ESPLORAZIONE DEL SISTEMA SOLARE: ASTEROIDI E COMETE - SAIt - XXI Scuola Estiva di Astronomia Stilo (Reggio Calabria) 25 - 30 luglio 2016
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
SAIt – XXI Scuola Estiva di Astronomia Stilo (Reggio Calabria) 25 – 30 luglio 2016 ESPLORAZIONE DEL SISTEMA SOLARE: ASTEROIDI E COMETE Mauro Dolci Società Astronomica Italiana INAF – Osservatorio Astronomico di Teramo Giovedì 28 luglio 2016
Una componente fondamentale del Sistema Solare Asteroidi e comete recano, spesso da regioni remote del nostro Sistema Solare, informazioni preziose sulla sua storia. La distribuzione spaziale, le dimensioni, la composizione chimica sono legate alla formazione del Sistema Solare e alle sue prime fasi evolutive. In particolare il contenuto di acqua e la sua composizione isotopica hanno permesso recentemente di fare importanti progressi sull’origine dell’acqua di cui sono fatti i nostri oceani. Tutto ciò è inevitabilmente legato alla possibile presenza di componenti organici nello spazio e alla possibile origine della vita, sia sulla Terra sia al di fuori di essa. Non solo: le comete, in particolare, hanno avuto un ruolo importante nella storia umana, dalle culture antiche alla nascita dell’astronomia, fino agli sviluppi della matematica grazie alla quale oggi è possibile descrivere il mondo fisico…
Le comete nell’Antichità Praticamente in tutte le culture antiche le comete, in quanto fenomeni transienti, erano considerate messaggi particolari delle divinità ed in genere portatrici di sventura. Nondimeno, si annoverano osservazioni regolari, soprattutto da parte di astronomi cinesi, coreani e giapponesi, in un intervallo di tempo tra il 1100 a.C. ed il 1700. Sconosciuta l’entità delle eventuali osservazioni nelle culture mesoamericane (per mancanza di reperti), mentre sono carenti le osservazioni in Occidente (greci, romani) e presso il mondo arabo.
Non solo superstizione Lucio Anneo Seneca (4 a.C – 65 d.C.), Naturales Quaestiones, Libro VII (Comete) Seneca inizia affermando che per fare uno studio completo e approfondito sulle comete «sarebbe indispensabile avere un catalogo di tutte le apparizioni delle comete del passato». Annovera poi almeno un caso in cui l’apparizione di una cometa (60 d.C.) non è stata seguita da alcun fatto nefasto. Confuta le opinioni di Epigene, Zenone e Artemidio di Pario. Sostiene invece Apollonio di Mindo, secondo cui le comete sono astri distinti come il Sole e la Luna. Osserva infine che «sono solo quindici secoli dacché si è cominciato a indagare il cielo e a dare nomi alle stelle; e solo da poco i Romani hanno conoscenze scientifiche. Ci vorranno molte generazioni, ma poi…» veniet tempus quo posteri tam aperta nos nescisse mirentur («tempo verrà che i posteri si stupiranno che noi non conoscessimo cose così manifeste»).
Non solo superstizione Lucio Anneo Seneca (4 a.C – 65 d.C.), Naturales Quaestiones, Libro VII (Comete) Seneca riconosce, precedendo Galileo di quindici secoli, che opus hoc aeternum irrevocabiles habet motus («il mondo ha movimenti irrevocabili»), ma «solo alcuni abbiamo imparato a conoscere». Alla fine preconizza che erit qui demonstret aliquando in quibus partibus cometae currant, cur tam seducti a ceteris errent, quanti qualesque sint («verrà poi qualcuno a dimostrare in quali regioni del cielo corrano le comete, perché errino separatamente dagli altri corpi celesti, quale sia la loro grandezza e natura»). Cfr. Camille Flammarion, La Planète Mars et ses conditions d’habitabilité (1892) Osiamo sperare che verrà il giorno in cui mezzi sconosciuti alla nostra scienza attuale ci daranno testimonianze dirette circa l'esistenza di abitanti di altri mondi.
Non solo superstizione Giacomo Leopardi Saggio sopra gli errori degli antichi (1815) La predizione di Seneca si è avverata. La sua opinione intorno alle comete è ora dimostrata dall’esperienza, e tenuta da tutti per vera. Ma la memoria degli antichi non è ancora spenta, come egli credea dover avvenire. Dopo diciotto secoli noi ci ricordiamo dei suoi detti, e rendiamo giustizia alla sua previdenza e alla profondità delle riflessioni che egli aveva fatte intorno alla natura dell’uomo.
Dal Medioevo al Rinascimento Il risveglio della civiltà occidentale si manifesta con un rinnovato interesse verso la filosofia Greca, (ri)portata in Europa dagli Arabi. Georg von Peurbach: primo tentativo di misura della parallasse della cometa del 1456. Tentativo effettuato anche da Johannes Muller (Regiomontano) sulla grande cometa del 1472. Girolamo Fracastoro (1478-1553) e Peter Apian (1495-1552) mostrano che le code cometarie puntano sempre nella direzione antisolare. (Già noto ai Cinesi e a Seneca)
Da Tycho a Keplero, da Galileo a Cassini Tycho Brahe (1546 – 1601) è il primo ad ottenere una stima accurata della parallasse di una cometa, mostrando che essa si trova ad almeno il quadruplo della distanza della Luna. Conferma così l’osservazione di Girolamo Cardano (1501 – 1576): la cometa del 1532 aveva una velocità apparente minore di quella della Luna (e quindi era più lontana). Secondo Tycho, le comete sono oggetti celesti che, come Venere e Mercurio, si muovo di moto circolare intorno al Sole (il quale a sua volta si muove intorno alla Terra, insieme a Marte, Giove, Saturno e alle stelle). Keplero si oppone a questa visione, affermando che le comete sono corpi effimeri che si formano da impurità dell’aria e che si muovo su traiettorie rettilinee. Anche Galileo è convinto che le comete siano vapori atmosferici che si muovono verticalmente verso l’alto e che si rendono visibili –incluse le code– quando i raggi del Sole passando attraverso i vapori. La natura celeste delle comete si afferma comunque nel XVII secolo e Cartesio (1596 - 1649) le include nella sua teoria dei vortici, affermando che esse si sono formate insieme al Sole, ai pianeti e alle altre stelle.
Traiettorie paraboliche o orbite periodiche ? Giandomenico Cassini (1625 – 1712) afferma che le comete si muovono intorno alla Terra su orbite fortemente eccentriche. È Johannes Hevelius (1611 - 1687), nel suo Cometographia (1668), ad affermare – basandosi sullo studio accurato di diverse comete– che la loro traiettoria tende ad incurvarsi in prossimità del Sole, assumendo la forma di una iperbole o di una parabola. Georg Dorffel (1643 – 1688) per primo riesce a «fittare» una parabola sulla traiettoria della grande cometa del 1680.
Il bandolo della matassa È finalmente Isaac Newton (1642 – 1727) che, nei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (1687) espone la teoria che spiega le leggi di Keplero ed il moto planetario su orbite ellittiche. Appare evidente che gli stessi concetti possono applicarsi alle comete. Newton, inizialmente riluttante, si convince che comete e pianeti obbediscano alle stesse leggi, e sviluppa finalmente un metodo per fittare una parabola attraverso tre punti equispaziati del cammino di una cometa. Successivamente, prima Pierre-Simon de Laplace (1749 - 1827) poi Wilhelm Olbers (1758 – 1840) svilupperanno ulteriori metodi per determinare analiticamente i parametri orbitali del moto parabolico di una cometa.
Halley e le «comete ritornanti» Edmond Halley (1656 – 1742) fa immediatamente uso della teoria esposta nei Principia, calcolando i parametri delle orbite paraboliche per 24 comete ben osservate nei passato. Scopre così valori molto vicini dei parametri per le quattro comete del 1456, 1531, 1607 e 1682 (quest’ultima osservata da lui stesso). Ne conclude che si tratta della stessa cometa, e ne predice di nuovo il passaggio nel 1758. La cometa venne effettivamente osservata da Georg Palitzsch (1723 – 1788) la notte di Natale del 1758 ! È dunque ormai evidente che alcune comete sono periodiche, e si muovo su orbite chiuse, fortemente eccentriche (come aveva supposto Cassini). La cometa scoperta è ovviamente la 1P/Halley. Altre comete risultano osservate più volte nel corso dei secoli, come la 55P/Tempel-Tuttle e la 109P/Swift-Tuttle.
Dall’occhio al telescopio: la casistica delle scoperte Fino al 1700, le comete venivano scoperte con osservazioni ad occhio nudo. Questo comporta una media storica di circa 25 comete/secolo fino all’VIII sec. d.C., e di circa 40-50 comete/secolo fino al 1700. 60 50 Numero di scoperte per secolo 40 30 20 10 0 Anno
Dall’occhio al telescopio: la casistica delle scoperte Con l’avvento del telescopio, la media sale rapidamente da 100 comete nel XVIII secolo, a oltre 200 comete nel XIX e XX secolo. Questo numero è inoltre stato praticamente raggiunto nel solo decennio 1990-2000, mentre con le future survey (es. PanSTARRS) ci si aspetta una media di scoperta di oltre 2000 comete per secolo. 180 160 Numero di scoperte per secolo 140 120 100 80 60 40 20 0 Anno
Storia (breve) dello studio degli asteroidi La storia degli asteroidi è più recente e breve di quella delle comete, essenzialmente perché gli asteroidi sono poco luminosi e, non generando comunque aloni o code in un eventuale avvicinamento al Sole, appaiono puntiformi. Per tale motivo sono scarsamente visibili. Comincia il 1° gennaio 1801 a Palermo, dove Padre Giuseppe Piazzi (1746 - 1826) scopre un pianetino che chiama Ceres Ferdinandea, oggi noto come 1 Ceres.
Storia (breve) dello studio degli asteroidi Oggigiorno sono noti e catalogati più di 600.000 asteroidi nel Sistema Solare. In gran parte sono stati scoperti in tempi recenti, dopo l’avvento di strumenti automatici che hanno effettuato (ed effettuano) survey dedicate (es. LINEAR, NEAT, PanSTARRS).
Le comete
L’origine delle comete Nel 1950 Jan Hendrik Oort (1900 – 1992) trovò che per le comete di lungo periodo note fino ad allora la distribuzione delle energie orbitali (proporzionale al reciproco del semiasse maggiore a) mostrava una netta concentrazione di oggetti nella regione 1 0< < 10−4 −1 Ne concluse che doveva esistere una regione, posta intorno a 104 AU, nella quale erano «confinati» questi oggetti. Oort stimò inoltre che qualcosa come 1011 nuclei cometari dovevano popolare quella che fu chiamata la Nube di Oort. Recenti studi, tuttavia, mettono in discussione il ruolo della Nube di Oort come «serbatoio esclusivo» di comete.
L’origine delle comete La Nube di Oort non costituisce tuttavia un inviluppo sferico, come si pensa z comunemente. Il suo limite esterno è determinato dall’equilibrio tra l’attrazione gravitazione del Sole e le forze gravitazionali mareali della Via Lattea. La sua estensione è dunque più limitata in corrispondenza del piano galattico (ed in particolare nella direzione del nucleo galattico) rispetto alla direzione perpendicolare a quest’ultimo. GC x La forma è in definitiva quella di un ellissoide triassale di semiassi = 152000 y = 196000 = 293000 Sistema Solare
Meccanica delle comete Le stesse forze mareali galattiche che determinano la forma della Nube di Oort sono probabilmente responsabili delle perturbazioni che di tanto in tanto inducono qualche nucleo cometario a dirigersi verso l’interno del Sistema. In questa fase le orbite sono paraboliche. L’interazione con i corpi maggiori del Sistema (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) può determinare una cattura su orbite chiuse di corto o lungo periodo.
Meccanica delle comete Le stesse forze mareali galattiche che determinano la forma della Nube di Oort sono probabilmente responsabili delle perturbazioni che di tanto in tanto inducono qualche nucleo cometario a dirigersi verso l’interno del Sistema. In questa fase le orbite sono paraboliche. L’interazione con i corpi maggiori del Sistema (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) può determinare una cattura su orbite chiuse di corto o lungo periodo. In queste condizioni, le comete appaiono provenire non più dalla Nube di Oort, ma dalla Fascia di Kuiper o addirittura dalla Fascia Principale.
Tassonomia delle comete Comete della Famiglia di Giove (JFC): comete periodiche con periodi compresi tra 5 e 20 anni (Giove/Urano). Dinamica determinata dall’interazione con il campo gravitazione di Giove. Originano forse più dalla regione esterna della Fascia Principale degli Asteroidi che dalla Nube di Oort (attualmente in discussione). Comete della Famiglia di Halley (HFC): comete periodiche con periodi compresi tra 20 anni e 200 anni (zona transnettuniana). Dinamica determinata dall’interazione con i campi gravitazionali dei pianeti giganti. Originano probabilmente dalla Nube di Oort ma possibile ruolo della Fascia asteroidale di Kuiper (attualmente in discussione). Comete di Lungo Periodo (LPC): comete periodiche con periodi superiori a 200 anni. Dinamica determinata dall’interazione con i pianeti giganti. Originano sicuramente dalla Nube di Oort. Comete non periodiche: provengono tipicamente dalla Nube di Oort e passano al perielio una sola volta per poi allontanarsi definitivamente dal Sistema Solare.
Struttura di una cometa: nucleo, chioma, code
Struttura di una cometa: dettagli del nucleo
L’attivazione di una cometa A grandi distanze dal Sole, una cometa non si distingue granché da un asteroide, fatta salva forse la differenza di albedo (maggiore per la cometa) dovuta alla notevole presenza di ghiacci sul nucleo cometario. Man mano che la cometa si avvicina al Sole, l’interazione con il vento solare provoca il graduale riscaldamento e sublimazione della componente volatile e la formazione della chioma e delle code di gas e polveri. I componenti volatili si attivano a diverse temperature, e quindi a diverse distanze dal Sole. Per i tre componenti (nettamente) più abbondanti, si ha: Specie LS (cal mol-1) Donset (AU) H2O 11700 2.5 CO2 6000 8.3 CO 1400 62.5
La formazione delle code di gas e polveri Le comete esibiscono di norma due o più code, tipicamente composte da polveri, gas ionizzato e gas neutro. Le code hanno una diversa forma ed una diversa orientazione nello spazio. La loro dinamica è determinata dall’effetto combinato del moto orbitale e dell’interazione con il vento solare.
La formazione delle code di gas e polveri gas polveri SOLE orbita della cometa
Composizione chimica (generale) delle comete Oltre ai maggiori componenti (acqua, monossido e biossido di carbonio, ammoniaca, metano), sono numerose le specie chimiche organiche rilevate nelle comete. Specie Abbondanza rel. Cometa H2O 100 1P/Halley CO 7–8 C/1975 V1 (West) CO2 3 1P/Halley H2CO 0–5 1P/Halley NH3 1–2 1P/Halley CH4 < 0.2 – 4.5 C/1986 P1 (Wilson) HCN < 0.02 – 0.1 1P/Halley CH3OH 1–5 C/1989 X1 (Austin) H2S 0.2 1P/Halley HNCO C/1995 O1 (Hale-Bopp) HC3N C/1995 O1 (Hale-Bopp) SO2 C/1995 O1 (Hale-Bopp) NH2CHO C/1995 O1 (Hale-Bopp) HCOOH C/1995 O1 (Hale-Bopp) HDO C/1996 B2 (Hyakutake) …
Evoluzione e fine di una cometa Le comete periodiche si consumano progressivamente nel corso dei passaggi ravvicinati intorno al Sole. Se non precipitano sulla nostra stella (sungrazing comets), esse si «spengono» per esaurimento della componente volatile, di fatto divenendo simili ad asteroidi. Il ciclo di vita di una cometa è riassunto nel diagramma sottostante. Jupter-Neptune Source Zone Main Belt Kuiper Belt Oort Cloud Centaurs Trojans ? ? MBC JFC HFC LPC Ejection Disintegration Defunct Comets Sun/Planet Impact
Evoluzione e fine di una cometa Coppia di sungrazing comets fotografata dal coronografo LASCO C2 a bordo del satetllite SOHO nel 2003
L’esplorazione spaziale delle comete
Giotto (cometa 1P/Halley) spettroscopia
Stardust (cometa 81P/Wild o Wild2) analisi delle polveri
Deep Impact (comete 9P/Tempel e 103P/Hartley) bombardamento e spettroscopia dei detriti
Rosetta (cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko)
Rosetta (cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko)
Gli asteroidi
Meccanica degli asteroidi A differenza delle comete, gli asteroidi si muovono su orbite di bassa eccentricità. Sono concentrati in due zone principali: 1) la Fascia Principale (Main Belt, MB), compresa tra Marte e Giove (2 – 4 AU), dove sono prevalentemente confinati dall’azione del campo gravitazionale di Giove. Da qui tuttavia diversi asteroidi penetrano nelle zone più interne del Sistema, ed alcuni di essi (chiamati Near-Earth Objects, NEOs) intersecano l’orbita terrestre; 2) la Regione Transnettuniana (TN), a distanze superiori a 30 AU. Questa regione si differenzia in Fascia di Kuiper (Kuiper Belt, KB), contenete oggetti in orbite stabili, e Disco Diffuso (Scattered Disk, SD), contenente oggetti in orbite instabili o metastabili. Altri oggetti, in quantità assai minori, si concentrano in zone di stabilità gravitazionale dei pianeti giganti del Sistema Solare: fra essi i più rilevanti sono i Centauri (in orbita tra Giove e Nettuno) ed i Troiani (in orbita intorno ai punti lagrangiani L4 ed L5 di Giove).
Near-Earth Objects
Struttura e composizione chimica degli asteroidi Gli asteroidi esibiscono una notevole varietà strutturale e di composizione. Queste due caratteristiche infatti da un lato riflettono le condizioni primordiali nelle quali l’asteroide si è formato (a loro volta legate alla regione del Sistema Solare in cui il processo è avvenuto) e, dall’altro, testimoniano l’evoluzione che l’asteroide ha subito dalla sua formazione fino all’epoca attuale.
Osservazione diretta e in laboratorio: classi spettrali Le osservazioni spettroscopiche, unitamente all’analisi di laboratorio di campioni di meteoriti, permette di suddividere gli asteroidi in diverse classi, fra le quali: Nome Note S-complex Condriti ordinarie C-complex Condriti carbonacee X-complex Aubriti, Condriti enstatiti, Acondriti M-type specific samples A-type specific samples V-type Howarditi, Diogeniti, Eucriti. VESTA R-type specific samples D-type MB esterna, Troiani. PHOBOS, DEIMOS.
pirossene olivina
VESTA: asteroide di tipo V
CERERE: asteroide di tipo G
L’esplorazione diretta degli asteroidi L’avvento dell’Era Spaziale ha portato a numerose missioni dedicate all’esplorazione degli asteroidi, sia con sorvolo, sia con orbiter, sia infine con lander. In alcuni casi, inoltre, il materiale asteroidale è stato riportato sulla Terra. Classe Nome Missione Tipologia spettrale 1 Ceres G Dawn Orbiter 4 Vesta V Dawn Orbiter 21 Lutetia M/C/X Rosetta Close flyby 243 Ida S Galileo Close flyby 253 Mathilde C NEAR Shoemaker Close flyby 433 Eros S NEAR Shoemaker Orbiter, lander 951 Gaspra S Galileo Close flyby 2685 Masursky S Cassini-Huygens Flyby 2867 Šteins E Rosetta Close flyby 4179 Toutatis B Chang’e 2 Close flyby 5535 Annefrank S Stardust Close flyby 9969 Braille Q Deep Space 1 Close flyby 25143 Itokawa S Hayabusa Recupero campioni 132524 APL S New Horizons Flyby
L’esplorazione diretta degli asteroidi 951 Gaspra fotografato dalla sonda Galileo nel 1991
L’esplorazione diretta degli asteroidi 243 Ida (+ Dattilo) fotografato dalla sonda Galileo nel 1993
L’esplorazione diretta degli asteroidi 433 Eros fotografato dalla sonda NEAR Shoemaker nel 2000 prima di atterrarvi
L’esplorazione diretta degli asteroidi Cerere: immagini dalla sonda Dawn (2016)
L’origine dell’acqua sulla Terra: dalle comete ? Prima osservazione diretta di H2O effettuata dall’Infrared Space Observatory (ISO) nella Cometa C/1995 O1 (Hale-Bopp).
L’origine dell’acqua sulla Terra: il problema D/H L’ipotesi che l’acqua terrestre sia di origine cometaria si scontra con il fatto che nell’acqua terrestre il rapporto tra deuterio (D) e idrogeno (H) è decisamente diverso da quello riscontrato nella maggior parte delle comete. Alcuni anni fa, tuttavia, in seguito ad osservazioni dettagliate della Cometa 103P/Hartley 2, si è compreso che l’acqua presente nelle comete provenienti dalla Fascia di Kuiper ha un rapporto D/H identico a quello degli oceani terrestri e degli asteroidi provenienti dalla stessa fascia.
L’origine dell’acqua sulla Terra: dagli asteroidi ? Nonostante l’osservazione della sola Cometa 103P / Hartley 2 non sia ancora sufficiente a fornire una prova definitiva dell’origine dell’acqua terrestre dalle Comete della KB, ci sono forti evidenze in tal senso, anche considerando analoghi rilevamenti fatti su asteroidi della stessa KB (sebbene aventi un contenuto di acqua notevolmente minore delle comete). È cioè ipotizzabile che nel forte bombardamento di asteroidi e comete subìto dalla Terra dalla sua formazione fino a 2 miliardi di anni fa, si sia accumulata la quantità di acqua che oggi osserviamo.
Gli asteroidi, le comete e la VITA
Una chimica organica delle comete Getti di CN da decomposizione superficiale di HCN Halley McNaught
Molecole organiche nella Cometa 1P/Halley HCC(CH2)2CH3 HCC(CH2)3CH3 CH H2C=CH–CH=CH2 H2C=CH–CH2–CH=CH2 CH3 H–CN H2C=O H3C–CN H3C–HC=O CHO H3C–CH2N HCOOH H3C–COOH CHN H2C=N–H –CH2O –CH2O –CH2O – H3C–CH=NH H2C=CH–NH2 H2C=CH–CH=NH ATTENZIONE ! La catena POM si decompone NC–OH O=C=NH termicamente CHNO NC–CH2–OH HN=CH–CH=O liberando HCHO (formaldeide)
Dalla formaldeide agli zuccheri…
… e non solo: anche acetaldeide… Misure in radiofrequenza con IRAM: scoperta di acetaldeide (CH3CHO) nella Cometa Hale-Bopp
… e dall’acetaldeide alla glicina CH3CHO + HCN CH3CH–CN OH acetaldeide cianidrina CH3CH–CN + NH3 + H2O CH3–CH–COOH OH NH2 cianidrina glicina
La glicina è un AMINOACIDO. Rilevata nella 81P/Wild
Amminoacidi, catene… RNA, proteine… ?
– Così come possono aver portato la vita sulla Terra, comete e asteroidi sono probabilmente i responsabili di diverse estinzioni di massa avvenute in epoche passate. Sono cioè potenziali distruttori proprio di quella vita al cui insediamento sul nostro pianeta hanno contribuito in maniera determinante.
Collisioni con asteroidi o comete: energie in gioco vf = ? vi 0 xp Mp , Rp Velocità finale (punto in moto a distanza finita): = + − + vf (vera) = 113 km/s per Mercurio (+moto orbitale di Mercurio) vf (vera) = 43 km/s per la Terra (+moto orbitale della Terra)
Collisioni con asteroidi o comete: energie in gioco = = Es. asteroide di 10 km di diametro, densità 103 kg/m3 (acqua), velocità di impatto 70 km/s: E 3 x 1024 J (1 Kiloton = 4.134 x 1012 J) E 7.25 x 108 Megaton
Numerose tracce nel Sistema Solare… MARE CALORIS (Mercurio) Diametro 1300 km In assoluto il più grande bacino da impatto di tutto il Sistema Solare, se rapportato al diametro del pianeta.
…e quindi anche sulla Terra CHICXULUB (Yucatan), 200 km di diametro e l’estinzione K/T (?)
Nota conclusiva Asteroidi e comete sono davvero due cose distinte ? A partire dagli anni ‘90 si è cominciato a pensare asteroidi e comete non costituiscano realmente due famiglie distinte, ma siano piuttosto parte di un continuo di composizione: dagli oggetti prevalentemente rocciosi (asteroidi) agli oggetti prevalentemente ghiacciati (comete). Sono ormai noti diversi oggetti che esibiscono caratteristiche miste: 1) TNOs che chiamiamo asteroidi perché inattivi, ma sono coperti di ghiaccio e sarebbero dunque attivi se fossero vicini al Sole; 2) oggetti con orbite palesemente cometarie ma che sono del tutto inattivi (quindi la loro componente volatile è esaurita o sepolta in profondità sotto la superficie); 3) MBOs che esibiscono forme di attività evidentemente innescata dalla presenza di una componente volatile. In conclusione, nonostante si utilizzino ancora i termini di «asteroide» e «cometa», la comunità scientifica riconosce ormai che essi non sono più adatti a fornire una descrizione sintetica della reale natura di questi oggetti.
Puoi anche leggere