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EMILIA ROMAGNA dinamica dei flussi di lavoro dipendente nel 2016 e inizio 2017 e alcuni dati di sintesi sul mercato del lavoro regionale Agosto 2017
INDICE Biennio 2015-2016 - Dati di sintesi sui flussi occupazionali del lavoro dipendente (SILER) Biennio 2015-2016 - Principali evidenze dalla Rilevazione ISTAT sulle forze di lavoro Dati di sintesi per il 1° trimestre 2017 (ISTAT, SILER, INPS) Principali evidenze sui lavoratori dipendenti privati extra agricoli in Italia e in Emilia Romagna: alcuni dati di sintesi del XVI Rapporto INPS 2017 2
Biennio 2015-2016 Dati di sintesi sui flussi occupazionali del lavoro dipendente (SILER) Universo di riferimento: lavoro dipendente, compresa la Pubblica Amministrazione Unità di analisi: contratti di lavoro (o posizioni lavorative) tra una persona fisica e un’unità produttiva (impresa o istituzione), che prevede lo svolgimento di una prestazione lavorativa a fronte di un compenso (retribuzione) Comunicazioni obbligatorie (CO): comunicazioni che tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, devono obbligatoriamente trasmettere ai servizi competenti in caso di attivazione, proroga, trasformazione e cessazione di rapporti di lavoro subordinato, associato, di tirocini e di altre esperienze professionali previste dalla normativa vigente Flussi: misurazione degli eventi intervenuti in un intervallo di tempo (ad esempio le attivazioni e le cessazioni dei contratti di lavoro). Ogni contratto vale «uno», a prescindere dalla sua tipologia e durata (a tempo determinato, a tempo indeterminato, lavoro somministrato, apprendistato). 3
Lavoro dipendente in Emilia Romagna Quadro di insieme per il 2015-2016 In Emilia-Romagna come a livello nazionale, nel 2016 si è concluso un primo ciclo di grandi mutamenti delle condizioni del mercato del lavoro. Com’è noto, nel biennio 2015-2016 in regione si è assistito ad una crescita molto significativa delle posizioni lavorative dipendenti, un processo da ascriversi in gran parte ai contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti introdotti dal Jobs Act e favoriti in maniera determinante dalla decontribuzione inscritta nelle Leggi di stabilità 2015 e 2016. Nel biennio 2015-2015 a livello regionale, nel complesso, si sono recuperate 76.366 posizioni lavorative dipendenti. Saldo delle posizioni di lavoro dipendenti (avviamenti – cessazioni) Fonte: elaborazione su dati SILER 4
Posizioni lavorative dipendenti recuperate dal 2008 Grazie alla dinamica positiva dell’ultimo biennio, il saldo complessivo tra avviamenti e cessazioni relativo agli anni 2008-2016 risulta positivo per un ammontare superiore alle 16 mila posizioni di lavoro dipendente. I dati dei flussi di lavoro dipendente basati sulle Comunicazioni Obbligatorie del SILER confermano il trend indicato da ISTAT a partire dalla Rilevazione sulla forze di lavoro. Tot. Avviamenti 2008-2016: 6.801.297 Numero indice delle posizioni lavorative Tot. Cessazioni 2008-2016: 6.785.033 dipendenti in regione Saldo aggregato 2008-2016: 16.264 (base 31 dicembre 2007 = 0) Fonte: elaborazione su dati SILER 5
Dinamica del tempo indeterminato periodo 2015-2016 Delle 76.366 posizioni lavorative dipendenti recuperate nel biennio 2015-2016, ben 72.853 (ossia il 95,4% del totale) sono a tempo indeterminato. Si tratta di una crescita del lavoro dipendente a tempo indeterminato che non ha termini di confronto, a cui hanno contribuito sia la riforma del lavoro (Jobs Act) che lo stimolo generalizzato della decontribuzione per le assunzioni che però, a partire dal 2017, non potrà più esercitarsi su una platea così estesa. Saldo delle posizioni di lavoro dipendenti per tipologia contrattuale (avviamenti – cessazioni) 6 Fonte: elaborazione su dati SILER
Effetto degli incentivi fiscali per il tempo indeterminato Tra i contratti a tempo indeterminato attivati e trasformati dai datori di lavoro privati dell’Emilia Romagna, nel biennio 2015/2016, sulla base dei dati dell’Osservatorio sul precariato dell’INPS risulta che sono state circa 102 mila le assunzioni a tempo indeterminato instaurate con la fruizione dell'esonero contributivo L.190/2014 e L. 208/2015, a cui si aggiungono circa 64 mila trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine instaurate con la fruizione dell’incentivo. Assunzioni a tempo indeterminato e trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine instaurate dai datori di lavoro privati dell’Emilia Romagna con la fruizione dell'esonero contributivo L.190/2014 e L.208/2015 7 Fonte: elaborazione su dati INPS, Osservatorio del precariato
I settori di attività economica A livello settoriale, la crescita del lavoro dipendente avvenuta nel mercato del lavoro regionale nel 2016 è dipesa da un incremento di 13.712 posizioni dipendenti delle Altre attività di servizi, voce sotto la quale ricadono servizi strategici per le imprese. In crescita, di 9.233 unità, le posizioni dipendenti nell’area del terziario commerciale (Commercio, Alberghi e ristoranti), favorite anche dalla ripresa dei consumi e del miglioramento delle aspettative delle famiglie. Per il secondo anno consecutivo è risultato positivo il saldo anche per l’Industria in senso stretto, le cui posizioni lavorative sono cresciute di 7.239 unità (16.950 unità nel biennio). Le Costruzioni, dopo un lieve aumento delle posizioni lavorative nel 2015, fa segnare nuovamente un saldo negativo nel 2016 Saldo delle posizioni di lavoro dipendenti per attività economica (avviamenti – cessazioni) Fonte: elaborazione su dati SILER 8
Biennio 2015-2016 Principali evidenze dalla Rilevazione ISTAT sulle forze di lavoro Universo di riferimento: Classificazione della popolazione residente per condizione professionale Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: a) hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; b) hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; c) sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). Disoccupati (o persone in cerca di occupazione): comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che: a) hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; b) oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro. 9
Dinamica occupazione regionale Recuperati livelli pre-crisi La ripresa degli occupati dipendenti è confermata dalle stime ISTAT sulle forze di lavoro: il dato medio annuo regionale è passato da 1,439 milioni di occupati nel 2014 a 1,492 milioni nel 2016, con una variazione positiva del 3,7%. Includendo anche gli occupati indipendenti, lievemente aumentati nel medesimo periodo (+0,6%), tra il 2014 e il 2016 l’occupazione complessiva in Emilia Romagna è cresciuta di oltre 55,6 mila unità circa (pari ad una variazione del 2,9%), passando da 1,911 milioni di occupati nel 2014 a 1,967 milioni nel 2016, superando per la prima volta dall’inizio della crisi il livello occupazionale del 2008, con 17,5 mila occupati circa in più. Numero di occupati in regione (valori in migliaia e var. % annua) 10 Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Dinamica disoccupazione regionale Come rilevato dall’indagine ISTAT nel 2016 si è anche consolidata la riduzione della disoccupazione: fra il 2015 ed il 2016, i disoccupati in regione sono passati da 160,9 mila a 146,8 mila unità (con 14,1 mila disoccupati in meno), mentre il tasso di disoccupazione generale è calato dal 7,7% del 2015 al 6,9% del 2016. Numero di persone in cerca di occupazione (valori in migliaia e var. % annua) 11 Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Dinamica disoccupazione femminile In contrazione anche il tasso di disoccupazione femminile (dal 9,1% al 8,0%) Tasso di disoccupazione femminile (valore %) 12 Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Dinamica disoccupazione giovanile Diminuisce significativamente il tasso di disoccupazione riferito ai giovani di 15-29 anni (ossia quella di riferimento per il programma Garanzia Giovani), che cala dal 21,3% del 2015 al 16,7% del 2016 Tasso di disoccupazione giovanile (valore %) 13 Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Dati di sintesi per il 1° trimestre 2017 Fonti utilizzate: Rilevazione trimestrale sulla forze di lavoro ISTAT: numero occupati, persone in cerca di occupazione e relativi tassi. Comunicazioni Obbligatorie del SILER: attivazioni, cessazioni e saldo delle posizioni di lavoro dipendente. Osservatorio statistico sulla Cassa Integrazione Guadagni dell’INPS: numero di ore autorizzate di cassa integrazione. 14
Mercato del lavoro regionale dati di sintesi per il 1° trimestre 2017 I dati trimestrali rilasciati da ISTAT evidenziano che nel primo trimestre 2017 l’occupazione regionale è ulteriormente cresciuta del 2,4% rispetto ad un anno prima, mentre il tasso di disoccupazione è risultato in calo di 1,3 punti percentuali. Nella media degli ultimi dodici mesi (aprile 2016-marzo 2017), il tasso di disoccupazione regionale è ulteriormente calato al 6,6%, un valore inferiore sia rispetto al Veneto (6,7%), che alla Lombardia (7,2%). I dati elaborati a partire dalle Comunicazioni Obbligatorie trasmesse dai datori di lavoro ai Centri per l’impiego dell’Emilia Romagna confermano che nei primi tre mesi dell’anno le posizioni lavorative alle dipendenze sono aumentate. Al netto dei fenomeni di stagionalità, nel primo trimestre 2017 il volume delle assunzioni è stato di 212.049 unità, sopravanzando quello delle cessazioni dei rapporti di lavoro (204.180), determinando quindi una positiva variazione congiunturale assoluta delle posizioni lavorative dipendenti, pari a 7.869 unità. Come era fisiologico, con la cessazione degli incentivi generalizzati per le assunzioni a tempo indeterminato, c’è stata una battuta di arresto del lavoro a tempo indeterminato, a livello regionale come nel Paese. Dopo l’aumento rilevato nel 2016 per quanto riguarda il monte ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni, nel primo trimestre dell’anno c’è stata una inversione di tendenza. In regione le ore autorizzate di CIG sono state circa 9,5 milioni, in calo di oltre 3,7 milioni rispetto ai primi tre mesi del 2016 (-28,4%).
Principali evidenze sui lavoratori dipendenti privati extra agricoli in Italia e in Emilia Romagna dati di sintesi del XVI Rapporto INPS 2017 Universo di riferimento: lavoro dipendente del settore privato, con l’esclusione dell’agricoltura. Unità di analisi: dipendenti privati extra-agricoli; giornate retribuite dal datore di lavoro (non sono conteggiate le giornate integrate da Inps per cassa integrazione, malattia o altro); eventi di assunzione, trasformazione, cessazione (alias contratti di lavoro) 16
Caratteristiche dei lavoratori dipendenti privati extra-agricoli Nel 2016 sono 1.330.617 i lavoratori dipendenti privati extra-agricoli in Emilia-Romagna, il 9,1% circa del totale nazionale. Quote % sul totale Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
Dipendenti e giornate retribuite nel settore privato extra-agricolo A livello nazionale alla crescita complessiva delle giornate retribuite (+3,8%) ha concorso sia l’allargamento della base occupazionale (+1,5%) sia l’allungamento medio delle giornate retribuite (+2,3%). In Emilia Romagna, un contributo maggiore alla crescita delle giornate retribuite (+3,6%) è venuto dall’ampliamento del perimetro del lavoro dipendente (+2,4%). * Il riferimento alle giornate retribuite va inteso come “giornate retribuite dal datore di lavoro”. Non sono dunque conteggiate le giornate “integrate” da Inps per cassa integrazione, malattia o altro. Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
Tassi di worker turnover in Italia nel settore privato extra-agricolo Nel 2016 la movimentazione nel mercato del lavoro si è ridotta o, meglio, è ritornata sul livello “tradizionale” del mercato del lavoro italiano. Tutto questo è ben sintetizzato dall’andamento del tasso di worker turnover (WT), calcolato come rapporto, per ciascun anno, tra il numero di lavoratori “movimentati” - cioè interessati da uno o più eventi di assunzione o cessazione - e la popolazione totale di dipendenti impiegati (per qualsivoglia durata) e quindi “esposti” alla possibilità di movimentazione. Emerge evidente il dato anomalo del 2015, con un WT prossimo al 40%, superiore di circa 5 punti ai valori degli anni precedenti e successivi attestati sempre attorno al 35-36%. Si apprezza inoltre la netta differenza, in termini di mobilità, tra italiani e stranieri: per questi ultimi il WT risulta sempre superiore al 50%, toccando comunque nel 2015 il livello più elevato. Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
ALCUNE NOTE SUGLI EFFETTI DEL JOBS ACT E DELLA DECONTRIBUZIONE Il Rapporto annuale 2017 dell’INPS fornisce alcuni primi dati sugli effetti del Job Act e della decontribuzione sui tassi di sopravvivenza dei rapporti di lavoro e la dinamica dei licenziamenti, aspetti che sono al centro del dibattito fin dalla fase di elaborazione della riforma del mercato del lavoro. Una prima domanda a cui l’INPS cerca di dare una risposta, sebbene ancora parziale, è se ‘i rapporti di lavoro attivati anche grazie alla decontribuzione sono risultati effimeri e se questi abbiano veramente determinato solo una transitoria “bolla” occupazionale’. Per avvicinarsi ad una risposta documentata l’INPS ha quantificato i tassi di sopravvivenza dei rapporti di lavoro attivati o trasformati nel 2015 in Italia, comparandoli con i corrispondenti tassi di sopravvivenza dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato attivati nel 2014. Una seconda domanda è legata alla dinamica dei licenziamenti, che dopo una contrazione nel 2015 sul 2014, ha visto un aumento nel corso del 2016. Da cosa può dipendere tale crescita? Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
Tassi di sopravvivenza dei contratti a tempo indeterminato a livello nazionale I tassi di sopravvivenza dei rapporti di lavoro attivati nel 2015, osservati sia a 12 che a 18 mesi risultano sempre maggiori rispetto a quelli attivati nel 2014, tanto nelle piccole quanto nelle grandi imprese. Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
Dinamica del numero di licenziamenti nel 2016 Nel 2016 in Emilia Romagna i licenziamenti di dipendenti a tempo indeterminato sono stati poco più di 41 mila (il 6% del totale nazionale). Rispetto al 2015 sono cresciuti del 6,7% (2.572 licenziamenti in più), ma il livello del 2016 si mantiene al di sotto del 2014. L’aumento dei licenziamenti registrato nel 2016 fa seguito alla diminuzione avvenuta nel 2015. Questi andamenti riflettono la circostanza specifica dell’ampio (accelerato) ricorso sul finire del 2014, da parte delle imprese più grandi, ai licenziamenti collettivi per consentire ai lavoratori over 50 di poter ancora usufruire del triennio di lista di mobilità, prima dell’entrata in vigore, il 1 gennaio 2015, della norma della l. 92/2012 che ha ridotto ad un massimo di 24 mesi la durata dell’indennità di mobilità. Questi dati, e i loro trend, devono essere contestualizzati alla luce dell’andamento dell’occupazione complessiva e, in particolare, della numerosità degli esposti al rischio licenziamento. Questo è possibile attraverso il tasso di licenziamento. Nel 2016 il tasso in Emilia Romagna si colloca al 3,9%, in leggera crescita rispetto al 2015, ma al di sotto del dato 2014 e del livello nazionale. * Si considerano i licenziamenti (eventi), non i licenziati (che sono in numero inferiore perché nel corso del medesimo anno possono essere stati licenziati due o più volte). Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
Licenziamenti e dimissioni per via telematica Come si evince dai dati pubblicati da INPS per il solo livello nazionale, i tassi di licenziamento sono più elevati nelle piccole imprese, interessano maggiormente i lavoratori giovani, sono decisamente maggiori nelle regioni del Sud. Questi dati consentono di individuare anche una precisa indicazione su quanto accaduto nel 2016. Registriamo infatti che la variazione più significativa del tasso di licenziamento ha riguardato i dipendenti nati in Paesi extracomunitari: per i quali il tasso di licenziamento è salito dal 7,4% del 2015 all’11,2% del 2016 a seguito di un incremento dei licenziamenti che ha sfiorato il 50%. Per i nati in Italia il tasso di licenziamento è rimasto fermo al 5,2% e la variazione dei licenziamenti è risultata praticamente nulla (+0,1%). Come si spiega questa crescita differenziale dei licenziamenti, improvvisamente così marcata per gli stranieri? La “rottura” nel confronto con il 2015 avviene per gli stranieri a marzo, in netta coincidenza con l’introduzione per legge dell’obbligato di comunicare telematicamente le dimissioni. Ciò ha comportato modifiche sia nelle prassi di comunicazione relative alle conseguenze di alcune fattispecie come la non presentazione al lavoro sia, per gli stranieri (imprenditori e lavoratori), nuovi adempimenti burocratici almeno inizialmente ritenuti troppo complessi e “aggirati” con il licenziamento, divenuto (o percepito) tutto d’un tratto più semplice delle dimissioni. Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
Licenziamenti e art. 18 Statuto Lavoratori Oltre all’introduzione delle dimissioni on line, altri interventi normativi possono aver influito sulla dinamica del tasso di licenziamento sia congiunturalmente sia strutturalmente? L’interrogativo è riferito alle conseguenze derivanti dalle norme varate con il Jobs Act, in particolare con l’introduzione, il 7 marzo 2015, del contratto a tutele crescenti e il superamento, per le imprese con più di 15 dipendenti, della ‘tutela reale’ prevista dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Una prima evidenza può essere tratta confrontando i tassi di licenziamento di tre gruppi di lavoratori: 1) assunti/trasformati tra marzo e dicembre 2014 (pre-decontribuzione e pre-Jobs Act); 2) assunti/trasformati tra gennaio e febbraio 2015 (post-decontribuzione ma pre-Jobs Act); 3) assunti/trasformati tra marzo e dicembre 2015 (post-decontribuzione e post-Jobs Act). I tassi di licenziamento osservati in ogni caso non risultano più alti per i rapporti attivati nel 2015 dopo il 7 marzo e regolati dal regime delle tutele crescenti. Anche confrontando i soli rapporti di lavoro senza i requisiti per accedere all’esonero contributivo (per depurare del possibile effetto di riduzione della probabilità di cessazione generato dalla presenza dell’incentivo) si osserva, una contrazione, non un incremento dei tassi di licenziamento. Fonte: XVI RAPPORTO ANNUALE INPS (2017)
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