ESPERIENZE ITALIANE SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO TRA NORMATIVA ED ATTUAZIONE
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Quaderno ESPERIENZE ITALIANE SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO TRA NORMATIVA ED ATTUAZIONE a cura di Ing. G. Monacelli Ing. O. Spiniello commissione Dissesto idrogeologico visto da: Ing. M. R. Di Lorenzo Ing. M. Pasca ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma La prevenzione del dissesto tori sia di natura tecnica che socio-economici, e viene individuato tramite la classica espres- idrogeologico rappresenta una sione: priorità per il Paese, come è R=PxExV 38 evidente dai molti, recenti eventi dove: P: pericolosità, intesa come la probabilità che che, pur coinvolgendo ambiti si realizzino le condizioni di accadimento territorialmente ristretti, hanno dell’evento calamitoso; E: valore degli elementi esposti a rischio, inte- causato danni rilevanti e la perdita si come persone e beni, sia naturali che an- di vite umane. Risulta necessaria, tropici; quindi, una riflessione sulle misure - V: vulnerabilità, intesa come la capacità degli elementi a rischio a resistere all’evento in strutturali e non - intraprese per considerazione. mitigare il rischio, prendendo altresì Nella legislazione italiana, per rischio idrogeo- logico, ai sensi del Decreto Legge 11.06.1998 spunto dalle opportunità offerte n. 180, si intende sia il rischio idraulico che dalla legislazione europea in via di quello geomorfologico; in termini semplificati, il attuazione anche in Italia. primo è legato ad un evento di piena di un cor- so d’acqua, il secondo al movimento di una Nell’articolo sono esaminati due massa di terra, roccia, o detrito lungo un ver- casi studio, alluvione di Aulla e sante, entrambi spesso causati da precipitazio- colata di Poggio Ferrato, come ni persistenti di elevata intensità che caratteriz- zano quella determinata area. Fondamentale esemplificativi di alcune diventa, quindi, un’attenta attività di monitorag- problematiche proprie del territorio gio al fine di prevenire e ridurre l’entità di tali ti- pologie di rischio e di costruire adeguati siste- nazionale. mi di allertamento. Il metodo di valutazione del rischio idrogeologi- Introduzione co è stato individuato nell’Atto di indirizzo e Negli ultimi 50 anni la sistemazione dei versanti coordinamento per l’individuazione dei criteri e del territorio in generale ha assunto una sem- relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi pre maggiore importanza, in seguito alla cre- 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180 scente antropizzazione, che ha portato in pri- (DPCM del 29.09.1998) ed è strutturato in modo mo piano la necessità di proteggere gli abitati, da consentire un’assunzione qualitativa dei fat- spesso sviluppati in aree a rischio di frana o tori di rischio essenziali, attraverso la quale è inondazione. possibile pervenire ad una gradazione in classi Si rileva in particolar modo la capacità di eventi che dipende dalla combinazione della pericolo- meteorici, anche non eccezionali, di provocare sità dell’area e del relativo uso del suolo. conseguenze sempre più spesso drammatiche R1: rischio moderato in termini economici, ambientali e naturali. R2: rischio medio Tra le cause che condizionano ed amplificano il R3: rischio elevato «rischio meteo-idrogeologico ed idraulico» vi è R4: rischio molto elevato «l’azione dell’uomo», con abbandono e degra- Lo scopo di tale classificazione è essenzial- do, cementificazione, consumo di suolo, abusi- mente quello di individuare aree più a rischio di vismo, disboscamento e incendio, la mancan- altre, anche a parità di pericolosità, in dipen- za di una costante manutenzione ordinaria. denza degli elementi che vi si trovano. In fun- Molto spesso, infatti, vengono privilegiati gli in- zione del livello del grado di rischio R si indivi- terventi urgenti, spesso emergenziali, e non su- duano infatti le zone in cui ad elevate criticità bordinati ad una organica politica di pianifica- idrogeologiche è associata una maggiore pre- zione e programmazione degli interventi in senza umana e, di conseguenza, quelle da di- un’ottica di prevenzione. fendere prioritariamente. Viene fornita, con il supporto di un sintetico L’individuazione di aree a diversa pericolosità, quadro legislativo, nazionale ed europeo, una oltre che al successivo calcolo del rischio, è in- chiave di comprensione dell’espressione “ri- vece orientata essenzialmente a fornire gli ele- schio idrogeologico”. menti di base per le successive attività di piani- ficazione e progettazione di nuova realizzazio- Il rischio idrogeologico ne al fine di prevenire la creazione di nuove Il concetto di rischio è combinazione di più fat- aree a rischio. ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma L’individuazione delle aree a rischio idrogeolo- cato come unità territoriale di riferimento il ba- gico porta alla redazione della carta del rischio cino idrografico ed ha istituito le Autorità di Ba- idrogeologico che è una elaborazione prevista cino allo scopo di facilitare il coordinamento e nella pianificazione stralcio di ciascuna Autorità la cooperazione degli enti locali, delle autorità di Bacino di cui si parlerà nel seguito. La carta regionali e dello Stato per assicurare la difesa del rischio idrogeologico prevede la definizione 39 del suolo, inclusa la moderazione delle piene, di alcune classi di rischio attraverso l’incrocio e la corretta utilizzazione delle acque, integrata delle classi di pericolosità con gli elementi a ri- dal DL 180/98 con lo scopo di accelerare l’at- schio derivanti dalla carta di uso del suolo. tuazione della legge e colmare le lacune ope- Considerazioni di carattere più ampio della so- rative evidenziate dagli eventi disastrosi verifi- la sovrapposizione delle carte di pericolosità catisi a Sarno e Soverato. con la carta degli elementi a rischio sono ne- Il complesso assetto idro-morfologico italiano cessarie nella fase ulteriore della pianificazione ha condotto alla identificazione di numerose (at- degli interventi. tualmente 47) Autorità di Bacino suddivise in: Si noti, infine che la carta del rischio non sosti- • livello nazionale (Po, Adige, Alto Adriatico, Ser- tuisce le mappature del rischio dei piani di pro- chio, Arno, Tevere, Liri-Volturno Garigliano); tezione civile, pur costituendone un supporto • livello interregionale; essenziale, in quanto non viene elaborata ad • livello regionale; una scala di sufficiente dettaglio, soprattutto • livello provinciale (Trento e Bolzano). per quanto riguarda la classificazione degli La superficie dei bacini idrografici varia da poche elementi a rischio. Ai piani di protezione civile a decine di migliaia di chilometri quadrati ai circa livello comunale spetta naturalmente il compito 70.000 chilometri quadrati del bacino del fiume di individuare e dettagliare i singoli elementi Po, che risulta un’eccezione, essendo la maggio- presenti in relazione alle loro funzioni, alla loro ranza dei bacini italiani riferita a piccoli corsi destinazione d’uso e alla loro specifica vulnera- d’acqua che defluiscono direttamente in mare. bilità, e soprattutto di individuare le opportune L’attuazione della Direttiva Quadro Acque misure (principalmente non strutturali) di ge- stione delle emergenze. 2000/60/CE, trasposta nell’ambito del cosiddetto Codice dell’Ambiente (Decreto Legislativo 3 apri- le 2006 n. 152), ha condotto all’aggregazione di Legislazione italiana ed europea questi bacini in 8 distretti idrografici (Fig. 1). ■ La situazione in Italia prima della direttiva Il Decreto Legislativo 152/2006 ha abrogato la alluvioni Legge 183/89 e soppresso le Autorità di Bacino. La legge fondamentale in tema di gestione del Queste, tuttavia, continuano ad operare in regi- territorio è stata la legge 18 maggio 1989 n. me di proroga ai sensi della Legge 13/2009 per 183 “Norme per il riassetto organizzativo e fun- le attività relative ai Piani di Bacino, nelle more zionale della difesa del suolo”, che ha identifi- della costituzione delle Autorità di Distretto. Figura 1 - Aggregazione dei bacini in 8 distretti idrografici ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma Il Piano di Bacino è stato individuato come lo lizzazione il più possibile coordinata ed omo- strumento conoscitivo, normativo e tecnico- genea delle mappe e dei piani da parte delle operativo di programmazione e pianificazione Autorità di Bacino. Ad esso si sono poi aggiun- degli interventi necessari al raggiungimento te le iniziative del Dipartimento per la Protezio- degli obiettivi e può essere approvato anche ne Civile con la realizzazione delle strutture re- 40 per sottobacini o per stralci relativi a settori fun- gionali e locali per la sorveglianza in tempo zionali (difesa dalle inondazioni e dalle frane, reale, lo sviluppo della modellistica previsiona- risanamento delle acque, uso e gestione delle le e la pianificazione delle misure di emergen- risorse idriche per un razionale sviluppo socio- za (la Direttiva del Presidente del Consiglio dei economico, protezione dell’ambiente e del Ministri del 27 febbraio 2004 ha introdotto gli paesaggio). Il concetto di piano settoriale fu in- indirizzi operativi per la gestione dell’allerta- trodotto con un atto del 1993 a causa del rile- mento per il rischio idrogeologico ai fini di pro- vante numero di obiettivi e delle difficoltà di tezione civile). I Centri Funzionali regionali, or- raggiungerli tutti in tempi brevi ed ha condotto ganizzati nel Sistema nazionale di Protezione alla realizzazione dei PAI Piani Stralcio d’Asset- Civile, operano previsioni quantitative di preci- to Idrogeologico relativi alla gestione dei rischi pitazioni, provvedono alla raccolta ed elabora- di inondazioni e frane. Per la elaborazione dei zione di dati meteo-idrologici ed utilizzano mo- piani, la mappatura è stato uno strumento ne- dellistica di previsione di inondazioni in tempo cessario per la visualizzazione delle aree sog- reale, per sviluppare sempre più efficaci ed ef- gette al rischio di inondazioni e per l’adozione ficienti operazioni di emergenza. di alcune delle misure strutturali di difesa quali arginature, vasche di laminazione, casse d’e- La direttiva alluvioni spansione e canali di diversione. Tra il 1998 ed il 2004, l’Europa è stata colpita La Legge n.267 del 1998, di conversione del da un centinaio di inondazioni gravi, comprese cosiddetto “Decreto Sarno” DL 180/98, ha in- le catastrofiche inondazioni lungo i fiumi Danu- centivato con rilevanti finanziamenti il comple- bio ed Elba nel 2002. Queste inondazioni han- tamento, da parte delle Autorità di Bacino, del- no causato circa 700 morti, lo sfollamento di le mappe dei rischi idraulico e geologico per quasi un milione di persone e perdite economi- l’intero territorio nazionale. Con un successivo che di beni assicurati per un totale che si aggi- atto (DPCM 29 settembre 1998) sono state ra intorno ai 25 miliardi di euro. Preso atto della quindi fornite indicazioni tecniche per una rea- situazione e della necessità, quindi, di tenere conto con più incisività degli impatti delle inon- dazioni nello sviluppo della politica comunitaria in tema di acque, anche alla luce della natura transnazionale dei principali fiumi del continen- te europeo, la Commissione Europea ha ema- nato la Comunicazione 2004/472 del 12 Luglio 2004 “Gestione dei rischi di inondazione – Pre- venzione, protezione e mitigazione delle inon- dazioni”. Successivamente, l’emanazione della Direttiva Europea 2007/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvio- ne, recepita con D.Lgs, 23 febbraio 2010 n. 49, ha inteso fornire indicazioni per ridurre le po- tenziali conseguenze negative delle inondazio- ni soprattutto sulla vita e la salute umana, sul- l’ambiente, sul patrimonio culturale e sulle atti- vità economiche attraverso un processo gra- duale di attuazione che porti tutti gli Stati Mem- bri ad un livello comparabile di protezione dal rischio di inondazioni e ad una effettiva capa- cità di coordinamento nella gestione del rischio stesso. La Direttiva è stata inserita nel contesto delle Direttive “figlie” della Direttiva Quadro delle Acque 2000/60/CE e, quindi, nella Strate- gia Comune di Attuazione della stessa. La Direttiva richiede che gli Stati Membri pro- ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma cedano con la realizzazione di tre strumenti: combinazioni di misure più efficaci dal punto 1. la valutazione preliminare del rischio, prima di vista economico. La scelta delle decisioni scadenza il 2011, tesa a determinare il livel- deve essere accompagnata da un processo di lo di rischio in ogni distretto idrografico o partecipazione pubblica e di consultazione unità di gestione e ad individuare quelle degli stakeholders perché ci sia condivisione e 41 aree per le quali elaborare le mappe della ripartizione delle responsabilità fra tutti i livelli pericolosità e del rischio ed i piani di ge- istituzionali e si tenga conto di tutte le possibili stione del rischio di inondazioni. implicazioni sociali di misure che possono 2. la mappatura del rischio, prima scadenza il avere un impatto rilevante sulla qualità della vi- 2013, che comprende le mappe della peri- ta e sugli interessi di molte persone. A livello colosità e le mappe del rischio di inonda- nazionale la partecipazione degli utenti si sta zioni. Le mappe della pericolosità delimita- attuando principalmente con l’organizzazione no le aree potenzialmente inondabili secon- di Forum e sarà facilitata dalla pubblicazione do i tre diversi scenari previsti dalla Diretti- dei prodotti sviluppati sui siti web delle autorità va: inondazioni con una scarsa probabilità responsabili. di accadimento (applicando) scenari di eventi estremi; inondazioni con una media Rischio idrogeologico: esperienze sul campo probabilità (tempo di ritorno ≥100 anni); Nel quadro legislativo sopra delineato, l’ISPRA inondazioni con elevata probabilità, qualora effettua un’attività di monitoraggio dell’attuazio- ritenuto opportuno. Le mappe di rischio in- ne degli interventi di mitigazione del rischio dicano le conseguenze negative potenziali idrogeologico dalla quale sono emerse alcune derivanti dalle inondazioni di scarsa, media importanti questioni su cui si vuole porre l’at- ed elevata probabilità di accadimento tenzione, quali l’urbanizzazione in aree golena- espresse in termini di: numero degli abitanti li, l’ostruzione, riduzione e occlusione degli al- potenzialmente interessati; tipo di attività vei e la declassificazione delle aree a rischio a economiche presenti nell’area soggetta al- seguito della realizzazione di opere di messa in l’inondazione; istallazioni che potrebbero sicurezza. causare inquinamenti nel caso fossero Per un più agevole inquadramento delle pro- inondate (allegato I della Direttiva 96/61/CE blematiche evidenziate vengono di seguito ri- sulla prevenzione e la riduzione integrate portati due casi-studio relativi rispettivamente dell’inquinamento); aree protette potenzial- ad un problema idraulico e ad uno geologico, mente interessate (allegato IV, paragrafo I, ovvero l’alluvione di Aulla (MS) e la colata che punti i), iii) e v) della Direttiva 2000/60/CE); ha investito Poggio Ferrato, nel comune di Val altre informazioni considerate utili quali l’in- di Nizza (PV). dicazione delle aree in cui possono verifi- carsi alluvioni con elevato trasporto di sedi- ■ L’alluvione di Aulla menti e colate detritiche nonché di altre no- L’alluvione di Aulla, provincia di Massa Carrara, tevoli fonti di inquinamento presenti nelle dell’ottobre-novembre 2011 è l’esempio di un zone delimitate evento causato dall’urbanizzazione di un’area 3. il piano di gestione del rischio di alluvioni, alluvionale (nel caso specifico quella del fiume da completarsi entro il 2015, coordinato a li- Magra) destinata, invece, alla naturale espan- vello di distretto idrografico o unità di ge- sione del fiume in fase di piena (fig. 2). stione. I piani di gestione sono da predi- Sulle province di La Spezia e Massa e Carrara sporre sulla base delle mappe precedente- il 25 ottobre 2011 si riversarono delle precipita- mente elaborate e riguardano tutti gli aspet- zioni intense, che alcuni pluviometri misurarono ti della gestione del rischio di inondazioni e, in 542 mm di pioggia in sei ore. L’analisi dei in particolare, prevenzione, protezione e dati pluviometrici storici disponibili evidenziaro- preparazione, comprese le attività di previ- no però come l’area ligure e della Lunigiana sione ed i sistemi di allertamento. fossero caratterizzate da molti eventi meteo- Sin dall’introduzione della Direttiva “Alluvioni” idrologici confrontabili, in termini di quantità ed nel panorama normativo comunitario è stata intensità di precipitazioni e di effetti al suolo evidente la esigua necessità di adattamento prodotti, con quello dell’ottobre-novembre 2011 della normativa nazionale e dei prodotti già che, quindi, può essere considerato tutt’altro realizzati pur nella necessità di approfondi- che eccezionale. mento di aspetti fino ad allora poco considera- Il gran numero di dissesti idraulici e gravitativi, ti. Agli Stati Membri è richiesto che siano espli- che causarono all’epoca 18 vittime e danni agli citati chiaramente i criteri adottati per la reda- abitati ed alle infrastrutture, nonché l’interruzio- zione dei programmi di misure inseriti nei piani ne di collegamenti viari e ferroviari, con grave di gestione e siano in ogni caso privilegiate le compromissione delle attività commerciali, in-
roma Figura 2 - Carta del rischio idraulico elevato e molto elevato di Aulla, elaborata dall’Autorità di bacino del Fiume Magra. Figura 3 - Aulla 1959. Foto scattata durante i primi lavori di costruzione del muro arginale in conglomerato cementizio non armato, che successivamente sarà rialzato due volte. L’opera è stata realizzata in area di pertinenza fluviale, per la protezione della futura area urbanizzata. Foto concessa da Regione Toscana ed Autorità di Bacino del fiume Magra Figura 4 - Aulla 1950. Immagine d’epoca dell’abitato prima dell’espansione urbanistica, che ha sottratto al fiume parte dell’area golenale. Si può osservare la vastità dell’area che sarà occupata dalla successiva urbanizzazione. Foto concessa da Regione Toscana ed Autorità di Bacino del fiume Magra. ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma 43 Figura 5 - Elaborazione tra due rilievi Lidar di Aulla, prima e dopo l’evento. In rosso sono indicati i depositi ed in verde le erosioni provocate dalla piena. Fonte: Regione Toscana ed Autorità di Bacino del fiume Magra Figura 6 e 7 - Immagini della piana alluvionale del Fiume Magra nel tratto adiacente all’abitato di Aulla, riprese rispettivamente da valle e da monte. La porzione di abitato sviluppatasi dopo gli anni ‘50, venne realizzata sull’area golenale del fiume ed è in una condizione di rischio idraulico molto elevato. Foto Archivio ISPRA ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma dustriali ed agricole delle zone interessate, fu- costituito dai depositi alluvionali recenti, che rono attribuiti dai mass-media unicamente agli rappresenta una parte dell’alveo di piena del eventi pluviometrici molto intensi e concentrati. corso d’acqua. Le costruzioni realizzate com- Le precipitazioni cadute sui versanti sicura- prendevano abitazioni private, edifici pubblici mente innescarono forti fenomeni erosivi a ca- compreso il municipio, fabbricati destinati ad 44 rattere diffuso, con colate detritiche che molto attività commerciali e produttive, linee di comu- velocemente si accumularono negli alvei o de- nicazioni stradali e lifelines, aggravando il ri- fluirono verso valle. I detriti già presenti in alveo schio, sia per l’incremento del valore dei beni e e quelli lungo le superfici di scorrimento, ivi de- dei manufatti esposti, sia per l’aumento della positati a seguito di precedenti frane, contribui- densità di popolazione. rono all’ingrossamento di tali colate, cosicché Alcuni primi interventi furono predisposti dal- ingenti masse fluide raggiunsero velocemente i l’Ufficio del Genio Civile di Massa Carrara a se- centri abitati ubicati nelle valli. Occorre, tutta- guito dei crolli degli anni ‘90, quali la ricostru- via, segnalare che l’alveo era stato completa- zione dei settori d’argine crollati e la realizza- mente tombinato e trasformato in alveo-strada, zione di scogliere a salvaguardia delle fonda- determinando l’esondazione e lo scorrimento zioni. Gli interventi, eseguiti in situazione di dell’onda di piena con trasporto di detriti, fango estrema emergenza e durante la piena del cor- e materiale vario. so d’acqua, non ebbero purtroppo i risultati at- Gli eventi meteo-idrologici e i conseguenti tesi. eventi di piena/esondazione come quello del Durante le piogge del 2011 nell’abitato l’onda novembre 2011 sono da considerarsi di riferi- di piena raggiunse circa 6 m di altezza sul li- mento nella definizione degli scenari di rischio vello medio del fiume e, lungo il suo percorso, geologico-idraulico per l’area ligure e della pro- sommerse completamente i piani interrati e i vincia di Massa Carrara e nella programmazio- primi piani di tutti gli edifici incontrati. Le opere ne degli interventi di mitigazione. idrauliche realizzate a protezione dell’abitato di In quel particolare frangente l’abitato di Aulla Aulla dai fenomeni erosivi e alluvionali derivanti ebbe i danni maggiori e risulta, quindi, di parti- dalla dinamica fluviale del Fiume Magra, risul- colare interesse per la definizione delle proble- tarono quindi inadeguate rispetto all’entità della matiche che si stanno affrontando. piena verificatasi. (figg. 5, 6 e 7). L’abitato di Aulla si è sviluppato su un’area deli- mitata da tre corsi d’acqua: il Fiume Magra ad ■ La colata di Poggio Ferrato ovest, il Torrente Taverone a nord e il Torrente I cambiamenti nell’uso del suolo e l’antropizza- Aulella a sud. Per consentire l’espansione ur- zione (soprattutto negli ultimi 50 anni) hanno banistica della città verso il Fiume Magra, ven- implicazioni dirette sulla risposta all’azione ero- ne costruito alla fine degli anni ‘50 un muro siva dei versanti, soprattutto per quanto riguar- d’argine in calcestruzzo non armato a gravità da la degradazione meteorica e l’erosione dif- con la finalità di proteggere l’abitato dagli in- fusa delle acque dilavanti. La mancata pulizia tensi fenomeni di erosione dei suddetti corsi dei fossi e dei rii, l’abbandono della pratica dei d’acqua (fig. 3 e 4), i quali, avendo un caratte- solchi trasversali (idrologia superficiale definita re fortemente torrentizio, alternano periodi di “stagionale”), l’eccessivo abbattimento delle al- magra a improvvise e violente piene in occa- berature, il cambiamento della tipologia di la- sione di eventi meteorologici sfavorevoli. Negli vorazione agraria, soprattutto con la meccaniz- anni ’60 il muro venne rialzato due volte, fino a zazione e della pratica dell’aratura e dell’erpi- raggiungere l’altezza di circa 5 m; tali lavori ciatura a rittochino, le “ciglionature” quasi total- vennero eseguiti senza il necessario adegua- mente eliminate, con conseguente aumento mento delle fondazioni e con strati non collega- delle pendenze medie dei versanti, sono i fatto- ti staticamente tra loro. Per dette caratteristiche ri che emergono e che hanno concorso all’au- il manufatto non può essere considerato un’o- mento e alla accelerazione destabilizzante dei pera stabile, anche in relazione all’elevato ri- versanti, in particolare dove si sviluppano cola- schio sismico della Lunigiana, tanto che nei te. Al pari di qualsiasi tipo di intervento struttu- primi anni ‘90, in occasione di eventi di piena, rale, per una efficace azione preventiva e di mi- crollarono due tratti del muro d’argine per effet- tigazione del rischio di dissesto idrogeologico, to di processi erosivi del Fiume Magra, che l’uso del suolo riveste una rilevanza determi- scalzarono al piede le opere di fondazione. nante e quindi la suddivisione del territorio, in Inoltre, la costruzione del manufatto causò una particolare di quello agricolo, in “zone con di- notevole riduzione della sezione idraulica del- versi gradi di limitazioni in relazione al loro sta- l’alveo del fiume Magra e nel contempo l’e- to di stabilità idrogeologica”, risulta essere un spansione urbanistica venne realizzata con intervento sicuramente necessario. l’occupazione pressoché completa del terrazzo Un esempio di tali problematiche è, tra gli altri, la ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma 45 Figura 8 - Frana rototraslativa che evolve in colata nella parte medio-terminale. Si nota l’accumulo del corpo di frana di forma allungata e che si apre a ventaglio nella parte terminale assumendo un aspetto tipico di conoide. Foto archivio ISPRA Figura 9 - Riattivazioni di parti e porzioni di fenomeni gravitativi quiescenti mediante creep; se in passato interessavano spessori solitamente modestissimi, nel tempo hanno interessato porzioni di territorio consistenti fino alle decine di ettari. Foto archivio ISPRA. ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma 46 Figura 11 - Versante coltivato lungo la strada provinciale 155 di Poggio Ferrato. Figura 10 - Nella foto sono in evidenza la colata (in rosso), gli orli di degradazione attivi (in rosso), i movimenti gravitativi di creep (in verde) e il limite (in viola) tra il Complesso colata di Poggio Ferrato (fig. 8), nel comune di zione naturale del territorio piuttosto che miranti Caotico e il Complesso Val di Nizza. Il progressivo abbandono delle atti- ad un irrigidimento o ad una “gessazione” del Indifferenziato; con la vità agricole e la modifica delle colture prevalenti territorio, ritenendo ciò più efficacie per il con- freccia gialla è dal dopoguerra ad oggi (si è vista l’alternanza solidamento dei dissesti e per un miglior sfrut- evidenziato il salto di tra foraggio - prevalente negli anni ‘70-’80 - e ce- tamento agro-forestale del territorio che garanti- pendenza e la gola reali - prevalenti negli anni ‘30) ha determinato sce, nel contempo, una generale stabilizzazio- provocato dal diverso cambiamenti significativi nei parametri della idro- ne dei versanti. Il processo di svuotamento del grado di erodibilità tra logia e della morfometria fluviale, quali frequenza serbatoio, che alimenta la colata, è ancora in le due litologie. e densità di drenaggio, indice di biforcazione, essere e l’evoluzione retrogressiva della stessa Foto archivio ISPRA densità della rete idrografica, nonché un aumen- minaccia l’abitato di Poggio Ferrato. Appare to medio della pendenza dei versanti, in misura quindi complementare anche la realizzazione di Figura 12 - Particolare tale da condizionarne l’erodibilità e favorire un paratie, ipotizzata in passato; mentre i pozzi dell’orlo di scarpata (in aumento dell’attività di degradazione meteorica drenanti già realizzati sembrano soddisfare le rosso) di degradazione soprattutto in termini di erosione diffusa e con- necessità di stabilizzare il corpo di frana da un della mud-flow di centrata. L’attività di creep ne è la conseguenza lato e di mitigare il processo di alimentazione Poggio Ferrato. (foto più tangibile e diffusa. (figg. 9, 10, 11 e 12). della colata dall’altro. La regimazione e l’allon- settembre 2000). Nella stessa area, l’amministrazione comunale tanamento dal corpo di frana delle acque me- Foto archivio ISPRA ha predisposto opere di drenaggio, ma il fine teoriche per evitare la saturazione della massa ultimo non deve essere una declassificazione movimentata e la realizzazione di strutture dina- dell’area ad una classe di rischio inferiore, co- miche di contenimento sono stati ritenuti inter- me già accaduto in altri ambiti italiani, con il fi- venti prioritari assieme alle opere per la siste- ne di redigere piani urbanistici complessi di mazione complessiva del bacino in frana che, edilizia popolare a monte della corona di frana. data la vocazione agricola della zona, potreb- A tal fine si ricorda che, per una struttura civile bero consistere nella piantumazione di essenze la progettazione prevede una vita utile che nel arboree e arbustive e nel rinverdimento me- caso di abitazioni è di 200 anni, di gran lunga diante la realizzazione di viminate attive per un superiore a quella dei drenaggi, che rispondo- rimodellamento dei versanti. I canali drenanti no in maniera ottimale nei limiti dei 15 anni. La eseguiti nelle diverse fasi, seppur necessari, presenza degli abitati variano, quindi, le condi- non sono risultati esaustivi rispetto ad un inter- zioni al contorno sulle quali era stato calcolato vento teso a mitigare il reale motivo delle riatti- il coefficiente di sicurezza dell’opera di drenag- vazioni dovute alla rottura di pendenza come la gio. In tal caso la pericolosità del territorio, ri- realizzazione di un muro di contenimento e marrebbe alta e, con la declassificazione e gabbionate, tesi appunto a contenere le argille. conseguente pianificazione urbanistica, au- menterebbe il fattore di rischio. Conclusioni Nei più recenti indirizzi relativi agli interventi di La mitigazione del rischio funziona se viene fat- mitigazione del rischio da frana e colata sono ta un’opera che diminuisce la pericolosità o ri- stati preferiti criteri tesi ad assecondare l’evolu- duce il bene esposto. Nel momento in cui a ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
roma valle dell’intervento poi si procede con la de- agricoli, nonché le modifiche apportate alla di- classificazione dell’area con l’intento di render- namica fluviale, tutti fattori che, nel loro insie- la disponibile ad un nuovo sviluppo territoriale, me, concorrono a definire un quadro generale occorrerà conseguentemente provvedere ad di alta vulnerabilità. una nuova progettazione per la mitigazione del Con particolare riferimento al rischio idraulico, rischio dovuto alle nuove condizioni. È evidente vi sono così strette interconnessioni tra i pro- 47 la centralità rivestita dalla classificazione delle cessi di attuazione delle Direttive 2000/60/CE e aree in termini di pericolosità e rischio, la qua- 2007/60/CE e dei rispettivi piani di gestione, le, tuttavia, risulta materia delicata proprio per il che molti paesi europei hanno già incluso le carattere qualitativo del metodo adottato per la misure di prevenzione contro le alluvioni nei determinazione del rischio. Contrariamente a primi piani di bacino, previsti dalla Direttiva quanto si potrebbe infatti pensare, la costruzio- Quadro sulle Acque per il periodo 2009-2015. ne di opere volte a contenere i potenziali “ele- Una forte integrazione fra i due piani è attesa menti di pericolosità” del territorio (come ad dalla Commissione Europea, vista la contem- esempio gli argini lungo un corso d’acqua) non poranea scadenza, fissata al 2015, per la pre- giustifica necessariamente la collocazione del- sentazione del secondo piano di gestione per lo stesso in una classe di rischio inferiore a la protezione delle acque e l’uso sostenibile quella precedentemente attribuita. La valuta- delle risorse idriche e per quella del primo pia- zione del rischio deve prendere in esame, non no di gestione del rischio alluvioni. solo la probabilità che un evento accada, che Poiché i fenomeni idrologici estremi possono dovrebbe diminuire a seguito degli interventi, provocare gravi danni alla salute dell’uomo, ma anche e soprattutto del danno che lo stes- all’ambiente, alle attività economiche e alla so evento provocherebbe. conservazione del patrimonio culturale, en- Da un punto di vista generale si può evidenzia- trambe le direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE si re che, in tutti i casi osservati, il fattore comune fondano sulla gestione integrata dell’acqua, va- è dato da una limitata estensione dei bacini, le a dire su un sistema sostenibile di sviluppo accompagnata dall’alta energia dei versanti, delle risorse idriche, che tenga conto di tutti gli da un profilo acclive del corso fluviale e da uno aspetti ambientali, sociali ed economici della sviluppo urbanistico, che non ha tenuto ade- politica di tutela e utilizzo di questo bene natu- guatamente conto delle pericolosità geologi- rale, essenziale per la vita su questo pianeta. che del territorio. Sono riconducibili a questo E’, infatti, di fondamentale importanza per il no- aspetto la frequente trasformazione dei tratti stro Paese, che tutti gli enti responsabili coin- terminali dei torrenti in “alvei-strada” e la densa volti ai vari livelli di competenza nella valutazio- urbanizzazione che ha occupato aree costiere ne e gestione del rischio idraulico, riescano a ed alluvionali; a questo si aggiungono l’abban- fare sistema comune fra loro e con le istituzioni dono delle aree forestali e dei terrazzamenti comunitarie e siano in grado di esplicitare una ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
3 roma proficua sinergia, utile a superare tutte quelle di spesi per il contenimento (efficacia delle po- difficoltà di coordinamento che, troppo spesso, licy), un indicatore possibile derivi eventual- hanno minato molti degli adempimenti giuridi- mente dalla declassificazione dell’area interes- co-amministrativi che ci derivano dalla nostra sata dall’intervento di mitigazione del rischio. appartenenza alla Comunità Europea. E non si può certo affermare che non sia di pri- 48 Un’ attività di particolare interesse ed utilità, al maria importanza, nell’azione amministrativa fine di utilizzare le risorse disponibili, compresi i pubblica, il tema della puntuale e corretta valu- fondi comunitari, sarebbe l’approfondimento tazione del rischio di inondazioni. Saper preve- dello studio degli eventuali indicatori per la miti- nire tali calamità ed essere in grado di gestire gazione del rischio. Ci si riferisce, ad esempio, rischi ed eventuali emergenze rappresenta non a quelli che potrebbero essere consigliati nelle soltanto un’interessante sfida professionale per linee guida del Ministero dello Sviluppo Econo- la comunità dei ricercatori e dei tecnici di setto- mico relativamente alla valutazione degli inter- re, ma una precisa e ben definita responsabi- venti finanziati con i fondi strutturali 2014-2020 lità da parte di chi opera nelle amministrazioni in cui potrebbe sembrare naturale ma contro- pubbliche competenti nel garantire tale essen- producente che, per misurare l’efficacia dei sol- ziale servizio al cittadino. Bibliografia Atto MATTM- DG Tutela del Territorio e Risorse Idriche “Indirizzi Operativi per l’attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (Decreto Legislativo n. 49/2010)”. Gennaio 2013 Comunicazione COM(2004)472 definitivo del “Gestione dei rischi di inondazione – Prevenzione, protezione e mitigazione delle inondazioni”. Bruxelles, 12 luglio 2004 Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” (Codice Ambientale). Gazzetta Ufficiale n.88 del 14 aprile 2006 - Suppl. Ordinario n. 96 Decreto Legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 “Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni”. Gazzetta Ufficiale n.77 del 2 aprile 2010 Decreto Legislativo 10 dicembre 2010 n. 219 “Attuazione della direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualità ambien- tale nel settore della politica delle acque, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 82/176/CEE, 83/513/CEE, 84/156/CEE, 84/491/CEE, 86/280/CEE, nonché modifica della direttiva 2000/60/CE e recepimento della diretti- va 2009/90/CE che stabilisce, conformemente alla direttiva 2000/60/CE, specifiche tecniche per l’analisi chimica e il moni- toraggio dello stato delle acque”. Gazzetta Ufficiale n.296 del 20 dicembre 2010 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 settembre 1998 “Atto di indirizzo e coordinamento per l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n.180”. Gazzetta Uffi- ciale n. 3 del 5 gennaio 1999 Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di prote- zione civile”. Gazzetta Ufficiale dell’11 marzo 2004 n. 59 e testo coordinato con le modifiche introdotte dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2005 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’ 8 marzo 2005, n. 55 Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l’azione co- munitaria in materia di acque. Gazzetta ufficiale delle Comunità europee del 22.12.2000 Direttiva 2007/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvione. 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Gazzetta Ufficiale n.183 del 7 agosto 1998 Legge 27 febbraio 2009, n. 13, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, re- cante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente”. Gazzetta Ufficiale n. 49 del 28 feb- braio 2009 Manuali e Linee Guida ISPRA Barbano A., Braca G., Bussettini M., Dessì B., Inghilesi R., Lastoria B., Monacelli G., Morucci S., Piva F., Sinapi L., Spizzichino D. “Proposta metodologica per l’aggiornamento delle mappe di pericolosità e di rischio. Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi da alluvione”. ISPRA Manuali e Li- nee Guida 82/2012_ ISBN 978-88-448-0571-5 Monacelli G. “I piani di gestione del Rischio di Alluvioni. 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