Emozioni "enattive" Rivista dell'Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata - volume 4/2011 - Idipsi

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Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata

                           Emozioni “enattive”

                                            volume 4/2011
Indice

Direttore Responsabile
Antonio Restori

Direttore Scientifico
Mirco Moroni

Coordinamento redazionale
Gabriele Moi

Redazione: Alberto Cortesi, Fabio Sbattella, Alessia Ravasini, Valentina Nucera, Gianandrea
Borelli, Francesca Giacobbi, Monica Premoli, Gianfranco Bruschi

Comitato Scientifico:
Marco Bianciardi (Torino), Paolo Bertrando (Milano), Umberta Telfener (Roma), Gabriela Gaspari
(Lecco), Pietro Pellegrini (Parma), Gwyn Daniel (Londra), Vincent Kenny (Dublino), Valeria Ugazio
(Milano), Giovanni Liotti (Roma), Giacomo Rizzolatti (Parma), Lucia Giustina (Novara), Vittorio
Gallese (Parma), Camillo Loriedo (Roma).

Segreteria organizzativa:
Barbara Branchi
Indice                                  Indice

  pag. 5   Oltre il concetto di empatia
           Mirco Moroni

 pag. 17   La chiusura dei percorsi
           Alessia Ravasini

 pag. 31   Intersoggettività e regolazione emotiva
           M. Dossena, S. Deolmi, E. Di Nuzzo.

 pag. 49   Premesse, connessioni, emozioni nel lavoro terapeutico con disturbi
           alimentari
           G.Ghiretti, R. Ferrari, E De Ranieri

 pag. 71   “La dimensione della solitudine nella relazione terapeutica”
           B. Colombari

 pag. 78   Recensioni
           A cura di Valentina Nucera
Oltre il concetto di empatia
               Mirco Moroni, Direttore Scientifico Idipsi

Sommario
Attraverso la Tecnica dello Scarabocchio, proposta negli anni ’60 da D. Winnicott, prende for-
ma una terapia con un bambino affetto da tic psicogeno, capace di connettere le figure paren-
tali significative presenti nel suo mondo interno. L’utilizzo del disegno fa emergere interessanti
spunti di riflessione condivisibili con la famiglia del bambino. Questo metodo di lavoro può
favorire l’emergere di aumentate competenze relazionali ed affettive nel sistema familiare.

Parole chiave: terapia focale, attaccamento, narrazione

Summary
Through the technique of Scribble, proposed in the ‘60s by D. Winnicott, takes the form therapy with a
child suffering from psychogenic tics, which can link these significant parental figures in his inner world. The
use of the design reveals interesting insights can be shared with the child’s family. This method of work may
encourage the emergence of increased emotional and relational skills in the family system.

Key words: focal therapy, attachment, narrative

volume 4/2011 |             emozioni “enattive”        		                                                   5
Alessandro                                              con loro dopo la morte, avvenuta un anno e
Una terapia focale in sette sedute…….                   mezzo fa, del marito.
                                                        Entrambi i genitori lavorano come impiegati.
Bion (1985) ha attribuito lo sviluppo emo-               La narrazione è sostenuta prevalentemente
zionale del bambino al concetto di reverie              dalla madre, mentre il padre rimane più si-
materna, cioè alla capacità della madre di              lenzioso. Alessandro, a conclusione di que-
immaginare i bisogni del suo bambino. Ma                sto primo incontro di presentazione guarda
secondo Bion, il destino umano è dato alla              entrambi i genitori e fra un tic e l’altro , con
fine dalla capacità del bambino di fare fronte          aria da bravo ragazzino dice….. “ Mi dispia-
alla realtà ed alle frustrazioni e ammette che          ce proprio per questo tic che preoccupa i
tale capacità è istintiva (istinto di vita). Inoltre,   miei genitori. Vorrei che se ne andasse…”
il bambino è considerato competente già                 Alessandro assomiglia fisicamente al padre:
alla nascita perchè esprime atti comunicati-            un viso rotondo e una struttura fisica solida e
vi, interazioni sociali e partecipa agli scambi         robusta, per l’età, seppure con un incedere
con coloro che lo accudiscono e non solo                un po’ goffo, dovuto probabilmente alla pre-
con la madre. Nel caso clinico che desidero             senza del tic.
presentare emergono chiaramente due po-                 Concordo una prima fase di valutazione in
sizioni relazionali che si collocano al di là di        cui vedrò A. da solo per tre sedute e, a se-
un concetto classico di empatia. la Tecnica             guire, una prima restituzione ai genitori.
dello Scarabocchio, permette di evocare
aspetti caratteristici dell’intersoggettività ri-
feriti sia alla relazione terapeutica che alla          Una casa piena di pericoli
complessità delle dinamiche familiari.                  Al primo appuntamento A. si siede al tavolo
Alessandro è un bambino di otto anni. Soffre            davanti a me. Propongo il gioco degli scara-
di un tic psicogeno: un movimento rapido in             bocchi ideato da Winnicott.
avanti della mano destra, quasi a voler toc-            Inizio io, disegnando un piccolo cerchio; A
care qualcosa davanti a sé, seguito da un               lo completa con tronco braccia e gambe: è
improvviso e altrettanto rapido ritiro e, un po’        un bambino, dice, e prosegue disegnando,
meno compulsivamente, un ripiegamento                   sempre in modo stilizzato, un omino, il papà,
del collo fra le spalle, come fanno le tartaru-         cui fa indossare un paio di mutande perché,
ghe quando “ritirano” la testa nel carapace.            dice, si sta vestendo ed è in camera, davanti
Si presenta alla consultazione accompa-                 a un comò con specchiera ( disegni 1,2,3).
gnato dai due genitori che descrivono il                A seguire disegna, all’altro lato del bambino,
problema: dal giorno del suo compleanno,                la mamma (4), con una grande gonna.
un mese fa, il tic, già presente, ma meno               Sai, dice, il mio vicino ha un cane (5) con gli
ricorrente, è divenuto costante nel corso di            occhi azzurri: è molto disubbidiente e abba-
tutta la giornata. Alessandro viene descritto           ia e forse potrebbe mordere qualcuno, dice
come un bambino diligente, con buoni risul-             mia mamma. Il giorno del compleanno ho
tati scolastici ( ha iniziato la terza classe). La      detto ai miei amici che dovevano stare at-
famiglia vive in una casa di campagna ed                tenti!
è composta, oltre che dai presenti, anche               Ma ha morso qualcuno? No, risponde, però
dalla nonna materna che è venuta a vivere               non si sa mai…..

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Disegno un guinzaglio (6) che va dalla mano        losa perché, dice la mamma, con un colpo
del bambino al collare del cane dicendo….          di becco ti potrebbe anche cavare un oc-
“eccolo sistemato, adesso obbedirà….”              chio…e poi le galline rubano.
Penso, fra me e me, che a stare davanti a          Rubano? Come la gatta?
un estraneo ci si può sentire in mutande e         Certo, dice, loro rubano l’uva..
che anch’io, come il cane del vicino, ho gli       E come si fa a proteggere l’uva dalle galline,
occhi azzurri.                                     dico, con un recinto?
Sai, dice, ho anche una gatta: Birba (7). An-      No, dice, ci vuole una trappola!
che lei è disubbidiente e cerca di andare a
                                                   Disegna un congegno costituito da una rete
mangiare i salami appesi in cantina (8). La
                                                   (11), con pesi ai lati in sospensione (12),
disegna, con i salami appesi…..
                                                   nascosta sotto la vite: quando la gallina si
E Birba, chiedo, ti piace?
                                                   avvicina si tira una corda, la rete intrappola
Si, ma….però tu non dirlo a mia mamma.
                                                   la gallina (13) …
Certo, dico, cosa è successo?
Mia mamma mi aveva detto di non toccare            E poi?
la Birba , che a toccare i gatti vengono le        Poi , dice, si tira alla gallina la bomba: consi-
malattie…                                          ste in un cartoccio pieno di sassi e biglie, av-
E tu l’hai toccata?                                volto in nastro adesivo (14), così dall’esterno
Sì, dice allungando e ritraendo compulsiva-        non si vede il contenuto che appare inno-
mente la mano del tic, ma poi mi è venuta la       cuo…ma quando ti colpisce lo senti……
febbre….                                           sussurra con un ghigno…
Ho capito, dico, una cosa come questa ..e          Geniale, commento, non ci avrei mai pensa-
disegno in una nuvoletta una mano (8) che          to…e mentre lo dico, congedandolo, quasi
sta sopra la gatta Birba..e mentre lui accen-      non credo alla buona sorte che accompa-
na di sì col capo , dico, bene allora chiamia-     gna certi scambi nelle terapie focali con i
mo una ambulanza e facendo il suono della          bambini, perché, da una buona mezzora, il
sirena disegno una croce rossa. Lui ride e         tic della mano è scomparso …
dice che suo zio lavora in ospedale, lì vicino
a noi, fa il terapista…….
L’associazione che faccio con la mano di
Alessandro che si ritrae è immediata, della
serie: vorrei accarezzare, ma non posso,
vorrei toccare, ma mi ammalo.. e così via.
Penso che quella di A. è…. una casa piena
di pericoli…..
A., a questo punto, riguarda tutto il disegno
e dice che bisogna preparare i vestiti per suo
padre che, ride, è rimasto in mutande. Prov-
vedo a disegnare gli indumenti (9) e appena
ho finito A. mi parla di altri animali pericolo-
si:…. le galline.
Disegna una gallina enorme (10). È perico-

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Il nonno Primo e altre morti                       chiede di disegnare una mountain bike : suo
Al terzo appuntamento disegno un piccolo           zio terapista gli ha detto che deve andare in
cerchio per dare il via al gioco dello scara-      bicicletta perché ha un ginocchio valgo..
bocchio.                                           Lo sai , dice, che il nonno Primo aveva una
A . lo completa con un centro e una raggie-        gamba più piccola dell’altra?
ra: diventa il rosone di una chiesa, quella del    Cosa era successo, chiedo….
funerale del nonno Primo. Io, dice, non ho         Il nonno Primo si era fatto male cadendo da
pianto, allora, perché non volevo spaventa-        una gru, quando lavorava… per quello era in
re mio cugino.                                     carrozzella.
Sai, anche mia madre ha delle cugine. A una        Capisco solo allora, al momento di salutarci,
di queste era morto un fratello: ma era morto      la paura dei luoghi alti e le vertigini…
prima che lei nascesse. E allora non le han-
no detto che quello era suo fratello, ma che
era un cugino…
Al cimitero , racconta, ci sono le tombe con
le date e si capisce che quando è morto lui
aveva compiuto un anno , ma lei, la sorella
non era ancora nata…..
Penso con sorpresa alla attenzione che A, a
soli otto anni, dedica alle date, ai calcoli, ai
compleanni e penso che il suo tic si è aggra-
vato dopo il compleanno.
Mi accorgo che guarda da sotto la scrivania
le rotelline della mia sedia…La vuoi provare?
E’ girevole…..Si siede sulla mia sedia e ci
scambiamo di posto.
Sai dice, anche il nonno Primo stava in una
sedia a rotelle. Io lo spingevo lungo la strada
                                                   Nidi, uova, letti….
dell’argine e lui mi diceva “…. dì, nanè, non
                                                   La quarta seduta inizia con la richiesta di
mi butterai mica giù dall’argine èhh ?”
                                                   Alessandro di disegnare la stanza in cui sia-
E poi, dice cambiando argomento, lo sai che
                                                   mo. In particolare è attratto da un quadro
quando eravamo in montagna era caduto un
deltaplano? Dicono che era morto…                  appeso al muro che riproduce un disegno
A me la montagna non piace, racconta, ho           fatto da bambini della scuola dell’infanzia:
le vertigini e non mi piace guardare giù dalla     un prato con fiori e due uccelli che volano.
finestra della mansarda della casa delle va-       Gli uccelli sono eseguiti con pennellate color
canza in montagna…                                 rosa e per la verità non sembrano uccelli, ma
Disegno una finestra con sfondo di monta-          angeli o fantasmi che volano. Cosa sono?
gne, ma sono disorientato: non solo la casa,       Passerotti, dico. Io ho le cocorite nella gab-
ma anche il resto del mondo è pieno di pe-         bia. Gliela disegno. Hanno anche un nido,
ricoli…                                            dice, con una porticina che si apre….Sai, io
Mentre sono assorto in questi pensieri mi          ho aperto la porticina sotto e sono cadute

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due uova, si sono rotte…..( disegno 2, 3,4)         zella sul letto). Realizzo, in una improvvisa
Penso, fra me e me, che le cocorite nelle           illuminazione, che il suo tic , costituito dal
uova son morte prima di nascere, un tema            ripiegamento del collo fra le spalle, è l’esat-
che inquieta Alessandro, come , del resto,          ta imitazione, sceneggiata qui in “diretta”,
quello delle cadute dall’alto. Non so cosa          del nonno Primo trascinato sul lettone dalla
dire, se non che le cocorite ne faranno altre       nonna Rosèn. Sai, dice , la nonna mi gratta
di uova….                                           la schiena come faceva col nonno e a me
Mi chiede di disegnare la pianta che sta ac-
                                                    piace molto…..
canto alla porta, poi dice che la gatta Birba
                                                    Alessandro dorme accanto alla nonna e…
ha fatto i gattini e che ha un acquario con
                                                    ha preso il posto che era del nonno Primo: il
molti pesci. Penso che queste nascite sono
                                                    posto del morto, penso…
in qualche modo riparative degli incidenti
                                                    Prosegue raccontando che nella sua casa
con le uova delle cocorite.
                                                    ha una piccola taverna. Il babbo la sera
Riprende il tema delle uova e disegna un
pollaio. Una gallina sale per la scaletta ( dise-   scende in taverna e si fa un goccetto..La
gno 7) e dice, nel fumetto che disegniamo.          mamma dice che bere fa malissimo, ma al
“ …mi vado a riscaldare…” . Sono sorpreso           babbo piace….Io penso che in quella casa
perché disegna una cassetta con le uova nel         tutto è pericoloso.
pollaio e un uovo da cui sta per uscire un          Il discorso cambia ancora, adesso Alessan-
pulcino ( dis. 9).                                  dro racconta che ha costruito un pupazzo di
Penso al fatto che le galline spaventano un         neve e con un fumetto gli fa dire “che bel cal-
po’ Alessandro, perché hanno il becco e             do….”, perché c’è anche un grande sole.
nella seduta precedente erano state oggetto         Penso a questo tema del caldo: la gallina va
delle sue strategie di “attacco”: intrappolate,     a riscaldarsi nel pollaio, in un caldo buono. Il
colpite con una “bomba” costituita da sassi         pupazzo di neve si scioglie ( muore?) con un
avvolti nel nastro adesivo. Ora la gallina va       caldo cattivo…
al calduccio nel suo pollaio…. Penso che            Nel corso della seduta temi di vita e di mor-
la “bomba” di Alessandro e le uova hanno            te si sono succeduti con regolarità: le uova
una doppia valenza: la bomba è un uovo di
                                                    rotte delle cocorite e il pulcino che nasce
morte, le uova che si schiudono sono uova
                                                    dall’uovo, i nuovi gattini nati dalla Birba, il
di vita.
                                                    nonno Primo morto e lui vivo al suo posto,
Io vado a raccogliere le uova nel pollaio con
                                                    la gallina che si scalda nel pollaio caldo e il
la nonna Rosèn, dice, la moglie del nonno
                                                    pupazzo che al caldo si squaglia….
Primo, che adesso vive da loro. Io dormo
                                                    Beh, dico fra me e me, se si scioglie si tra-
con lei, dice, e nel lettone parliamo dei paesi
lontani e guardiamo il mappamondo che sta           sforma in acqua e diventa qualcos’altro, tut-
sul comò……Io le dico le capitali. Sai, dice,        to si trasforma, tutto scorre , “Panta rei”… e
quando c’era il nonno Primo la nonna lo aiu-        così suggerisco che il pupazzo si trasformi in
tava ad andare a letto: si inginocchiava sul        un laghetto…Chi mettiamo nel laghetto? Le
letto, lo prendeva così, da dietro (imita la        anatre, dice Alessandro. Detto, fatto. E poi?
postura del nonno Primo afferrato sotto le          E poi fai una gabbia per riportarci dentro le
ascelle da dietro e trascinato dalla carroz-        anatre, se no scappano…..

volume 4/2011 |           emozioni “enattive”       		                                           9
seguito a un incidente sul lavoro…
                                                   La morte risale a due anni fa, ma evidente-
                                                   mente il lutto non è stato elaborato. Penso al
                                                   verso di una poesia di Ungaretti “..la morte
                                                   si sconta vivendo”. E rifletto su altre espe-
                                                   rienze, di altri familiari, conosciuti in passa-
                                                   to, relative e gravi disabilità acquisite in età
                                                   adulta, vissute dalle famiglie come lunghe
                                                   agonie.
                                                   Probabilmente , dice la madre, aveva bevuto
                                                   un po’, ha avuto un capogiro ed è caduto
                                                   dalla gru.
                                                   Capisco un po’ di più la preoccupazione di
                                                   questa signora per il marito che a volte si fa
                                                   un goccetto, la paura di luoghi alti, di ma-
                                                   lattie, incidenti e altre disgrazie annunciate,
L’incontro con la famiglia                         la normatività, l’apprensione per qualsiasi
Convoco i genitori per un primo incontro di        comportamento considerato “rischioso” di
restituzione. Riprendo i temi che sono usci-       Alessandro.
ti con Alessandro, le fobie degli animali, dei     Alessandro è intelligente e curioso, dico. E
luoghi alti, le sue preoccupazioni rispetto        la sua curiosità rischia di venire bloccata da
alla prescrittività della madre . Chiedo notizie   una certa iperprotettività. Il padre dice che
del nonno Primo.                                   Alessandro viene alle seduta molto volen-
Era tanto buono mio padre….dice la madre           tieri e che i tic sono regrediti anche se non
e comincia a piangere sommessamente. E’            scomparsi. Costruisce guinzagli di corda per
stato per 20 anni su una sedia a rotelle in        cani immaginari….

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Suggerisco di “togliere” Alessandro dal letto    Lo sai che io ho un cugino della mia età
della nonna per evitargli di prendere il po-     che viene a scuola con me? Si chiama Mi-
sto del nonno e di divenire, suo malgrado,       chele, ha la testa dura come una roccia .
il consolatore inconsapevole di un lutto. Al     Ride. Ti è simpatico? No. Gli darei delle
padre suggerisco di andare in giro in bici con   bastonate in testa. Cosa ha fatto di male?
Alessandro condividendo qualche piccola          Mi prende in giro. Disegno Alessandro ar-
avventura con lui.                               rabbiato con una clava in mano pronto a
I genitori recepiscono immediatamente il         bastonare Michele. No, dice , con lui ci
messaggio e assicurano il loro impegno per       vuole il martello. Lo disegna, accanto alla
risolvere la situazione. Pensavano da tempo      testa di Michele con la scritta “DENG !”
a una cameretta nuova. Provvederanno.            Tanto, dice, lui non sente il male….Sai che
                                                 è capace di saltare da un colonnotto all’al-
Stambecchi e gente dalla testa dura              tro nel piazzale della chiesa senza cade-
che se cade non si fa male                       re? Come lo stambecco , dico io.
La quinta seduta si apre con l’annuncio di       Disegniamo il piazzale e il saltatore di co-
una gita che farà con il cugino “grande”         lonnotti.
Nicola e la sua fidanzata Sara al parco del      Penso che ammiri molto questo cugino
Gran Paradiso a fotografare gli stambec-         avventuroso e che provi altrettanta invidia
chi.                                             per le sue performances.
Disegna uno stambecco. Ne esce uno               A scuola, dice, sono più bravo io di lui. E
strano animale, metà gallina e metà stam-        poi lui sull’asse di equilibrio è caduto e io
becco: sembra un animale preistorico, un         no…
pollo cornuto. Penso che la parola stam-         Disegniamo Michele che cade dall’asse di
becco contiene la parola “becco”e così           equilibrio e un commento di un osservato-
forse, si spiega la bizzarria di questo ani-     re a cui lui fa dire “ Guarda ! Adesso si fa
male quasi mitologico.                           male…”
Lo sai che gli stambecchi stanno su mon-         Propongo di salvare il povero Michele e al-
tagne altissime e non cadono mai?                lora disegniamo un materassino sotto l’as-
Sono agilissimi, dico. E poi, dice lui, han-     se di equilibrio per attutire la caduta.
no la testa durissima: si danno delle cor-       L’asse di equilibrio è bassa, ma se cadi da
nate fortissime senza farsi male. Nicola e       un palazzo basta il materassino a salvarti?
Sara, dice, si sposeranno, sono fidanzati.       Non so, dico, forse è meglio avere anche
E tu ce l’hai, chiedo, la fidanzata? Sì , dice   un paracadute. Disegniamo Michele, ap-
si chiama Josephine , è francese. EÈ qui         peso a un paracadute, che plana su un
per quest’anno perché i suoi genitori la-        materasso……
vorano in Italia per un periodo e allora è in    Sembra soddisfatto. Continuiamo con le
classe con me.                                   avventure di Michele e lui si sbizzarrisce
I miei genitori volevano andare in Cina in       in invenzioni. Abbiamo tre maestre, uno è
viaggio di nozze, quando si sono sposati,        un maestro. Una la chiamiamo Gulliver. Mi-
ma poi sono nato io e son rimasti a casa.        chele a scuola non sta attento, si mette i
A mio babbo piace la montagna, a mia             tappi nelle orecchie…Lo disegno.
mamma il mare…..                                 La maestra lo vede, gli va vicino, lo pren-

volume 4/2011 |         emozioni “enattive”      		                                     11
de per un orecchio e gli dice “asino con la
patente…”. Ride.
E poi sai cosa ha fatto Michele? Ha ottura-
to il WC della scuola con la carta, ha aper-
to il rubinetto e ha allagato il bagno. Per
quello la maestra gli ha detto “asino con
la patente”.
Disegno la scena e poi gli chiedo cosa
possiamo fare di tutta quell’acqua…Ci
mettiamo delle barchette di carta, dice.
E poi passiamo la spugna. Disegno una
enorme spugna che assorbe il tutto.
A me, dice, piace l’acqua del mare. Però al
mare dice la mamma che ci sono i granchi
che ti pizzicano.
 Ne disegno uno.
Io al mare vado a pescare col babbo. Me
lo ha detto lui che ci andremo. Con una
barca che si chiama Carolina. E poi il bab-
bo dice che si trascina una rete e ci resta-
no dentro i pesci…
Provvedo a disegnare , come da richieste
di Alessandro, e penso che stanno uscen-
do molte cose: aggressività, riparazioni,
curiosità, sperimentazioni di scene imma-
ginate……
Con il retino , gli dico, si possono catturare
anche i granchi….

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Sai, dice, qualcuno la potrebbe anche in-
                                               cendiare…..
                                               E perché dovrebbe farlo, chiedo….Magari
                                               senza volere, per sbaglio…
                                               Il papà gli ha comprato, dice, un fuoco
                                               di artificio, una girella. La accendi con un
                                               fiammifero e la girella gira e fischia…La di-
                                               segna, con un enorme fiammifero a lato.
                                                 Mi appare evidentissimo il conflitto che
                                               Alessandro vive fra il desiderio di giocare
                                               con i fuochi e la paura di combinare guai..
                                               Subito dopo mi racconta un episodio. La
                                               vecchia Giulia è la vicina di casa della non-
                                               na. E’ una vecchia ubriacona e una volta
                                               che aveva bevuto per sbaglio aveva dato
                                               fuoco alle balle di paglia e avrebbe potuto
                                               bruciare la casa della nonna.
                                               Ecco, penso, dove porta il farsi un goc-
                                               cetto ogni tanto secondo la mamma di
                                               Alessandro: o cadi da una gru o dai fuoco
                                               alla casa….
                                               Disegniamo la vecchia Giulia con la botti-
                                               glia in mano a fianco della girella, aggiun-
                                               giamo fiamme copiose e facciamo interve-
                                               nire i pompieri con un gran getto d’acqua.
                                               Ride molto, ma non ha tic….
                                               La casa della nonna, dice, dovrebbe esse-
                                               re messa a posto dai muratori. Disegnia-
                                               mo la casa della nonna rimessa a nuovo,
                                               ma c’è ancora un pericolo. La casa della
                                               nonna è sul ciglio della strada, passano
                                               molte auto e un gatto potrebbe finire sot-
                                               to le ruote. La morte incombe sempre, mi
                                               dico fra me e me, mentre lui disegna un
Si può giocare con la paura?                   gatto che attraversa la via, ma suggerisco
La sesta seduta inizia con la richiesta di     che i gatti sono agili e che il proverbio dice
Alessandro di disegnare la vecchia casa        che hanno sette vite…..
della nonna. Disegna una vecchia casa          Cambiamo argomento e torniamo a parla-
di campagna, puntellata ai lati perché vi è    re del mare, la sua passione.
pericolo di crolli da quando la nonna non la   Mi chiede di disegnare un veliero…E se
abita più, così dice la mamma, e così non      dovesse affondare, dice, come si fa?
è prudente andarci a giocare.                  Suggerisco che si può navigare vicino a

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riva, sui bassi fondali. Se la nave affonda,    con i cugini Nicola e Sara, che ci andranno
dice , mi arrampico sull’albero maestro,        in viaggio di nozze…Disegniamo l’isola e
che è alto e se la nave affonda resta fuori     subito dopo dice che con i cugini andran-
dall’acqua con la punta. Perfetto, dico e       no insieme a Gardaland dove c’è anche il
io ti vengo a recuperare con una zattera o      trenino fantasma….
una barchetta a vela che disegno.               Disegniamo il trenino, ragnatele penzolan-
Sono favorevolmente colpito dal fatto che       ti e ragni, Dracula e altri mostri , con suo
Alessandro cominci a relativizzare le cose:     grande divertimento. Alla fine disegna se
un albero maestro è alto e potenzialmen-        stesso che scende da uno scivolo….(sic)
te pericoloso, ma è anche una occasione         Lo considero un grande risultato….Dice
di salvezza sulla nave che affonda perché       che gli piacerebbe andare sull’otto volante
sporge fuori dalla superficie dell’acqua e ci   che è , in fin dei conti, come uno scivolo
si può arrampicare sopra….                      più lungo……lo disegniamo e ci congedia-
Dice che gli piacerebbe andare in Grecia        mo. Nel corso della seduta nessun tic….

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volume 4/2011 |   emozioni “enattive”   		   15
Gran finale                                            Bibliografia
Mi comunica che andranno in gita scolastica
in collina a visitare il centro rapaci, un centro di   -- Ainsworth MDS, Blehar MC, Waters E, Wall S.
recupero per i rapaci feriti o che non riescono           Patterns of attachment: A psychological study
a volare…Gli disegno la strada e sullo sfondo             of
le colline e una grande luna perché, dice, si fer-     -- the strange situation. Hillsdale, NJ: Erlbaum,
                                                          1978.
meranno lì di notte, a dormire in tenda…Dise-
                                                       -- Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzio-
gniamo le casette degli uccelli, lui fa una civetta
                                                          nistica della mente. Normalità, patologia, tera-
e un’aquila…io una volpe e un riccio. Penso alle
                                                          pia. Milano, Cortina, 2007.
galline che temeva e a questi volatili più “evo-       -- Bateson G., “Verso un’ecologia della mente”,
luti” che lo attirano adesso così tanto. Disegna          Adelphi, Milano, 1986
anche una tenda da campeggio dove dormirà,             -- Bowlby J., “Una base sicura” Cortina, Milano,
dice, con il cugino Michele, il suo antagonista           1989
divenuto compagno di giochi…perché adesso              -- Bion, W.R. Seminari Italiani. (Edited by F.Bion).
è grande e dorme nella sua camera da solo…                Roma: Borla
Realizzo che i genitori sono stati tempestivi nel      -- Boszormeny-Nagy L., Spark G.M., “Realtà in-
raccogliere le mie indicazioni... Accanto alla            visibili” Astrolabio, Roma 1988
tenda disegna uno scivolo e una altalena, due          -- Bowen M Family therapy in clinical practice,
“conquiste” su cui, dice, sale tutti i giorni… Mi         New York, Aronson, 1978
                                                       -- Framo J., “Terapia intergenerazionale”, Raffa-
chiede di disegnare lui e le maestre che sal-
                                                          ello Cortina, Milano, 1996
gono su per la montagna e gli dico a questo
                                                       -- Günter M. Colloqui con i bambini. La tecnica
punto che adesso è proprio uno scalatore e
                                                          dello scarabocchio nella pratica clinica Astro-
può davvero continuare le sue avventure da                labio Ubaldini. 2008
solo, con il cugino e gli amici…Magari quando          -- Haley J., “Le strategie della psicoterapia”,
gli farà piacere ci rivedremo, dico. Mi guarda e          Santoni, Firenze, 1984
dice ..lo sai che Josephine è partita? È andata        -- Minuchin S., “Famiglia e terapia della famiglia”,
via in aereo, va in America dove ha i parenti             Astrolabio, Roma, 1976
ricchi. Hanno tre case… Ci congediamo dise-            -- Watzlawick P., Beavin J., Jackson D.D., “Prag-
gnando l’aereo di Josephine che se ne va…                 matica della Comunicazione umana”, Astrola-
                                                          bio, Roma 1971
                                                       -- White M, Epston D Narrative means to thera-
                                                          peutic Ends, London, Norton, 1990.
                                                       -- Winnicott D. W., “Sviluppo affettivo ed am-
                                                          biente”, Armando, Roma 1986

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La chiusura in terapia individuale:
               nel condominio dei legami e delle emozioni
               Alessia Ravasini, Assistente didatta Idipsi

                                               Pz: “Ci son momenti in cui vorrei dirle personalmente
                                                         le piccole ma grandi soddisfazioni che vivo.
                                                           La penso spesso. Spero che lei mi senta.”
                                                                                    T: “Va tutto bene”
                                                                                     (scambio di sms)

Sommario
Il contributo tratta la relazione terapeutica nell’approccio sistemico relazionale affrontando il
tema della chiusura in terapia individuale. Dopo aver individuato alcune premesse inerenti alla
chiusura viene esaminato come il relazionale implicito influenzi la relazione terapeutica e, nello
specifico, la chiusura individuando nella catamnesi un’attenzione particolare nell’esplorazione
dei significati sottesi.

Parole chiave: chiusura, Terapia individuale, Relazione terapeutica, Relazionale Implicito, Re-
lazionale Esplicito

Summary
The contribution deals with the relation relational systemic therapeutic approachad dressing the issue of
closure in individual therapy. After identifying some assumptions regarding the closure is considered as
the implicit relational affects the therapeutic relationship and, specifically, in identifying catamnesi close
attention to explore the hidden meanings.

Key words: closure, individual therapy, therapeutic relationship

volume 4/2011 |             emozioni “enattive”       		                                               17
Introduzione                                             mento dei sintomi individuali; b) la terapia
Questo lavoro si pone l’obiettivo di accende-            familiare dovrebbe rintracciare e cambiare
re una luce su una fase della terapia che ri-            questi specifici processi interpersonali; c)
schia di essere considerata solo l’effetto di un         questi cambiamenti sono correlati alla modi-
percorso: la chiusura. Prendendo a prestito il           fica dei sintomi individuali.
paradigma della linearità e provando a descri-           Numerose sono state le ricerche che inda-
vere il processo terapeutico, lo si descrive con         gano su cosa succede quando si fa tera-
l’inizio della terapia, motivata da sintomi e con-       pia, su quali sono le variabili che influiscono
fusione, e - grazie al deuteroapprendimento di           sull’efficacia della terapia sistemica o sui fat-
fattori specifici, all’applicazione di questi alla si-   tori specifici e aspecifici della terapia. Ber-
tuazione di crisi, alla costruzione di senso della       trando e Defilippi (2005, p. 37) definiscono
crisi, alla risoluzione della crisi e all’acquisizione   criteri specifici della terapia sistemica indi-
di strumenti per affrontare altre crisi - si ha la       viduando, tra questi, la capacità di vedere
fine della terapia, che ha portato alla scompar-         se stessi in relazione, la capacità di vedere
sa dei sintomi e alla disciplina (Tofanetti, 2008,       le relazioni degli altri, la capacità di vedere
p. 218).                                                 mondi possibili/diverse ipotesi, la non esi-
La curiosità di esplorare questa fase del per-           stenza di un’unica verità ma diversi punti di
corso è motivata dal desiderio di riflettere sui         vista, la visione positiva, un senso di auto-
pregiudizi in essere e dal coglierne il mondo            nomia/acquisizione di risorse/attivazione, la
sommerso. A mio avviso, la conclusione di                capacità di contestualizzare le emozioni, la
una terapia individuale non è solo l’esito di un         capacità di vedere il futuro e la pariteticità/
processo ma parte attiva del processo stesso             diminuzione delle differenze gerarchiche tra
in cui avvengono movimenti e cambiamenti                 terapeuta e cliente.
grazie anche alla chiusura del lavoro clinico
dove, a volte, i significati attribuiti possono risi-    A mio avviso un aspetto poco indagato è
gnificare il percorso stesso.                            l’esplorazione degli impliciti che sottendono
Lo svolgimento di incontri di follow up appro-           la chiusura del percorso individuandola non
fondiscono in parte questa dimensione in cui             tanto e non solo come l’esito di un percorso,
si valuta il mantenimento e si raccolgono in-            ma come un’azione che rimanda significati
formazioni sui risultati, essenziali per mettere         propri rispetto ad altri passaggi del percorso
alla prova il proprio modello teorico e le sue           stesso.
potenzialità terapeutiche (Colangelo, Consi-
glio). Questo tipo di incontri ha però l’obiettivo       Le parole dell’ultimo colloquio
di verificare e di valutare il percorso, come se         All’interno della terapia si apre una conversa-
si stesse focalizzati sull’esame delle premesse          zione, in cui i partecipanti trovano una moda-
fondamentali. Queste premesse, se si consi-              lità che progressivamente procede e signifi-
derano gli studi di Liddle e Dakof “The efficacy         ca, conversazione che travalica la stanza di
of family treatment for drug abuse”, Journal             terapia, che rimane presente nella testa della
of Marital and Family Therapy (1995, p. 511-             persona - consapevolmente o meno - e che
540), possono essere sintetizzate nelle se-              riprende, cresce, retrocede, si ferma, si riav-
guenti: a) i patterns di interazione familiare           via, cambia nel corso del tempo. Il significato
sono collegati allo sviluppo e al manteni-               della relazione risulta dall’accordo - tacito, il

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più delle volte - tra le persone sui rispettivi     pia possono, assieme, elaborare quali sono
ruoli, ossia, sul tipo di struttura constestuale    state le idee perfette con cui sono arrivati in
che uno spera dall’altro.                           terapia, i pregiudizi e i cambiamenti perce-
Quando il terapeuta, i tempi e il luogo in cui      piti.
si svolge la terapia vengono meno, dal mo-          In secondo luogo la questione delle chiusure
mento che le caratteristiche che rendono ‘te-       possibili richiede una preventiva analisi del
rapeutico’ un colloquio vengono meno, ci si         contesto di lavoro e dei vincoli che pone.
interroga su quali effetti continui a produrre.     La conclusione prevede diversi finali possi-
Le immagini, le parole e la relazione esperiti      bili, che non è possibile affrontare in questa
in qualche modo sono stati integrati, sono          sede, ma che sono importanti da considera-
stati interiorizzati come direbbe qualche af-       re al fine di riflettere sulla responsabilità che
fezionato analitico. Se l’esterno in un certo       il terapeuta ha nel considerare e nell’appro-
tempo era chiaro rispetto il proprio interno,       fondire questo aspetto. Bianciardi e Telfe-
ora questa distinzione viene meno.                  ner (1995) hanno trattato la questione degli
È come se i confini tra ‘interno’ ed ‘esterno’      effetti iatrogeni della terapia introducendo
venissero meno, questo permette di poter            la possibilità che la terapia come possa far
accogliere la conversazione che passa da            bene, possa anche far male. “Diventa molto
un luogo ‘esterno’, in uno spazio esterno e         importante domandarsi se i propri interventi
in un tempo preciso, ad un luogo ‘interno’, in      favoriscano o meno l’evoluzione naturale del
uno spazio privato e in un tempo indefinito.        sistema, se invece la ostacolino, facendo di-
                                                    ventare il clinico colui/colei che interrompe
Alcune considerazioni sulle premesse.               un flusso naturale, rende la situazione immo-
In primo luogo la chiusura della terapia è a        bile e se stesso un dottor-omeostata” (Tel-
tutti gli effetti una mossa della terapia, che      fener, 2002, p. 51). Il circolo vizioso di auto
coinvolge il tema centrale della separazione        validazione - identificato come origine di una
e, quindi, della visione dell’altro come com-       sintomatologia - può mantenersi anche du-
petente, con risorse. Valutarne il senso e          rante una terapia, quando il clinico perde di
l’effetto è possibile solo in sede di catam-        vista la complessità del processo terapeu-
nesi. Quando questa chiusura viene agita,           tico, i tanti livelli di osservazione e di ana-
che sia dai clienti o dai terapeuti, sarebbe        lisi e rimane intrappolato, per esempio, ad
interessante integrare nella propria prassi         un solo livello (del contenuto per esempio),
un tempo, successivo alla chiusura, orien-          dimenticandosi che è il più complesso che
tato alla comprensione che il cliente ha dato       spiega il più semplice.
rispetto al significato attribuito. Daniel Gwin     In terzo luogo il significato della chiusura ed
ha portato esperienze interessanti, in merito,      i modi di gestirla sono strettamente legati
conducendo interviste a clienti e a terapeuti,      al problema del paziente, al modo in cui è
insieme, in cui un terzo terapeuta conversa-        stato definito, al contratto stipulato e al rap-
va con loro riflettendo sulle rispettive visioni    porto terapeutico. Ad esempio, nelle terapie
dei passaggi più critici del lavoro terapeutico     in cui è presente un lutto non elaborato, il
concluso.                                           limite che la chiusura della terapia dà, nel
Sarebbe interessante costruire spazi di ri-         non sentirsi e/o vedersi, tocca vissuti ed
flessione condivisi in cui gli attori della tera-   emozioni legate a storie del passato, ma con

volume 4/2011 |           emozioni “enattive”       		                                         19
un’esperienza che permette di aggiungere          pazienti che non riescano a dare continuità
corde nuove che vanno ad arricchire i suo-        al percorso iniziato introducendo ‘pause’ per
ni preesistenti creandone dei nuovi. Questo       poi tornare a chiedere di continuare il lavoro
tipo di esperienza, elaborata all’interno della   psicoterapico, in tempi successivi, perché,
stanza di terapia, nell’essere agita può di-      ad esempio, diventati più presenti nelle loro
venire un passo ulteriore del lavoro stesso       difficoltà.
di elaborazione. Se i confini che separano
i ‘vivi’ e i ‘morti’, nel mondo ‘reale’, sono     I tempi della relazione
molto chiari, con la chiusura della terapia,      Quando si pone, o si impone, la questione di
i confini diventano meno netti, dove i ‘vivi’     chiudere un percorso terapeutico individuale
fanno compagnia ai ‘morti’ e i ‘morti’ fanno      si aprono diversi possibili scenari legati alle
compagnia ai ‘vivi’.                              diverse motivazioni che possono portare a
E infine: la chiusura è un processo le cui        questa fase.
basi si pongono al momento del contratto e,       Si è ampiamente discusso su come effet-
quindi, il problema se proseguire o chiude-       tuare un colloquio di assessment, sull’im-
re si pone (o si può porre) periodicamente.       portanza dell’aggancio, sulla chiarezza del
Questo aspetto rievoca il tema dei pregiudizi     contratto terapeutico, sul primo colloquio,
del terapeuta e del modello teorico di riferi-    sull’analisi della domanda, addirittura sulle
mento. Rispetto all’approccio psicoanalitico,     prime parole espresse nel colloquio clinico.
in cui l’analista è colui che decide la durata    In modo non altrettanto approfondito è stata
dell’analisi e ha il potere di decidere quando    trattata la chiusura della psicoterapia e sugli
il percorso può dirsi concluso, l’approccio       effetti che questa può avere considerandola
sistemico ha stabilito, al contrario, un nu-      un aspetto terapeutico tanto quanto il per-
mero preciso di sedute in un arco tempo-          corso stesso.
rale definito. Considerato come al terapeuta      Da un punto di vista medico, è stata più vol-
spetti una responsabilità di secondo ordine       te sottolineata l’importanza dell’anamnesi,
(Bertrando, Bianciardi, 2002) e debba moni-       della diagnosi e della prognosi, uno schema
torare l’evoluzione di una coevoluzione (di un    sviluppato già da Platone, padre della medi-
processo che deve considerarsi co-definito)       cina che ha definito uno statuto epistemo-
sapendosi responsabile di una co-respon-          logico stabilendo già nella seconda metà
sabilità (di una responsabilità che condivide     del secolo V e prima del IV secolo a.C. le
con coloro che incontra) (Bianciardi, 2010),      premesse su cui ancora oggi fondano l’agire
ci si chiede se la definizione dei tempi della    clinico. Scarsa attenzione è stata rivolta alla
terapia sia una competenza che spetti solo        catamnesi, in contrapposizione all’anamne-
al terapeuta o se anche il cliente, in quanto     si, con la quale si definisce la biografia clinica
esperto della sua sofferenza, possa anch’es-      del paziente nel periodo successivo ad un
so essere legittimato nel partecipare nella       qualsiasi trattamento terapeutico o, anche,
sua definizione. A volte arrivano pazienti con    ad un semplice accertamento diagnostico
un elevato carico di sofferenza che non sono      considerando come questa serva di control-
sempre pronti a lasciarla andare considerata      lo ai giudizi prognostici formulati e ai metodi
l’utilità e la protezione che, paradossalmen-     terapeutici istituiti.
te, offre nella loro vita. Accade che ci siano    La scarsa attenzione a questo aspetto evo-

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ca una valutazione rispetto quanto questa           spinta naturale alla guarigione, in quanto è
dimensione rimanga un implicito nel quale           stata a lungo influenzata dalla visione pro-
albergano diversi non detti e significati som-      fondamente pessimistica dell’ultimo Freud,
mersi.                                              quello di Analisi terminabile e interminabile
                                                    (1989), secondo la quale ci sono forze inna-
Il problema della chiusura si pone periodi-         te che operano contro la guarigione, in ulti-
camente per il terapeuta, ogni volta che si         ma analisi riconducibili alla pulsione di mor-
profili uno scenario di un certo tipo. Toffanetti   te. In un famoso passo di quest’opera egli
(ibidem) pone l’interrogativo ‘Quando il lavo-      afferma:“L’impressione più importante che
ro è finito?’ parlando sulla conclusione della      si ha delle resistenze nel corso del lavoro
terapia sistemica individuale. Si impongono         analitico è quella di una forza che si oppone
riflessioni su quali premesse si poggiano la        con ogni mezzo alla guarigione, ancorandosi
conclusione di un percorso.                         con determinazione assoluta alla malattia e
La terapia individuale ha storia recente ri-        alla sofferenza”. Eppure in altri passi Freud
spetto alla terapia familiare, se si conside-       riconosce l’esistenza di una spinta interna
ra che solo dal 1990 s’è iniziato a parlare         del paziente a guarire e la sua importanza
di terapia sistemica individuale (Boscolo,          ai fini terapeutici. Ad esempio in Inizio del
Bertrando, 1996) definendo un setting spe-          trattamento (1913) afferma: “Il motore primo
cifico con un numero variabile da una a venti       della terapia è la sofferenza del malato e il
sedute da diluire in due anni di lavoro. La         desiderio di guarigione che ne deriva”. Inol-
definizione di una cornice temporale breve-         tre nel suo pensiero appaiono molti concetti
lunga, “breve in relazione al numero di sedu-       che potremmo vedere come manifestazio-
te, lunga in relazione alla durata complessiva      ni di una spinta interna verso la guarigione,
della terapia” (ibidem, p.60) è da mettere in       a cominciare dall’idea che il rimosso cerca
relazione all’orientamento del terapeuta. Bo-       continuamente di riemergere (nel lapsus, nel
scolo e Bertrando sostengono che “la teoria         sogno, nel transfert, nel sintomo stesso),
che il terapeuta ha riguardo al tempo neces-        idea che è alla base della terapia.
sario perchè la terapia possa arrivare con
successo alla sua conclusione può avere             H. von Foerster (1987) postula la necessi-
un notevole effetto pragmatico nel favorire,        tà di considerare i sistemi osservanti, oltre a
accelerare o ritardare il cambiamento. Tera-        quelli osservati, parlando di “cibernetica dei
peuti orientati verso le terapie brevi tende-       sistemi osservanti”, cioè dei sistemi viventi
ranno a creare un contesto terapeutico che          capaci di guardare se stessi, di osservare le
faciliterà la conclusione della terapia in tempi    proprie osservazioni. L’includere l’osserva-
limitati, mentre terapeuti abituati a terapie di    tore nell’osservazione porta a considerar-
lunga durata tenderanno a creare le premes-         ne il processo di costruzione dell’oggetto e
se per una terapia protratta, e a osservare         la scelta del punto di vista del soggetto: è
segni di “guarigione” solo dopo un lunghissi-       l’osservatore che decide in cosa consiste il
mo periodo di lavoro e innumerevoli sedute”         sistema osservato, che traccia il confine tra
(ibidem, p.61).                                     sistema e ambiente. L’attenzione dell’osser-
Queste parole richiamano come la psicanali-         vazione tra sistema osservante e sistema
si abbia trascurato di valorizzare l’idea di una    osservato, tra sistema osservato e le sue

volume 4/2011 |           emozioni “enattive”       		                                       21
premesse, tra il sistema osservante e le sue       Attualmente l’intervento terapeutico, con
premesse rappresentano gli ambiti privilegiati     l’introduzione del socio-costruzionismo e
verso cui sembrerebbe orientata l’attenzione       dell’approccio narrativo, avviene attraverso
clinica, lasciando sullo sfondo il tema della      l’incontro tra sistemi emotivi di significato
relazione terapeutica e, di conseguenza,           e le narrazioni dei pazienti e dei terapeuti i
della chiusura della relazione terapeutica.        quali, nella conversazione, stimolano la ricer-
Nel contempo i sistemici hanno imparato a          ca di connessioni di un quadro narrativo rap-
riconoscere le emozioni del terapeuta, stem-       presentativo dal punto di vista dei contenuti
perate, in passato, da un’idea di pragmati-        e convincente dal punto di vista emotivo. Il
cità, di strategicità, di neutralità terapeutica   terapeuta è quindi coinvolto nel processo
che rischiavano, se portata ad oltranza, di        terapeutico al pari del paziente, sebbene
tradursi in una inaccettabile etica del di-        le parti siano caratterizzate da competenze
stacco terapeutico. Senza dubbio ascolta-          specificatamente diverse. Ascoltare le emo-
re emozioni evoca emozioni, il terapeuta è         zioni, riconoscerle, osservarle sono aspetti
dunque coinvolto nel processo terapeutico          che solo recentemente entrano nella porta
al pari del paziente, sebbene le parti siano       principale della stanza dello psicoterapeuta
caratterizzate da competenze specificata-          ottenendone una legittimazione.
mente differenti.                                  Il tema della relazione terapeutica è stato af-
Fruggeri, nel 1992, ha iniziato a parlare di       frontato parlando del sé del terapeuta, sem-
emozioni del terapista facendo un’analisi          bra però che parlare di relazione terapeuti-
della letteratura sulla terapia familiare mo-      ca sia una dimensione poco ‘accessibile’.
strando come i riferimenti alle emozioni sia-      Bianciardi ha acceso i riflettori richiamando il
no molto più frequenti di quanto non ci si         sentimento (o estetica) del sacro nell’incon-
aspetterebbe partendo da questa premes-            tro che si instaura tra terapeuta e cliente (Il
sa; e questo vale, abbastanza sorprenden-          sacro nell’incontro con l’altro e Origine della
temente, anche per la letteratura sistemica        soggettività e esperienza del sacro in Ripen-
più esplicitamente impostata ad un approc-         sare Bateson’s Weblog).
cio pragmatico e strategico. Scrive Frugge-
ri (1992): “Le emozioni a cui soprattutto in       Le finestre dell’implicito
passato si è prestata attenzione riguardano        La tesi qui portata evidenzia come la rela-
infatti quasi esclusivamente i membri della        zione terapeutica poggi su un sistema di
famiglia, anche in relazione al fatto che l’in-    premesse e di significati che ancora oggi si
clusione del terapista nel processo terapeu-       ancorano sull’implicito e su aree ‘nascoste’
tico è una acquisizione recente, non soltan-       e ‘sconosciute’. Bateson parlando di sacro,
to nell’approccio sistemico-relazionale; ed        sottolinea che sebbene la verità delle me-
il principale approccio attraverso cui esse        tafore sia diversa dalle verità matematiche,
sono state prese in considerazione è quel-         è proprio tramite le metafore che avviene
lo comunicativo, che esamina le emozioni           la comunicazione nel mondo biologico: “la
stesse come informazioni per il terapista cir-     metafora non è solo una belluria poetica,
ca i pattern interattivi familiari, oppure come    non è logica buona o cattiva, ma è di fatto la
informazioni circa il modo in cui la famiglia      logica su cui è stato costruito il mondo bio-
accoglie gli interventi del terapista”.            logico, è la principale caratteristica e la colla

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organizzativa di questo mondo del processo           e terapeuta sono fianco a fianco e “il lavoro
mentale” (Bateson G, Bateson, M.C., p. 53).          è rivolto alla ricerca di significati che viene
Si può pertanto notare come il riferimento           co-costruito da entrambi in forma narrati-
al sacro indichi per Bateson un percorso di          va. La seconda “agenda” riguarda la rego-
avvicinamento a una dimensione integrale             lazione degli aspetti impliciti della relazione
dell’esperienza non riducibile alla parte co-        tra paziente e terapeuta. Questa definizione
sciente e razionale, ma che contempla an-            include, in larga parte, l’alleanza terapeutica,
che la dimensione inconscia del processo             l’ambiente di sostegno o di holding, l’allean-
primario di percezione e l’emozione esteti-          za di lavoro, la relazione transferale/contro-
ca. Solo combinando insieme tutte queste             transferale e quella “reale”.” (Stern, p. 99).
dimensioni è possibile, a suo avviso, essere         Stern descrive come quest’ultima agenda
sensibili all’unità della biosfera e alla sua bel-   funzioni su registri che si compiono al di fuo-
lezza.                                               ri della consapevolezza e di come sia fon-
                                                     damentale in quanto contestualizza quella
La conclusione della terapia stessa diviene          esplicita, delimitandola e stabilendo di cosa
una parte attiva del percorso terapeutico            si può parlare in essa, “in altre parole, il suo
che richiederebbe un approfondimento sul             grado di libertà” (ibidem, p.99).
tipo di comunicazione intercorsa e sui signi-        Bateson riflette come l’abilità indichi la
ficati sottesi.                                      presenza di ampie componenti inconsce
Toffanetti (ibidem, p.221) scrive: “alla sco-        nell’esecuzione degli atti paragonando l’ar-
perta di una relazione terapeutica sistemica         te ad un esercizio di comunicazione delle
va anche David Pocock con un lavoro che              specie di inconscio, citando Isadora Duncan
titola “I sistemi del cuore” nel quale costrui-      che dice “se potessi dire che cosa signifi-
sce un concetto di ‘feeling self’, che tradur-       ca, non avrei bisogno di danzarlo”. (Manghi,
rei con un Sé emotivo, alla base della sua           2004, p. 81)
riflessione sulla psicoterapia” descrivendolo        E’ difficile esprimere a parole ciò che riesce
come l’incontro di Sé emotivi dei clienti e del      essere espresso solo con la danza, “si tratta
terapeuta (in Flaskas et al., 2005). In questo       proprio del tipo di messaggio che sarebbe
senso, la qualità delle relazioni nella stanza       falsificato se fosse comunicato a parole,
di terapia è profondamente influenzata dalla         perché l’uso delle parole implicherebbe trat-
qualità delle emozioni che vengono sintoniz-         tarsi di un messaggio pienamente conscio e
zate dai partecipanti.                               volontario”, e questo sarebbe semplicemen-
Emerge una responsabilità del terapeuta nel          te non vero (Bateson, 2000, p.176), come
riuscire a cogliere questa dimensione implici-       è difficile tradurre in concetti ciò che riesce
ta e ad aprire un canale comunicativo emoti-         essere espresso solo con l’esperire. Eppu-
vo che avrà autonomia e continuità anche al          re Bateson stesso riflette su come l’abilità
di fuori della stanza di terapia.                    tecnica necessiti di linguaggi e usi che sfug-
Stern nel parlare della situazione clinica par-      gono all’agire consapevole dell’artigiano, “le
la di due “agende”: una “agenda esplicita”           sensazioni e le qualità della tecnica non pos-
che riguarda il contenuto verbale esplicito          sono mai essere espresse a parole, eppure
che emerge nella seduta, definendola an-             la tecnica in sé è conscia”.
che “agenda narrativa”, nella quale paziente         Risulta pertanto difficile e pretenzioso trarre

volume 4/2011 |           emozioni “enattive”        		                                        23
linee che orientino il proprio fare, ma potreb-       all’altro, il non detto è ciò che viene dato per
be invece essere utile portare una maggiore           scontato perché conosciuto o perché dato
consapevolezza sui significati che emergono           per conosciuto (o che si conosce di sé ma
nel proprio fare.                                     che non si vuole mostrare all’altro).
                                                      Nell’ambito dell’implicito, il detto fa parte di
La chiusura di un rapporto richiama il tema           quei territori non conosciuti, che in qualche
della separazione, aspetto che tocca il som-          modo sfuggono, perché il tempo o le situa-
merso delle emozioni più difficili da accoglie-       zioni non ci hanno permesso di esplorarli e
re e da ascoltare, da osservare senza valuta-         viverli, in qualche modo toccando i temi del-
zione, la possibilità di rimanere uno spettato-       la coscienza (e che agli altri magari risultano
re che osserva le emozioni - quali la tristez-
                                                      evidenti): alcuni autori la definirebbero l’area
za, la rabbia, la paura, la curiosità – che si
                                                      cieca. Il non detto tocca invece quelle emo-
alternano sul palcoscenico della coscienza,
                                                      zioni, quei pensieri e quei comportamenti
che rimane lì attento alla loro evoluzione, che
                                                      che risultano molto istintivi e che sfuggono
non fa calare il sipario, non si attacca a nulla
                                                      alla dimensione del controllo e dell’attenzio-
e non respinge nulla.
                                                      ne per sé e per l’altro, che rimane scono-
Il lasciare e l’essere lasciato è spesso ricco
                                                      sciuta.
di agiti e di emozioni circa la propria storia,
ricco di significati connessi con territori più o
meno espliciti.                                       Queste riflessioni riprendono alcune solle-
Sia nei territori espliciti che in quelli impliciti   citazioni tratte dalla finestra di Johari, il cui
sono presenti dei detti e dei non detti (Fig.         modello descrive la consapevolezza rispet-
1). Se per detti, si intendono quei significati,      to alle modalità di comportamento ed alle
quelle emozioni, quelle aspettative che sono          emozioni negli aspetti intrapersonali e inter-
state oggetto di riflessione perché sono sta-         personali rilevando come essi siano inestri-
te espresse con qualche canale comunicati-            cabilmente in relazione.
vo all’interno della relazione terapeutica, più
o meno consapevolmente, per non detti, si             Alcuni brevi cenni descrittivi, rispetto al mo-
intende il sommerso, il non pensato, il non           dello, formato da quattro quadranti della ‘fi-
espresso ma che è più o meno presente alle            nestra’ (Fig. 2) che rappresentano la perso-
porte della coscienza (Luft, 1997). A volte           na, nel suo insieme. La base della divisione
questo può essere detto, perché rilevato e            in quadranti è la consapevolezza del com-
portato quindi davanti alle porte della cono-         portamento, dei sentimenti e delle motiva-
scenza.                                               zioni (Luft, 1997, 1970).

Esplicito Implicito                                                     Conosciuto       Non Conosciuto
Detto Detto                                                             al Sè            al Sè
Non detto Non detto                                   Conosciuto
                                                                        Aperto           Cieco
Fig. 1                                                agli Altri
                                                      Non Conosciuto
                                                                        Nascosto         Sconosciuto
Nell’ambito dell’esplicito, mentre il detto è         agli Altri
ciò che viene espresso e comunicato a sé o            Fig. 2 - La Finestra di Johari

24		                                                  volume 4/2011 |                emozioni “enattive”
Nell’Area aperta, l’area dell’attività libera,     Con l’introduzione della seconda ciberneti-
rientrano i comportamenti, le emozioni e le        ca, è stato inserito anche l’osservatore nel
interazioni conosciute al sé e agli altri. È una   sistema di osservazione come parte inte-
finestra aperta sul mondo, incluso il sé.          grante del processo terapeutico.
L’Area Cieca rappresenta quella parte di           L’osservatore mantiene una doppia posizio-
sé che sfugge, che è legata all’inconsape-         ne, interna ed esterna alla relazione e viene
volezza. Sono quelle emozioni, pensieri e          stimolato dalla situazione stessa a riflettere
comportamenti che risultano molto istintivi e      sulle operazioni che mette in atto nel pro-
che sfuggono alla dimensione del controllo         cesso del conoscere.
e dell’attenzione ma che agli altri risultano      Rispetto questo processo, sono diversi i li-
evidenti.                                          velli del nostro conoscere che si estrinseca-
L’Area Nascosta è quell’area che si conosce        no sui terreni dell’implicito e dell’esplicito nei
di sé ma che non si vuole mostrare all’altro.      quali l’osservatore prova a districarsi rispetto
Nell’Area Sconosciuta rientrano le parti di sé     al proprio sapere e al proprio sentire (Fig.3).
che non sono consapevoli a sé e agli altri.
Area in cui, nell’incontro con l’altro, avviene     Conoscere Esplicito            Implicito
un contagio emozionale in cui nessuno dei
                                                    Esplicito   So di sapere       So di non sapere
due è consapevole. Per esempio, quando si
                                                    Implicito   Non so di sapere   Non so di non sapere
incontra una persona che non si conosce, si
                                                   Fig. 3
ha una sensazione di familiarità o di attrazio-
ne. Questo perché queste parti che entrano         Le finestre conoscitive con cui noi osser-
in contatto e comunicano senza la nostra           viamo il mondo relazionale di cui facciamo
consapevolezza.                                    parte sono finestre che non sempre risultano
E’ possibile approfondire poi le matrici           accessibili e chiedono di essere approfon-
dell’interazione tra due persone, come l’in-       dite considerata l’influenza che hanno nel
terazione con l’altro modifichi, in modo re-       contribuire al nostro modo di sentire e leg-
ciproco, l’apertura o la chiusura di queste        gere ‘la realtà’ di cui facciamo parte.
aree, e la sua applicabilità è orientata anche     Quasi sempre il proprio sapere si muove co-
ai gruppi come unità, considerando come i          noscendo le proprie idee e valutando l’altro in
gruppi hanno proprietà di insieme come gli         base ad alcuni parametri che sono coerenti
individui.                                         con i modelli di riferimento cui ci rifacciamo.
Il modello esplicativo rimanda con semplici-       È un sapere che si forma su quello che l’al-
tà ed immediatezza l’idea di come i rapporti       tro ci offre, decodificandolo, attribuendo si-
interpersonali, come i gruppi, si basino su        gnificati ai comportamenti, collegando idee,
canali comunicativi che solo in minima parte       pensando e provando sensazioni.
sono conosciuti a sé e agli altri, mentre in       Altri livelli influenzano la finalità cosciente.
gran parte la comunicazione e la relazione         Telfener (2006), da un punto di vista clinico,
sono influenzate da aspetti inconsapevoli,         ha descritto i diversi livelli nella pratica psi-
non consci e inconsci. Stern stesso (ibidem,       coterapica:
p.96) ha descritto come ‘il conoscere impli-       - il sapere di sapere, inteso come la capa-
cito sia “non conscio”, ma non “rimosso”’.         cità riflessiva che porta a rintracciare il per-

volume 4/2011 |          emozioni “enattive”       		                                             25
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