EXPO MILANO 2015 PERITI AGRARI : PRESENTI

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EXPO MILANO 2015

PERITI AGRARI : PRESENTI
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EXPO 2015 – 5 settembre
                                          Abstract relazioni

Metodi innovativi a tutela delle produzioni DOP e IGP: la tracciabilità digitale a supporto della
garanzia di origine. Presentazione del progetto edei risultati della sperimentazione nel
settore vitivinicolo.
Relatore: Roberto Pittia

L’origine e la qualità, riconosciute da tutti, dei prodotti agroalimentari italiani costituiscono un
ambito obiettivo di contraffazione i cui risultati sono evidenti da tempo ed in tutto il mondo. L’Italian
sounding e il mancato rispetto dei marchi comunitari di protezione dell’origine DOP, IGP, DOC, IGT
costituiscono una vera e propria emergenza da contrastare utilizzando ogni mezzo possibile, sia
normativo che tecnologico. Un obiettivo più volte richiamato dal Ministero delle Politiche Agricole,
Agroalimentari e Forestali nel contesto delle attività di presentazione di EXPO 2015.
Proprio in questa sede, un gruppo di esperti informatici in collaborazione con tecnici periti agrari
stanno per avviare la sperimentazione di una piattaforma digitale esclusiva, fornita da Cryptobrand
S.r.l., sviluppata per distinguere immediatamente e in modo oggettivo l’originalità di un prodotto.
Questo metodo innovativo è infatti particolarmente adatto a supportare le filiere a marchio
comunitario DOP, DOC, IGP, si basa sulla tracciabilità documentale (utilizzando documenti e
registrazioni ufficiali) e può essere attuato solo grazie alla partecipazione integrata di più soggetti,
secondo le proprie competenze, come i produttori ed anche specifici enti istituzionali (es.: Consorzi
di Tutela, Camere di Commercio et al.).
Più in dettaglio, Cryptobrand è una startup innovativa che propone una nuova piattaforma digitale
per fornire informazioni certificate e garantite da applicare in diversi contesti di utilizzo: il primo dei
contesti applicativi considerati riguarda la lotta alla contraffazione principalmente nell’ambito
documentale ed in quello della vendita di prodotti agroalimentari sia nei negozi fisici sia attraverso
siti di e-commerce. Il processo industriale sottostante è coperto da brevetto italiano rilasciato nel
mese di agosto 2013, mentre è pending l’approvazione del brevetto europeo. La soluzione prevede di
applicare ai dati contenuti su particolari etichette (principalmente QR Code ed NFC) il principio della
firma digitale normalmente utilizzato per certificare documenti nativamente digitali, ed autenticare,
attraverso un’App per smartphone le informazioni ivi contenute.
Cryptobrand ad oggi realizza una piattaforma digitale B2B per il tracciamento “Brand to End” in
tempo reale di documenti e prodotti, utilizzabile da subito e con semplicità da diverse categorie di
utenti (Brand, Distributori, Negozianti, Consumatori, Enti di verifica e controllo). E’ previsto un
sistema autorizzativo centrale che in tempo reale controlla i prodotti in vendita e venduti, e fornisce
ulteriori informazioni su richiesta. Il sistema rende impossibile distribuire legalmente prodotti
originali in negozi o siti web non autorizzati dal brand oppure distribuire documenti o prodotti con
caratteristiche inedite (mai rilasciate dal brand). Per questo motivo è un forte deterrente alla
contraffazione seriale e massiva. Cryptobrand utilizza un mix di tecnologie di recente introduzione
presenti sul mercato cui si aggiunge una partnership tecnico/commerciale con un ente di
certificazione autorizzato (CA - Certification Authority).
In ambito anticontraffazione, in generale gli ologrammi sono oggetti a basso prezzo ma sono poco
distinguibili (vero/falso) dagli utenti ed altri sistemi di etichettatura (solo NFC, pigmenti speciali,
watermarks, glifi, etc.) non sono utilizzabili a priori nell’eCommerce in quanto un utente dovrebbe
avere fisicamente in mano il prodotto per verificarne l’originalità.
L’evento organizzato il 5 settembre presso EXPO 2015 intende descrivere le caratteristiche della
piattaforma digitale anticontraffazione in ambito agroalimentare ed aggiornaresulla
sperimentazione in atto nel settore vitivinicolo. L’attività si svolgerà in collaborazione con Agrinnova
Srl una società di periti agrari specializzata nello sviluppo di innovazione in ambito agroalimentare
che fornirà supporto all’analisi del processo da tutelare ed utilizzerà l’infrastruttura tecnica per la
realizzazione di una dimostrazione efficace.
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Filiera biologica e biogas: un binomio all’insegna della qualità alimentare e della sostenibilità
ecologica ed energetica
Relatore: Giovanni Cattaruzzi

L’intervento verterà sulla presentazione di un case-history dove un gruppo di tecnici periti agrari ed
agronomi hanno guidato alcune aziende altamente specializzate nelle rispettive attività agricole e
agroalimentari ad integrare alcuni segmenti delle filiere produttive migliorando in modo netto le
performance di tipo ambientale e non solo.
Nel 2008 un allevatore avicolo del goriziano è stato assistito nella progettazione e realizzazione di un
impianto per la produzione di energia elettricaottenuta da fonti rinnovabili tramite biogas ottenuto
dalla fermentazione anaerobica della lettiera proveniente dai propri allevamenti di polli da carnee da
biomassa vegetale proveniente da colture dedicate. Oltre all’energia elettrica, l’impianto generava
una notevole quantità di energia termica che in quel momento veniva dissipata in atmosfera. Per
superare questo palese spreco, vennesviluppato un upgrade del progetto iniziale con cui la
medesima veniva destinata a riscaldare gli oltre 5.000 mq dei capannoni di allevamento con un
deciso risparmio di combustibile fossile e un notevole miglioramento degli accrescimenti ponderali
dei polli allevati.
Un ulteriore upgrade nella gestione dell’impianto è scaturito da una collaborazione avviata con una
piccola industria produttrice di alimenti confezionati biologici,vegetariani e vegani.
Un’interessantissima attività insediata sempre nel goriziano che acquista le proprie materie prime
(soia e frumento biologici) in prevalenza a “chilometro zero”, da produttori locali. Dalla preparazione
delle suddette specialità alimentari vengono ottenuti alcuni sottoprodotti ricchi di amido e di
potenziale energetico. A seguito dei test di alimentazionedell’impianto a biogassi è scoperto che tali
sottoprodotti, in luogo della biomassa vegetale, erano perfettamente compatibili con la biologia
dell’impianto e generavano una notevole quantità di biogas contribuendo a risparmiare
sensibilmente biomassa diversamente destinabile al mercato alimentare (es.: mais).
Durante lo sviluppo del percorso di integrazione ambientale delle due realtà produttive è stato
avviato un ultimo progetto di valorizzazione di un prodotto tipico locale costituito dalla Rosa di
Gorizia. Un radicchio rosso che porta con sé una tradizione produttiva del tutto originale in quanto,
prima di poter essere utilizzato, deve essere forzato utilizzando il calore sviluppato dal letame in via
di maturazione (metodo originale) ovvero con acqua calda di falda geotermica o infine grazie ad un
adatto locale caldo umido. Grazie ad una sinergia sviluppata con l’Istituto Tecnico Agrario G. Brignoli
di Gradisca d’Isonzo, è stata avviata un’iniziativa di rivitalizzazione produttiva e di valorizzazione di
questa varietà tipica, retaggio dell’orticoltura austoungarica, utilizzando sia l’energia termica
dell’impianto a biogas che i locali con umidità e temperatura costanti riscontrati all’interno di un
rifugio risalente alla Prima Guerra Mondiale in prossimità del Fiume Isonzo rivelatisi ideali per la sua
produzione.
Durante la presentazione varranno presentati i dati statistici relativi al risparmio di risorse
convenzionali e di gas ad effetto serra delle filiere così organizzate.
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La Rosa di Gorizia: un piccolo ed originale giacimento di storia, tradizione mitteleuropea ed
alta gastronomia internazionale.
Relatore: Marco Vecchi

                      La Rosa di Gorizia è un ecotipo di CicoriumInthybus della sottospecie sativa
                      selezionata negli anni dai contadini della zona di Gorizia e dei comuni
                      limitrofi.Conosciuta fin dai tempi degli Asburgo, il barone austriaco Karl von
                      Czoernig la cita nel 1874 nella sua eccezionale opera “Gorizia – la Nizza austriaca”
                      dedicata a Gorizia ed al suo territorio.Grazie alla commercializzazione sui mercati
                      locali e soprattutto su quello di Trieste è riuscita a mantenere la sua fama fino ai
giorni nostri. Il colore del prodotto finito si presenta rosso intenso o con variegature e sfumature che
portano verso il rosa o rosso granato a seconda del tipo di selezione e lavorazione (molto particolari)
effettuate dalle famiglie locali secondo abitudini gelosamente custodite da oltre un secolo; la forma
tipica che contraddistingue il radicchio rosso di Gorizia è simile proprio a quella di una rosa.Questo
prodotto ha avuto in passato un ruolo molto importante nell’economia agricola locale che è entrato
in declino a causa delle grandi trasformazioni storiche ed economiche accadute negli ultimi decenni
in quest’area del Friuli Venezia Giulia.La progressiva riscoperta dell’importanza della qualità del cibo
e quindi delle produzioni tipiche legate alle tradizioni locali, ha generato la necessità di riproporre al
mercato questo ortaggio con un nuovo approccio lungo l’intera filiera produttiva.
Iscritto nell’elenco dei Prodotti Tradizionali di cui D. Lgs. 30 aprile 1998, n. 173 e s.m.i.è attualmente
oggetto di uno studio per il rilancio della produzione grazie all’interessamento dell’Istituto Tecnico
Agrario “G.Brignoli” di Gradisca d’Isonzo assieme ad un nutrito gruppo di imprenditori agricoli già
produttori della Rosa e di un’azienda alimentare di cibi biologici.
L’Istituto si occupa da anni di sperimentazione produttiva della Rosa di Gorizia e può svolgere un
ruolo determinante nella formazione dei periti agrari che potranno, a loro volta, dare nuovo slancio a
questa eccellente produzione.
La limitatissima quantità di prodotto che oggi si trova sul mercatoraggiunge prezzi molto elevati
vista la difficoltà di reperimento e la manodopera certosina richiesta per la lavorazione, ma la sua
unicità, apprezzata negli stand friulani ed anche dagli chef giapponesi proprio presso EXPO 2015
lasciano spazio ad una prospettiva del tutto interessante.
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Per difendere, raffrescare e umidificare le serre
Relatore : Stefano Poppi

 MICRO 28 è stato studiato, progettato e realizzato per effettuare i trattamenti fitosanitari in
serra e gestione del microclima ( umidità e temperatura).
MICRO 28 nasce dopo un triennio di progetti, studi e test condotti presso un centro di ricerca
allestito ad hoc nel sud del Lazio, nel cuore della più vasta area orticola specializzata d’Italia.
 Grazie alla dedizione e all’impegno di un qualificato staff di ricercatori e sperimentatori attivi
presso la società SCOVA impianti srl, la società NAANDANJAIN, e la società AGRISANA, coordinati
dal P.a. e dott. Stefano Poppi attuale detentore del brevetto che ne tutela la componente più
importante: fogger a 4 vie
La tecnologia di nebulizzazione, raffrescamento e umidificazione MICRO 28 è essenzialmente
costituita da tre componenti :
    A) la struttura distributrice alloggiata all’interno della serra, composta da tubazioni in politene
        PN6 con relative raccorderie e accessori

   B) dai fogger a croce ( 4 vie ) installati sulle tubazioni

   C) dal gruppo di comando idropneumatico posizionato all’esterno della serra

Grazie alla potenzialità di Micro 28, gli addetti alle colture protette, potranno, in tempi rapidi e
operando in massima sicurezza:
    proteggere le colture da ogni sorta di parassita tramite la distribuzione di agrofarmaci sia di
       sintesi che a base di preparati naturali e biologici.

       nutrire le colture con concimi fogliari, biostimolanti e regolatori di crescita.

       modificare i parametri micro- climatici della serra ( umidità e temperatura ) per portarli ai
        livelli ottimali per favorire la crescita delle piante e dei frutti

In materia di gestione del microclima delle serre è importante poter richiamare l’attenzione degli
utenti su un aspetto di grande valenza ambientale e di qualità delle produzioni orticole in quanto essi
potranno fare, finalmente, ricorso a tutte le tecniche di difesa biologica e a residuo “ zero” che
prevedono l’impiego di microrganismi antagonisti come i funghi entomopatogeni ( B. Bassiana),
batteri, e insetti e acari predatori ( fitoseidi ) la cui azione di antagonismo è quasi sempre
compromessa da un microclima ambientale avverso dovuto a bassa umidità e temperature elevate.
Molte strategie di difesa che prevedono l’impiego di agro- farmaci di sintesi potranno così essere
riviste a tutto beneficio degli operatori, dei consumatori e dell’ambiente.
        I VANTAGGI di MICRO 28:
     Tempi brevissimi per i trattamenti

      Per una serra ( o porzione di serra ) di 1000 / 2000 mq occorrono 50 -60 secondi per la
      fase di nebulizzazione e 3-5 minuti per lo scarico pneumatico dell’impianto di servizio
     Risparmio del 70 % dei costi di mano d’opera per l’esecuzione dei trattamenti fitosanitari
     Di operare in massima sicurezza restando all’esterno delle serre non venendo così a
    contatto della nube.

       Si ottiene una elevata uniformità della distribuzione del volume d’acqua nebulizzato.

       La ridotta dimensione delle gocce ( 50 micron) permette una totale aderenza sulle superfici
        di deposito con totale assenza di gocciolamento.
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Le superfici irrorate, grazie ai ridotti volumi irrorati che vanno da 50 a 80 litri per 1000 metri
quadri si asciugano rapidamente , in pochi minuti. E’ un aspetto molto importante in particolare con
un andamento stagionale caratterizzato da elevata umidità esterna, in giornate piovose.

Nebulizzatore a 4 vie   impianto di nebulizzazione in funzione

gruppo di comando idro - pneumatico posizionato all’esterno della serra

      Gli schemi di allestimento all’interno della serra sono progettati in funzione delle diverse
      caratteristiche costruttive delle serre ( altezza in gronda, altezza in colmo, larghezza )
      normalmente vengono posizionati 150 -160 nebulizzatori ogni 1000 mq si superficie.
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Mappatura,conservazione, caratterizzazione e valorizzazione della biodiversità agricola del
Pollino.
Relatore : Domenico Cerbino

Il progetto di cui sopra, avviato nel biennio 2009 – 2010 in collaborazione con il Parco Nazionale del
Pollino e il supporto dell’Università degli Studi della Basilicata ha permesso di individuare numerosi
biotipi, con elevato grado di vulnerabilità, nel settore frutticolo,orticolo e cerealicolo .
Sono stati mappati 130 siti in tutta l’area del Parco Nazionale del Pollino( versante lucano) con
funzione di riserva genica, in cui è stata rilevata la presenza di biodiversità di interesse agricolo .
L’area di indagine ha interessato i comuni del versante lucano e solo alcuni comuni del versante
calabrese, tutti classificati nella zona altimetrica “montagna” e rientranti nei seguenti bacini
idrografici:
     - Valle del Mercure : Rotonda, Viggianello, Castelluccio Superiore e Inferiore;
     - Valle del Frida: San Severino Lucano;
     - Valle del Serrapotamo: Calvera, Carbone, Teana, Castronuovo S.A., Chiaromonte;
     - Valle del Sinni: Francavilla S.S. Senise, Episcopia;
     - Valle del Sarmento: Terranova del Pollino, San Paolo Albanese, San Costantino Albanese,
        Cersosimo;
     - Valle del Mercure versante calabrese: Mormanno e Laino
Il monitoraggio della biodiversità agricola, è stato eseguito tramite il metodo geografico e catalogato
ed elaborato con tecnologie informatiche, ciò ha permesso la realizzazione di una banca dati e di una
serie di mappe utili alla localizzazione e alla gestione del materiale vegetale.
I risultati raggiunti in questa prima fase del progetto sono stati i seguenti:
                                settore              specie          Varietà
                               Frutticolo              40             870
Realizzazione             Orticolo-cerealicolo         53             176                 di un portale
sulla biodiversità agricola
    www.biodiversitapollino.it
        - Iscrizione nel repertorio regionale di n°300 varietà frutticole;
        - Pubblicazione di due quaderni Alsia;
        - Pubblicazione di due inserti sulla biodiversità sulla rivista Agrifoglio;
        - Pubblicazioni sulla rivista on-line PianetaPSR e riviste internazionali.
Il progetto prevedeva inoltre, una serie di iniziative finalizzate alla conservazione della biodiversità
agricola, la realizzazione di campi catalogo di pero, melo, viti, per la caratterizzazione
bioagronomica e genetica del materiale censito, presso il centro sperimentale dell’Alsia Azienda
Agricola Sperimentale Dimostrativa “Pollino” – Rotonda, e di alcuni siti di conservazione in ambienti
di seminaturalità delle seguenti specie:ciliegio, mandorlo, melo, pero,fico, susino;
E’ stata inoltre creata l’Associazione “Vavilov” che riunisce tutti gli agricoltori custodi del Pollino al
fine di favorire ulteriormente la conservazione e la tutela della biodiversità agricola presente nelle
aziende degli agricoltori e nello stesso tempo facilitare lo scambio e la valorizzazione della
biodiversità.
Sono stati creati ad hoc degli appuntamenti fissi da replicare ogni anno come la giornata del “tratturo
dei frutti ritrovati” e del mercatino delle marze, in primavera, ed un convegno sulla biodiversità
agricola in contemporanea ad un Mercatino dei semi ed al Concorso per scegliere l’agricoltore
custode dell’anno , in autunno.
Tra il 2011 ed il 2015 sono stati realizzati diversi siti di conservazione presso le aziende degli
agricoltori custodi ed in ambienti seminaturali, per un totale di 9 siti, distribuiti nei Comuni di
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Cersosimo, Viggianello, Castelluccio Superiore del Parco Nazionale del Pollino . Le specie interessate
riguardano: mandorlo, ciliegio, pero,melo,fico.
Sono stati avviati percorsi di valorizzazione delle vecchie varietà attraverso riconoscimenti
comunitari , presidi slow food, prodotti tradizionali, certificazione di filiera e di prodotto volontaria,
ect.( Melanzana Rossa di Rotonda dop, Fagioli Bianchi di Rotonda dop , Farina di carosella del Pollino,
ect.)
Recentemente sempre nell’Area del Parco Nazionale del Pollino è stata attivato nell’ambito del PSR
Basilicata 2007-2013 Misura 214 – Azione 5 un progetto denominato “Agrobiodiversità: progetti
di azioni integrate”, misura volta a sostenere progetti di Enti pubblici territoriali per la salvaguarda
della biodiversità agricola.
L’obiettivo del progetto riguardava il sostegno alla “Conservazione della biodiversità vegetale”
salvaguardando il patrimonio (genetico) di varietà, specie autoctone, come condizione per
valorizzare la vocazionalità del territorio e la qualità degli ambienti naturali e degli agro-ecosistemi.
Il progetto è stato presentato congiuntamente da DICEM - Dipartimento delle Culture Europee e del
Mediterraneo e l’ Ente Parco Nazionale del Pollino mentre la costituzione di una riserva di risorse
genetiche agrarie vegetali nel Parco Nazionale del Pollino è stata affidata all’Alsia .
I siti di conservazione realizzati nell’ambito del progetto sono stati 13 distribuiti nei comuni del
Parco Nazionale del Pollino riguardanti le seguenti specie: melo, pero , fico,susino,vite per un totale
di 563 varietà e 3407 innesti.
Nell’ambito del progetto sono stati organizzate due manifestazioni denominate “I tratturi dei frutti
ritrovati” ed un seminario scientifico per la presentazione dei risultati e delle linee guida, per
rendere sistematica, attraverso gli strumenti di gestione dell’Ente Parco Nazionale del Pollino
(Regolamento), l’attività di conservazione del patrimonio genetico sia delle specie erbacee che
arboree.
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Lo svantaggio diventa risorsa: umanità e valorizzazione delle tradizioni rurali friulane
Relatore: Matteo Paladini

Promozione umana attraverso la valorizzazione delle tradizioni del territorio ambisce a essere una
delle interpretazioni possibili della sostenibilità alimentare al centro dell’attenzione di EXPO 2015.
L’istituto Piccola OperaDella Divina Provvidenza Don Orione lega la propria storica attività
caritatevole al sostegno delle persone portatrici di disagio fisico e sociale ed alla promozione umana
secondo le più nobili accezioni.
La sede di Udine (S. Maria la Longa) dispone di un’azienda agricola caratterizzata da una superficie
di circa 30 ettari attualmente coltivata a seminativo e di strutture in buono stato fra cui due serre a
vetro ed un capannone in passato adibito a stalla, fienile e rimessa per le macchine ed attrezzature
agricole.
Dati gli alti obiettivi della missione e la necessità di valorizzare le dotazioni aziendali, la direzione
dell’Opera ha iniziato un percorso progettuale, in collaborazione con un team di periti agrari e
veterinari, che si tradurrà nella conversione al biologico dell’intera azienda, sia delle coltivazioni a
seminativo (fra cui frumento, orzo, mais e soia) che di una nuova, piccola produzione zootecnica di
carne di razza Pezzata Rossa Friulana. La soia verrà destinata all’industria alimentare vegetariana
biologica mentre i cereali verranno trasformati in loco in un mulino a pietra da realizzare
appositamente ed andrà a costituire una prima serie di prodotti da destinare alla vendita diretta
assieme alla carne ottenuta secondo la linea vacca-vitello. Infine verrà realizzata una piccola
coltivazione di ortaggi tipici locali fra i quali la Rosa di Gorizia in via di forte rivalutazione in ambito
gastronomico.
Il percorso descritto intende qualificare l’intero paniere di prodotti aziendali mediante ricorso alla
certificazione biologica, alla riscoperta di varietà tipiche di prodotti locali fino all’attivazione di un
vero e proprio presidio contro l’estinzione di una razza bovina di grande profilo zootecnico come la
Pezzata Rossa Friulana.
In questo contesto, si intende inserire con un ruolo attivo e centrale persone portatrici di disagio,
ospiti dell’Istituto, con l’obiettivo di reinserirle in un ambiente sociale e lavorativo qualificante in
quanto qualificatograzie alle attività specializzate ed esclusive ivi attuate.
Si intende quindi dare il maggior valore possibile all’operato dei collaboratori tramite il
coinvolgimento in un lavoro di alto profilo ed apprezzato in termini superiori dal consumatore finale
ovvero dall’opinione pubblica.
L’ulteriore e parallelo obiettivo di questo progetto è quello di sperimentare un modello semplice e
concretamente attuabile di valorizzazione delle risorse agricole attraverso la promozione della
persona finalizzato alla produzione di alimenti di alta qualità destinati all’autoconsumo nelle mense
dell’Istituto oppure alla commercializzazione sul mercatoreplicabile successivamente nelle missioni
dell’Istituto in situate Madascar.
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