E' PICCOLO NON CAPISCE - Cristiana Pessina NPI, Psicoterapeuta Domus Laetitiae Cossato, 5 marzo 2016

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E' PICCOLO NON CAPISCE - Cristiana Pessina NPI, Psicoterapeuta Domus Laetitiae Cossato, 5 marzo 2016
E’ PICCOLO…
NON CAPISCE

   Cristiana Pessina
  NPI, Psicoterapeuta
    Domus Laetitiae

    Cossato, 5 marzo 2016
E' PICCOLO NON CAPISCE - Cristiana Pessina NPI, Psicoterapeuta Domus Laetitiae Cossato, 5 marzo 2016
MITI da SFATARE
   e' piccolo, non capisce
   non ricorda
   non ci pensa
   se glielo dico è peggio
   glielo dirò quando sarà più grande
   per ora gli dico un'altra cosa
   non può saperlo, ne parlavamo senza di lui
E' PICCOLO NON CAPISCE - Cristiana Pessina NPI, Psicoterapeuta Domus Laetitiae Cossato, 5 marzo 2016
E' PICCOLO NON CAPISCE - Cristiana Pessina NPI, Psicoterapeuta Domus Laetitiae Cossato, 5 marzo 2016
E’ piccolo, non capisce
                               Un po’ di fisiologia:
   Intrautero
   Dalla nascita
   Dai 2 anni comprensione degli stati d'animo
    altrui l'adulto che dà senso' alle esperienze del
    bambino= NON lasciarlo solo e senza mezzi adeguati ad affrontare un
    evento più grande di lui

   Parlare = dare al bambino la possibilità di
    padroneggiare (NOMINARE PER
    DOMINARE!!)
   Parlare = permettere di parlare!! = dare voce a
    emozioni, paure, cognizioni negative ecc ecc
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Comunicazione intrauterina
La mamma comunica con il feto i suoi pensieri e i
  suoi stati d'animo, attraverso gli ormoni associati
  alle emozioni che passano la placenta
Lo stress della mamma le fa produrre cortisolo
  che agisce sul feto
             «I bambini anche nella vita intrauterina
             sentono e sanno più di quello che si crede
             possibile. Nella unione perfetta e profonda
             dei nove mesi, sembra impossibile per la
             mamma tenere qualcosa nascosto al suo
             piccolo.» “ BRUNELLA GASPERINI, PSICOLOGA
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Dalla nascita
Il bambino ha percezioni già molto raffinate

            Da “neonato passivo” a “neonato competente”
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Da studi recenti è emerso che i bimbi già a tre
 mesi sono in grado di percepire le emozioni
 degli adulti e non solo di mamma e papà!
Il team ha utilizzato la risonanza magnetica per ‘fotografare’ le
   reazioni cerebrali di un gruppo di neonati, che reagivano ad alcune
   registrazioni di suoni emozionali, come una risata, un pianto, ma
   anche rumori di fondo, come l’acqua che scorre o dei giocattoli.
Si è visto così che la corteccia temporale viene attivata nel caso delle
   voci umane: la stessa area che si ‘accende’ negli adulti. La regione
   del cervello limbico ha risposto con forza a suoni negativi o tristi,
   ma non distingue tra quelli neutri e quelli felici. (Declan Murphy del
   King’s College di Londra)
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Hoffman, M. (1982). Development of prosocial
 motivation: empathy and guilt. In N. Eisenberg (Ed.),
 The development of prosocial behavior (pp. 281-314).
 New York: Academic Press.
Hutman, T., & Dapretto, M. (2009). The emergence of
 empathy during infancy. Cognition, Brain, Behavior: An
 Interdisciplinary Journal, 13(4), 367-390.
Zahn-Waxler C., Radke-Yarrow M., Wagner E., and
  Chapman M. (1990). The development of concern for
  others. Child Development 63: 126–136.
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Al di là dei silenzi … e delle parole
La muscolatura nel linguaggio non
            verbale
Linguaggio non verbale
capace di empatia

Filmato 4
http://www.progettoasilonido.org/index.php/teoria-e-pratica-al-nido/vita-al-nido/bambini-al-nido/88-
    empatia-tra-bambini-al-nido-implicazioni-per-l-educatrice

Negli asili nido, in particolare nella sezione lattanti, alle educatrici capita di
  assistere a una sorta di pianto “contagioso”: iniziano uno o due bambini e ben
  presto piangono anche gli altri. A volte succede anche il contrario: alcuni
  bambini piangono e, dopo averne calmato uno, gli altri smettono.
  In questi casi, spesso le educatrici parlano di “imitazione” per spiegare il
  fenomeno. Questa però non sembra essere una spiegazione sufficiente, ma
  un’etichetta spiccia che toglie importanza al fenomeno e non considera le
  emozioni dei bambini in gioco.
  Infatti, i bambini non stavano imitando, ma provando una sorta di empatia
  (vedi ad esempio Hutman & Dapretto, 2009).
  Una dimostrazione di empatia, ben nota alle educatrici, è ad esempio quando
  alcuni bambini (già deambulanti) cercano di consolare un bambino che
  piange portandogli un oggetto particolare (giocattolo, ciuccio, ecc) per
  distrarlo, o avvicinandosi a lui e guardandolo per tentare di capire cosa
  succede, o avvicinandosi all’educatrice.
Le ‘buone ragioni’
   gen agisce per proteggere il bambino*                       ma il rovescio della
    medaglia sono tradimento e sfiducia generati dal silenzio

        Ma davvero ‘buone’??
   gen ha le proprie emozioni /reazioni
   emozioni e reazioni passano attraverso parole ma
    soprattutto NON VERBALE
   i silenzi sono comunicazioni e sono altrettanto
    accompagnati da non verbale
CONSEGUENZE
   in mancanza di spiegazioni/informazioni
    CONGRUE il bambino si dà le proprie
    spiegazioni (siamo per definizione esseri
    significanti)
   L'attribuzione di significato dei bambini è quasi
    sempre distorta e peggiore /auto-
    colpevolizzante o comunque auto-centrata
COSA E’ DIFFICILE DIRE
   Come faccio a dirglielo?
   Come reagirà?
   Negare la realtà = il bambino non può fidarsi
    delle proprie percezioni (la sua 'bussola' va in
    tilt!)
   Modello di gestione delle difficoltà
Un catalogo di argomenti difficili
   Malattia
       di un membro della famiglia
       del bambino stesso
   Morte
    -suicidio
   Separazione
   Incidenti
   Notizie TV
Le sbiruline di Emily
diabete
Alzheimer
Tumori
Tumori
Alcuni genitori evitano di parlare del cancro per il desiderio di
proteggere i propri figli, ma i segreti sono difficili da mantenere. La
ricerca ha anche dimostrato che i bambini a conoscenza della
malattia di un proprio caro presentano livelli di ansia inferiori a
quelli dei bambini lasciati all’oscuro. I bambini sono osservatori e
spesso sospettano qualcosa di negativo, persino se la persona
malata non è un genitore, bensì un amico o un nonno. Ciò genera
una tensione che i bambini percepiscono. Se i bambini sospettano
la presenza di un problema serio di cui non gli avete parlato, essi
tireranno le loro conclusioni. Spesso la loro fantasia è peggiore
della realtà. http://languages.cancercouncil.com.au/it/
http://languages.cancercouncil.com.au/it/

Parlare con i vostri figli del cancro offrirà loro la
 possibilità di confidarvi come si sentono e li farà
 sentire liberi di formulare domande. A volte i
 bambini si aprono con adulti che non sono i loro
 genitori. Essi potrebbero assumersi la colpa di
 opprimere il genitore malato o di averlo fatto
 ammalare e potrebbero confidarlo a qualcun
 altro, un insegnante, un patrigno o una
 matrigna. In qualità di genitori, è importante
 incoraggiare i propri figli a confidare i loro
 pensieri e sentimenti a voi o a qualcuno di cui vi
 potete fidare.
La morte di una persona cara
COSA SAPERE
Le fasi del lavoro del lutto individuate da Bowlby :
• torpore, la prima risposta ad un abbandono,
  caratterizzata da chiusura emozionale e negazione della
  realtà;
• desiderio, ricerca, collera, durante la quale inizia la
  ricerca mentale disperata della persona perduta, col
  tentativo mentale di riaverla e di riunirsi a questa. Il
  pianto e la stessa collera sarebbero manifestazioni
  comportamentali volte ad attirare l'attenzione della
  persona perduta;
• Disperazione;
• Riorganizzazione
Evoluzione della consapevolezza
             della morte
Fino a 6 anni: il bambino può pensare che sia
  reversibile: Quando torna il nonno dalla morte?
Sono generalmente abituati a guardare
 cartoni animati in cui il protagonista viene
 fatto scoppiare in mille pezzi, viene
 schiacciato o cade in un burrone, ma dopo
 poco ricompare miracolosamente vivo e
 pronto per nuove avventure.

www.educazione-emotiva.it/bambino-morte.htm
Quando tuttavia la morte li interessa da
 vicino, vivono intensamente la perdita,
 vivono intensamente il dolore perché sono
 già in grado di capire che cosa sia la
 sofferenza.
I bambini intorno ai 5 anni si mostrano
  spesso incuriositi dagli aspetti fisici e
  biologici della morte.
www.educazione-emotiva.it/bambino-morte.htm
Essere informato dell’inevitabilità
 dell’evento prima che accada gli permette
 inoltre di avere a disposizione del tempo
 prezioso da trascorrere con la persona che
 sta per morire, per chiarirsi o risolvere
 qualsiasi cosa sia rimasta sospesa. Dà
 infine al bambino la possibilità di salutare
 la persona prima che muoia.

www.educazione-emotiva.it/bambino-morte.htm
COME DIRLO

   Mezzi: adeguati!! Es ma. c. e tumore al seno...
       linguaggio e durata del discorso adeguati
   Favole
   Favole – libretti ad hoc
   Con il proprio esempio
   Se possibile, parlarne prima con qualcuno con
    cui cfr su cosa si vorrebbe dire al bambino
Dilemmi
nascondere o condividere il proprio
 dolore?
nascondere è impossibile,
ma bisognerebbe cercare di evitare
 manifestazioni estreme (soprattutto con i bi. più
 piccoli, che si spaventano)
condividere consente ai bambini di imparare sulle
  emozioni, su come manifestarle, su come
  verbalizzarle, e di esprimerle a loro volta
«sono tanto triste perchè papà è morto e quando
  si è tristi si piange» (legittimazione)
Cosa NON fare
   Mentire/Nascondere
       “Papà è in viaggio d'affari”
       usare parole che il bambino può fraintendere:
        scomparso, spirato, addormentato per sempre.
        Invece: il suo corpo non funziona più, il cuore non
        batte più ecc.
COSA NON DIRE in caso di morte
   si è ammalato ed è morto
   si è addormentato per sempre
   è in cielo
   è partito per un lungo viaggio

 “La nonna è andata in Paradiso” o “Il papà è andato in cielo” sono
 entrambe espressioni difficili da capire per un bambino che ha
 appena visto una persona essere seppellita sotto terra.
 “La nonna è andata all’ospedale ed è morta” è un’espressione che
può provocare ansia per gli ospedali e l’idea che se qualcuno ci va poi
muore.
E’ meglio dire al bambino che la mamma è
morta perché il suo corpo ha smesso di
funzionare bene piuttosto che dirgli che la
mamma è morta perché Dio l’ha voluta con
sé in cielo
I bambini e i rituali del lutto
   funerale ? Sì
   cimitero? Dipende
   preparare un disegno per
     ricordare un bel momento con …
   normalizzare le reazioni
Favola lutto
“Sta facendo qualcosa di strano, questo merlo. Non si muove!”
  esclama Ranocchio. “Sta dormendo”, gli spiega Porcello. In
  quell’istante, piomba Anatra. “Che sta succedendo?” chiede,
  agitata. “Sssst… fai piano, sta dormendo”, bisbiglia Ranocchio.
  Arriva anche Lepre, s’inginocchia accanto all’uccello e sospira:
  “È morto”. “Morto?” balbetta Ranocchio. “Cosa vuol dire?”
Così, nella dolce fiaba “Ranocchio e il merlo”, quattro amici
  affrontano con naturalezza l’idea della morte, reagendo ad essa
  ognuno con la propria modalità: Ranocchio nega, Porcello la
  confonde con il sonno, Anatra si agita pensando ad una
  malattia, mentre Lepre prende atto dell’accaduto ed inizia ad
  elaborarlo.
www.emdr.it
il peggio del peggio: suicidio
il compito sembra impossibile
Iniziare dopo che ci si è confrontati con qualcuno con cui
   condividere ciò che si vuole dire
Con i bambini piccoli non nominare da principio il suicidio_
  “papà è morto”
le preoccupazioni dei bi piccoli sono su perchè/chi si
   occuperà di me/morirà anche la mamma?: affrontare qs
   direttamente
se bo chiede come: “si è suicidato, che vuole dire che si è
  ucciso”
perchè:”aveva una malattia che lo rendeva troppo triste e
  confuso e non sapeva come chiedere aiuto
SUICIDIO
              come si possono sentire i bambini se qualcuno a cui vogliono bene si suicida

ABBANDONATO, NON AMATO
COLPEVOLE
    •   se gli avessi voluto più bene,

    •   Se mi fossi comportato meglio

    •   Se non gli avessi augurato di morire

PAURA di MORIRE o che ALTRI CARI MUOIANO

TRISTE
IN IMBARAZZATO di fronte alle persone; all’idea di tornare a scuola.

CONFUSO o DISTACCATO
ARRABBIATO con la persona morte, con gli altri, con tutti
SOLO

NEGANTE: come se nulla fosse successo
V. Filmato Genitori bestia (depressione gen e separazione) al sito:
http://www.stateofmind.it/2015/04/genitori-bestia-separazione/
Aiutare i bambini nelle reazioni
  iniziali
Tornare a routine
                                   Dopo l’11 settembre bambini
Aiuto per il proprio trauma
                                    dai 2 anni e mezzo hanno
Pericolo: ciclo del silenzio:       imparato a collegare aerei a
  comunicare che si può parlare     impatto con edifici, anche
  dell’evento, delle sue e delle
  proprie reazioni,                 se i gen pensavano che non
                                    fossero stati esposti
Non tenere conferenze,              all’evento
Ascoltare                          Talking to Children About Terrorism and Armed Conflict

                                   Winter/Spring 2002, Vol. 7, No. 1 Judith A. Myers-Walls
Evitare fraintendimenti :
  “hijacker” and “kayaker.
Perdita lavoro
Parlare non immediatamente, ma nemmeno
 aspettare troppo (radar)
Linguaggio adatto all'età
Sotto i 5 aa il radar dei bambini è il più potente
 possibile : bisogno di rassicurazioni realistiche
MAI in una sola volta: il discorso non può che
 essere l'inizio di un percorso
Cercare di mantenere un senso di normalità. Routine
Cercare di coinvolgere i bambini nel fare qualcosa di utile (chiudere l’acqua,
   spegnere la luce, senza però caricarli di responsabilità
L’ULTIMA SFIDA
E comunque io ho qualcosa che tu non hai...Era il peggiore insulto che si potesse fare a
   Eric.
Impossibile, ho più Transformer di te, più...
Non parlo di questo: io ho una mamma e poi tre papà
All'asilo cadde il silenzio. tutti si girarono verso Sebastien […] E. restò congelato in
    mezzo alla stanza. I suoi amichetti lo guardavano sperando in una risposta vincente.
    Ma non gli veniva in mente niente di fronte al trio d'assi di S. […] L'umiliazione era
    troppo grande: si mise a piangere e a urlare. […]
S. aveva molto esitato prima di fare le sua dichiarazione […]Aveva fatto finta di dormire
   durante il riposino per potere riflettere. Nella sua testa di bambino c'era una
   contraddizione evidente. si potevano avere due mamma e due papà , come sua
   cugina Karine quando i suoi genitori si erano separati, questo lo capiva bene. Ma la
   sua situazione particolare lo metteva a disagio: come spiegare, in effetti, che Jean-
   Marc non era una mamma? I suoi discorsi con mamma e con JM non avevano per
   nulla risolto il suo problema: gli avevano risposto con delle cose troppo complicate
   che sospettava fossero solo belle parole per nascondere qualcosa di più profondo di
   cui non erano capaci di parlare. Aveva colto molto bene il loro disagio
ma anche questo non riusciva a spiegarselo. C'erano dunque delle cose
  di cui era impossibile parlare? E quali?
Solo pensando all'evidente superiorità che avrebbe avuto su Eric si era
  deciso a dire tutto, e aveva avuto ragione. Tornò nel suo gruppo più
  alto di una spanna e rosso di piacere.
Ma il colpo di grazia non gli venne da uno dei suoi 'nemici', ma da una
  delle sue più devote alleate, Marie-Eve Quintal, di solito così discreta,
  che lo guardava sempre con ammirazione e a cui poteva fare ciò che
  voleva. La bambina gli disse, senza sollevare lo sguardo dal proprio
  disegno, e con un tono perfettamente neutro, come se la cosa fosse
  del tutto normale: “Beh, io ho un papà e tre mamme”. Tutta la classe
  al gran completo, Eric compreso, esplose :” OHH, Beata te!!!”

Da “ Il cuore a nudo” di Michel Tremblay, Ed. Playground
Ci sono cose da non dire?

I bambini non devono essere i confidenti dei loro
genitori
Filastrocca per la morte del nonno

  di Bruno Tognolini Questa poesia proviene da: Filastrocca per la morte del nonno di Bruno Tognolini - Filastrocche di Bruno Tognolini - Poesie.reportonline.it
             http://www.poesie.reportonline.it/filastrocche-di-bruno-tognolini/filastrocca-per-la-morte-del-nonno-di-bruno-tognolini.html#ixzz41TcuBOWw

Caro nonno, son passati tanti giorni

ho aspettato e ho capito che non torni

ti hanno messo come un seme in un bell'orto

ho guardato e ho capito che sei morto

vorrei farti ritornare, ma non posso

nel mio cuore il dolore ha fatto un fosso

in quel fosso come un seme ti ho sepolto

e per innaffiarti bene ho pianto molto

è venuta primavera e sei fiorito

quando il pianto dei miei occhi era finito

ora e’ maggio e oramai non piango più

nel giardino son fioriti i gigli blu

e io ancora non ti vedo, però ora so perchè

non ti vedo perchè sei dentro di me
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