Hohenzollern e Hitler: rapporti tra la casa imperiale e il Führer - Das Andere

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Hohenzollern e Hitler: rapporti tra la casa imperiale e il Führer - Das Andere
Hohenzollern e Hitler: rapporti tra
la casa imperiale e il Führer
Hohenzollern e Hitler: rapporti tra la casa imperiale e il Führerdi Giuseppe
Baiocchi del 10/02/2019

Friedrich Wilhelm Viktor Albrecht von Hohenzollern (1869 – 1941) fu il nono e
ultimo König di Prussia. Quando il primo novembre del 1918, il suo ministro degli
interni Bill Drews (1870 – 1938) gli propose l’abdicazione, dovuta alle pressioni
popolari di Berlino, Wilhelm II di Prussia rispose: «come può lei, un funzionario
prussiano, uno dei miei sudditi che mi ha giurato fedeltà, avere l’insolenza e la
sfrontatezza di sottopormi una richiesta del genere»? Eppure gli eventi furono
largamente maturi per la sua abdicazione, la quale avvenne il 9 novembre, dopo
lo scoppio della rivoluzione novembrina alemanno-tedesca.

Nella foto (da sinistra a destra) sono ritratti tre familiari imperiali tedeschi
durante l’esilio in Olanda: il principe ereditario della casata degli Hohenzollern
Friedrich Wilhelm Victor August Ernst (1882 – 1951); segue il Kaiser Friedrich
Wilhelm Viktor Albert (Wilhelm II); infine il figlio primogenito del principe
ereditario Wilhelm Friedrich Franz Joseph Christian Olaf (1906 – 1940), morto
durante le operazioni belliche del 1940 in Francia.

Esiliato in Olanda, dal 10 novembre del 1918, il Kaiser visse la vita di un
gentiluomo di campagna e sebbene pensasse costantemente ad un restauro del
suo Trono, la Germania in pochi anni cambiò terribilmente. Dal Castello di
Amerongen, sede della sua residenza, non uscì quasi mai. I pochi estranei che
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riescono ad avvicinarlo dicono che appariva molto invecchiato, ma i giornali di
tutto il mondo sono alla caccia di una sua foto. L’ex Kaiser non riceve fotografi,
finché un giornalista olandese riuscì nell’impresa sul finire dell’estate del 1919.
Travestitosi da contadino e appostatosi su un carro carico di fieno, fermo presso
l’alto muro di cinta del castello, aveva immortalato Wilhelm uscito con la moglie a
passeggiare nel grande parco: gli era cresciuta una foltissima barba. Durante
l’esilio dorato olandese, la sua religione cristiano-protestante aumentò di portata
e precedentemente alla presa del potere (1933) di Adolf Hitler (1889 – 1945), il
partito nazionalsocialista iniziò un lungo corteggiamento politico, con la promessa
di restaurare la Monarchia. Hitler chiese al Kaiser Wilhelm, una richiesta
semplice: l’appoggio dell’elettorato reazionario alle elezioni del luglio del 1932,
trovando un accordo con il capo della casata degli Hohenzollern. In verità il primo
Führer, di stampo nazional-socialista, era molto lontano dalle ideologie
monarchiche, ma da ottimo politico aveva un necessario bisogno di voti. Quando
nel 1933, Hitler diventando Cancelliere del Reich, pose un rigoroso silenzio sulla
“questione monarchica”, i rapporti con il Kaiser si raffreddarono, fino ad arrivare
ad un disprezzo reciproco. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale rifiutò
l’offerta di salvataggio da parte degli inglesi e, si deve dire, provò una certa gioia
nel vedere la Francia sconfitta e le truppe tedesche che marciavano trionfanti
attraverso Parigi. Dopotutto rimaneva pur sempre un conservatore, ed un
convinto sostenitore del militarismo. Soltanto quando saprà delle persecuzioni di
Hitler contro gli ebrei asserirà: «per la prima volta mi vergogno di essere
tedesco». Di lì a poco spirò il 4 giugno del 1941, dove nel suo testamento vietò
l’esibizione di eventuali svastiche al suo funerale e rifiutò anche di essere sepolto
in Germania, purché non vi fosse restaurata la sua Monarchia. Ciò impediva a
Hitler di dare spettacolo della sua scomparsa e, nonostante il divieto del leader
nazista, molti ufficiali e funzionari tedeschi di alto livello assistettero al sobrio
funerale. Le sue spoglie riposano fino ad oggi presso il castello di Huis Doorn nei
Paesi Bassi.
Durante gli anni della dittatura nazista in Germania, alcuni reali abbracciarono il
nuovo regime mentre altri si opposero con convinzione. Coloro che si unirono ai
nazisti provenivano principalmente da famiglie minori che sentivano di non avere
nulla da perdere nel farlo e avrebbero guadagnato poco se il vecchio sistema
monarchico fosse stato restaurato. Tuttavia, furono i reali prussiani a essere al
centro dell’attenzione mediatica, in quanto prima rappresentavano il nucleo
familiare imperiale di tutta la Germania. Del ramo dinastico degli Hohenzollern è
importante ricordare che solo un figlio dell’ex Kaiser, il principe August Wilhelm
Heinrich Günther Viktor principe di Prussia (1887 – 1949) abbracciò la causa
nazista. Un coinvolgimento politico, che gli causò, da parte di suo padre Wilhelm
II, la rinnegazione come proprio figlio. Alcuni pensarono che il principe August
Wilhelm nutrisse l’ambizione di conquistare il Trono imperiale per se stesso o
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forse per suo figlio, ma, naturalmente, tale operazione non fu mai presa in
considerazione da parte del movimento nazista. Alla fine Hitler si rivolgerà a lui,
quando i reali tedeschi non rientrarono più nei propri piani politici. Come la
tradizione esigeva, numerosi principi prussiani, mentre sfidavano il partito
nazional-socialista, si unirono alla Wehrmacht, l’organo militare più conservatore
e reazionario nella Germania degli anni Trenta e Quaranta, combattendo il
secondo conflitto mondiale nella sua parte iniziale. È importante capire chi
fossero questi uomini e perché servissero ancora la Germania, nonostante il
partito nazista usava nei loro confronti una politica denigratoria al punto di farli
apparire come caricature fittizie e ridicole. È bene affermare che non tutti i
tedeschi erano legati al partito nazional-socialista: molti possedevano la tessera
per scopi opportunistici, altri per paura e infine alcuni per devozione nazionale.
Ne è un esempio il famoso caso dell’imprenditore tedesco Oscar Schindler (1908 –
1974) membro del partito, onorato fino ad oggi per aver salvato le vite di molti
ebrei (1.100 persone) durante l’Olocausto.

Potsdam, marzo del 1933: il principe ereditario Friedrich Wilhelm Victor August
Ernst (1882 – 1951) in compagnia del leader nazional-socialista Adolf Hitler,
davanti alla Chiesa protestante di Garrison.

Il problema che affliggeva i reali tedeschi era lo stesso di molte teste coronate di
tutta Europa, i cui paesi avevano abolito le loro monarchie: se mettersi in
opposizione al proprio paese a causa del proprio governo o difendere la propria
patria indipendentemente dalla situazione politica.
In assenza del Kaiser, esiliato in Olanda, il sovrano più alto in Germania era il
principe ereditario prussiano Friedrich Wilhelm Victor August Ernst (1882 –
1951). Alto, magro, dal contegno rilassato, con un collo slanciato che la satira
dell’Intesa, durante la Grande Guerra, prese di mira. Era ritratto come un dandy,
ma tutto ciò fu largamente ingiusto per il defunto principe ereditario. In quasi
tutti i casi il ritratto esagerato di lui è completamente falso. Nato ed educato per
ereditare un Impero, si formò come un pangermanista convinto, ma pochi
conoscono la sua avversità verso il conflitto bellico che trascinò l’Europa verso la
sua guerra civile: il principe ereditario non era un guerrafondaio. Quando scoppiò
la guerra nel 1914, che definì «stupida», al principe fu dato il comando del quinto
esercito tedesco sul fronte occidentale e, nonostante ciò che molti pensano ora, fu
un abile comandante sul teatro bellico. Ha ottenuto ottimi voti per la sua
leadership nelle Ardenne durante l’iniziale invasione tedesca e, sebbene non fosse
un genio militare, era certamente capace, degno del suo rango e immeritevole del
dileggio avversario di cui fu vittima. All’inizio del 1916 le sue forze guidarono
l’offensiva contro Verdun, per la quale è stato spesso anche molto e ingiustamente
criticato. Nel 1917 cominciò a parlare in favore della fine della conflitto. Le sue
armate vinsero nella battaglia dell’Aisne nel 1918 e con l’abdicazione del Kaiser,
andò in esilio come suo padre. Gli fu permesso di tornare in Germania nel 1923,
dove continuò a sostenere il restauro degli Hohenzollern. Durante il nazismo, tutti
i suoi figli in grado di prestare servizio militare, durante la seconda guerra
mondiale, si arruolarono. L’unico a non arruolarsi fu il figlio più giovane, il
principe Friedrich Georg Wilhelm Christoph di Prussia (1911 – 1966), che stava
studiando in Inghilterra quando scoppiò la guerra. Fu arrestato dalle autorità
britanniche come “nemico straniero” e posto in un campo di internamento in
Inghilterra e in seguito trasferito in Canada. In entrambi i campi, i suoi compagni
di reclusione lo elessero loro capo e divenne un cittadino britannico dopo la
guerra nel 1947. Il primogenito Wilhelm Friedrich Franz Joseph Christian Olaf
(1906 – 1940) e il terzo figlio Hubertus Karl Wilhelm (1909 – 1950) prestarono
servizio nella Wehrmacht; mentre il secondo Louis Ferdinand Viktor Eduard
Albert Michael Hubertus (1907 – 1994) prestò servizio nella Luftwaffe. Il loro
padre, principe ereditario Wilhelm, è stato spesso ritratto come membro o
sostenitore del partito nazista: nulla di più falso. Egli fu un patriota tedesco,
conservatore, in pieno contrasto con il trattato di Versailles come qualsiasi
tedesco patriottico e si oppose alla Repubblica di Weimar, per il suo carattere
largamente progressista. Non è mai stato un membro o un sostenitore del partito
nazista. Le ipotesi contrarie derivano in gran parte dal fatto che numerose sue
foto, indossano quella che sembra la classica uniforme nazista degli
Sturmabteilung (SA). Nonostante le apparenze, il principe ereditario non
apparteneva alle SA (di stampo socialista e protestante), ma apparteneva al
National Socialist Motor Corps (NSKK), un’organizzazione sussidiaria per gli
appassionati di automobili e motocicli. Era un fatto comune nella Germania degli
anni Trenta che tutte queste organizzazioni dovevano adottare uniformi conformi
al partito nazional-socialista, tra cui le onnipresenti camicie brune e le cinghie
con la svastica. Tuttavia non vi era nulla di sinistro nello stesso NSKK: si
addestravano conducenti, si tenevano manifestazioni e si aiutato gli automobilisti,
in modo simile alle organizzazioni anglosassoni come la “AAA” begli Stati Uniti o
la “British Automobile Association” in Gran Bretagna.
Il principe ereditario Wilhelm non è mai stato membro del partito nazista e non ha
mai appoggiato Adolf Hitler o il suo movimento. La leadership nazista non ha mai
visto il principe ereditario come un alleato, ma piuttosto il contrario e i loro
sentimenti su quel punto sarebbero diventati molto chiari nel corso della seconda
guerra mondiale. Mentre, all’inizio, cercavano di reclutare i reali come vetrine per
aggiungere legittimità alle riunioni naziste, i membri del partito erano paranoici
riguardo a qualsiasi solidarietà per la vecchia monarchia e agivano contro i reali
anche se stavano prestando servizio in uniforme con le forze armate tedesche.
Il primogenito di “Wilhelm III”, anche lui di nome Wilhelm, quando nel 1933 –
contro il volere di suo nonno -, sposò Dorothea von Salviati (1907 – 1972)
incontrata mentre era a scuola a Bonn, per le leggi dinastiche dovette rinunciare
alla sua pretesa al Trono e ai diritti di successione per eventuali futuri figli. Così
facendo, il futuro della casa di Hohenzollern divenne responsabilità del fratello
minore, il principe Louis Ferdinand. Lontano dalla Germania per lungo tempo –
essendosi stabilito negli Stati Uniti e avendo iniziato un lavoro a Detroit
(Michigan), dove è stato accolto da Henry Ford (1863 – 1947) -, quando le azioni
di suo fratello lo richiamarono in Germania nel 1934, accettò il compito senza
riserbo. Bisogna comunque segnalare che il principe Louis Ferdinand non era
contento del matrimonio di suo fratello e di come le sue azioni lo avessero spinto
verso una posizione di futuro capo della famiglia, ma sarà unicamente la sua linea
di sangue che porterà avanti il lascito della casata degli Hohenzollern fino ai
giorni nostri.
Il principe Louis Ferdinand lavorò nel settore dell’aviazione tedesca e in seguito si
unì alla Luftwaffe come ufficiale di addestramento.
Il primogenito, principe Wilhelm, parallelamente dopo il matrimonio divenne un
ufficiale del Primo Reggimento della Prima Divisione, ricoprendo il comando della
11a Compagnia nel 1938. Il terzogenito, il principe Hubertus, doveva assistere
all’ottavo reggimento, presso la terza divisione di fanteria (anche lui in seguito si
trasferì alla Luftwaffe). Quando scoppiò la seconda guerra mondiale i due
principi, arruolati nella Wehrmacht, parteciparono entrambi all’azione bellica di
offesa alla Polonia nel 1939. Un altro reale prussiano, di ramo cadetto, il principe
Oskar Wilhelm Karl Hans Cuno von Hohenzollern (1915 – 1939), ufficiale di
riserva, fu ucciso in azione a Widawka, in Polonia, il 5 settembre 1939. Hitler per
la prima perdita “Imperiale” non permise alcuna manifestazione, non facendo
sollevare la questione, attraverso i propri canali mediatici. Più tardi, tuttavia,
quando il primogenito degli Hohenzollern (principe Wilhelm) – che stava
combattendo al fronte nell’invasione della Francia (1940) -, fu ferito a morte a
Valenciennes (spirò pochi giorni dopo a Nivelles il 26 maggio 1940), la notizia non
poté essere repressa: due principi prussiani uccisi in un anno sul fronte,
disturbarono molto la leadership nazista, la quale non gradiva clamori sulla
questione.

Principe Wilhelm di Prussia (1906 – 1940) nell’aprile del 1933, figlio del principe
ereditario Wilhelm III.

Quando le notizie sulla morte del principe Oskar e del principe Wilhelm
arrivarono in Germania, ci fu un’ondata di simpatia nei confronti della famiglia
reale prussiana. I funerali del principe Wilhelm furono celebrati nella Chiesa della
Pace e più di 50.000 tedeschi dimostrarono il loro sostegno alla Casa di
Hohenzollern. L’enorme numero di persone in lutto causò il panico dei dirigenti
nazisti, che immediatamente emanarono il cosiddetto “decreto del principe” che
vietò a tutti i reali prussiani il servizio militare. Il terzogenito, principe Hubertus,
fu estromesso dal fronte e praticamente costretto a porre fine alla sua carriera
militare; mentre al secondogenito, principe Louis Ferdinand della Luftwaffe, gli fu
impedito di volare. Il proclama, sotto il profilo della propaganda di partito, voleva
esentare dalla leva i reali per «non creare ulteriori lutti, verso una grande
famiglia tedesca e risparmiare dolore alla popolazione».
L’unico principe prussiano a cui fu permesso di rimanere al suo posto
nell’esercito fu Alexander Ferdinand Albrecht Achilles Wilhelm Joseph Viktor Karl
Feodor (1912 – 1985), unico figlio di August Wilhelm Heinrich Günther Viktor
(1887 – 1949), quarto figlio del Kaiser in esilio, Wilhelm II, poiché era membro del
Partito nazista (come il padre) e originariamente membro delle Camicie brune.
Una volta emesso il decreto, questo coincise con una repressione nazista sui reali
e sui monarchici in generale. Ogni pretesa di essere in qualche modo solidale con
la vecchia monarchia fu abbandonata e anche i pochi reali filo-nazisti in Germania
furono messi da parte e sottoposti a controllo dello Stato. Il principe Alexander
Ferdinand, che un tempo aveva nutrito la speranza di divenire il successore di
Adolf Hitler, fu estromesso politicamente dal partito, ritrovandosi isolato, poiché
la sua adesione al nazismo gli aveva chiuso le porte della Casa Imperiale. Quando
si sposò nel 1938 nessuno dell’aristocrazia degli Hohenzollern partecipò al
matrimonio. La maggior parte della famiglia reale prussiana aveva legami molto
più stretti con i dissidenti del partito.
Il principe ereditario Wilhelm III, rilevò la sua avversione al partito con il palese
regalo che inviò al monarchico e anti-nazista Reinhold Wulleche, spedito
successivamente in un campo di lavoro per aver tentato l’organizzazione di un
movimento di opposizione monarchico. Dopo tale gesto di solidarietà la vita di
Wilhelm fu controllata in ogni istante dai nazisti: durante la guerra, ma
soprattutto dopo l’Operazione Valchiria, il tentativo di assassinio di Hitler del
1944. Alla Gestapo fu ordinato di pedinare il principe in ogni momento. Il gruppo
reazionario-conservatore di stampo prussiano, che organizzò il tentativo di
omicidio ha avuto numerosi legami con la famiglia reale prussiana. Secondo i
piani dell’attentato del 20 luglio del 1944, il nuovo Cancelliere della Germania
sarebbe stato il monarchico e conservatore Carl Friedrich Goerdeler (1884 –
1945), e rilievo politico sarebbe stato concesso al secondogenito principe Louis
Ferdinand come potenziale Kaiser tedesco che avrebbe ripristinato la Monarchia
e trattato la resa, come nuovo Governo Tedesco. Molti dei cospiratori erano anche
membri del ramo tedesco dei Cavalieri di San Giovanni di Rodi e Malta,
presieduto dal principe Oskar Karl Gustav Adolf di Prussia (1888 – 1958), il cui
figlio (e successore in quella posizione) scrisse in seguito una storia del
movimento di resistenza tedesco.
Quasi tutti gli esponenti della Wehrmacht del colpo di Stato monarchico furono
catturati, processati e uccisi. Uno dei pochi coinvolti che miracolosamente fu
risparmiato, per volere di Hitler (che non voleva fucilare un personaggio amato
dal popolo tedesco), fu il filosofo Ernst Jünger, eroe della Grande Guerra e
capitano durante il secondo conflitto; così ricordò l’evento: «fu sotto l’egida del
generale Speidel che potemmo formare a Parigi, all’interno della macchina
militare, nel cuore stesso del mostro, un circolo ristretto fedele allo spirito e ai
valori cavallereschi. Dei gruppi dovevano entrare in azione contro Hitler: il
luogotenente von Hokafcker e lo stesso comandante von Stulpnagel mi spiegarono
che bisognava violare il sistema di sicurezza “numero uno” della Wolfs.Schanze e
riuscire a stare cinque minuti con un’arma nel quartier generale del Führer.
Bisognava far saltare Hitler per trattare con l’Occidente in previsione di una
catastrofica disfatta ad Oriente. Non era quindi resistenza ideologica, ma fronda
sulle scelte militari. Io, però non credevo negli attentati. La storia dimostra che in
genere giovano solo al potere in carica. Ero scettico e da certi segnali avevo
intuito lo scacco. Andò male e il nostro circolo fu decimato».
Il già citato Goerdeler fu catturato dalla Gestapo il 12 agosto del 1944 e impiccato
come traditore della Patria. Prima di morire dichiarò: «Chiedo al mondo di
accettare il nostro martirio come atto di penitenza in nome del popolo tedesco».
Sebbene non fosse personalmente coinvolto nel complotto dell’assassinio, i legami
tra la resistenza e il secondogenito Louis Ferdinand Hohenzollern furono
sufficienti per il suo arresto. Fu interrogato dalla Gestapo e successivamente
imprigionato nel campo di concentramento di Dachau. Lo stesso Adolf Hitler
affermò che «il principe ereditario è l’istigatore» dell’attentato alla sua vita. Il
ministro della propaganda Paul Joseph Goebbels (1897 – 1945) proclamò, verso
gli aristocratici tedeschi, «dobbiamo sterminare questa sporcizia», e il capo delle
Schutzstaffel (SS) Heinrich Luitpold Himmler (1900 – 1945) riferì come: «non ci
saranno più principi. Hitler mi ha dato l’ordine di finire tutti i reali tedeschi e di
farlo immediatamente».

Nell’immagine (da sinistra a destra): il filo-nazista Alexander Ferdinand Albrecht
Achilles Wilhelm Joseph Viktor Karl Feodor (1912 – 1985); il principe e generale
delle SS Josias Georg Wilhelm Adolf Waldeck e Pyrmont (1896 – 1967) e l’anti
nazista e principe Oskar Karl Gustav Adolf di Prussia (1888 – 1958).

Per motivi temporali e soprattutto bellici, le minacce naziste non furono attuate,
ma il principe Louis Ferdinand fu come citato mandato in un campo di
concentramento e la repressione antireale fu così diffusa che vide l’arresto del
principe filo-nazista Philipp von Hessen-Kassel und Hessen-Rumpenheim (1896 –
1980, Filippo d’Assia) e di sua moglie la principessa Mafalda di Savoia (1902 –
1944), la quale trovò la morte nel campo di concentramento di Buchenwald il 28
agosto 1944. Le stime riportano che seimila reali e aristocratici furono uccisi nelle
purghe dopo il complotto. Himmler voleva che tutti i principi tedeschi sfilassero
attraverso Berlino, per essere oltraggiati, prima della loro esecuzione e le loro
proprietà sequestrate e ridistribuite ai fedeli nazisti. Sembra paradossale che
ancora oggi alcuni storici moderni facciano di tutto per collegare la monarchia
tedesca con il partito nazional-socialista, quando proprio quest’ultimo era
assolutamente certo che gli Hohenzollern fossero il cuore e il centro della loro più
pericolosa opposizione interna. Quei prussiani e altri principi reali che
combatterono nelle forze armate tedesche, quasi senza eccezione, lo fecero
puramente per la loro devozione alla Germania e al popolo tedesco e non per
simpatia verso il regime nazista. Quei principi e aristocratici che erano veramente
devoti alla causa nazista erano pochissimi e si trovarono traditi dal partito che
servivano e scacciati dal resto della loro classe e spesso dalle loro stesse famiglie.
Gli aristocratici contro cui il partito non si è scagliato, come il principe e generale
delle SS Josias Georg Wilhelm Adolf Waldeck e Pyrmont (1896 – 1967), furono
condannati dopo la fine della guerra dagli Alleati. Dopo il conflitto la casata degli
Hohenzollern, vide la morte di Wilhelm III nel 1951 e la leadership della famiglia
passò nelle capaci mani del principe Louis Ferdinand Hohenzollern, un uomo dai
legami amichevoli con gli alleati e uno strenuo oppositore del regime nazista per
tutta la sua vita.

Per approfondimenti:
_Walter Henry Nelson, Gli Hohenzollern – Odoya, Bologna 2016;
_Giovanni Ansaldo, L’ultimo Junker. L’uomo che consegnò la Germania a Hitler –
Le Lettere, Grassina (Fi), 2007;
_Stephan Malinowski, Vom König zum Führer: Der deutsche Adel und der
Nationalsozialismus – Fischer Taschenbuch, 2004;
_Ernst Jünger, Irradiazioni. Diario 1941-1945 – Guanda, Milano, 1995.

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