Emozioni "enattive" Rivista dell'Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata - volume 4/2011 - Idipsi
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Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata Emozioni “enattive” volume 4/2011
Indice Direttore Responsabile Antonio Restori Direttore Scientifico Mirco Moroni Coordinamento redazionale Gabriele Moi Redazione: Alberto Cortesi, Fabio Sbattella, Alessia Ravasini, Valentina Nucera, Gianandrea Borelli, Francesca Giacobbi, Monica Premoli, Gianfranco Bruschi Comitato Scientifico: Marco Bianciardi (Torino), Paolo Bertrando (Milano), Umberta Telfener (Roma), Gabriela Gaspari (Lecco), Pietro Pellegrini (Parma), Gwyn Daniel (Londra), Vincent Kenny (Dublino), Valeria Ugazio (Milano), Giovanni Liotti (Roma), Giacomo Rizzolatti (Parma), Lucia Giustina (Novara), Vittorio Gallese (Parma), Camillo Loriedo (Roma). Segreteria organizzativa: Barbara Branchi
Indice Indice pag. 5 Oltre il concetto di empatia Mirco Moroni pag. 17 La chiusura dei percorsi Alessia Ravasini pag. 31 Intersoggettività e regolazione emotiva M. Dossena, S. Deolmi, E. Di Nuzzo. pag. 49 Premesse, connessioni, emozioni nel lavoro terapeutico con disturbi alimentari G.Ghiretti, R. Ferrari, E De Ranieri pag. 71 “La dimensione della solitudine nella relazione terapeutica” B. Colombari pag. 78 Recensioni A cura di Valentina Nucera
Oltre il concetto di empatia Mirco Moroni, Direttore Scientifico Idipsi Sommario Attraverso la Tecnica dello Scarabocchio, proposta negli anni ’60 da D. Winnicott, prende for- ma una terapia con un bambino affetto da tic psicogeno, capace di connettere le figure paren- tali significative presenti nel suo mondo interno. L’utilizzo del disegno fa emergere interessanti spunti di riflessione condivisibili con la famiglia del bambino. Questo metodo di lavoro può favorire l’emergere di aumentate competenze relazionali ed affettive nel sistema familiare. Parole chiave: terapia focale, attaccamento, narrazione Summary Through the technique of Scribble, proposed in the ‘60s by D. Winnicott, takes the form therapy with a child suffering from psychogenic tics, which can link these significant parental figures in his inner world. The use of the design reveals interesting insights can be shared with the child’s family. This method of work may encourage the emergence of increased emotional and relational skills in the family system. Key words: focal therapy, attachment, narrative volume 4/2011 | emozioni “enattive” 5
Alessandro con loro dopo la morte, avvenuta un anno e Una terapia focale in sette sedute……. mezzo fa, del marito. Entrambi i genitori lavorano come impiegati. Bion (1985) ha attribuito lo sviluppo emo- La narrazione è sostenuta prevalentemente zionale del bambino al concetto di reverie dalla madre, mentre il padre rimane più si- materna, cioè alla capacità della madre di lenzioso. Alessandro, a conclusione di que- immaginare i bisogni del suo bambino. Ma sto primo incontro di presentazione guarda secondo Bion, il destino umano è dato alla entrambi i genitori e fra un tic e l’altro , con fine dalla capacità del bambino di fare fronte aria da bravo ragazzino dice….. “ Mi dispia- alla realtà ed alle frustrazioni e ammette che ce proprio per questo tic che preoccupa i tale capacità è istintiva (istinto di vita). Inoltre, miei genitori. Vorrei che se ne andasse…” il bambino è considerato competente già Alessandro assomiglia fisicamente al padre: alla nascita perchè esprime atti comunicati- un viso rotondo e una struttura fisica solida e vi, interazioni sociali e partecipa agli scambi robusta, per l’età, seppure con un incedere con coloro che lo accudiscono e non solo un po’ goffo, dovuto probabilmente alla pre- con la madre. Nel caso clinico che desidero senza del tic. presentare emergono chiaramente due po- Concordo una prima fase di valutazione in sizioni relazionali che si collocano al di là di cui vedrò A. da solo per tre sedute e, a se- un concetto classico di empatia. la Tecnica guire, una prima restituzione ai genitori. dello Scarabocchio, permette di evocare aspetti caratteristici dell’intersoggettività ri- feriti sia alla relazione terapeutica che alla Una casa piena di pericoli complessità delle dinamiche familiari. Al primo appuntamento A. si siede al tavolo Alessandro è un bambino di otto anni. Soffre davanti a me. Propongo il gioco degli scara- di un tic psicogeno: un movimento rapido in bocchi ideato da Winnicott. avanti della mano destra, quasi a voler toc- Inizio io, disegnando un piccolo cerchio; A care qualcosa davanti a sé, seguito da un lo completa con tronco braccia e gambe: è improvviso e altrettanto rapido ritiro e, un po’ un bambino, dice, e prosegue disegnando, meno compulsivamente, un ripiegamento sempre in modo stilizzato, un omino, il papà, del collo fra le spalle, come fanno le tartaru- cui fa indossare un paio di mutande perché, ghe quando “ritirano” la testa nel carapace. dice, si sta vestendo ed è in camera, davanti Si presenta alla consultazione accompa- a un comò con specchiera ( disegni 1,2,3). gnato dai due genitori che descrivono il A seguire disegna, all’altro lato del bambino, problema: dal giorno del suo compleanno, la mamma (4), con una grande gonna. un mese fa, il tic, già presente, ma meno Sai, dice, il mio vicino ha un cane (5) con gli ricorrente, è divenuto costante nel corso di occhi azzurri: è molto disubbidiente e abba- tutta la giornata. Alessandro viene descritto ia e forse potrebbe mordere qualcuno, dice come un bambino diligente, con buoni risul- mia mamma. Il giorno del compleanno ho tati scolastici ( ha iniziato la terza classe). La detto ai miei amici che dovevano stare at- famiglia vive in una casa di campagna ed tenti! è composta, oltre che dai presenti, anche Ma ha morso qualcuno? No, risponde, però dalla nonna materna che è venuta a vivere non si sa mai….. 6 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
Disegno un guinzaglio (6) che va dalla mano losa perché, dice la mamma, con un colpo del bambino al collare del cane dicendo…. di becco ti potrebbe anche cavare un oc- “eccolo sistemato, adesso obbedirà….” chio…e poi le galline rubano. Penso, fra me e me, che a stare davanti a Rubano? Come la gatta? un estraneo ci si può sentire in mutande e Certo, dice, loro rubano l’uva.. che anch’io, come il cane del vicino, ho gli E come si fa a proteggere l’uva dalle galline, occhi azzurri. dico, con un recinto? Sai, dice, ho anche una gatta: Birba (7). An- No, dice, ci vuole una trappola! che lei è disubbidiente e cerca di andare a Disegna un congegno costituito da una rete mangiare i salami appesi in cantina (8). La (11), con pesi ai lati in sospensione (12), disegna, con i salami appesi….. nascosta sotto la vite: quando la gallina si E Birba, chiedo, ti piace? avvicina si tira una corda, la rete intrappola Si, ma….però tu non dirlo a mia mamma. la gallina (13) … Certo, dico, cosa è successo? Mia mamma mi aveva detto di non toccare E poi? la Birba , che a toccare i gatti vengono le Poi , dice, si tira alla gallina la bomba: consi- malattie… ste in un cartoccio pieno di sassi e biglie, av- E tu l’hai toccata? volto in nastro adesivo (14), così dall’esterno Sì, dice allungando e ritraendo compulsiva- non si vede il contenuto che appare inno- mente la mano del tic, ma poi mi è venuta la cuo…ma quando ti colpisce lo senti…… febbre…. sussurra con un ghigno… Ho capito, dico, una cosa come questa ..e Geniale, commento, non ci avrei mai pensa- disegno in una nuvoletta una mano (8) che to…e mentre lo dico, congedandolo, quasi sta sopra la gatta Birba..e mentre lui accen- non credo alla buona sorte che accompa- na di sì col capo , dico, bene allora chiamia- gna certi scambi nelle terapie focali con i mo una ambulanza e facendo il suono della bambini, perché, da una buona mezzora, il sirena disegno una croce rossa. Lui ride e tic della mano è scomparso … dice che suo zio lavora in ospedale, lì vicino a noi, fa il terapista……. L’associazione che faccio con la mano di Alessandro che si ritrae è immediata, della serie: vorrei accarezzare, ma non posso, vorrei toccare, ma mi ammalo.. e così via. Penso che quella di A. è…. una casa piena di pericoli….. A., a questo punto, riguarda tutto il disegno e dice che bisogna preparare i vestiti per suo padre che, ride, è rimasto in mutande. Prov- vedo a disegnare gli indumenti (9) e appena ho finito A. mi parla di altri animali pericolo- si:…. le galline. Disegna una gallina enorme (10). È perico- volume 4/2011 | emozioni “enattive” 7
Il nonno Primo e altre morti chiede di disegnare una mountain bike : suo Al terzo appuntamento disegno un piccolo zio terapista gli ha detto che deve andare in cerchio per dare il via al gioco dello scara- bicicletta perché ha un ginocchio valgo.. bocchio. Lo sai , dice, che il nonno Primo aveva una A . lo completa con un centro e una raggie- gamba più piccola dell’altra? ra: diventa il rosone di una chiesa, quella del Cosa era successo, chiedo…. funerale del nonno Primo. Io, dice, non ho Il nonno Primo si era fatto male cadendo da pianto, allora, perché non volevo spaventa- una gru, quando lavorava… per quello era in re mio cugino. carrozzella. Sai, anche mia madre ha delle cugine. A una Capisco solo allora, al momento di salutarci, di queste era morto un fratello: ma era morto la paura dei luoghi alti e le vertigini… prima che lei nascesse. E allora non le han- no detto che quello era suo fratello, ma che era un cugino… Al cimitero , racconta, ci sono le tombe con le date e si capisce che quando è morto lui aveva compiuto un anno , ma lei, la sorella non era ancora nata….. Penso con sorpresa alla attenzione che A, a soli otto anni, dedica alle date, ai calcoli, ai compleanni e penso che il suo tic si è aggra- vato dopo il compleanno. Mi accorgo che guarda da sotto la scrivania le rotelline della mia sedia…La vuoi provare? E’ girevole…..Si siede sulla mia sedia e ci scambiamo di posto. Sai dice, anche il nonno Primo stava in una sedia a rotelle. Io lo spingevo lungo la strada Nidi, uova, letti…. dell’argine e lui mi diceva “…. dì, nanè, non La quarta seduta inizia con la richiesta di mi butterai mica giù dall’argine èhh ?” Alessandro di disegnare la stanza in cui sia- E poi, dice cambiando argomento, lo sai che mo. In particolare è attratto da un quadro quando eravamo in montagna era caduto un deltaplano? Dicono che era morto… appeso al muro che riproduce un disegno A me la montagna non piace, racconta, ho fatto da bambini della scuola dell’infanzia: le vertigini e non mi piace guardare giù dalla un prato con fiori e due uccelli che volano. finestra della mansarda della casa delle va- Gli uccelli sono eseguiti con pennellate color canza in montagna… rosa e per la verità non sembrano uccelli, ma Disegno una finestra con sfondo di monta- angeli o fantasmi che volano. Cosa sono? gne, ma sono disorientato: non solo la casa, Passerotti, dico. Io ho le cocorite nella gab- ma anche il resto del mondo è pieno di pe- bia. Gliela disegno. Hanno anche un nido, ricoli… dice, con una porticina che si apre….Sai, io Mentre sono assorto in questi pensieri mi ho aperto la porticina sotto e sono cadute 8 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
due uova, si sono rotte…..( disegno 2, 3,4) zella sul letto). Realizzo, in una improvvisa Penso, fra me e me, che le cocorite nelle illuminazione, che il suo tic , costituito dal uova son morte prima di nascere, un tema ripiegamento del collo fra le spalle, è l’esat- che inquieta Alessandro, come , del resto, ta imitazione, sceneggiata qui in “diretta”, quello delle cadute dall’alto. Non so cosa del nonno Primo trascinato sul lettone dalla dire, se non che le cocorite ne faranno altre nonna Rosèn. Sai, dice , la nonna mi gratta di uova…. la schiena come faceva col nonno e a me Mi chiede di disegnare la pianta che sta ac- piace molto….. canto alla porta, poi dice che la gatta Birba Alessandro dorme accanto alla nonna e… ha fatto i gattini e che ha un acquario con ha preso il posto che era del nonno Primo: il molti pesci. Penso che queste nascite sono posto del morto, penso… in qualche modo riparative degli incidenti Prosegue raccontando che nella sua casa con le uova delle cocorite. ha una piccola taverna. Il babbo la sera Riprende il tema delle uova e disegna un pollaio. Una gallina sale per la scaletta ( dise- scende in taverna e si fa un goccetto..La gno 7) e dice, nel fumetto che disegniamo. mamma dice che bere fa malissimo, ma al “ …mi vado a riscaldare…” . Sono sorpreso babbo piace….Io penso che in quella casa perché disegna una cassetta con le uova nel tutto è pericoloso. pollaio e un uovo da cui sta per uscire un Il discorso cambia ancora, adesso Alessan- pulcino ( dis. 9). dro racconta che ha costruito un pupazzo di Penso al fatto che le galline spaventano un neve e con un fumetto gli fa dire “che bel cal- po’ Alessandro, perché hanno il becco e do….”, perché c’è anche un grande sole. nella seduta precedente erano state oggetto Penso a questo tema del caldo: la gallina va delle sue strategie di “attacco”: intrappolate, a riscaldarsi nel pollaio, in un caldo buono. Il colpite con una “bomba” costituita da sassi pupazzo di neve si scioglie ( muore?) con un avvolti nel nastro adesivo. Ora la gallina va caldo cattivo… al calduccio nel suo pollaio…. Penso che Nel corso della seduta temi di vita e di mor- la “bomba” di Alessandro e le uova hanno te si sono succeduti con regolarità: le uova una doppia valenza: la bomba è un uovo di rotte delle cocorite e il pulcino che nasce morte, le uova che si schiudono sono uova dall’uovo, i nuovi gattini nati dalla Birba, il di vita. nonno Primo morto e lui vivo al suo posto, Io vado a raccogliere le uova nel pollaio con la gallina che si scalda nel pollaio caldo e il la nonna Rosèn, dice, la moglie del nonno pupazzo che al caldo si squaglia…. Primo, che adesso vive da loro. Io dormo Beh, dico fra me e me, se si scioglie si tra- con lei, dice, e nel lettone parliamo dei paesi lontani e guardiamo il mappamondo che sta sforma in acqua e diventa qualcos’altro, tut- sul comò……Io le dico le capitali. Sai, dice, to si trasforma, tutto scorre , “Panta rei”… e quando c’era il nonno Primo la nonna lo aiu- così suggerisco che il pupazzo si trasformi in tava ad andare a letto: si inginocchiava sul un laghetto…Chi mettiamo nel laghetto? Le letto, lo prendeva così, da dietro (imita la anatre, dice Alessandro. Detto, fatto. E poi? postura del nonno Primo afferrato sotto le E poi fai una gabbia per riportarci dentro le ascelle da dietro e trascinato dalla carroz- anatre, se no scappano….. volume 4/2011 | emozioni “enattive” 9
seguito a un incidente sul lavoro… La morte risale a due anni fa, ma evidente- mente il lutto non è stato elaborato. Penso al verso di una poesia di Ungaretti “..la morte si sconta vivendo”. E rifletto su altre espe- rienze, di altri familiari, conosciuti in passa- to, relative e gravi disabilità acquisite in età adulta, vissute dalle famiglie come lunghe agonie. Probabilmente , dice la madre, aveva bevuto un po’, ha avuto un capogiro ed è caduto dalla gru. Capisco un po’ di più la preoccupazione di questa signora per il marito che a volte si fa un goccetto, la paura di luoghi alti, di ma- lattie, incidenti e altre disgrazie annunciate, L’incontro con la famiglia la normatività, l’apprensione per qualsiasi Convoco i genitori per un primo incontro di comportamento considerato “rischioso” di restituzione. Riprendo i temi che sono usci- Alessandro. ti con Alessandro, le fobie degli animali, dei Alessandro è intelligente e curioso, dico. E luoghi alti, le sue preoccupazioni rispetto la sua curiosità rischia di venire bloccata da alla prescrittività della madre . Chiedo notizie una certa iperprotettività. Il padre dice che del nonno Primo. Alessandro viene alle seduta molto volen- Era tanto buono mio padre….dice la madre tieri e che i tic sono regrediti anche se non e comincia a piangere sommessamente. E’ scomparsi. Costruisce guinzagli di corda per stato per 20 anni su una sedia a rotelle in cani immaginari…. 10 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
Suggerisco di “togliere” Alessandro dal letto Lo sai che io ho un cugino della mia età della nonna per evitargli di prendere il po- che viene a scuola con me? Si chiama Mi- sto del nonno e di divenire, suo malgrado, chele, ha la testa dura come una roccia . il consolatore inconsapevole di un lutto. Al Ride. Ti è simpatico? No. Gli darei delle padre suggerisco di andare in giro in bici con bastonate in testa. Cosa ha fatto di male? Alessandro condividendo qualche piccola Mi prende in giro. Disegno Alessandro ar- avventura con lui. rabbiato con una clava in mano pronto a I genitori recepiscono immediatamente il bastonare Michele. No, dice , con lui ci messaggio e assicurano il loro impegno per vuole il martello. Lo disegna, accanto alla risolvere la situazione. Pensavano da tempo testa di Michele con la scritta “DENG !” a una cameretta nuova. Provvederanno. Tanto, dice, lui non sente il male….Sai che è capace di saltare da un colonnotto all’al- Stambecchi e gente dalla testa dura tro nel piazzale della chiesa senza cade- che se cade non si fa male re? Come lo stambecco , dico io. La quinta seduta si apre con l’annuncio di Disegniamo il piazzale e il saltatore di co- una gita che farà con il cugino “grande” lonnotti. Nicola e la sua fidanzata Sara al parco del Penso che ammiri molto questo cugino Gran Paradiso a fotografare gli stambec- avventuroso e che provi altrettanta invidia chi. per le sue performances. Disegna uno stambecco. Ne esce uno A scuola, dice, sono più bravo io di lui. E strano animale, metà gallina e metà stam- poi lui sull’asse di equilibrio è caduto e io becco: sembra un animale preistorico, un no… pollo cornuto. Penso che la parola stam- Disegniamo Michele che cade dall’asse di becco contiene la parola “becco”e così equilibrio e un commento di un osservato- forse, si spiega la bizzarria di questo ani- re a cui lui fa dire “ Guarda ! Adesso si fa male quasi mitologico. male…” Lo sai che gli stambecchi stanno su mon- Propongo di salvare il povero Michele e al- tagne altissime e non cadono mai? lora disegniamo un materassino sotto l’as- Sono agilissimi, dico. E poi, dice lui, han- se di equilibrio per attutire la caduta. no la testa durissima: si danno delle cor- L’asse di equilibrio è bassa, ma se cadi da nate fortissime senza farsi male. Nicola e un palazzo basta il materassino a salvarti? Sara, dice, si sposeranno, sono fidanzati. Non so, dico, forse è meglio avere anche E tu ce l’hai, chiedo, la fidanzata? Sì , dice un paracadute. Disegniamo Michele, ap- si chiama Josephine , è francese. EÈ qui peso a un paracadute, che plana su un per quest’anno perché i suoi genitori la- materasso…… vorano in Italia per un periodo e allora è in Sembra soddisfatto. Continuiamo con le classe con me. avventure di Michele e lui si sbizzarrisce I miei genitori volevano andare in Cina in in invenzioni. Abbiamo tre maestre, uno è viaggio di nozze, quando si sono sposati, un maestro. Una la chiamiamo Gulliver. Mi- ma poi sono nato io e son rimasti a casa. chele a scuola non sta attento, si mette i A mio babbo piace la montagna, a mia tappi nelle orecchie…Lo disegno. mamma il mare….. La maestra lo vede, gli va vicino, lo pren- volume 4/2011 | emozioni “enattive” 11
de per un orecchio e gli dice “asino con la patente…”. Ride. E poi sai cosa ha fatto Michele? Ha ottura- to il WC della scuola con la carta, ha aper- to il rubinetto e ha allagato il bagno. Per quello la maestra gli ha detto “asino con la patente”. Disegno la scena e poi gli chiedo cosa possiamo fare di tutta quell’acqua…Ci mettiamo delle barchette di carta, dice. E poi passiamo la spugna. Disegno una enorme spugna che assorbe il tutto. A me, dice, piace l’acqua del mare. Però al mare dice la mamma che ci sono i granchi che ti pizzicano. Ne disegno uno. Io al mare vado a pescare col babbo. Me lo ha detto lui che ci andremo. Con una barca che si chiama Carolina. E poi il bab- bo dice che si trascina una rete e ci resta- no dentro i pesci… Provvedo a disegnare , come da richieste di Alessandro, e penso che stanno uscen- do molte cose: aggressività, riparazioni, curiosità, sperimentazioni di scene imma- ginate…… Con il retino , gli dico, si possono catturare anche i granchi…. 12 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
Sai, dice, qualcuno la potrebbe anche in- cendiare….. E perché dovrebbe farlo, chiedo….Magari senza volere, per sbaglio… Il papà gli ha comprato, dice, un fuoco di artificio, una girella. La accendi con un fiammifero e la girella gira e fischia…La di- segna, con un enorme fiammifero a lato. Mi appare evidentissimo il conflitto che Alessandro vive fra il desiderio di giocare con i fuochi e la paura di combinare guai.. Subito dopo mi racconta un episodio. La vecchia Giulia è la vicina di casa della non- na. E’ una vecchia ubriacona e una volta che aveva bevuto per sbaglio aveva dato fuoco alle balle di paglia e avrebbe potuto bruciare la casa della nonna. Ecco, penso, dove porta il farsi un goc- cetto ogni tanto secondo la mamma di Alessandro: o cadi da una gru o dai fuoco alla casa…. Disegniamo la vecchia Giulia con la botti- glia in mano a fianco della girella, aggiun- giamo fiamme copiose e facciamo interve- nire i pompieri con un gran getto d’acqua. Ride molto, ma non ha tic…. La casa della nonna, dice, dovrebbe esse- re messa a posto dai muratori. Disegnia- mo la casa della nonna rimessa a nuovo, ma c’è ancora un pericolo. La casa della nonna è sul ciglio della strada, passano molte auto e un gatto potrebbe finire sot- to le ruote. La morte incombe sempre, mi dico fra me e me, mentre lui disegna un Si può giocare con la paura? gatto che attraversa la via, ma suggerisco La sesta seduta inizia con la richiesta di che i gatti sono agili e che il proverbio dice Alessandro di disegnare la vecchia casa che hanno sette vite….. della nonna. Disegna una vecchia casa Cambiamo argomento e torniamo a parla- di campagna, puntellata ai lati perché vi è re del mare, la sua passione. pericolo di crolli da quando la nonna non la Mi chiede di disegnare un veliero…E se abita più, così dice la mamma, e così non dovesse affondare, dice, come si fa? è prudente andarci a giocare. Suggerisco che si può navigare vicino a volume 4/2011 | emozioni “enattive” 13
riva, sui bassi fondali. Se la nave affonda, con i cugini Nicola e Sara, che ci andranno dice , mi arrampico sull’albero maestro, in viaggio di nozze…Disegniamo l’isola e che è alto e se la nave affonda resta fuori subito dopo dice che con i cugini andran- dall’acqua con la punta. Perfetto, dico e no insieme a Gardaland dove c’è anche il io ti vengo a recuperare con una zattera o trenino fantasma…. una barchetta a vela che disegno. Disegniamo il trenino, ragnatele penzolan- Sono favorevolmente colpito dal fatto che ti e ragni, Dracula e altri mostri , con suo Alessandro cominci a relativizzare le cose: grande divertimento. Alla fine disegna se un albero maestro è alto e potenzialmen- stesso che scende da uno scivolo….(sic) te pericoloso, ma è anche una occasione Lo considero un grande risultato….Dice di salvezza sulla nave che affonda perché che gli piacerebbe andare sull’otto volante sporge fuori dalla superficie dell’acqua e ci che è , in fin dei conti, come uno scivolo si può arrampicare sopra…. più lungo……lo disegniamo e ci congedia- Dice che gli piacerebbe andare in Grecia mo. Nel corso della seduta nessun tic…. 14 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
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Gran finale Bibliografia Mi comunica che andranno in gita scolastica in collina a visitare il centro rapaci, un centro di -- Ainsworth MDS, Blehar MC, Waters E, Wall S. recupero per i rapaci feriti o che non riescono Patterns of attachment: A psychological study a volare…Gli disegno la strada e sullo sfondo of le colline e una grande luna perché, dice, si fer- -- the strange situation. Hillsdale, NJ: Erlbaum, 1978. meranno lì di notte, a dormire in tenda…Dise- -- Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzio- gniamo le casette degli uccelli, lui fa una civetta nistica della mente. Normalità, patologia, tera- e un’aquila…io una volpe e un riccio. Penso alle pia. Milano, Cortina, 2007. galline che temeva e a questi volatili più “evo- -- Bateson G., “Verso un’ecologia della mente”, luti” che lo attirano adesso così tanto. Disegna Adelphi, Milano, 1986 anche una tenda da campeggio dove dormirà, -- Bowlby J., “Una base sicura” Cortina, Milano, dice, con il cugino Michele, il suo antagonista 1989 divenuto compagno di giochi…perché adesso -- Bion, W.R. Seminari Italiani. (Edited by F.Bion). è grande e dorme nella sua camera da solo… Roma: Borla Realizzo che i genitori sono stati tempestivi nel -- Boszormeny-Nagy L., Spark G.M., “Realtà in- raccogliere le mie indicazioni... Accanto alla visibili” Astrolabio, Roma 1988 tenda disegna uno scivolo e una altalena, due -- Bowen M Family therapy in clinical practice, “conquiste” su cui, dice, sale tutti i giorni… Mi New York, Aronson, 1978 -- Framo J., “Terapia intergenerazionale”, Raffa- chiede di disegnare lui e le maestre che sal- ello Cortina, Milano, 1996 gono su per la montagna e gli dico a questo -- Günter M. Colloqui con i bambini. La tecnica punto che adesso è proprio uno scalatore e dello scarabocchio nella pratica clinica Astro- può davvero continuare le sue avventure da labio Ubaldini. 2008 solo, con il cugino e gli amici…Magari quando -- Haley J., “Le strategie della psicoterapia”, gli farà piacere ci rivedremo, dico. Mi guarda e Santoni, Firenze, 1984 dice ..lo sai che Josephine è partita? È andata -- Minuchin S., “Famiglia e terapia della famiglia”, via in aereo, va in America dove ha i parenti Astrolabio, Roma, 1976 ricchi. Hanno tre case… Ci congediamo dise- -- Watzlawick P., Beavin J., Jackson D.D., “Prag- gnando l’aereo di Josephine che se ne va… matica della Comunicazione umana”, Astrola- bio, Roma 1971 -- White M, Epston D Narrative means to thera- peutic Ends, London, Norton, 1990. -- Winnicott D. W., “Sviluppo affettivo ed am- biente”, Armando, Roma 1986 16 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
La chiusura in terapia individuale: nel condominio dei legami e delle emozioni Alessia Ravasini, Assistente didatta Idipsi Pz: “Ci son momenti in cui vorrei dirle personalmente le piccole ma grandi soddisfazioni che vivo. La penso spesso. Spero che lei mi senta.” T: “Va tutto bene” (scambio di sms) Sommario Il contributo tratta la relazione terapeutica nell’approccio sistemico relazionale affrontando il tema della chiusura in terapia individuale. Dopo aver individuato alcune premesse inerenti alla chiusura viene esaminato come il relazionale implicito influenzi la relazione terapeutica e, nello specifico, la chiusura individuando nella catamnesi un’attenzione particolare nell’esplorazione dei significati sottesi. Parole chiave: chiusura, Terapia individuale, Relazione terapeutica, Relazionale Implicito, Re- lazionale Esplicito Summary The contribution deals with the relation relational systemic therapeutic approachad dressing the issue of closure in individual therapy. After identifying some assumptions regarding the closure is considered as the implicit relational affects the therapeutic relationship and, specifically, in identifying catamnesi close attention to explore the hidden meanings. Key words: closure, individual therapy, therapeutic relationship volume 4/2011 | emozioni “enattive” 17
Introduzione mento dei sintomi individuali; b) la terapia Questo lavoro si pone l’obiettivo di accende- familiare dovrebbe rintracciare e cambiare re una luce su una fase della terapia che ri- questi specifici processi interpersonali; c) schia di essere considerata solo l’effetto di un questi cambiamenti sono correlati alla modi- percorso: la chiusura. Prendendo a prestito il fica dei sintomi individuali. paradigma della linearità e provando a descri- Numerose sono state le ricerche che inda- vere il processo terapeutico, lo si descrive con gano su cosa succede quando si fa tera- l’inizio della terapia, motivata da sintomi e con- pia, su quali sono le variabili che influiscono fusione, e - grazie al deuteroapprendimento di sull’efficacia della terapia sistemica o sui fat- fattori specifici, all’applicazione di questi alla si- tori specifici e aspecifici della terapia. Ber- tuazione di crisi, alla costruzione di senso della trando e Defilippi (2005, p. 37) definiscono crisi, alla risoluzione della crisi e all’acquisizione criteri specifici della terapia sistemica indi- di strumenti per affrontare altre crisi - si ha la viduando, tra questi, la capacità di vedere fine della terapia, che ha portato alla scompar- se stessi in relazione, la capacità di vedere sa dei sintomi e alla disciplina (Tofanetti, 2008, le relazioni degli altri, la capacità di vedere p. 218). mondi possibili/diverse ipotesi, la non esi- La curiosità di esplorare questa fase del per- stenza di un’unica verità ma diversi punti di corso è motivata dal desiderio di riflettere sui vista, la visione positiva, un senso di auto- pregiudizi in essere e dal coglierne il mondo nomia/acquisizione di risorse/attivazione, la sommerso. A mio avviso, la conclusione di capacità di contestualizzare le emozioni, la una terapia individuale non è solo l’esito di un capacità di vedere il futuro e la pariteticità/ processo ma parte attiva del processo stesso diminuzione delle differenze gerarchiche tra in cui avvengono movimenti e cambiamenti terapeuta e cliente. grazie anche alla chiusura del lavoro clinico dove, a volte, i significati attribuiti possono risi- A mio avviso un aspetto poco indagato è gnificare il percorso stesso. l’esplorazione degli impliciti che sottendono Lo svolgimento di incontri di follow up appro- la chiusura del percorso individuandola non fondiscono in parte questa dimensione in cui tanto e non solo come l’esito di un percorso, si valuta il mantenimento e si raccolgono in- ma come un’azione che rimanda significati formazioni sui risultati, essenziali per mettere propri rispetto ad altri passaggi del percorso alla prova il proprio modello teorico e le sue stesso. potenzialità terapeutiche (Colangelo, Consi- glio). Questo tipo di incontri ha però l’obiettivo Le parole dell’ultimo colloquio di verificare e di valutare il percorso, come se All’interno della terapia si apre una conversa- si stesse focalizzati sull’esame delle premesse zione, in cui i partecipanti trovano una moda- fondamentali. Queste premesse, se si consi- lità che progressivamente procede e signifi- derano gli studi di Liddle e Dakof “The efficacy ca, conversazione che travalica la stanza di of family treatment for drug abuse”, Journal terapia, che rimane presente nella testa della of Marital and Family Therapy (1995, p. 511- persona - consapevolmente o meno - e che 540), possono essere sintetizzate nelle se- riprende, cresce, retrocede, si ferma, si riav- guenti: a) i patterns di interazione familiare via, cambia nel corso del tempo. Il significato sono collegati allo sviluppo e al manteni- della relazione risulta dall’accordo - tacito, il 18 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
più delle volte - tra le persone sui rispettivi pia possono, assieme, elaborare quali sono ruoli, ossia, sul tipo di struttura constestuale state le idee perfette con cui sono arrivati in che uno spera dall’altro. terapia, i pregiudizi e i cambiamenti perce- Quando il terapeuta, i tempi e il luogo in cui piti. si svolge la terapia vengono meno, dal mo- In secondo luogo la questione delle chiusure mento che le caratteristiche che rendono ‘te- possibili richiede una preventiva analisi del rapeutico’ un colloquio vengono meno, ci si contesto di lavoro e dei vincoli che pone. interroga su quali effetti continui a produrre. La conclusione prevede diversi finali possi- Le immagini, le parole e la relazione esperiti bili, che non è possibile affrontare in questa in qualche modo sono stati integrati, sono sede, ma che sono importanti da considera- stati interiorizzati come direbbe qualche af- re al fine di riflettere sulla responsabilità che fezionato analitico. Se l’esterno in un certo il terapeuta ha nel considerare e nell’appro- tempo era chiaro rispetto il proprio interno, fondire questo aspetto. Bianciardi e Telfe- ora questa distinzione viene meno. ner (1995) hanno trattato la questione degli È come se i confini tra ‘interno’ ed ‘esterno’ effetti iatrogeni della terapia introducendo venissero meno, questo permette di poter la possibilità che la terapia come possa far accogliere la conversazione che passa da bene, possa anche far male. “Diventa molto un luogo ‘esterno’, in uno spazio esterno e importante domandarsi se i propri interventi in un tempo preciso, ad un luogo ‘interno’, in favoriscano o meno l’evoluzione naturale del uno spazio privato e in un tempo indefinito. sistema, se invece la ostacolino, facendo di- ventare il clinico colui/colei che interrompe Alcune considerazioni sulle premesse. un flusso naturale, rende la situazione immo- In primo luogo la chiusura della terapia è a bile e se stesso un dottor-omeostata” (Tel- tutti gli effetti una mossa della terapia, che fener, 2002, p. 51). Il circolo vizioso di auto coinvolge il tema centrale della separazione validazione - identificato come origine di una e, quindi, della visione dell’altro come com- sintomatologia - può mantenersi anche du- petente, con risorse. Valutarne il senso e rante una terapia, quando il clinico perde di l’effetto è possibile solo in sede di catam- vista la complessità del processo terapeu- nesi. Quando questa chiusura viene agita, tico, i tanti livelli di osservazione e di ana- che sia dai clienti o dai terapeuti, sarebbe lisi e rimane intrappolato, per esempio, ad interessante integrare nella propria prassi un solo livello (del contenuto per esempio), un tempo, successivo alla chiusura, orien- dimenticandosi che è il più complesso che tato alla comprensione che il cliente ha dato spiega il più semplice. rispetto al significato attribuito. Daniel Gwin In terzo luogo il significato della chiusura ed ha portato esperienze interessanti, in merito, i modi di gestirla sono strettamente legati conducendo interviste a clienti e a terapeuti, al problema del paziente, al modo in cui è insieme, in cui un terzo terapeuta conversa- stato definito, al contratto stipulato e al rap- va con loro riflettendo sulle rispettive visioni porto terapeutico. Ad esempio, nelle terapie dei passaggi più critici del lavoro terapeutico in cui è presente un lutto non elaborato, il concluso. limite che la chiusura della terapia dà, nel Sarebbe interessante costruire spazi di ri- non sentirsi e/o vedersi, tocca vissuti ed flessione condivisi in cui gli attori della tera- emozioni legate a storie del passato, ma con volume 4/2011 | emozioni “enattive” 19
un’esperienza che permette di aggiungere pazienti che non riescano a dare continuità corde nuove che vanno ad arricchire i suo- al percorso iniziato introducendo ‘pause’ per ni preesistenti creandone dei nuovi. Questo poi tornare a chiedere di continuare il lavoro tipo di esperienza, elaborata all’interno della psicoterapico, in tempi successivi, perché, stanza di terapia, nell’essere agita può di- ad esempio, diventati più presenti nelle loro venire un passo ulteriore del lavoro stesso difficoltà. di elaborazione. Se i confini che separano i ‘vivi’ e i ‘morti’, nel mondo ‘reale’, sono I tempi della relazione molto chiari, con la chiusura della terapia, Quando si pone, o si impone, la questione di i confini diventano meno netti, dove i ‘vivi’ chiudere un percorso terapeutico individuale fanno compagnia ai ‘morti’ e i ‘morti’ fanno si aprono diversi possibili scenari legati alle compagnia ai ‘vivi’. diverse motivazioni che possono portare a E infine: la chiusura è un processo le cui questa fase. basi si pongono al momento del contratto e, Si è ampiamente discusso su come effet- quindi, il problema se proseguire o chiude- tuare un colloquio di assessment, sull’im- re si pone (o si può porre) periodicamente. portanza dell’aggancio, sulla chiarezza del Questo aspetto rievoca il tema dei pregiudizi contratto terapeutico, sul primo colloquio, del terapeuta e del modello teorico di riferi- sull’analisi della domanda, addirittura sulle mento. Rispetto all’approccio psicoanalitico, prime parole espresse nel colloquio clinico. in cui l’analista è colui che decide la durata In modo non altrettanto approfondito è stata dell’analisi e ha il potere di decidere quando trattata la chiusura della psicoterapia e sugli il percorso può dirsi concluso, l’approccio effetti che questa può avere considerandola sistemico ha stabilito, al contrario, un nu- un aspetto terapeutico tanto quanto il per- mero preciso di sedute in un arco tempo- corso stesso. rale definito. Considerato come al terapeuta Da un punto di vista medico, è stata più vol- spetti una responsabilità di secondo ordine te sottolineata l’importanza dell’anamnesi, (Bertrando, Bianciardi, 2002) e debba moni- della diagnosi e della prognosi, uno schema torare l’evoluzione di una coevoluzione (di un sviluppato già da Platone, padre della medi- processo che deve considerarsi co-definito) cina che ha definito uno statuto epistemo- sapendosi responsabile di una co-respon- logico stabilendo già nella seconda metà sabilità (di una responsabilità che condivide del secolo V e prima del IV secolo a.C. le con coloro che incontra) (Bianciardi, 2010), premesse su cui ancora oggi fondano l’agire ci si chiede se la definizione dei tempi della clinico. Scarsa attenzione è stata rivolta alla terapia sia una competenza che spetti solo catamnesi, in contrapposizione all’anamne- al terapeuta o se anche il cliente, in quanto si, con la quale si definisce la biografia clinica esperto della sua sofferenza, possa anch’es- del paziente nel periodo successivo ad un so essere legittimato nel partecipare nella qualsiasi trattamento terapeutico o, anche, sua definizione. A volte arrivano pazienti con ad un semplice accertamento diagnostico un elevato carico di sofferenza che non sono considerando come questa serva di control- sempre pronti a lasciarla andare considerata lo ai giudizi prognostici formulati e ai metodi l’utilità e la protezione che, paradossalmen- terapeutici istituiti. te, offre nella loro vita. Accade che ci siano La scarsa attenzione a questo aspetto evo- 20 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
ca una valutazione rispetto quanto questa spinta naturale alla guarigione, in quanto è dimensione rimanga un implicito nel quale stata a lungo influenzata dalla visione pro- albergano diversi non detti e significati som- fondamente pessimistica dell’ultimo Freud, mersi. quello di Analisi terminabile e interminabile (1989), secondo la quale ci sono forze inna- Il problema della chiusura si pone periodi- te che operano contro la guarigione, in ulti- camente per il terapeuta, ogni volta che si ma analisi riconducibili alla pulsione di mor- profili uno scenario di un certo tipo. Toffanetti te. In un famoso passo di quest’opera egli (ibidem) pone l’interrogativo ‘Quando il lavo- afferma:“L’impressione più importante che ro è finito?’ parlando sulla conclusione della si ha delle resistenze nel corso del lavoro terapia sistemica individuale. Si impongono analitico è quella di una forza che si oppone riflessioni su quali premesse si poggiano la con ogni mezzo alla guarigione, ancorandosi conclusione di un percorso. con determinazione assoluta alla malattia e La terapia individuale ha storia recente ri- alla sofferenza”. Eppure in altri passi Freud spetto alla terapia familiare, se si conside- riconosce l’esistenza di una spinta interna ra che solo dal 1990 s’è iniziato a parlare del paziente a guarire e la sua importanza di terapia sistemica individuale (Boscolo, ai fini terapeutici. Ad esempio in Inizio del Bertrando, 1996) definendo un setting spe- trattamento (1913) afferma: “Il motore primo cifico con un numero variabile da una a venti della terapia è la sofferenza del malato e il sedute da diluire in due anni di lavoro. La desiderio di guarigione che ne deriva”. Inol- definizione di una cornice temporale breve- tre nel suo pensiero appaiono molti concetti lunga, “breve in relazione al numero di sedu- che potremmo vedere come manifestazio- te, lunga in relazione alla durata complessiva ni di una spinta interna verso la guarigione, della terapia” (ibidem, p.60) è da mettere in a cominciare dall’idea che il rimosso cerca relazione all’orientamento del terapeuta. Bo- continuamente di riemergere (nel lapsus, nel scolo e Bertrando sostengono che “la teoria sogno, nel transfert, nel sintomo stesso), che il terapeuta ha riguardo al tempo neces- idea che è alla base della terapia. sario perchè la terapia possa arrivare con successo alla sua conclusione può avere H. von Foerster (1987) postula la necessi- un notevole effetto pragmatico nel favorire, tà di considerare i sistemi osservanti, oltre a accelerare o ritardare il cambiamento. Tera- quelli osservati, parlando di “cibernetica dei peuti orientati verso le terapie brevi tende- sistemi osservanti”, cioè dei sistemi viventi ranno a creare un contesto terapeutico che capaci di guardare se stessi, di osservare le faciliterà la conclusione della terapia in tempi proprie osservazioni. L’includere l’osserva- limitati, mentre terapeuti abituati a terapie di tore nell’osservazione porta a considerar- lunga durata tenderanno a creare le premes- ne il processo di costruzione dell’oggetto e se per una terapia protratta, e a osservare la scelta del punto di vista del soggetto: è segni di “guarigione” solo dopo un lunghissi- l’osservatore che decide in cosa consiste il mo periodo di lavoro e innumerevoli sedute” sistema osservato, che traccia il confine tra (ibidem, p.61). sistema e ambiente. L’attenzione dell’osser- Queste parole richiamano come la psicanali- vazione tra sistema osservante e sistema si abbia trascurato di valorizzare l’idea di una osservato, tra sistema osservato e le sue volume 4/2011 | emozioni “enattive” 21
premesse, tra il sistema osservante e le sue Attualmente l’intervento terapeutico, con premesse rappresentano gli ambiti privilegiati l’introduzione del socio-costruzionismo e verso cui sembrerebbe orientata l’attenzione dell’approccio narrativo, avviene attraverso clinica, lasciando sullo sfondo il tema della l’incontro tra sistemi emotivi di significato relazione terapeutica e, di conseguenza, e le narrazioni dei pazienti e dei terapeuti i della chiusura della relazione terapeutica. quali, nella conversazione, stimolano la ricer- Nel contempo i sistemici hanno imparato a ca di connessioni di un quadro narrativo rap- riconoscere le emozioni del terapeuta, stem- presentativo dal punto di vista dei contenuti perate, in passato, da un’idea di pragmati- e convincente dal punto di vista emotivo. Il cità, di strategicità, di neutralità terapeutica terapeuta è quindi coinvolto nel processo che rischiavano, se portata ad oltranza, di terapeutico al pari del paziente, sebbene tradursi in una inaccettabile etica del di- le parti siano caratterizzate da competenze stacco terapeutico. Senza dubbio ascolta- specificatamente diverse. Ascoltare le emo- re emozioni evoca emozioni, il terapeuta è zioni, riconoscerle, osservarle sono aspetti dunque coinvolto nel processo terapeutico che solo recentemente entrano nella porta al pari del paziente, sebbene le parti siano principale della stanza dello psicoterapeuta caratterizzate da competenze specificata- ottenendone una legittimazione. mente differenti. Il tema della relazione terapeutica è stato af- Fruggeri, nel 1992, ha iniziato a parlare di frontato parlando del sé del terapeuta, sem- emozioni del terapista facendo un’analisi bra però che parlare di relazione terapeuti- della letteratura sulla terapia familiare mo- ca sia una dimensione poco ‘accessibile’. strando come i riferimenti alle emozioni sia- Bianciardi ha acceso i riflettori richiamando il no molto più frequenti di quanto non ci si sentimento (o estetica) del sacro nell’incon- aspetterebbe partendo da questa premes- tro che si instaura tra terapeuta e cliente (Il sa; e questo vale, abbastanza sorprenden- sacro nell’incontro con l’altro e Origine della temente, anche per la letteratura sistemica soggettività e esperienza del sacro in Ripen- più esplicitamente impostata ad un approc- sare Bateson’s Weblog). cio pragmatico e strategico. Scrive Frugge- ri (1992): “Le emozioni a cui soprattutto in Le finestre dell’implicito passato si è prestata attenzione riguardano La tesi qui portata evidenzia come la rela- infatti quasi esclusivamente i membri della zione terapeutica poggi su un sistema di famiglia, anche in relazione al fatto che l’in- premesse e di significati che ancora oggi si clusione del terapista nel processo terapeu- ancorano sull’implicito e su aree ‘nascoste’ tico è una acquisizione recente, non soltan- e ‘sconosciute’. Bateson parlando di sacro, to nell’approccio sistemico-relazionale; ed sottolinea che sebbene la verità delle me- il principale approccio attraverso cui esse tafore sia diversa dalle verità matematiche, sono state prese in considerazione è quel- è proprio tramite le metafore che avviene lo comunicativo, che esamina le emozioni la comunicazione nel mondo biologico: “la stesse come informazioni per il terapista cir- metafora non è solo una belluria poetica, ca i pattern interattivi familiari, oppure come non è logica buona o cattiva, ma è di fatto la informazioni circa il modo in cui la famiglia logica su cui è stato costruito il mondo bio- accoglie gli interventi del terapista”. logico, è la principale caratteristica e la colla 22 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
organizzativa di questo mondo del processo e terapeuta sono fianco a fianco e “il lavoro mentale” (Bateson G, Bateson, M.C., p. 53). è rivolto alla ricerca di significati che viene Si può pertanto notare come il riferimento co-costruito da entrambi in forma narrati- al sacro indichi per Bateson un percorso di va. La seconda “agenda” riguarda la rego- avvicinamento a una dimensione integrale lazione degli aspetti impliciti della relazione dell’esperienza non riducibile alla parte co- tra paziente e terapeuta. Questa definizione sciente e razionale, ma che contempla an- include, in larga parte, l’alleanza terapeutica, che la dimensione inconscia del processo l’ambiente di sostegno o di holding, l’allean- primario di percezione e l’emozione esteti- za di lavoro, la relazione transferale/contro- ca. Solo combinando insieme tutte queste transferale e quella “reale”.” (Stern, p. 99). dimensioni è possibile, a suo avviso, essere Stern descrive come quest’ultima agenda sensibili all’unità della biosfera e alla sua bel- funzioni su registri che si compiono al di fuo- lezza. ri della consapevolezza e di come sia fon- damentale in quanto contestualizza quella La conclusione della terapia stessa diviene esplicita, delimitandola e stabilendo di cosa una parte attiva del percorso terapeutico si può parlare in essa, “in altre parole, il suo che richiederebbe un approfondimento sul grado di libertà” (ibidem, p.99). tipo di comunicazione intercorsa e sui signi- Bateson riflette come l’abilità indichi la ficati sottesi. presenza di ampie componenti inconsce Toffanetti (ibidem, p.221) scrive: “alla sco- nell’esecuzione degli atti paragonando l’ar- perta di una relazione terapeutica sistemica te ad un esercizio di comunicazione delle va anche David Pocock con un lavoro che specie di inconscio, citando Isadora Duncan titola “I sistemi del cuore” nel quale costrui- che dice “se potessi dire che cosa signifi- sce un concetto di ‘feeling self’, che tradur- ca, non avrei bisogno di danzarlo”. (Manghi, rei con un Sé emotivo, alla base della sua 2004, p. 81) riflessione sulla psicoterapia” descrivendolo E’ difficile esprimere a parole ciò che riesce come l’incontro di Sé emotivi dei clienti e del essere espresso solo con la danza, “si tratta terapeuta (in Flaskas et al., 2005). In questo proprio del tipo di messaggio che sarebbe senso, la qualità delle relazioni nella stanza falsificato se fosse comunicato a parole, di terapia è profondamente influenzata dalla perché l’uso delle parole implicherebbe trat- qualità delle emozioni che vengono sintoniz- tarsi di un messaggio pienamente conscio e zate dai partecipanti. volontario”, e questo sarebbe semplicemen- Emerge una responsabilità del terapeuta nel te non vero (Bateson, 2000, p.176), come riuscire a cogliere questa dimensione implici- è difficile tradurre in concetti ciò che riesce ta e ad aprire un canale comunicativo emoti- essere espresso solo con l’esperire. Eppu- vo che avrà autonomia e continuità anche al re Bateson stesso riflette su come l’abilità di fuori della stanza di terapia. tecnica necessiti di linguaggi e usi che sfug- Stern nel parlare della situazione clinica par- gono all’agire consapevole dell’artigiano, “le la di due “agende”: una “agenda esplicita” sensazioni e le qualità della tecnica non pos- che riguarda il contenuto verbale esplicito sono mai essere espresse a parole, eppure che emerge nella seduta, definendola an- la tecnica in sé è conscia”. che “agenda narrativa”, nella quale paziente Risulta pertanto difficile e pretenzioso trarre volume 4/2011 | emozioni “enattive” 23
linee che orientino il proprio fare, ma potreb- all’altro, il non detto è ciò che viene dato per be invece essere utile portare una maggiore scontato perché conosciuto o perché dato consapevolezza sui significati che emergono per conosciuto (o che si conosce di sé ma nel proprio fare. che non si vuole mostrare all’altro). Nell’ambito dell’implicito, il detto fa parte di La chiusura di un rapporto richiama il tema quei territori non conosciuti, che in qualche della separazione, aspetto che tocca il som- modo sfuggono, perché il tempo o le situa- merso delle emozioni più difficili da accoglie- zioni non ci hanno permesso di esplorarli e re e da ascoltare, da osservare senza valuta- viverli, in qualche modo toccando i temi del- zione, la possibilità di rimanere uno spettato- la coscienza (e che agli altri magari risultano re che osserva le emozioni - quali la tristez- evidenti): alcuni autori la definirebbero l’area za, la rabbia, la paura, la curiosità – che si cieca. Il non detto tocca invece quelle emo- alternano sul palcoscenico della coscienza, zioni, quei pensieri e quei comportamenti che rimane lì attento alla loro evoluzione, che che risultano molto istintivi e che sfuggono non fa calare il sipario, non si attacca a nulla alla dimensione del controllo e dell’attenzio- e non respinge nulla. ne per sé e per l’altro, che rimane scono- Il lasciare e l’essere lasciato è spesso ricco sciuta. di agiti e di emozioni circa la propria storia, ricco di significati connessi con territori più o meno espliciti. Queste riflessioni riprendono alcune solle- Sia nei territori espliciti che in quelli impliciti citazioni tratte dalla finestra di Johari, il cui sono presenti dei detti e dei non detti (Fig. modello descrive la consapevolezza rispet- 1). Se per detti, si intendono quei significati, to alle modalità di comportamento ed alle quelle emozioni, quelle aspettative che sono emozioni negli aspetti intrapersonali e inter- state oggetto di riflessione perché sono sta- personali rilevando come essi siano inestri- te espresse con qualche canale comunicati- cabilmente in relazione. vo all’interno della relazione terapeutica, più o meno consapevolmente, per non detti, si Alcuni brevi cenni descrittivi, rispetto al mo- intende il sommerso, il non pensato, il non dello, formato da quattro quadranti della ‘fi- espresso ma che è più o meno presente alle nestra’ (Fig. 2) che rappresentano la perso- porte della coscienza (Luft, 1997). A volte na, nel suo insieme. La base della divisione questo può essere detto, perché rilevato e in quadranti è la consapevolezza del com- portato quindi davanti alle porte della cono- portamento, dei sentimenti e delle motiva- scenza. zioni (Luft, 1997, 1970). Esplicito Implicito Conosciuto Non Conosciuto Detto Detto al Sè al Sè Non detto Non detto Conosciuto Aperto Cieco Fig. 1 agli Altri Non Conosciuto Nascosto Sconosciuto Nell’ambito dell’esplicito, mentre il detto è agli Altri ciò che viene espresso e comunicato a sé o Fig. 2 - La Finestra di Johari 24 volume 4/2011 | emozioni “enattive”
Nell’Area aperta, l’area dell’attività libera, Con l’introduzione della seconda ciberneti- rientrano i comportamenti, le emozioni e le ca, è stato inserito anche l’osservatore nel interazioni conosciute al sé e agli altri. È una sistema di osservazione come parte inte- finestra aperta sul mondo, incluso il sé. grante del processo terapeutico. L’Area Cieca rappresenta quella parte di L’osservatore mantiene una doppia posizio- sé che sfugge, che è legata all’inconsape- ne, interna ed esterna alla relazione e viene volezza. Sono quelle emozioni, pensieri e stimolato dalla situazione stessa a riflettere comportamenti che risultano molto istintivi e sulle operazioni che mette in atto nel pro- che sfuggono alla dimensione del controllo cesso del conoscere. e dell’attenzione ma che agli altri risultano Rispetto questo processo, sono diversi i li- evidenti. velli del nostro conoscere che si estrinseca- L’Area Nascosta è quell’area che si conosce no sui terreni dell’implicito e dell’esplicito nei di sé ma che non si vuole mostrare all’altro. quali l’osservatore prova a districarsi rispetto Nell’Area Sconosciuta rientrano le parti di sé al proprio sapere e al proprio sentire (Fig.3). che non sono consapevoli a sé e agli altri. Area in cui, nell’incontro con l’altro, avviene Conoscere Esplicito Implicito un contagio emozionale in cui nessuno dei Esplicito So di sapere So di non sapere due è consapevole. Per esempio, quando si Implicito Non so di sapere Non so di non sapere incontra una persona che non si conosce, si Fig. 3 ha una sensazione di familiarità o di attrazio- ne. Questo perché queste parti che entrano Le finestre conoscitive con cui noi osser- in contatto e comunicano senza la nostra viamo il mondo relazionale di cui facciamo consapevolezza. parte sono finestre che non sempre risultano E’ possibile approfondire poi le matrici accessibili e chiedono di essere approfon- dell’interazione tra due persone, come l’in- dite considerata l’influenza che hanno nel terazione con l’altro modifichi, in modo re- contribuire al nostro modo di sentire e leg- ciproco, l’apertura o la chiusura di queste gere ‘la realtà’ di cui facciamo parte. aree, e la sua applicabilità è orientata anche Quasi sempre il proprio sapere si muove co- ai gruppi come unità, considerando come i noscendo le proprie idee e valutando l’altro in gruppi hanno proprietà di insieme come gli base ad alcuni parametri che sono coerenti individui. con i modelli di riferimento cui ci rifacciamo. Il modello esplicativo rimanda con semplici- È un sapere che si forma su quello che l’al- tà ed immediatezza l’idea di come i rapporti tro ci offre, decodificandolo, attribuendo si- interpersonali, come i gruppi, si basino su gnificati ai comportamenti, collegando idee, canali comunicativi che solo in minima parte pensando e provando sensazioni. sono conosciuti a sé e agli altri, mentre in Altri livelli influenzano la finalità cosciente. gran parte la comunicazione e la relazione Telfener (2006), da un punto di vista clinico, sono influenzate da aspetti inconsapevoli, ha descritto i diversi livelli nella pratica psi- non consci e inconsci. Stern stesso (ibidem, coterapica: p.96) ha descritto come ‘il conoscere impli- - il sapere di sapere, inteso come la capa- cito sia “non conscio”, ma non “rimosso”’. cità riflessiva che porta a rintracciare il per- volume 4/2011 | emozioni “enattive” 25
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