Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
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Fondazione Ravenna Manifestazioni Comune di Ravenna Teatro di Tradizione Dante Alighieri Assessorato alla Cultura Ministero per i Beni e le Attività Culturali Stagione d’Opera e Danza Regione Emilia Romagna 2010-2011 Giulio Cesare DRAMMA IN TRE ATTI LIBRETTO DI NICOLA FRANCESCO HAYM DA “GIULIO CESARE IN EGITTO” DI GIACOMO FRANCESCO BUSSANI MUSICA DI Georg Friedrich Händel con il contributo di partner Teatro Alighieri marzo | venerdì 18, domenica 20
Sommario La locandina................................................................. pag. 5 Il libretto ........................................................................ pag. 7 Il soggetto . ................................................................... pag. 29 Le metamorfosi di Giulio Cesare di Tarcisio Balbo . ...................................................... pag. 31 A proposito del Giulio Cesare in Egitto di Händel di Alessio Pizzech .................................................... pag. 37 I protagonisti .............................................................. pag. 39 Testi a cura di Federica Tassinari, Maria Grazia Soavi Coordinamento editoriale Cristina Ghirardini Grafica Ufficio Edizioni Fondazione Ravenna Manifestazioni Bozzetti di scena Michele Ricciarini. In copertina Gaius Julius Caesar (Kunsthistorisches Museum, Vienna). Si ringrazia il Teatro Comunale di Ferrara per la concessione del materiale editoriale. L’editore si rende disponibile per gli eventuali aventi diritto sul materiale utilizzato. Stampa Tipografia Moderna, Ravenna
Giulio Cesare dramma in tre atti, libretto di Nicola Francesco Haym da Giulio Cesare in Egitto di Giacomo Francesco Bussani musica di Georg Friedrich Händel personaggi e interpreti Giulio Cesare Sonia Prina Cleopatra Maria Grazia Schiavo Achilla Riccardo Novaro Cornelia José Maria Lo Monaco Tolomeo Filippo Mineccia Sesto Paolo Lopez Nireno Floriano D’Auria Curio Andrea Mastroni direttore Ottavio Dantone regia Alessio Pizzech scene Michele Ricciarini costumi Cristina Aceti luci Marco Cazzola Accademia Bizantina Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara in coproduzione con Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatro Comunale di Modena 5
Giulio Cesare Dramma per musica in tre atti Libretto di Nicola Francesco Haym da Giulio Cesare in Egitto di Giacomo Francesco Bussani Prima rappresentazione: 20 febbraio 1724 King’s Theatre di Haymarket, Londra Musica di Georg Friedrich Händel PERSONAGGI Romani Giulio Cesare, primo imperatore de’ Romani contralto Curio, tribuno di Roma basso Cornelia, moglie di Pompeo contralto Sesto, figlio di Pompeo e Cornelia soprano Egizii Cleopatra, regina d’Egitto soprano Tolomeo, re d’Egitto, fratello di Cleopatra contralto Achilla, duce generale dell’armi e consigliere di Tolomeo basso Nireno, confidente di Cleopatra contralto Seguito di Romani, seguito di Egizii, damigelle egizie, guardie, le nove Muse, favorite di Tolomeo, soldati egiziani, soldati romani, un paggio. La scena si svolge in Egitto (Alessandria e dintorni) nell’anno 48 a.C. Le parti di testo in grigio sono state omesse nel presente allestimento. 7
ATTO PRIMO Barbaro traditor! Io manco, io moro… Scena quarta Cornelia (Sviene.) Curio, Sesto, Cornelia. Ouverture Dà pace all’armi! Campagna d’Egitto con antico ponte sopra un Cesare Curio ramo del Nilo. Sesto Curio, su, porgi aita Già torna in sé. Dona a Cornelia, che langue! Scena prima l’asta al tempio, ozio al fianco, ozio alla destra. (Piange.) Sesto Cesare, Curio, seguito. Madre! Cesare e Curio passano il ponte con il seguito. Cesare Curio Virtù de’ grandi è il perdonar le offese. Che scorgo? Oh stelle! Il mio bel sole esangue! Curio Seguito Venga Pompeo, Cesare abbracci, e resti Cornelia! Viva, viva il nostro Alcide! l’ardor di Marte estinto: Achilla Goda il Nilo in questo dì! sia vincitor del vincitore il vinto. (Da sé.) Cornelia Ogni spiaggia per lui ride, (Questa Cornelia? Oh, che beltà! Che volto!) (Che ritorna in sé.) ogni affanno già spari. Oh stelle! Scena terza Sesto Ed ancor vivo? Ah! Tolga Cesare I detti, Achilla con stuolo di Egizii. Padre, Pompeo! Mia genitrice! Oh dio! quest’omicida acciaro Presti ormai l’egizia terra Achilla entra con stuolo di Egizii che portano il cor, l’alma al sen. le sue palme al vincitor! aurei bacili. Cesare (Vuol rapire la spada dal fianco di Sesto per Per dar urna sublime isvenarsi, e Curio la frastorna.) Curio, Cesare venne, e vide e vinse; Achilla al suo cenere illustre, già sconfitto Pompeo invan ricorre La reggia Tolomeo t’offre in albergo, serbato sia il nobil teschio. Curio per rinforzar de’ suoi guerrier lo stuolo eccelso eroe, per tuo riposo, e in dono Ferma! Invan tenti d’Egitto al re. quanto può donare un tributario trono. Achilla tinger di sangue in quelle nevi il ferro. Oh dei! Curio, che ancor t’adora, Curio Cesare e sposa ti desia, se pur t’aggrada, Tu qui, signor, giungesti Ciò che di Tolomeo Cesare vendicarti saprà con la sua spada. a tempo appunto, a prevenir le trame. offre l’alma regal Cesare aggrada. (Ad Achilla.) Ma chi ver’ noi sen’ viene? E tu involati, parti! Al tuo signore Cornelia Achilla di che l’opre de’ regi, Sposa a te? Acciò l’Italia ad adorarti impari, sian di ben o di mal, son sempre esempio. Scena seconda in pegno d’amistade e di sua fede Curio I detti, Cornelia, Sesto. questa del gran Pompeo superba testa Sesto Sì. Cornelia e Sesto entrano. di base al regal trono offre al tuo piede. Che non è re, chi è re fellon, chi è un empio. Cornelia Cesare Uno degli Egizii svela un bacile, sopra il quale sta Achilla Ammutisci! Questa è Cornelia. il capo tronco di Pompeo. Cesare, frena l’ire… Sesto Curio Cesare Cesare Tu nemico a Pompeo, e tanto ardisci? Oh sorte, Giulio, che miri? Vanne! Verrò alla reggia, del nemico Pompeo l’alta consorte? pria ch’oggi il sole a tramontar si veggia. Curio Cesare, a questa un tempo Sesto Cornelia, se m’aborri, sacrai la libertade. Oh dio, che veggio? Empio, dirò, tu sei, m’involerò al tuo aspetto; togliti a gli occhi miei, sol per non molestarti, Cornelia Cornelia sei tutto crudeltà. giurerà questo cor di non amarti. Signor, Roma è già tua. Teco han gli dei Ahi lasso! Non è da re quel cuor, (Parte.) oggi diviso il regno, ed è lor legge Consorte! Mio tesoro! che donasi al rigor, che del grand’orbe al pondo che in sen non ha pietà. Sesto Giove regoli il ciel, Cesare il mondo. Curio Parte con seguito; parte Achilla con stuolo di Madre! Grand’ardir! Egizii. Cesare Cornelia Da Cesare che chiedi, Cornelia Viscere mie! gran germe de’ Scipioni, alta Cornelia? Tolomeo, 8 9
Sesto il capo… di scettro invece a trattar l’ago e il fuso! in premio a me il tuo voler concede. Or che farem tra le cesaree squadre, tu senza il caro sposo, io senza il padre? Cleopatra Cleopatra Tolomeo Ohimè! di chi? Anzi tu pur, effeminato amante, È costei tanto vaga? Cornelia va dell’età sui primi albori, Priva son d’ogni conforto, Nireno di regno invece a coltivar gli amori! Achilla e pur speme di morire … del gran Pompeo. Lega col crine. E col bel volto impiaga. Non disperar, chi sa? per me misera non v’è. se il regno non avrai, Il mio cor, da pene assorto, Cleopatra Tolomeo avrai sorte in amor. è già stanco di soffrire, Stelle! Costui che apporta? Amico, il tuo consiglio è la mia stella; Mirando una beltà e morir si niega a me. vanne, pensa e poi torna. in essa troverai (Parte.) Nireno (Parte Achilla.) a consolar un cor. Per stabilirsi al soglio Muora Cesare, muora, e il capo altero (Parte con Nireno.) Sesto a Cesare mandò fra’ doni involto… sia del mio piè sostegno. Vani sono i lamenti; Roma, oppressa da lui, libera vada, è tempo, o Sesto, ormai Cleopatra e fermezza al mio regno Scena sesta di vendicar il padre; Che gli mandò? sia la morte di lui più che la spada. Tolomeo con guardie, Achilla. si svegli alla vendetta L’empio, sleale, indegno l’anima neghittosa, Nireno Achilla vorria rapirmi il regno, che offesa da un tiranno invan riposa. … l’esanimato volto. (Entra.) e disturbar così Svegliatevi nel core, Sire, Signor! la pace mia. Cleopatra furie d’un alma offesa, Ma perda pur la vita, Su, partite, miei fidi, a far d’un traditor Tolomeo prima che in me tradita (Parte il seguito; a Nireno.) aspra vendetta! Achilla! dall’avido suo cor e tu qui resta; L’ombra del genitore Come fu il capo tronco la fede sia! alle cesaree tende accorre a mia difesa, da Cesare gradito? son risolta portarmi, e tu, Nireno e dice: a te il rigor, mi servirai da scorta. figlio si aspetta. Achilla Scena settima (Parte.) Sdegnò l’opra. Quartieri nel campo di Cesare con l’urna nel Nireno mezzo, ove sono le ceneri del capo di Pompeo, Cosa dirà Tolomeo? Tolomeo sopra eminente cumulo di trofei. Scena quinta Che sento? Cesare, poi Curio, Cleopatra nelle vesti di Lidia, Cleopatra Gabinetto di Cleopatra. Nireno. Non paventar; col guardo Cleopatra con seguito di damigelle egizie, poi Achilla meglio ch’egli non fece Nireno, dopo Tolomeo con guardie. T’accusò d’inesperto e troppo ardito. Cesare col capo di Pompeo, Alma del gran Pompeo, Cesare obbligherò; Cleopatra Tolomeo che al cener suo d’intorno invan aspira al trono, Regni Cleopatra; ed al mio seggio intorno Tant’osa un vil Romano? invisibil t’aggiri, egli è il germano, e la regina io sono. popolo adorator arabo e siro fur’ombre i tuoi trofei, su questo crin la sacra benda adori; Achilla ombra la tua grandezza, e un’ombra sei. Tolomeo su, che di voi, miei fidi, Il mio consiglio Così termina al fine il fasto umano. (Entra con guardie.) ha petto e cor di sollevarmi al trono, apprendi, oh Tolomeo! Ieri che vivo occupò un mondo in guerra, Tu di regnar pretendi, giuri su questa destra eterna fede. Verrà Cesare in corte; e in tua vendetta oggi risolto in polve un’urna serra. donna superba e altera? cada costui, come cadde Pompeo. Tal di ciascuno, ahi lasso! Nireno il principio è di terra, e il fine è un sasso. Cleopatra (Entra.) Tolomeo Misera vita! Oh, quanto è fral tuo stato! Io ciò ch’è mio contendo; e la corona Regina, infausti eventi! Chi condurrà l’impresa? Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato. dovuta alla mia fronte giustamente pretendo. Cleopatra Achilla Curio Che fia? Che tardi? Io ti prometto (Entra, introduce Cleopatra e Nireno.) Tolomeo darti estinto il superbo al regio piede, Qui nobile donzella Vanne, e torna omai, folle, Nireno se di Pompeo la moglie chiede chinarsi al Cesare di Roma. a qual di donna è l’uso, Troncar fe’ Tolomeo 10 11
Cesare D’un fiore il pregio a quello Cleopatra ti saran scudo, e t’apriran la strada. Se n’ venga pur. solo vien dato, (Da sé.) ma tutto un vago aprile (È Cornelia, costei, Cornelia Cleopatra è in te raccolto. la moglie di Pompeo?) E chi ti sprona, amabile donzella, Tra stuol di damigelle (Parte con Curio.) oggi in nostro soccorso offrir te stessa? io servo a Cleopatra, Cornelia Lidia m’appello, e sotto il ciel d’Egitto Nireno Ah no! Tra questi arnesi Cleopatra di nobil sangue nata; Cleopatra, vincesti; un ferro sceglierò, con mano ardita La fellonia d’un re tiranno, il giusto. ma Tolomeo mi toglie, già di Cesare il core contro il Tolomeo dentro la reggia… Sotto il nome di Lidia barbaro usurpator, la mia fortuna. tributario al tuo volto amor ti rende, (Non sì tosto Cornelia ha preso una spada fuori io serbo Cleopatra; e tutto il suo voler da te dipende. degli arnesi di guerra che Sesto sopraggiunge.) se in virtù del tuo braccio ascende al trono, Cesare sarai felice, e scorgerai qual sono. (Da sé.) Cleopatra Sesto (Quanta bellezza un sol sembiante aduna!) Cerchi pur Tolomeo con empietà Madre, ferma; che fai? Cornelia Tolomeo sì tiranno? di cor le vie del trono, Chi a noi sarà di scorta? che a me d’avito regno Cornelia Curio farà il Nume d’amor benigno dono. Lascia quest’armi: Cleopatra (Da sé.) voglio contro il tiranno (Accennando a Nireno.) Tutto può donna vezzosa, (Se Cornelia mi sprezza, uccisor del mio sposo, Questi, che alla regina è fido servo, se amorosa oggi a Lidia rivolto tentar la mia vendetta. saprà cauto condurvi all’alta impresa. scioglie il labbro, o gira il guardo. collocherò quest’alma in sì bel volto). Ogni colpo piaga un petto, Sesto Sesto se difetto Cleopatra Questa vendetta a Sesto sol si aspetta. Figlio non è, chi vendicar non cura non v’ha quel che scocca il dardo. (S’inginocchia avanti Cesare e dice piangendo:) (Toglie la spada a Cornelia.) del genitor la morte. (Mentre Cleopatra vuol partire, vien ritenuta da Avanti al tuo cospetto, avanti a Roma, Armerò questa destra, e al suol trafitto Nireno.) mesta, afflitta e piangente Cornelia cadrà punito il gran tiran d’Egitto. chieggio giustizia. Oh dolci accenti! Oh care labbra! Dunque Nireno Cara speme, questo core sull’alba de’ tuoi giorni Ferma, Cleopatra, osserva, tu cominci a lusingar. Cesare hai tanto cor? qual femmina dolente Par che il ciel presti favore (Da sé.) con grave passo e lacrimoso ciglio i miei torti a vendicar. (Oh dio! Che innamora!) Sesto quivi si porta. (Partono Cornelia, Sesto e Nireno.) (Leva da terra Cleopatra.) Son Sesto, e di Pompeo Sfortunata donzella, in breve d’ora erede son dell’alma! Cleopatra Cleopatra deggio portarmi in corte, Al portamento, al volto Vegli pur il germano oggi colà stabilirò tua sorte. Cornelia donna volgar non sembra; alla propria salvezza: (Da sé.) Animo, oh figlio, ardire! Io coraggiosa osserviamo in disparte che già contro gli mossi (Che bel crin!) ti seguirò. la cagion del suo dolo. di Cesare la spada, di Sesto e Cornelia il giusto sdegno; Curio Si ritirano. Sesto senza un certo periglio (Da sé.) Ma, oh dio! Chi al re fellone non creda aver solo d’Egitto il regno. (Che bel sen!) ci scorterà? Scena ottava Tu la mia stella sei, Cleopatra Cleopatra (nelle vesti di Lidia) e Nireno in Cleopatra amabile speranza, Signor, i tuoi favori disparte, Cornelia, poi Sesto. (Che sorte fuori impetuosamente.) e porgi ai desir’ miei legan quest’alma. Cleopatra! un grato e bel piacer. Cornelia Qual sia di questo core Cesare (Entra.) Nireno la stabile costanza, E la tua chioma i cori. Nel tuo seno, amico sasso (In disparte.) e quanto possa amore, sta sepolto il mio tesoro. Non ti scoprir! s’ha in breve da veder. Non è sì vago e bello (Parte.) il fior nel prato, Ma che! Vile e negletta sempre starai, Cornelia? Cleopatra quant’è vago e gentile E Lidia ancor, perché quell’empio cada, il tuo bel volto. 12 13
Scena nona e Sesto. Scena undicesima l’anima mia guidate? Empi, lasciate, Atrio nel palagio de’ Tolomei. Cornelia e Sesto entrano. Achilla con guardie, Cornelia, Sesto. che al mio core, al mio bene Tolomeo ed Achilla con seguito di Egizii e io porga almen gli ultimi baci. Ahi pene! guardie, Cesare con seguito di Romani. Achilla Achilla Sire, con Sesto il figlio Cornelia, in quei tuoi lumi Cornelia e Sesto Tolomeo questa è Cornelia. sta legato il mio cor. Se all’amor mio Son nata/o a lagrimar/sospirar, Cesare, alla tua destra giri sereno il ciglio e il dolce mio conforto, stende fasci di scettri Tolomeo e i talami concedi, ah, sempre piangerò. generosa la sorte. (Da sé.) sarà la madre in libertà col figlio. Se il fato ci tradì, (Oh che sembianze, Amore!) sereno e lieto dì Cesare Cornelia mai più sperar potrò. Tolomeo, a tante grazie Cornelia Barbaro, una Romana io non so dir, se maggior lume apporti, Ingrato, a quel Pompeo, che al tuo gran padre sposa ad un vil Egizio? mentre l’uscio del giorno egli diserra, il diadema reale il sole in cielo o Tolomeo qui in terra. stabilì sulla chioma, Sesto Ma sappi, ogni mal’opra tu recidesti il capo in faccia a Roma? A te consorte? ogni gran lume oscura. Ah no! Pria della morte… Sesto Achilla Empio, ti sfido a singolar certame; Achilla (A Tolomeo.) veder farò con generosa destra Oh là: per regal legge ormai si guidi (Sin al real aspetto egli t’offende?) aperto a questo regno prigionier nella reggia che non sei Tolomeo, che un indegno. così audace garzon. Tolomeo (Da sé.) Tolomeo Cornelia (Temerario Latin!) Oh là! Da vigil stuol sian custoditi Seguirò anch’io questi Romani arditi. l’amata prole, il caro figlio mio. Cesare (Da sé.) Achilla Achilla (So che m’intende.) Alto signor, condona Tu ferma il piede e pensa il lor cieco furor! di non trovar pietade acciò che chiedi, Tolomeo se pietade al mio amor pria non concedi. Alle stanze reali Tolomeo Tu sei il cor di questo core, questi che miri t’apriran le porte, Per or mi basta sei il mio ben, non t’adirar! e a te guida saranno. ch’abbia garzon sì folle Per amor io chiedo amore, (Da sé.) di carcere la reggia. più da te non vo’ bramar. (Empio, tu pur venisti in braccio a morte.) (Accenna alla guardie.) (Parte.) Costei, che baldanzosa Cesare vilipese il rispetto Sesto (Da sé.) di maestà regnante, Madre! (Scorgo in quel volto un simulato inganno.) nel giardin del serraglio abbia per pena il coltivar i fiori. Va tacito e nascosto, Cornelia (Piano ad Achilla.) quand’avido è di preda, Mia vita! Io per te serbo l’astuto cacciator. questa dell’alma tua bella tiranna. E chi è mal far disposto, Sesto non brama che si veda Addio! Achilla l’inganno del suo cor. Felice me! Mentre le guardie vogliono condur via Sesto, Parte con seguito. Cornelia corre a ritenerlo per un braccio. Tolomeo (Da sé.) Cornelia Scena decima (Quanto costui s’inganna!) Dove, dove, inumani, Achilla, Tolomeo con seguito e guardie, Cornelia (Parte con seguito.) 14 15
ATTO SECONDO che per dargli contezza ch’ogn’ora vi chiama Cornelia, con piccola zappa nelle mani, che vien Deliziosa selva di cedri con il monte Parnaso nel di quanto dal suo re gli si contende, l’amato suo ben. coltivando i fiori. prospetto, il quale contiene in sé la reggia della pria che tramonti il sol Lidia l’attende. Virtù. (Parte.) Cesare Cornelia Non ha in cielo il Tonante Deh. Piangete, oh mesti lumi, melodia che pareggi un sì bel canto. già per voi non v’è più speme. Scena prima Scena seconda Vola, mio cor, al dolce incanto… Cleopatra, Nireno. Nireno, poi Cesare; Cleopatra nelle vesti di Virtù. (Mentre Cesare corre da Cleopatra, si chiude il Achilla Parnasso, e torna la scena come prima.) (Entra.) Cleopatra Nireno … e come? Bella, non lagrimare! Eseguisti, oh Niren, quanto t’imposi? Da Cleopatra apprenda Ah, che del mio gioir invido è il Nume! Canterà il tuo destin le crude tempre. chi è seguace d’amor l’astuzie e frodi. Nireno Nireno Cornelia Adempito è il comando. Cesare Signor, udisti, e che ti par di Lidia? Chi nacque a sospirar piange per sempre. (Entra.) Cleopatra Dov’è, Niren, dov’è l’anima mia? Cesare Achilla Giunto è Cesare in corte? Virtù cantata da Lidia possiede? Un consenso amoroso, Nireno Ah! Che se già piangente che tu presti ad Achilla, Nireno In questo loco in breve mi saettò tra le armi, io ben m’aveggio può sottrarti al rigor di servitù. Io ve’l condussi, verrà Lidia, signor. che bellezza sì vaga ed ei già a queste soglie il piè rivolge. cantando lega, e lagrimando impiaga. Cornelia Qui s’ode vaga sinfonia di vari strumenti. Olà! Così non mi parlar mai più. Cleopatra Nireno (Vuol partire.) Cesare Ma dimmi: è in pronto Signor, se amor t’accese, Taci! la meditata scena? non affligger, no, no; Lidia è cortese. Achilla Anzi, se non t’è grave, ella t’attende Oh dio! Ascolta; ove vai? Nireno Nireno nelle sue stanze or or. Che fia? Infra le nubi Cornelia l’alta reggia sfavilla; Cesare Fuggo da te per non mirarti mai. Cesare ma che far pensi? Lidia mi brama? Cieli, e qual delle sfere scende armonico suon, che mi rapisce? Cleopatra Nireno Scena quarta Amore Ed ella a Cleopatra I detti, Tolomeo, mentre Cornelia fugge, incontra Nireno già suggerì all’idea anche ti scorterà. Tolomeo, che la prende per mano. Avrà di selce il cor chi non languisce. stravagante pensier: ho già risolto, sotto finte apparenze S’ode nuovamente una sinfonia; s’apre il Cesare Tolomeo far prigionier d’amor ch’il cor m’ha tolto. Parnasso, e vedesi in trono la Virtù, assistita Guidami tosto in seno al mio tesoro, Bella, placa lo sdegno! dalle nove Muse. acciò che dolce rendo il mio martoro. Nireno Cornelia Se in fiorito ameno prato A lui ti scoprirai? Cesare Lasciami, iniquo re! l’augellin tra fiori e fronde Giulio, che miri? E quando si nasconde, Cleopatra con abisso di luce Achilla fa più grato il suo cantar. Non è ancor tempo. scesero i Numi in terra? Sire, qua mi portai, Se così Lidia vezzosa per ammollir questa crudel, che adoro. spiega ancor notti canore, Nireno Cleopatra più graziosa Io che far deggio? (Nelle vesti di Virtù.) Tolomeo fa ogni core innamorar. V’adoro, pupille, Fu pietosa a’ tuoi detti? Cleopatra saette d’amore, Attendi le vostre faville Achilla Scena terza Cesare qui in dispare; indi lo guida son grate nel sen. Ella mi sprezza ognor, ed io mi moro. Giardino del serraglio, dove corrisponde quello in questi alberghi, e poi lo guida ancora Pietose vi brama delle fiere. colà nelle mie stanze e a lui dirai, il mesto mio core, Tolomeo Cornelia, poi Achilla. (Da sé.) 16 17
(Respiro, oh ciel!) Bella, lo sdegno ammorza! Tolomeo Scena sesta se non svelle l’empio cor. (Tira da parte Achilla.) Tanto ritrosa a un re? Perfida donna! I detti, Nireno. (Parte.) Amico, e ben? Forza userò, se non han luogo i prieghi, e involarti saprò ciò ch’or mi nieghi. Nireno Achilla (Entra.) Scena settima Sì, spietata, il tuo rigore Signor, oggi vedrai Cornelia, infauste nove. Il re m’impone, Luogo di delizie. Cleopatra, poi Cesare. sveglia l’odio in questo sen, Cesare estinto al suolo, che tra le sue dilette io ti conduca. Giacché sprezzo questo core, re vendicato, e regnator tu solo. Cleopatra prova, infida, il mio velen! Cornelia Esser qui deve in breve (Parte.) Tolomeo Oh dio! l’idolo del mio sen, Cesare amato; Parti, eseguisci, e spera; avrai in mercede ei sa che qui l’attende la tua crudel. Sesto Lidia sua, che l’adora; Scena quinta (Da sé.) Numi, che sento? per discoprir, se porta il sen piagato, Cornelia, poi Sesto. (Folle è costui se’l crede). fingerò di dormir, porterò meco, Nireno mascherato nel sonno, Amor ch’è cieco. Cornelia Achilla Non vi turbate, no: unqua sospetto (Si pone a sedere.) (Che rientra.) (A Cornelia.) a Tolomeo non fui; ambi verrete Su, che si tarda? Or che partì il lascivo, Venere bella, Se a me non sei crudele, là dove il re tiranno un generoso ardir l’onor mi salvi; per un istante, ognor sarà fedele è in preda alle lascivie; tra le fauci de’ mostri deh, mi concedi a te questo cor. colà Sesto nascoso mi scaglierò da queste eccelse mura, le grazie tutte Ma se spietata sempre in suo potere avrà l’alta vendetta; cibo sarò di fiere; del dio d’amor! ver me non cangi tempre, egli solo ed inerme non paventa il morir un’alma forte. Tu ben prevedi aspetta sol rigor! far non potrà difesa. Addio Roma, addio Sesto! Io corro a morte. ch’il mio sembiante (Parte.) dee far amante Sesto Sesto d’un regio cor. Tolomeo Molto, molto ti devo. (Entra.) (Finge di dormire.) Bella, cotanto aborri Ferma! che fai? chi ti prega d’amar? Cornelia Cesare Assista il cielo una sì giusta impresa! Cornelia (Entra.) Cornelia Chi mi trattiene il passo? Cessa omai di sospirare! Che veggio, oh Numi? Il mio bel sol qui dorme? Un traditore Non è sempre irato il cielo Vaga Lidia, adorata, degno non è d’amor. Sesto contro i miseri; suol fare ah, se di tanto incendio Madre! benché tardi, le vendette. che mi bolle nel seno, Tolomeo Il nocchier, s’irato è il mare, ti penetrasse al cor qualche scintilla, Tanto rigore? Cornelia mai non perde la speranza, ben potresti sperar dalla tua sorte Ma se un re ti bramasse? Madre? Che veggio? onde avvien che la costanza d’essermi forse un dì sposa e consorte. Figlio, Sesto, mio core! la salute a lui promette. Cornelia Come qui ne venisti! (Parte con Nireno.) Cleopatra Sarei una furia in agitargli il core. (Sporgendo.) Sesto Sesto Sposa? T’adorerò fino alla morte. Tolomeo Io, per sottrarti al regnante lascivo (Solo.) Possibil che in quel volto di Niren con la scorta Figlio non è, chi vendicar non cura Cesare non alberghi pietà? Che in questo seno… quivi occulto mi trassi. del genitor lo scempio. Olà! (Stende la destra al seno di Cornelia, che Su dunque alla vendetta sdegnosa si ritira.) Cornelia ti prepara, alma forte, Cleopatra Troppo è certo il periglio e prima di morir altrui dà morte! Che ti conturbi? Cornelia in cui, figlio, t’esponi. Freni l’anima insana L’angue offeso mai riposa, Cesare lo stimolo del senso: se il veleno pria non spande Sesto Una donzella, pensa che son Cornelia, e son Romana. dentro il sangue all’offensor. Chi alla vendetta aspira serva di Cleopatra a tanto aspirar? (Parte.) Così l’alma mia non osa vita non cura, oh madre. di mostrarsi altera e grande, Sì cadrà Sesto, o cadrà il tiranno. 18 19
Cleopatra Cesare Cesare secondo il mio costume, Cesare, frena l’ire! Dov’è? Al lampo dell’armi di colei che destino Giacché desta m’aborri, quest’alma guerriera al regio letto, alle notturne piume. perché m’abbi ad amar, torno a dormire. Cleopatra vendetta farà. (Cornelia prende il fazzoletto, e poi lo getta con (Va per tornar al suo luogo.) Cesare, volgi Non fia che disarmi sdegno.) in questo seno, e non altrove, il lampo la destra guerriera di quegli occhi che adoro: che forza le dà. Sesto Scena ottava son Cleopatra, e non più Lidia in cambio. (Parte con Curio.) (Entra, da sé.) I detti, Curio, dopo congiurati (di dentro). (Ora è il tempo, oh mia destra! Il proprio ferro Cesare Coro di congiurati che uccise il genitore, l’empio trafigga). Curio Sei Cleopatra? (Di dentro.) (Entra con spada impugnata.) Mora Cesare, mora! Cesare, sei tradito. Cleopatra Scena decima In breve Cleopatra I detti, Achilla. Mentre Sesto vuol prendere la Cesare de’ congiurati il temerario ardire (Sola.) spada di Tolomeo, vien sorpreso da Achilla, che (Snuda il brando.) questo aspetto regal farà che cada; Che sento? Oh dio! Morrà Cleopatra ancora. entra in furia e la prende. Io tradito. torna al fianco, signor, quella tua spada! Anima vil, che parli mai? Deh taci! (Parte.) Avrò, per vendicarmi, Achilla Cleopatra in bellicosa parte, Sire, prendi! Che sento? Cesare di Bellona in sembianza un cor di Marte. Curio, a sì strani eventi Intanto, oh Numi, voi che il ciel reggete, Tolomeo Curio resto immobile sasso. difendete il mio bene! Che fia? Mentr’io ver le tue stanze, Ch’egli è del seno mio conforto e speme. signor’, t’attendo, odo di genti e spade Curio Sesto Se pietà di me non senti, ripercosso fragor, ed una voce Stupido son. (Da sé.) giusto ciel, io morirò. gridar: Cesare mora, ed improvviso Stelle crudeli! Tu da pace a’ miei tormenti, a te ne volo, ad arrecar l’avviso. Cesare o quest’alma spirerò. Che udisti mai, cor mio? Achilla Cesare Lidia è Cleopatra? E la spregiasti? Oh dio! Arma la man che non è tempo, o Sire, Così dunque in Egitto di star fra vezzi in amorosa parte; Scena nona regna la fellonia? Bella, rimanti; Cleopatra queste Veneri lascia, e vola a Marte! Camera nel serraglio. Tolomeo circondato dalle sono infausti per noi cotesti lidi. (Che frettolosa ritorna.) sue favorite, Cornelia fra loro, poi Sesto. Fuggi, Cesare, fuggi! Tolomeo Cleopatra Dalle regie tue stanze a questa fonte Qual nemica fortuna… Tolomeo Fermati, non partir, che tu m’uccidi. volano i congiurati. Belle dee di questo core, Achilla voi portate il ciel nel volto, Cesare Cesare Mentre io cerco di Cesare la strage, non ha il ciel più bel splendore Lascia, Lidia! Come! Nemmen Cleopatra s’avventa egli fra i nostri, di quel ch’avete in doppie stelle accolto. valse a frenar sì perfido ardimento? ma il numero di molti Cleopatra Questo è luogo di pace, alla virtù d’un solo al fin prevale; Che Lidia? Cleopatra onde il ferro depongo, fugge con Curio, e da balcon sublime Io volerò al conflitto in tua difesa, La porpora reale (Pone la spada sopra una tavola.) si scaglia d’improvviso in mezzo al porto, sino agli stessi abissi scudo non è bastante al tradimento. che inutile ornamento ed io miro in un punto scenderia Cleopatra. ora è questo in amor fiero stromento. Curio sommerso, e Cesare già morto. (Sa sé.) Cesare (Ohimè, che dissi?) Vengano pure, ho core. Cornelia Cornelia Cesar non sappe mai che sia timore. (Da sé.) (Da sé.) Cesare (Numi! che fia di me?) Cesare morto? Cleopatra? Cleopatra Oh dio! Tu il mio cor mi struggi; Tolomeo Sesto Cleopatra salvati, o mio bel sol! Cesare, fuggi! Ma qui Cornelia? (Da sé.) Sì. Questo candido lin tu prendi in segno, Oh Numi! 20 21
Achilla io per non più soffrir morte a te chiedo. ATTO TERZO Tolomeo Or Cleopatra (Tira la spada per uccidersi.) Bosco vicino alla città di Alessandria (con una Costei, che per germano aborro e sdegno, vola al campo romano, parte del porto a margine). si conduca alla reggia; io colà voglio e delle trombe ai bellicosi carmi, Cornelia che, ad onta del suo ardire, di Cesare in vedetta, Fermo? Che fai? Se perverso il destino genuflessa m’adori a piè del soglio. corre co’ suoi contro il tuo campo all’armi. fè vano il colpo, invan disperi, oh Sesto. Scena prima Achilla con seguito di soldati. Domerò la tua fierezza ch’il mio trono aborre e sprezza, Tolomeo Sesto Achilla e umiliata ti vedrò. D’una femmina imbelle Or che Cesare è estinto In tal’ modi si premia Tu qual Icaro ribelle non pavento i furori. che più sperar possiamo? il mio lungo servir, la fede mia? sormontar brami le stelle, Barbaro re! Ti pentirai fra breve ma quell’ali io tarperò. Achilla Cornelia d’avermi offeso. Andiamo, (Parte con i soldati.) A te sol resta Animo, ardire! che in premio di tant’opra Niren già t’apre il passo; al campo vanne; prodi campioni, e a Cleopatra avanti in isposa costei tu mi conceda. colà tu rivedrai l’empio tiranno, offriam le nostre insegne, offriamle il core, e sia menda al tardar l’alto valore. Scena terza e a lui fa poi mirar con alma forte, Cleopatra, con guardie. Tolomeo che incontrar sai, non paventar la morte. Dal fulgor di questa spada Temerario! Beltà che non ha pari (Parte.) vo’ che cada Cleopatra d’un tradimento in guiderdon pretendi? umiliato un empio cor. E pur così in un giorno Sesto Già non dee soffrir l’offese perdo fasti e grandezze? Ahi fato rio! Achilla (Solo.) che difese Cesare, il mio bel nume, è forse estinto; Sire… Seguirò tanto con ignoto passo il suo regno col valor. Cornelia e Sesto inermi son, né sanno ogn’orma del tiranno, (Parte.) darmi soccorso. O dio! Tolomeo finché nel suo periglio Non resta alcuna speme al viver mio. Ammutisci e parti! farò che cada esangue Son re, e saprò premiarti. del padre l’uccisor per man del figlio. Scena seconda Piangerò la sorte mia, Tolomeo, Cleopatra, soldati di Cleopatra, soldati sì crudele e tanto ria, L’aura che spira Achilla e guardie di Tolomeo. finché vita in petto avrò. tiranno e fiero Il mio servir questa mercé riceve? Al suono d’una bellica sinfonia segue la Ma poi morta d’ogn’intorno egli non merta battaglia tra soldati di Cleopatra e di Tolomeo, e il tiranno e notte e giorno di respirar. Tolomeo questi ultimi hanno la vittoria; finita la sinfonia, fatta spettro agiterò. Mi sveglia all’ira Olà! entra Tolomeo con Cleopatra prigioniera. (Parte con le guardie.) quel cor severo, sua morte solo Achilla Tolomeo mi può placar. (Da sé.) Vinta cadesti al balenar di questo Scena quarta A chi fede non ha, fé non si deve. mio fulmine reale. Cesare, Achilla, poi Sesto e Nireno. Giulio Cesare, da (Parte.) una parte, poi Sesto dall’altra con Nireno, ed Achilla, Cleopatra steso sul margine del porto mortalmente ferito. Tolomeo Tolomeo non mi vinse; Ciascuna si ritiri; mi tradì quella cieca, Cesare dopo breve soggiorno che, tiran, ti protegge, Dall’ondoso periglio vittorioso fra voi farò ritorno. senz’onor, senza fede, e senza legge. salvo mi porta al lido (Parte con le favorite.) il mio propizio fato. Tolomeo Qui la celeste Parca Olà! Sì baldanzosa non tronca ancor lo stame alla mia vita! Scena undicesima del vincitor al riverito aspetto? Ma dove andrò? E chi mi porge aita? Sesto, Cornelia. (Alle guardie.) Solo in queste erme arene S’incateni costei. al monarca del mondo errar conviene? Sesto (Una guardia incatena Cleopatra.) Ecco in tutto perduta Aure, deh, per pietà la speme di vendetta! Cleopatra spirate al petto mio, Ferro, inerme ti vedo; Empio crudel! Ti puniranno gli dèi. per dar conforto, oh dio! 22 23
al mio dolor. alla bella Cornelia, al sol di Roma, Sesto la sua pena un empio cor. Dite, dov’è, che fa digli che quell’Achilla, (Alza la visiera.) (Parte con Nireno.) l’idol del mio sen, che consigliò di Pompeo la morte… Oh dèi! l’amato e dolce ben di questo cor. Sesto Cesare Scena settima (Da sé.) Che veggio! Appartamento di Cleopatra. Ma d’ogni intorno i’ veggio (Ah, scellerato!) Cleopatra con guardie, damigelle egizie, poi sparse d’arme e d’estinti Sesto Cesare con soldati. l’infortunate arene, Cesare Signor! segno d’infausto annunzio al fin sarà. (Da sé.) Cleopatra Entrano Sesto e Nireno, in veste bellica e con (Ah, iniquo!) Cesare (Fra le sue damigelle che piangono.) visiera chiusa. Tu Sesto? Voi che mie fide ancelle un tempo foste, Achilla or lagrimate invan, più mie non siete. Sesto Che per averla in moglie, Sesto Il barbaro germano Cerco invan Tolomeo per vendicarmi, contro Cesare ordì l’alta congiura… E come che mi privò del regno, e il mio destin spietato a me l’asconde. vivo, Cesare, e illeso a me vi toglie, e a me torrà la vita. Sesto ti sottrasti alla Parca? (S’ode strepito d’armi nella scena.) Achilla (Da sé.) Ma qual strepito d’armi? (Sul margine del porto, mortalmente ferito.) (Ah, traditor!) Cesare Ah sì! Più mie non siete, Hai vinto, oh fato! Io fra l’onde nuotando al lido giunsi spirar l’alma Cleopatra or or vedrete. Cesare non ti turbar; mi porterò alla reggia, Sesto (Da sé.) e m’aprirò con tal sigil l’ingresso. Cesare Quai tronche voci? (Fellone!) Teco Niren mi siegua: (Entra con spada nuda in mano e soldati.) o che torrò alla sorte Forzai l’ingresso a tua salvezza, oh cara! Achilla Achilla Cornelia e Cleopatra, o avrò la morte. Avete vinto, oh stelle! Sol per cagion di vendicarsi un giorno Cleopatra Quel torrente, che cade dal monte, contro il re Tolomeo Cesare o un’ombra sei? tutto atterra ch’incontro lo sta. Cesare giunse in tal notte a spirar l’alma in guerra. Tale anch’io, a chi oppone la fonte, (Da sé.) Questo sigil tu prendi; Cesare dal mio brando atterrato sarà. Due guerrieri? In disparte nel più vicino speco (Alle guardie.) (Parte.) de’ loro accenti il suono centro armati guerrieri Olà, partite ormai, empi ministri udir io voglio, e penetrar chi sono. a questo segno ad ubbidir son pronti; d’un tiranno spietato! (Si ritira in disparte.) con questi puoi per sotterranea via Cesare così vuol, pronti ubbidite! Scena sesta penetrar nella reggia, e in breve d’ora (Partono le guardie.) Sesto, Nireno. Nireno torre all’empio Cornelia, (A Sesto.) e insieme far che vendicato io mora. Cleopatra Sesto È questi Achilla, in mezzo al sen piagato. (Dà il sigillo a Sesto e spira.) Ah, ben ti riconosco, Tutto lice sperar, Cesare vive. amato mio tesoro, Cesare Nireno al valor del tuo braccio! Nireno (Da sé.) Spirò l’alma il fellon. Ombra, no, tu non sei, Cesare amato. Segui, oh Sesto, i suoi passi. (Achilla è il moribondo?) (Corre ad abbracciarlo.) Sesto Sesto Nireno Tu scaglia intanto Cesare Achilla estinto? Or sì che il ciel comincia (Ad Achilla.) il cadavere indegno Cara, ti stringo al seno; a far le mie vendette, Amico, amico! del traditor nell’onde. ha cangiato vicende il nostro fato. sì, sì, mi dice il core che mio sarà il desiato onore. Achilla Cleopatra (A Nireno.) Scena quinta Come salvo ti vedo? La giustizia ha già sull’arco Oh cavalier ignoto, Cesare, Sesto, Nireno. pronto strale alla vendetta, che con voci d’amico Cesare per punire un traditor. articoli il mio nome, Cesare Tempo avrò di svelarti Quanto è tarda la saetta, deh, se dia mai che ti conceda il fato (Appare e rapisce il sigillo a Sesto.) ogni ascosa cagion del viver mio. tanto più crudele aspetta di favellar un giorno Lascia questo sigillo. Libera sei, vanne fra tanto al porto, 24 25
e le disperse schiere in un raduna; Tolomeo, sopraggiunge Sesto con spada nuda Sesto e Cornelia, con un paggio che porta lo quel diadema che miri, a te s’aspetta; colà mi rivedrai; Marte mi chiama in mano. scettro e la corona di Tolomeo. io te ne cingo il crine; all’impresa total di questo suolo. Regina dell’Egitto Per conquistar, non che l’Egitto, un mondo, Sesto Nireno darai norma alle genti, e legge al trono. basta l’ardir di questo petto solo. T’arresta, o genitrice! (A Cesare.) (Parte con i soldati.) A me, oh tiranno! Qui Curio vincitor, qui tuo l’Egitto; Cleopatra in questo ondoso piano Cesare, questo regno è sol tuo dono, Cleopatra Tolomeo Cesare ognun acclama tributaria regina Da tempeste il legno infranto, (Snuda il ferro.) Signor del mondo e imperator romano. Imperator t’adorerò di Roma. se poi salvo giunge in porto, Io son tradito, oh Numi! non sa più che desiar. Cesare Cesare Così il cor tra pene e pianto, Sesto (A Nireno.) (Da sé.) or che trova il suo conforto, Sappi, perfido mostro, e per tua pena: Del suo fido servir premio condegno (Amor, chi vide mai più bella chioma?) torna l’anima a bear. salvo i Numi serbar dai tradimenti avrà Nireno; Cesare invitto, e Cleopatra ei sciolse (A Curio.) Cleopatra dall’ingiuste catene; ei qui sen viene; Curio, Caro! Scena ottava io lo precorro, e questo già del tuo forte braccio Sala reggia di Tolomeo. Tolomeo, Cornelia. chiede quel sangue ch’è dovuto a Sesto. si conosce il valor. Cesare (Sesto e Cornelia s’inginocchiano.) Bella! Tolomeo Tolomeo Ma qui Cornelia? Cornelia, è tempo omai Del folle ardir ti pentirai ben presto. Cleopatra e Cesare che tu doni pietade a un re che langue. Sesto Più amabile beltà Si battono, e Tolomeo vien ferito, e cade morto Signor, ecco a’ tuoi piedi mai non si troverà Cornelia in scena. e di Cornelia e di Pompeo il figlio; del tuo bel volto. Speri invano mercede. egli la grande offesa In te/In me non splenderà Come obliar poss’io Cornelia del tradimento enorme né amor né fedeltà l’estinto mio consorte? Or ti riconosco, vendicò con suo brando, da te/da me disciolto. figlio del gran Pompeo, e al sen ti stringo. e tolse a Tolomeo l’alma col sangue. Tolomeo Cesare Altro te n’offre il regnator d’Egitto; Sesto Cesare Goda pur or l’Egitto Cara, al mio sen ti stringo… (Guardando nella scena.) E morì Tolomeo? in più tranquillo stato (Va per abbracciarla.) Giace il tiranno estinto; la prima libertà. Cesare brama, or padre sì, tu benché vinto, hai vinto. Cornelia dall’uno all’altro polo Cornelia (Parte.) Se Sesto in mia difesa ch’il gran nome roman spanda la fama. Scostati, indegno, e pensa pronto non accorrea, che Cornelia è Romana. Cornelia di Cornelia l’onor era in periglio. Seguito Non ha più che temere Ritorni omai nel nostro core Tolomeo quest’alma vendicata, Cesare la bella gioia ed il piacer; Non ho più da temer; Cesare estinto, or sì beata, La vendetta del padre sgombrato è il sen d’ogni dolor, Cleopatra umiliata, or non ascolto comincio a respirar. è ben dovuta al figlio; ciascun ritorni ora a goder. che il mio proprio voler. Or vo’ tutto in godere Sorgi, Sesto, ed amico al sen t’accolgo. (Si vuol accostar di nuovo.) si cangi il mio tormento, Cleopatra e Cesare ch’è vano ogni lamento, Sesto Un bel contento il sen già si prepara, Cornelia se il ciel mi fa sperar. Ogni affetto di fede in te rivolgo. se tu sarai costante ognor per me; Se alcun non temi, (Parte.) (Si abbracciano.) così sortì dal cor la doglia amara, temi pur questo ferro, e sol vi resta amor, costanze e fé. che a me sola s’aspetta Cornelia Scena ultima far del morto consorte or la vendetta! Dell’estinto tiranno Seguito Porto di Alessandria. Cesare, Cleopatra, Nireno, (Estrae un pugnale.) ecco i segni reali, a te li porgo. Ritorni ormai nel nostro core Sesto, Cornelia, Curio, seguito di Romani e di Egizii, un paggio. Cesare, Cleopatra e seguito (Dà la corona e lo scettro di Tolomeo a Cesare.) la bella gioia ed il piacer; Scena nona con trombe e timpani. sgombrato è il sen d’ogni dolore, I detti, Sesto. Mentre Cornelia corre alla vita di Finita la sinfonia entrano Curio e Nireno e poi Cesare ciascun ritorni ora a goder. Bellissima Cleopatra, 26 27
Il soggetto Campagna d’Egitto di Giulio Cesare (48–47 a.C.). Atto primo Cesare, accompagnato dal tribuno Curio, giunge in Egitto per inseguire il nemico Pompeo, in fuga con il suo esercito dopo la sconfitta subita a Farsalo. Cornelia, moglie di Pompeo, e suo figlio Sesto invocano e ottengono clemenza dal vincitore. Sono però tutti all’oscuro del fatto che Tolomeo, re d’Egitto, ha ordinato di uccidere Pompeo nella speranza di ingra- ziarsi Cesare. Quando sopraggiunge il comandante dell’esercito egiziano Achilla, offrendo in dono all’imperatore romano la testa del nemico, Cesare esprime senza tentennamenti il proprio sdegno, condanna il gesto efferato e ordina di tributare alle spoglie di Pompeo ono- ri da eroe. Achilla riferisce al re la reazione imprevista di Cesare e promette di ucciderlo in cambio della mano di Cornelia, di cui è innamorato. Intanto Cleopatra, sorella di Tolomeo, è decisa a conquistare il trono d’Egitto, a cui aspira in quanto primogenita, anche grazie alla complicità che ritiene di poter assicurarsi da parte di Cesare. Chiede a Nireno di accompa- gnarla dal condottiero romano che dapprima cerca di sedurre presentandosi come Lidia, una fanciulla del suo seguito. Dopo l’incontro con Cesare, Cleopatra si avvicina a Cornelia e Sesto e si dichiara pronta a sostenere il progetto di vendicare Pompeo. Cornelia e Sesto incontrano Tolomeo e lo sfidano apertamente. Il giovane viene arresta- to, e con lui la madre, che ha sdegnato la protezione di Achilla. Atto secondo Cleopatra si innamora di Cesare ma costui, pur attratto dalla sua bellezza, tenta di resi- sterle, credendola un’umile ancella. Ben presto, tuttavia, la passione tra i due esplode. Cleopatra rivela la propria identità e, quando Curio li raggiunge per informare l’impera- tore della congiura che si sta tramando contro di lui, supplica Cesare di fuggire. Il con- dottiero romano si allontana su una nave poi, per salvarsi dai sicari di Tolomeo, si getta in mare. Mentre Cornelia è condotta alla presenza del re Tolomeo, sopraggiunge Achilla con la notizia della morte di Cesare. Quale compenso per il buon esito della congiura, chiede a Tolomeo la mano di Cornelia, ma riceve un netto rifiuto, poiché il re se ne è innamorato 28 29
a sua volta. Quando i due si allontanano, Cornelia è raggiunta da Sesto e lo esorta a non rinuciare al progetto di vendetta. Le metamorfosi Atto terzo Nello scontro tra romani ed egiziani, Tolomeo ha in un primo momento la meglio. Corne- di Giulio Cesare lia e Sesto cadono nelle mani nemiche. Cleopatra viene imprigionata e si sparge la voce di Tarcisio Balbo che Cesare sia annegato. I romani, privi del loro comandante, si danno alla fuga. Quando Cesare, che si è salvato a nuoto, giunge sul luogo della battaglia, trova l’esercito in disfatta. Di nascosto, sente il colloquio fra Sesto e Achilla, ferito a morte, che confessa d’essere stato spinto dal re all’uccisione di Pompeo e consegna al giovane un sigillo d’oro con cui potranno essere adunati cento suoi uomini, pronti a uccidere Tolomeo. Cesare, fattosi dare il sigillo, guida di persona la rivolta: nella tenda del fratello, Cleopatra gioisce nel rivedere l’amante. Cesare vince la battaglia decisiva, Sesto vendica la morte del pa- dre, uccidendo Tolomeo. Fra il giubilo del popolo e dei guerrieri, Cleopatra viene incoronata regina e i due amanti Q si scambiano reciproche promesse di fedeltà e d’amore. uando nel 1723 il trentottenne Georg Friedrich Händel comincia a mettere mano alla partitura del Giulio Cesare in Egitto, la sua carriera di compositore è all’apice di un trend favorevolissimo: è stato da poco nominato “Compositore di musica della Cappella reale di Sua Maestà”, è l’insegnante di musica delle principesse Anna e Carolina di Hannover, e i suoi drammi per musica vanno in scena sempre con successo, tanto che il compositore pensa bene di trovare una sistemazione più confortevole e nel 1724, l’anno in cui Giulio Cesare debutta nel Teatro di Haymarket a Londra, si trasferi- sce nella casa in Lower Brook Street che abiterà sino alla morte nel 1759, e che ancora oggi esiste (è al civico 25, è sede dello Handel House Museum, e come tutte le antiche case londinesi che si rispettino pare sia perfino abitata da un fantasma; curiosità sup- plementare, la casa a fianco, al civico 23, negli anni Sessanta fu abitata da Jimi Hendrix). Insomma, il sassone Händel, nato ad Halle il 23 febbraio 1685, si trova talmente bene in Inghilterra che di lì a poco chiederà persino la cittadinanza, concessagli in men che non si dica nel 1727 (è per questo che all’inizio della voce “Händel” nell’autorevolissimo New Grove Dictionary of Music and Musicians si legge “English composer of German birth”: compositore inglese di nascita tedesca). Come compositore teatrale Händel si confor- merà in tutto e per tutto alle richieste e al gusto corrente dei coevi spettatori londinesi. Questi ultimi considerano l’opera italiana alla stregua di un prezioso bene d’importazio- ne, e i pochi teatri londinesi in cui vanno in scena i drammi per musica in italiano sono il luogo di ritrovo della società inglese che conta: luoghi alla moda in cui unire il piacere di un bello spettacolo alla vita di società, e persino al dibattito politico: a metà degli anni Trenta del Settecento gli spettacoli dell’Opera of the Nobility e della Royal Academy of Music (la compagnia di cui Händel è il principale compositore, e che esisteva dal 1719) saranno anche il terreno di scontro dialettico tra Whigs e Tories, tra i sostenitori del Prin- cipe di Galles o del re suo padre. All’epoca del Giulio Cesare in Egitto, Händel e la Royal Academy of Music sono ancora i ple- nipotenziari dell’opera in musica in un paese che guarda con interesse alla cultura teatrale italiana ma che deve importarne in toto i frutti: pochi, si è detto, sono i teatri, e pochi anche gli addetti ai lavori. Compositori e cantanti a parte (Händel basta e avanza, e le grandi star del canto si scritturano dall’Italia pagandole a peso d’oro), ciò di cui a Londra c’è penuria sono i librettisti capaci non tanto di confezionare ex novo drammi per musica di buona 30 31
qualità, ma soprattutto di garantire una produzione continua ed elevata di testi che devono perciò faticano a seguire le vicende rappresentate sui palcoscenici operistici basandosi su rifornire un mercato sempre avido di novità: è la ragione per cui la maggior parte dei libretti quanto pronunciano i personaggi e su quanto si può leggere nel libretto. Gli spettatori lon- d’opera messi in musica da Händel sono frutto del rimaneggiamento di libretti preesisten- dinesi, insomma, seguono lo spettacolo grazie agli elementi squisitamente musicali forniti ti, riadattati ad hoc per le esigenze del compositore e degli spettatori londinesi. La fattura dal compositore, e di ciò Händel è ben consapevole allorché si accinge a confezionare un e lo scopo dei rimaneggiamenti, o dei raffazzonamenti, per usare la terminologia coeva, è nuovo dramma per musica. Se si vuole, è un paradosso che fa la fortuna di Händel in Inghil- espressa con chiarezza in una celebre lettera che Giuseppe Riva, incaricato d’affari a Lon- terra, e che lo rende un compositore “comprensibile” anche alle orecchie del xxi secolo, or- dra per conto del duca di Modena, scrive a Ludovico Antonio Muratori il 3 ottobre 1726: “le mai disabituate agli schemi drammatici dell’opera settecentesca. Uno spettatore italiano opere che vengono d’Italia non possono servire per questo teatro [di Haymarket]. Bisogna del xviii secolo, di solito, conosce a menadito gran parte dei drammi cui assiste, per averli riformarle o per meglio dire difformarle per renderle in istato da incontrar favore. Pochi visti rappresentati più volte in vesti musicali differenti; quello che gli interessa è ripercor- versi di recitativo e molte arie qui vogliono, e questa è la ragione che alcune delle migliori rere vicende già note – la brama affabulatoria è un tratto caratteristico del genere umano, opere del Sig.r Apostolo [Zeno] non si sono mai potute fare e che le due bellissime del come ci hanno mostrato gli studiosi di letteratura – e nel contempo ammirare sia i virtuosi- Metastasio, cioè la Didone ed il Siroe, hanno dovuto correre la medesima sorte”. Muratori smi canori degli interpreti sia la perizia del compositore. Al di là di ciò, lo spettatore italiano scriveva per conto d’un amico, desideroso di fornire un libretto alla Royal Academy of Mu- del Settecento “legge” gli affetti del dramma (ossia i sentimenti espressi dai personaggi sic e perciò ansioso di ricevere ragguagli circa le consuetudini del teatro d’opera a Londra. nelle proprie arie) e gli accadimenti della vicenda attraverso ciò che i personaggi material- Quanto al “difformare” i libretti che dall’Italia arrivano a Londra, l’opinione di Riva è quella mente dicono. Se manca la comprensione della parola, diventa obbligatorio per Händel di un uomo di lettere italiano: vista dal lato degli inglesi la questione assume tutto un altro caricare la propria musica di un fardello supplementare, e attribuirle funzioni semantiche aspetto, e di ciò, in riferimento al Giulio Cesare di Händel, si renderà conto nelle righe che che altrove sarebbero state appannaggio del testo librettistico. Detto in altre parole: gli seguono. affetti dei personaggi e gli eventi della vicenda rappresentata devono essere comprensibili per via puramente musicale, magari con l’aiuto di qualche mirabilia scenotecnica. La fonte del Giulio Cesare in Egitto è la più antica che Händel abbia mai utilizzato per Qualche esempio. All’inizio del second’atto (ii.2) Cleopatra, che si spaccia per la propria una propria opera: l’omonimo dramma per musica del 1676 composto da Giacomo Fran- ancella Lidia, fa definitivamente soccombere al proprio fascino il già innamorato Cesare cesco Bussani e messo in musica da Antonio Sartorio per il Teatro di San Salvatore a presentandosi all’improvviso nei panni della Virtù circondata dalle Muse. E lo fa a suon Venezia. Una fonte difficile da riproporre a distanza di quasi cinquant’anni poiché basata di musica: sorprende Cesare con una “vaga sinfonia di vari stromenti”, per poi apparire su una drammaturgia ormai desueta all’epoca di Händel: troppe e indecorose complica- in tutto il proprio splendore muliebre e canoro in un memorabile episodio di teatro nel zioni nell’intreccio (il luogotenente di Cesare, Curio, che s’invaghisce addirittura di Cor- teatro (didascalia: “Qui s’apre il Parnaso, e vedesi in trono la Virtù assistita dalle nove nelia, la moglie del defunto Pompeo), una lascivia di costumi sin troppo esibita da alcuni Muse”). Händel, per l’occasione, prevede una seconda orchestra sul palco oltre a quel- personaggi (primo fra tutti Tolomeo, fratello di Cleopatra), un numero forse eccessivo la in sala: quest’ultima fa da “commento sonoro” alla scena, la prima (particolarissima: di personaggi secondari a ingombrare la scena (il personaggio di troppo, per Händel, è comprende anche strumenti “eterei” e raffinati quali l’arpa, la tiorba e la viola da gamba) Rodisbe, la nutrice di Cleopatra, che perciò non compare nella versione londinese del ha il compito d’introdurre e accompagnare il canto di Cleopatra. Cesare, insomma, è dramma). Händel affida il libretto alle mani sapienti di Nicola Francesco Haym (un com- totalmente avvolto dalle seduttive tele sonore di Cleopatra, che canta rivolta verso di lui positore italiano d’origine tedesca, ottimo raffazzonatore di libretti): il risultato è un li- assieme alla propria orchestra, la quale raddoppia l’altra orchestra in sala che nel con- bretto che passa dagli oltre millecinquecento versi dell’originale a poco più di novecento; tempo suona alle spalle di Cesare. con meno arie rispetto all’originale veneziano, e coi personaggi che scendono da nove a Qualche scena più in là (ii.8) si verifica un doppio colpo di scena: Curio giunge all’improv- otto. In più, Haym salva il decoro del dramma riducendo le brame amorose di Curio per viso per annunciare a Cesare che alcuni congiurati, inviati da Tolomeo, sono penetrati nel Cornelia a poco più di una timida e disincantata confessione all’inizio del dramma (i.2: palazzo e si precipitano per ucciderlo; nel contempo, Cesare scopre che l’ancella Lidia “Cesare, a questa un tempo / sacrai la libertate.”), e la fregola di Tolomeo agli sfottò che è in realtà la regina Cleopatra. Pressato dall’amata e da Curio, Cesare fugge, non prima gl’indirizza la sorella Cleopatra poco più in là (i.5: “Anzi, tu pur, effeminato amante, / va’ di aver cantato l’aria di prammatica in cui minaccia la propria volontà di rivalsa (“Col dell’età sui primi nati albori, / di regno in vece, a coltivar amori”). In mano a Haym e Hän- lampo dell’armi / quest’alma guerriera / vendetta farà”). Qui scatta il colpo di genio di del Giulio Cesare in Egitto diventa una perfetta macchina drammatica, e risulterà essere Händel. Per uno spettatore settecentesco non è inverosimile che un uomo inseguito dai uno dei successi più fortunati del compositore anglo-sassone: vivo Händel, Giulio Cesare propri potenziali assassini perda tempo cantando un’aria per quattro o cinque minuti verrà replicato per ben 13 volte nella stagione d’esordio, e sarà ripreso l’anno successivo prima di fuggire; semplicemente perché durante il canto dell’aria il tempo non passa: (10 recite), nel 1730 (11 recite), e infine nel 1732 (4 recite). Negli anni Venti del Novecento, l’aria non è che la dilatazione di un singolo istante, una sorta di fermo immagine durante quando la Händel-Renaissance riprenderà vigore con le celeberrime rappresentazioni al il quale il personaggio può esplicare diffusamente e in modo analitico l’affetto cui sog- Festival händeliano di Gottinga, Giulio Cesare sarà tra le prime opere ad essere riesuma- giace. L’azione, il tempo, tornano a scorrere dopo l’ultima nota dell’aria, con la ripresa del te, subito dopo Rodelinda, regina de’ Longobardi e Ottone, re di Germania. dialogo in recitativo. Dev’essere stata forte, allora, la sorpresa degli spettatori al Teatro di Perché gl’Inglesi vogliono poco recitativo e molte arie, secondo quanto scrive Riva nella Haymarket nel 1724, allorché sentirono le voci dei congiurati urlare da fuori scena “Mora lettera a Muratori? Semplice: amano l’opera italiana, ma non sono italiani madrelingua, e Cesare, mora!” mentre ancora risuonavano le ultime frasi dell’aria di Cesare: è un gesto 32 33
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