La stagione 2018 al Museo d'arte Mendrisio - Città di Mendrisio

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La stagione 2018 al Museo d'arte Mendrisio - Città di Mendrisio
La stagione 2018 al Museo d’arte Mendrisio

Dopo la conclusione della mostra Il paradiso di Cuno Amiet, che ha riscosso un enorme successo di
pubblico (oltre 9mila i visitatori, quasi 50 le classi che hanno partecipato ai vari percorsi didattici
organizzati), il Museo d'arte di Mendrisio si prepara ad affrontare la stagione 2018 con una serie di
interessanti e variegate proposte culturali.

In primavera si apriranno due diverse esposizioni. La prima, Natura e Uomo. La collezione
Bolzani, prevista dal 25 marzo al 15 luglio 2018, intende proseguire la volontà del Museo d’arte
Mendrisio di mettere in luce le proprie donazioni che, costituendo un avvenimento nella storia di un
Museo d’arte, arricchiscono le sue collezioni rendendole patrimonio artistico di qualità e documento
storico di eccezionale significato. È questo il caso della donazione fatta di recente al Museo d’arte
Mendrisio da Lorenza e Giovanni Bolzani, che hanno voluto rendere omaggio ai genitori Nene e
Luciano destinando la loro collezione al Museo d’arte Mendrisio e conservandola così nella sua
integrità. Nene e Luciano Bolzani sono stati in primo luogo collezionisti di arte italiana del ‘900,
hanno costruito la loro raccolta, che conta circa un centinaio di opere, partendo da alcuni classici
dell’arte moderna italiana (Giorgio Morandi, Lorenzo Viani, Mario Sironi, Carlo Carrà, Ardengo
Soffici) e focalizzando i loro interessi soprattutto sull’arte del dopoguerra, decenni in cui l’Italia,
dopo il ventennio fascista, si aggiornava sugli esempi francesi e americani. Fu la stagione
dell’astrattismo lirico o di un realismo rivisitato alla luce del cubismo e dell’espressionismo.
Protagonisti furono Renato Guttuso, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Vittorio Tavernari, Franco
Francese, Emilio Vedova, Luciano Minguzzi, con i quali dialogarono in una situazione di apertura
culturale (siamo negli anni ’60-’70) artisti ticinesi quali Filippo Boldini, Edmondo Dobrzanski,
Giovanni Genucchi, Sergio Emery fino a quelli di una generazione seguente come, per citare solo
alcuni nomi, Renzo Ferrari, Cesare Lucchini, Gabai. Grazie alla sua completezza, alle sue peculiarità
– il “dialogo” culturale tra Ticino e Lombardia nel corso di tre fervidi decenni – il Museo d’arte di
Mendrisio ha progettato una mostra con i materiali della collezione: circa 70 opere tra dipinti,
sculture e opere su carta che occuperanno una metà degli spazi del Museo. La presentazione della
collezione ha dato lo spunto per un’indagine storica a tutto campo che ha visto impegnati il Museo
d’arte Mendrisio a fianco della Fondazione Casa Testori di Novate Milanese, sostenuti dall’Archivio
Opere Ennio Morlotti e della Fondazione Corrente di Milano. Una ricca sezione documentaria
accompagnerà la presentazione delle opere.
Nel catalogo di 80 pagine che accompagna la mostra, si trovano i testi di Simone Soldini, curatore
della mostra, Giuseppe Frangi e un ricordo del poeta e scrittore ticinese Alberto Nessi.

Dobrzanski Edmondo          Boldini Filippo          Guttuso Renato         Morlotti Ennio
Ritratto femminile (Nene)   La selva                 Natura morta           Vegetazione
1971                        1966                     1963                   1957
La stagione 2018 al Museo d'arte Mendrisio - Città di Mendrisio
La seconda mostra si inaugura a qualche settimana di distanza ed è dedicata ai lavori scultorei di
Franca Ghitti (Erbanno, 1932 – Brescia, 2012), artista nata in Valle Camonica e sempre
particolarmente attenta alla ricerca intorno alle testimonianze e ai repertori della cultura camuna, di
cui la retrospettiva, prevista dal 15 aprile al 15 luglio 2018 a cura di Barbara Paltenghi Malacrida ed
Elena Pontiggia, organizzata in collaborazione con la Fondazione Archivi Franca Ghitti di Cellatica e
allestita negli spazi più antichi del Museo d’arte Mendrisio, intende presentare una selezione
accurata dei principali capitoli espressivi: a partire dalla produzione lignea (indissolubilmente legata al
suo fortissimo legame con la propria terra, con i repertori rupestri della Valle, e con le tradizioni
artigianali camune) - sezione che contempla, in mostra, opere delle serie delle Mappe, le Vicinie, i
Tondi, le Edicole e le Madie, il Bosco - per poi proseguire con una selezione della produzione in ferro
(tra cui gli Alberi vela, le Meridiane, la Pioggia e, nel chiostro del Museo, la Cascata) nella quale
l’artista non diverge nelle intenzioni portate avanti nella ricerca lignea, attuando un analogo
recupero di reperti abbandonati nelle fucine per poi risaldarli in nuove sagome e nuove iconografie.
Alle edizioni d’arte pubblicate con l’amico e celebre editore Vanni Scheiwiller sarà invece dedicata
una prima sezione in entrata. Una sessantina di opere a ripercorrere tutta la carriera di Franca Ghitti
nella prima antologica organizzata in ambito svizzero e allestita nei suggestivi spazi del Museo d’arte
Mendrisio, così da creare un interessante contrasto con i riferimenti dei lavori ghittiani, sempre in
equilibrio tra rilettura e modernità. Il catalogo, di 80 pagine, con la riproduzione di tutte le opere
presenti nell’esposizione, vede saggi delle due curatrici, un testo di Maria Luisa Ardizzone dedicato
alle edizioni d’arte e un ricco capitolo di apparati curati da Irene Cafarelli.

Mappa di Niardo, anni Sessanta, tavole, scarti
                                                        Vicinia. La tavola degli antenati n. 1, 1976, legno,
lignei e fili di ferro, 52x178x3 cm, collezione         108x160x6 cm, Fondazione Archivio Franca Ghitti,
privata                                                 Cellatica

Valle dei magli, 1975, legno e chiodi, 95 x 38x14       Spirale, 2011, ferro, Ø 100 cm, Fondazione Archivio
cm, Fondazione Archivio Franca Ghitti, Cellatica        Franca Ghitti, Cellatica
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La stagione 2018 prosegue nel periodo autunnale con una mostra di ampio respiro scientifico e
internazionale: Max Beckmann (1884-1950). Testimone della storia, prevista dal 28 ottobre
2018 al 27 gennaio 2019 e curata da uno dei massimi studiosi di Max Beckmann, Siegfried Gohr,
con la collaborazione della famiglia dell’artista e degli Archivi Beckmann a Monaco. La retrospettiva
organizzata dal Museo d’arte Mendrisio avrà una seconda sede presso il Buchheim Museum di
Bernried (Monaco) durante la primavera 2019.

Max Beckmann (1884 - 1950) amava il sud dell'Europa. Amava le sue spiagge e si è lasciato ispirare
dal suo paesaggio nella realizzazione di dipinti che irradiano serenità e gioia di vivere. Il lavoro di
Beckmann non è stato, però, ancora messo in giusto valore nei paesi del Sud. Si è dovuto attendere
il 1996 per poter ammirare a Roma una prima vera retrospettiva. In definitiva il suo ruolo quale
fondamentale figura della pittura del XX secolo è poco conosciuto e trascurato al Sud delle Alpi.
Ancora troppo poco nota in area italofona, il Museo d’arte Mendrisio intende far conoscere la sua
opera attraverso una mirata e approfondita retrospettiva. La mostra, grazie agli studi del curatore, si
avvale di un approccio del tutto inedito. Contrariamente ad altri studi che hanno sottolineato i
riferimenti alla teosofia, alla letteratura e alla storia politica, Siegfried Gohr parte da oggetti comuni
presenti nei dipinti o nei lavori su carta per indagarne il senso e il significato. Mostra e catalogo
consentono dunque di capire come ogni elemento abbia in verità un significato profondo nell’arte
beckmanniana e faccia parte di un complesso insieme di simboli. Accanto a una significativa scelta di
dipinti, pastelli, acquarelli e sculture, la retrospettiva di Mendrisio (con oltre 100 opere esposte) è
una delle rare occasioni per ammirare l’eccezionale opera grafica, sviluppata principalmente dopo la
Prima Guerra Mondiale e decisiva sulla base di una nuova idea dello spazio, tra sogno e realtà.
Beckmann, che tra gli artisti del XX secolo, è uno di quelli che più ha intensamente vissuto, sentito e
sofferto il proprio tempo, ha conferito nuova vita alle tradizionali categorie dell’arte: alle nature
morte, alle scene in interni, al paesaggio, al ritratto. Soprattutto gli autoritratti costituiscono
un’impressionante testimonianza biografica e storica contemporanea, mentre la parte complessa del
suo lavoro è costituita da invenzioni di stampo mitologico e allegorico, che spesso si presentano
come particolarmente enigmatiche.

Il catalogo, bilingue italiano e tedesco, prevede saggi di Siegfried Gohr, Sebastian Oesingkraus,
Stephan Lachner oltre alla riproduzione di tutte le opere in mostra e il consueto capitolo dedicato
agli apparati e alla documentazione scientifica.

Selbstbildnis mit Griffel      Nächtlicher Park Baden-Baden    Stilleben mit Strelitzien und gelben Orchideen
ca.1916                        1941                            1937
litografia                     olio su tela                    olio su tela
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