Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri

Pagina creata da Cristian Viola
 
CONTINUA A LEGGERE
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
All’interno gli interventi di:

                                                                                           Paolo Esposito

                                                                                         Elena Fontanella

                                                                                            Giovanni Fosti

                                                                                         Alessandro Melis

                                                                                                   Vito Teti
               Periodico delle Fondazioni
               di origine bancaria

               Mag - Giu 2022

Mag-Giu 2022

                                            Decentrati
                                            Abitare aree interne e periferie
Fondazioni
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Q
           uesto paese, dove non
           sono nato, ho creduto
           per molto tempo che
fosse tutto il mondo.
Adesso che il mondo l’ho visto
davvero e so che è fatto di tanti
piccoli paesi, non so se da ragazzo
mi sbagliavo poi di molto.

                           Cesare Pavese
           La Luna e i falò, Einaudi, 1950
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Sommario                                 Fondazioni                       mag - giu 2022

       Sommario
           4            Spopolare le città
                        di Giorgio Righetti

                        Comunità resilienti
        Editoriali      di Alessandro Melis

                                    Quali prospettive per
                                    le aree interne?
                                    Intervista a Paolo Esposito

                                                                           6
                                    Trasformiamo i paesi
                                    in luoghi di sperimentazione
                                    Dialogo con Raffaele Spadano

                                    Le periferie e l'assenza
                                    Intervista a Elena Fontanella
                                                                         Decentrati
                                    La restanza rifonda
                                    il senso di comunità
                                    Intervista a Vito Teti

                                    La montagna è un posto per giovani
                                    Dialogo con Yuri Basilicò

Focus sull'attività della
Commissione Terzo settore di Acri
                                            30
Intervista a Giovanni Fosti                     Terzo
                                               settore

                                              2
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Sommario

38                                                 30ComeNoi
                                                   30 anni di Fondazioni

Fondazioni

                      Dal dialogo costante
                      con le comunità nascono
                      progetti e sperimentazioni
                                                                42
                                                                  Territori

La buona terra
di Mario Giacomelli
                                                                48
                                                                  R'accolte

                               3
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Editoriali                                      Fondazioni                                          mag - giu 2022

                                                 Spopolare le città
                                                 di Giorgio Righetti
                                                 Direttore generale Acri

  I         l tema dello spopolamento delle cosid-
            dette aree interne, o, meglio, delle pe-
            riferie non urbane, è da tempo al cen-
                                                             maggiori rischi in termini di sicurezza, maggiore
                                                             esposizione a malattie connesse alla scarsa qualità
                                                             dell’aria, rischi di emarginazione a causa della de-
tro del dibattito politico e pubblico. Se ne parla in        bolezza delle reti di protezione. E tutti questi costi
quanto innumerevoli borghi, al Nord come al Sud              aumentano esponenzialmente quanto più ci si al-
del Paese, hanno subìto e stanno subendo una pro-            lontana dal centro della città e ci si immerge nella
gressiva marginalizzazione, con conseguente ab-              giungla delle periferie urbane. Sul piano collet-
bandono da parte della popolazione, normalmente              tivo, il sovraffollamento delle città comporta stra-
a favore dello spostamento verso i centri urbani.            ordinari oneri edilizi, infrastrutturali, di sicurez-
Sono innumerevoli i progetti che sono andati affa-           za, sociali, che gravano pesantemente sui bilanci
stellandosi, spesso con scarso successo, per evi-            pubblici nazionali e locali.Purtroppo, in assenza di
tare questo stillicidio. Progetti di ristrutturazione        una chiara gestione dei fenomeni di inurbamen-
fisica dei borghi, di attrazione di flussi turistici,        to, questi costi, individuali e collettivi, non fanno
di rivitalizzazione dei mestieri artigiani e così via.       altro che aumentare progressivamente: al proble-
Credo, tuttavia, che la ridotta efficacia di queste          ma del sovraffollamento, si risponde spesso con
iniziative nasca dall’errore di prospettiva nell’af-         un incremento dei servizi (infrastrutturali, idrici,
frontare il problema. L’obiettivo non dovrebbe es-           di trasporto, di sicurezza, ecc.) e quindi degli one-
sere tanto quello di ripopolare i borghi: il mondo è         ri che hanno marginalità crescenti, in una spirale
pieno di suggestivi luoghi che, un tempo abitati,            perversa priva di soluzione di continuità.
sono andati via via perdendo la propria centra-              Eppure, politiche più attente, parallelamente alla
lità sino ad essere completamente abbandonati.               diffusione di tecnologie di connessione virtua-
Si pensi a Ostia Antica, a Civita di Bagnoregio, a           le sempre più performanti, della diffusione dello
Monterano Antica, o, per andare oltre oceano, alle           smart working e di servizi distributivi sempre più
innumerevoli e affascinanti ghost town america-              sofisticati, potrebbero consentire di attenuare, se
ne, solo per fare degli esempi. Di per sé, questo            non interrompere, il fenomeno dell’inurbamento,
abbandono non rappresenta un problema. Il pro-               con conseguente decongestionamento dei centri
blema, piuttosto, è la concentrazione nelle grandi           urbani e ripopolamento delle aree periferiche non
città di porzioni sempre più importanti della po-            urbane. Nei piccoli centri si vive indiscutibilmente
polazione, fenomeno che porta con sé costi eco-              meglio a condizione che vi siano servizi in grado di
nomici e immateriali per chi ci vive e per la col-           non far percepire a chi vuole insediare attività pro-
lettività. Perché la vita in città sempre più grandi         duttive e a chi ci vive, la sensazione di isolamento.
e congestionate è difficile, soprattutto per chi             Farlo si può, a costi probabilmente inferiori rispetto
non dispone di risorse economiche adeguate ad                a quelli necessari per garantire un minimo di vivibi-
affrontarne gli incredibili costi. Sul piano indivi-         lità nei grandi centri urbani.
duale, vivere in una grande città comporta straor-           Ma per riuscirci è necessario cambiare prospettiva
dinari costi abitativi, significativi oneri e tempi di       e porsi l’obiettivo di “spopolare” le grandi città. Il ri-
spostamento, reti relazionali fragili e discontinue,         popolamento dei borghi seguirà, quasi per incanto

                                                         4
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Editoriali

Comunità
resilienti
di Alessandro Melis
Architetto, curatore del Padiglione Italia
alla XVII Biennale di Architettura di Venezia

 C
             omunità sostenibili e resilienti possono              Se superiamo questo limite, immaginando città che
             rappresentare il futuro. Sostenibili perché           non generano rifiuti o scarti, superiamo anche la di-
             capaci di mitigare gli effetti delle crisi glo-       cotomia tassonomica tra città e campagna, tra specie
             bali, a partire da quelle ambientali, anziché         vegetali ed edifici. Vogliamo città migliori? Apriamo
alimentarli. Resilienti perché in grado, contempora-               i confini all’immigrazione, per esempio. Dobbiamo
neamente, di adattarsi positivamente ai cambiamen-                 essere in grado di progettare città per l’umanità e allo
ti dovuti alle crisi globali già, purtroppo, in atto. La           stesso tempo per le api, i grilli, i predatori che vengo-
resilienza è la parola che definisce questo attributo              no espulsi da esse, mentre le loro prede proliferano,
positivo degli organismi e dei sistemi ambientali. Il              e dobbiamo avere il coraggio di mettere in dubbio i
tempo esclusivo della sostenibilità è finito e, quando             nostri canoni estetici... Insomma, un cespuglio disor-
parliamo di resilienza, dobbiamo ricordarci che sia-               dinato è meglio di un prato e di un marciapiede. Mi
mo già oltre il punto di non ritorno, poiché le con-               immagino o meglio, vorrei immaginarmi, città future
seguenze irreversibili, sociali e ambientali del cam-              che possano essere coltivate, anziché costruite, come
biamento climatico, si stanno già verificando. Questo              invece facciamo oggi. Mi immagino città idealmente
fatto implica che la sostenibilità senza resilienza è, di          capaci di superare l’idea binaria di artificio e natura.
fatto, inutile. Dall'altra parte, perdiamo molto tempo a           Città intrinsecamente ecologiche e, quindi, anche
discutere se questo sia un termine alla moda o meno.               socialmente diverse e giuste. In questo “orizzonte”,
É un termine che implica la necessità di accettare                 l’architettura deve esser al centro delle strategie futu-
che lo status quo non sia più una opzione. Diamogli                re. Attualmente, infatti, le costruzioni sono una delle
quindi un nome qualunque, l’importante è rendersi                  principali cause di emissioni di CO2. Oltre il 30%,
conto che, mentre dobbiamo ridurre il nostro impat-                solo se consideriamo l’uso degli edifici. Se prendia-
to (sostenibilità), dobbiamo anche accettare la sfida              mo in esame anche la produzione dei materiali, il loro
dell’adattamento a condizioni ambientali mai cono-                 trasporto, i processi di costruzione e demolizione e il
sciute dall’umanità finora. Infatti, nella nostra storia           tessuto urbano nel suo insieme, e ancora il rappor-
degli ultimi duemila anni, non troviamo esempi ef-                 to con il clima e la fluidodinamica dell’atmosfera e la
ficaci in risposta a un fenomeno sconosciuto come                  riduzione della biodiversità, possiamo senz’altro af-
questo. Ovvero, rispetto all’idea che la città è come un           fermare che l’architettura, così com'è concepita oggi,
organismo vivente che, nel corso del suo viaggio, af-              rappresenti la più grande sfida alla nostra sopravvi-
fronta condizioni ambientali estremamente diverse e                venza, ma anche il luogo nel quale ricercare soluzio-
oggi, per la prima volta, le nostre città devono affron-           ni. Parallelamente non possiamo aspettarci che una
tare condizioni che cambieranno drasticamente ogni                 categoria di architetti composta per lo più da uomini
anno. Le città che conosciamo si basano essenzial-                 bianchi, occidentali e cinquantenni (come me, del re-
mente su l’esistenza di un paradigma, quello dell’ar-              sto) possa avere una visione completa di un mondo
tificialità, che in natura non esiste. Si tratta di una            che è in realtà molto più complesso e disordinato di
reificazione che abbiamo costruito per conferire una               quanto siamo abituati a considerare. La risposta è po-
dignità eroica al fatto che non siamo in grado di co-              litica e biologica allo stesso tempo: nelle città occorre
struire, oggi, senza produrre rifiuti che generano un              maggiore diversità, ridondanza e variabilità
impatto negativo per la nostra stessa sopravvivenza.

                                                               5
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Decentrati                                       Fondazioni                                                   mag - giu 2022

Fuori dal centro
   Q
                 uando pensiamo        Inoltre, l’Italia è disseminata      costantemente alle avversità.
                 agli spazi dell’in-   di piccoli paesi montani che,        Bisogna, dunque, spostare l’at-
                 novazione, dello      sebbene periferici rispetto alle     tenzione sulle aree esterne alla
                 sviluppo e del        città, hanno rappresentato per       città e lavorare con gli abitanti
futuro è molto probabile che il        secoli luoghi di vita, pensiero      di queste aree.
nostro primo pensiero sia rivol-       e innovazione. Immaginare di         Perché ogni luogo, come ogni
to alle città. Per onestà intellet-    nuovo una vita attiva in que-        persona, rappresenta un mon-
tuale dovremmo ammettere che           sti paesi significa rispettare la    do con una propria storia e una
a venirci in mente saranno al-         conformazione del nostro pae-        propria visione. Non si può in-
cune aree specifiche delle città,      se che per il 60% della sua su-      tervenire sugli spazi senza pri-
tenendo fuori le periferie che         perfice è rappresentato da aree      ma conoscerli a fondo, perché
ricolleghiamo più facilmente a         interne; ed è qui che vive il 22%    il rischio è realizzare progetti
povertà, criminalità e carenza         della popolazione.                   incompatibili con i territori, non
di servizi.                            Questi luoghi non possono es-        garantire continuità e dunque
A questo punto dobbiamo chie-          sere solo contenitori di memoria     collezionare ulteriori insuccessi.
derci: che impatto ha avuto, e         e tradizione attraenti per i turi-   Le competenze sono fonda-
ha tutt’oggi, questo modo di           sti, ma devono tornare ad essere     mentali, ma le parole che ricor-
pensare su tutto ciò che è fuo-        luoghi abitati, non solo di corpi,   rono più frequentemente nelle
ri dalle città? Nelle aree peri-       ma anche di visioni e di futuro.     interviste di questo numero
feriche, che siano montane o           Allo stesso modo, se la resilien-    della rivista sono “ascolto”, “ri-
urbane, vivono persone che             za delle periferie urbane è una      spetto”, “empatia”.
sono portatrici di esperienze,         qualità non può e non deve es-       Le Fondazioni di origine ban-
cultura, tradizione, ma anche          sere la principale. Le persone       caria partono da questo presup-
pensiero innovativo e idee rivo-       che abitano le periferie deside-     posto: mobilitare e attivare le
luzionarie.                            rano vivere normalmente come         energie e le competenze dentro
Ascoltare queste persone e con-        chiunque altro e non resistere       alle comunità per promuovere
tribuire a rimuovere gli ostacoli                                           comunità e sviluppo.
che si trovano davanti non è solo                                           Lo fanno dalle aree montane
giusto ma è anche cruciale per                                              piemontesi alle periferie sici-
affrontare alcune delle sfide del      Ogni luogo, come ogni                liane, affiancandosi alle perso-
nostro presente. La pandemia           persona, rappresenta un              ne che hanno nuove idee per lo
ci ha fatto mettere in discussio-      mondo con proprie storie             sviluppo di queste aree, ascol-
ne i ritmi delle città e anche gli     e visioni. Non si può                tandole e sostenendole nel loro
insiti problemi abitativi. Il cam-     intervenire sugli spazi              percorso.
biamento climatico ci impone           senza prima conoscerli               Ripensare le aree esterne alle
di ripensare il nostro rapporto        a fondo, perché il rischio           città è un’occasione per imma-
con la natura. Fuori dalle città       è realizzare progetti                ginare una nuova forma di svi-
ci sono esperienze che possono         incompatibili                        luppo che rigeneri la relazione
contribuire a trovare soluzioni        con i territori                      tra gli uomini e gli spazi che li
a questi problemi.                                                          circondano

                                                                            @ Shutterstock | Stefano Valeri
                                                       6
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
I volti della sostenibilità
                                  Decentrati

                              7
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Decentrati                                      Fondazioni                                 mag - giu 2022

Quali prospettive
per le aree interne?
Intervista a Paolo Esposito, direttore generale
dell’Agenzia per la coesione territoriale

 C           ombinare        risorse
             europee e naziona-
             li, per promuovere
                                                                           1.060 comuni, con una popola-
                                                                           zione di poco meno di 2 milioni
                                                                           di abitanti, su un territorio di
progetti di sviluppo locale e                                              circa 51mila kmq (13,4% di tut-
adeguamento          infrastruttura-                                       ti i Comuni italiani; 3,3% della
le in favore delle aree interne,                                           popolazione nazionale; 17% di
con l’obiettivo di ridurre i divari                                        tutta la superficie nazionale).
territoriali, contrastare lo spo-
polamento dei piccoli comuni,                                                 La Strategia Nazionale Aree
rendendo nuovamente attrattivi                                             Interne è stata lanciata nel
i “territori fragili”. È questo che                                        2013 (dieci anni fa). In cosa
fa l’Agenzia per la coesione ter-                                          consiste e quali risultati sono
ritoriale del Governo italiano,                                            stati raggiunti?
dando attuazione alla Strategia                                            La Strategia Nazionale per le
Nazionale per le Aree Interne                  Paolo Esposito              Aree Interne (SNAI) rappresen-
(SNAI). Abbiamo intervistato                                               ta una politica nazionale inno-
Paolo Esposito, direttore gene-                                            vativa di sviluppo e coesione
rale dell’Agenzia.                                                         territoriale che mira a contra-
                                       oppure tornare. Il processo di      stare la marginalizzazione e i
   Territori fragili distanti dai      selezione delle aree interne è      fenomeni di declino demogra-
centri principali: quanti sono         avvenuto attraverso una pro-        fico propri delle aree interne
in Italia e come vengono indi-         cedura di istruttoria pubblica,     del nostro Paese. Un progetto
viduati?                               svolta da tutte le Amministra-      ambizioso di politica place ba-
I territori fragili, distanti dai      zioni centrali raccolte nel Co-     sed, che ha sviluppato nuove
centri principali di offerta dei       mitato Nazionale Aree Interne       modalità di governance locale
servizi essenziali coprono com-        e dalla Regione (o Provincia au-    multilivello volte ad affronta-
plessivamente il 60% dell’in-          tonoma) interessata. La gover-      re, attraverso l’adozione di un
tera superficie del territorio         nance è affidata a un Comitato      approccio integrato orientato
nazionale, il 52% dei comuni           Tecnico Aree Interne (CTAI),        alla promozione e allo sviluppo
ed il 22% della popolazione.           coordinato dal Dipartimento         locale, le sfide demografiche e
Questi luoghi, spesso abbando-         per le Politiche di Coesione del-   dare risposta ai bisogni di terri-
nati, rappresentano l’Italia più       la Presidenza del Consiglio dei     tori caratterizzati da importanti
“vera” e anche più autentica, la       Ministri. Le aree selezionate       svantaggi di natura geografi-
cui esigenza primaria è quel-          per la programmazione 2014-         ca o demografica. La Strategia
la di potervi ancora risiedere,        2020 sono state 72. Si tratta di    consiste in un’azione congiunta

                                                      8
Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
Decentrati

                                                                         sviluppo equo per l’Italia, volto
Il beneficio dello sviluppo delle aree interne                           a ridurre le diseguaglianze. La
non si esaurisce nell’opportunità di uno sviluppo                        possibilità stessa di insedia-
equo per l’Italia, ma incentiva il potenziamento                         mento di nuove attività econo-
dell’offerta qualitativa e quantitativa dei servizi                      miche e la creazione di occupa-
essenziali e un conseguente investimento                                 zione è strettamente correlata al
su promozione e valorizzazione delle risorse                             potenziamento dell’offerta qua-
naturali e culturali del territorio                                      litativa e quantitativa dei servizi
                                                                         essenziali (istruzione, salute e
                                                                         mobilità), che ne rappresenta
                                                                         dunque una precondizione as-
                                                                         soluta e necessaria. Su tali luo-
                                                                         ghi, la Strategia punta a inve-
                                                                         stire sul potenziale di sviluppo
sui territori attraverso due clas-   po, che consentano loro di po-      di cui dispongono, attraverso la
si di azioni: da un lato, proget-    ter mantenere una popolazione       promozione e la valorizzazione
ti di sviluppo locale, finanziati    adeguata al territorio di riferi-   delle risorse naturali e culturali.
principalmente dai fondi eu-         mento.                              Ciò permette, inoltre, di ridurre,
ropei; dall’altro, interventi di                                         per l’intero Paese, i costi socia-
adeguamento e miglioramento             Con l'incentivo allo sviluppo    li, determinati spesso dalle con-
dei servizi essenziali, a valere     di queste aree fragili che bene-    dizioni in cui versano (legati ad
su risorse nazionali. L’obiettivo    fici avrebbe tutto il Paese?        esempio alle modalità di uso
principale della SNAI è garan-       Il beneficio dello sviluppo di      del paesaggio o alla perdita del-
tire alle comunità locali nuove      questi territori non si esau-       le tradizioni e della conoscen-
opportunità di vita e di svilup-     risce nell’opportunità di uno       za pratica). Gli interventi di

                                                     9
adeguamento e miglioramento                                                 Il partenariato Pubbli-
dei servizi essenziali incidono     La cooperazione tra                  co-Privato può essere una
inoltre sul benessere della po-     Pubblico e Privato                   strada per affrontare i proble-
polazione locale residente non      è una strada percorribile            mi delle aree interne? Se sì, in
limitando il campo di scelta e di   e auspicabile per                    che modo?
opportunità della stessa e anche    affrontare e risolvere               La cooperazione tra Pubblico e
dei nuovi potenziali residenti.     i problemi delle                     Privato è senz’altro una strada
                                    aree interne                         percorribile e auspicabile per
   Nell'ambito del PNRR quali                                            affrontare e risolvere i problemi
le strategie per il rilancio del-                                        delle aree interne. Quello che
le aree interne?                                                         si vuole perseguire con la SNAI
Nell’ambito del PNRR è previsto                                          non è un modello assistenziali-
un avviso pubblico per la pre-                                           stico, ma di sostenibilità degli
sentazione di proposte di inter-                                         investimenti, volto a innescare
vento per Servizi e Infrastrut-                                          un meccanismo virtuoso in ter-
ture Sociali di comunità rivolto                                         mini di crescita e benefici delle
ai Comuni delle Aree Interne.       mento di piccoli ospedali alcuni     aree. In questa prospettiva il
L'intervento mira ad agevolare      servizi di base e ambulatoriali;     settore privato potrà fornire le
la soluzione di problemi legati     infrastrutture per l'elisoccor-      proprie capacità manageriali,
all'esclusione e alla marginalità   so; rafforzamento di centri per      commerciali e innovative nella
sociali, mediante l'intensifica-    disabili; centri di consulenza,      progettazione, finanziamento,
zione dell'erogazione di servizi    servizi culturali, sportivi e per    costruzione e gestione di infra-
attraverso l'incremento di fon-     l'accoglienza di migranti. L’o-      strutture di pubblica utilità, ot-
di per i servizi pubblici forniti   biettivo è fornire servizi sociali   tenendone un ritorno economi-
dalle autorità locali. I progetti   ad almeno 2 milioni di desti-        co. Il settore pubblico, dal canto
finanziati possono riguardare:      natari residenti in comuni del-      suo, potrà trarre beneficio, in
servizi di assistenza domiciliare   le aree interne, di cui almeno       termini economico-finanziari,
per anziani; infermiere e oste-     900mila abitanti nelle regioni       dalla presenza dei privati, a pa-
triche di comunità; potenzia-       del Mezzogiorno.                     rità di risorse pubbliche impe-

                                                                                                              Cartiera (Fondazione Monte Bologna e Ravenna) ©Francesco Guidicini
Decentrati

           South Working

L’Associazione “South Working - Lavorare
dal Sud” nasce a marzo 2020, grazie alla
collaborazione strutturale con la Fondazione
con il Sud. Obiettivo principale è colmare
il divario economico, sociale e territoriale
tra Nord e Sud, tra aree industrializzate
e marginalizzate del Paese, attraverso                      miglioramento della produttività e vantaggi
un processo di riattivazione dei territori                  reciproci per lavoratore e datore di lavoro”.
tradizionalmente periferici. La pandemia                    Lavorare in maniera agile dal Sud e dalle
ha imposto nuove modalità di lavoro da                      aree marginalizzate del Paese produce
remoto, ma ha anche permesso di testare                     effetti positivi per tutte le parti coinvolte:
e verificare le possibilità di rendere queste               aumenta la produttività di lavoratori e
modalità permanenti e non legate solo al                    aziende, permette una più alta qualità della
momento emergenziale. «South working vuole                  vita percepita e costituisce un’occasione di
avanzare delle proposte oltre l'emergenza,                  rilancio per questi territori. «Non vogliamo
oltre il telelavoro forzato – afferma Elena                 replicare il lavoro in isolamento, ma costruire
Militello, fondatrice e presidente –. Un                    luoghi condivisi, che chiamiamo presidi di
lavoro a distanza agile che cambia il modo                  comunità. Il south worker si incontra con altri
di immaginare il lavoro: non si tratta più                  lavoratori, ma anche con la comunità locale,
di timbrare il cartellino, ma di lavorare                   per restituire e condividere quello che ha
per obiettivi. Questo può portare ad un                     imparato nelle sue esperienze in altri luoghi”.

gnate, ottimizzando l’uso delle       principio di “associazionismo”        zione delle aree rispetto al 2014-
risorse disponibili in termini        tra i comuni che uniscono le          2020. Inoltre, l’Accordo di Par-
di miglioramento dei servizi di       loro forze e attivano un percor-      tenariato 2021-2027, attraverso
pubblica utilità erogati a parità     so comune per realizzare quegli       l’Obiettivo di Policy 5, non solo
di spesa pubblica.                    interventi e conseguire quegli        ha confermato, ma anche dato
                                      obiettivi che da soli non riusci-     ancora più spazio alle strategie
   Da oggi a trent’anni che           rebbero a portare avanti. Ov-         territoriali. In un lasso di tem-
prospettive di sviluppo ci sono       viamente ciò implica anche un         po così lungo si dovrebbero
per le aree interne?                  cambio di mentalità che richie-       avere ritorni positivi in termini
La Strategia delle aree interne è     de del tempo per essere meta-         di contrasto allo spopolamento,
una politica a lungo termine, vol-    bolizzato. La politica per le aree    attrazione di nuova popolazio-
ta a ridurre il divario di sviluppo   interne è confermata anche nel-       ne, sviluppo delle attività eco-
esistente nel Paese e a ridurre       la programmazione 2021-2027.          nomiche legate alla tradizione
le diseguaglianze dei cittadini       Per l’occasione è stata realizza-     locale, creazione di un habitat
nella possibilità dell’accesso ai     ta una nuova mappatura delle          a misura d’uomo in cui anche
servizi pubblici essenziali. Si       aree che ha rivisto, sulla base di    le giovani generazioni possono
basano sulla messa in atto di un      appositi indicatori, la classifica-   scegliere di vivere

                                                       11
Decentrati                                   Fondazioni                                mag - giu 2022

Trasformiano i paesi in
luoghi di sperimentazione
Dialogo con Raffaele Spadano, coordinatore di Neo

 G          agliano Aterno è un
            comune italiano a
            650 metri sopra il
                                   essere adattato a diverse tema-
                                   tiche e competenze», dice Spa-
                                   dano, che a Gagliano è arrivato
                                                                       mo facendo un forte discorso
                                                                       critico sull’etica di questa mate-
                                                                       ria». Un discorso che influenza
livello del mare, ha 254 abi-      mentre completava la sua tesi di    chiaramente gli obiettivi e che
tanti e fa parte della Comunità    laurea su “Antropologia alpina      mette al centro l’ascolto e il ri-
montana Sirentina, in provin-      applicata”.                         spetto per chi abita i luoghi, ma
cia de L’Aquila. In questi mesi    Il suo ritorno in Abruzzo coinci-   vuole introdurre anche innova-
si sta preparando ad accogliere    de con la nascita di “Montagne      zione, «bucare la bolla di fata-
aspiranti nuovi abitanti dei pa-   in Movimento”, un gruppo di ri-     lismo e trasformare il paese da
esi di montagna tramite il pro-    cerca-azione del centro univer-     posto dove non c’è nulla a luogo
getto “Neo - Nuove esperienze      sitario “Green” dell’Università     in cui c’è tutto».
di montagna”, nato da un’idea      della Valle d’Aosta, che si occu-   Raffaele Spadano non cerca di
di Raffaele Spadano, 28 anni,      pa di antropologia pubblica in      minimizzare la resistenza dei
originario di Lanciano (Ch).       comunità di montagna. «L’an-        vecchi abitanti dei paesi montani,
«Neo è innovazione e neo-po-       tropologia applicata esiste da      ma spiega anche da dove deriva e
polamento. È un’infrastruttu-      decenni - spiega -, ma in Italia    prova a indicare un via per rom-
ra che offre alta formazione e     non è ancora particolarmente        perla. Lo fa cercando di spostare
possibilità di abitare il mondo    professionalizzata e, se da una     l’attenzione soprattutto su quello
in maniera differente. È un mo-    parte questo aumenta le diffi-      che già è stato fatto in montagna
tore di transizione ecologica.     coltà, dall’altra ci permette di    e che spesso ha fallito. «I nuovi
È altamente replicabile e può      segnare un percorso. Noi stia-      abitanti di montagna non sono
                                                                       come inquilini da inserire in un
                                                                       condominio. Se vuoi abitare a Ga-
                                                                       gliano devi diventare gaglianese,
                                                                       devi comprendere e accettare
                                                                       che ogni luogo è una forma ide-
                                                                       ologica e che ogni persona ha un
                                                                       suo modo di interpretare il mon-
                                                                       do». Allo stesso tempo non essere
                                                                       conosciuto nei luoghi dove si va
                                                                       ad abitare per legami familiari e
                                                                       di conoscenze, paradossalmente
                                                                       aiuta, poiché permette di con-
                                                                       centrarsi sulle proposte piuttosto
                                                                       che su altro.
                                                                       Questo è un percorso che diven-
                                                                       ta trasformazione culturale, dei
                                                                       luoghi e delle persone, e che,

                                                  12
Decentrati

                          Muoviamo le montagne

A Valloriate, paese di circa 80 abitanti in             Formazione, Opportunità, Sostenibilità e
provincia di Cuneo, esiste dal 2012 un                  Mobilità sostenibile e Welfare”. Ad ascoltare
festival chiamato “Nuovi Mondi”. La rassegna,           queste parole sono stati anche decisori
sostenuta anche da Fondazione CRC e                     politici locali, perché il cambiamento non può
Fondazione CRT, era nata come un festival               tralasciare le amministrazioni: «Serve una
cinematografico, ma oggi è un progetto                 maggiore civitas. Negli ultimi 60 anni i servizi
culturale di attivazione e promozione                   sono stati destinati quasi esclusivamente alle
territoriale. Proprio durante l’edizione del            aree urbane e i borghi sono stati dimenticati».
2020 è nata la rete Rifai - Rete Italiana               La Rete Rifai mette al centro la cultura
Facilitatori Aree Interne: «Volevamo muovere            perché “distorce le percezioni e innesca il
le montagne, innescare innovazione e reti sul           cambiamento. RIFAI vuole smentire il luogo
territorio della Valle Stura» racconta Silvia           comune sulle Aree Interne viste come territori
Bongiovanni, tra le fondatrici del Festival Nuovi       marginali, spopolati, subalterni all’area urbana
Mondi. Grazie all’incontro con l’associazione           e dimostrare che sono invece aree creative,
Dislivelli un gruppo di giovani delle Aree              comunitarie e ricche di cose da scoprire». Ma
Interne montane di tre regioni italiane                 Rifai è anche un catalizzatore che serve ad
(Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Sicilia) si          avere una progettualità specifica, che agevoli
riuniscono a Valloriate e realizzano una prima          la costruzione di una rete di persone e territori
bozza di manifesto delle esigenze delle                 e che dia voce ai giovani. «Bisogna ridare vita e
giovani e dei giovani che vivono e studiano             visione che purtroppo oggi manca, soprattutto
nelle Aree Interne Italiane. Mentre lavorano            negli enti e nelle amministrazioni che ancora
rafforzano la rete, vanno a trovarsi nelle loro         oppongono resistenza al cambiamento. Le
regioni e addirittura sognano di organizzare            persone illuminate ci sono, bisogna metterle
un Erasmus delle aree interne. Parole chiave            in rete e dare continuità ai progetti. Non è
del Manifesto sono: “Partecipazione, Cultura,           facile ma continueremo a provare».

per questo, richiede tempo, ri-      percorso in cui si può toccare        ne energetica e trasformazioni
spetto, ascolto e pazienza.          con mano il vivere in un paese,       socio-economiche radicali. Per
Ora c’è la sfida di Neo, che ha      come Gagliano Aterno, che aspi-       raggiungere questi obiettivi è
due principali linee di azione. La   ra a costruire il proprio futuro ed   necessario formare figure pro-
prima linea, “Nuove esperienze       è nel pieno dei processi di rico-     fessionali capaci di ingaggiare,
ospitali - Domanda di monta-         struzione e rigenerazione. Neo        accompagnare, attivare e sup-
gna” «nasce da un dato: la “do-      garantisce formazione, tutorag-       portare le comunità locali appli-
manda di montagna” è in forte        gio, inoltre permette di fare rete    cando metodi partecipativi e gli
crescita, ma troppo spesso non       e conoscere enti e imprese in-        approcci della ricerca-azione».
trova canali adatti per far sì che   teressati a supportare eventuali      Un tema centrale per Gagliano
chi nutre il desiderio di vivere     progetti di impresa e di vita.        Aterno è quello dell’energia: il
in quei luoghi possa farne espe-     La seconda linea d’azione è la        paese è infatti una delle pochis-
rienza diretta ed avere l’occasio-   “Scuola di attivazione di comu-       sime comunità energetiche in
ne di mettersi alla prova». Neo      nità e transizione ecologica”,        Italia, a dimostrazione di come e
si propone come un connettore        che «individua i paesi di monta-      quanto si possa fare innovazione
di questa domanda, offrendo la       gna come un campo fertile in cui      e sperimentazione, anche sulle
possibilità di immergersi in un      sperimentare forme di transizio-      montagne

                                                     13
Decentrati                                       Fondazioni                                   mag - giu 2022

Le periferie e l'assenza
Intervista a Elena Fontanella, ricercatrice nel Dipartimento
di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

 N           ell’immaginario so-
             ciale, le periferie ri-
             sultano aree lontane
                                                                             tandosi reciprocamente. In cia-
                                                                             scun contesto, pur avendo radici
                                                                             comuni, questo mix di problemi
del centro delle città, definite                                             si presenta in maniera diversa,
principalmente per le loro “as-                                              di qui l’uso intenzionale del ter-
senze” – di servizi, opportunità,                                            mine al plurale: ciascun caso ha
relazioni con il resto della co-                                             una sua specificità ed è a suo
munità – e per la loro fragilità                                             modo differente dagli altri.
spaziale, sociale ed economica.
In che modo è possibile invece                                                   Nonostante le diversità, è
rigenerarle a partire dalle loro                                             possibile delineare delle carat-
                                               Elena Fontanella              teristiche comuni?
risorse e potenzialità? Lo abbia-
mo chiesto ad Elena Fontanella,                                              Sì, è possibile individuare carat-
Ricercatore in Composizione                                                  teristiche comuni, pur nella plu-
                                       zante è la posizione di un’area,
Architettonica e Urbana presso                                               ralità delle condizioni. La prima
                                       di un quartiere, all’interno del
il Dipartimento di Architettura                                              fa riferimento proprio alla mul-
                                       corpo urbano, è oggi fortemente
e Studi Urbani (DAStU) del Po-                                               tidimensionalità delle fragilità
                                       messa in discussione. A preva-
litecnico di Milano e, tra il 2019                                           delle periferie e alle dimensio-
                                       lere è infatti la coesistenza di un
e il 2021, Assegnista di Ricerca                                             ni richiamate, sempre presenti
                                       mix di problemi di natura multi-
nell’ambito del progetto Fragilità                                           seppure in proporzioni e moda-
                                       dimensionale, sia materiali che
Territoriali del DAStU, linea di ri-                                         lità ogni volta diverse. Una se-
                                       immateriali. Questi caratterizza-
cerca “Periferie urbane e metro-                                             conda caratteristica comune è la
                                       no le periferie contemporanee,
politane come territori fragili”.                                            percezione delle periferie come
                                       oggi spesso tutt’altro che distanti
                                                                             ambiti separati dalla continuità
                                       dai centri delle nostre città. Si
   Come definirebbe le perife-                                               del tessuto urbano, come “corpi
                                       registra dunque uno scarto, un
rie?                                                                         estranei”, sia da parte di chi abi-
                                       passaggio da “periferia come
Radicando la mia risposta nel                                                ta al loro interno che dall’ester-
                                       posizione” a “periferia come
tempo attuale, definirei le peri-                                            no. Questa percezione, anche in
                                       condizione”, in cui la posizione
ferie come gli ambiti più fragili                                            assenza di limiti fisici effettivi,
                                       continua parzialmente ad inci-
delle città e delle aree metropo-      dere, ma insieme ad altri fattori.
litane contemporanee. Nel lin-         Le periferie sono infatti conno-
guaggio comune, le periferie           tate da fragilità che sono allo       Le periferie vengono
corrispondono (e hanno a lungo         stesso tempo di natura spaziale,      percepite come ambiti
corrisposto) ad ambiti urbani          sociale, economica, demografi-        separati dalla continuità
lontani da un centro assunto           ca, culturale e ambientale. Que-      del tessuto urbano, “corpi
come riferimento, sia spaziale         ste dimensioni non solo sono          estranei”, sia da chi abita
che simbolico. Questa accezio-         compresenti, ma sono tra loro         che dall’esterno
ne, in cui l’elemento caratteriz-      fortemente interagenti, alimen-

                                                       14
Decentrati

            ZEN Insieme

ZEN Insieme è un’associazione che nasce
a Palermo nel 1988. Radicata nel territorio,
è la prima a mettere piede allo Zen 2. A
fondarla è un gruppo di assistenti sociali
che lavorano nel quartiere Albergheria,
rione difficile del centro storico di Palermo,
insieme ad alcuni abitanti del quartiere ZEN.
«Da subito obiettivo dell’associazione fu il
contrasto alla povertà materiale e culturale,
la promozione della genitorialità positiva e la
partecipazione giovanile» racconta Fabrizio
Arena, presidente dell’associazione. La
rimozione delle cause di disagio e marginalità
è il mezzo con cui Zen Insieme combatte la
diffusione della mentalità mafiosa. «Percorsi
che si concretizzano nei progetti realizzati
in partnership con altre realtà come Save             Foto tratta dal profilo FB dell'associazione ZEN Insieme
the Children Italia e Fondazione Sicilia. C'è
poi la Biblioteca Giufà, che da cinque anni
rappresenta un punto di riferimento per i             l'emblema delle periferie abbandonate,
giovani di tutte le età; c'è la rigenerazione         degradate, pericolose e sostanzialmente
partecipata degli spazi del quartiere che da          irredimibili. Uno stigma di cui ancora oggi il
sempre vede l'associazione in prima linea;            quartiere paga il prezzo, malgrado i notevoli
c'è il presidio sanitario Eugenio Emanuele,           passi avanti compiuti negli ultimi dieci anni da
un esempio di medicina di prossimità che              una comunità che chiede insistentemente al
sopperisce alle tante inadempienze del                resto della città quella fiducia che per troppo
sistema sanitario. Tanti altri sono i progetti che    tempo le è stata negata».
abbiamo in mente e che speriamo possano               Lo ZEN è una delle periferie urbane italiane
vedere la luce nei prossimi anni». Rispetto           che rappresenta pienamente quel «posto
alle altre periferie, lo Zen ha una storia a sé,      dove, se ci nasci, hai meno diritti di chi nasce
a cominciare dal suo concepimento. «Fu                altrove» spiega Arena. «Questo perché non
pensato sul finire degli anni ’60 - racconta          c'è stata la volontà politica di impedire che le
il presidente -, nell'ambito di un'estensione         nuove generazioni subissero la stessa sorte
ideale del tessuto urbano di Palermo verso            delle precedenti. Ma la povertà educativa,
Nord, con annesse infrastrutture e servizi,           com'è ormai noto, è ereditaria. E rompere il
che però non furono mai realizzati. In quegli         cerchio è pressoché impossibile in un Paese
anni Palermo pativa una fortissima emergenza          in cui il welfare state è, di fatto, una lotteria».
abitativa e lo Zen, con le sue unità abitative        Il lavoro dell’associazione «punta ad
ad alta densità, sopperiva a tale gap. Così,          accompagnare le persone verso la propria
da metà anni '80, sempre più famiglie                 autonomia più che ad assisterle. Sogniamo
cominciarono ad occupare abusivamente le              un futuro in cui non ci sia più bisogno di noi
case, quando ancora la rete idrica e quella           perché saremo riusciti a fornire alle nuove
fognaria non erano state ultimate. Lo Zen si          generazioni gli strumenti per condurre in
candidava così a rappresentare un'emergenza           autonomia le battaglie per i propri diritti. È
sociale di portata nazionale: si accesero i           questa la prospettiva che ci spinge a portare
riflettori sul quartiere e il suo nome cominciò       avanti giorno dopo giorno il nostro lavoro sul
a rappresentare nell'immaginario collettivo           territorio».

                                                     15
Decentrati                                     Fondazioni                                   mag - giu 2022

finisce per rafforzare il senso di      Alcune aree periferiche han-       dai tessuti più consolidati che in
isolamento, esclusione e mar-        no subito un processo di de-pe-       riferimento all’alta concentra-
ginalità delle periferie. Un terzo   riferizzazione. Come si trasfor-      zione di profili fragili, sono sta-
elemento comune è una diffusa        mano queste zone?                     te progressivamente inglobate
assenza di cura, intesa in sen-      La condizione di perifericità         nel tessuto urbano in crescita e
so ampio, e di azioni di manu-       delle aree urbane, soprattutto        la loro natura è cambiata. Alcu-
tenzione, che influiscono sulla      nell’accezione richiamata, non        ni quartieri sono usciti da una
bassa qualità degli spazi dell’a-    è una condizione originaria ma        condizione di degrado che li ha
bitare, sia di quelli privati che    l’esito di un processo di progres-    connotati in passato, superando
collettivi e pubblici, rifletten-    sivo indebolimento, di fragilizza-    situazioni di isolamento e di dif-
dosi in una frequente percezio-      zione. Si tratta di una condizione    ficile accessibilità, altri invece
ne di insicurezza. All’assenza       tutt’altro che irreversibile e im-    non hanno registrato significati-
di cura è inoltre riconducibile      mutabile, anche se in alcuni casi     vi cambiamenti o hanno assistito
anche il senso di abbandono          i problemi sono così numerosi e       ad un progressivo peggioramen-
da parte delle istituzioni, che      profondi da apparire tale. Lo di-     to delle proprie condizioni.
spesso è molto sentita negli am-     mostra il caso di diversi quartieri
biti periferici. Un ultimo tratto    che nel corso del tempo hanno            Il termine “periferie” si uti-
comune alle periferie è relativo     percorso traiettorie ascendenti       lizza sempre in riferimento ai
all’essere ambiti urbani caratte-    o discendenti, modificando la         centri delle città. Esistono an-
rizzati non tanto dalla presenza     propria condizione. Ecco, dun-        che aree periferiche lontane
di caratteristiche in grado di       que, che parti di città preceden-     dalle città. Cosa le accomuna?
connotarne l’essenza, quanto         temente riconosciute come peri-       L’accezione che riferisce le pe-
da una assenza.                      feriche, sia per via della distanza   riferie esclusivamente ai centri

              Ripartiamo dall'ascolto delle famiglie

“Give teens a chance” è un progetto,                      funerali dei propri studenti». Per questo la
selezionato nell’ambito del Fondo per il                  scuola non basta a sostenere questi ragazzi
contrasto della povertà educativa minorile,               che hanno bisogno di attività extrascolastiche e
che si svolge all’interno del quartiere CEP di            anche delle famiglie che non sempre riescono
Genova, dove le scuole hanno rilevato enormi              a intervenire o soffrono a loro volta di povertà
problemi sociali. Sergio Casali della Comunità            educativa ed economica. Anche in questo caso
di Sant’Egidio racconta che «Questi sono                  l’ascolto è fondamentale: «Noi abbiamo scelto
quartieri dove le ricadute più drammatiche                di progettare interventi insieme ai docenti.
arrivano nelle scuole. Io ho sentito docenti              Servivano però figure che potessero sostenere
che mi hanno raccontato di aver assistito a               gli insegnanti in tutte le attività esterne alla
                                                          scuola. Abbiamo pensato al "facilitatore
                                                          scolastico" un operatore che possa intervenire
                                                          dove ci sia bisogno. Lavorando in modo
                                                          coordinato con gli insegnanti, aiutiamo a fare
                                                          cerniera tra scuola e fuori scuola». Tutto questo
                                                          serve per garantire ai ragazzi un’opportunità
                                                          di potersi sviluppare pienamente, un obiettivo
                                                          che si può raggiungere solo includendo tutta la
                                                          comunità educante dei territori.

                                                     16
Decentrati

                                          Nel libro “Rigenerare peri-         influire molto positivamente sul-
Un elemento che accomuna               ferie fragili” (LetteraVentidue,       la rigenerazione degli ambiti ur-
aree interne e periferie               2021) lei ha messo in risalto un       bani periferici, cogliendo l’occa-
è rintracciabile nel senso             nodo problematico: “il cambia-         sione di lavorare sugli elementi
di abbandono da parte                  mento di paradigma da un’i-            più fragili e sulle risorse presenti
delle istituzioni, da un               dea di crescita urbana come            al loro interno.
comune sentirsi                        espansione ad una crescita
"luoghi che non contano"               sempre più riferita alla rigene-          Tante sono le realtà del Ter-
                                       razione dei tessuti già esisten-       zo settore attive in questi terri-
                                       ti”. Perché è necessario questo        tori che hanno contribuito alla
                                       cambio? In che modo potrebbe           “rigenerazione” delle perife-
delle città appare oggi se non su-     avvenire?                              rie. In che modo?
perato, almeno fortemente mes-         Si tratta di un cambio di para-        Hanno contribuito in molti modi:
so in crisi. Il termine “periferie”    digma della crescita dei tessuti       tenendo alta l’attenzione sugli
ha nel tempo attraversato diverse      urbani già in atto, soprattutto        ambiti più fragili, attivando reti
scale di riferimento non limitan-      nel contesto italiano ed europeo,      di mutuo soccorso (che spesso
dosi a quella urbana, venendo          seppure non ancora sufficiente-        nei mesi più difficili della pan-
utilizzato anche in relazione a        mente prevalente. Le nostre città      demia da Covid-19 si sono rive-
quella regionale, nazionale e in-      presentano al loro interno edi-        late fondamentali per sostene-
ternazionale. Esistono dunque,         fici e aree spesso sottoutilizzate     re le famiglie più in difficoltà),
in questo senso, aree periferiche      o abbandonate, sia di proprietà        organizzando attività ed eventi
lontane dalle città. Per fare un       pubblica che private: caserme,         di animazione e a base cultura-
esempio, la Strategia Nazionale        scuole, ospedali, edifici per uffi-    le, coinvolgendo la popolazione
per le Aree Interne (SNAI) uti-        ci, insediamenti industriali e aree    ingaggiandola su temi cruciali
lizza la denominazione di aree         libere inutilizzate esito di dismis-   e, in alcuni casi, riuscendo a ri-
“periferiche” e “ultra-periferi-       sioni, che rappresentano pre-          scattare spazi precedentemente
che” per far riferimento ai Co-        ziose occasioni per una crescita       abbandonati e usati impropria-
muni italiani che distano da 40 a      urbana che intervenga proprio          mente. A titolo esemplificativo,
75 minuti (periferici) o più di 75     sul ripensamento di questi am-         la bella realtà degli Orti di via
minuti (ultra-periferici) dal Polo     biti già interni al corpo urbano,      Padova a Milano dove è stata
più vicino, inteso come centro di      spesso interessati da fenomeni di      recuperata una piccola area del
offerta di servizi, in grado di as-    marginalità e degrado, e che han-      Comune precedentemente usa-
sicurare: tutta l’offerta scolastica   no perso nel corso del tempo il        ta come discarica abusiva, o la
secondaria, almeno un ospedale         proprio ruolo. Intervenire sull’e-     Ludoteca di Tor Bella Monaca,
con Pronto Soccorso e alcune           sistente, secondo una logica del       dove un gruppo di mamme del
funzioni specifiche, almeno una        “costruire sul costruito” consen-      quartiere ha recuperato un pic-
stazione ferroviaria di categoria      te allo stesso tempo di riattivare     colo edificio inutilizzato. Quello
Silver, secondo la classificazione     spazi sottoutilizzati o abbando-       del Terzo settore è, dunque, un
di RFI. Un elemento che accomu-        nati, lavorare sul sistema delle       contributo prezioso, radicato nei
na questi ambiti territoriali con le   relazioni tra le parti (e non solo     territori, che contribuisce a man-
periferie urbane è rintracciabile      sui manufatti) e di evitare nuovo      tenere alto il livello di attenzione
nel senso di abbandono da parte        consumo di suolo (non dobbiamo         e a far emergere risorse latenti,
delle istituzioni, da un comune        infatti dimenticare l’allarmante       coinvolgendo la popolazione lo-
sentirsi “luoghi che non conta-        dato di 2 m2 di suolo consuma-         cale. Tuttavia, è necessario un
no” (“places that don’t matter”,       to ogni secondo in Italia – ISPRA      sostegno da parte degli attori
espressione di A. Rodriguez-Po-        2021), tenendo in forte conside-       pubblici e delle istituzioni, inte-
se), e nella già ricordata assenza     razione la sostenibilità ambien-       grando così iniziative dal basso e
di cura che sperimentano quoti-        tale degli interventi. Questo cam-     progetti più strutturali dedicati
dianamente.                            biamento di paradigma potrebbe         ai contesti periferici

                                                        17
Decentrati                                       Fondazioni                                      mag - giu 2022

  Aree interne:
  i giovani vogliono
  restare
  Le aree interne
  rappresentano:

                                                                               Il   22%
                                                                               della
                                                                            popolazione
                                                                          (13 mln di abitanti)

                                           Il   60%
                                             della
                                          superficie
                                           italiana                                            Ultraperiferica
                                                                                               Periferica
                                                                                               Intermedio
           Il   52
                %                                                                              Limiti regionali
          dei Comuni
         (3.834 su 7.903)

  Fonte: Indagine campionaria Riabitare l’Italia – SWG (dic. 2020); Mappa aree interne 2020,
  Dip. per le Politiche di coesione, Presidenza del Consiglio dei Ministri
                                                       18
Decentrati

          Il   67% dei giovani residenti nelle aree interne
                               vorrebbe restare

Perché?
                        79%

                        Migliore
                        qualità               68%
                       della vita
Chi sono?
                       70%                 Contatti
Ha terminato gli studi                    sociali più
                                          gratificanti
                   67%                                         65%
È entrato nel mondo del lavoro

                 54%
Ha vissuto fuori dal proprio Comune                             Forte
                                                             legame con
                                                             la comunità
In quale settore vorrebbero lavorare?
    19,8%                12,5%                11,5%
     Agricoltura,        Istruzione           Sanità
Silvicoltura e Pesca                  e Assistenza Sociale

                                         19
Decentrati                                     Fondazioni                                        mag - giu 2022

La restanza rifonda
il senso di comunità
Intervista a Vito Teti, antropologo

 H           a adoperato il termine “restanza”, per
             definire il senso di appartenenza a un
             territorio. L’antropologo calabrese Vito
Teti lo utilizza per indicare il senso dell’abitare e
le forme di presenza che gli abitanti affermano nei
luoghi in cui abitano (paesi, città, metropoli, peri-
ferie), ma anche per segnalare il rinnovato amo-
re che spinge i giovani a restare (o a tornare) nei
piccoli paesi di montagna, delle aree interne e del
Mezzogiorno. Si tratta di un movimento diffuso di
chi non intende preservare un paesaggio “da pre-
sepio”, immobile e intoccabile, ma vuole contami-
nare questi luoghi con la “modernità”, recuperan-
do forme comunitarie di abitare in sintonia con la                                 Vito Teti
terra e la natura. Il suo non è un elogio nostalgico
dell’immobilismo, anzi. Tra l’altro, anche il termine
“restanza” ha un riscontro nelle lingue contadine:
indica il pane che “restava” dai giorni precedenti,
che non si gettava, ma si conservava indurito per            Sul lungo periodo, il fenomeno dello spopolamen-
essere consumato per giorni. Una parola antica               to si configura come un grande esodo, fatto di una
che assume significati nuovi.                                lenta e inesorabile emigrazione, iniziata negli anni
                                                             Cinquanta, ma della quale si è iniziato ad avere
   Professore, partiamo dalla definizione. Cosa              consapevolezza solo sul finire degli anni Settanta.
sono le “aree interne”?                                      Da allora, il fenomeno è diventato sempre più vi-
Le aree interne sono territori fragili, situati tra          stoso e diffuso. E oggi rischia di diventare un serio
mare e montagna, “terre di mezzo”. Si tratta di cer-         problema per tutta l’Italia. Questi luoghi periferici,
niere di paesi collinari e montani, che si trovano           infatti, non sono solo al Sud, ma configurano una
lontani dai centri commerciali e produttivi della            vera “questione nazionale”, causata dall’incapacità
pianura e dai capoluoghi di provincia. Parliamo di           del sistema di mettere in collegamento aree inter-
territori con paesi che un tempo erano luoghi di             ne e centri urbani.
produzione e di innovazione e oggi, invece, scon-
tano la lontananza da tutto e l’isolamento.                     Quindi lo spopolamento non è un problema
                                                             che riguarda solo le aree interne?
   Nel suo ultimo libro, parlando dello spopola-             Esatto. Se perdiamo queste zone, ci perde tutto il
mento, fa riferimento a una grande pandemia,                 Paese. Perché qui si continua a produrre per le cit-
che ha colpito il nostro Paese, ben prima di quel-           tà. I cittadini sembrano non accorgersi che vivono
la da Covid-19. Cosa intende?                                di quanto si produce nelle aree interne. “Svuotan-

                                                        20
Decentrati

do” porzioni di territorio, si creano serie difficoltà    di gruppi di azione locale che, attraverso piccole
economico-produttive per l’intero sistema. Inoltre,       esperienze “dal basso”, stanno costruendo la rina-
se continuiamo a sguarnire questi presidi impor-          scita di questi territori. Dove coniugare una buona
tanti per la difesa del territorio (penso al dissesto     qualità della vita, con ritmi più umani e relazioni
idrogeologico e agli incendi), il danno riguarderà        sociali di prossimità che in città sono quasi scom-
anche le città a valle. Anche per questo motivo,          parse. Il tutto combinato alla richiesta di nuovi di-
questi posti vanno osservati, conosciuti, curati, tu-     ritti di cittadinanza: anche chi abita sopra i mille
telati. Perché i loro abitanti sono “guardiani”, che      metri vuole biblioteche, palestre, strade, servizi
si prendono cura del bene comune. Vanno incorag-          sanitari accessibili. Infatti, secondo una recente
giati e sostenuti a livello culturale ed economico.       indagine di Riabitare l’Italia, oltre il 60% dei giova-
                                                          ni delle aree interne vorrebbe rimanere a vivere nel
   Si può arrestare questo spopolamento?                  proprio paese d’origine. Si tratta di giovani, laure-
I dati dei trend demografici sono drammatici. Or-         ati, che hanno sperimentato la vita in città, anche
mai possiamo prevedere che, nell’arco di decenni,         all’estero, e che, se avessero accesso a condizioni
scompariranno almeno cento centri abitati dalla           lavorative dignitose sul loro territorio, non lo vor-
nostra cartina. E, per i pochi che resisteranno, la       rebbero abbandonare, anzi potrebbero mettere le
vita diventerà ancora più difficile, perché saranno       loro esperienze e conoscenze a disposizione del
costretti a vivere senza ospedali, edicole, uffici po-    territorio in cui sono nati.
stali, luoghi di socialità. Lo spopolamento, infatti,
non ha pietà per chi resta. E il mero dato demogra-          Cosa serve alle aree interne?
fico non racconta tutta la drammaticità della vita di     Il problema è elaborare un piano strategico-politi-
coloro che resistono.                                     co nazionale in favore delle aree interne, a partire
                                                          dalle sensibilità e dai desideri delle persone che
Quindi, c’è qualcuno che resiste?                         sono rimaste e che conoscono da vicino i proble-
Negli ultimi tempi, la tendenza allo spopolamento         mi di questi territori. Non serve l’ennesimo pro-
viene contrastata da persone, associazioni, gruppi        getto calato dall’alto, ma misure concrete per Enti
e movimenti che pongono il tema del “restare” in          locali, imprese e famiglie, che vogliono farsi ca-
maniera nuova, non per il vecchio mondo ma per            rico della rigenerazione di questi luoghi. Non si
dare vita a nuove comunità. Ci sono infatti tantis-       tratta di riparare gli immobili, seguendo una poli-
sime organizzazioni di volontariato e ambientali-         tica nociva del passato, che ha solo prodotto sper-
ste che stanno dando un buon esempio. Si tratta           peri e cementificazione, ma dobbiamo sostenere i

                                                         21
Decentrati                                  Fondazioni                                mag - giu 2022

           Sperimentazioni innovative ai margini
Aree interne e periferie sono      un ricco palinsesto culturale      non solo.
accomunate non solo da             che anima i quartieri alla         In un’ottica similare, di
fragilità spaziali, sociali ed     maggiore accessibilità             rigenerazione del territorio,
economiche, ma anche dalla         ciclabile, fino al supporto        Fondazione Cariplo si accosta
presenza di significative          di progetti imprenditoriali        al tema delle aree interne
potenzialità e risorse, seppur     sostenibili, il paniere delle      con AttivAree, un programma
diversificate, che risultano       azioni di Lacittàintorno è         finalizzato a riattivare le
non sufficientemente               molto articolato e declinato in    aree marginali del territorio,
stimolate e messe a frutto.        un approccio multi-attoriale.      aumentandone la forza
In quest’ottica, Fondazione        Al programma partecipano,          attrattiva nei confronti di
Cariplo realizza due               infatti, il Comune di Milano       residenti, potenziali investitori
importanti iniziative per          (con cui la Fondazione ha          e poli urbani di riferimento,
portare alla luce e valorizzare    siglato un Protocollo d’intesa),   facendo leva sulle risorse
questo potenziale inespresso.      il Dipartimento di Architettura    delle comunità e sulle
Con il programma                   e Studi urbani (DAStU) del         competenze delle numerose
Lacittàintorno la Fondazione       Politecnico di Milano e tante      organizzazioni già attive
promuove numerose                  realtà del Terzo settore attive    in quelle aree. L’iniziativa
attività nei contesti urbani       e radicate nel territorio, per     promuove l’attività agricola
fragili, coinvolgendo gli          un’azione sinergica, efficace      attraverso il superamento
abitanti nella riattivazione       e diffusa. Un programma            della frammentazione
e “risignificazione” degli         per questo sempre in               fondiaria e la valorizzazione
spazi inutilizzati o in stato      evoluzione, che ha visto la        della biodiversità. Inoltre,
di degrado, con la finalità        recente inaugurazione di un        sviluppa nuovi servizi di
di creare “nuove geografie”        nuovo punto di comunità nel        prossimità gestiti in rete,
cittadine che possano              quartiere di Turro, al Parco       attraverso cooperative sociali.
migliorare la qualità della        Trotter, una piazza che ha         E, infine, realizza azioni di
vita di chi le abita. Dalla        ripreso vita attraverso eventi     valorizzazione dei prodotti
trasformazione di spazi            culturali, pratiche di riuso,      locali. Il tutto con l’obiettivo
inutilizzati in orti condivisi     formazione e inclusione, oltre     di moltiplicare le opportunità
alle attività nelle scuole per     che pizzeria e bar, diventando     di vita in queste aree e aprire
ridisegnare con i giovanissimi     un nuovo punto di riferimento      la comunità locale anche a
gli spazi della collettività, da   per gli abitanti del quartiere e   giovani e migranti, favorendo
                                                                      così il ripopolamento rurale
                                                                      e rafforzando il processo di
                                                                      identità culturale collettiva.
                                                                      Come afferma Elena Jachia,
                                                                      direttrice dell’Area Ambiente
                                                                      di Fondazione Cariplo:
                                                                      «Intervenire a supporto delle
                                                                      aree interne significa puntare
                                                                      su uno sviluppo locale
                                                                      sostenibile come motore di
                                                                      rilancio per tutto il paese.
                                                                      In questo senso le aree più
                                                                      "marginali" diventano un
                                                                      luogo di sperimentazione
                                                                      innovativa».

                                                 22
Puoi anche leggere