Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri

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Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Teatro Dante Alighieri
 Stagione d’Opera
 2010-2011

Giulio Cesare
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Fondazione Ravenna Manifestazioni
Comune di Ravenna
                                                     Teatro di Tradizione Dante Alighieri
Assessorato alla Cultura
Ministero per i Beni e le Attività Culturali         Stagione d’Opera e Danza
Regione Emilia Romagna
                                                     2010-2011

                                               Giulio Cesare
                                               DRAMMA IN TRE ATTI
                                               LIBRETTO DI NICOLA FRANCESCO HAYM
                                               DA “GIULIO CESARE IN EGITTO”
                                               DI GIACOMO FRANCESCO BUSSANI
                                               MUSICA DI

                                               Georg Friedrich Händel

con il contributo di

partner

                                                Teatro Alighieri
                                                marzo | venerdì 18, domenica 20
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Sommario
                                                             La locandina................................................................. pag.           5

                                                             Il libretto ........................................................................ pag.    7

                                                             Il soggetto . ................................................................... pag.      29

                                                             Le metamorfosi di Giulio Cesare
                                                             di Tarcisio Balbo . ...................................................... pag.             31

                                                             A proposito del Giulio Cesare in Egitto
                                                             di Händel
                                                             di Alessio Pizzech .................................................... pag.                37

                                                             I protagonisti .............................................................. pag.          39

Testi a cura di Federica Tassinari, Maria Grazia Soavi
Coordinamento editoriale Cristina Ghirardini
Grafica Ufficio Edizioni Fondazione Ravenna Manifestazioni

Bozzetti di scena Michele Ricciarini.
In copertina Gaius Julius Caesar
(Kunsthistorisches Museum, Vienna).

Si ringrazia il Teatro Comunale di Ferrara
per la concessione del materiale editoriale.

L’editore si rende disponibile per gli eventuali
aventi diritto sul materiale utilizzato.

Stampa Tipografia Moderna, Ravenna
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Giulio Cesare
dramma in tre atti, libretto di Nicola Francesco Haym
da Giulio Cesare in Egitto di Giacomo Francesco Bussani
musica di Georg Friedrich Händel

personaggi e interpreti

Giulio Cesare Sonia Prina
Cleopatra Maria Grazia Schiavo
Achilla Riccardo Novaro
Cornelia José Maria Lo Monaco
Tolomeo Filippo Mineccia
Sesto Paolo Lopez
Nireno Floriano D’Auria
Curio Andrea Mastroni

direttore Ottavio Dantone
regia Alessio Pizzech
scene Michele Ricciarini
costumi Cristina Aceti
luci Marco Cazzola

Accademia Bizantina

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
in coproduzione con Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatro Comunale di Modena

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Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Giulio Cesare
                         Dramma per musica in tre atti
                      Libretto di Nicola Francesco Haym
           da Giulio Cesare in Egitto di Giacomo Francesco Bussani
Prima rappresentazione: 20 febbraio 1724 King’s Theatre di Haymarket, Londra

                       Musica di Georg Friedrich Händel

                                  PERSONAGGI

    Romani
    Giulio Cesare, primo imperatore de’ Romani                 contralto
    Curio, tribuno di Roma                                        basso
    Cornelia, moglie di Pompeo                                 contralto
    Sesto, figlio di Pompeo e Cornelia                          soprano

    Egizii
    Cleopatra, regina d’Egitto                   soprano
    Tolomeo, re d’Egitto, fratello di Cleopatra contralto
    Achilla, duce generale dell’armi
    e consigliere di Tolomeo                       basso
    Nireno, confidente di Cleopatra             contralto

        Seguito di Romani, seguito di Egizii, damigelle egizie, guardie,
             le nove Muse, favorite di Tolomeo, soldati egiziani,
                        soldati romani, un paggio.

     La scena si svolge in Egitto (Alessandria e dintorni) nell’anno 48 a.C.

    Le parti di testo in grigio sono state omesse nel presente allestimento.

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Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
ATTO PRIMO                                                                                                   Barbaro traditor! Io manco, io moro…                  Scena quarta
                                                      Cornelia                                               (Sviene.)                                             Curio, Sesto, Cornelia.
Ouverture                                             Dà pace all’armi!
Campagna d’Egitto con antico ponte sopra un                                                                  Cesare                                                Curio
ramo del Nilo.                                        Sesto                                                  Curio, su, porgi aita                                 Già torna in sé.
                                                      		                Dona                                 a Cornelia, che langue!
Scena prima                                           l’asta al tempio, ozio al fianco, ozio alla destra.    (Piange.)                                             Sesto
Cesare, Curio, seguito.                                                                                                                                            		                  Madre!
Cesare e Curio passano il ponte con il seguito.       Cesare                                                 Curio
                                                      Virtù de’ grandi è il perdonar le offese.              Che scorgo? Oh stelle! Il mio bel sole esangue!       Curio
Seguito                                               Venga Pompeo, Cesare abbracci, e resti                                                                       			                          Cornelia!
 Viva, viva il nostro Alcide!                         l’ardor di Marte estinto:                              Achilla
 Goda il Nilo in questo dì!                           sia vincitor del vincitore il vinto.                   (Da sé.)                                              Cornelia
 Ogni spiaggia per lui ride,                                                                                 (Questa Cornelia? Oh, che beltà! Che volto!)          (Che ritorna in sé.)
 ogni affanno già spari.                                                                                                                                           				                              Oh stelle!
                                                      Scena terza                                            Sesto                                                 Ed ancor vivo? Ah! Tolga
Cesare                                                I detti, Achilla con stuolo di Egizii.                 Padre, Pompeo! Mia genitrice! Oh dio!                 quest’omicida acciaro
 Presti ormai l’egizia terra                          Achilla entra con stuolo di Egizii che portano                                                               il cor, l’alma al sen.
 le sue palme al vincitor!                            aurei bacili.                                          Cesare                                                (Vuol rapire la spada dal fianco di Sesto per
                                                                                                             Per dar urna sublime                                  isvenarsi, e Curio la frastorna.)
Curio, Cesare venne, e vide e vinse;
                                                      Achilla                                                al suo cenere illustre,
già sconfitto Pompeo invan ricorre
                                                      La reggia Tolomeo t’offre in albergo,                  serbato sia il nobil teschio.                         Curio
per rinforzar de’ suoi guerrier lo stuolo
                                                      eccelso eroe, per tuo riposo, e in dono                                                                      			                 Ferma! Invan tenti
d’Egitto al re.
                                                      quanto può donare un tributario trono.                 Achilla                                               tinger di sangue in quelle nevi il ferro.
                                                                                                             				                            Oh dei!               Curio, che ancor t’adora,
Curio
                                                      Cesare                                                                                                       e sposa ti desia, se pur t’aggrada,
              Tu qui, signor, giungesti
                                                      Ciò che di Tolomeo                                     Cesare                                                vendicarti saprà con la sua spada.
a tempo appunto, a prevenir le trame.
                                                      offre l’alma regal Cesare aggrada.                     (Ad Achilla.)
Ma chi ver’ noi sen’ viene?
                                                                                                             E tu involati, parti! Al tuo signore                  Cornelia
                                                      Achilla                                                di che l’opre de’ regi,                               Sposa a te?
                                                      Acciò l’Italia ad adorarti impari,                     sian di ben o di mal, son sempre esempio.
Scena seconda
                                                      in pegno d’amistade e di sua fede                                                                            Curio
I detti, Cornelia, Sesto.
                                                      questa del gran Pompeo superba testa                   Sesto                                                 		            Sì.
Cornelia e Sesto entrano.
                                                      di base al regal trono offre al tuo piede.             Che non è re, chi è re fellon, chi è un empio.
                                                                                                                                                                   Cornelia
Cesare                                                Uno degli Egizii svela un bacile, sopra il quale sta
                                                                                                             Achilla                                               		                  Ammutisci!
Questa è Cornelia.                                    il capo tronco di Pompeo.
                                                                                                             Cesare, frena l’ire…
                                                                                                                                                                   Sesto
Curio                                                 Cesare
                                                                                                             Cesare                                                Tu nemico a Pompeo, e tanto ardisci?
			                  Oh sorte,                        Giulio, che miri?
                                                                                                             Vanne! Verrò alla reggia,
del nemico Pompeo l’alta consorte?
                                                                                                             pria ch’oggi il sole a tramontar si veggia.           Curio
Cesare, a questa un tempo                             Sesto
                                                                                                                                                                   Cornelia, se m’aborri,
sacrai la libertade.                                  		                Oh dio, che veggio?                    Empio, dirò, tu sei,
                                                                                                                                                                   m’involerò al tuo aspetto;
                                                                                                               togliti a gli occhi miei,
                                                                                                                                                                   sol per non molestarti,
Cornelia                                              Cornelia                                                 sei tutto crudeltà.
                                                                                                                                                                   giurerà questo cor di non amarti.
Signor, Roma è già tua. Teco han gli dei              					                                 Ahi lasso!         Non è da re quel cuor,
                                                                                                                                                                   (Parte.)
oggi diviso il regno, ed è lor legge                  Consorte! Mio tesoro!                                    che donasi al rigor,
che del grand’orbe al pondo                                                                                    che in sen non ha pietà.
                                                                                                                                                                   Sesto
Giove regoli il ciel, Cesare il mondo.                Curio
                                                                                                             Parte con seguito; parte Achilla con stuolo di        Madre!
                                                      Grand’ardir!
                                                                                                             Egizii.
Cesare
                                                                                                                                                                   Cornelia
Da Cesare che chiedi,                                 Cornelia
                                                                                                                                                                         Viscere mie!
gran germe de’ Scipioni, alta Cornelia?               		             Tolomeo,

                                                  8                                                                                                            9
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Sesto                                                 il capo…                                       di scettro invece a trattar l’ago e il fuso!    in premio a me il tuo voler concede.
Or che farem tra le cesaree squadre,
tu senza il caro sposo, io senza il padre?            Cleopatra                                      Cleopatra                                       Tolomeo
                                                              Ohimè! di chi?                         Anzi tu pur, effeminato amante,                 È costei tanto vaga?
Cornelia                                                                                             va dell’età sui primi albori,
  Priva son d’ogni conforto,                          Nireno                                         di regno invece a coltivar gli amori!           Achilla
  e pur speme di morire                               			                       … del gran Pompeo.                                                   Lega col crine. E col bel volto impiaga.
                                                                                                       Non disperar, chi sa?
  per me misera non v’è.
                                                                                                       se il regno non avrai,
  Il mio cor, da pene assorto,                        Cleopatra                                                                                      Tolomeo
                                                                                                       avrai sorte in amor.
  è già stanco di soffrire,                           Stelle! Costui che apporta?                                                                    Amico, il tuo consiglio è la mia stella;
                                                                                                       Mirando una beltà
  e morir si niega a me.                                                                                                                             vanne, pensa e poi torna.
                                                                                                       in essa troverai
(Parte.)                                              Nireno                                                                                         (Parte Achilla.)
                                                                                                       a consolar un cor.
                                                      Per stabilirsi al soglio                                                                       Muora Cesare, muora, e il capo altero
                                                                                                     (Parte con Nireno.)
Sesto                                                 a Cesare mandò fra’ doni involto…                                                              sia del mio piè sostegno.
Vani sono i lamenti;                                                                                                                                 Roma, oppressa da lui, libera vada,
è tempo, o Sesto, ormai                               Cleopatra                                                                                      e fermezza al mio regno
                                                                                                     Scena sesta
di vendicar il padre;                                 Che gli mandò?                                                                                 sia la morte di lui più che la spada.
                                                                                                     Tolomeo con guardie, Achilla.
si svegli alla vendetta
                                                                                                                                                         L’empio, sleale, indegno
l’anima neghittosa,                                   Nireno
                                                                                                     Achilla                                             vorria rapirmi il regno,
che offesa da un tiranno invan riposa.                		               … l’esanimato volto.
                                                                                                     (Entra.)                                            e disturbar così
  Svegliatevi nel core,                                                                              Sire, Signor!                                       la pace mia.
                                                      Cleopatra
  furie d’un alma offesa,                                                                                                                                Ma perda pur la vita,
                                                      Su, partite, miei fidi,
  a far d’un traditor                                                                                Tolomeo                                             prima che in me tradita
                                                      (Parte il seguito; a Nireno.)
  aspra vendetta!                                                                                    		          Achilla!                                dall’avido suo cor
                                                      			                    e tu qui resta;
  L’ombra del genitore                                                                               Come fu il capo tronco                              la fede sia!
                                                      alle cesaree tende
  accorre a mia difesa,                                                                              da Cesare gradito?
                                                      son risolta portarmi, e tu, Nireno
  e dice: a te il rigor,
                                                      mi servirai da scorta.
  figlio si aspetta.                                                                                 Achilla                                         Scena settima
(Parte.)                                                                                             Sdegnò l’opra.                                  Quartieri nel campo di Cesare con l’urna nel
                                                      Nireno
                                                                                                                                                     mezzo, ove sono le ceneri del capo di Pompeo,
                                                      Cosa dirà Tolomeo?
                                                                                                     Tolomeo                                         sopra eminente cumulo di trofei.
Scena quinta                                                                                         		              Che sento?                      Cesare, poi Curio, Cleopatra nelle vesti di Lidia,
                                                      Cleopatra
Gabinetto di Cleopatra.                                                                                                                              Nireno.
                                                      Non paventar; col guardo
Cleopatra con seguito di damigelle egizie, poi                                                       Achilla
                                                      meglio ch’egli non fece
Nireno, dopo Tolomeo con guardie.                                                                    T’accusò d’inesperto e troppo ardito.           Cesare
                                                      col capo di Pompeo,
                                                                                                                                                     Alma del gran Pompeo,
                                                      Cesare obbligherò;
Cleopatra                                                                                            Tolomeo                                         che al cener suo d’intorno
                                                      invan aspira al trono,
Regni Cleopatra; ed al mio seggio intorno                                                            Tant’osa un vil Romano?                         invisibil t’aggiri,
                                                      egli è il germano, e la regina io sono.
popolo adorator arabo e siro                                                                                                                         fur’ombre i tuoi trofei,
su questo crin la sacra benda adori;                                                                 Achilla                                         ombra la tua grandezza, e un’ombra sei.
                                                      Tolomeo
su, che di voi, miei fidi,                                                                           			                       Il mio consiglio      Così termina al fine il fasto umano.
                                                      (Entra con guardie.)
ha petto e cor di sollevarmi al trono,                                                               apprendi, oh Tolomeo!                           Ieri che vivo occupò un mondo in guerra,
                                                      Tu di regnar pretendi,
giuri su questa destra eterna fede.                                                                  Verrà Cesare in corte; e in tua vendetta        oggi risolto in polve un’urna serra.
                                                      donna superba e altera?
                                                                                                     cada costui, come cadde Pompeo.                 Tal di ciascuno, ahi lasso!
Nireno                                                                                                                                               il principio è di terra, e il fine è un sasso.
                                                      Cleopatra
(Entra.)                                                                                             Tolomeo                                         Misera vita! Oh, quanto è fral tuo stato!
                                                      Io ciò ch’è mio contendo; e la corona
Regina, infausti eventi!                                                                             Chi condurrà l’impresa?                         Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato.
                                                      dovuta alla mia fronte
                                                      giustamente pretendo.
Cleopatra                                                                                            Achilla                                         Curio
Che fia? Che tardi?                                                                                  			                       Io ti prometto        (Entra, introduce Cleopatra e Nireno.)
                                                      Tolomeo
                                                                                                     darti estinto il superbo al regio piede,        Qui nobile donzella
                                                      Vanne, e torna omai, folle,
Nireno                                                                                               se di Pompeo la moglie                          chiede chinarsi al Cesare di Roma.
                                                      a qual di donna è l’uso,
Troncar fe’ Tolomeo
                                                 10                                                                                                 11
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Cesare                                                   D’un fiore il pregio a quello                    Cleopatra                                          ti saran scudo, e t’apriran la strada.
Se n’ venga pur.                                         solo vien dato,                                  (Da sé.)
                                                         ma tutto un vago aprile                          (È Cornelia, costei,                               Cornelia
Cleopatra                                                è in te raccolto.                                la moglie di Pompeo?)                              E chi ti sprona, amabile donzella,
		              Tra stuol di damigelle                 (Parte con Curio.)                                                                                    oggi in nostro soccorso offrir te stessa?
io servo a Cleopatra,                                                                                     Cornelia
Lidia m’appello, e sotto il ciel d’Egitto              Nireno                                             Ah no! Tra questi arnesi                           Cleopatra
di nobil sangue nata;                                  Cleopatra, vincesti;                               un ferro sceglierò, con mano ardita                La fellonia d’un re tiranno, il giusto.
ma Tolomeo mi toglie,                                  già di Cesare il core                              contro il Tolomeo dentro la reggia…                Sotto il nome di Lidia
barbaro usurpator, la mia fortuna.                     tributario al tuo volto amor ti rende,             (Non sì tosto Cornelia ha preso una spada fuori    io serbo Cleopatra;
                                                       e tutto il suo voler da te dipende.                degli arnesi di guerra che Sesto sopraggiunge.)    se in virtù del tuo braccio ascende al trono,
Cesare                                                                                                                                                       sarai felice, e scorgerai qual sono.
(Da sé.)                                               Cleopatra                                          Sesto
(Quanta bellezza un sol sembiante aduna!)              Cerchi pur Tolomeo con empietà                     Madre, ferma; che fai?                             Cornelia
Tolomeo sì tiranno?                                    di cor le vie del trono,                                                                              Chi a noi sarà di scorta?
                                                       che a me d’avito regno                             Cornelia
Curio                                                  farà il Nume d’amor benigno dono.                  			                      Lascia quest’armi:        Cleopatra
(Da sé.)                                                                                                  voglio contro il tiranno                           (Accennando a Nireno.)
                                                         Tutto può donna vezzosa,
(Se Cornelia mi sprezza,                                                                                  uccisor del mio sposo,                             Questi, che alla regina è fido servo,
                                                         se amorosa
oggi a Lidia rivolto                                                                                      tentar la mia vendetta.                            saprà cauto condurvi all’alta impresa.
                                                         scioglie il labbro, o gira il guardo.
collocherò quest’alma in sì bel volto).
                                                         Ogni colpo piaga un petto,
                                                                                                          Sesto                                              Sesto
                                                         se difetto
Cleopatra                                                                                                 Questa vendetta a Sesto sol si aspetta.            Figlio non è, chi vendicar non cura
                                                         non v’ha quel che scocca il dardo.
(S’inginocchia avanti Cesare e dice piangendo:)                                                           (Toglie la spada a Cornelia.)                      del genitor la morte.
                                                       (Mentre Cleopatra vuol partire, vien ritenuta da
Avanti al tuo cospetto, avanti a Roma,                                                                                                                       Armerò questa destra, e al suol trafitto
                                                       Nireno.)
mesta, afflitta e piangente                                                                               Cornelia                                           cadrà punito il gran tiran d’Egitto.
chieggio giustizia.                                                                                       Oh dolci accenti! Oh care labbra! Dunque
                                                       Nireno                                                                                                  Cara speme, questo core
                                                                                                          sull’alba de’ tuoi giorni
                                                       Ferma, Cleopatra, osserva,                                                                              tu cominci a lusingar.
Cesare                                                                                                    hai tanto cor?
                                                       qual femmina dolente                                                                                    Par che il ciel presti favore
(Da sé.)
                                                       con grave passo e lacrimoso ciglio                                                                      i miei torti a vendicar.
			                (Oh dio! Che innamora!)                                                                Sesto
                                                       quivi si porta.                                                                                       (Partono Cornelia, Sesto e Nireno.)
(Leva da terra Cleopatra.)                                                                                		            Son Sesto, e di Pompeo
Sfortunata donzella, in breve d’ora                                                                       erede son dell’alma!
                                                       Cleopatra                                                                                             Cleopatra
deggio portarmi in corte,
                                                       		             Al portamento, al volto                                                                Vegli pur il germano
oggi colà stabilirò tua sorte.                                                                            Cornelia
                                                       donna volgar non sembra;                                                                              alla propria salvezza:
(Da sé.)                                                                                                  Animo, oh figlio, ardire! Io coraggiosa
                                                       osserviamo in disparte                                                                                che già contro gli mossi
(Che bel crin!)                                                                                           ti seguirò.
                                                       la cagion del suo dolo.                                                                               di Cesare la spada,
                                                                                                                                                             di Sesto e Cornelia il giusto sdegno;
Curio                                                  Si ritirano.                                       Sesto
                                                                                                                                                             senza un certo periglio
(Da sé.)                                                                                                  		         Ma, oh dio! Chi al re fellone
                                                                                                                                                             non creda aver solo d’Egitto il regno.
		              (Che bel sen!)                                                                            ci scorterà?
                                                       Scena ottava                                                                                            Tu la mia stella sei,
Cleopatra                                              Cleopatra (nelle vesti di Lidia) e Nireno in       Cleopatra                                            amabile speranza,
Signor, i tuoi favori                                  disparte, Cornelia, poi Sesto.                     (Che sorte fuori impetuosamente.)                    e porgi ai desir’ miei
legan quest’alma.                                                                                         		          Cleopatra!                               un grato e bel piacer.
                                                       Cornelia                                                                                                Qual sia di questo core
Cesare                                                 (Entra.)                                           Nireno                                               la stabile costanza,
			                E la tua chioma i cori.               Nel tuo seno, amico sasso                        (In disparte.)                                       e quanto possa amore,
                                                         sta sepolto il mio tesoro.                       Non ti scoprir!                                      s’ha in breve da veder.
  Non è sì vago e bello
                                                                                                                                                             (Parte.)
  il fior nel prato,                                   Ma che! Vile e negletta
                                                       sempre starai, Cornelia?                           Cleopatra
  quant’è vago e gentile
                                                                                                          E Lidia ancor, perché quell’empio cada,
  il tuo bel volto.

                                                  12                                                                                                        13
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Scena nona                                              e Sesto.                                          Scena undicesima                                l’anima mia guidate? Empi, lasciate,
Atrio nel palagio de’ Tolomei.                          Cornelia e Sesto entrano.                         Achilla con guardie, Cornelia, Sesto.           che al mio core, al mio bene
Tolomeo ed Achilla con seguito di Egizii e                                                                                                                io porga almen gli ultimi baci. Ahi pene!
guardie, Cesare con seguito di Romani.                  Achilla                                           Achilla
                                                        Sire, con Sesto il figlio                         Cornelia, in quei tuoi lumi                     Cornelia e Sesto
Tolomeo                                                 questa è Cornelia.                                sta legato il mio cor. Se all’amor mio           Son nata/o a lagrimar/sospirar,
Cesare, alla tua destra                                                                                   giri sereno il ciglio                            e il dolce mio conforto,
stende fasci di scettri                                 Tolomeo                                           e i talami concedi,                              ah, sempre piangerò.
generosa la sorte.                                      (Da sé.)                                          sarà la madre in libertà col figlio.             Se il fato ci tradì,
                                                        			                  (Oh che sembianze, Amore!)                                                    sereno e lieto dì
Cesare                                                                                                    Cornelia                                         mai più sperar potrò.
Tolomeo, a tante grazie                                 Cornelia                                          Barbaro, una Romana
io non so dir, se maggior lume apporti,                 Ingrato, a quel Pompeo, che al tuo gran padre     sposa ad un vil Egizio?
mentre l’uscio del giorno egli diserra,                 il diadema reale
il sole in cielo o Tolomeo qui in terra.                stabilì sulla chioma,                             Sesto
Ma sappi, ogni mal’opra                                 tu recidesti il capo in faccia a Roma?            			                    A te consorte?
ogni gran lume oscura.                                                                                    Ah no! Pria della morte…
                                                        Sesto
Achilla                                                 Empio, ti sfido a singolar certame;               Achilla
(A Tolomeo.)                                            veder farò con generosa destra                    Oh là: per regal legge ormai si guidi
(Sin al real aspetto egli t’offende?)                   aperto a questo regno                             prigionier nella reggia
                                                        che non sei Tolomeo, che un indegno.              così audace garzon.
Tolomeo
(Da sé.)                                                Tolomeo                                           Cornelia
(Temerario Latin!)                                      Oh là! Da vigil stuol sian custoditi              			                   Seguirò anch’io
                                                        questi Romani arditi.                             l’amata prole, il caro figlio mio.
Cesare
(Da sé.)                                                Achilla                                           Achilla
			                  (So che m’intende.)                Alto signor, condona                              Tu ferma il piede e pensa
                                                        il lor cieco furor!                               di non trovar pietade acciò che chiedi,
Tolomeo                                                                                                   se pietade al mio amor pria non concedi.
Alle stanze reali                                       Tolomeo
                                                                                                            Tu sei il cor di questo core,
questi che miri t’apriran le porte,                     		                    Per or mi basta
                                                                                                            sei il mio ben, non t’adirar!
e a te guida saranno.                                   ch’abbia garzon sì folle
                                                                                                            Per amor io chiedo amore,
(Da sé.)                                                di carcere la reggia.
                                                                                                            più da te non vo’ bramar.
(Empio, tu pur venisti in braccio a morte.)             (Accenna alla guardie.)
                                                                                                          (Parte.)
                                                        Costei, che baldanzosa
Cesare                                                  vilipese il rispetto
                                                                                                          Sesto
(Da sé.)                                                di maestà regnante,
                                                                                                          Madre!
(Scorgo in quel volto un simulato inganno.)             nel giardin del serraglio abbia per pena
                                                        il coltivar i fiori.
  Va tacito e nascosto,                                                                                   Cornelia
                                                        (Piano ad Achilla.)
  quand’avido è di preda,                                                                                       Mia vita!
                                                        		                   Io per te serbo
  l’astuto cacciator.
                                                        questa dell’alma tua bella tiranna.
  E chi è mal far disposto,                                                                               Sesto
  non brama che si veda                                                                                   		                Addio!
                                                        Achilla
  l’inganno del suo cor.
                                                        Felice me!
                                                                                                          Mentre le guardie vogliono condur via Sesto,
Parte con seguito.
                                                                                                          Cornelia corre a ritenerlo per un braccio.
                                                        Tolomeo
                                                        (Da sé.)
                                                                                                          Cornelia
Scena decima                                            		        (Quanto costui s’inganna!)
                                                                                                          Dove, dove, inumani,
Achilla, Tolomeo con seguito e guardie, Cornelia        (Parte con seguito.)

                                                   14                                                                                                    15
Giulio Cesare GEORG FRIEDRICH HÄNDEL - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
ATTO SECONDO                                              che per dargli contezza                                 ch’ogn’ora vi chiama                             Cornelia, con piccola zappa nelle mani, che vien
Deliziosa selva di cedri con il monte Parnaso nel         di quanto dal suo re gli si contende,                   l’amato suo ben.                                 coltivando i fiori.
prospetto, il quale contiene in sé la reggia della        pria che tramonti il sol Lidia l’attende.
Virtù.                                                    (Parte.)                                              Cesare                                             Cornelia
                                                                                                                Non ha in cielo il Tonante                          Deh. Piangete, oh mesti lumi,
                                                                                                                melodia che pareggi un sì bel canto.                già per voi non v’è più speme.
Scena prima                                               Scena seconda                                         Vola, mio cor, al dolce incanto…
Cleopatra, Nireno.                                        Nireno, poi Cesare; Cleopatra nelle vesti di Virtù.   (Mentre Cesare corre da Cleopatra, si chiude il    Achilla
                                                                                                                Parnasso, e torna la scena come prima.)            (Entra.)
Cleopatra                                                 Nireno                                                				                               … e come?       Bella, non lagrimare!
Eseguisti, oh Niren, quanto t’imposi?                     Da Cleopatra apprenda                                 Ah, che del mio gioir invido è il Nume!            Canterà il tuo destin le crude tempre.
                                                          chi è seguace d’amor l’astuzie e frodi.
Nireno                                                                                                          Nireno                                             Cornelia
Adempito è il comando.                                    Cesare                                                Signor, udisti, e che ti par di Lidia?             Chi nacque a sospirar piange per sempre.
                                                          (Entra.)
Cleopatra                                                 Dov’è, Niren, dov’è l’anima mia?                      Cesare                                             Achilla
Giunto è Cesare in corte?                                                                                       Virtù cantata da Lidia possiede?                   Un consenso amoroso,
                                                          Nireno                                                Ah! Che se già piangente                           che tu presti ad Achilla,
Nireno                                                    In questo loco in breve                               mi saettò tra le armi, io ben m’aveggio            può sottrarti al rigor di servitù.
			                        Io ve’l condussi,              verrà Lidia, signor.                                  che bellezza sì vaga
ed ei già a queste soglie il piè rivolge.                                                                       cantando lega, e lagrimando impiaga.               Cornelia
                                                          Qui s’ode vaga sinfonia di vari strumenti.
                                                                                                                                                                   Olà! Così non mi parlar mai più.
Cleopatra                                                                                                       Nireno                                             (Vuol partire.)
                                                          Cesare
Ma dimmi: è in pronto                                                                                           Signor, se amor t’accese,
                                                          			                  Taci!
la meditata scena?                                                                                              non affligger, no, no; Lidia è cortese.            Achilla
                                                                                                                Anzi, se non t’è grave, ella t’attende             Oh dio! Ascolta; ove vai?
                                                          Nireno
Nireno                                                                                                          nelle sue stanze or or.
                                                          			                       Che fia?
			                   Infra le nubi                                                                                                                                Cornelia
l’alta reggia sfavilla;                                                                                         Cesare                                             Fuggo da te per non mirarti mai.
                                                          Cesare
ma che far pensi?                                                                                               			                     Lidia mi brama?
                                                          Cieli, e qual delle sfere
                                                          scende armonico suon, che mi rapisce?
Cleopatra                                                                                                       Nireno                                             Scena quarta
			                Amore                                                                                        Ed ella a Cleopatra                                I detti, Tolomeo, mentre Cornelia fugge, incontra
                                                          Nireno
già suggerì all’idea                                                                                            anche ti scorterà.                                 Tolomeo, che la prende per mano.
                                                          Avrà di selce il cor chi non languisce.
stravagante pensier: ho già risolto,
sotto finte apparenze                                     S’ode nuovamente una sinfonia; s’apre il              Cesare                                             Tolomeo
far prigionier d’amor ch’il cor m’ha tolto.               Parnasso, e vedesi in trono la Virtù, assistita       Guidami tosto in seno al mio tesoro,               Bella, placa lo sdegno!
                                                          dalle nove Muse.                                      acciò che dolce rendo il mio martoro.
Nireno                                                                                                                                                             Cornelia
                                                                                                                  Se in fiorito ameno prato
A lui ti scoprirai?                                       Cesare                                                                                                   Lasciami, iniquo re!
                                                                                                                  l’augellin tra fiori e fronde
                                                          Giulio, che miri? E quando
                                                                                                                  si nasconde,
Cleopatra                                                 con abisso di luce                                                                                       Achilla
                                                                                                                  fa più grato il suo cantar.
		                Non è ancor tempo.                      scesero i Numi in terra?                                                                                 Sire, qua mi portai,
                                                                                                                  Se così Lidia vezzosa
                                                                                                                                                                   per ammollir questa crudel, che adoro.
                                                                                                                  spiega ancor notti canore,
Nireno                                                    Cleopatra
                                                                                                                  più graziosa
Io che far deggio?                                        (Nelle vesti di Virtù.)                                                                                  Tolomeo
                                                                                                                  fa ogni core innamorar.
                                                            V’adoro, pupille,                                                                                      Fu pietosa a’ tuoi detti?
Cleopatra                                                   saette d’amore,
			                Attendi                                  le vostre faville                                                                                      Achilla
                                                                                                                Scena terza
Cesare qui in dispare; indi lo guida                        son grate nel sen.                                                                                     Ella mi sprezza ognor, ed io mi moro.
                                                                                                                Giardino del serraglio, dove corrisponde quello
in questi alberghi, e poi lo guida ancora                   Pietose vi brama
                                                                                                                delle fiere.
colà nelle mie stanze e a lui dirai,                        il mesto mio core,                                                                                     Tolomeo
                                                                                                                Cornelia, poi Achilla.
                                                                                                                                                                   (Da sé.)
                                                     16                                                                                                           17
(Respiro, oh ciel!) Bella, lo sdegno ammorza!        Tolomeo                                      Scena sesta                                   se non svelle l’empio cor.
(Tira da parte Achilla.)                             Tanto ritrosa a un re? Perfida donna!        I detti, Nireno.                            (Parte.)
Amico, e ben?                                        Forza userò, se non han luogo i prieghi,
                                                     e involarti saprò ciò ch’or mi nieghi.       Nireno
Achilla                                                                                           (Entra.)                                    Scena settima
                                                       Sì, spietata, il tuo rigore
		             Signor, oggi vedrai                                                                Cornelia, infauste nove. Il re m’impone,    Luogo di delizie. Cleopatra, poi Cesare.
                                                       sveglia l’odio in questo sen,
Cesare estinto al suolo,                                                                          che tra le sue dilette io ti conduca.
                                                       Giacché sprezzo questo core,
re vendicato, e regnator tu solo.                                                                                                             Cleopatra
                                                       prova, infida, il mio velen!
                                                                                                  Cornelia                                    Esser qui deve in breve
                                                     (Parte.)
Tolomeo                                                                                           Oh dio!                                     l’idolo del mio sen, Cesare amato;
Parti, eseguisci, e spera; avrai in mercede                                                                                                   ei sa che qui l’attende
la tua crudel.                                                                                    Sesto                                       Lidia sua, che l’adora;
                                                     Scena quinta
(Da sé.)                                                                                                  Numi, che sento?                    per discoprir, se porta il sen piagato,
                                                     Cornelia, poi Sesto.
		             (Folle è costui se’l crede).                                                                                                   fingerò di dormir, porterò meco,
                                                                                                  Nireno                                      mascherato nel sonno, Amor ch’è cieco.
                                                     Cornelia
Achilla                                                                                           Non vi turbate, no: unqua sospetto          (Si pone a sedere.)
                                                     (Che rientra.)
(A Cornelia.)                                                                                     a Tolomeo non fui; ambi verrete
                                                     Su, che si tarda? Or che partì il lascivo,                                                 Venere bella,
  Se a me non sei crudele,                                                                        là dove il re tiranno
                                                     un generoso ardir l’onor mi salvi;                                                         per un istante,
  ognor sarà fedele                                                                               è in preda alle lascivie;
                                                     tra le fauci de’ mostri                                                                    deh, mi concedi
  a te questo cor.                                                                                colà Sesto nascoso
                                                     mi scaglierò da queste eccelse mura,                                                       le grazie tutte
  Ma se spietata sempre                                                                           in suo potere avrà l’alta vendetta;
                                                     cibo sarò di fiere;                                                                        del dio d’amor!
  ver me non cangi tempre,                                                                        egli solo ed inerme
                                                     non paventa il morir un’alma forte.                                                        Tu ben prevedi
  aspetta sol rigor!                                                                              far non potrà difesa.
                                                     Addio Roma, addio Sesto! Io corro a morte.                                                 ch’il mio sembiante
(Parte.)
                                                                                                                                                dee far amante
                                                                                                  Sesto
                                                     Sesto                                                                                      d’un regio cor.
Tolomeo                                                                                           Molto, molto ti devo.
                                                     (Entra.)                                                                                 (Finge di dormire.)
Bella, cotanto aborri
                                                     Ferma! che fai?
chi ti prega d’amar?                                                                              Cornelia
                                                                                                                                              Cesare
                                                                                                  Assista il cielo una sì giusta impresa!
                                                     Cornelia                                                                                 (Entra.)
Cornelia
                                                     		              Chi mi trattiene il passo?     Cessa omai di sospirare!                  Che veggio, oh Numi? Il mio bel sol qui dorme?
			               Un traditore
                                                                                                    Non è sempre irato il cielo               Vaga Lidia, adorata,
degno non è d’amor.
                                                     Sesto                                          contro i miseri; suol fare                ah, se di tanto incendio
                                                     Madre!                                         benché tardi, le vendette.                che mi bolle nel seno,
Tolomeo
                                                                                                    Il nocchier, s’irato è il mare,           ti penetrasse al cor qualche scintilla,
			                 Tanto rigore?
                                                     Cornelia                                       mai non perde la speranza,                ben potresti sperar dalla tua sorte
Ma se un re ti bramasse?
                                                              Madre? Che veggio?                    onde avvien che la costanza               d’essermi forse un dì sposa e consorte.
                                                     Figlio, Sesto, mio core!                       la salute a lui promette.
Cornelia
                                                     Come qui ne venisti!                         (Parte con Nireno.)                         Cleopatra
Sarei una furia in agitargli il core.
                                                                                                                                              (Sporgendo.)
                                                     Sesto                                        Sesto                                       Sposa? T’adorerò fino alla morte.
Tolomeo
                                                     Io, per sottrarti al regnante lascivo        (Solo.)
Possibil che in quel volto
                                                     di Niren con la scorta                       Figlio non è, chi vendicar non cura         Cesare
non alberghi pietà? Che in questo seno…
                                                     quivi occulto mi trassi.                     del genitor lo scempio.                     Olà!
(Stende la destra al seno di Cornelia, che
                                                                                                  Su dunque alla vendetta
sdegnosa si ritira.)
                                                     Cornelia                                     ti prepara, alma forte,                     Cleopatra
                                                     Troppo è certo il periglio                   e prima di morir altrui dà morte!               Che ti conturbi?
Cornelia
                                                     in cui, figlio, t’esponi.
Freni l’anima insana                                                                                L’angue offeso mai riposa,
                                                                                                                                              Cesare
lo stimolo del senso:                                                                               se il veleno pria non spande
                                                     Sesto                                                                                    			                  Una donzella,
pensa che son Cornelia, e son Romana.                                                               dentro il sangue all’offensor.
                                                     Chi alla vendetta aspira                                                                 serva di Cleopatra a tanto aspirar?
(Parte.)                                                                                            Così l’alma mia non osa
                                                     vita non cura, oh madre.
                                                                                                    di mostrarsi altera e grande,
                                                     Sì cadrà Sesto, o cadrà il tiranno.

                                                18                                                                                           19
Cleopatra                                           Cesare                                        Cesare                                            secondo il mio costume,
Cesare, frena l’ire!                                		             Dov’è?                           Al lampo dell’armi                              di colei che destino
Giacché desta m’aborri,                                                                             quest’alma guerriera                            al regio letto, alle notturne piume.
perché m’abbi ad amar, torno a dormire.             Cleopatra                                       vendetta farà.                                  (Cornelia prende il fazzoletto, e poi lo getta con
(Va per tornar al suo luogo.)                       			                  Cesare, volgi              Non fia che disarmi                             sdegno.)
                                                    in questo seno, e non altrove, il lampo         la destra guerriera
                                                    di quegli occhi che adoro:                      che forza le dà.                                Sesto
Scena ottava                                        son Cleopatra, e non più Lidia in cambio.     (Parte con Curio.)                                (Entra, da sé.)
I detti, Curio, dopo congiurati (di dentro).                                                                                                        (Ora è il tempo, oh mia destra! Il proprio ferro
                                                    Cesare                                        Coro di congiurati                                che uccise il genitore, l’empio trafigga).
Curio                                               Sei Cleopatra?                                (Di dentro.)
(Entra con spada impugnata.)                                                                      Mora Cesare, mora!
Cesare, sei tradito.                                Cleopatra                                                                                       Scena decima
                                                    		              In breve                      Cleopatra                                         I detti, Achilla. Mentre Sesto vuol prendere la
Cesare                                              de’ congiurati il temerario ardire            (Sola.)                                           spada di Tolomeo, vien sorpreso da Achilla, che
(Snuda il brando.)                                  questo aspetto regal farà che cada;           Che sento? Oh dio! Morrà Cleopatra ancora.        entra in furia e la prende.
Io tradito.                                         torna al fianco, signor, quella tua spada!    Anima vil, che parli mai? Deh taci!
                                                    (Parte.)                                      Avrò, per vendicarmi,                             Achilla
Cleopatra                                                                                         in bellicosa parte,                               Sire, prendi!
		       Che sento?                                 Cesare                                        di Bellona in sembianza un cor di Marte.
                                                    Curio, a sì strani eventi                     Intanto, oh Numi, voi che il ciel reggete,        Tolomeo
Curio                                               resto immobile sasso.                         difendete il mio bene!                            		          Che fia?
Mentr’io ver le tue stanze,                                                                       Ch’egli è del seno mio conforto e speme.
signor’, t’attendo, odo di genti e spade            Curio                                                                                           Sesto
                                                                                                    Se pietà di me non senti,
ripercosso fragor, ed una voce                      Stupido son.                                                                                    (Da sé.)
                                                                                                    giusto ciel, io morirò.
gridar: Cesare mora, ed improvviso                                                                                                                  			                    Stelle crudeli!
                                                                                                    Tu da pace a’ miei tormenti,
a te ne volo, ad arrecar l’avviso.                  Cesare
                                                                                                    o quest’alma spirerò.
                                                    		           Che udisti mai, cor mio?                                                           Achilla
Cesare                                              Lidia è Cleopatra? E la spregiasti? Oh dio!                                                     Arma la man che non è tempo, o Sire,
Così dunque in Egitto                                                                                                                               di star fra vezzi in amorosa parte;
                                                                                                  Scena nona
regna la fellonia? Bella, rimanti;                  Cleopatra                                                                                       queste Veneri lascia, e vola a Marte!
                                                                                                  Camera nel serraglio. Tolomeo circondato dalle
sono infausti per noi cotesti lidi.                 (Che frettolosa ritorna.)
                                                                                                  sue favorite, Cornelia fra loro, poi Sesto.
                                                    Fuggi, Cesare, fuggi!                                                                           Tolomeo
Cleopatra                                           Dalle regie tue stanze a questa fonte                                                           Qual nemica fortuna…
                                                                                                  Tolomeo
Fermati, non partir, che tu m’uccidi.               volano i congiurati.
                                                                                                    Belle dee di questo core,
                                                                                                                                                    Achilla
                                                                                                    voi portate il ciel nel volto,
Cesare                                              Cesare                                                                                          Mentre io cerco di Cesare la strage,
                                                                                                    non ha il ciel più bel splendore
Lascia, Lidia!                                      Come! Nemmen Cleopatra                                                                          s’avventa egli fra i nostri,
                                                                                                    di quel ch’avete in doppie stelle accolto.
                                                    valse a frenar sì perfido ardimento?                                                            ma il numero di molti
Cleopatra                                                                                         Questo è luogo di pace,                           alla virtù d’un solo al fin prevale;
		             Che Lidia?                           Cleopatra                                     onde il ferro depongo,                            fugge con Curio, e da balcon sublime
Io volerò al conflitto in tua difesa,               La porpora reale                              (Pone la spada sopra una tavola.)                 si scaglia d’improvviso in mezzo al porto,
sino agli stessi abissi                             scudo non è bastante al tradimento.           che inutile ornamento                             ed io miro in un punto
scenderia Cleopatra.                                                                              ora è questo in amor fiero stromento.             Curio sommerso, e Cesare già morto.
(Sa sé.)                                            Cesare
			                     (Ohimè, che dissi?)         Vengano pure, ho core.                        Cornelia                                          Cornelia
                                                    Cesar non sappe mai che sia timore.           (Da sé.)                                          (Da sé.)
Cesare                                                                                            (Numi! che fia di me?)                            Cesare morto?
Cleopatra?                                          Cleopatra
                                                    Oh dio! Tu il mio cor mi struggi;             Tolomeo                                           Sesto
Cleopatra                                           salvati, o mio bel sol! Cesare, fuggi!        			                    Ma qui Cornelia?           (Da sé.)
		        Sì.                                                                                     Questo candido lin tu prendi in segno,            		              Oh Numi!

                                               20                                                                                                  21
Achilla                                             io per non più soffrir morte a te chiedo.     ATTO TERZO                                              Tolomeo
			                       Or Cleopatra              (Tira la spada per uccidersi.)                Bosco vicino alla città di Alessandria (con una         Costei, che per germano aborro e sdegno,
vola al campo romano,                                                                             parte del porto a margine).                             si conduca alla reggia; io colà voglio
e delle trombe ai bellicosi carmi,                  Cornelia                                                                                              che, ad onta del suo ardire,
di Cesare in vedetta,                               Fermo? Che fai? Se perverso il destino                                                                genuflessa m’adori a piè del soglio.
corre co’ suoi contro il tuo campo all’armi.        fè vano il colpo, invan disperi, oh Sesto.    Scena prima
                                                                                                  Achilla con seguito di soldati.                           Domerò la tua fierezza
                                                                                                                                                            ch’il mio trono aborre e sprezza,
Tolomeo                                             Sesto
                                                                                                  Achilla                                                   e umiliata ti vedrò.
D’una femmina imbelle                               Or che Cesare è estinto
                                                                                                  In tal’ modi si premia                                    Tu qual Icaro ribelle
non pavento i furori.                               che più sperar possiamo?
                                                                                                  il mio lungo servir, la fede mia?                         sormontar brami le stelle,
                                                                                                  Barbaro re! Ti pentirai fra breve                         ma quell’ali io tarperò.
Achilla                                             Cornelia
                                                                                                  d’avermi offeso. Andiamo,                               (Parte con i soldati.)
			                  A te sol resta                 				                         Animo, ardire!
che in premio di tant’opra                          Niren già t’apre il passo; al campo vanne;    prodi campioni, e a Cleopatra avanti
in isposa costei tu mi conceda.                     colà tu rivedrai l’empio tiranno,             offriam le nostre insegne, offriamle il core,
                                                                                                  e sia menda al tardar l’alto valore.                    Scena terza
                                                    e a lui fa poi mirar con alma forte,
                                                                                                                                                          Cleopatra, con guardie.
Tolomeo                                             che incontrar sai, non paventar la morte.       Dal fulgor di questa spada
Temerario! Beltà che non ha pari                    (Parte.)                                        vo’ che cada                                          Cleopatra
d’un tradimento in guiderdon pretendi?                                                              umiliato un empio cor.                                E pur così in un giorno
                                                    Sesto                                           Già non dee soffrir l’offese                          perdo fasti e grandezze? Ahi fato rio!
Achilla                                             (Solo.)                                         che difese                                            Cesare, il mio bel nume, è forse estinto;
Sire…                                               Seguirò tanto con ignoto passo                  il suo regno col valor.                               Cornelia e Sesto inermi son, né sanno
                                                    ogn’orma del tiranno,                         (Parte.)                                                darmi soccorso. O dio!
Tolomeo                                             finché nel suo periglio
                                                                                                                                                          Non resta alcuna speme al viver mio.
      Ammutisci e parti!                            farò che cada esangue
Son re, e saprò premiarti.                          del padre l’uccisor per man del figlio.       Scena seconda                                             Piangerò la sorte mia,
                                                                                                  Tolomeo, Cleopatra, soldati di Cleopatra, soldati         sì crudele e tanto ria,
                                                      L’aura che spira
Achilla                                                                                           e guardie di Tolomeo.                                     finché vita in petto avrò.
                                                      tiranno e fiero
Il mio servir questa mercé riceve?                                                                Al suono d’una bellica sinfonia segue la                  Ma poi morta d’ogn’intorno
                                                      egli non merta
                                                                                                  battaglia tra soldati di Cleopatra e di Tolomeo, e        il tiranno e notte e giorno
                                                      di respirar.
Tolomeo                                                                                           questi ultimi hanno la vittoria; finita la sinfonia,      fatta spettro agiterò.
                                                      Mi sveglia all’ira
Olà!                                                                                              entra Tolomeo con Cleopatra prigioniera.                (Parte con le guardie.)
                                                      quel cor severo,
                                                      sua morte solo
Achilla                                                                                           Tolomeo
                                                      mi può placar.
(Da sé.)                                                                                          Vinta cadesti al balenar di questo                      Scena quarta
A chi fede non ha, fé non si deve.                                                                mio fulmine reale.                                      Cesare, Achilla, poi Sesto e Nireno. Giulio Cesare, da
(Parte.)                                                                                                                                                  una parte, poi Sesto dall’altra con Nireno, ed Achilla,
                                                                                                  Cleopatra                                               steso sul margine del porto mortalmente ferito.
Tolomeo                                                                                           Tolomeo non mi vinse;
Ciascuna si ritiri;                                                                               mi tradì quella cieca,                                  Cesare
dopo breve soggiorno                                                                              che, tiran, ti protegge,                                Dall’ondoso periglio
vittorioso fra voi farò ritorno.                                                                  senz’onor, senza fede, e senza legge.                   salvo mi porta al lido
(Parte con le favorite.)                                                                                                                                  il mio propizio fato.
                                                                                                  Tolomeo                                                 Qui la celeste Parca
                                                                                                  Olà! Sì baldanzosa                                      non tronca ancor lo stame alla mia vita!
Scena undicesima                                                                                  del vincitor al riverito aspetto?                       Ma dove andrò? E chi mi porge aita?
Sesto, Cornelia.                                                                                  (Alle guardie.)                                         Solo in queste erme arene
                                                                                                  S’incateni costei.                                      al monarca del mondo errar conviene?
Sesto                                                                                             (Una guardia incatena Cleopatra.)
Ecco in tutto perduta                                                                                                                                         Aure, deh, per pietà
la speme di vendetta!                                                                             Cleopatra                                                   spirate al petto mio,
Ferro, inerme ti vedo;                                                                            Empio crudel! Ti puniranno gli dèi.                         per dar conforto, oh dio!

                                               22                                                                                                        23
al mio dolor.                                       alla bella Cornelia, al sol di Roma,             Sesto                                            la sua pena un empio cor.
  Dite, dov’è, che fa                                 digli che quell’Achilla,                         (Alza la visiera.)                             (Parte con Nireno.)
  l’idol del mio sen,                                 che consigliò di Pompeo la morte…                			                   Oh dèi!
  l’amato e dolce ben
  di questo cor.                                      Sesto                                            Cesare                                         Scena settima
                                                      (Da sé.)                                         				                            Che veggio!    Appartamento di Cleopatra.
Ma d’ogni intorno i’ veggio
                                                      (Ah, scellerato!)                                                                               Cleopatra con guardie, damigelle egizie, poi
sparse d’arme e d’estinti
                                                                                                       Sesto                                          Cesare con soldati.
l’infortunate arene,
                                                      Cesare                                           Signor!
segno d’infausto annunzio al fin sarà.
                                                      (Da sé.)                                                                                        Cleopatra
Entrano Sesto e Nireno, in veste bellica e con        		                (Ah, iniquo!)                  Cesare                                         (Fra le sue damigelle che piangono.)
visiera chiusa.                                                                                              Tu Sesto?                                Voi che mie fide ancelle un tempo foste,
                                                      Achilla                                                                                         or lagrimate invan, più mie non siete.
Sesto                                                 Che per averla in moglie,                        Sesto                                          Il barbaro germano
Cerco invan Tolomeo per vendicarmi,                   contro Cesare ordì l’alta congiura…              		                  E come                     che mi privò del regno,
e il mio destin spietato a me l’asconde.                                                               vivo, Cesare, e illeso                         a me vi toglie, e a me torrà la vita.
                                                      Sesto                                            ti sottrasti alla Parca?                       (S’ode strepito d’armi nella scena.)
Achilla                                               (Da sé.)                                                                                        Ma qual strepito d’armi?
(Sul margine del porto, mortalmente ferito.)          (Ah, traditor!)                                  Cesare                                         Ah sì! Più mie non siete,
Hai vinto, oh fato!                                                                                    Io fra l’onde nuotando al lido giunsi          spirar l’alma Cleopatra or or vedrete.
                                                      Cesare                                           non ti turbar; mi porterò alla reggia,
Sesto                                                 (Da sé.)                                         e m’aprirò con tal sigil l’ingresso.           Cesare
Quai tronche voci?                                    		             (Fellone!)                        Teco Niren mi siegua:                          (Entra con spada nuda in mano e soldati.)
                                                                                                       o che torrò alla sorte                         Forzai l’ingresso a tua salvezza, oh cara!
Achilla                                               Achilla                                          Cornelia e Cleopatra, o avrò la morte.
			                  Avete vinto, oh stelle!          Sol per cagion di vendicarsi un giorno                                                          Cleopatra
                                                                                                         Quel torrente, che cade dal monte,
                                                      contro il re Tolomeo                                                                            Cesare o un’ombra sei?
                                                                                                         tutto atterra ch’incontro lo sta.
Cesare                                                giunse in tal notte a spirar l’alma in guerra.
                                                                                                         Tale anch’io, a chi oppone la fonte,
(Da sé.)                                              Questo sigil tu prendi;                                                                         Cesare
                                                                                                         dal mio brando atterrato sarà.
Due guerrieri? In disparte                            nel più vicino speco                                                                            (Alle guardie.)
                                                                                                       (Parte.)
de’ loro accenti il suono                             centro armati guerrieri                                                                         Olà, partite ormai, empi ministri
udir io voglio, e penetrar chi sono.                  a questo segno ad ubbidir son pronti;                                                           d’un tiranno spietato!
(Si ritira in disparte.)                              con questi puoi per sotterranea via                                                             Cesare così vuol, pronti ubbidite!
                                                                                                       Scena sesta
                                                      penetrar nella reggia, e in breve d’ora                                                         (Partono le guardie.)
                                                                                                       Sesto, Nireno.
Nireno                                                torre all’empio Cornelia,
(A Sesto.)                                            e insieme far che vendicato io mora.                                                            Cleopatra
                                                                                                       Sesto
È questi Achilla, in mezzo al sen piagato.            (Dà il sigillo a Sesto e spira.)                                                                Ah, ben ti riconosco,
                                                                                                       Tutto lice sperar, Cesare vive.
                                                                                                                                                      amato mio tesoro,
Cesare                                                Nireno                                                                                          al valor del tuo braccio!
                                                                                                       Nireno
(Da sé.)                                              Spirò l’alma il fellon.                                                                         Ombra, no, tu non sei, Cesare amato.
                                                                                                       Segui, oh Sesto, i suoi passi.
(Achilla è il moribondo?)                                                                                                                             (Corre ad abbracciarlo.)
                                                      Sesto
                                                                                                       Sesto
Nireno                                                			                   Tu scaglia intanto                                                        Cesare
                                                                                                       Achilla estinto? Or sì che il ciel comincia
(Ad Achilla.)                                         il cadavere indegno                                                                             Cara, ti stringo al seno;
                                                                                                       a far le mie vendette,
Amico, amico!                                         del traditor nell’onde.                                                                         ha cangiato vicende il nostro fato.
                                                                                                       sì, sì, mi dice il core
                                                                                                       che mio sarà il desiato onore.
Achilla                                                                                                                                               Cleopatra
(A Nireno.)                                           Scena quinta                                                                                    Come salvo ti vedo?
                                                                                                         La giustizia ha già sull’arco
		               Oh cavalier ignoto,                  Cesare, Sesto, Nireno.
                                                                                                         pronto strale alla vendetta,
che con voci d’amico                                                                                                                                  Cesare
                                                                                                         per punire un traditor.
articoli il mio nome,                                 Cesare                                                                                          Tempo avrò di svelarti
                                                                                                         Quanto è tarda la saetta,
deh, se dia mai che ti conceda il fato                (Appare e rapisce il sigillo a Sesto.)                                                          ogni ascosa cagion del viver mio.
                                                                                                         tanto più crudele aspetta
di favellar un giorno                                 Lascia questo sigillo.                                                                          Libera sei, vanne fra tanto al porto,
                                                 24                                                                                                  25
e le disperse schiere in un raduna;                       Tolomeo, sopraggiunge Sesto con spada nuda         Sesto e Cornelia, con un paggio che porta lo        quel diadema che miri, a te s’aspetta;
colà mi rivedrai; Marte mi chiama                         in mano.                                           scettro e la corona di Tolomeo.                     io te ne cingo il crine;
all’impresa total di questo suolo.                                                                                                                               Regina dell’Egitto
Per conquistar, non che l’Egitto, un mondo,               Sesto                                              Nireno                                              darai norma alle genti, e legge al trono.
basta l’ardir di questo petto solo.                       T’arresta, o genitrice!                            (A Cesare.)
(Parte con i soldati.)                                    A me, oh tiranno!                                  Qui Curio vincitor, qui tuo l’Egitto;               Cleopatra
                                                                                                             in questo ondoso piano                              Cesare, questo regno è sol tuo dono,
Cleopatra                                                 Tolomeo                                            Cesare ognun acclama                                tributaria regina
  Da tempeste il legno infranto,                          (Snuda il ferro.)                                  Signor del mondo e imperator romano.                Imperator t’adorerò di Roma.
  se poi salvo giunge in porto,                           			               Io son tradito, oh Numi!
  non sa più che desiar.                                                                                     Cesare                                              Cesare
  Così il cor tra pene e pianto,                          Sesto                                              (A Nireno.)                                         (Da sé.)
  or che trova il suo conforto,                           Sappi, perfido mostro, e per tua pena:             Del suo fido servir premio condegno                 (Amor, chi vide mai più bella chioma?)
  torna l’anima a bear.                                   salvo i Numi serbar dai tradimenti                 avrà Nireno;
                                                          Cesare invitto, e Cleopatra ei sciolse             (A Curio.)                                          Cleopatra
                                                          dall’ingiuste catene; ei qui sen viene;            		           Curio,                                   Caro!
Scena ottava                                              io lo precorro, e questo                           già del tuo forte braccio
Sala reggia di Tolomeo. Tolomeo, Cornelia.                chiede quel sangue ch’è dovuto a Sesto.            si conosce il valor.                                Cesare
                                                                                                             (Sesto e Cornelia s’inginocchiano.)                  Bella!
Tolomeo                                                   Tolomeo                                            			                  Ma qui Cornelia?
Cornelia, è tempo omai                                    Del folle ardir ti pentirai ben presto.                                                                Cleopatra e Cesare
che tu doni pietade a un re che langue.                                                                      Sesto                                                 Più amabile beltà
                                                          Si battono, e Tolomeo vien ferito, e cade morto
                                                                                                             Signor, ecco a’ tuoi piedi                            mai non si troverà
Cornelia                                                  in scena.
                                                                                                             e di Cornelia e di Pompeo il figlio;                  del tuo bel volto.
Speri invano mercede.                                                                                        egli la grande offesa                                 In te/In me non splenderà
Come obliar poss’io                                       Cornelia
                                                                                                             del tradimento enorme                                 né amor né fedeltà
l’estinto mio consorte?                                   Or ti riconosco,
                                                                                                             vendicò con suo brando,                               da te/da me disciolto.
                                                          figlio del gran Pompeo, e al sen ti stringo.
                                                                                                             e tolse a Tolomeo l’alma col sangue.
Tolomeo                                                                                                                                                          Cesare
Altro te n’offre il regnator d’Egitto;                    Sesto
                                                                                                             Cesare                                              Goda pur or l’Egitto
Cara, al mio sen ti stringo…                              (Guardando nella scena.)
                                                                                                             E morì Tolomeo?                                     in più tranquillo stato
(Va per abbracciarla.)                                    Giace il tiranno estinto;
                                                                                                                                                                 la prima libertà. Cesare brama,
                                                          or padre sì, tu benché vinto, hai vinto.
                                                                                                             Cornelia                                            dall’uno all’altro polo
Cornelia                                                  (Parte.)
                                                                                                             Se Sesto in mia difesa                              ch’il gran nome roman spanda la fama.
Scostati, indegno, e pensa                                                                                   pronto non accorrea,
che Cornelia è Romana.                                    Cornelia
                                                                                                             di Cornelia l’onor era in periglio.                 Seguito
                                                            Non ha più che temere
                                                                                                                                                                  Ritorni omai nel nostro core
Tolomeo                                                     quest’alma vendicata,
                                                                                                             Cesare                                               la bella gioia ed il piacer;
Non ho più da temer; Cesare estinto,                        or sì beata,
                                                                                                             La vendetta del padre                                sgombrato è il sen d’ogni dolor,
Cleopatra umiliata, or non ascolto                          comincio a respirar.
                                                                                                             è ben dovuta al figlio;                              ciascun ritorni ora a goder.
che il mio proprio voler.                                   Or vo’ tutto in godere
                                                                                                             Sorgi, Sesto, ed amico al sen t’accolgo.
(Si vuol accostar di nuovo.)                                si cangi il mio tormento,
                                                                                                                                                                 Cleopatra e Cesare
                                                            ch’è vano ogni lamento,
                                                                                                             Sesto                                                 Un bel contento il sen già si prepara,
Cornelia                                                    se il ciel mi fa sperar.
                                                                                                             Ogni affetto di fede in te rivolgo.                   se tu sarai costante ognor per me;
			                    Se alcun non temi,                 (Parte.)
                                                                                                             (Si abbracciano.)                                     così sortì dal cor la doglia amara,
temi pur questo ferro,                                                                                                                                             e sol vi resta amor, costanze e fé.
che a me sola s’aspetta                                                                                      Cornelia
                                                          Scena ultima
far del morto consorte or la vendetta!                                                                       Dell’estinto tiranno                                Seguito
                                                          Porto di Alessandria. Cesare, Cleopatra, Nireno,
(Estrae un pugnale.)                                                                                         ecco i segni reali, a te li porgo.                   Ritorni ormai nel nostro core
                                                          Sesto, Cornelia, Curio, seguito di Romani e di
                                                          Egizii, un paggio. Cesare, Cleopatra e seguito     (Dà la corona e lo scettro di Tolomeo a Cesare.)     la bella gioia ed il piacer;
Scena nona                                                con trombe e timpani.                                                                                   sgombrato è il sen d’ogni dolore,
I detti, Sesto. Mentre Cornelia corre alla vita di        Finita la sinfonia entrano Curio e Nireno e poi    Cesare                                               ciascun ritorni ora a goder.
                                                                                                             Bellissima Cleopatra,
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Il soggetto

     Campagna d’Egitto di Giulio Cesare (48–47 a.C.).

     Atto primo
     Cesare, accompagnato dal tribuno Curio, giunge in Egitto per inseguire il nemico Pompeo,
     in fuga con il suo esercito dopo la sconfitta subita a Farsalo. Cornelia, moglie di Pompeo,
     e suo figlio Sesto invocano e ottengono clemenza dal vincitore. Sono però tutti all’oscuro
     del fatto che Tolomeo, re d’Egitto, ha ordinato di uccidere Pompeo nella speranza di ingra-
     ziarsi Cesare. Quando sopraggiunge il comandante dell’esercito egiziano Achilla, offrendo
     in dono all’imperatore romano la testa del nemico, Cesare esprime senza tentennamenti il
     proprio sdegno, condanna il gesto efferato e ordina di tributare alle spoglie di Pompeo ono-
     ri da eroe. Achilla riferisce al re la reazione imprevista di Cesare e promette di ucciderlo in
     cambio della mano di Cornelia, di cui è innamorato. Intanto Cleopatra, sorella di Tolomeo, è
     decisa a conquistare il trono d’Egitto, a cui aspira in quanto primogenita, anche grazie alla
     complicità che ritiene di poter assicurarsi da parte di Cesare. Chiede a Nireno di accompa-
     gnarla dal condottiero romano che dapprima cerca di sedurre presentandosi come Lidia,
     una fanciulla del suo seguito.
     Dopo l’incontro con Cesare, Cleopatra si avvicina a Cornelia e Sesto e si dichiara pronta
     a sostenere il progetto di vendicare Pompeo.
     Cornelia e Sesto incontrano Tolomeo e lo sfidano apertamente. Il giovane viene arresta-
     to, e con lui la madre, che ha sdegnato la protezione di Achilla.

     Atto secondo
     Cleopatra si innamora di Cesare ma costui, pur attratto dalla sua bellezza, tenta di resi-
     sterle, credendola un’umile ancella. Ben presto, tuttavia, la passione tra i due esplode.
     Cleopatra rivela la propria identità e, quando Curio li raggiunge per informare l’impera-
     tore della congiura che si sta tramando contro di lui, supplica Cesare di fuggire. Il con-
     dottiero romano si allontana su una nave poi, per salvarsi dai sicari di Tolomeo, si getta
     in mare.
     Mentre Cornelia è condotta alla presenza del re Tolomeo, sopraggiunge Achilla con la
     notizia della morte di Cesare. Quale compenso per il buon esito della congiura, chiede a
     Tolomeo la mano di Cornelia, ma riceve un netto rifiuto, poiché il re se ne è innamorato

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a sua volta. Quando i due si allontanano, Cornelia è raggiunta da Sesto e lo esorta a non
rinuciare al progetto di vendetta.                                                                                                                        Le metamorfosi
Atto terzo
Nello scontro tra romani ed egiziani, Tolomeo ha in un primo momento la meglio. Corne-
                                                                                                                                                          di Giulio Cesare
lia e Sesto cadono nelle mani nemiche. Cleopatra viene imprigionata e si sparge la voce                                                                                           di Tarcisio Balbo
che Cesare sia annegato. I romani, privi del loro comandante, si danno alla fuga.
Quando Cesare, che si è salvato a nuoto, giunge sul luogo della battaglia, trova l’esercito
in disfatta. Di nascosto, sente il colloquio fra Sesto e Achilla, ferito a morte, che confessa
d’essere stato spinto dal re all’uccisione di Pompeo e consegna al giovane un sigillo d’oro
con cui potranno essere adunati cento suoi uomini, pronti a uccidere Tolomeo. Cesare,
fattosi dare il sigillo, guida di persona la rivolta: nella tenda del fratello, Cleopatra gioisce
nel rivedere l’amante. Cesare vince la battaglia decisiva, Sesto vendica la morte del pa-
dre, uccidendo Tolomeo.
Fra il giubilo del popolo e dei guerrieri, Cleopatra viene incoronata regina e i due amanti

                                                                                                    Q
si scambiano reciproche promesse di fedeltà e d’amore.
                                                                                                             uando nel 1723 il trentottenne Georg Friedrich Händel comincia a mettere mano
                                                                                                             alla partitura del Giulio Cesare in Egitto, la sua carriera di compositore è all’apice
                                                                                                             di un trend favorevolissimo: è stato da poco nominato “Compositore di musica
                                                                                                    della Cappella reale di Sua Maestà”, è l’insegnante di musica delle principesse Anna e
                                                                                                    Carolina di Hannover, e i suoi drammi per musica vanno in scena sempre con successo,
                                                                                                    tanto che il compositore pensa bene di trovare una sistemazione più confortevole e nel
                                                                                                    1724, l’anno in cui Giulio Cesare debutta nel Teatro di Haymarket a Londra, si trasferi-
                                                                                                    sce nella casa in Lower Brook Street che abiterà sino alla morte nel 1759, e che ancora
                                                                                                    oggi esiste (è al civico 25, è sede dello Handel House Museum, e come tutte le antiche
                                                                                                    case londinesi che si rispettino pare sia perfino abitata da un fantasma; curiosità sup-
                                                                                                    plementare, la casa a fianco, al civico 23, negli anni Sessanta fu abitata da Jimi Hendrix).
                                                                                                    Insomma, il sassone Händel, nato ad Halle il 23 febbraio 1685, si trova talmente bene in
                                                                                                    Inghilterra che di lì a poco chiederà persino la cittadinanza, concessagli in men che non
                                                                                                    si dica nel 1727 (è per questo che all’inizio della voce “Händel” nell’autorevolissimo New
                                                                                                    Grove Dictionary of Music and Musicians si legge “English composer of German birth”:
                                                                                                    compositore inglese di nascita tedesca). Come compositore teatrale Händel si confor-
                                                                                                    merà in tutto e per tutto alle richieste e al gusto corrente dei coevi spettatori londinesi.
                                                                                                    Questi ultimi considerano l’opera italiana alla stregua di un prezioso bene d’importazio-
                                                                                                    ne, e i pochi teatri londinesi in cui vanno in scena i drammi per musica in italiano sono il
                                                                                                    luogo di ritrovo della società inglese che conta: luoghi alla moda in cui unire il piacere di
                                                                                                    un bello spettacolo alla vita di società, e persino al dibattito politico: a metà degli anni
                                                                                                    Trenta del Settecento gli spettacoli dell’Opera of the Nobility e della Royal Academy of
                                                                                                    Music (la compagnia di cui Händel è il principale compositore, e che esisteva dal 1719)
                                                                                                    saranno anche il terreno di scontro dialettico tra Whigs e Tories, tra i sostenitori del Prin-
                                                                                                    cipe di Galles o del re suo padre.
                                                                                                    All’epoca del Giulio Cesare in Egitto, Händel e la Royal Academy of Music sono ancora i ple-
                                                                                                    nipotenziari dell’opera in musica in un paese che guarda con interesse alla cultura teatrale
                                                                                                    italiana ma che deve importarne in toto i frutti: pochi, si è detto, sono i teatri, e pochi anche
                                                                                                    gli addetti ai lavori. Compositori e cantanti a parte (Händel basta e avanza, e le grandi star
                                                                                                    del canto si scritturano dall’Italia pagandole a peso d’oro), ciò di cui a Londra c’è penuria
                                                                                                    sono i librettisti capaci non tanto di confezionare ex novo drammi per musica di buona

                                              30                                                                                                   31
qualità, ma soprattutto di garantire una produzione continua ed elevata di testi che devono        perciò faticano a seguire le vicende rappresentate sui palcoscenici operistici basandosi su
rifornire un mercato sempre avido di novità: è la ragione per cui la maggior parte dei libretti    quanto pronunciano i personaggi e su quanto si può leggere nel libretto. Gli spettatori lon-
d’opera messi in musica da Händel sono frutto del rimaneggiamento di libretti preesisten-          dinesi, insomma, seguono lo spettacolo grazie agli elementi squisitamente musicali forniti
ti, riadattati ad hoc per le esigenze del compositore e degli spettatori londinesi. La fattura     dal compositore, e di ciò Händel è ben consapevole allorché si accinge a confezionare un
e lo scopo dei rimaneggiamenti, o dei raffazzonamenti, per usare la terminologia coeva, è          nuovo dramma per musica. Se si vuole, è un paradosso che fa la fortuna di Händel in Inghil-
espressa con chiarezza in una celebre lettera che Giuseppe Riva, incaricato d’affari a Lon-        terra, e che lo rende un compositore “comprensibile” anche alle orecchie del xxi secolo, or-
dra per conto del duca di Modena, scrive a Ludovico Antonio Muratori il 3 ottobre 1726: “le        mai disabituate agli schemi drammatici dell’opera settecentesca. Uno spettatore italiano
opere che vengono d’Italia non possono servire per questo teatro [di Haymarket]. Bisogna           del xviii secolo, di solito, conosce a menadito gran parte dei drammi cui assiste, per averli
riformarle o per meglio dire difformarle per renderle in istato da incontrar favore. Pochi         visti rappresentati più volte in vesti musicali differenti; quello che gli interessa è ripercor-
versi di recitativo e molte arie qui vogliono, e questa è la ragione che alcune delle migliori     rere vicende già note – la brama affabulatoria è un tratto caratteristico del genere umano,
opere del Sig.r Apostolo [Zeno] non si sono mai potute fare e che le due bellissime del            come ci hanno mostrato gli studiosi di letteratura – e nel contempo ammirare sia i virtuosi-
Metastasio, cioè la Didone ed il Siroe, hanno dovuto correre la medesima sorte”. Muratori          smi canori degli interpreti sia la perizia del compositore. Al di là di ciò, lo spettatore italiano
scriveva per conto d’un amico, desideroso di fornire un libretto alla Royal Academy of Mu-         del Settecento “legge” gli affetti del dramma (ossia i sentimenti espressi dai personaggi
sic e perciò ansioso di ricevere ragguagli circa le consuetudini del teatro d’opera a Londra.      nelle proprie arie) e gli accadimenti della vicenda attraverso ciò che i personaggi material-
Quanto al “difformare” i libretti che dall’Italia arrivano a Londra, l’opinione di Riva è quella   mente dicono. Se manca la comprensione della parola, diventa obbligatorio per Händel
di un uomo di lettere italiano: vista dal lato degli inglesi la questione assume tutto un altro    caricare la propria musica di un fardello supplementare, e attribuirle funzioni semantiche
aspetto, e di ciò, in riferimento al Giulio Cesare di Händel, si renderà conto nelle righe che     che altrove sarebbero state appannaggio del testo librettistico. Detto in altre parole: gli
seguono.                                                                                           affetti dei personaggi e gli eventi della vicenda rappresentata devono essere comprensibili
                                                                                                   per via puramente musicale, magari con l’aiuto di qualche mirabilia scenotecnica.
La fonte del Giulio Cesare in Egitto è la più antica che Händel abbia mai utilizzato per           Qualche esempio. All’inizio del second’atto (ii.2) Cleopatra, che si spaccia per la propria
una propria opera: l’omonimo dramma per musica del 1676 composto da Giacomo Fran-                  ancella Lidia, fa definitivamente soccombere al proprio fascino il già innamorato Cesare
cesco Bussani e messo in musica da Antonio Sartorio per il Teatro di San Salvatore a               presentandosi all’improvviso nei panni della Virtù circondata dalle Muse. E lo fa a suon
Venezia. Una fonte difficile da riproporre a distanza di quasi cinquant’anni poiché basata         di musica: sorprende Cesare con una “vaga sinfonia di vari stromenti”, per poi apparire
su una drammaturgia ormai desueta all’epoca di Händel: troppe e indecorose complica-               in tutto il proprio splendore muliebre e canoro in un memorabile episodio di teatro nel
zioni nell’intreccio (il luogotenente di Cesare, Curio, che s’invaghisce addirittura di Cor-       teatro (didascalia: “Qui s’apre il Parnaso, e vedesi in trono la Virtù assistita dalle nove
nelia, la moglie del defunto Pompeo), una lascivia di costumi sin troppo esibita da alcuni         Muse”). Händel, per l’occasione, prevede una seconda orchestra sul palco oltre a quel-
personaggi (primo fra tutti Tolomeo, fratello di Cleopatra), un numero forse eccessivo             la in sala: quest’ultima fa da “commento sonoro” alla scena, la prima (particolarissima:
di personaggi secondari a ingombrare la scena (il personaggio di troppo, per Händel, è             comprende anche strumenti “eterei” e raffinati quali l’arpa, la tiorba e la viola da gamba)
Rodisbe, la nutrice di Cleopatra, che perciò non compare nella versione londinese del              ha il compito d’introdurre e accompagnare il canto di Cleopatra. Cesare, insomma, è
dramma). Händel affida il libretto alle mani sapienti di Nicola Francesco Haym (un com-            totalmente avvolto dalle seduttive tele sonore di Cleopatra, che canta rivolta verso di lui
positore italiano d’origine tedesca, ottimo raffazzonatore di libretti): il risultato è un li-     assieme alla propria orchestra, la quale raddoppia l’altra orchestra in sala che nel con-
bretto che passa dagli oltre millecinquecento versi dell’originale a poco più di novecento;        tempo suona alle spalle di Cesare.
con meno arie rispetto all’originale veneziano, e coi personaggi che scendono da nove a            Qualche scena più in là (ii.8) si verifica un doppio colpo di scena: Curio giunge all’improv-
otto. In più, Haym salva il decoro del dramma riducendo le brame amorose di Curio per              viso per annunciare a Cesare che alcuni congiurati, inviati da Tolomeo, sono penetrati nel
Cornelia a poco più di una timida e disincantata confessione all’inizio del dramma (i.2:           palazzo e si precipitano per ucciderlo; nel contempo, Cesare scopre che l’ancella Lidia
“Cesare, a questa un tempo / sacrai la libertate.”), e la fregola di Tolomeo agli sfottò che       è in realtà la regina Cleopatra. Pressato dall’amata e da Curio, Cesare fugge, non prima
gl’indirizza la sorella Cleopatra poco più in là (i.5: “Anzi, tu pur, effeminato amante, / va’     di aver cantato l’aria di prammatica in cui minaccia la propria volontà di rivalsa (“Col
dell’età sui primi nati albori, / di regno in vece, a coltivar amori”). In mano a Haym e Hän-      lampo dell’armi / quest’alma guerriera / vendetta farà”). Qui scatta il colpo di genio di
del Giulio Cesare in Egitto diventa una perfetta macchina drammatica, e risulterà essere           Händel. Per uno spettatore settecentesco non è inverosimile che un uomo inseguito dai
uno dei successi più fortunati del compositore anglo-sassone: vivo Händel, Giulio Cesare           propri potenziali assassini perda tempo cantando un’aria per quattro o cinque minuti
verrà replicato per ben 13 volte nella stagione d’esordio, e sarà ripreso l’anno successivo        prima di fuggire; semplicemente perché durante il canto dell’aria il tempo non passa:
(10 recite), nel 1730 (11 recite), e infine nel 1732 (4 recite). Negli anni Venti del Novecento,   l’aria non è che la dilatazione di un singolo istante, una sorta di fermo immagine durante
quando la Händel-Renaissance riprenderà vigore con le celeberrime rappresentazioni al              il quale il personaggio può esplicare diffusamente e in modo analitico l’affetto cui sog-
Festival händeliano di Gottinga, Giulio Cesare sarà tra le prime opere ad essere riesuma-          giace. L’azione, il tempo, tornano a scorrere dopo l’ultima nota dell’aria, con la ripresa del
te, subito dopo Rodelinda, regina de’ Longobardi e Ottone, re di Germania.                         dialogo in recitativo. Dev’essere stata forte, allora, la sorpresa degli spettatori al Teatro di
Perché gl’Inglesi vogliono poco recitativo e molte arie, secondo quanto scrive Riva nella          Haymarket nel 1724, allorché sentirono le voci dei congiurati urlare da fuori scena “Mora
lettera a Muratori? Semplice: amano l’opera italiana, ma non sono italiani madrelingua, e          Cesare, mora!” mentre ancora risuonavano le ultime frasi dell’aria di Cesare: è un gesto

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