DIABETE MELLITO - AulaWeb 2021
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Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, cioè da un aumento degli zuccheri (glucosio) presenti nel sangue, causata da una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas o dalla combinazione di ridotta secrezione di insulina e di resistenza dei tessuti periferici all'insulina Il glucosio è normalmente presente nel sangue e rappresenta la nostra principale forma di energia per i muscoli ed altri organi. Per il cervello è addirittura l'unica fonte di energia. Le altre fonti energetiche sono le proteine e i grassi. Il glucosio è fornito dall'alimentazione al momento dei pasti. L'utilizzazione di questo "carburante" è possibile solo in presenza di Insulina L'Insulina è un ormone prodotto dal pancreas, esattamente dalle cellule beta delle isole di Langerhans. L'insulina ha molte funzioni, una di queste è quella di trasportare i carboidrati ai tessuti. Il pancreas secerne una quantità di insulina sufficiente a determinare una rapida assunzione, immagazzinamento o utilizzazione del glucosio da parte di quasi tutti i tessuti dell'organismo, ma specialmente del fegato, dei muscoli e del tessuto adiposo. La glicemia viene quindi riportata a valori normali (80-100 mg/dl) Il fegato immagazzina circa il 60% del glucosio presente nel pasto per reimmetterlo nel sangue in condizioni di bisogno: digiuno, attività fisica intensa, situazioni di stress Nel diabete questo non avviene. La glicemia sale, una parte dello zucchero in eccesso viene eliminato dal rene con le urine, si ha cioè glicosuria. 2
In 1997 An Estimated 2.1% of World Population or 124 Million People had Diabetes (Type 1 & 2): 13 million in North America 13 million in Latin America 22 million in Europe 8 million in Africa 66 million in Asia 1 million in Oceania Of these 97% or 120 million people world-wide had Type 2 Diabetes 3 Amos A. Diabetic Medicine 1997; 47(Suppl 5) S7-S87.
L’Epidemia Diabete in Italia Pazienti con DM ( x 1000 ) 6.000 5374 5.000 4252 4.000 3369 3458 3.000 2.000 1995 1997 2000 2030 OMS (www.who.int/diabetes/facts/world_figures/en/index4.html)
Diabete di tipo 1 che colpisce una popolazione giovane, che necessita di insulina in quanto il pancreas non ne produce; Diabete di tipo 2 che colpisce una popolazione prevalentemente anziana, caratterizzata (spesso ma non sempre) da un eccesso di peso, trattata con antidiabetici orali e dieta, in alcuni casi è necessario un trattamento insulinico. Il Diabete di tipo 1 (o insulino-dipendente, IDDM ) è caratterizzato dalla distruzione delle cellule beta di Langerhans pancreatiche che producono insulina. Sono stati individuati più fattori che contribuiscono alla sua comparsa: 1 - fattori genetici, cioè ereditati nella nostra costituzione 2 - fattori immunitari, cioè legati ad una particolare difesa del nostro organismo contro le infezioni 3 - fattori ambientali, che dipendono dall'azione contro il nostro organismo di batteri, virus, sostanze chimiche. Il Diabete di tipo 2 (diabete mellito non insulino-dipendente, NIDDM) è caratterizzato da una residua secrezione insulinica che però è inadeguata al fabbisogno dell'organismo; esiste inoltre una resistenza dei tessuti corporei all'azione dell'insulina ancora prodotta dal pancreas. In questo caso sono più importanti i fattori genetici, acquisiti ed ambientali. Per fattori acquisiti si intende: età, dieta, sovrappeso e obesità, distribuzione centrale del grasso, dislipidemia, stress, farmaci, abuso di alcool, ridotta attività fisica, modernizzazione dello stile di vita, meccanizzazione, urbanizzazione. 8
Nuova classificazione Dal 1997 l’ADA ha rivisto la classificazione precedente, in uso dal 1979, eliminando i termini IDDM (diabete mellito insulino-dipendente) e NIDDM (diabete mellito non insulino- dipendente), al loro posto vengono mantenuti i termini diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2. Diabete Mellito di tipo 1, viene suddiviso in: Diabete Mellito Autoimmune E' causato dalla distruzione delle cellule pancreatiche ad opera di autoanticorpi. Questi si trovano in più del 90% dei pazienti al momento della diagnosi. Picco d'esordio è durante l'infanzia e l'adolescenza, ma nella maggior parte dei pazienti compare entri i 30 anni. Diabete Mellito Idiopatico E' una forma rara, presente negli afro-americani, si riferisce alle forme di Diabete di tipo 1 caratterizzate da ridotta riserva insulinica, ma residua risposta ai test di sensibilità all'insulina. Diabete Mellito tipo 2, viene suddiviso in: Non obesità Obesità Diabete Mellito Gestazionale diabete che esordisce durante la gravidanza. 9
Ridotta tolleranza al glucosio (IGT) e alterata glicemia a digiuno (IFP) La diagnosi di IGT viene posta quando una persona ha valori glicemici compresi fra la normalità e il diabete, cioè glicemia postprandiale a distanza di 2 ore tra 140 e 200 mg/dl. Questi pazienti hanno normalmente una glicemia a digiuno normale o modestamente elevata, mentre hanno iperglicemia solo quando ricevono un carico orale di glucosio. L'alterata glicemia a digiuno è una nuova categoria diagnostica. La diagnosi di IFP viene posta quando le glicemie a digiuno sono comprese tra 110 e 126 mg/dl. Altri tipi di Diabete Questa categoria comprende un'ampia varietà di disordini che non possono essere classificati nella categoria precedente e che riconoscono una causa nota. Comprende il diabete precedentemente conosciuto come diabete secondario (un esempio è il diabete secondario a malattie del pancreas), oppure il MODY, un diabete del giovane che in precedenza veniva collocato nel Diabete di tipo 2. 10
Malattie esocrine del pancreas Tutte le malattie che danneggiano il tessuto esocrino pancreatico e che determinano la distruzione più o meno marcata delle β-cellule possono causare diabete mellito: - Pancreatiti - Traumi - Infezioni - Carcinoma pancreatico - Pancreatectomia - Fibrosi cistica - Pancreatopatia fibrocalcifica - Emocromatosi - Fibrosi pancreatica
Diabete da infezioni virali Alcuni virus possono danneggiare direttamente la cellula β o innescare un processo autoimmune I virus maggiormente coinvolti sono il virus della rosolia ed il CMV
Classificazione Etiologica del diabete mellito
Etiopatogenesi DM1 Il DM1 insorge in soggetti geneticamente predisposti (HLA) che risultano suscettibili all’azione di fattori esterni (alimentari, virus, farmaci) che innescano un processo autoimmune la cui conseguenza è la distruzione della cellula β pancreatica Fattori esterni: latte vaccino, cibi affumicati, coxackivirus B4, Mengovirus 2T, Reovirus 1 e 3, CMV, Streptomicina, Pentamidina, etc
Fisiopatologia del Diabete di Tipo 2 Carboidrati Eccessivo Enzimi digestivi rilascio di acidi grassi Glucosio I I Difetti secretivi Insulina (I) Tessuto Adiposo delle -cellule Pancreas Ridotto uptake del Fegato I glucosio Eccessiva produzione di glucosio Muscoli Resistenza all’azione dell’insulina16
Diabete Tipo 2 Malattia seria e progressiva Associata con importanti complicanze microvascolari e macrovascolari Include il 85-90% di tutti i soggetti diabetici Rappresenta una malattia di significativo impatto sociale E’ caratterizzata da due alterazioni fondamentali: la resistenza insulinica e l’alterata funzione delle -cellule 17 1 Songer T. Pharmacoeconomics 1995; 8(Suppl 1): 1-11.
Etiopatogenesi DM2 Il DM2 insorge in soggetti geneticamente predisposti (eredità poligenica) in cui fattori ambientali fungono da evento scatenante: obesità centrale, sedentarietà, infezioni, gravidanza, etc. Storia naturale del diabete: - Alla nascita: suscettibilità genetica associata o meno all’IR - 0-30 anni: comparsa di obesità viscerale - 30-40 anni: evoluzione ad alterata tolleranza al glucosio con l’instaurarsi di altre patologie della SM - 45-60: sviluppo del DM2
Aumento nel mondo della prevalenza del diabete di tipo 2 - Numero di persone con diabete tipo 2 250 215 Millioni di Persone 200 150 120 100 50 0 1997 2010 19 Amos A. Diabetic Medicine 1997; 47(Suppl 5) S7-S87.
Mortalità in diabetici vs. non-diabetici Ratio 2.5 Ratio 2.2 Ratio 2.1 35 32.0 30 26.9 26.9 Mortality Rate 25 (Deaths per 1000 20 Control patient years) 15.5 15 12.5 Diabetes 10.8 10 5 0 10,025 61 6629 279 631 24 (Patient Numbers) Whitehall Paris Helsinki Study Prospective Study Policemen Study 20 Balkau. Lancet 1997; 350: 1680.
Progressione del diabete tipo 2 Predisposizione Resistenza Insulinica Acquisita Genetica • Obesità • Età Iperinsulinemia • Vita Sedentaria Compenso dell’Insulino-Resistenza Normale Tolleranza al Glucosio Ridotta Tolleranza al Glucosio Acquisita • Glicotossicità Predisposizione • Elevati FFA Esaurimento delle Genetica -cellule Diabete tipo 2 Malattia Micro- & • Iperglicemia macro-vascolare Adapted from Edelman S. Type II Diabetes Mellitus. Advances in Internal Medicine vol 43: Mosby Year Book 1998: 449-500.
Diabete tipo 2: la punta dell’iceberg Stadio 3 Diabete 2 macroangiopatia microangiopatia Gluc. Postpr. Prod. Gluc. Stadio 2 Trasp. Gluc. IGT Secr. Ins. Aterogenesi Lipogenesi iperinsulinemia Resistenza insulinica Tg Stadio 1 obesità NGT W/h HDL genetica ipertensione 22
Che cos’è l’insulino-resistenza? E’ definita come una riduzione della risposta biologica all’insulina E’ un difetto primitivo nella maggioranza di soggetti con diabete di tipo 2 In soggetti non-diabetici, l’insulino-resistenza, combinata con l’iperinsulinemia, è un potente fattore predittivo del futuro sviluppo di un diabete di tipo 2 1 American Diabetes Association. Diabetes Care 1998; 21(2): 310–314, 23 2 Beck-Nielsen H, Groop LC. J Clin Invest 1994; 94: 1714–1721, 3 Bloomgarden ZT. Clin Ther 1998; 20(2): 216–231.
Insulino-Resistenza Condizione nella quale le cellule dell’organismo non rispondono adeguatamente all’insulina - causa un aumento dei livelli circolanti di glucosio - associata ad aumento di acidi grassi liberi - può condurre allo sviluppo di diabete tipo 2 - associata a complicazioni cardiovascolari Fattori di rischio - genetici – familiari - eccesso di peso - stile di vita sedentario 24
Condizioni associate ad insulino-resistenza Dislipidemia Microalbuminuria Ipertensione PCOS INSULINO Obesità Centrale RESISTENZA Aterosclerosi Ridotta Fibrinolisi Iperinsulinemia Diabete Tipo 2 25 Adapted from DeFronzo. Diabetes Care 1991; 14(3): 173-94.
Endocrinopatie Generalmente la comparsa di diabete è legato all’azione antagonista a quella dell’insulina degli ormoni prodotti da tali patologie: - Acromegalia - Sindrome di Cusching - Glucagonoma - Feocromocitoma - Somatostatinoma - Aldosteronoma Un eccesso di ormoni tiroidei (ipertiroidismo) porta ad una iperstimolazione del pancreas con conseguente aumento dell’insulinemia e comparsa di IR
Diabete da farmaci e ormoni Conseguente all’alterazione della secrezione insulinica o della produzione epatica di glucosio, o alla comparsa di IR indotta dai farmaci e ormoni: - Glucocorticoidi - Ormoni tiroidei - β bloccanti - Tiazidici - Interferone alfa - Tacrolimus e ciclosporina - Inibitori delle proteasi
Diagnosi di Diabetes Plasma Glucose Cutoff Points Adapted from The Expert Committee on the Diagnosis and Classification of Diabetes Mellitus. Diabetes Care. 1997;20:1183-1197. FPG 2-ore dopo OGTT Categoria mg/dL mmol/L mg/dL mmol/L Normali 11.1 28
Diagnosi di Diabete In assenza dei sintomi tipici della malattia (poliuria, polidipsia e calo ponderale), la diagnosi di diabete deve essere posta con il riscontro, confermato in almeno due diverse occasioni di: glicemia a digiuno ≥126 mg/dl (con dosaggio su prelievo eseguito al mattino, alle ore 8 circa, dopo almeno 8 ore di digiuno) Oppure glicemia ≥200 mg/dl 2 ore dopo carico orale di glucosio (eseguito con 75 g) oppure HbA1c ≥6,5% oppure ≥48 mmol/mol (solo con dosaggio standardizzato) A condizione che il dosaggio dell’HbA1c sia standardizzato, allineato a IFCC e che si tenga conto dei fattori che possono interferire con il dosaggio della glicata 29
Diagnosi di Diabete In presenza di sintomi tipici della malattia, la diagnosi di diabete deve essere posta con il riscontro, anche in una sola occasione di: • glicemia casuale ≥ 200 mg/dl (indipendentemente dall’assunzione di cibo). Ai fini diagnostici e di screening la misurazione della glicemia deve essere effettuata su plasma venoso e massima cura deve essere posta nell’appropriata manipolazione del campione (fase pre-analitica). L’uso del glucometro è sconsigliato, in quanto genera misurazioni non standardizzabili. Il glucometro può essere impiegato per un pre-screening ambulatoriale individuale o di massa al fine di individuare soggetti con valori suggestivi di diabete e meritevoli di uno screening formale con misurazione della glicemia su plasma venoso in laboratorio. Per formulare la diagnosi di diabete non sono necessarie le misurazioni di: • glicemia post-prandiale o profilo glicemico; • insulinemia basale o durante OGTT; • C-peptide; • autoanticorpi. 30
Diagnosi di Diabete Oltre al diabete sono conosciuti altri stati di disglicemia. I seguenti valori dei principali parametri glicemici sono considerati meritevoli di attenzione in quanto identificano soggetti a rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Per definire queste condizioni deve tuttavia essere evitato l’uso del termine “pre-diabete”: glicemia a digiuno 100-125 mg/dl (alterata glicemia a digiuno o impaired fasting glucose, IFG); glicemia 2 ore dopo carico orale di glucosio 140-199 mg/dl (ridotta tolleranza al glucosio o impaired glucose tolerance,IGT); HbA1c 42-48 mmol/mol (6,00-6,49%) (solo con dosaggio allineato IFCC). E’ da notare che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità; WHO, World Health Organization) indica per la diagnosi di IFG valori di glicemia 110-125 mg/dl e non ha ratificato l’uso dell’emoglobina glicata per la definizione degli stati di disglicemia non diagnostici per diabete. Nei soggetti con IFG e/o IGT oppure HbA1c con valori di 42-48 mmol/mol (6,00-6,49%) deve essere ricercata la presenza di altri fattori di rischio di diabete (obesità, familiarità per diabete, ecc.) al fine di programmare un intervento per ridurre il rischio della malattia. In tali soggetti è anche opportuno ricercare la presenza di eventuali altri fattori di rischio cardiovascolare (dislipidemia, ipertensione, ecc.) per definire il rischio cardiovascolare globale e instaurare gli opportuni provvedimenti terapeutici. 31
Sintomi I sintomi di insorgenza nel Diabete di tipo 1 sono: poliuria (consistente aumento della quantità di urine prodotta nelle 24 ore) polidipsia (aumento della sete e della introduzione di liquidi secondario alla poliuria) polifagia (aumento dell'appetito e dell'assunzione di alimenti) calo ponderale (perdita di peso) Agli esami di laboratorio: iperglicemia a digiuno e soprattutto dopo i pasti glicosuria (glucosio nelle urine) Il Diabete di tipo 2 viene spesso diagnosticato casualmente nel corso di esami di laboratorio. La malattia si instaura lentamente ed occorre molto tempo prima che sia manifesta iperglicemia e glicosuria. Spesso si fa diagnosi quando è presente una complicanza diabetica 32
Modalità di esecuzione del test con carico orale di glucosio Il test con carico orale di glucosio deve essere eseguito al mattino, a digiuno. Durante il test la persona deve assumere la posizione seduta e astenersi dall’assunzione di alimenti e dal fumo. Nei giorni precedenti il test l’alimentazione deve essere libera e comprendere almeno 150 g di carboidrati/die. Il dosaggio della glicemia deve essere effettuato su plasma, utilizzando metodi enzimatici, mentre e sconsigliato l’uso dei glucometri. Il test con carico di glucosio non deve essere effettuato in presenza di malattie intercorrenti (influenza, stati febbrili, ecc.). Il test consiste nel bere 75 g di glucosio anidro disciolti in 250 ml di acqua in 5 minuti. Usualmente si utilizza una soluzione di glucosio al 50% (150 ml) diluita con acqua a 250 ml. La soluzione va bevuta in 5 minuti a piccoli sorsi. Il sangue per la determinazione della glicemia viene raccolto prima dell’assunzione del glucosio e dopo 2 ore dal carico. Il tempo è calcolato dal momento in cui il soggetto comincia a bere. 33
Distribuzione del grasso viscerale Normale Diabete Tipo 2 34
Caratteristiche cliniche differenziali del diabete tipi 1 e tipo 2
Complicanze del diabete Acute (metaboliche) Croniche (vascolari) - Ipoglicemia - Microangiopatia - Chetoacidosi - Macroangiopatia Diabetica - Coma iperosmolare non chetosico - Acidosi lattica
Complicanze del diabete COMPLICANZE METABOLICHE ACUTE - Ipoglicemia - Chetoacidosi diabetica - Iperglicemia iperosmolare non chetoacidosica COMPLICANZE CRONICHE - Microvascolari Retinopatia Nefropatia - Macroavascolari Cardiopatia ischemica Vasculopatia cerbrale Arteriopatia obliterante periferica - Neurologiche Neuropatia periferica sensitivo-motoria Neuropatia autonomica - Piede diabetico
Ipoglicemia Complicanza ACUTA più frequente nel diabete È più frequentemente la conseguenza di un’assunzione eccessiva di insulina o di farmaci che stimolano la secrezione insulinica
Sintomi ipoglicemia Attivazione autonomica Neuroglicopenia (la sogli glicemica varia (glicemia < 60mg/dl): da caso a caso; tanto - Menomazione del pensiero più un soggetto è ben - Alterazione dell’umore compensato tanto più è - Irritabilità bassa): - Vertigini - Fame - Mal di testa - Tremore di mani e gambe - Stanchezza - Palpitazioni - Confusione - Ansietà - Convulsioni e coma - Pallore - Sudorazione
La chetoacidosi diabetica (DKA) Si verifica soprattutto nel diabete tipo 1, nel diabete all’esordio, in seguito a insufficienti dosi di insulina, forte stress metabolico, eccessivo consumo di alcol, disidratazione, eventi intercorrenti come traumi, infezioni, eventi cardiovascolari acuti, etc. È caratterizzato da: - Acidosi metabolica (pH < 7,3, Bicarbonati) - Iperglicemia - Presenza di corpi chetonici nel sangue e nelle urine (chetonuria) - Poliuria, polidipsia - Disidratazione - Alterazioni del sensorio fino al coma
Segni di chetoacidosi diabetica Polidipsia Poliuria Disidratazione: turgore della pelle ridotto, mucose secche, occhi incavati, pulsazioni periferiche deboli, shock Iperventilazione come compenso all’acidosi Compromissione cerebrale: cefalea, agitazione, irritabilità, sonnolenza, confusione, coma. Nausea e vomito (segni di acidosi metabolica) Dolori addominali (tanto da simulare un quadro di addome acuto) Alito acetonico: odore di frutta marcia dell’alito Ipotermia
Iperglicemia iperosmolare non chetoacidosica È una complicanza ACUTA del DM caratterizzata da iperglicemia (> 600 mg/dl) in assenza di chetosi significativa, con osmolarità plasmatica > 330 mOsmol/l, presenza di una grave disidratazione e ottundimento del sensorio moderato/severo Non vi è acidemia (Ph> 7.3) ed il bicarbonato sierico è > 18 mEq/l Più frequente nel DM2, spesso in anziani che non sanno di essere diabetici Fattori scatenanti: polmoniti, uremia, vomito, diarrea, infezioni virali acute, disidratazione severa, farmaci (diuretici, cortisonici, β-bloccanti)
Iperglicemia iperosmolare non chetoacidosica: clinica Iperglicemia severa Iperosmolarità plasmatica (>300 mOsmol/l) Disidratazione estrema con oliguria/anuria Compromissione del sensorio fino al coma Deficit neurologici Assenza di chetosi e acidosi Ipertermia I Sintomi iniziali possono essere sfumati (nausea, vomito, calo ponderale, poliuria)
Complicanze croniche del diabete Microvascolari - Retinopatia - Nefropatia - Neuropatia Macrovascolari - Malattia cerebrovascolare - Cardiopatia ischemica - Arteriopatia periferica
Complicanze croniche del diabete Ictus Retinopatia Aumentato di 1.2 - 1.8 diabetica volte3 Causa principale di cecità negli adulti in età lavorativa1 La mortalità nei pazienti con diabete mellito è 3-5 volte più alta rispetto alla Malattie popolazione generale. cardiovascolari 80% dei diabetici muore I pazienti diabetici hanno un’aspettativa di vita ridotta di 5-10 anni rispetto ai per malattie soggetti sani. cardiovascolari4 Nefropatia diabetica Neuropatia Causa principale di diabetica insufficienza renale Causa principale di terminale2 amputazione non traumatica degli arti inferiori5 1Fong DS, et al. Diabetes Care 2003;26 (Suppl. 1):S99–S102. 2Molitch ME, et al. Diabetes Care 2003;26 (Suppl. 1):S94–S98. 3Kannel WB, et al. Am Heart J 1990;120:672–676. 4Gray RP & Yudkin JS. In Textbook of Diabetes 1997. 5Mayfield JA, et al. Diabetes Care 2003;26 (Suppl. 1):S78–S79.
Complicanze Aterosclerosi, cioè un ispessimento ed indurimento della parete arteriosa caratterizzato dalla deposizione di lipidi. Per questo motivo i diabetici sono a rischio per coronaropatie, disturbi ischemici cerebrali, insufficienza arteriosa degli arti. Retinopatia diabetica, alterazione dei capillari a carico della retina. Nefropatia diabetica, alterazione dei capillari a carico dei reni. Neuropatia diabetica, sofferenza del sistema nervoso periferico che si manifesta con crampi e disturbi della sensibilità, ma può colpire anche il sistema nervoso vegetativo con disturbi diffusi ai vari organi interessati. Ulcera diabetica, comparsa di ulcere agli arti inferiori. Aumentata suscettibilità alle infezioni, ad esempio cistiti, vaginiti ecc. Nei pazienti con Diabete di tipo 2 sembra esserci una associazione tra resistenza all'insulina, iperinsulinemia, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, vasculopatia aterosclerotica, tale affezione viene chiamata sindrome X 47
Obiettivi del trattamento del Diabete L'obiettivo è la prevenzione delle complicanze diabetiche Corretta igiene di vita: Seguire la dieta impostata Fare attività fisica Non fumare Non assumere gli alcolici (consentito un bicchiere ai pasti, ma attenzione perché può mascherare l'insorgenza di ipoglicemie) Mantenere un peso normale Curare il proprio corpo (in particolare i piedi per la prevenzione delle ulcere) 48
Coronary Heart Disease Risk Markers in Diabetes Modifiable Not modifiable Elevated LDL-C Thrombogenic factors Age Low HDL-C – PAI-1 Male gender – Fibrinogen Elevated triglycerides Family history – C-reactive protein Elevated blood of CHD Diet pressure Tobacco smoking Personal history of CHD Excess alcohol consumption Fasting glucose ≥100 Physical inactivity mg/dl Obesity Pyorala K, et al. Eur Heart J. 1994;15:1300-1331. www.hypertensiononline.org
Terapia Il diabete di tipo 1 necessita di terapia insulinica. Esistono vari tipi di Insulina (ad esempio regolare ed intermedia a seconda della durata di azione) di solito si usa una terapia intensiva, con quattro somministrazioni al giorno, cioè tre insuline regolari ai pasti ed una intermedia a più lunga durata d'azione per tutta la notte 50
Gli obiettivi fisiopatologici della terapia del diabete di Tipo 2 Ridurre l’insulino-resistenza (fegato/rene, muscolo scheletrico, tessuto adiposo) Ristabilire un appropriato profilo insulinemico (sufficiente secrezione basale e appropriata secrezione post-prandiale, specialmente nelle fasi più precoci susseguenti un pasto) Contrastare la lipotossicità Ridurre la glucotossicità
STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2016 Obiettivi glicemici più stringenti (HbA1c≤48 mmol/mol [≤6,5%]) dovrebbero essere perseguiti in pazienti di nuova diagnosi o con diabete di durata (< 10 anni), senza precedenti di malattie cardiovascolari, abitualmente in discreto compenso glicemico e senza comorbilità che li rendano particolarmente fragili. In tutte le persone con diabete le glicemie e l’HbA1c vanno mantenute entro i livelli appropriati per la specifica condizione clinica al fine di ridurre il rischio di complicanze acute e croniche. 52
Obiettivi di compenso glicemico meno stringenti (HbA1c≤64 mmol/mol [≤8,0%]) dovrebbero essere perseguiti in pazienti con diabete di lunga durata (>10 anni) soprattutto con precedenti di malattie cardiovascolari o una lunga storia di inadeguato compenso glicemico o fragili per età e/o comorbilità. Questo è particolarmente appropriato se la terapia consta di farmaci che causano ipoglicemia. 53
Obiettivi del controllo glicemico nell’anziano (Linee Guida Europee) > 70 anni > 70 anni fragile Emoglobina glicata A1c (%) 6,5-7,5 7,5-8,5
Le strategie terapeutiche nel diabete di Tipo 2 Dieta + esercizio fisico Antidiabetici Insulina orali Antidiabetici orali + insulina
Gli antidiabetici iniettivi ed orali tradizionali Secretagoghi Sulfoniluree Glinidi Insulino-sensibilizzanti Metformina Glitazoni Modificatori dell’assorbimento intestinale Inibitori dell’a-Glucosidasi intestinale (Acarbosio) Insuline
Azione ipoglicemizzante degli antidiabetici orali MUSCOLO SCHELETRICO: aumento utilizzazione di glucosio TESSUTO ADIPOSO: Gliflozine Riduzione Insulino-resistenza riduzione lipolisi b-CELLULA: Glitazoni aumento secrezione insulina FEGATO/RENE: calo produzione glucosio Glucotossicità CALO IPERGLICEMIA Secretagoghi Metformina INTESTINO: riduzione assorbimento “GLUCOSIO-RESISTENZA”: calo utilizzazione di glucosio carboidrati complessi Inibitori a-Glucosidasi
Gli antidiabetici iniettivi ed orali innovativi Agonisti del recettore GLP1: Incretine Exenatide Liraglutide Exenatide LAR Lixisenatide Dulaglutide Gliptine: Inibitori del DPP IV Sitagliptin Vildagliptin Saxagliptin Linagliptin Alogliptin
Gli antidiabetici iniettivi ed orali innovativi Gliflozine: inibitori del cotrasportatore di sodio-glucosio 2 Dapaglifozin Canaglifozin Empaglifozine Dulaglutide
STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2016 60
STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2016 61
TREATMENT OF T2DM Impaired Insulin Secretion Sulfonylureas Meglitinides TZDs Exenatide Liraglutide Metformin Gliptine Glitazones Glitazones Metformin Hyperglycemia Increased Decreased Glucose HGP Gliflozine: bloccano riassorbimento Uptake riassorbimento renale di glucosio
Terapia Il diabete di tipo 1 necessita di terapia insulinica. Esistono vari tipi di Insulina (ad esempio regolare ed intermedia a seconda della durata di azione) di solito si usa una terapia intensiva, con quattro somministrazioni al giorno, cioè tre insuline regolari ai pasti ed una intermedia a più lunga durata d'azione per tutta la notte Il diabete di tipo 2 viene trattato con diete, antidiabetici orali, trattamento insulinico Gli antidiabetici orali sono farmaci ipoglicemizzanti che agiscono secondo più meccanismi d'azione. Due sono le classi più importanti: 1 -la classe delle Sulfaniluree: agiscono stimolando la liberazione di insulina residua del pancreas e diminuendo la liberazione in circolo del glucosio immagazzinato nel fegato; 2 - la classe delle Biguanidi: agiscono principalmente aumentando la penetrazione intracellulare del glucosio a livello periferico ... anche se attualmente esistono delle nuove categorie di farmaci ipoglicemizzanti. L'uso dell'insulina, ma anche degli antidiabetici orali può causare crisi ipoglicemiche, cioè abbassare troppo la glicemia nel sangue. Il paziente se ne accorge per la presenza di sintomi quali stanchezza, sudorazioni, tachicardia. In questi casi è importante eseguire una glicemia capillare per valutarne la gravità, in ogni caso è sempre bene assumere dei zuccheri veloci (zolletta di zucchero, latte, succo di frutta) per riportare a valori normali la glicemia. Tutti i diabetici devono possedere dei reflettometri, strumenti che permettono la facile esecuzione di glicemie capillari a livello delle dita delle mani 63
Treatments for Type 2 Diabetes Acarbose Reduces Carbohydrate absorption - DIGESTIVE Glucose ENZYMES I Sulphonylurea I Repaglinide Insulin + (I) Stimulates insulin secretion Metformin I Reduces hepatic - glucose output + Limited effect on insulin - - + resistance Thiazolidinediones Reduce Insulin Resistance 64
Trattamento “a scalini” del Diabete di Tipo 2 + + + 65 Adapted from Williams G. Lancet 1994; 343: 95-100.
Limiti dell’Insulina Umana Regolare LENTO inizio dell’attività • Inconveniente per il paziente: somministrazione 30-40’ prima del pasto • Copertura non adeguata del picco iperglicemico post-prandiale LUNGA durata d’azione • Potenziale rischio di ipoglicemia inter-prandiale tardiva (4-6 ore) • Durata di azione intorno alle 6-8 ore Pampanelli S et al Diabetes Care 1995;18(11):1452-1459
Vantaggi della Terapia con Analoghi Rapidi vs Insulina Regolare Maggiore flessibilità nella somministrazione (entro i 15 min prima, durante e dopo il pasto) Rapido assorbimento nel sottocute (dovuto alla dissociazione in monomeri) Particolarmente efficace nel ridurre il picco glicemico postprandiale Basso rischio di ipoglicemia nella fase postprandiale tardiva Monaco F. Principi di Terapia Endocrina e metabolica, Ediz. 2010
Terapia Insulinica: schema a 4 iniezioni Lispro (Humalog), Aspart (Novorapid), Glulisina (Apidra) Glargine (Lantus) Curva insulinica Glargine 300 Toujeo Detemir (Levemir) Lispro Protamina (Humalog Basal) Degludec (Tresiba) Colazione Pranzo Cena h 22-23 Rappresentazione di un profilo glicemico ipotetico
STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2016 La Terapia dell’Iperglicemia in Ospedale ► L’utilizzo dei principali farmaci ipoglicemizzanti orali (secretagoghi, biguanidi, tiazolidinedioni) presenta notevoli limitazioni in ambito ospedaliero. La somministrazione di insulina è pertanto la terapia di scelta nel paziente diabetico ospedalizzato non stabilizzato. (Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B) ► La terapia insulinica per via sottocutanea deve seguire uno schema programmato che preveda l’uso di insulina basale. Questo schema deve essere integrato da un algoritmo di correzione basato sulla glicemia al momento dell’iniezione. Il metodo di praticare insulina solamente “al bisogno” (sliding scale) deve essere abbandonato. (Livello della prova IV, Forza della raccomandazione B) 2016 ► In pazienti critici e/o che non si alimentano per os, nel periodo perioperatorio e in situazioni di grave instabilità metabolica, la terapia insulinica deve essere effettuata in infusione venosa continua, applicando algoritmi basati su frequenti controlli dei valori glicemici e validati nel contesto di applicazione. (Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B) ► I pazienti non critici, esperti nell’autosomministrazione di insulina e nell’autocontrollo glicemico, possono essere autorizzati a proseguire l’autogestione anche durante il ricovero, concordandone le modalità con l’équipe curante. (Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B) Standard Italiani per la cura del diabete mellito 2009-2010, SID-AMD
STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2016 La Terapia Insulinica in Ospedale QUALI SCHEMI INSULINICI? ► Gli schemi possono comprendere sia insuline rapide sia analoghi rapidi dell’insulina ai pasti, in aggiunta a insuline ritardate (solitamente isofano) o ad analoghi lenti, una o piu volte al giorno. ► Gli analoghi dal punto di vista pratico presentano indubbi vantaggi; in 2016 particolare l’utilizzo degli analoghi rapidi nella correzione delle iperglicemie dovrebbe comportare minor rischio di ipoglicemia rispetto all’insulina regolare. Standard Italiani per la cura del diabete mellito 2009-2010, SID-AMD
STANDARD ITALIANI PER LA CURA DEL DIABETE MELLITO 2016 LA TERAPIA INSULINICA NEL DIABETE TIPO 1 Perseguire lo stretto controllo della glicemia al fine di ridurre il rischio di complicanze croniche. (Livello della prova I, Forza della raccomandazione A) Lo schema di terapia di prima scelta è il basal-bolus, preferibilmente utilizzando analoghi rapidi e analoghi lenti. (Livello della prova I, Forza della raccomandazione B) LA TERAPIA INSULINICA NEL DIABETE TIPO 2 ► Perseguire lo stretto controllo della glicemia al fine di ridurre il rischio di insorgenza o peggioramento delle complicanze microvascolari. (Livello della prova I, Forza della raccomandazione A) 2016 ► Perseguire lo stretto controllo della glicemia sin dalla diagnosi al fine di ridurre le complicanze cardiovascolari a lungo termine. (Livello della prova II, Forza della raccomandazione A) ► Quando il controllo della glicemia non è soddisfacente, anche in politerapia, è necessario iniziare la terapia insulinica mono- o multiniettiva. (Livello della prova I, Forza della raccomandazione A) ► Iniziare la terapia con insulina quando la terapia ipoglicemizzante non insulinica e l’intervento sullo stile di vita non sono in grado di ottenere il controllo della glicemia. Mantenere tuttavia sempre il supporto per il mantenimento dello stile di vita. Considerare l’inizio o l’aumento dell’insulina ogni 2-6 mesi, con l’obiettivo di raggiungere e mantenere nel tempo valori di HbA1c 7% Nel diabete tipo 2 l’uso di analoghi basali glargina e detemir determina meno ipoglicemie che NPH. D’altro canto le insuline basali con più lunga durata d’azione come degludec e glargina U-300 si associano a un minore rischio di ipoglicemia rispetto a glargina U-100. Standard Italiani per la cura del diabete mellito 2009-2010, SID-AMD
Terapia Insulinica Modalità di iniezione Per garantire un assorbimento corretto le iniezioni Derma devono essere Tessuto eseguite nel tessuto sottocutaneo sottocutaneo Muscolo
Terapia insulinica con penna
Insulina Modalità di conservazione Insulina in uso a temperatura ambiente per 30 g g Insulina di scorta in frigorifero a 4-8°C Devono essere evitate le temperature estreme Togliere l’insulina dal frigo almeno 1h prima dell’iniezione
Analoghi Insulina Modalità di conservazione Analogo Insulina in uso a temperatura ambiente per 30 giorni Analogo Insulina di scorta in frigorifero a 4-8°C Devono essere evitate le temperature estreme Togliere l’insulina dal frigo almeno 1h prima dell’iniezione
Insulina Fattori che ne influenzano l’attività Tipo di insulina Spessore del tessuto cutaneo Profondità di iniezione Zona di iniezione Attività fisica Iniezione in zone lipoipertrofiche Massaggio nella zona di iniezione
Terapia insulinica Somministrazione dell’insulina Insulina in flaconi Siringhe Insulina in cartucce Penne o dispositivi precaricati usa e getta
Sedi di iniezione Le principali zone di iniezione sono: Addome Cosce Braccia Natiche La velocità di assorbimento varia a seconda della zona. Addome Braccia Glutei/cosce
Sito di iniezione • Addome: assorbimento veloce • Braccia e cosce: assorbimento intermedio • Glutei: assorbimento lento Tipo di insulina • Insulina regolare: addome • NPH: coscia o glutei (quando usata come insulina basale) • Pre-mix: addome di mattina, coscia o glutei di sera • Analoghi rapidi: tutti i siti di iniezione • Analoghi basali: Glargine e Lispro protaminata per tutti i siti, Detemir per coscia > Analoghi del GLP1: tutti i siti di iniezione 79
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