". Entro la stessa Direzione Postale 1 bajocco Fra Direzioni Postali limitrofe (sullo stesso percorso postale) 2 bajocchi Fra Direzioni Postali non limitrofe ma nella stessa "distanza" 3 bajocchi Idem se a distanze diverse 4 bajocchi Idem se non contigue 5 bajocchi Stampe di un foglio (qualsiasi località) 1/2 bajocco Stampe (oltre un foglio, fino ad un oncia di peso) 1 bajocco Stampe (per ogni oncia in più) 1 bajocco Raccomandazione +50% Ricevuta di ritorno 5 bajocchi A queste tariffe vi sono alcune eccezioni specifiche che non è qui il caso di menzionare. A seguito del cambiamento di moneta, le tariffe interne per lettere ogni 10 grammi di peso vennero fissate come segue (restò inizialmente facoltativa l'affrancatura delle lettere ma obbligatoria quella degli stampati; tuttavia le lettere non affrancate pagavano a destino il doppio della tassa dovuta): Per la città 5 centesimi Qualsiasi altra destinazione 10 centesimi Manoscritti e campioni (ogni 50 grammi) 20 centesimi Stampati (ogni 40 grammi) 2 centesimi Raccomandazione + 20 centesimi Ricevuta di ritorno 20 centesimi 15
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano I FRANCOBOLLI DELLO STATO PONTIFICIO Sono quei francobolli emessi ed utilizzati nello Stato della Chiesa tra il 1º gennaio 1852 e la Presa di Roma (20 settembre 1870). Lo Stato Pontificio è l'ultimo, in ordine cronologico, tra gli "antichi stati italiani" ad emettere e regolamentare l'utilizzo dei francobolli. L'introduzione dei francobolli, o "bolli franchi" come venivano a volte chiamati all'epoca, avviene a seguito di un editto del cardinale Giacomo Antonelli (v.)9 del 29 novembre 1851 e successivo decreto del Ministero Il Palazzo Madama, attuale sede del Senato delle Finanze (datato 19 italiano, era la sede della Posta Pontificia dicembre 1851) denominato (1851-1870) "Regolamento per l'applica-zione dei bolli franchi alla corrispondenza postale")10. Il soggetto dei francobolli è uguale per tutte le emissioni ed è lo stemma del Vaticano (composto dalle chiavi decussate sovrastate dalla tiara papale) sovrastato dalla scritta "FRANCO BOLLO POSTALE". Il valore nominale del francobollo è riportato sotto lo stemma con tre lettere: "BAJ", "SCUDO", Cardinale Giacomo Antonelli "CENT" rispettivamente per Bajocco, Scudo e centesimi di Lira vaticana. Le sigle delle valute sono seguite dal numero che indica il valore. ______________________________________ In araldica la chiave assume diversi significati simbolici: La potenza, quando connessa alle cariche di castellano o governatore, La obbedienza e la sottomissione, quando si riferisce all'offerta delle chiavi di una città, Il grande favore e la fiducia, quando utilizzata dai gentiluomini di camera dei sovrani. Una coppia di chiavi, una d'argento e una d'oro, solitamente poste in decusse sono l'emblema dei Pontefici. In questo caso possono comparire sia Chiavi pontificie accollate allo scudo sotto la tiara pontificia sia accollate allo scudo. 9 Antonèlli, Giacomo. - Cardinale (Sonnino 1806 - Roma 1876), amministratore e politico più che uomo di chiesa (non fu mai sacerdote), dopo aver dato prova di sé in varî uffici, nominato (1845) protesoriere della Camera apostolica e poco dopo tesoriere generale, concluse felici operazioni finanziarie. Creato cardinale da Pio IX (11 giugno 1847) e chiamato alla presidenza della Consulta di Stato, l'A., già non avverso al moto riformista, divenne, dopo l'assassinio di P. Rossi, il più fermo sostenitore dell'intransigenza assolutista papale di fronte alle nuove idee e in tal senso influì sull'animo di Pio IX (fuga a Gaeta, crociata delle potenze cattoliche). Segretario di Stato dal 1849 alla morte, mantenne il suo intransigente indirizzo politico, il quale, se nella prima fase procurò alla S. Sede vantaggi notevoli (influenza sulla Francia di Napoleone III, concordato del 1851 con la Toscana, del 1855 con l'Austria), fallì di fronte alle aspirazioni nazionali italiane e, dopo il concilio vaticano del 1870, suscitò violente reazioni anche all'estero: Kulturkampf in Germania, denuncia del concordato in Austria. (Treccani, Enciclopedia n line) 10 Allegato 4 – Editto del Cardinale Antonèlli del 29.11.1851; Allegato 4 bis – Regolamento dei Bolli Franchi del Cardinale Antonèlli del 19.12.1851; Allegato 5 – Editto del Cardinale Antonelli del 06.11.1863. 16
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano La prima emissione - introduzione generale 11 francobolli • Dentellatura assente • Senza filigrana • Stampa: tipografia 11 • Stampato da: Reverenda tipografia apostolica • Fogli da: 25 • Disegno di Doublet e Decoppet • Tiratura varie L'emissione dei primi francobolli da parte del Stato Pontificio risale al 1° Gennaio 1852, mentre lo studio risale al 1847. Vedi gli allegati circa l'Editto del Cardinale Antonelli (29 Novembre 1851) ed il decreto del Ministero delle Finanze (19 Dicembre 1851) relativi all'introduzione ed all'uso dei "Bolli Franchi"). L'incisione venne effettuata da Doublet e Decoppet e le matrici in rame furono approntate dalla fonderia “F. Decoppet & C.” di Roma. Il soggetto centrale dei francobolli è identico per tutti i valori e rappresenta l'Emblema Pontificio con le chiavi incrociate (dette "decussate") e la corona Papale. Attorno vi sono dei piccoli ornati e fregi di tipo diverso per i vari valori, il tutto racchiuso da cornici anch'esse di tipo e forma differente per i valori. In alto si trova la dicitura "FRANCO BOLLO POSTALE", scritta a semicerchio per tutti i tagli, ed in basso l'indicazione del valore (in lettere per il mezzo Baj, in numero per tutti gli altri valori). La stampa venne eseguita in tipografia da parte della "Reverenda Tipografia Apostolica", su carta colorata, sia a mano che, in seguito, a macchina: la carta a mano 12 viene denominata "a traliccio" per la trama a volte simile a quella di un tessuto. I due valori più elevati (50 Baj ed 1 Scudo) vennero stampati in colore su carta bianca, solo di tipo a macchina. I francobolli furono stampati in fogli di 100 pezzi, divisi in 4 gruppi di 25 separati da un interspazio a croce (Fig. 1). I valori da 50 Baj ed 1 Scudo vennero stampati invece in fogli da 50 pezzi (2 gruppi sovrapposti di 25 separati da un interspazio orizzontale). I valori da mezzo, 1, 3, 4, ed 8 Baj sono contornati da un doppio filetto separatore, continuo l'orizzontale ed interrotto il verticale. Solo l'1 Baj ebbe due composizioni differenti in cui la continuità dei filetti risulta invertita (cfr. scheda del valore). Nel 1858 venne approntato anche un valore da 20 Baj in colore giallo che non fu però emesso (v. Allegato 8 – Il francobollo pontificio da 20 baj. Non emesso). Venne interamente distrutto ad eccezione di un foglio intero che si trova al Museo Postale Vaticano e di un pezzo singolo, oggi in mani private. 11 La stampa tipografica viene eseguita utilizzando matrici in rilievo (rilievografia) composte da composizioni a mano di caratteri mobili, righe di Linotype o clichés. Tale tecnologia di stampa eredita il concetto dal torchio pressore ideato da Johann Gutenberg per la sua Bibbia a 42 linee, la stampa tipografica è la tecnica di stampa più tradizionale presente in una tipografia moderna. Le caratteristiche finali di uno stampato tipografico sono: 1) tonalità di colore di inchiostro molto "forti e profonde"; 2) la caratteristica impressione (segnatura) posteriore della carta dovuta alla pressione della matrice di stampa a rilievo (caratteri, righe Linotype o cliché); 3) maggiore inchiostrazione sui bordi delle lettere e dei tratti. 12 Il procedimento seguito per la produzione della carta a mano è in estrema sintesi il seguente: l'impasto, precedentemente e opportunamente preparato, giunge al tino, consistente in una vasca munita di un agitatore per mantenere la sospensione in continua mescolazione. Per fabbricare il foglio di carta si impiega la «forma» o «modulo», costituita da un telaio di legno su cui viene fissata una tela a maglie metalliche. L'operaio (c.d. laurente) immerge la forma nella sospensione fibrosa e, nel ritirarla, vi imprime una serie di scuotimenti rapidi al fine di ottenere una feltrazione (unione tra le fibre) uniforme. L'acqua, nel frattempo, scola attraverso le maglie della tela metallica. La forma quindi viene prelevata da un altro operaio (c.d. ponitore) che lo comprime contro un feltro umido di lana, in modo tale da realizzare il distacco del foglio dalla tela ed il conseguente trasferimento dello stesso sul feltro. A questo punto segue la pressatura idraulica dei fogli al fine di ottenere una prima disidratazione della carta. I fogli vengono poi avviati all'asciugamento che può realizzarsi per stendaggio al coperto o in un tunnel a circolazione di aria calda. 17
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano Fig. 1: l'interspazio orizzontale Questa emissione restò in uso per un periodo lunghissimo (fino al 20 Settembre del 1867) e questo lascia facilmente intuire come la carta si possa presentare in spessori e gradazioni di colore assai variabili (per non dire radicalmente differenti) essendo fornita da diversi produttori (il principale fornitore fu la cartiera Graziosi di Subiaco in diversi spessori ma venne anche usata una fornitura della cartiera “Miliani” di Fabriano ed un’altra della cartiera francese “Cansons Frères” ed inglese “Bath”, (v. Allegato 7 – La carta BATH nella produzione dei francobolli dello Stato Pontificio). Anche gli inchiostri da stampa non furono costanti, con tipiche tirature oleose, semi-oleose e con inchiostro grigiastro. Sempre a causa del massiccio impiego le tirature furono tantissime (anche oltre 50 per i valori di maggiore uso); i cliché subirono dunque rotture, deformazioni ed ossidazioni che determinarono lettere incomplete, cornici spezzate, ammaccature, incompletezze nei disegni e via discorrendo (v. Allegato 6 – Difetti degli stereotipi della prima emissione). Per il valore da 50 Baj sono generalmente catalogati due diversi tipi: il primo stampato con i cliché normali ed il secondo ristampato molto dopo (1864) con i cliché che si erano completamente ossidati: il risultato fu pessimo (Confronta la scheda del valore). Tra le varietà, oltre alle già accennate ammaccature, mancanze di lettere, punti, parti dei disegni ecc. (che più che varietà sono difetti di cliché o di stampa) si trovano pezzi con decalco 13, stampe in albino, stampe recto- verso, coppie tête-bêche 14 (pochissimi valori del Mezzo Baj) e doppie stampe. Talora è possibile rinvenire pezzi che presentano parti di filigrana di alcuni dei produttori della carta (Pietro Miliani, Canson Frères, Bath - quest'ultima è in realtà il marchio a secco del produttore e non una filigrana) oppure pezzi con la così detta "filigrana di ricucitura". In rari casi si possono trovare delle impronte di spazi tipografici tra due esemplari, esattamente come avviene per la prima emissione del Lombardo Veneto. Da sottolineare il particolare utilizzo di questi francobolli come frazionati: infatti vennero sovente (o, per meglio dire, più spesso che in altri Stati) tagliati nelle dimensioni più diverse per sopperire alla mancanza di taluni valori. Sempre nella sezione "Approfondimenti" si trovano alcuni esempi. Riassumendo, la serie si compone dei seguenti valori (elencherò i gruppi principali di tonalità, seguendo lo schema esposto dal "Catalogo Sassone Specializzato", ed. 2011) con l'avvertenza che si tratta solo di una scelta e che esistono moltissime tirature intermedie e quindi altre classificazioni possibili: Quotazione Quotazione Valore Colore Descrizione Distribuzione Carta Nuovo Usato Mezzo Baj Grigio Chiavi e valore "BAJ Dal 1852 Mano € 1.350 € 165 13 Il decalco, in questo caso specifico, è un errore di stampa; ed era provocato da una stampa a vuoto (cioè senza foglio). In questo caso il rullo di pressione (sporco di colore) apportava una stampa rovescia sul verso del foglio successivo. Il decalco "spostato" era dovuto alla sovrapposizione dei fogli ancora freschi di stampa. 14 Tête «testa» e bêche, contrazione dell’ant. fr. (à) beschevet «con la testa dell’uno ai piedi dell’altro». Disposizione di due francobolli in modo che la parte superiore dell’uno si trovi di fianco a quella inferiore dell’altra. I francobolli della coppia (nella tiratura) risultano l’uno di fianco all’altro ma uno a diritto e l’altro a rovescio. 18
I Francobolli dello Stato Pontificio e della Città del Vaticano MEZZO" inseriti in una doppia cornice di forma ellittica Mezzo baj Grigio azzurro Idem 01.01.1952 1.350 165 Mezzo baj Grigio verdastro Idem 2.200 500 Mezzo baj Grigio lilla Idem 1.350 650 Mezzo baj Lilla Idem 7.000 5.000 Mezzo baj Lilla vivo Idem 2.000 2.000 Chiavi e valore "BAJ Violetto MEZZO" inseriti in una Mezzo Baj grigiastro doppia cornice di forma Dal 1864 Macchina € 550 € 15 ellittica Mezzo baj Violetto Idem 120 350 Mezzo baj Violetto cupo Idem 550 600 Chiavi e valore "BAJ 1" Verde Mano 1a 1 Baj grigiastro inseriti in una doppia cornice di Dal 1852 composizione € 600 € 15 forma semi-ellittica 1 Baj Verde azzurro Idem 1.500 100 Chiavi e valore "BAJ 1" inseriti Macchina 1a 1 Baj Verde scuro in una doppia cornice di forma Dal 1858 composizione 1.500 120 semi-ellittica Chiavi e valore "BAJ 1" inseriti Macchina 2° 1 Baj Verde scuro in una doppia cornice di forma Dal 1864 composizione 180 145 semi-ellittica Chiavi e valore "BAJ 2" 2 Baj Verde oliva inseriti in una doppia cornice di Dal 1852 Mano € 450 € 36 forma rettangolare 2 Baj Verde giallastro Idem 450 36 Chiavi e valore "BAJ 2" 2 Baj Bianco inseriti in una doppia cornice di Dal 1867 Macchina € 30 € 120 forma rettangolare 2 Baj Bianco verdastro Idem 140 30 Grigio 2 Baj Idem 1.500 25 azzurrastro Chiavi e valore "BAJ 3" 3 Baj Bistro arancio inseriti in una doppia cornice di Dal 1852 Mano € 4.500 € 75 forma ovale 3 Baj Bruno grigiastro Idem 10.000 300 3 Baj Bruno rosaceo Idem 13.500 350 3 Baj Camoscio Idem 4.500 75 3 Baj Giallo paglia Idem 1858 30.000 1.100 Giallo paglia 3 Baj Idem - 1.300 chiaro Chiavi e valore "BAJ 3" Giallo cromo 3 Baj (bruno) inseriti in una doppia cornice di Dal 1863 Macchina € 80 € 300 forma ovale 3 Baj Bruno Idem 500 100 3 Baj Bruno grigiastro Idem 700 140 19
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