Heritage Foundation Tra gaffes e indici fake
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Heritage Foundation Jim DeMint, Presidente. Ex Senatore Terry Miller, Direttore del Centro per il e Repubblicano commercio internazionale e la della California. libertà economica della fondazione (CITE). Uno dei fondatori del Tea Responsabile dell’Index of Party Economic Freedom Anthony Kim, Senior Policy Analyst, a capo del team di ricerca dell’Index.
Chi è Jim DeMint? Senatore Usa per il partito repubblicano dal 2005 al 2013. Animatore del Tea Party insieme a Sarah Palin. DeMint ha trasformato profondamente la Fondazione ponendola sotto il controllo di Heritage Action for America, il braccio politico della Fondazione e utilizzato per la mobilitazione repubblicana. Secondo alcuni commentatori tutto ciò ha coinciso con una perdita di integrità intellettuale e influenza nel dibattito accademico. http://www.washingtonpost.com/blogs/right- turn/wp/2013/10/21/jim-demints-destruction-of-the- heritage-foundation/
Le gaffes dell’Heritage Foundation L’autore del recente report della Fondazione sulle politiche migratorie Usa ( report fortemente critico sulla riforma di Obama), Jason Richwine, è stato costretto a dimettersi, seguito della pubblicazione della sua tesi laurea dove sostiene che i Latinos (e altri gruppi Etnici) sono “per natura intellettualmente inferiori”. http://news.yahoo.com/heritage-foundation-cuts-ties-jason-richwine-205850465.html Il blog Mother Jones ha riportato alcuni passi della sua tesi: "Race is different in all sorts of ways, and probably the most important way is IQ.Decades of psychometric testing has indicated that at least in America, you have Jews with the highest average IQ, usually followed by East Asians, then you have non-Jewish whites, Hispanics, and then blacks. These are real differences, and they're not going to go away tomorrow, and for that reason we have to address them in our immigration discussions and our debates.” http://www.motherjones.com/politics/2013/05/heritage-immigration-scholar-race-differences-iq-jason- richwine
Le gaffes dell’Heritage Foundation – 2 L’autorevole rivista Foreign Policy ha accusato la Fondazione di aver redatto due paper scientifici sul programma di sorveglianza e intercettazione della Nsa, sostenendo la sua piena legalità e la necessità del suo mantenimento in vita, e di essersi successivamente rifiutata di renderli noti al pubblico. http://thecable.foreignpolicy.com/posts/2013/10/16/now_the_nsa_scandal_is_roiling_t he_heritage_foundation
Index of Economic Freedom http://www.heritage.org/index/ L’indice di libertà economica è un progetto congiunto tra l’Heritage Foundation e il Wall Street Journal che punta a stabilire una misura affidabile della libertà per ogni economia del mondo. L’indice è stato creato nel 1995, e si basa su 10 categorie di libertà che determinano il punteggio complessivo di libertà economica per ogni Paese. Le dieci categorie sulle quali si basa l’indice sono libertà d’impresa, libertà di commercio, libertà fiscale, spesa governativa, libertà monetaria, libertà negli investimenti, libertà finanziaria, diritti di proprietà, libertà dalla corruzione e libertà del lavoro. Ognuna delle dieci categorie si compone di misure addizionali quantificabili come il tasso d’inflazione, il Pil, etc. e rilascia un punteggio annuale da 0 a 100. I punteggi delle dieci categorie vengono poi sommati e viene successivamente fatta la media al fine di ottenere il punteggio di libertà economica complessivo per ogni Paese.
Le categorie dell’Index Si possono dividere in due gruppi principali: Il primo gruppo si basa su un approccio quantitativo e comprende: libertà d’impresa, libertà del lavoro, libertà fiscale, spesa pubblica, libertà dalla corruzione, libertà monetaria e libertà del commercio. Queste sette categorie vengono tutte misurate usando un approccio quantitativo basato su formule che sono ricorrenti per ogni Paese; Il secondo gruppo riguarda: la libertà degli investimenti, libertà finanziaria, diritti di proprietà. Queste categorie vengono analizzate sulla base di un approccio qualitativo (Es. la categoria della spesa pubblica) Punta a valutare il livello di spesa pubblica come percentuale del Pil. Nonostante gli autori dell’indice non abbiano mai definito il livello ideale di spesa pubblica per avere il punteggio massimo, hanno stabilito una metodologia che tratta la spesa pubblica nulla o pari allo zero come un benchmark di riferimento positivo e penalizza i paesi con un livello di spesa pubblica pari o superiore al 30 per cento del Pil. Alcuni paesi in via di sviluppo si sono lamentati in quanto il parametro conteggia come spesa pubblica anche gli aiuti internazionali ricevuti per la cooperazione e lo sviluppo. Il conteggio dunque penalizza tutta una serie di paesi africani e asiatici.
Punti di vista – il problema della prospettiva interna Hence, this index aggregation methodology poses two potential problems. First, aggregating an overall summary index consisting of more than 50 variables might not capture adequately the economic freedom level in the countries represented in the index. Additionally, the index score calculation methodology could be subject to the subjective interpretation of the existing policies in each country by the Heritage Foundation’s economic policy experts. [James Hartley, Professor of Economics, University of California ] Un problema di variabili, più di 50, che non sarebbero in grado di catturare il livello esatto di libertà economica. Un problema di soggettività degli analisti che elaborano l’indice, soprattutto per quanto riguarda la raccolta qualitativa dei dati, la scrematura e le fonti. Per quanto riguarda le fonti, ad esempio, come si legge sul sito stesso dell’Indice, esse fanno riferimento esclusivamente a fonti statunitensi e non ad organizzazioni internazionali di natura economica. (Es. Us Department of Commerce, Us Department of State).
Alcune conclusioni sull’Index – rapporto tra libertà economica e crescita Alcuni studiosi (Hartley 2006, Heckelman 2000, Caudill, 2005) hanno analizzato la qualità dell’indice e il rapporto tra libertà economica e crescita economica, traendone alcune conclusioni: Economic freedom is not one dimensional; The subjectivity involved in the measurement of several of the freedom categories might have an important negative impact on the ability of the index, as an aggregate measurement of economic freedom, to predict economic growth; The causality direction between economic freedom and economic growth is unclear . [Does Economic Freedom Determine Economic Growth? A Discussion of the Heritage Foundation’s Index of Economic Freedom, Theoretical Appendix, Kristina Dimitrova Hristova, Department of Economics, Mount Holyoke College]
Lo strano caso dell’Ecuador L’Ecuador ha sempre ricevuto un pessimo rating nell’indice dell’Heritage (159°) e viene considerato come paese dove la libertà economica viene repressa. Nella descrizione del paese l’Heritage afferma che l’Ecuador ha avuto “una crescita economica moderata”. Il punto è che l’Ecuador ha avuto uno dei tassi di crescita più spaventosi dell’America Latina negli ultimi anni, migliore addirittura di quello brasiliano (dal 2000 tasso di crescita del 5,5 per cento).http://www.ibtimes.com/ecuador-growing-faster-brazil- what-behind-its-booming-economy-1291057 La cosa curiosa è che in un articolo di analisi del 2012 la fondazione, difendendo la posizione repubblicana di spingere ad un taglio delle tasse durante il secondo mandato Clinton considera come crescita “spettacolare” (spectacular) una crescita del 4,4 per cento.
Lo strano caso dell’Ecuador - 2 It was not until after a 1997 tax cut, passed by Congress— a tax cut President Clinton resisted but ultimately signed—that the spectacular growth kicked in. While small in static revenue impact, the 1997 cuts included a reduction of the capital gains rate from 28 percent to 20 percent. This opened the capital floodgates necessary for entrepreneurs to develop, harness, and bring to market the wonders of the new information technologies. Heritage Foundation, Settembre 2012, http://www.heritage.org/research/rep orts/2012/09/clinton-tax-hikes- slowed-growth
Lo strano caso dell’Ecuador – 3 Sempre nel 2012 l’Heritage ha presentato una tabella dove, per spiegare alcune performance economiche della social security, definiva i suoi parametri per un “Rapid Growth Scenario”, collegandolo ad un tasso di crescita annuo dei salari reali dell’1,4 per Cento (inflation adjusted). Il criterio è stato successivamente inserito come parametro della categoria Freedom Labour dell’Index. Quindi se aumentano i salari reali rapidamente viene considerato un elemento positivo da computare nella somma totale. Nel 2012, la crescita reale dei salari in Ecuador, secondo il Banco Central,è stata del 3 per cento (inflation adjusted) quasi il doppio del rapid growth scenario stabilito dall’Heritage, eppure nell’index questo aspetto non viene computato, anzi non ne viene fatto alcun cenno. http://www.yousigma.com/comparativeanalysis/ecuadormarketandeconomicindicators.pdf
Perché tutti questi errori? Forse perché il governo dell’Ecuador di Correa cozza contro tutte le teorie economiche dei conservatori: una crescita del Pil che si accompagna alla riduzione delle diseguaglianze e alla diminuzione della povertà ? Qui un interessante articolo: Why Is the Failed Monti a 'Technocrat' and the Successful Correa a 'Left-Leaning Economist'? http://www.huffingtonpost.com/william-k-black/new-york-times- profile_b_2269009.html
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