"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" - SCHEDE BIBLICHE - QUARESIMA 2021
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34) SCHEDE BIBLICHE – QUARESIMA 2021 Diocesi di Torino Ufficio Catechistico - Settore Apostolato Biblico
Sussidio a cura dell’Ufficio Catechistico - Settore Apostolato Biblico (SAB) Diocesi di Torino Via Val della Torre 3 - 10149 TORINO tel. 011.5156340 e-mail: apostolato.biblico@diocesi.torino.it Direttore Ufficio Catechistico: don Michele Roselli Referente diocesano SAB: diac. Paolo De Martino Hanno collaborato: Giorgio Agagliati Angelo Barsotti Emanuele Boero Ezio Campa Flavio Picotti Graziano Scicchitano Matteo Suozzo Finito di stampare: Febbraio 2021 PRO MANOSCRITTO 2
INTRODUZIONE Il sussidio, redatto a cura del SAB (Settore Apostolato Biblico) dell’Ufficio catechistico diocesano, si presenta come un agile accompagnamento alla riflessione nelle domeniche di Quaresima, a partire dal brano del Vangelo proposto dalla liturgia. L’icona biblica trae spunto dalle ultime parole pronunciate, anzi gridate, da Gesù sulla croce, nella versione di Marco che leggeremo quest’anno. È il grido del suo profondo dolore, ma è anche il grido di dolore di tutta l’umanità oggi. Quanti, inchiodati al letto di un ospedale e attaccati ad un respiratore, avranno pronunciato o pensato parole simili nei confronti di Dio in questo periodo. Forse ha avvertito, anche lui, la sensazione di aver fallito, di essere impotente di fronte al male. Ogni progetto frantumato, ogni relazione spezzata. Chi può rimediare a questa situazione? Il Padre. Questa espressione è stata spesso equivocata: già qualcuno dei presenti ha pensato che egli invocasse il profeta Elia; altri, anche di recente, l'hanno voluta interpretare come un segno della sua disperazione, che annullerebbe il valore del suo sacrificio. Invece il senso corretto sta nella Bibbia stessa; Gesù cita, applicandolo a sé, il Salmo 21, che comincia proprio con quelle parole e prosegue anticipando in modo impressionante quanto poi è davvero accaduto: "Si fanno beffe di me quelli che mi vedono... Mi assedia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa... Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte..." E però il Salmo prosegue esprimendo la piena fiducia in Dio, il quale "non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione del misero; al suo grido d'aiuto lo ha esaudito. E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza; al popolo che nascerà diranno: Ecco l'opera del Signore". "Vivrò per lui": nel buio di quella morte già si annuncia la luce della risurrezione. Le schede sono molto snelle e strettamente legate alla parola di Dio domenicale. Come nei precedenti sussidi, si è volutamente scelta una presentazione “povera”, per favorire un utilizzo ampio e in diversi tipi di gruppi: dai gruppi del Vangelo più legati alla lectio divina, che sapranno inserire le riflessioni proposte in un contesto adeguato di preghiera, ai gruppi di ascolto, a forme di riflessione tra adulti che ogni aggregazione parrocchiale ed ecclesiale vorrà favorire. Per ogni Domenica (e il Mercoledi delle ceneri) le schede contengono il brano di Vangelo della liturgia, una breve presentazione, una riflessione e alcune domande di approfondimento e attualizzazione. Insomma, il percorso si adatta ad accompagnare il cammino degli adulti per tutto il tempo della Quaresima, fino alla Settimana Santa. Iniziamo con fiducia il nostro cammino quaresimale. Buon cammino… diac. Paolo De Martino 3
Anno B Mercoledì delle Ceneri Mercoledì delle ceneri Invocazione allo Spirito Vieni, o Santo Spirito, ravviva in noi i doni da te ricevuti. Liberaci dalle nostre paure, guarisci le nostre ferite, donaci riposo e pace. In questo nostro tempo, segnato da tante difficoltà e incertezze, facci pregustare, o Luce di tutte le cose, la festa senza fine della beata eternità. Riempi i nostri cuori di gioia e di tenerezza, perché possiamo portare speranza e consolazione alle sorelle e ai fratelli che vivono con noi e che incontriamo ogni giorno. Amen. + Dal Vangelo secondo Matteo 6, 1-6. 16-18 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Contesto e commento I brani del Vangelo, ascoltati oggi, ci aiutano ad entrare con cuore aperto e disponibile nel Tempo forte della Quaresima. Sono tratti dal cosiddetto “discorso sul monte”, che occupa i capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo. Se proviamo a leggere tutti di seguito questi capitoli, ci accorgiamo che, in questo lungo discorso, c’è come un filo rosso o, per usare un’altra metafora, c’è come un’acqua di sorgente che spesso affiora in superficie e tutto irriga e disseta: si tratta del riferimento al Padre. Infatti, Gesù nomina più volte il Padre celeste, il Padre che è nei cieli (come nella principale preghiera consegnata ai discepoli, il Padre Nostro); un Padre al quale rendere gloria (5,10), di cui siamo chiamati, con l’amore anche verso i nemici, ad essere figli (5,45), imitandone la perfezione (5,48). Un Padre che si premura di 4
nutrire gli uccelli del cielo (6,26), di vestire l’erba del campo (6,30), che ben conosce ciò di cui abbiamo bisogno (6,32) e che sempre dà cose buone a quelli che gliele chiedono (7,11). Si può dire che, nei versetti di questo vangelo, Gesù conduce per mano ciascuno di noi di fronte al Padre, “il Padre tuo che è nel segreto e che vede nel segreto”. È un forte invito ad effettuare una scelta ben precisa: da un lato c’è la ricerca del proprio io, della propria immagine, per cui si gode nel sentirsi approvati e lodati dagli uomini; dall’altro, invece, pur facendo le stesse cose (elemosina, preghiera, digiuno), l’unica realtà desiderata è il vivere da figli nell’abbraccio del Padre, “che vede nel segreto”, cioè che “discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12), che non si ferma all’apparenza, ma “vede il cuore” (1 Sam 16,7). La nostra conversione di ogni giorno, che questo Tempo di Quaresima viene provvidenzialmente a corroborare, a ravvivare, sarà allora quella di abbandonare sempre più una religiosità costruita intorno alla nostra “realizzazione”, all’ostentazione delle nostre pretese virtù, per camminare, invece, sul sentiero dell’umile fede, dell’affidamento all’amore del Padre, riposando in Lui come un bimbo svezzato tra le braccia della madre (Sal 131), consapevoli che “quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più” (San Francesco, Ammonizioni, XIX). La nostra ricompensa non consisterà – ci dice Gesù - nei chiassosi ma fugaci battimani degli uomini, ma sarà l’abbraccio del Padre, quell’abbraccio di eterno amore che Gesù stesso, nostra primizia, ha sperimentato nella Risurrezione, dopo il più profondo nascondimento della Croce, dopo il massimo segreto del Sepolcro. Buon cammino, allora, di Quaresima… e di vita, gustando fin d’ora la tenerezza dell’abbraccio del nostro Padre celeste e prendendoci cura, con quella medesima tenerezza, delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, specialmente i più sofferenti e abbandonati. Rilettura personale Rileggi con calma il testo. Se ti è possibile, leggi di seguito i capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo, con particolare attenzione a tutte le volte che compaiono i termini “figli”, “fratelli” e “Padre”. Meditazione Gesù ci esorta a credere al Vangelo, alla buona notizia che siamo figli amati dal Padre, fratelli e sorelle tra noi, chiamati al reciproco amore. - La mia elemosina: è veramente ricerca di uno stile di vita fraterno, sotto gli occhi del Padre celeste che ha cura di ogni creatura, a partire dai più poveri e dimenticati? - La mia preghiera: sgorga dal mio cuore, dal mio intimo, ed è permeata dalla gioia di essere figlio/figlia e di sentirmi fratello/sorella di ogni uomo? - Il mio digiuno: è vita sobria, che profuma di condivisione e solidarietà con i poveri e di rispetto per il creato, vissuta senza mai dimenticare la spoliazione di Gesù sulla croce? - In quello che vivo e opero, cerco ammirazione o desidero costruire fraternità? Che cosa davvero mi rende felice: il mio successo personale o la bontà di Dio nostro Padre? 5
Contemplazione È bello, o Dio nostro Padre, sapere che Tu sei nel segreto e vedi nel segreto. Tu sei presente anche nelle zone d’ombra della mia vita e, se anche io mi allontano da Te, Tu invece non prendi mai le distanze da me… Io sono una povera zolla di terra, sono come quella cenere che oggi viene fatta scendere sul mio capo. Ma so bene che è proprio questa mia povertà che più ti attira verso di me, e mi accorgo che proprio nell’oscurità, nel segreto di quella zolla di terra che sono io, tu semini e fai germogliare le meraviglie del tuo Amore. Aiutami a non lasciarmi spaventare dal mio nulla, soprattutto aiutami a non volerlo riempire di cose vane, di vuota vanagloria. Che io sappia, invece – come Giovanni Battista – gioire nel vederti crescere in me, nella vita dei fratelli e delle sorelle, nel mondo. Preghiera O Dio, nostro Padre, rinnovaci e rinforzaci con il tuo Amore durante questo cammino di Quaresima. Risveglia la nostra fede e allarga il nostro cuore, affinché viviamo come tuoi figli amati, gioiosi nel tuo abbraccio di misericordia e di pace. Fa’ che camminiamo ogni giorno nel reciproco amore, tutti fratelli e sorelle, superando diffidenze e incomprensioni, prendendoci cura con tenerezza gli uni degli altri, come ha fatto e continua a fare con noi Gesù, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli. Amen. 6
Anno B I DOMENICA DI QUARESIMA Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo Invocazione allo Spirito Dio nostro Padre, manda su di noi il tuo Spirito Santo perché spenga il rumore delle nostre parole, faccia regnare il silenzio dell’ascolto e accompagni la tua Parola dai nostri orecchi fino al nostro cuore: così incontreremo Gesù Cristo e conosceremo il suo amore. Egli vive e regna ora e nei secoli dei secoli. Amen + Dal Vangelo secondo Marco 1, 12-15 In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» Contesto e commento Nel resoconto brevissimo, che Marco offre alla nostra lettura, riguardante la tentazione di Gesù nel deserto, l'evangelista afferma che fu lo Spirito a sospingere Gesù nel deserto. Il verbo utilizzato qui, è il medesimo che l'evangelista impiega quando deve descrivere la “cacciata” degli spiriti dagli indemoniati: come dire che la “potenza” di Dio (lo Spirito di Dio), discesa su Gesù nel battesimo, “lo cacciò con forza” nel deserto della sua “quaresima”. Questo dobbiamo considerare: anche il deserto della nostra “quaresima” può essere grazia feconda. Il deserto, infatti, non è solo il luogo della prova, ma diventa luogo della vicinanza di Dio, come più volte sottolinea la Scrittura (cfr. Os 2,14; Mc 6,31). Nel deserto, «tentato da Satana», Gesù «stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano»: si tratta di un modo simbolico per dirci che, nel deserto, Gesù vinse la tentazione di Satana e inaugurò la pace messianica, la riconciliazione cosmica attesa per gli “ultimi tempi”. Questa curiosa coabitazione pacifica con le fiere, si collega certamente alla profezia di Isaia (cfr. Is 11,6-9) e al Salmo 91 (versetti 11-13). 7
Nel midràsh della “Vita di Adamo”, tuttavia, si legge che il nostro progenitore, per espiare la sua colpa, digiunò quaranta giorni immerso nel Giordano, circondato e venerato dagli animali del fiume, nutrito dagli angeli. Può darsi che Marco, nel comporre questa pagina, si sia lasciato ispirare da questa meravigliosa immagine, ma è soprattutto il messaggio che ne viene veicolato, a ricordarci una verità profonda: Gesù è il “nuovo Adamo” (cfr. 1Cor 15,45-49), l'uomo nuovo e “perfetto” (cfr. GS 22), il quale, vincendo la tentazione, ripristina la pace con Dio ed allontana l'ostilità della creazione intera. Non sfugge a nessuno il fatto che mai, come oggi, avvertiamo l'urgenza di una riconciliazione con il mondo cosmico, che i nostri egoismi e le nostre chiusure hanno deturpato e inquinato. Il Cristo, nuovo Adamo e riconciliatore dell'universo, parla: quelle prime parole di Gesù, quasi un discorso programmatico, sono tutte da sottolineare. Cosa dice? 1. “Il tempo è compiuto”: è finito il tempo di attesa; il momento “propizio” (“kairòs”), l'occasione decisiva è presente, qui e adesso. Ci si deve decidere per ciò che non è più utopia (letteralmente qualcosa che “non ha luogo”) ma si realizza davanti ai nostri occhi. 2. “il regno di Dio è vicino”. Il mondo nuovo – quello del progetto di Dio – incombe. Il nuovo ordine dei rapporti, che si realizza per effetto della signorìa di Dio, è diventato concretezza storica nella persona-parola-azione di Gesù Cristo e questo esige dall'uomo una presa di coscienza e una presa di posizione. 3. “convertitevi e credete nel Vangelo”. “Conversione” non significa realizzare un semplice cambiamento di mentalità, o un epidermico ritorno a Dio quale fonte di vita; ma implica un'adesione di fede: «credete nel Vangelo». Ora, “credere nel (significativamente, si dice “nel Vangelo” e non “al Vangelo”) significa fidarsi di Cristo, abbandonarsi a lui, accogliere, con una scelta esistenziale e piena disponibilità la sua Persona e soprattutto la sua Pasqua gloriosa, perché nell'evento pasquale Gesù diventa “la buona novella della liberazione” e nella Pasqua il regno di Dio si dimostra presente in tutta la sua potenza salvifica. In definitiva, la liturgia di questa domenica ci invita in modo pressante a vivere la Quaresima come “tempo favorevole”, dono di grazia, periodo privilegiato per creare in ciascuno di noi e nelle nostre comunità una “primavera dello Spirito”, vivendo in sintonia con Cristo, il quale, nel deserto, visse in profonda unione con il Padre e armonia con il creato. Rilettura personale Anche noi, come Cristo, dobbiamo fare l'esperienza del deserto. Come singoli, gruppi, famiglie e comunità, dobbiamo sentire la necessità di trovare spazi e momenti di silenzio... Meditazione Dalle «Omelie sul Vangelo di Marco» di San Girolamo, monaco: «Io ho letto la Legge, ho letto i profeti, ho letto il Salterio, ma per quanto mi ricordi non vi ho mai trovato l'espressione “regno dei cieli” se non nel Vangelo. Il regno di Dio infatti è stato spalancato dopo la venuta di colui del quale sta scritto: il regno di Dio è in mezzo a voi (Lc 10, 9; 17, 21)». Dal «commento sui salmi» di sant'Agostino vescovo: «il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono 8
sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute. Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l’umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria. Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato». Dalle «Omelie sul Vangelo di Matteo» di San Giovanni Crisostomo, vescovo: «Considera dove lo Spirito lo condusse dopo averlo raggiunto: non in città né in piazza, ma nel deserto. Poiché voleva attirare il diavolo, gli offre l'occasione non solo per mezzo della fame, ma anche del luogo. Il diavolo infatti assale soprattutto quando vede che si è soli e per conto proprio». Contemplazione Sii benedetto, Signore, che hai dato ordine al mondo informe, hai immesso nel caos il tuo soffio vitale, hai consolato la terra e hai disteso i cieli, hai salvato il mondo dal diluvio e dalla morte. Tu, infatti, non puoi distruggere l'uomo, a cui hai giurato fedeltà perenne. Noi abbiamo peccato, ma tu non ci annienti. Con una promessa solenne hai strappato il decreto di morte, ci hai chiamati a nuova nascita, ci hai ridato la vita per Gesù Cristo, nostra unica speranza.. Preghiera Accogli Padre il nostro cammino verso la Croce di Tuo Figlio. Rendici capaci di comprendere pienamente il sacrificio d’Amore che si è consumato sul Golgota e fa che, quando ci chineremo timorosi sulla soglia di quella tomba vuota, le nostre parole siano “vidi e credetti”. 9
Anno B II DOMENICA DI QUARESIMA Questi è il Figlio mio, l’amato Invocazione allo Spirito Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza, frantuma la corazza della nostra assuefazione all’abitudine, ridestaci nel cuore la nostalgia della Tua Parola, dissipa le nostre paure, scuotici dall’omertà, liberaci dalla tristezza di non saperci più sorprendere dallo stupore. E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine delle ingiustizie di questo mondo sono ospitate dai nostri cuori. Amen (don Tonino Bello) + Dal Vangelo secondo Marco 9, 2-10 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. Contesto e commento Il brano evangelico di questa domenica racconta un evento comune a tutti e tre i Vangeli sinottici che si presenta ricco di reminiscenze vetero-testamentarie e di rimandi alla passione di Gesù. Siamo nel cuore del Vangelo di Marco, Gesù è appena stato riconosciuto da Pietro per la prima volta come il “Cristo” (cap.8), cioè il Messia, il Figlio mandato da Dio per riconciliare a sé l’umanità. In questi pochi passaggi si definisce pienamente chi è Gesù, il Padre dal cielo lo chiama “figlio mio, l’amato”, per la seconda volta dopo il Battesimo. Proprio in questo punto del Vangelo si conclude la rivelazione su Gesù e comincia il cammino verso Gerusalemme. Forse siamo di fronte all’avvenimento più bello della vita di Gesù, dove Lui ha avuto un’esperienza tale di luce che il suo volto è diventato splendente come il sole, al punto che anche le sue vesti apparivano bianchissime; è un’esperienza indescrivibile di pienezza di vita, di luce, di gioia. La sua umanità presenta così tutta la luce di Dio sulla terra e costituisce in qualche modo l’anticipo di ciò che sarà di Gesù, cioè la risurrezione, ma anche l’anticipo di ciò 10
che sarà di ciascuno di noi che abbiamo lo stesso destino di Cristo. In fondo il Vangelo oggi ci dice dove andiamo a finire, e nella vita è molto importante sapere verso quale meta stiamo andando, dove arriveremo. La funzione dell’uomo è trasfigurare sé stesso e tutto il creato che lo circonda, riportando tutta la creazione a rifulgere di quella stessa luce di Dio che ha invaso Gesù sull’alto monte. Dio ha creato il mondo non per la morte, non per la “sfigurazione” (che è il contrario della trasfigurazione), ma per la trasfigurazione: ciò che Dio è per sua natura noi lo diventiamo per grazia. Col passare degli anni ci convinciamo che la nostra vita vada al declino, invece la vita, andando avanti, è sempre più bella, diventa sempre più luminosa, fino a quando anche noi arriveremo alla luce di Dio. Ogni età è bella, ma la bellezza vera deve ancora venire, anzi è proprio l’attesa della bellezza che fa bella la vita. Il senso della nostra vita è trasfigurarci passo dopo passo nell’immagine del Figlio e la nostra trasfigurazione dipende da cosa guardiamo: se guardiamo i nostri limiti, le nostre opacità, i nostri difetti, allora ci incupiamo, se invece guardiamo Dio e la sua gloria, allora ci trasfiguriamo e questo cambia la nostra storia. Rilettura personale Prova a leggere e rileggere con calma il brano del Vangelo e immaginare di essere tra i discepoli che accompagnano Gesù sul monte, prova a pensare alla salita, a quello di cui avresti parlato con Gesù lungo il percorso, all’arrivo in cima al monte, all’esperienza della luce, al desiderio di fermarti con lui lassù nella tenda. Meditazione - Riesco a pensare qualche volta al percorso della mia vita? Mi chiedo dove sto andando? A cosa sono chiamato? Che strada sto percorrendo? - Quali sono state le esperienze di “Trasfigurazione” nella mia vita? Provo a cercare dei momenti in cui mi sono sentito migliore, in pace con me stesso e con gli altri. - Prendo l’impegno in questo tempo di quaresima di pensare alla mia vita come ad un cammino di miglioramento continuo, un percorso, a volte in salita, in cui ad ogni tappa il mio cuore si abbellisce un po’, si illumina, si trasfigura poco alla volta. Da egoismo in amore, da tristezza in gioia, da inquietudine in pace, da durezza in mitezza, da tradimento in fedeltà, da cattiveria in bontà, da schiavitù in libertà. Contemplazione Nella discesa dal monte Gesù dice di non raccontare nulla a nessuno della trasfigurazione, lo dice in quanto la gloria del Signore non si può vedere prima della croce perché è proprio sulla croce che lui la rivela pienamente. Proviamo a metterci, per qualche minuto, in silenzio davanti al crocifisso, accendiamo un piccolo cero e ci rivolgiamo a lui con queste parole: Gesù, mi fermo pensoso ai piedi della Croce: la tua bontà, che non si difende e si lascia crocifiggere, è un mistero che mi supera e mi commuove profondamente. Signore, Tu sei venuto nel mondo per me, per cercarmi, per portarmi l’abbraccio del Padre. 11
Tu sei il Volto della bontà e della misericordia: per questo vuoi salvarmi! Dentro di me ci sono le tenebre: vieni con la tua limpida luce. Dentro di me c’è tanto egoismo: vieni con la tua sconfinata carità. Dentro di me c’è rancore e malignità: vieni con la tua mitezza e la tua umiltà. Signore, il peccatore da salvare sono io: il figlio prodigo che deve tornare, sono io! Signore, donami il dono delle lacrime per ritrovare la libertà e la vita, la pace con Te e con me stesso e la gioia in Te. Amen. (mons. Angelo Comastri) Preghiera Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, la forza ed il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare e la saggezza di conoscerne la differenza. 12
Anno B III DOMENICA DI QUARESIMA Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere Invocazione allo Spirito Spirito Santo, aiutami ad accogliere la tua presenza santificatrice. Il mio cuore inondato di Te, sorgente dell’Amore, riesce ancora ad aver paura di amare. Tu continui a ripetermi amorevolmente ogni giorno: “non temere, io sono con te fino alla fine del mondo”. Rendimi capace di ascoltare la Parola che tu semini amorevolmente, con abbondanza strabordante, nonostante la mia sordità. Fa che il mio tentativo di comunicarTi non offuschi troppo la Tua Luce. Amen + Dal Vangelo secondo Giovanni 2, 13-25 Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo». Contesto e commento Eccoci alla terza domenica del nostro cammino quaresimale. Nelle prime due domeniche abbiamo accolto il vangelo di Marco, mentre oggi e nelle prossime domeniche, fino alla settimana Santa, la liturgia ci immerge nel vangelo di Giovanni. 13
Quindici giorni fa, i quaranta giorni di Gesù nel deserto e le tentazioni, hanno aperto il nostro cammino; domenica scorsa siamo saliti con Pietro Giacomo e Giovanni su un alto monte per confermare la nostra fede con la Parola del Padre; ed eccoci oggi con Gesù, a Gerusalemme, nel tempio, per assistere ad una scena che probabilmente non ci aspettavamo: il nostro Dio che si altera, che ha una reazione violenta proprio nella sua casa. Cosa vorrà dirmi oggi il mio Signore e mio Dio? La scacciata dei mercanti dal tempio viene narrata da tutti e quattro gli evangelisti e anche questo ne sottolinea l’importanza e la centralità del messaggio che il Figlio dell’Uomo vuole darci. Nei vangeli di Matteo (Mt 21,12), Marco (Mc 11,15) e Luca (19,45) il fatto viene narrato poco prima del racconto della Passione e della Pasqua di Resurrezione. Questa collocazione ci porta a imputare il fatto fra le cause scatenanti l’ira dei sommi sacerdoti, e la conseguente decisione di arresto e di messa a morte di Gesù. Giovanni invece colloca “la purificazione del Tempio” all’inizio del suo vangelo; nel secondo capitolo (2,13-25) durante la prima delle tre feste della Pasqua ebraica, che vedono Gesù pellegrino a Gerusalemme. Il racconto di Giovanni si arricchisce inoltre di particolari: la frusta di cordicelle, lo zelo per la sua casa, il dialogo coi giudei, non narrati dagli altri evangelisti. Cosa avrà mai fatto scatenare l’ira di Dio nella sua casa? I sacrifici di buoi, pecore e colombe erano ben graditi a Dio ed era del tutto legittimo che le migliaia di pellegrini che giungevano da lontano per il loro pellegrinaggio annuale, trovassero presso il tempio gli animali necessari per la lode a Dio. L’olocausto, il sacrificio di comunione, di espiazione, di riparazione, l’offerta erano ben normati nella Torah ed erano il fondamento del culto del popolo ebraico al suo Dio. La presenza dei cambia-valute era una risposta alla necessità di non far circolare nel tempio le monete romane con l’effige di Cesare. Anche questo era rispetto della legge di Dio. Gesù scaccia i venditori, si arma di una frusta, rovescia i banchi, urla nel cortile del tempio: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» Un Gesù proprio arrabbiato, non tanto, a mio parere, coi mercanti del tempio quanto con i mercanti della Fede e la compra-vendita di Dio. Gesù alza la voce, ed è l’unica volta che lo fa secondo i vangeli. Una voce che si alza contro l’idea che troppo spesso è anche fondamento della mia povera preghiera e della mia povera fede: pretendere di comperare l’Amore. Io ti dò ma Tu mi devi! Io ti prego ma Tu mi guarisci; io accendo la candela, ma Tu mi aiuti all’esame; vado a messa, ma mi... Mercanti d’Amore, vorremmo comprare Dio. Dio è gratis, l’Amore è gratis! Siamo probabilmente un po’ contrariati all’idea che Dio ami allo stesso modo e con la stessa forza ed intensità il Santo e l’Ateo, il Cattolico e il Protestante, il Cristiano e il Mussulmano. Siamo turbati dall’idea che Dio ama gratis e non per particolari meriti personali. Allora potremmo chiederci a che serve pregare, perché fare opere buone, perché credere in Lui, tanto tutto è uguale. E no, Signore lettrici e Signori lettori: noi stiamo camminando insieme per credere nell’Amore: un cammino impervio con mille ricadute, ma il solo e l’unico che ci potrà portare alla gioia e quindi alla Santità. 14
Siamo questuanti d’Amore, affamati d’Amore, assetati d’Amore, desiderosi d’Amore, e SOLO facendo l’esperienza personale dell’Amore gratuito di Dio saremo capaci di balbettare il nostro canto d’Amore gratuito. Allora lasciamo che ogni tanto il nostro Dio rovesci i banchi della nostra povera fede e scacci gli idoli che ci siamo ostinati a sacrificare sugli altari del nostro tornaconto personale. Anche una sola briciola data in modo totalmente gratuito è un tassello del suo progetto pensato per me. E ora un breve cenno sul dialogo coi Giudei che si conclude con la famosa frase: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Un chiaro riferimento alla resurrezione di Cristo, Giovanni stesso precisa «egli parlava del tempio del suo corpo». Mi piace però anche il suggerimento di Padre Fernando Armellini che vede nel nuovo tempio edificato con la resurrezione la Chiesa: nuova costruzione vivente, nuova casa del Dio Amore, nuova assemblea dei credenti che ha per vocazione il vivere col vangelo l’eternità dell’Amore dato e ricevuto da ciascuno di noi. Rilettura personale Riprendi la lettura del vangelo di Giovanni e ripercorri con gli altri evangelisti il racconto “dei venditori scacciati dal tempio” (Matteo 21,12-13; Marco 11,15-19; Luca 19,45-48) Meditazione - Se fotografassi la mia relazione con Dio: quale immagine sarebbe capace di esprimerla al meglio ? - Quanto mi sento vicino alla gratuità dell’Amore? - Quando mi è capitato di sperimentare la gratuità dell’Amore di Dio? - Quando l’Amore gratuito ha prevalso sul mio tornaconto personale? - Riesco a vivere la Chiesa come luogo d’incontro dei fratelli e di presenza dello Spirito? Contemplazione Signore Gesù, come Tu sai, per motivi professionali, per quasi quarant’anni ho vissuto presso un santuario mariano, il santuario mariano per eccellenza: quello di Lourdes. Li, i ceri votivi e le candele non si contano, gli ex voto “per grazia ricevuta” tappezzano intere basiliche, le preghiere di guarigione si alzano giorno e notte senza interruzione. I negozi dei ricordini e delle bottigliette per l’acqua di Lourdes si susseguono abbracciati l’uno all’altro. Il fervore della preghiera e la presenza di milioni di pellegrini sono stati per 163 anni e lo saranno ancora testimonianza vivente della presenza della tua cara Mamma terrena, che intercede presso il tuo Sacratissimo Cuore per ottenere grazie, guarigioni, consolazione, serenità. Le risposte arrivano puntuali, costanti, generose, inattese. Molte volte il Tuo Amore ci precede e le risposte si manifestano ancor prima che sgorghi dal cuore la richiesta. Tutto ciò sembrerebbe in contrasto con la gratuità dell’Amore, con la fede adulta che nulla chiede in cambio, con l’economia del dare e avere. Ma Tu Signore sei Tutto e il mio pensiero non può contenerti affatto. 15
Non posso avere la presunzione di comprenderti, di classificarti, di mettere dei confini al Tuo agire. Solo una cosa so: Tu vuoi il mio bene perché mi ami, e io devo solo imparare ad affidarmi Preghiera Padre mio, se vuoi ci sono, accogli le mie incertezze, se puoi abbracciami, sai che sono incapace di fare il primo passo, mi rimetto alla tua volontà, ma ti prego di gridarla forte, sai quanto sia sordo il mio orecchio. Rovescia i banchi delle mie certezze, scaccia gli idoli che mi ostino a sacrificare sugli altari del mio tornaconto personale. Dammi una fede semplice, un cuore puro, dammi la capacità di essere testimone con coloro che mi metti accanto. Ti fidi troppo di me, Padre, eppure conosci la mia timida fede che spesso non riesce neppure ad affrontare lo sguardo del fratello Ti voglio bene Padre, ma mi sento così inadeguato. 16
Anno B IV DOMENICA DI QUARESIMA Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui Invocazione allo Spirito Spirito Paraclito, vieni a portarci il dono della memoria e della piena comprensione dell’evento pasquale verso cui camminiamo, perché questa soltanto è la fonte della vera letizia, cui questa Domenica ci invita. + Dal Vangelo secondo Giovanni 3, 14-21 In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Contesto e commento In questa domenica “Laetare” ogni brano della Parola ci dà un motivo importante per rallegrarci. Cronache 2 ci dice la pazienza di Dio, figlia della Sua compassione, e ci conferma che anche quando la nostra ostinazione nel male porta al culmine la Sua ira, essa è solo temporanea, perché l’Alleanza non sarà mai rinnegata da Lui. Il Salmo 136(137) ci fa sentire che, pur nella malinconia dell’esilio che ammutolisce il canto e il suono della cetra, il pensiero del ritorno a casa, a Gerusalemme, è nostalgia che consola e impegna alla fedeltà. Agli Efesini e a noi Paolo esalta la bontà e l’amore di Dio, che ci salva per grazia. Ma è la parte del colloquio di Gesù con Nicodemo, che leggiamo dal Vangelo secondo Giovanni, che porta al culmine il nostro allietarci, perché al culmine giunge l’amore di Dio per noi con il dono del Figlio unigenito per la nostra salvezza e per la vita eterna. L’innalzamento di Gesù sulla croce “perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” ci rimanda al centurione che nel Vangelo di Marco, vedendolo morire in quel modo, esclama “Veramente quest’uomo era figlio di Dio!”. Il serpente innalzato da Mosè nel deserto protegge dal veleno dei serpenti. 17
Il Cristo innalzato sul Calvario ci pone di fronte alla scelta decisiva: credere in lui, nella consapevolezza che questa è la via della salvezza e della vita eterna. La salvezza non è elitaria, non è riservata a pochi: chiunque crede in Gesù Cristo, chi crede in Gesù Cristo ha la vita eterna. Per questo il giudizio non è collocato da Gesù alla fine del mondo, ma è posto come evento già in atto: perché il giudizio è un criterio, anzi, il criterio di discernimento decisivo, e si incentra sul credere in lui come risposta - libera e proprio per questo totalmente responsabilizzante - all’iniziativa d’amore di Dio, che “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. E il Figlio non viene come giudice che condanna il mondo, ma come mediatore della salvezza del mondo. Credere in lui significa credere “nel nome”: e il nome è Gesù, Yehoshua, Yahvé salva, ed è Cristo, l’Unto, il Messia. Dio si rivela a Mosè nel nome “Io Sono”, Gesù si rivela all’umanità nel nome dell’inviato di Colui che è e perciò salva. Quando dirà “Io sono la via, la verità e la vita”, Gesù ribadirà proprio questo, riprendendo il nome di Dio, “Io sono”, perché sia chiaro a tutti che in lui consistono la via da percorrere, la verità da credere, la vita eterna da ricevere in dono. Possiamo dunque gioire per il dono e tornare lietamente a casa? No. Perché nelle parole di Gesù a Nicodemo è chiaro ed evidente che noi non siamo solo “pazienti”, ma anche “agenti”. Siamo chiamati ad agire, cioè a lasciarci mettere in azione dalla grazia che riceviamo, e la prima e fondamentale azione che compiamo è proprio riconoscere e accettare Cristo e la salvezza di cui è mediatore. A questa azione fondamentale non siamo costretti, perché i figli dell’amore, proprio in quanto tali, sono liberi. Ma nel momento della scelta pronunciamo il giudizio su noi stessi. Di qui discendono le opere, quelle compiute nelle tenebre e quelle compiute andando verso la luce. Notiamo la differenza nelle parole di Gesù: chi fa il male ama le tenebre e resta nelle tenebre, chi fa la verità viene verso la luce: la contrapposizione non è tra fare il male e fare il bene, ma tra fare il male e fare la verità. Se crediamo in Gesù, che è la verità, le nostre opere sono una concretizzazione della verità nella nostra esistenza. E questo fare è un movimento verso, è un dinamismo, opposto alla statica ripetitività del male, che può essere diverso e talora eclatante nelle sue manifestazioni, ma nei “fondamentali” è sempre tragicamente uguale a se stesso, nel piccolo come nel grande. Nella dinamica del bene, “Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”: l’opzione radicale del credere in Gesù Cristo fa luce sul progetto di Dio per noi, ci fa discernere la Sua volontà, perciò il nostro operare è in Lui. Il “Laetare” di questa domenica è dunque il frutto dell’intreccio dinamico tra l’iniziativa di Dio in Cristo e la riposta dell’uomo, tra il Suo porgere il dono e il nostro accettarlo e metterlo a frutto. Insomma, la domenica del sollievo quaresimale non ci propone il riposo, ma un sollievo operoso mentre andiamo verso la luce della Pasqua. Rilettura personale Chiunque crede…, chi crede …: la salvezza è aperta a tutti. Ma esige una scelta radicale: credere. Rileggi a voce alta quel chiunque e senti di farne parte, quel chi e legalo al tuo nome.. 18
Meditazione “Il giudizio è questo”: medita il dono grande racchiuso in queste parole di Gesù. Ti viene offerto il criterio sicuro per fare il punto sulla tua carta di navigazione, per renderti conto di dove sei e quale rotta percorri. E per cambiare direzione, se ti rendi conto d’essere fuori rotta. Il criterio è la fede, le opere ne conseguono: vai oltre il discernimento morale, vai alla radice, vaglia la tua fede nella persona di Cristo. In questa luce saprai meglio distinguere anche la qualità delle tue opere. Vivi questa verifica senza angoscia né paura, ma anzi con la gioia di sentirti amato da Dio, così amato che il Figlio unigenito è stato mandato perché tu abbia la vita eterna. Contemplazione Una stanza dove solo una lampada proietta un cono di luce, tutt’attorno c’è semioscurità. E’ il luogo ideale per contemplare questa Parola del Signore. Dopo averla meditata, rileggila iniziando da un punto in ombra e avanza lentamente, per entrare nel cono di luce quando leggerai l’ultimo versetto. Non siamo un’anima e un corpo distinti, siamo un’unica persona, spirito e carne: entra concretamente nella luce che è Cristo, accoglila facendoti accogliere. Preghiera Padre, che ci ami tanto da volerci viventi in Te per sempre, nulla ti chiedo oggi, ma solo ti ringrazio per la gioia che ci dona questo Tuo amore. Figlio unigenito, che porti e sei la luce dell’amore, voglio avanzare verso la tua luce ogni giorno di più. Spirito Santo, in Te confido per dire “io credo” con tutta la mia vita. 19
Anno B V DOMENICA DI QUARESIMA Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto Invocazione allo Spirito Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’errore, aiutaci a discernere il vero dal falso. Dissipa le nostre illusioni e i nostri dubbi e mostraci la realtà. Mostraci la volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo da poter prendere le giuste decisioni. Aiutaci a scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Amen. + Dal Vangelo secondo Giovanni 11, 1-45 In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Contesto e commento Dopo aver risuscitato Lazzaro, dopo essersi fatto ungere i piedi da Maria a Betania, in presenza dello stesso Lazzaro, dopo essere stato osannato con le palme d’ulivo per l’ingresso a Gerusalemme, Gesù diventa talmente popolare che tutti vogliono vederlo, toccarlo e seguirlo. Addirittura alcuni greci, estranei ma probabilmente simpatizzanti verso la religione ebraica, che si trovavano in pellegrinaggio per assistere alla festa della Pasqua, finiscono per imbattersi nella novità di un Gesù che risuscita i morti e che viene glorificato dal popolo. Di fronte a tale grandezza chiedono a Filippo di vederlo. 20
La risposta di Gesù a Filippo e Andrea conferma che è giunto il momento (in Giovanni l’ora) che venga glorificato aggiungendo un particolare: si definisce “Figlio dell’uomo”, titolo questo che si riferisce ad un’immagine apocalittica dell’AT in Ezechiele e Daniele, per definire il liberatore, colui, cioè, che viene a salvare dal peccato, il messia. Questo particolare però cambia tutta la prospettiva della gloria perché diventa tale solo se si abbassa, se soccombe; ecco perché presenta l’immagine del chicco di grano che può produrre frutto solo se muore. È un’immagine quest’ultima che rispecchia cosa farà Gesù per poterci salvare dal peccato: donerà la sua vita sulla croce. La voce del Padre conferma questa missione del figlio affinché Gesù possa attirare tutti a sé. Dopo questo episodio infatti Giovanni prosegue con l’ultima cena che viene rappresentata con la lavanda dei piedi, per sottolineare lo stile di questo liberatore. Un liberatore che si sottomette per donare fino alla fine tutto l’amore di cui dispone e per convertire la nostra mentalità che cerca il successo, i primi posti, l’auto referenzialità, il massimo profitto con il minimo sforzo, il potere… Gesù viene a spazzare questo modo di pensare con un design completamente contrario: vuoi essere il primo? Sii servitore di tutti senza pretese, senza vana gloria, senza protagonismo, a costo di patire. In Gesù nulla di tutto questo viene vanificato, anzi prende forma secondo lo stile ed il design di Dio. Rilettura personale Quali sono i criteri che uso per essere valorizzato? Mi piace essere glorificato o preferisco che la gloria si riferisca a Dio? Quale stile faccio mio? Quale design porto avanti? Meditazione Gesù ci chiede conversione, cioè un cambio di mentalità. Qual è questo cambiamento? Innanzi tutto capire di far parte di un progetto che non possiamo portare avanti da soli con le nostre forze. C’è bisogno di accogliere sempre in ogni istante della nostra vita Gesù che si fa dono per noi portandoci quella pace e quella serenità che ci serve per affrontare le avversità. Proprio in quelle situazioni complicate, difficili, ingarbugliate dove ci vengono proposte facili e futili soluzioni, dove la fragilità e la debolezza diventano peccato, Egli ci offre l’opportunità di riscattarci, di liberarci. Abbiamo bisogno di rimanere in comunione con lui, con la sua Parola con i Sacramenti, con la preghiera e con le persone attraverso le quali ci edifica nella vita di tutti i giorni attenendoci al suo stile, quello del servo inutile. Inutile per il modo di ragionare del mondo, ma utile per il servizio a Dio e ai fratelli. Contemplazione Quanta strada Signore verso la conversione. Quanta strada per capire che solo abbassandosi verso i bisogni dei nostri fratelli possiamo trovare conforto e felicità; quanta strada per comprendere che non basta soddisfare la pancia e il nostro ego per sentirci più umani; quanta strada per capire che non è il potere a darci sicurezze e nemmeno una giustizia trionfalista a darci certezze. Abbiamo tutta la vita che come dono per volgere lo sguardo verso di te, per far si che possiamo essere attratti da te. 21
Preghiera Donaci Signore la vera sapienza del cuore, affinché possiamo riconoscerti in tutto ciò che ci circonda e poter scegliere sempre te che sei la via, la verità e la vita. Aiutaci a superare le nostre paure e le nostre comodità per poterti servire negli ultimi, diventando ultimi tra gli ultimi secondo il tuo stile e il tuo design 22
Anno B DOMENICA DELLE PALME Davvero quest’uomo era Figlio di Dio Invocazione allo Spirito Dio onnipotente ed eterno, attraverso un ramo di ulivo hai annunciato a Noè e ai suoi figli il tempo della misericordia e l’inizio dell’alleanza con ogni uomo. Attraverso i rami di ulivo hai voluto che il tuo Figlio Gesù fosse salutato come Messia, Re di pace, umile e mite, venuto per compiere l’Alleanza definitiva e portare la riconciliazione: sii benedetto per questi rami che ci ricordano la tua alleanza perenne con tutta la creazione. Sii benedetto per questi ramoscelli segno della gioia pasquale che ci prepariamo a vivere, e accordaci nella tua benedizione di accogliere gioiosamente colui che viene, Gesù Cristo, il Re, benedetto ora e nei secoli dei secoli. + Dal Vangelo secondo Marco 14,1- 15,47 Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco Contesto e commento La Domenica delle Palme ci introduce alla Settimana Santa, nella quale rivivremo la Passione e Morte di Gesù per giungere con cuore rinnovato alla sua Risurrezione. Come in un pellegrinaggio spirituale, i nostri sguardi saranno sempre più concentrati sul volto di Gesù, seguendo passo dopo passo i suoi gesti d’amore per noi, sino al dono incondizionato di sé, sino alla morte in croce, per la nostra Salvezza. Negli occhi di Gesù, possiamo rivedere quel pranzo, a casa di Simone il lebbroso, circondato da persone così diverse. Come quella donna, che con il cuore colmo di gioia per questo 23
incontro, rompe un vasetto di alabastro per profumare il suo capo, simbolo di rispetto e affetto. Il nostro profumo ancora oggi in Dio può crescere e diffondersi attorno a noi; i doni che abbiamo spesso li teniamo chiusi, protetti, soprattutto se preziosi, ma così non possono crescere e diventare a loro volta dono per gli altri. E poi la cena assieme ai suoi discepoli, per l’ultima volta assieme; Gesù consegna nelle loro mani, in quelle mani che poco dopo lo tradiranno e lo lasceranno solo, un dono che cambierà il mondo, anche per noi oggi. Se solo sapessimo accoglierlo veramente, accorgerci di quanto Amore ancora oggi Dio è pronto a donarci per trasformare le nostre vite che non sono solo quotidianità, lavoro, corse e fatica. Ma possono essere gioia e condivisione per noi e per le persone che ci sono accanto, come le nostre famiglie. Ma dobbiamo crederci. Solo così possiamo cambiare noi stessi ed il mondo attorno a noi. Bisogna fidarsi di Dio anche quando non sappiamo dove questa strada ci condurrà. Non bisogna aver paura, perché impedisce ai nostri occhi di vedere la luce, al nostro cuore di battere, ai nostri sensi di gioire dei profumi e dei sapori che la vita ci dona. Giuda lo immagino così, al buio, con il cuore congelato dalla paura di rimanere ferito un’altra volta, incapace di vedere la bellezza accanto a sé, anche se aveva vicino Dio. Ma Gesù è lì, non si muove, pronto ad accogliere il suo amico, anche se lo tradirà, pronto ad accogliere tutti noi con i nostri difetti ed i nostri tradimenti. Ripenso alle mani di Gesù unite in preghiera nel Getsèmani, che accarezzano il volto dei suoi amici che si addormentano, affaticati dal cibo e dal bere, e non riescono a capire quanto Dio avesse bisogno di loro. Anche oggi Dio ha bisogno di noi, delle nostre preghiere, della nostra mente, dei nostri piedi e delle nostre mani per stare accanto alle tante persone che sono sole, impaurite dalla vita, abbandonate, incredule, senza speranza. Quante persone accanto a Gesù nel Sinedrio per accusarlo e ferirlo; il male è così, attira a sé, lo sappiamo bene noi adulti. La tentazione ci attanaglia, ci ruba la dignità e la libertà. Quando siamo assieme ad altre persone, ci facciamo forza nel fare il male, nel sentirci nel giusto soprattutto verso i più deboli, le persone sole, i poveri. Ma Dio non si muove di un centimetro, perché ci ricorda che anche quando siamo circondati dal male, se noi non lo lasciamo entrare, non ci può trasformare in qualcosa che non siamo. Anche dopo una vita piena di errori, Gesù ci ricorda che non siamo soli di fronte al male; Lui è lì, non si è mai mosso, in attesa di donarci forza e coraggio. Come dal velo squarciato del tempio la Luce di Dio illuminò il cuore ed ispirò le parole del centurione, così dalle nostre ferite può irradiarsi questa Luce, per aprire il nostro cuore alla vita, quella vera, sognata e pensata per noi da questo Dio che è Amore, Amante e Amato. Solo da Lui riceviamo in dono quel coraggio che ci smuove dai nostri luoghi di conforto, come per Giuseppe d’Arimatèa che va da Pilato a chiedere il corpo di Gesù; che ci dà la forza per muovere i primi passi e riaccende in noi il desiderio di amare ed essere amati. Rilettura personale Rileggi con calma il testo e prova concretamente a “vedere” con gli occhi quanto stai leggendo, ascolta i rumori, i profumi di quei luoghi ed osserva i volti delle persone e di Gesù. La Parola, accolta in noi con sincerità, fa giungere Dio sino al nostro cuore e ci trasforma, rendendoci veramente noi stessi. 24
Puoi anche leggere