Gli archivi dell' Audioteca RAI tra memoria storica e informatizzazione

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JCOM 3 (1), March 2004

                             Gli archivi dell’ Audioteca RAI
                         tra memoria storica e informatizzazione

Annalina Ferrante
Radioscrigno staff – Audioteca RAI

                   Tre anni fa la Divisione Radiofonia ha approvato un progetto per la riscoperta e
            la riqualificazione dell’ enorme patrimonio sonoro dell’ Audioteca Rai, tra i più ricchi
            d’ Europa.
                   Questo inesauribile archivio è non solo un indispensabile strumento di “ servizio”
            per la Rai, ma è anche fonte storica: come tale, quindi, può e aspirare a diventare un
            importante strumento di ricerca culturale per un “ pubblico” e sterno di studiosi,
            appassionati e curiosi.
                   Partendo da queste premesse, l’ idea di “ riscoprire” , riqualificare e valorizzare il
            patrimonio sonoro di Radio Rai segue alcuni percorsi distinti, ma che inevitabilmente
            vanno ad incontrarsi e a svilupparsi insieme.
                   Primo fra tutti la realizzazione di una Audioteca informatica. Negli archivi
            radiofonici vi è una grande quantità di materiale sonoro su diversi tipi di supporto:
            vinile, nastro magnetico, CD-Audio e altri ancora.. Il primo passo per la creazione di un
            archivio digitale è la conversione del materiale in digitale, o come dicono gli addetti ai
            lavori, passare “ dal dominio analogico al dominio digitale” .
                   Nel 1995 è stato analizzato il contenuto della nastroteca RAI con lo scopo di
            effettuare uno studio per la conversione di tutti i supporti in via di deterioramento in un

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supporto nuovo e meno degradabile. Da tale studio risultò che la nastroteca conteneva
circa 180.000 ore di programmi su un totale di 240.000 supporti. La nastroteca dei
Giornali Radio a sua volta conteneva circa 30.000 ore di servizi giornalistici ed
interviste. In aggiunta esistono 108.000 dischi a 33 giri e 50000 CD.
       Siamo solo agli inizi: attualmente sono stati digitalizzati 30.000 documenti che
riguardano i programmi e 20.000 CD. Ma l’ obiettivo è quello d i consentire
naturalmente la conservazione dell’ intero      patrimonio storico della radio e rendere
fruibile il materiale a scopi produttivi. Ovvero questo processo di informatizzazione ha
lo scopo di integrare il processo produttivo perché sia possibile produrre, trasmettere ed
archiviare una trasmissione radiofonica senza mai uscire dal sistema.
       Siamo appena agli inizi ma l’ obiettivo e la sfida sono la creazione di un unico
archivio digitale di tutto il materiale radiofonico, che sia di più facile consultazione.
       La consultazione non può prescindere naturalmente dalla documentazione e la
conservazione. Il progetto della Divisione, ormai noto come “ Radioscrigno” , si avvale
di uno staff che, potendo accedere direttamente al materiale sonoro archiviato ma
soprattutto non archiviato, non solo ha riportato alla luce documenti sonori preziosi e
dimenticati ma ha scoperto documenti inediti o sconosciuti proprio perché non
catalogati. Molti sono documenti di interesse scientifico, a testimonianza di una
importante tradizione scientifica all’ interno della comunicazione radiofonica ancora
però tutta da scoprire.
       I documenti sonori più antichi sono stati ritrovati su supporti molto datati come
78 giri o sui famosi “ padelloni” - vinili di dimensione doppia rispetto ai 33 giri sui quali
si registrava fino alla fine degli anni 50 – e che spesso necessitano di interventi di
restauro. A questo proposito sono utilizzati sia programmi software con plug-in audio
sia tecnologie come il CEDAR per interventi qualitativamente più energici ma meno
“ invasivi” soprattutto rispetto alle frequenze del suono.

       In quanto all’ aspetto più propriamente contenutisco e che riguarda in questo
caso la produzione radiofonica di tipo scientifico, non possiamo fornire ancora un
censimento aggiornato di tutto quello che è presente in archivio e quindi anche un
approfondimento sul materiale presente, ma possiamo dire con sicurezza che gli aspetti
scientifici hanno avuto sempre un posto di primo piano nella programmazione del
palinsesto.

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Sfogliando la rivista “ Terzo programma” , che pubblicava la programmazione del
programma omonimo, troviamo, a partire dagli anni ’ 50, una lunga serie di rubriche e
trasmissioni a carattere generalista, monografico e storico. “ L’ osservatore delle scienze”
per esempio, era una rubrica settimanale che si occupava di attualità con lo scopo “ di
tenere informati gli ascoltatori sui progressi che si vanno compiendo nei vari campi di
indagine” .
       Accanto ad essa, una serie di trasmissioni monografiche come ad esempio
“ Dalla terra alla luna” un ciclo di conversazioni che prendeva occasione da un ipotetico
viaggio al satellite in cui “ scienziati, tecnici e specialisti illustrano le conquiste della
scienza moderna che hanno reso possibile progettare una simile impresa” .
       Delle vere perle, le monografie dei personaggi che hanno fatto la storia della
scienza come quella dedicata, ad esempio, a Galileo Ferraris e gli scienziati piemontesi
di cui abbiamo notizia da un bellissimo articolo a tutta pagina di Carlo Emilio Gadda
sul Radiocorriere dell’ epoca.
       “ La prosa s cientifica del ‘ 600 in Italia” era invece un esempio di ciclo di
trasmissioni con taglio storico che affrontava un argomento particolare come quello
della scrittura scientifica nel suo periodo di “e sordio” , in contrapposizione al mito
dell’ Arcadia e alla sua prosa, come viene definita nella segnalazione, “ invertebrata e
languida” .
       Continuando il nostro breve viaggio all’ interno della programmazione scientifica
radiofonica, altro esempio di valore rimane il ciclo di trasmissioni nato nel 1954 e che
ha percorso più di vent’ anni dei palinsesti della radiofonia: “ Classe Unica” una specie,
come viene definita, “ di scuola volontaria aperta…   base per un’ istruzione comune” .
       Siamo in presenza, infatti, di corsi settimanali o bisettimanali, vere e proprie
lezioni universitarie tenute da intellettuali e docenti molto noti nel loro campo, dedicati
ad una varietà di temi molto ampia che andava dalla letteratura alla fisica, dalla
sociologia alla biologia, e così via.
       Leggendo la prima settimana di programmazione c’ è solo l’ imbarazzo della
scelta: la fisica atomica (10 lezioni) prof. Ginestra Amaldi (bisettimanale); corso di
biologia (20 lezioni) prof. Giuseppe Montalenti (bisettimanale); il progresso della
tecnica (20 lezioni) Autori vari (bisettimanale), etc..
       Tra gli anni ’ 60 e gli anni ’ 70 i palinsesti si arricchiscono di molte novità:
“ Incontri con la scienza” , “ Piccolo pianeta” , una rassegna di vita culturale che aveva un

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suo spazio scientifico –    piccolo pianeta scientifico -       come il settimanale “ Pagina
aperta” .
        Continuando, “ Scienza e tecnica” si occupava di ricerca a livello internazionale
mentre “ Storia e scienza” metteva a confronto la storia con l’ attualità della scienza, ciò
che della scienza dell’ epoca poteva ancora vivere o ciò che era invece definitivamente
superato.
        Con gli anni ottanta, troviamo la ormai nota “ Appuntamento con la scienza” , un
programma settimanale che affrontava temi e problemi scientifici con una lettura ad
ampio raggio e a più piani come si può desumere da alcuni titoli di una serie curata da
Paolo Rossi: la scoperta della doppia elica in compagnia di Bernardino Fantini;
discussioni intorno alla scientificità della psicoanalisi con Alessandro Pagnini; l’ eredità
di Darwin con Antonello la Vergata; energia e tutela dell’ ambiente con Giuliano
Toraldo di Francia e via discorrendo.

        Naturalmente questi sono solo alcuni titoli di una storia della scienza alla radio
che è molto più ampia perché conta al suo attivo anche numerose rubriche del Giornale
Radio e altri appuntamenti spalmati su ciascuna delle tre reti radiofoniche.
        Inoltre, come è ovvio, la storia non si esaurisce con gli anni ottanta ma continua
fino ad oggi con titoli come Palomar e Futura condotta da Rossella Panarese, Le
ragioni di Gurdulù con Giulio Giorello, Le oche di Lorenz con Sylvie Coyaud, Matteo
Merzagora e Silvia Baglioni; gli inserti di scienza nei contenitori pomeridiani Lampi e
Farenheit e l’ attuale Radiotrescienza, nella quale si alternano alla conduzione Pietro
Greco e Rossella Castelnuovo. Da non dimenticare su Radiodue le belle monografie di
Alle 8 della sera di cui citiamo solo alcuni titoli come: Le radici della scienza; Chi ha
ucciso Fermat?; Alla ricerca della doppia elica.
        Una curiosità: oltre alla televisione, anche la radio si è occupata con successo di
science fiction (o sf). Si va dai racconti e romanzi sceneggiati come “ Lo straordinario
caso dell’ uomo che veniva dai pianeti esterni” di Jeff Sutton ad una serie di puntate
dedicate alla storia della letteratura di sf dall’ insolito nome “ Storia degli omini verdi” .
        Ricordiamo, tra l’ altro, a proposito di fiction radiofonica, “ Atomi in famiglia”
(1971) con la regia di Gian Domenico Giagni, tratto dal romanzo di Laura Fermi che
racconta la sua vita accanto ad un genio, Enrico Fermi.
        Il percorso appena concluso non è certamente esaurito né tantomeno esaustivo,

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ma forse possiamo già avere un orizzonte sul ruolo che la radio può avere avuto e può
avere nell’ ambito della comunicazione scientifica e della divulgazione.
       Non esiste certamente un modello unico di presentazione della materia, ma
questo cambia a secondo del contesto, d el p eriodo, dei temi e naturalmente
dell’ ideatore. C’ è sicuramente l’ impegno del media radiofonico di tradurre in termini
sia divulgativi che narrativi una fetta consistente e impegnativa della cultura come può
essere la scienza.
       Per concludere, ritornando al significato del Progetto Radioscrigno dell’
Audioteca e della Divisione radiofonia RAI, l’ impegno è proprio quello di recuperare e
valorizzare tutto un patrimonio sonoro che permetta anche di capire l’ evoluzione della
comunicazione e il suo rapporto con la società. E le iniziative sono tante e riguardano la
realizzazione di programmi in collaborazione con Radio1 Rai International e Isoradio,
rapporti con l’ Università, in particolare con Scienze della Comunicazione, e altre
Istituzioni, come ad esempio una lunga e proficua collaborazione con il Teatro
Argentina.
       Noi siamo convinti che la conservazione di questo patrimonio abbia una valenza
maggiore della semplice fruizione di materiale storico da parte degli addetti ai lavori o
di un utile ma “ sterile” conservazione “ d’ archivio” .
       Se è vero che memoria storica è sinonimo di identità, e noi lo crediamo, portare
alla luce, riascoltare, ritrovare, riconoscere ciò che si è prodotto nella lunga storia della
radio può significare ritrovare il senso, il valore, l’ identità della radiofonia sia come
veloce strumento di comunicazione che come immagine, nella memoria collettiva ,di un
rapporto diretto, immediato, profondo, “ sonoro” con la realtà storica, culturale e civile.
       Vogliamo proporre, in questo modo, la radio come strumento di trasmissione,
uso e trasformazione intelligente di una patrimonio culturale unico e, alla luce di queste
considerazioni, Radioscrigno si considera non come un semplice “ sportello” ma come
una vera e propria library, e aggiungerei la prima, del settore.
       Naturalmente questo obiettivo può avere una valenza ancora maggiore se
approfondisce questo aspetto non certamente trascurabile del patrimonio culturale e
sociale che è la scienza e la ricerca scientifica.

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