DEFINIZIONE DI HANDICAP DELL'OMS (1999)
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DEFINIZIONE DI HANDICAP DELL’OMS (1999) (ICDH-code = International Classification of Deasease Disability and Handicap) E’ necessario distinguere tra: 1. MENOMAZIONE = “Qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica” 2. DISABILITA’ = “La riduzione o la perdita di capacità funzionali conseguente alla menomazione” 3. HANDICAP = “Lo svantaggio vissuto a causa della menomazione e della disabilità”
DA DOVE DERIVA IL TERMINE? Il termine HANDICAP ha un’accezione per niente negativa: etimologicamente deriva dall’inglese “hand in cap” = mano nel cappello Indica il SORTEGGIO della posizione dei cavalli allo starter nelle corse al trotto e la relativa penalizzazione onde impedire privilegi e favoritismi. Così da uno SVANTAGGIO nella corsa al trotto è passato metaforicamente a designare uno SVANTAGGIO nella corsa della vita. DEFINIZIONE DI PERSONA HANDICAPPATA (Legge-quadro 104/1992 “per l’assistenza , l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”) “E’ persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione” (art. 3)
CONCEZIONE SOCIALE DELL’HANDICAP ANTICHITA’ = escludeva a priori la categoria dell’handicap e riconosceva valori quali la forza fisica e la bellezza delle linee del corpo. I nati con malformazioni divenivano oggetto o • di INFANTICIDIO • o di ESPOSIZIONE L’uomo non era in grado di spiegare l’HANDICAP in termini RAZIONALI Perciò ricorreva al PREGIUDIZIO e considerava l’handicap o una COLPA individuale o il retaggio di colpe avite La soluzione della MORTE e dell’ABBANDONO erano una sorta di riconsegna alle sorti del destino = spiegazione del problema in termini FILOSOFICI
OGGI = con il progredire delle conoscenze SCIENTIFICHE e degli studi MEDICO-SCIENTIFICI l’handicap è considerato un ACCIDENTE INDIVIDUALE e non più una colpa Il problema oggi è spiegabile in termini SCIENTIFICI La cesura tra: • una visione fondata su termini FILOSOFICI, ETICI o RELIGIOSI • e quella fondata su termini SCIENTIFICI è stata data dagli studi di Charles DARWIN sull’EVOLUZIONE DELLA SPECIE Allo stesso tempo l’handicappato ha acquistato DIGNITA’ di persona. Tuttavia l’INTEGRAZIONE nel consorzio umano (e, in particolare, in quello scolastico) ha dovuto seguire un cammino lunghissimo
L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA Inizi del ‘900 = ottica di EMARGINAZIONE R. D. 3126 del 1923 della Riforma Gentile = istruzione per i CIECHI e i SORDOMUTI Gli handicappati erano educati in istituzioni separate = le SCUOLE SPECIALI o le cosiddette CLASSI DIFFERENZIALI Dagli anni ’70 in poi = ottica dell’INTEGRAZIONE Legge 517/1977 = ABOLISCE le classi differenziali Ma la vera svolta avviene dopo un lungo intervallo di circolari ministeriali. E’ la LEGGE-QUADRO 104/1992 che garantisce: “il diritto all’educazione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie” (art. 12)
QUADRO NOSOGRAFICO Le DISABILITA’ si distinguono in: • deficit SENSORIALI = della vista dell’udito • deficit CEREBRALI = prenatali (es. trisomia 21, radiazioni) o CEREBROPATIE perinatali (es. anossia, parto distocico) postnatali (es. encefalite) • deficit del SETTORE = disturbi specifici dello sviluppo PSICHICO (dislalia, enuresi, anoressia, bulimia) disturbi intellettivi (insuffic. mentale lieve, media o grave) disturbi del linguaggio (es. afasia) disturbi scolastici (disgrafia, dislessia, discalculia) disturbi relazionali (disarmon. caratteriale, nevrosi, psicosi)
DALLA CERTIFICAZIONE AL PEI (L. 104/'92 e DPR 24/02/'94) Certificazione di handicap Alla individuazione dell'alunno come persona handicappata (…) provvede lo specialista su segnalazione ai servizi di base, anche da parte del competente capo d'istituto, ovvero lo psicologo esperto dell'età evolutiva in servizio presso le UU.SS.LL. o in regime di convenzione con le medesime (…) entro il termine di dieci giorni dalle segnalazioni. (DPR 24/02/'94, art. 2) La Diagnosi Funzionale (DF) Per DF si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell'alunno in situazione di handicap (…). Alla DF provvede l'UNITÀ MULTIDISCIPLINARE composta: dal MEDICO SPECIALISTA nella patologia segnalata; dallo SPECIALISTA IN NEUROPSICHIATRIA infantile; dal TERAPISTA DELLA RIABILITAZIONE; dagli OPERATORI SOCIALI. La DF deriva dall'acquisizione di ELEMENTI CLINICI = tramite la visita medica diretta dell'alunno e la documentazione medica preesistente; e PSICO-SOCIALI = Tramite relazione comprendente i dati anagrafici, i dati relativi al nucleo familiare Essendo finalizzata al recupero del soggetto deve tenere conto delle potenzialità registrabili in odine ai seguenti aspetti: COGNITIVO, AFFETTIVO-RELAZIONALE, LINGUISTICO, SENSORIALE, MOTORIO-PRASSICO, NEUROPSICOLOGICO e dell'AUTONOMIA
Il Profilo Dinamico Funzionale (PDF) E ' l'atto successivo alla DF e indica il prevedibile livello di sviluppo che l'alunno in situazione di handicap dimostra di possedere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni). (DPR 24/02/'94, art. 4) Il PDF viene redatto: dall'UNITÀ MULTIDISCIPLINARE della DF; dai DOCENTI CURRICOLARI e dagli INSEGNANTI SPECIALIZZATI della scuola; con la collaborazione dei FAMILIARI dell'alunno. Il PDF comprende: 1) La descrizione funzionale dell'alunno in relazione alle difficoltà che dimostra di incontrare; 2) L'analisi dello sviluppo potenziale dell'alunno desunto dai seguenti parametri: COGNITIVO, AFFETTIVO-RELAZIONALE, della COMUNICAZIONE, LINGUISTICO, SENSORIALE, MOTORIO-PRASSICO, NEUROPSICOLOGICO, dell'AUTONOMIA
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) Il PEI è il documento nel quale vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra di loro, predisposti per l'alunno in situazione di handicap in un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione (DPR 24/02/'94, art. 5) Il PEI è redatto: dagli OPERATORI SOCIALI individuati dalla USL; dal PERSONALE INSEGNANTE CURRICOLARE e di SOSTEGNO della scuola; dell'insegnante OPERATORE PSICO-PEDAGOGICO; in collaborazione con i GENITORI. Il PEI tiene presente i progetti DIDATTICO-EDUCATIVI, RIABILITATIVI e di SOCIALIZZAZIONE INDIVIDUALIZZATI, nonché le forme di integrazione tra attività scolastiche ed extrascolastica. Detti interventi vengono INTEGRATI tra di loro in modo da giungere alla redazione conclusiva di un PIANO EDUCATIVO che sia correlato alle disabilità dell'alunno stesso, alle sue conseguenti difficoltà e potenzialità.
STORIA DELL’EDUCAZIONE DEI SORDI Il NON UDENTE come gli altri disabili veniva assimilato ad un essere di capacità intellettiva inferiore. La SORDITÀ era associata al MUTISMO, in quanto chi non sente non parla I SORDOMUTI erano fatti oggetto di PREGIUDIZI CULTURA CRISTIANA = S. Paolo nella “Lettera ai Romani” scrive: Ergo fides ex audito CULTURA GRECA = Erodoto nelle “Storie”, parlando del figlio del re Creso, si riferisce ad un blocco della lingua CULTURA ROMANA = Plinio scrive, dell’episodio di Creso, che con il taglio del frenulo linguale si possa riacquistare la parola
Pioniere nell’affermare la possibilità di istruire i sordomuti fu il milanese Girolamo Cardano (1501- 1576). I suoi sforzi vanno nella direzione della SCRITTURA come mezzo di comunicazione da sostituire alla PAROLA I primi tentativi di LETTURA LABIALE si devono invece a Pedro Ponce (sec. XVI), che insegnava ai sordi a pronunciare le sillabe e poi le parole Anche lo svizzero Corrado Amman (1669-1724) predilige il metodo labiale. Nella sua opera, il Surdus loquens, abbraccia la moderna teoria per cui la LOQUELA è una FACOLTÀ INNATA, ma essa non passa all’atto se non per il tramite dell’UDITO L’abate Charles de l’Epée (1712- 1789) fonda a Parigi nel 1771 una famosa scuola per sordomuti. Egli è fautore del LINGUAGGIO DEI SEGNI METODICI, chiamato anche DATTILOLOGIA, in quanto fa uso delle dita delle mani Egli crea una vera e propria GRAMMATICA e SINTASSI del linguaggio dei segni = perfezionò i GESTI SPONTANEI delle MANI fra sordomuti e ne aggiunse altri che facevano uso anche dei movimenti delle BRACCIA, per rappresentare: i concetti astratti, le coniugazioni verbali, il genere, il numero, i connettivi logici Completò il metodo con l’integrazione della lettura labiale e lo espose apertamente ai contemporanei
In Italia la prima scuola per sordomuti viene aperta a Roma nel 1784 dal sacerdote Tommaso Silvestri: adottava il METODO EPEANO e insieme la LETTURA LABIALE Tuttavia quella che ebbe maggiore risonanza in Italia fu quella fondata a Genova nel 1805 dallo scolopio padre Ottavio Gian Battista Assarotti: faceva uso del METODO MIMICO e della SCRITTURA Un altro sacerdote scolopio, Tommaso Pendola fondò a Siena un Istituto per sordomuti nel 1828. Era a favore del metodo orale. Sempre a Siena il Pendola presiederà nel 1873 al I Congresso Nazionale di Educatori dei Sordomuti Il Congresso più noto fu quello Internazionale di Milano del 1880, presieduto dall’abate Giulio Tarra, amico del Pendola: i sostenitori dei due metodi diedero luogo ad una accesa polemica, che si concluse con l’affermazione della SUPERIORITÀ del METODO LABIALE su quello dei SEGNI. INDIRIZZO ODIERNO = sfruttare il BILINGUISMO, in quanto il metodo dei segni e il metodo orale posseggono vantaggi e svantaggi diversi
LA CONCEZIONE SOCIALE DEL CIECO Antichità OMERO = saggezza di un popolo TIRESIA = divinazione, colui che “vede con gli occhi della mente” EDIPO = ira degli dei, punito per la colpa (il patricidio) Nel greco antico “oida” = sapere (dalla radice “- vid” = vedere) Medioevo Il cieco è persona INUTILE a sé e agli altri, perché non lavora = non entra nella parte RIPRODUTTIVA della società Sorgono delle Istituzioni per ciechi, spesso ad opera di religiosi, ma hanno un carattere meramente ASSISTENZIALE e accentuano la SEGREGAZIONE La loro EDUCAZIONE e ISTRUZIONE era bloccata dal fatto che non vi era un veicolo di trasmissione del pensiero per loro = la SCRITTURA
STORIA DELL’EDUCAZIONE DEL CIECO VALENTINO HAUY (1745-1822) = Nel 1786 fonda a Parigi il I Istituto Nazionale per Ciechi, la I SCUOLA KLEIN = nel 1804 fonda una scuola per ciechi. E’ inventore della scrittura con PUNTERUOLO (= rilievo con rigature o con fori) L’importante era trovare una SCRITTURA in cui ogni lettera fosse percepibile con un solo ATTO MOTORIO BALLU = ideatore del CUBARITMO (= accostamento di cubetti di piombo con lettere in rilievo) Nel 1800 vi erano in Europa 4 grandi Istituti per ciechi = a Parigi, a Berlino, a Vienna e a Pietroburgo
LUIGI BRAILLE = insegnante di musica nell’Istituto di Parigi, cieco egli stesso elabora nel 1850 un CODICE che aderiva perfettamente alle esigenze percettive del TATTO e non della VISTA METODO BRAILLE = scrittura in RILIEVO dove ogni lettera è rappresentata da una serie di PUNTI (massimo 6 disposti su 3 file per un massimo di 2 per ogni fila in uno spazio di 6 mm di h per 3 di largh.) I segni sono 64 = linguaggio ALFABETICO, segnografia MUSICALE e MATEMATICA La rapidità di lettura di un cieco con il metodo Braille è pari a 1/3 di quella di un vedente a parità di intelligenza e istruzione Ciò aprì ai ciechi un mondo nuovo = cominciarono a studiare i libri scritti in Braille, a laurearsi e a scrivere In Italia i primi Istituti per ciechi sorgono = a Napoli (1818), a Padova (1838), a Milano (1840), a Genova e Roma (1868) Un eminente studioso di TIFLOPEDAGOGIA italiano, cieco egli stesso, fu AUGUSTO ROMAGNOLI, che visse e studiò nell’Istituto di Bologna e scrisse il volume Ragazzi ciechi. Nel 1924 venne chiamato dal Ministro della P. I. per ispezionare gli Istituti per Ciechi italiani
CEREBROPATIE o PCI Fine XIX sec. = FREUD si occupò di CEREBROPATIE INFANTILI 1926 = pubblicazione degli studi di CAUVY sulla rieducazione fisica e funzionale dei FERITI e MUTILATI di guerra Poi vi furono gli studi di FRENKEL, CONTET e FAURE IN ITALIA Art. 38 della COSTITUZIONE = “Gli invalidi e i minorati hanno diritto all’EDUCAZIONE e all’AVVIAMENTO PROFESSIONALE” Legge 218/1954 = lo stato decide di assistere i “minorati DISCINETICI recuperabili”
Legge 625 /1966 = si allarga l’assistenza agli “invalidi civili, NEUROLESI e MOTULESI” Segue un riordino della materia fino alla Legge 118/1971 (di cui una parte verrà cassata nel 1987) Nasce l’AIAS = Associazione Italiana per l’Assistenza agli Spastici I centri per l’assistenza riabilitativa oggi sono gestiti dalla CRI o da Enti comunali, provinciali o regionali Negli anni ’60 si affermano tre metodi di rieducazione motoria, chiamati con il nome degli studiosi che li hanno messi a punto. Essi sono: il metodo Temple-Fay il metodo Kabath il metodo Bobath
Studiosi italiani di PCI ADELAIDE GRISONI COLLI (Milano) GIOVANNI BOLLEA (Roma) CIRO DI GENNARO (Bari e Cosenza) ADRIANO MILANI COMPARETTI (Firenze), direttore dell’AIAS di Firenze e Presidente dell’Associazione Internazionale delle Paralisi Cerebrali La riabilitazione in Italia era allo stato nascente. Egli opera uno spostamento di attenzione dalla MALATTIA alla CURA, svolgendo: RICERCA SUL CAMPO ATTIVITÀ DIDATTICA FORMAZIONE PER GLI OPERATORI Il suo stile di rapporto MEDICO-BAMBINO–FAMIGLIA era assolutamente particolare = ascolto dei genitori, indagine sulla relazione, valorizzazione del bambino agli occhi dei genitori Nel 1967 pubblica la CARTELLA NEUROEVOLUTIVA per lo screening dello SVILUPPO MOTORIO, tradotta in più lingue e largamente diffusa tra i pediatri
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