Documento Unico di Programmazione 2017 2019 - COMUNE DI SANT' ANGELO IN VADO PROVINCIA DI PESARO E URBINO - Comune ...

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COMUNE DI SANT’ ANGELO IN VADO
                                        PROVINCIA DI PESARO E URBINO

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                               2017 – 2019
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COMUNE DI SANT’ ANGELO IN VADO
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                    Sezione Strategica

                                               2017 – 2021

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LINEE PROGRAMMATICHE DI MANDATO, POLITICHE DI MANDATO, VALORI

In questa sezione si riportano, in sintesi, le linee programmatiche di mandato approvate con D.C.C. 34
del 10.08.2015 come riferimento della programmazione futura che l’Ente intende portare a compimento.

         LINEE PROGRAMMATICHE RELATIVE ALLE AZIONI E AI PROGETTI DA
             REALIZZARE NEL CORSO DEL MANDATO AMMINISTRATIVO
                               ANNI 2015/2020

                                         Allegato “A” alla deliberazione di Consiglio comunale n. 34 del 10 agosto 2015

Elenco delle linee programmatiche di mandato:

1.   DIRITTO AL LAVORO E ALL’OCCUPAZIONE:

2.   ZONA ARTIGIANALE: MULTIFUNZIONALITÀ E NUOVO PIANO DI SVILUPPO:

3.   CENTRO COMMERCIALE NATURALE:

4.   STARTUP: AGEVOLAZIONI AVVIO ATTIVITÀ:

5.   PORTALE WEB:

6.   UFFICIO DI RIFERIMENTO PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E DI SERVIZI:

7.   SICUREZZA CITTADINA E VIDEOSORVEGLIANZA:

8.   POLITICHE GIOVANILI:

9.   SPORT E POLO DEL TEMPO LIBERO:

10. ATTIVITA’ RICREATIVE E RAPPORTI CON L’ORATORIO:

11. BORSE DI STUDIO PER TESI SU SANT’ANGELO IN VADO:

12. WI-FI LIBERO:

13. CULTURA - AMBIENTE - TURISMO:

14. DECORO, ARREDO URBANO E IGIENE DEL CENTRO ABITATO:

15. PIANO DEL VERDE:

16. RIQUALIFICAZIONE AREA VIVAIO:

17. RILANCIO E POTENZIAMENTO DELLE ATTIVITA’ DEL CENTRO SPERIMENTALE PER LA TARTUFICULTURA:

18. RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE:

19. VALORIZZAZIONE DELLA CASCATA DEL SASSO:

20. CENTRO STUDI MONTANO:

21. PALAZZO DEL GUSTO:

22. ZONA DOMUS: “IL GIARDINO DELLE DELIZIE”:

23. CREAZIONE E PROMOZIONE DEL PRODOTTO TURISTICO “SANT’ANGELO IN VADO”:

24. SEGNALETICA TURISTICA NELLE STRADE STATALI:

25. RETE SENTIERISTICA:

26. TARTUFO (E NON SOLO) TUTTO L’ANNO:

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27. RETE DEI SERVIZI SOCIALI, SCOLASTICI E SERVIZI SANITARI:

28.   FONDO COMUNALE STRAORDINARIO DI SOLIDARIETA:

29. SPORTELLO DI ORIENTAMENTO SOCIALE:

30. INIZIATIVA “DIAMOCI UNA MANO”:

31. ORTI DIDATTICI NELLE SCUOLE:

32. CENTRO DEL RECUPERO “UNA SECONDA POSSIBILITA”:

33. AGRICOLTURA E ALIMENTAZIONE:

34. URBANISTICA E OPERE PUBBLICHE

35. REALIZZAZIONE DEL POLO SCOLASTICO:

36. TEATRO ZUCCARI:

37. ADEGUAMENTO PALAZZO DELLA RAGIONE IN “CASA DELLE ASSOCIAZIONI”:

38. COMPLESSO DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI:

39. EDIFICIO EX TIRO A SEGNO E STAZIONE DEI PULLMAN:

40. VIABILITÀ:

41. CIMITERO DEL CAPOLUOGO:

42. EFFICIENTAMENTO ENERGETICO LUOGHI PUBBLICI

43. POLITICHE ABITATIVE ED EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

44. ORGANIZZAZIONE COMUNALE:

45. BILANCIO E SPENDING REVIEW COMUNALE:

46. BILANCI COMMENTATI:

47. SUSSIDIARIETA’ NELL’OFFERTA DEI SERVIZI:

48. PROTEZIONE CIVILE:

49. TRASPARENZA E DIGITALIZZAZIONE:

50. CONSIGLIO COMUNALE DEI RAGAZZI:

51. REFERENDUM COMUNALE:

52. BOLLETTINO TRIMESTRALE E NEWSLETTER:

53. CITTADINANZA DIGITALE E PIANO DI INFORMATIZZAZIONE:

54. SERVIZIO DI CONSEGNA FARMACI A DOMICILIO:

55. ASSISTENZA AI MALATI ONCOLOGICI:

56. SERVIZIO TERMALE DI MACERATA FELTRIA

Quelli sopra meglio elencati, sono i punti salienti del nostro amministrare. Si tratta di linee programmatiche di governo che
possono essere letti nella delibera di approvazione sopra citata.

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1. ANALISI DELLE CONDIZIONI ESTERNE

Questa sezione si propone di definire il quadro strategico di riferimento all’interno del quale si nserisce
l’azione di governo della nostra amministrazione.
Questa attività deve essere necessariamente svolta prendendo in considerazione:
a) lo scenario nazionale ed internazionale per i riflessi che esso ha, in particolare dapprima con il
Documento di Economia e Finanza (DEF) e poi con la legge di Stabilità sul comparto degli enti locali e
quindi anche sul nostro ente;
b) lo scenario regionale al fine di analizzare i riflessi della programmazione regionale sul nostro ente;
c) lo scenario locale, inteso come analisi del contesto socio-economico e di quello finanziario dell’ente,
in cui si inserisce la nostra azione.
Partendo da queste premesse, la seguente parte del documento espone le principali scelte che
caratterizzano il programma dell’amministrazione da realizzare nel corso del mandato amministrativo e
che hanno un impatto di medio e lungo periodo, le politiche di mandato che l’ente vuole sviluppare nel
raggiungimento delle proprie finalità istituzionali e nel governo delle proprie funzioni fondamentali e gli
indirizzi generali di programmazione, sempre riferiti al periodo di mandato.

1.1 La legislazione europea

1.1.1 Patto di stabilita e crescita europea, fiscal compact e pareggio di bilancio

Con la stipula nel 1992 del Trattato di Maastricht la Comunità Europea ha gettato le basi per consentire,
in un contesto stabile, la nascita dell’EURO e il passaggio da una unione economica ad una monetaria
(1° gennaio 1999). La Convergenza degli stati verso il perseguimento di politiche rigorose in ambito
monetario e fiscale era (ed è tuttora) considerata condizione essenziale per limitare il rischio di
instabilità della nuova moneta unica. In quest'ottica, venivano fissati i due principali parametri di
politica fiscale al rispetto dei quali era vincolata l'adesione all'unione monetaria.

L’articolo 104 del Trattato prevede che gli stati membri debbano mantenere il proprio bilancio in una
situazione di sostanziale pareggio evitando disavanzi pubblici eccessivi (comma 1) e che il livello del
debito pubblico deve essere consolidato entro un determinato valore di riferimento. Tali parametri,
definiti periodicamente, prevedono:

a) un deficit pubblico non superiore al 3% del Pil;

b) un debito pubblico non superiore al 60% del Pil e comunque tendente al rientro;

L’esplodere nel 2010 della crisi della finanza pubblica e il baratro di un default a cui molti stati si sono
avvicinati (Irlanda, Spagna, Portogallo, Grecia e Italia) hanno fatto emergere tutta la fragilità delle
regole previste dal patto di stabilità e crescita europeo in assenza di una comune politica fiscale. E’
maturata di conseguenza la consapevolezza della necessità di giungere ad un “nuovo patto di bilancio”,
preludio di un possibile avvio di una Unione di bilancio e fiscale. Il 2 marzo 2012 il Consiglio europeo
ha firmato il cosiddetto Fiscal Compact (Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance
nell’unione economica e monetaria)3, tendente a “potenziare il coordinamento delle loro politiche
economiche e a migliorare la governance della zona euro, sostenendo in tal modo il conseguimento
degli obiettivi dell'Unione europea in materia di crescita sostenibile, occupazione, competitività e
coesione sociale”. Il fiscal compact, entrato ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2013 prevede:

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- l’inserimento del pareggio di bilancio (cioè un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite) di ciascuno
  Stato in«disposizioni vincolanti e di natura permanente – preferibilmente costituzionale» (in Italia è
  stato inserito nella Costituzione con una modifica all’articolo 81 approvata nell’aprile del 2012);

- il vincolo dello 0,5 di deficit “strutturale” – quindi non legato a emergenze – rispetto al PIL;
- l’obbligo di mantenere al massimo al 3 per cento il rapporto tra deficit e PIL, già previsto da
  Maastricht;
- per i paesi con un rapporto tra debito e PIL superiore al 60 per cento previsto da Maastricht, l’obbligo
  di ridurre il rapporto di almeno 1/20esimo all’anno, per raggiungere quel rapporto considerato “sano”
  del 60 per cento.
I vincoli di bilancio derivanti dalle regole del patto di stabilità e crescita ed i conseguenti
condizionamenti alle politiche economiche e finanziarie degli stati membri sono da tempo messi sotto
accusa perché ritenuti inadeguati a far ripartire l’economia e a ridare slancio ai consumi, in un periodo di
crisi economica mondiale come quello attuale, che – esplosa nel 2008 – interessa ancora molti paesi
europei, in particolare l’Italia. Sotto questo punto di vista è positiva la chiusura – avvenuta a maggio del
2013 - della procedura di infrazione per deficit eccessivo aperta per lo sforamento – nel 2009 - del tetto
del 3% sul PIL, sforamento imposto dalle misure urgenti per sostenere l’economia e le famiglie
all’indomani dello scoppio della crisi. La chiusura della procedura di infrazione ha consentito all’Italia
maggiori margini di spesa, che hanno portato ad un allentamento del patto di stabilità interno, finalizzato
soprattutto a smaltire i debiti pregressi maturati dalle pubbliche amministrazioni verso i privati. La ri-
espansione della spesa pubblica e l’andamento del PIL al di sotto delle aspettative di crescita riavvicina
pericolosamente l’Italia al tetto del 3%, rendendo concreto il rischio di manovre correttive per il rispetto
dei parametri europei.

Il Consiglio Europeo, il 5 marzo 2014, in occasione dell’esame del Programma nazionale di riforma
2014 presentato dal Governo italiano, ricorda come ancora “l'Italia presenta s uilibri macroeconomici
eccessi i c e ric iedono un monitoraggio s eci ico e un azione olitica decisa. n articolare il
  ersistere di un debito ubblico ele ato associato a una com etiti it esterna debole entrambi
ascrivibili al protrarsi di una crescita iacca della rodutti it e ulteriormente acuiti dai ersistenti
pessimi risultati di crescita, richiedono attenzione e un'azione politica risoluta”.

Un giusto equilibrio tra il rigore e la crescita è sicuramente la chiave di svolta di questa situazione, che
tuttavia stenta a trovare una sua composizione nell’ambito della politica europea. All’indomani del
rinnovo degli organi rappresentativi europei disposto dalle elezioni del 25 maggio 2014 e
dell’insediamento dell’Italia alla guida del semestre europeo (1° luglio – 31 dicembre 2014), l’Italia,
attraverso il Presidente del Consiglio dei Ministri, ha richiesto maggiore flessibilità sull’attuazione delle
misure di rigore dei conti pubblici e di convergenza verso gli obiettivi strutturali (deficit-debito), a
fronte di riforme strutturali che da tempo la stessa Unione Europea ci chiede. Già il Ministro
dell’economia e delle finanze Padoan nella sua lettera alla Commissione europea del 16 aprile scorso,
annunciava che l'Italia avrebbe rallentato il passo del risanamento di bilancio, con lo slittamento di un
anno dell'obiettivo del pareggio "strutturale". Padoan scriveva che l'Italia avrebbe raggiunto il pareggio
nel 2016, non nel 2015 come concordato in precedenza.

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1.1.2 Raccomandazioni UE all’Italia
Il 14 luglio 2015 il Consiglio ECOFIN ha approvato in via definitiva, nell'ambito della procedura del
semestre europeo, le raccomandazioni specifiche per ciascun Paese dell'UE, in esito all'esame dei
rispettivi piani nazionali di riforma e programmi di stabilità, presentati nello scorso aprile.

Spetta ora agli Stati membri metterle in atto nell'elaborazione dei bilanci nazionali e delle politiche
pubbliche correlate per il 2016.

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1.1.3 Europa 2020 e fondi europei 2014-2020 obiettivo strategico dell’Amministrazione

Nel 2010 l’Unione Europea ha elaborato “Europa 2020”, una strategia decennale per la crescita che non
mira soltanto a uscire dalla crisi che continua ad affliggere l'economia di molti paesi, ma vuole anche
colmare le lacune del nostro modello di crescita e creare le condizioni per un diverso tipo di sviluppo
economico, più intelligente, sostenibile e solidale. Cinque sono le strategie e gli obiettivi di EU2020, da
realizzare entro la fine del decennio. Riguardano l'occupazione, l'istruzione, la ricerca e l'innovazione,
l'integrazione sociale e la riduzione della povertà, il clima e l'energia.

La strategia comporta anche sette iniziative prioritarie che tracciano un quadro entro il quale l'UE e i
governi nazionali sostengono reciprocamente i loro sforzi per realizzare le priorità di Europa 2020, quali
l'innovazione, l'economia digitale, l'occupazione, i giovani, la politica industriale, la povertà e l'uso
efficiente delle risorse.

L'Unione Europea fornisce finanziamenti e sovvenzioni per un'ampia gamma di progetti e programmi
nei settori più diversi (istruzione, salute, tutela dei consumatori, protezione dell'ambiente, aiuti
umanitari). Tali fondi rappresentano la principale fonte di investimenti a livello di UE per aiutare gli
Stati membri a ripristinare e incrementare la crescita e assicurare una ripresa che porti occupazione,
garantendo al contempo lo sviluppo sostenibile, in linea con gli obiettivi di Europa 2020. Cinque sono i
fondi gestiti dall’UE:

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• Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR);

• Fondo sociale europeo (FSE);

• Fondo di coesione;

• Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)

• Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).

 Dovrà essere posta attenzione alla programmazione dei fondi per il settennato 2014-2020. Nonostante
la difficoltà dimostrata dall’Italia e dalle regioni a spendere i fondi europei 2007-2013, i finanziamenti
comunitari rappresentano una imperdibile occasione per reperire le risorse necessarie per la
realizzazione di progetto interventi, iniziative per il territorio.

Diventa indispensabile, al fine di concretizzare l’obbiettivo strategico di utilizzo di tali risorse, che il
comune dia corso ad ogni iniziativa utile per dotarsi di struttura idonea per l’analisi, studio e
progettazione, anche a livello sovracomunale, per presentare tempestivamente i progetti e le richieste di
finanziamento sui relativi bandi, recuperando quei tempi che sono stata causa di mancato utilizzo.

2.1 OBIETTIVI INDIVIDUATI DAL GOVERNO NAZIONALE

Il Documento di Economia e Finanza varato dal Consiglio dei Ministri l'8 aprile, rappresenta un quadro
macroeconomico caratterizzato da un maggior deficit di bilancio. Il Governo intende azionare la leva del
deficit per spingere la crescita: "Il Governo ritiene inopportuno e controproducente adottare una
intonazione più restrittiva di politica di bilancio in considerazione di diversi fatti ", tra cui "i concreti
rischi di deflazione e stagnazione, riconducibili al contesto internazionale, l'insufficiente coordinamento
delle politiche fiscali nell'Eurozona"e "gli effetti perversi di manovre eccessivamente restrittive, che
potrebbero finire per peggiorare, anziché migliorare il percorso di aggiustamento del rapporto debito
/PIL".

La politica strutturale di aggiustamento del debito, quindi, prosegue perché per il Governo non è
ovviamente messa in discussione la riduzione dell'indebitamento, quanto nominale e strutturale, quanto
la velocità di aggiustamento, che nelle attuali condizioni economiche è preferibile mantenere più lenta di
quanto prescritto.

I cardini della politica economica del governo:

- Finanza pubblica sotto controllo: conti in ordine, debito in costante riduzione, rispetto del Patto di
stabilità se pur in un percorso che vede slittare di un anno il raggiungimento del pareggio di bilancio
(dal 2018 al 2019), anche se le regole UE prevedono di ridurre il deficit strutturale dello 0,5% l'anno
fino al conseguimento dell'obiettivo di medio termine.

- Riforme strutturali: l'elenco delle riforme comprende la pubblica amministrazione, la competitività, il
mercato del lavoro, la giustizia, l'istruzione, al pari della politica fiscale, della revisione della spesa e
della finanza per la crescita.

- Investimenti: per anni questa componente fondamentale del bilancio non ha potuto crescere come
avrebbe dovuto a causa di una politica fortemente restrittiva. L'obiettivo è quello di passare da un
rapporto investimenti/PIL del 16,5% a un valore intorno al 20%.

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Variabili fondamentali:

- PIL
- debito
- deficit

Obiettivo del Governo:

- provare a spuntare anche per il 2017 margini di flessibilità: obiettivo minimo è l'1% del PIL , in tal
modo il deficit del 2017 salirebbe dall'1,1% al 2,1%. Obiettivo massimo è spingere il deficit attorno al
2.5% del PIL . Nel primo caso la flessibilità sarebbe diretta a neutralizzare l'aumento dell'IVA e delle
accise (15,4 miliardi), nel secondo caso si aprirebbero spazi per finanziare di circa 5 miliardi il taglio
delle tasse;

- limitare il più possibile la revisione al ribasso delle stime sul Pil è "la finanza per la crescita". Gli
interventi che saranno inseriti in un apposito decreto legge in arrivo probabilmente prima dell'estate
avranno un impatto sulla crescita di 0,2 punti percentuali.

IL PIL
Per il 2016 la crescita del PIL, formalmente stimato a 1, 6% lo scorso autunno, è rivista al ribasso:
+1,2% nel corrente anno mentre per il 2017 la stima passa dall'1,6% all'1,4% e si attesta intorno al
+1,5% nel 2018.
La spinta alla crescita dello 0,2% nel breve periodo e dell'1% nel lungo è garantita dalla nuove misure in
arrivo di finanza per la crescita (decreto previsto prima dell'estate).
Il taglio tuttavia non dovrebbe provocare un aumento del rapporto deficit/pil, rispetto al 2,4 % del 2016,
anche se questo ultimo saldo è ancora oggetto di attenzione da parte della Commissione Europea,
impegnata a valutare gli spazi di flessibilità da concedere all'Italia.
La previsione del Pil nominale (quello che tiene conto dell'inflazione) è intorno al 2% a partire dal 2016
per arrivare a una quota non troppo distante dal 3% nel 2018 e 2019.

PIL
2016

2015)
2016(DEF 2016) 2017 2018 2019
IL DEBITO

Il debito è in aumento ininterrotto da otto anni: il governo punta a ridurlo al 132,4% rispetto al 132,6%
del 2015. Secondo le previsioni dell'autunno scorso, il rapporto debito/pil avrebbe dovuto scendere al
131,4% mentre la Commissione UE ha stimato che dovrebbe fermarsi al 132,4% nel 2016 . E' un
rapporto che scende più lentamente del previsto: nel 2017 al 130,9% e nel 2018 al 128%.

DEBITO PUBBLICO MISURATO SUL PIL
2015 2016

2016
(D
EF 2016) 2017 2018 2019

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Di contro c'è da registrare che l'indebitamento degli enti territoriali scende a ritmi rapidi ed il debito
residuo agli inizi del 2015 è pari ai livelli fatti registrare nel 2004: merito dell'inasprimento delle regole
di finanza pubblica che hanno migliorato sicuramente gli equilibri di bilancio, ma hanno tagliato
drasticamente spazio agli investimenti.

IL DEFICIT
AUMENTO DEL DEFICIT NOMINALE PREVISTO NEI TENDENZIALI ALL'1,1% VERSO L'1,8%

Il ricorso alla flessibilità, che si propone anche per il 2017, comporta una stima del rapporto deficit/pil
che risulta superiore di quasi un punto dell'obiettivo dell'1,1%: si arriva infatti ad un rapporto deficit/pil
del 2,3% nel 2016 che si attesterà all'1,8% nel 2017, lo 0,7% in più rispetto, appunto, all'obiettivo
dell'1,1% dello scorso autunno, garantendo di fatto altri 11 miliardi di flessibilità.
Il rapporto deficit-pil scenderà allo 0,9 nel 2018., mentre il 2019 è l'anno del raggiungimento del
pareggio di bilancio.
L'obiettivo del 2,3 % del 2016 sarà centrato con un aggiustamento amministrativo dello 0,1 % del PIL
utilizzando le maggiori entrate della collaborazione volontaria con il contribuente per il rientro dei
capitali dall'estero e senza ricorrere a manovre correttive.
Il Governo giustifica l'aumento del deficit programmatico 2017 dall'1,1% all'1,8% (differenza che vale
11 miliardi, rispetto ai 16 già utilizzati nel 2016), con l'utilizzo pieno delle clausole di flessibilità e con
le circostanze eccezionali quali il deterioramento globale della crescita e l'inflazione. Non poteva essere
altrimenti, visto che la flessibilità è stata già invocata dal Governo per l'anno in corso per un importo
pari allo 0,8 del PIL e quindi è stato gioco forza individuare altri percorsi come il ricorso alle
circostanze eccezionali testé citate.

INDEBITAMENTO NETTO MISURATO SUL PIL
2015 2016

E                                                                                                         F
2015
Il saldo strutturale di bilancio o pareggio di bilancio
Secondo la nuova legislazione nazionale, che prende le mosse dalla revisione dei regolamenti europei
attuata a ottobre 2011 con l'approvazione del cosiddetto Six Pack, l'equilibrio di bilancio si ottiene
qualora il saldo strutturale, corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum, si attesti al livello
dell'Obiettivo di Medio Periodo (Medium Term Objective - MTO). L'Obiettivo di Medio Periodo è un
saldo di bilancio definito in termini strutturali, ossia al netto del ciclo economico e dei fattori
temporanei, specifico per ciascun paese dell'UE. Questo dipende dal tasso di crescita potenziale di
medio/lungo periodo, dal livello corrente del rapporto debito/PIL e dall'ammontare del valore attuale
delle passività implicite dovute alle spese connesse con l'invecchiamento della popolazione.
Per l'Italia, l'MTO coincide con un saldo strutturale in pareggio.
Il saldo di bilancio corretto per il ciclo, o saldo strutturale, è l'indicatore che esprime la situazione dei
conti pubblici coerente con il prodotto potenziale dell'economia, ossia al netto della componente ciclica
e delle misure di bilancio una tantum .
Sulla base delle ultime stime del DEF, il saldo strutturale di bilancio migliorerebbe dal -1,2% del 2016
all'-1,1% del PIL nel 2017 e al -0,8 % nel 2018 fino al -0,2% nel 2019.
Il pareggio di bilancio, per la terza volta, slitta di un anno, dal 2018 al 2019.

Inflazione
Per Bruxelles quest'anno l'inflazione non supererà lo 0.3%, target ben lontano dal quel 2% cui sta
tendendo la BCE con la sua politica monetaria espansiva.
Le stime forniscono un valore pari all'1,3% nel prossimo anno e all'1,6 nel 2018.

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La strategia di politica economica punta su un ritmo di inflazione più sostenuto: per arrivare al target
dell'1,3% nel 2017 rispetto allo 0,2% del 2016, si punta sulla capacità di spesa delle famiglie con
ricadute sugli investimenti.
Il Governo in tal modo scommette sull'effetto di stimolo alla domanda interna derivante dal mancato
aumento dell'IVA, oltre che dalla riforme strutturali e dalla ripresa degli investimenti.

Aree di intervento di interesse degli enti territoriali
Catasto: la revisione degli estimi catastali è citata nel crono programma delle riforme inserito nel
Def. Oggetto di riforma da attuare nel 2016-2018 saranno in particolare le complesse operazioni di
allineamento delle basi dati, con l'obiettivo di unificare le informazioni cartografiche, censuarie e di
pubblicità immobiliare.
Agenda Digitale: l'attuazione dell'Agenda digitale sarà agevolata dall'approvazione del Decreto
legislativo che modifica il Codice dell'amministrazione digitale, previsto dalla legge delega di riforma
della PA, per promuovere e rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale. Il nuovo Codice
dell'amministrazione digitale garantirà: l'accesso ai servizi onlinecon una sola identità digitale; il
domicilio digitale per ricevere ogni comunicazione da parte delle pubbliche amministrazioni; standard
minimi di qualità dei servizi online.
Procedimento amministrativo: semplificazione e accelerazione dei procedimenti amministrativi;
Personale del pubblico impiego: riforma della dirigenza pubblica;
Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale;
Riordino delle norme della disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche.

2.1.1 LA PROSSIMA LEGGE DI STABILITA'

Consolidamento delle disposizioni sul pareggio di bilancio, modifica delle regole per il trasferimento di
risorse ai comuni, blocco degli incrementi dei tributi locali, modifica alle disposizioni dettate per i piani
di riequilibrio, fissazione al 28 febbraio (prorogato al 31/03 con il milleproroghe) del termine per
l’adozione dei bilanci preventivi 2017, destinazione di risorse per consentire l’avvio della contrattazione
collettiva nazionale per i dipendenti pubblici, introduzione di nuovi fondi di investimento, rafforzamento
dei vincoli al ricorso alle convenzioni Consip: sono queste le principali disposizioni per gli enti locali
contenute nella legge di bilancio 2017.

LE DISPOSIZIONI TRIBUTARIE
Con il comma 42 viene prorogato per tutto il 2017 il blocco degli aumenti delle tariffe dei tributi e delle
addizionali regionali e locali e viene nel contempo confermata la maggiorazione TASI introdotta
nell’anno 2016.

LE DISPOSIZIONI FINANZIARIE
E’ disposta dal comma 43 la proroga al 31/12/2017 la possibilità di dare corso ad anticipazioni di
tesoreria nel tetto di 5/12 (in luogo dei 3/12 ordinari) delle entrate correnti.
Con i commi 433 e dal 437 al 439 sono istituiti 2 fondi per il finanziamento degli enti locali: interventi
di saldo netto da finanziare (1.992,4 milioni) ed interventi per gli enti territoriali (969,6 milioni dal 2017
al 2026).
I comuni possono riformulare il piano finanziario pluriennale e quello triennale di copertura del
disavanzo (commi da 434 a 436); viene disposta anche la modifica delle condizioni per l’adozione delle
misure di riequilibrio in caso di accesso al Fondo di rotazione con riferimento al taglio delle spese per le
prestazioni di servizi ed a quelle correnti per trasferimenti.
I comuni possono (commi da 440 a 443) utilizzare senza vincoli di destinazione le risorse che derivano
dalla     rinegoziazione      dei     mutui,      disponendone     anche        nell’esercizio    provvisorio.
Per il comma 444 le riduzioni del fondo sperimentale di riequilibrio e del fondo perequativo sono
determinate con decreto del Ministero dell’Interno previa intesa in Conferenza Stato, città ed autonomie
locali. Vengono disciplinate con i commi da 446 a 452 le regole per la costituzione e ripartizione del
Fondo di solidarietà comunale, che dal 2017 è quantificato in 6.197,2 milioni di cui 2.768,8 provenienti
dall’Imu. Questo fondo sarà ripartito in modo crescente con criteri perequativi.

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Con i commi 460 e 461 si dispone che dal 2018 i proventi derivanti dai titoli ablativi edilizi e dalle
sanzioni per le violazioni edilizie siano destinati in via esclusiva e permanente a opere di
urbanizzazione, risanamento edilizio, interventi antisismici etc.
Con i commi da 463 a 484 sono dettate le nuove regole per il pareggio di bilancio, con l’abrogazione di
quelle in vigore per il 2016. Esse costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza
pubblica: gli enti locali devono conseguire, sia in fase previsionale che di rendiconto, un saldo non
negativo, in termini di competenza, tra le entrate finali e le spese finali.
Sono dettate, in analogia a quanto previsto in precedenza per il mancato rispetto del patto, sanzioni per
le amministrazioni inadempienti: riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio o del fondo di
solidarietà comunale da recuperare nel triennio successivo con rate costanti in misura pari all’importo
corrispondente allo scostamento registrato; nell’anno successivo l’ente non può impegnare spese
correnti in misura superiore all’importo dei corrispondenti impegni effettuati nell’anno precedente
ridotti dell'1%; sempre nell’anno l’ente non può ricorrere all’indebitamento per gli investimenti; ancora
nell’anno successivo divieto di effettuare assunzioni di personale a qualunque titolo; nell’anno
successivo versamento da parte del sindaco, del presidente e della giunta del 30% della indennità di
funzione. I commi da 485 a 501 e da 506 a 508 assegnano ai comuni spazi finanziari per il triennio
2017-2019 nel limite complessivo di 700 milioni annui, di cui 300 milioni di euro destinati ad interventi
di edilizia scolastica.

PUBBLICO IMPIEGO
Con i commi 364 e 365 vengono stanziati 1920,8 milioni per il 2017 e 2633 dal 2018 per i rinnovi
contrattuali e le assunzioni nelle PA statali. Il comma 367 stabilisce che, con uno specifico Decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, saranno fissati i tetti per gli aumenti contrattuali del personale
pubblico non statale (comuni, regioni, Asl etc).
Il comma 368 proroga al 31/12/2017 la validità delle graduatorie dei concorsi vigenti al 31/8/2013, data
di entrata in vigore del DL 101/2013.
Si deve inoltre sottolineare che le novità in materia pensionistica si applicano anche ai dipendenti
pubblici.

ALTRE DISPOSIZIONI
Tra i finanziamenti previsti si ricordano i seguenti: attivazione del Fondo per infrastrutture e la difesa
del suolo; realizzazione di ciclovie turistiche, Fondo per impianti sportivi, interventi per la ricostruzione
post sisma, decoro delle scuole, Fondo per attuazione del Piano nazionale per le città, Piano della
mobilità sostenibile ed il Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie
I commi da 413 a 423 prevedono la introduzione di nuovi modelli per l’acquisto unitario di beni da parte
delle amministrazioni statali ed il rafforzamento dei vincoli di acquisto centralizzato di prodotti e servizi
informatici e dell’obbligo di ricorso alle convenzioni Consip,
Il successivo comma 424 sposta al 2018 l’obbligo di dare corso al programma biennale degli acquisti di
beni e servizi da parte degli enti locali, con inserimento dello stesso nel DUP.

Tra le numerose misure in materia sociale si riscontrano l’aumento delle risorse del Fondo per la lotta
alla povertà ed alla esclusione sociale, la nuova disciplina del Fondo sociale, la introduzione di un
buono per il pagamento delle rette per la frequenza ad asili nido.

Per il comma 456 i comuni possono istituire consorzi per la gestione associata dei servizi sociali, in
deroga alla norma sulla soppressione dei Consorzi di funzione.

Per quanto riguarda le gare d’ambito per il servizio di distribuzione del gas naturale è stabilito che il
gestore uscente è tenuto al pagamento del canone di concessione fino alla data di decorrenza del nuovo
affidamento (comma 453).

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3.1 OBIETTIVI INDIVIDUATI DAL GOVERNO REGIONALE

3.1. Gli obiettivi della Regione Marche

Ancora non disponibile per il triennio di riferimento, il Documento di Economia e Finanza Regionale
(DEFR) costituisce la declinazione regionale del DEF nazionale e concorre al perseguimento degli
obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale, in coerenza con le procedure e i criteri stabiliti
dall’Unione europea e ne condivide le conseguenti responsabilità.
Il DEFR è coerente con la normativa che negli ultimi anni ha riorganizzato la finanza pubblica italiana
nella direzione dell’armonizzazione e della sostenibilità finanziaria complessiva. Evidenzia peraltro la
drastica contrazione delle risorse trasferite dal livello centrale alla Regione pari a meno il 55% rispetto
al 2010. A caduta, quanto sopra trasmette le difficoltà e criticità ai bilanci degli enti locali mettendo a
rischio i servizi essenziali per i cittadini.
Ciò impone ancor più la consapevolezza degli obiettivi e della migliore allocazione delle risorse, in una
visione di sistema e di priorità. In tale contesto la consapevolezza della necessità di una rigorosa
gestione finanziaria diventa fondamentale.

3.1.1 Relazioni della Regione con le autonomie locali - gestioni associate

L’azione amministrativa regionale è rivolta all’attuazione e all’aggiornamento del programma di
riordino territoriale dedicato anche alle modifiche delle circoscrizioni comunali favorendo le
gestioni associate al fine di potenziare le sinergie già in atto, ridurre il numero di ambiti territoriali e
mettere al centro della programmazione regionale non i Comuni singoli, bensì i Comuni associati
all’interno di dimensioni territoriali omogenee ottimali, mediante Unioni di Comuni, Unioni montane di
cui alla L.R. 35/2013, convenzioni fra Comuni o nuovi Comuni a seguito di fusione.
La predilezione della Regione Marche nei confronti della fusione, in coerenza con pari atteggiamento
dello Stato, è dimostrata dagli incentivi ad essa riservati, giusti contributi già riconosciuti per le
fusioni realizzate ( Trecastelli – Vallefoglia).
A seguito di una indagine del Ministero dell’Interno, per il tramite delle prefetture, sull’andamento
dell’associazionismo sono emerse criticità in ordine alla concreta attuazione degli obblighi sanciti dal
D.L. 78/2010.
Infatti, dopo ripetuti rinvii, tale obbligo è stato ulteriormente differito per tutto il 2016 .
Risulta, da informazioni ANCI, che è in corso una modifica all’impianto normativo per far rientrare
l’associazionismo in ambiti territoriali omogenei, superare e meglio calibrare funzioni fondamentali
attualmente definite dal D.L.78/2010, limitare a quattro le funzioni fondamentali da gestire
obbligatoriamente in forma associata.

ANALISI STRATEGICA DELLE CONDIZIONI ESTERNE

Il concorso delle autonomie locali agli obiettivi di governo

Gli enti locali sono chiamati direttamente a concorrere alla realizzazione degli obiettivi di governo principalmente
attraverso:

a) il rispetto del patto di stabilità interno ed il contenimento del debito;

b) le misure di risparmio imposte dalla spending review ed i limiti su specifiche voci di spesa;

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c) i limiti in materia di spese di personale;

d) i limiti in materia di società partecipate.

Il nuovo patto di stabilita interno e il contenimento del debito.

Dal 2016 è prevista l’entrata in vigore della legge n. 243/2012, con la quale sono state varate le disposizioni per
l’attuazione del principio del pareggio di bilancio previsto dall’articolo 81, comma 6, della Costituzione. Per
quanto riguarda le autonomie territoriali i nuovi obblighi, che – ricordiamo - entreranno in vigore a partire dal 1°
gennaio 2016, prevedono:

a) il pareggio (sia in termini di cassa che di competenza) tra entrate finali e spese finali;

b) il pareggio (sia in termini di cassa che di competenza) tra entrate correnti e spese correnti più spese per
rimborso di prestiti.

Nel caso in cui, in sede di rendiconto, venga accertato un disavanzo, l’ente è tenuto a procedere al relativo
recupero nel triennio successivo. Eventuali saldi positivi vengono prioritariamente destinati alla riduzione del
debito ovvero alle spese di investimento solamente nel caso in cui ciò sia compatibile con gli obiettivi di finanza
pubblica dettati dall’Unione europea.

Nel rispetto del principio dell’equilibrio intertemporale, è previsto che le operazioni di indebitamento vengano
effettuate contestualmente all'adozione di piani di ammortamento di durata non superiore alla vita utile
dell'investimento.

In tali piani deve essere evidenziata l'incidenza delle obbligazioni assunte sui singoli esercizi finanziari futuri e le
modalità di copertura degli oneri corrispondenti. Per quanto riguarda l’equilibrio territoriale, annualmente le
regioni e gli enti locali stabiliscono, tramite intesa, l’equilibrio finale di cassa che intendono raggiungere e gli
investimenti che intendono realizzare attraverso l’indebitamento. Ciascun ente territoriale può in ogni caso
ricorrere all'indebitamento nel limite delle spese per rimborsi di prestiti risultanti dal proprio bilancio di
previsione.

La capacità di indebitamento degli enti locali è disciplinata dall’articolo 204 del Tuel il quale, dopo l’ultima
modifica disposta con la legge n. 190/2014 (art. 1, comma 467) è fissato al 10% delle entrate correnti.

La spending review

Gli obiettivi di risparmio connessi alla revisione della spesa pubblica vengono tradotti, per gli enti locali, in tagli
alle risorse trasferite dallo Stato. Le minori entrate “dovrebbero” trovare adeguata compensazione nei risparmi
conseguibili dagli enti nell’attuazione delle misure previste dalle varie disposizioni.

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Gli obiettivi di risparmio della spending review per i comuni (dati in milioni di euro)

  Provvedimenti                Anno 2012 Anno 2013 Anno 2014 Anno 2015 Anno 2016 Anno 2017
  DL 95/2012: beni e servizi       500         2.250         2.500         2.600        2.600         2.600
                                   ml          ml            ml            ml           ml            ml
  DL 66/2014: beni e servizi                                  340           510           510          510
                                                              ml            ml            ml           ml

Tenuto conto degli ambizioni obiettivi di risparmio enunciati dal Governo nel DEF (32 miliardi a regime), ai tagli
sopra indicati se ne dovranno aggiungere sicuramente altri connessi alla creazione soggetti aggregatori per
l’espletamento delle procedure di acquisto, all’individuazione di parametri di costo per l’acquisto di beni e
servizi, allo svolgimento in forma associata delle funzioni, ecc.

ANALISI DEMOGRAFICA, DEL TERRITORIO E DELLE STUTTURE

L’analisi demografica costituisce certamente uno degli approfondimenti di maggior interesse per un
amministratore pubblico: non dobbiamo dimenticare, infatti, che tutta l’attività amministrativa posta in
essere dall’ente è diretta a soddisfare le esigenze e gli interessi della propria popolazione da molti vista
come “cliente/utente” del comune.
La conoscenza pertanto dei principali indici costituisce motivo di interesse perché permette di orientare
le nostre politiche pubbliche.
La conoscenza del territorio comunale e delle sue strutture costituisce attività prodromica per la
costruzione di qualsiasi strategia.

A tal fine nella tabella che segue vengono riportati i principali dati riguardanti il territorio e le sue
infrastrutture, presi a base della programmazione.

Popolazione Sant'Angelo in Vado 2001-2015
Andamento demografico della popolazione residente nel comune di Sant'Angelo in Vado dal 2001 al
2015. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno.

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La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di
ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della
popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente.

 Anno       Data rilevamento      Popolazione     Variazione     Variazione      Numero      Media componenti
                                    residente       assoluta    percentuale     Famiglie          per famiglia

2011 (¹)       8 ottobre                4.151           +13         +0,31%         1.547                  2,67

2011 (²)       9 ottobre                4.107            -44        -1,06%             -                     -

2011 (³)      31 dicembre               4.109            -29        -0,70%         1.553                  2,63

 2012         31 dicembre               4.156           +47         +1,14%         1.614                  2,56

 2013         31 dicembre               4.202           +46         +1,11%         1.589                  2,63

 2014         31 dicembre               4.155            -47        -1,12%         1.568                  2,63

 2015         31 dicembre               4.133            -22        -0,53%         1.579                  2,60
(¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011.
(²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011.
(³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010.

La popolazione residente a Sant'Angelo in Vado al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011,
è risultata composta da 4.107 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 4.151. Si
è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 44
unità (-1,06%).

Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio
intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni
di ricostruzione intercensuaria della popolazione.

I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe.

Variazione percentuale della popolazione
Le variazioni annuali della popolazione di Sant'Angelo in Vado espresse in percentuale a confronto con
le variazioni della popolazione della provincia di Pesaro e Urbino e della regione Marche.

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Flusso migratorio della popolazione
Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di
Sant'Angelo in Vado negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e
cancellati dall'Anagrafe del comune.

Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli
dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

Movimento naturale della popolazione
Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i
decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle
nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa
fra le due linee.

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Popolazione per età, sesso e stato civile 2016
Il grafico in basso, detto Piramide delle Età, rappresenta la distribuzione della popolazione residente a
Sant'Angelo in Vado per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2016.

La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati
due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori
evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e
divorziati.

In generale, la forma di questo tipo di grafico dipende dall'andamento demografico di una popolazione,
con variazioni visibili in periodi di forte crescita demografica o di cali delle nascite per guerre o altri
eventi.

In Italia ha avuto la forma simile ad una piramide fino agli anni '60, cioè fino agli anni del boom
demografico.

Distribuzione della popolazione 2016 - Sant'Angelo in Vado

       Età           Celibi Coniugati Vedovi Divorziati Maschi Femmine                      Totale
                    /Nubili        /e     /e         /e
                                                                                                       %

       0-4              181            0        0            0        95        86             181 4,4%

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52,5%         47,5%

       5-9              194            0        0            0      105             89   194 4,7%
                                                                  54,1%         45,9%

      10-14             197            0        0            0        90          107    197 4,8%
                                                                  45,7%         54,3%

      15-19             187            0        0            0        98            89   187 4,5%
                                                                  52,4%         47,6%

      20-24             177            4        0            0        92            89   181 4,4%
                                                                  50,8%         49,2%

      25-29             173           47        0            0      110           110    220 5,3%
                                                                  50,0%         50,0%

      30-34             164           87        0            1      124           128    252 6,1%
                                                                  49,2%         50,8%

      35-39             131         169         2            2      154           150    304 7,4%
                                                                  50,7%         49,3%

      40-44              86         208         2            6      161           141    302 7,3%
                                                                  53,3%         46,7%

      45-49              64         216         5           11      148           148    296 7,2%
                                                                  50,0%         50,0%

      50-54              48         237         3            9      141           156    297 7,2%
                                                                  47,5%         52,5%

      55-59              43         236        10            7      157           139    296 7,2%
                                                                  53,0%         47,0%

      60-64              26         223        17            7      137           136    273 6,6%
                                                                  50,2%         49,8%

      65-69              22         181        25            4      113           119    232 5,6%
                                                                  48,7%         51,3%

      70-74              17         135        33            4        94            95   189 4,6%
                                                                  49,7%         50,3%

      75-79              21         121        47            2        93            98   191 4,6%
                                                                  48,7%         51,3%

      80-84              17           62       84            1        74            90   164 4,0%
                                                                  45,1%         54,9%

      85-89              11           29       57            1        33            65   98 2,4%
                                                                  33,7%         66,3%

      90-94               9           11       43            0        15            48   63 1,5%
                                                                  23,8%         76,2%

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95-99               1            3       11            0        4             11        15 0,4%
                                                                  26,7%         73,3%

      100+                0            0        1            0        0              1          1 0,0%
                                                                   0,0%         100,0%

           Totale     1.769       1.969       340           55    2.038          2.095     4.133
                                                                 49,3%          50,7%

Popolazione per classi di età scolastica 2016
Distribuzione della popolazione di Sant'Angelo in Vado per classi di età da 0 a 18 anni al 1° gennaio
2016. Elaborazioni su dati ISTAT.

Il grafico in basso riporta la potenziale utenza per l'anno scolastico 2016/2017 le scuole di Sant'Angelo
in Vado, evidenziando con colori diversi i differenti cicli scolastici (asilo nido, scuola dell'infanzia,
scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado).

Cittadini stranieri Sant'Angelo in Vado 2016
Popolazione straniera residente a Sant'Angelo in Vado al 1° gennaio 2016. Sono considerati cittadini
stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

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Distribuzione per area geografica di cittadinanza
Gli stranieri residenti a Sant'Angelo in Vado al 1° gennaio 2016 sono 473 e rappresentano l'11,4% della
popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese con il
24,1% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dal Pakistan (14,2%) e dal Marocco (12,1%).

Distribuzione della popolazione straniera per età e sesso
In basso è riportata la piramide delle età con la distribuzione della popolazione straniera residente a
Sant'Angelo in Vado per età e sesso al 1° gennaio 2016 su dati ISTAT.

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Indici demografici Sant'Angelo in Vado
Struttura della popolazione e indicatori demografici di Sant'Angelo in Vado negli ultimi anni.
Elaborazioni su dati ISTAT.

Struttura della popolazione dal 2002 al 2016
L'analisi della struttura per età di una popolazione considera tre fasce di età: giovani 0-14 anni, adulti
15-64 anni e anziani 65 anni ed oltre. In base alle diverse proporzioni fra tali fasce di età, la struttura di
una popolazione viene definita di tipo progressiva, stazionaria o regressiva a seconda che la
popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di quella anziana.

Lo studio di tali rapporti è importante per valutare alcuni impatti sul sistema sociale, ad esempio sul
sistema lavorativo o su quello sanitario.

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Strutture dell’ente
     Descrizione             Tipologia   2016         2017            2018      2019
     Asili nido                          48           48              48        48
     Scuole materne                      150          150             150       150
     Scuole elementari                   120          120             120       120
     Scuole medie                        180          180             180       180
     Strutture resid. per                35           35              35        35
     anziani
     Farmacie Comunali                      0           0             0         0
     Rete fognaria in km                    0           0             0         0
                             bianca         0           0             0         0
                             nera           0           0             0         0
                             mista          23          23            23        23
     Esistenza depuratore                   1           1             1         1
     Rete acquedotto in                     20          24            26        26
     km
     Attuazione                             1           1             1         1
     serv.idrico integr.
     Aree verdi, parchi,                    46          46            46        46
     giardini
     Aree verdi, parchi,                    12          12            12        12
     giardini
     Punti luce                             1.010       1.020         1.020     1.040
     illuminazione pub
     Rete gas in Km.                        0           0             0         0
     Raccolta rifiuti in                    0           0             0         0
     quintali
                             civile         12.621      12.400        12.250    12.150
                             industriale    0           0             0         0
                             raccolta       1           1             1         1
                             differen.
     Esistenza discarica                    2           2             2         2
     Mezzi operativi                        6           6             6         6
     Veicoli                                5           5             5         5
     Centro elaborazione                    2           2             2         2
     dati
     Personal computer                      17          18            18        18

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ANALISI DELLE CONDIZIONI INTERNE

Con riferimento alle condizioni interne, l’analisi strategica richiede, quantomeno, l’approfondimento di
specifici profili nonché la definizione dei principali contenuti che la programmazione strategica ed i
relativi indirizzi generali, con riferimento al periodo di mandato, devono avere.
Nei paragrafi che seguono, al fine di delineare un quadro preciso delle condizioni interne all'ente,
verranno inoltre analizzati:
   I servizi e le strutture dell’ente;
   Gli strumenti di programmazione negoziata adottati o da adottare;
   Le partecipazioni e la conseguente definizione del Gruppo Pubblico Locale;
   La situazione finanziaria;
   La coerenza con i vincoli del patto di stabilità.

ORGANIZZAZIONE E MODALITA' DI GESTIONE DEI SERVIZI

Così come prescritto dal punto 8.1 del Principio contabile n.1, l’analisi strategica dell’ente deve
necessariamente prendere le mosse dall’analisi della situazione di fatto, partendo proprio dalle strutture
fisiche e dai servizi erogati dall’ente. In particolare, partendo dall’analisi delle strutture esistenti,
verranno in seguito:
  analizzate le modalità di gestione dei servizi pubblici locali anche in relazione al conto dei
     fabbisogni e dei costi standard, quando saranno disponibili;
  definiti gli indirizzi generali ed il ruolo degli organismi ed enti strumentali e delle società
     controllate e partecipate, con riferimento anche alla loro situazione economica e finanziaria, agli
     obiettivi di servizio e gestionali che devono perseguire e alle procedure di controllo di competenza
     dell’ente.

GLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA

Particolare attenzione, ai fini attuativi delle scelte programmatiche effettuate dall'amministrazione, deve
essere rivolta agli strumenti di programmazione negoziata come, ad esempio, il Patto territoriale (volto
all'attuazione di un programma d'interventi caratterizzato da specifici obiettivi di promozione dello
sviluppo locale), il Contratto d'area (volto alla realizzazione di azioni finalizzate ad accelerare lo
sviluppo e la creazione di posti di lavoro in territori circoscritti, nell'ambito delle aree di crisi indicate
dal Presidente del Consiglio dei ministri) o altri strumenti previsti dalla vigente normativa.

LE PARTECIPAZIONI ED IL GRUPPO PUBBLICO LOCALE

Società ed enti partecipati
Il Gruppo Pubblico Locale, inteso come l’insieme degli enti e delle società controllate, collegate o
semplicemente partecipate dal nostro ente, è riepilogato nelle tabelle che seguono.
Con riferimento a ciascuno di essi si riportano le principali informazioni societarie e la situazione
economica così come risultante dagli ultimi bilanci approvati.
Si precisa che i relativi bilanci consuntivi sono consultabili nel proprio sito internet fermo restando
quanto previsto per gli enti locali dall'articolo 172, comma 1, lettera a) del Decreto Legislativo 18
agosto 2000, n. 267.
Dazione Tipologia % di

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LE MODALITA’ DI RENDICONTAZIONE

 L’attuale ordinamento prevede già delle modalità di rendicontazione dell’attività amministrativa
 finalizzate anche ad informare i cittadini del livello di realizzazione dei programmi e di
 raggiungimento degli obiettivi. Ci riferiamo in particolare a:

 a) ogni anno, attraverso:
 • la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi finalizzata alla salvaguardia degli equilibri di
   bilancio;

 •    l’approvazione, da parte della Giunta, della relazione sulla performance, prevista dal D.Lgs.
     150/2009. Il documento rappresenta in modo schematico e integrato il collegamento tra gli
     strumenti di rendicontazione, in modo da garantire una visione unitaria e facilmente comprensibile
     della performance dell’ente, evidenziando altresì i risultati conseguiti in relazione agli obiettivi
     rilevanti ai fini della valutazione delle prestazioni del personale;
 •    l’approvazione, da parte della Giunta Comunale, della relazione illustrativa al rendiconto,
     prevista dal D.Lgs. n. 267/2000.

 b) a fine mandato, attraverso la redazione della relazione di fine mandato, ai sensi dell’art. 4 del
 D.Lgs. 149/2011. In tale documento sono illustrati l’attività normativa e amministrativa svolta durante
 il mandato, i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi programmatici, la situazione economico-
 finanziaria dell’Ente e degli organismi controllati, gli eventuali rilievi mossi dagli organismi esterni di
 controllo.

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COMUNE DI SANT’ ANGELO IN VADO
                             PROVINCIA DI PESARO E URBINO

             Documento Unico di Programmazione

                    Sezione Operativa

                                                2017 - 2019

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INTRODUZIONE ALLA SEZIONE OPERATIVA (SEO)

 La SeO ha carattere generale, contenuto programmatico e costituisce lo strumento a supporto del
 processo di previsione definito sulla base degli indirizzi generali e degli obiettivi strategici fissati nella
 SeS del DUP. In particolare, la SeO contiene la programmazione operativa dell’ente avendo a
 riferimento un arco temporale sia annuale che pluriennale.

 Il contenuto della SeO, predisposto in base alle previsioni ed agli obiettivi fissati nella SeS, costituisce
 guida e vincolo ai processi di redazione dei documenti contabili di previsione dell’ente.

 La SeO è redatta, per il suo contenuto finanziario, per competenza con riferimento all’intero periodo
 considerato, e per cassa con riferimento al primo esercizio, si fonda su valutazioni di natura
 economico-patrimoniale e copre un arco temporale pari a quello del bilancio di previsione.

 La SeO supporta il processo di previsione per la predisposizione della manovra di bilancio.

 La SeO individua, per ogni singola missione, i programmi che l’ente intende realizzare per conseguire
 gli obiettivi strategici definiti nella SeS. Per ogni programma, e per tutto il periodo di riferimento del
 DUP, sono individuati gli obiettivi operativi annuali da raggiungere.

 Il contenuto minimo della SeO è costituito:
      dall’indicazione degli indirizzi e degli obiettivi degli organismi facenti parte del gruppo
         amministrazione pubblica;
      dalla dimostrazione della coerenza delle previsioni di bilancio con gli strumenti urbanistici
         vigenti;
      per la parte entrata, da una valutazione generale sui mezzi finanziari, individuando le fonti di
         finanziamento ed evidenziando l'andamento storico degli stessi ed i relativi vincoli;
      dagli indirizzi in materia di tributi e tariffe dei servizi;
      dagli indirizzi sul ricorso all’indebitamento per il finanziamento degli investimenti;
      per la parte spesa, da una redazione per programmi all’interno delle missioni, con indicazione
         delle finalità che si intendono conseguire, della motivazione delle scelte di indirizzo effettuate
         e delle risorse umane e strumentali ad esse destinate;
      dall’analisi e valutazione degli impegni pluriennali di spesa già assunti;
      dalla valutazione sulla situazione economico – finanziaria degli organismi gestionali esterni;
      dalla programmazione dei lavori pubblici svolta in conformità ad un programma triennale e ai
         suoi aggiornamenti annuali;
      dalla programmazione del fabbisogno di personale a livello triennale e annuale;
      dal piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni patrimoniali.

 La SeO si struttura in due parti fondamentali:

      Parte 1, nella quale sono descritte le motivazioni delle scelte programmatiche effettuate, sia con
        riferimento all’ente sia al gruppo amministrazione pubblica, e definiti, per tutto il periodo di
        riferimento del DUP, i singoli programmi da realizzare ed i relativi obiettivi annuali;

      Parte 2, contenente la programmazione dettagliata, relativamente all'arco temporale di
        riferimento del DUP, delle opere pubbliche, del fabbisogno di personale e delle alienazioni e
        valorizzazioni del patrimonio.

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