Decentrati Abitare aree interne e periferie - Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti - Acri
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All’interno gli interventi di: Paolo Esposito Elena Fontanella Giovanni Fosti Alessandro Melis Vito Teti Periodico delle Fondazioni di origine bancaria Mag - Giu 2022 Mag-Giu 2022 Decentrati Abitare aree interne e periferie Fondazioni
Q uesto paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto. Cesare Pavese La Luna e i falò, Einaudi, 1950
Sommario Fondazioni mag - giu 2022 Sommario 4 Spopolare le città di Giorgio Righetti Comunità resilienti Editoriali di Alessandro Melis Quali prospettive per le aree interne? Intervista a Paolo Esposito 6 Trasformiamo i paesi in luoghi di sperimentazione Dialogo con Raffaele Spadano Le periferie e l'assenza Intervista a Elena Fontanella Decentrati La restanza rifonda il senso di comunità Intervista a Vito Teti La montagna è un posto per giovani Dialogo con Yuri Basilicò Focus sull'attività della Commissione Terzo settore di Acri 30 Intervista a Giovanni Fosti Terzo settore 2
Sommario 38 30ComeNoi 30 anni di Fondazioni Fondazioni Dal dialogo costante con le comunità nascono progetti e sperimentazioni 42 Territori La buona terra di Mario Giacomelli 48 R'accolte 3
Editoriali Fondazioni mag - giu 2022 Spopolare le città di Giorgio Righetti Direttore generale Acri I l tema dello spopolamento delle cosid- dette aree interne, o, meglio, delle pe- riferie non urbane, è da tempo al cen- maggiori rischi in termini di sicurezza, maggiore esposizione a malattie connesse alla scarsa qualità dell’aria, rischi di emarginazione a causa della de- tro del dibattito politico e pubblico. Se ne parla in bolezza delle reti di protezione. E tutti questi costi quanto innumerevoli borghi, al Nord come al Sud aumentano esponenzialmente quanto più ci si al- del Paese, hanno subìto e stanno subendo una pro- lontana dal centro della città e ci si immerge nella gressiva marginalizzazione, con conseguente ab- giungla delle periferie urbane. Sul piano collet- bandono da parte della popolazione, normalmente tivo, il sovraffollamento delle città comporta stra- a favore dello spostamento verso i centri urbani. ordinari oneri edilizi, infrastrutturali, di sicurez- Sono innumerevoli i progetti che sono andati affa- za, sociali, che gravano pesantemente sui bilanci stellandosi, spesso con scarso successo, per evi- pubblici nazionali e locali.Purtroppo, in assenza di tare questo stillicidio. Progetti di ristrutturazione una chiara gestione dei fenomeni di inurbamen- fisica dei borghi, di attrazione di flussi turistici, to, questi costi, individuali e collettivi, non fanno di rivitalizzazione dei mestieri artigiani e così via. altro che aumentare progressivamente: al proble- Credo, tuttavia, che la ridotta efficacia di queste ma del sovraffollamento, si risponde spesso con iniziative nasca dall’errore di prospettiva nell’af- un incremento dei servizi (infrastrutturali, idrici, frontare il problema. L’obiettivo non dovrebbe es- di trasporto, di sicurezza, ecc.) e quindi degli one- sere tanto quello di ripopolare i borghi: il mondo è ri che hanno marginalità crescenti, in una spirale pieno di suggestivi luoghi che, un tempo abitati, perversa priva di soluzione di continuità. sono andati via via perdendo la propria centra- Eppure, politiche più attente, parallelamente alla lità sino ad essere completamente abbandonati. diffusione di tecnologie di connessione virtua- Si pensi a Ostia Antica, a Civita di Bagnoregio, a le sempre più performanti, della diffusione dello Monterano Antica, o, per andare oltre oceano, alle smart working e di servizi distributivi sempre più innumerevoli e affascinanti ghost town america- sofisticati, potrebbero consentire di attenuare, se ne, solo per fare degli esempi. Di per sé, questo non interrompere, il fenomeno dell’inurbamento, abbandono non rappresenta un problema. Il pro- con conseguente decongestionamento dei centri blema, piuttosto, è la concentrazione nelle grandi urbani e ripopolamento delle aree periferiche non città di porzioni sempre più importanti della po- urbane. Nei piccoli centri si vive indiscutibilmente polazione, fenomeno che porta con sé costi eco- meglio a condizione che vi siano servizi in grado di nomici e immateriali per chi ci vive e per la col- non far percepire a chi vuole insediare attività pro- lettività. Perché la vita in città sempre più grandi duttive e a chi ci vive, la sensazione di isolamento. e congestionate è difficile, soprattutto per chi Farlo si può, a costi probabilmente inferiori rispetto non dispone di risorse economiche adeguate ad a quelli necessari per garantire un minimo di vivibi- affrontarne gli incredibili costi. Sul piano indivi- lità nei grandi centri urbani. duale, vivere in una grande città comporta straor- Ma per riuscirci è necessario cambiare prospettiva dinari costi abitativi, significativi oneri e tempi di e porsi l’obiettivo di “spopolare” le grandi città. Il ri- spostamento, reti relazionali fragili e discontinue, popolamento dei borghi seguirà, quasi per incanto 4
Editoriali Comunità resilienti di Alessandro Melis Architetto, curatore del Padiglione Italia alla XVII Biennale di Architettura di Venezia C omunità sostenibili e resilienti possono Se superiamo questo limite, immaginando città che rappresentare il futuro. Sostenibili perché non generano rifiuti o scarti, superiamo anche la di- capaci di mitigare gli effetti delle crisi glo- cotomia tassonomica tra città e campagna, tra specie bali, a partire da quelle ambientali, anziché vegetali ed edifici. Vogliamo città migliori? Apriamo alimentarli. Resilienti perché in grado, contempora- i confini all’immigrazione, per esempio. Dobbiamo neamente, di adattarsi positivamente ai cambiamen- essere in grado di progettare città per l’umanità e allo ti dovuti alle crisi globali già, purtroppo, in atto. La stesso tempo per le api, i grilli, i predatori che vengo- resilienza è la parola che definisce questo attributo no espulsi da esse, mentre le loro prede proliferano, positivo degli organismi e dei sistemi ambientali. Il e dobbiamo avere il coraggio di mettere in dubbio i tempo esclusivo della sostenibilità è finito e, quando nostri canoni estetici... Insomma, un cespuglio disor- parliamo di resilienza, dobbiamo ricordarci che sia- dinato è meglio di un prato e di un marciapiede. Mi mo già oltre il punto di non ritorno, poiché le con- immagino o meglio, vorrei immaginarmi, città future seguenze irreversibili, sociali e ambientali del cam- che possano essere coltivate, anziché costruite, come biamento climatico, si stanno già verificando. Questo invece facciamo oggi. Mi immagino città idealmente fatto implica che la sostenibilità senza resilienza è, di capaci di superare l’idea binaria di artificio e natura. fatto, inutile. Dall'altra parte, perdiamo molto tempo a Città intrinsecamente ecologiche e, quindi, anche discutere se questo sia un termine alla moda o meno. socialmente diverse e giuste. In questo “orizzonte”, É un termine che implica la necessità di accettare l’architettura deve esser al centro delle strategie futu- che lo status quo non sia più una opzione. Diamogli re. Attualmente, infatti, le costruzioni sono una delle quindi un nome qualunque, l’importante è rendersi principali cause di emissioni di CO2. Oltre il 30%, conto che, mentre dobbiamo ridurre il nostro impat- solo se consideriamo l’uso degli edifici. Se prendia- to (sostenibilità), dobbiamo anche accettare la sfida mo in esame anche la produzione dei materiali, il loro dell’adattamento a condizioni ambientali mai cono- trasporto, i processi di costruzione e demolizione e il sciute dall’umanità finora. Infatti, nella nostra storia tessuto urbano nel suo insieme, e ancora il rappor- degli ultimi duemila anni, non troviamo esempi ef- to con il clima e la fluidodinamica dell’atmosfera e la ficaci in risposta a un fenomeno sconosciuto come riduzione della biodiversità, possiamo senz’altro af- questo. Ovvero, rispetto all’idea che la città è come un fermare che l’architettura, così com'è concepita oggi, organismo vivente che, nel corso del suo viaggio, af- rappresenti la più grande sfida alla nostra sopravvi- fronta condizioni ambientali estremamente diverse e venza, ma anche il luogo nel quale ricercare soluzio- oggi, per la prima volta, le nostre città devono affron- ni. Parallelamente non possiamo aspettarci che una tare condizioni che cambieranno drasticamente ogni categoria di architetti composta per lo più da uomini anno. Le città che conosciamo si basano essenzial- bianchi, occidentali e cinquantenni (come me, del re- mente su l’esistenza di un paradigma, quello dell’ar- sto) possa avere una visione completa di un mondo tificialità, che in natura non esiste. Si tratta di una che è in realtà molto più complesso e disordinato di reificazione che abbiamo costruito per conferire una quanto siamo abituati a considerare. La risposta è po- dignità eroica al fatto che non siamo in grado di co- litica e biologica allo stesso tempo: nelle città occorre struire, oggi, senza produrre rifiuti che generano un maggiore diversità, ridondanza e variabilità impatto negativo per la nostra stessa sopravvivenza. 5
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 Fuori dal centro Q uando pensiamo Inoltre, l’Italia è disseminata costantemente alle avversità. agli spazi dell’in- di piccoli paesi montani che, Bisogna, dunque, spostare l’at- novazione, dello sebbene periferici rispetto alle tenzione sulle aree esterne alla sviluppo e del città, hanno rappresentato per città e lavorare con gli abitanti futuro è molto probabile che il secoli luoghi di vita, pensiero di queste aree. nostro primo pensiero sia rivol- e innovazione. Immaginare di Perché ogni luogo, come ogni to alle città. Per onestà intellet- nuovo una vita attiva in que- persona, rappresenta un mon- tuale dovremmo ammettere che sti paesi significa rispettare la do con una propria storia e una a venirci in mente saranno al- conformazione del nostro pae- propria visione. Non si può in- cune aree specifiche delle città, se che per il 60% della sua su- tervenire sugli spazi senza pri- tenendo fuori le periferie che perfice è rappresentato da aree ma conoscerli a fondo, perché ricolleghiamo più facilmente a interne; ed è qui che vive il 22% il rischio è realizzare progetti povertà, criminalità e carenza della popolazione. incompatibili con i territori, non di servizi. Questi luoghi non possono es- garantire continuità e dunque A questo punto dobbiamo chie- sere solo contenitori di memoria collezionare ulteriori insuccessi. derci: che impatto ha avuto, e e tradizione attraenti per i turi- Le competenze sono fonda- ha tutt’oggi, questo modo di sti, ma devono tornare ad essere mentali, ma le parole che ricor- pensare su tutto ciò che è fuo- luoghi abitati, non solo di corpi, rono più frequentemente nelle ri dalle città? Nelle aree peri- ma anche di visioni e di futuro. interviste di questo numero feriche, che siano montane o Allo stesso modo, se la resilien- della rivista sono “ascolto”, “ri- urbane, vivono persone che za delle periferie urbane è una spetto”, “empatia”. sono portatrici di esperienze, qualità non può e non deve es- Le Fondazioni di origine ban- cultura, tradizione, ma anche sere la principale. Le persone caria partono da questo presup- pensiero innovativo e idee rivo- che abitano le periferie deside- posto: mobilitare e attivare le luzionarie. rano vivere normalmente come energie e le competenze dentro Ascoltare queste persone e con- chiunque altro e non resistere alle comunità per promuovere tribuire a rimuovere gli ostacoli comunità e sviluppo. che si trovano davanti non è solo Lo fanno dalle aree montane giusto ma è anche cruciale per piemontesi alle periferie sici- affrontare alcune delle sfide del Ogni luogo, come ogni liane, affiancandosi alle perso- nostro presente. La pandemia persona, rappresenta un ne che hanno nuove idee per lo ci ha fatto mettere in discussio- mondo con proprie storie sviluppo di queste aree, ascol- ne i ritmi delle città e anche gli e visioni. Non si può tandole e sostenendole nel loro insiti problemi abitativi. Il cam- intervenire sugli spazi percorso. biamento climatico ci impone senza prima conoscerli Ripensare le aree esterne alle di ripensare il nostro rapporto a fondo, perché il rischio città è un’occasione per imma- con la natura. Fuori dalle città è realizzare progetti ginare una nuova forma di svi- ci sono esperienze che possono incompatibili luppo che rigeneri la relazione contribuire a trovare soluzioni con i territori tra gli uomini e gli spazi che li a questi problemi. circondano @ Shutterstock | Stefano Valeri 6
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 Quali prospettive per le aree interne? Intervista a Paolo Esposito, direttore generale dell’Agenzia per la coesione territoriale C ombinare risorse europee e naziona- li, per promuovere 1.060 comuni, con una popola- zione di poco meno di 2 milioni di abitanti, su un territorio di progetti di sviluppo locale e circa 51mila kmq (13,4% di tut- adeguamento infrastruttura- ti i Comuni italiani; 3,3% della le in favore delle aree interne, popolazione nazionale; 17% di con l’obiettivo di ridurre i divari tutta la superficie nazionale). territoriali, contrastare lo spo- polamento dei piccoli comuni, La Strategia Nazionale Aree rendendo nuovamente attrattivi Interne è stata lanciata nel i “territori fragili”. È questo che 2013 (dieci anni fa). In cosa fa l’Agenzia per la coesione ter- consiste e quali risultati sono ritoriale del Governo italiano, stati raggiunti? dando attuazione alla Strategia La Strategia Nazionale per le Nazionale per le Aree Interne Paolo Esposito Aree Interne (SNAI) rappresen- (SNAI). Abbiamo intervistato ta una politica nazionale inno- Paolo Esposito, direttore gene- vativa di sviluppo e coesione rale dell’Agenzia. territoriale che mira a contra- oppure tornare. Il processo di stare la marginalizzazione e i Territori fragili distanti dai selezione delle aree interne è fenomeni di declino demogra- centri principali: quanti sono avvenuto attraverso una pro- fico propri delle aree interne in Italia e come vengono indi- cedura di istruttoria pubblica, del nostro Paese. Un progetto viduati? svolta da tutte le Amministra- ambizioso di politica place ba- I territori fragili, distanti dai zioni centrali raccolte nel Co- sed, che ha sviluppato nuove centri principali di offerta dei mitato Nazionale Aree Interne modalità di governance locale servizi essenziali coprono com- e dalla Regione (o Provincia au- multilivello volte ad affronta- plessivamente il 60% dell’in- tonoma) interessata. La gover- re, attraverso l’adozione di un tera superficie del territorio nance è affidata a un Comitato approccio integrato orientato nazionale, il 52% dei comuni Tecnico Aree Interne (CTAI), alla promozione e allo sviluppo ed il 22% della popolazione. coordinato dal Dipartimento locale, le sfide demografiche e Questi luoghi, spesso abbando- per le Politiche di Coesione del- dare risposta ai bisogni di terri- nati, rappresentano l’Italia più la Presidenza del Consiglio dei tori caratterizzati da importanti “vera” e anche più autentica, la Ministri. Le aree selezionate svantaggi di natura geografi- cui esigenza primaria è quel- per la programmazione 2014- ca o demografica. La Strategia la di potervi ancora risiedere, 2020 sono state 72. Si tratta di consiste in un’azione congiunta 8
Decentrati sviluppo equo per l’Italia, volto Il beneficio dello sviluppo delle aree interne a ridurre le diseguaglianze. La non si esaurisce nell’opportunità di uno sviluppo possibilità stessa di insedia- equo per l’Italia, ma incentiva il potenziamento mento di nuove attività econo- dell’offerta qualitativa e quantitativa dei servizi miche e la creazione di occupa- essenziali e un conseguente investimento zione è strettamente correlata al su promozione e valorizzazione delle risorse potenziamento dell’offerta qua- naturali e culturali del territorio litativa e quantitativa dei servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità), che ne rappresenta dunque una precondizione as- soluta e necessaria. Su tali luo- ghi, la Strategia punta a inve- stire sul potenziale di sviluppo sui territori attraverso due clas- po, che consentano loro di po- di cui dispongono, attraverso la si di azioni: da un lato, proget- ter mantenere una popolazione promozione e la valorizzazione ti di sviluppo locale, finanziati adeguata al territorio di riferi- delle risorse naturali e culturali. principalmente dai fondi eu- mento. Ciò permette, inoltre, di ridurre, ropei; dall’altro, interventi di per l’intero Paese, i costi socia- adeguamento e miglioramento Con l'incentivo allo sviluppo li, determinati spesso dalle con- dei servizi essenziali, a valere di queste aree fragili che bene- dizioni in cui versano (legati ad su risorse nazionali. L’obiettivo fici avrebbe tutto il Paese? esempio alle modalità di uso principale della SNAI è garan- Il beneficio dello sviluppo di del paesaggio o alla perdita del- tire alle comunità locali nuove questi territori non si esau- le tradizioni e della conoscen- opportunità di vita e di svilup- risce nell’opportunità di uno za pratica). Gli interventi di 9
adeguamento e miglioramento Il partenariato Pubbli- dei servizi essenziali incidono La cooperazione tra co-Privato può essere una inoltre sul benessere della po- Pubblico e Privato strada per affrontare i proble- polazione locale residente non è una strada percorribile mi delle aree interne? Se sì, in limitando il campo di scelta e di e auspicabile per che modo? opportunità della stessa e anche affrontare e risolvere La cooperazione tra Pubblico e dei nuovi potenziali residenti. i problemi delle Privato è senz’altro una strada aree interne percorribile e auspicabile per Nell'ambito del PNRR quali affrontare e risolvere i problemi le strategie per il rilancio del- delle aree interne. Quello che le aree interne? si vuole perseguire con la SNAI Nell’ambito del PNRR è previsto non è un modello assistenziali- un avviso pubblico per la pre- stico, ma di sostenibilità degli sentazione di proposte di inter- investimenti, volto a innescare vento per Servizi e Infrastrut- un meccanismo virtuoso in ter- ture Sociali di comunità rivolto mini di crescita e benefici delle ai Comuni delle Aree Interne. mento di piccoli ospedali alcuni aree. In questa prospettiva il L'intervento mira ad agevolare servizi di base e ambulatoriali; settore privato potrà fornire le la soluzione di problemi legati infrastrutture per l'elisoccor- proprie capacità manageriali, all'esclusione e alla marginalità so; rafforzamento di centri per commerciali e innovative nella sociali, mediante l'intensifica- disabili; centri di consulenza, progettazione, finanziamento, zione dell'erogazione di servizi servizi culturali, sportivi e per costruzione e gestione di infra- attraverso l'incremento di fon- l'accoglienza di migranti. L’o- strutture di pubblica utilità, ot- di per i servizi pubblici forniti biettivo è fornire servizi sociali tenendone un ritorno economi- dalle autorità locali. I progetti ad almeno 2 milioni di desti- co. Il settore pubblico, dal canto finanziati possono riguardare: natari residenti in comuni del- suo, potrà trarre beneficio, in servizi di assistenza domiciliare le aree interne, di cui almeno termini economico-finanziari, per anziani; infermiere e oste- 900mila abitanti nelle regioni dalla presenza dei privati, a pa- triche di comunità; potenzia- del Mezzogiorno. rità di risorse pubbliche impe- Cartiera (Fondazione Monte Bologna e Ravenna) ©Francesco Guidicini
Decentrati South Working L’Associazione “South Working - Lavorare dal Sud” nasce a marzo 2020, grazie alla collaborazione strutturale con la Fondazione con il Sud. Obiettivo principale è colmare il divario economico, sociale e territoriale tra Nord e Sud, tra aree industrializzate e marginalizzate del Paese, attraverso miglioramento della produttività e vantaggi un processo di riattivazione dei territori reciproci per lavoratore e datore di lavoro”. tradizionalmente periferici. La pandemia Lavorare in maniera agile dal Sud e dalle ha imposto nuove modalità di lavoro da aree marginalizzate del Paese produce remoto, ma ha anche permesso di testare effetti positivi per tutte le parti coinvolte: e verificare le possibilità di rendere queste aumenta la produttività di lavoratori e modalità permanenti e non legate solo al aziende, permette una più alta qualità della momento emergenziale. «South working vuole vita percepita e costituisce un’occasione di avanzare delle proposte oltre l'emergenza, rilancio per questi territori. «Non vogliamo oltre il telelavoro forzato – afferma Elena replicare il lavoro in isolamento, ma costruire Militello, fondatrice e presidente –. Un luoghi condivisi, che chiamiamo presidi di lavoro a distanza agile che cambia il modo comunità. Il south worker si incontra con altri di immaginare il lavoro: non si tratta più lavoratori, ma anche con la comunità locale, di timbrare il cartellino, ma di lavorare per restituire e condividere quello che ha per obiettivi. Questo può portare ad un imparato nelle sue esperienze in altri luoghi”. gnate, ottimizzando l’uso delle principio di “associazionismo” zione delle aree rispetto al 2014- risorse disponibili in termini tra i comuni che uniscono le 2020. Inoltre, l’Accordo di Par- di miglioramento dei servizi di loro forze e attivano un percor- tenariato 2021-2027, attraverso pubblica utilità erogati a parità so comune per realizzare quegli l’Obiettivo di Policy 5, non solo di spesa pubblica. interventi e conseguire quegli ha confermato, ma anche dato obiettivi che da soli non riusci- ancora più spazio alle strategie Da oggi a trent’anni che rebbero a portare avanti. Ov- territoriali. In un lasso di tem- prospettive di sviluppo ci sono viamente ciò implica anche un po così lungo si dovrebbero per le aree interne? cambio di mentalità che richie- avere ritorni positivi in termini La Strategia delle aree interne è de del tempo per essere meta- di contrasto allo spopolamento, una politica a lungo termine, vol- bolizzato. La politica per le aree attrazione di nuova popolazio- ta a ridurre il divario di sviluppo interne è confermata anche nel- ne, sviluppo delle attività eco- esistente nel Paese e a ridurre la programmazione 2021-2027. nomiche legate alla tradizione le diseguaglianze dei cittadini Per l’occasione è stata realizza- locale, creazione di un habitat nella possibilità dell’accesso ai ta una nuova mappatura delle a misura d’uomo in cui anche servizi pubblici essenziali. Si aree che ha rivisto, sulla base di le giovani generazioni possono basano sulla messa in atto di un appositi indicatori, la classifica- scegliere di vivere 11
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 Trasformiano i paesi in luoghi di sperimentazione Dialogo con Raffaele Spadano, coordinatore di Neo G agliano Aterno è un comune italiano a 650 metri sopra il essere adattato a diverse tema- tiche e competenze», dice Spa- dano, che a Gagliano è arrivato mo facendo un forte discorso critico sull’etica di questa mate- ria». Un discorso che influenza livello del mare, ha 254 abi- mentre completava la sua tesi di chiaramente gli obiettivi e che tanti e fa parte della Comunità laurea su “Antropologia alpina mette al centro l’ascolto e il ri- montana Sirentina, in provin- applicata”. spetto per chi abita i luoghi, ma cia de L’Aquila. In questi mesi Il suo ritorno in Abruzzo coinci- vuole introdurre anche innova- si sta preparando ad accogliere de con la nascita di “Montagne zione, «bucare la bolla di fata- aspiranti nuovi abitanti dei pa- in Movimento”, un gruppo di ri- lismo e trasformare il paese da esi di montagna tramite il pro- cerca-azione del centro univer- posto dove non c’è nulla a luogo getto “Neo - Nuove esperienze sitario “Green” dell’Università in cui c’è tutto». di montagna”, nato da un’idea della Valle d’Aosta, che si occu- Raffaele Spadano non cerca di di Raffaele Spadano, 28 anni, pa di antropologia pubblica in minimizzare la resistenza dei originario di Lanciano (Ch). comunità di montagna. «L’an- vecchi abitanti dei paesi montani, «Neo è innovazione e neo-po- tropologia applicata esiste da ma spiega anche da dove deriva e polamento. È un’infrastruttu- decenni - spiega -, ma in Italia prova a indicare un via per rom- ra che offre alta formazione e non è ancora particolarmente perla. Lo fa cercando di spostare possibilità di abitare il mondo professionalizzata e, se da una l’attenzione soprattutto su quello in maniera differente. È un mo- parte questo aumenta le diffi- che già è stato fatto in montagna tore di transizione ecologica. coltà, dall’altra ci permette di e che spesso ha fallito. «I nuovi È altamente replicabile e può segnare un percorso. Noi stia- abitanti di montagna non sono come inquilini da inserire in un condominio. Se vuoi abitare a Ga- gliano devi diventare gaglianese, devi comprendere e accettare che ogni luogo è una forma ide- ologica e che ogni persona ha un suo modo di interpretare il mon- do». Allo stesso tempo non essere conosciuto nei luoghi dove si va ad abitare per legami familiari e di conoscenze, paradossalmente aiuta, poiché permette di con- centrarsi sulle proposte piuttosto che su altro. Questo è un percorso che diven- ta trasformazione culturale, dei luoghi e delle persone, e che, 12
Decentrati Muoviamo le montagne A Valloriate, paese di circa 80 abitanti in Formazione, Opportunità, Sostenibilità e provincia di Cuneo, esiste dal 2012 un Mobilità sostenibile e Welfare”. Ad ascoltare festival chiamato “Nuovi Mondi”. La rassegna, queste parole sono stati anche decisori sostenuta anche da Fondazione CRC e politici locali, perché il cambiamento non può Fondazione CRT, era nata come un festival tralasciare le amministrazioni: «Serve una cinematografico, ma oggi è un progetto maggiore civitas. Negli ultimi 60 anni i servizi culturale di attivazione e promozione sono stati destinati quasi esclusivamente alle territoriale. Proprio durante l’edizione del aree urbane e i borghi sono stati dimenticati». 2020 è nata la rete Rifai - Rete Italiana La Rete Rifai mette al centro la cultura Facilitatori Aree Interne: «Volevamo muovere perché “distorce le percezioni e innesca il le montagne, innescare innovazione e reti sul cambiamento. RIFAI vuole smentire il luogo territorio della Valle Stura» racconta Silvia comune sulle Aree Interne viste come territori Bongiovanni, tra le fondatrici del Festival Nuovi marginali, spopolati, subalterni all’area urbana Mondi. Grazie all’incontro con l’associazione e dimostrare che sono invece aree creative, Dislivelli un gruppo di giovani delle Aree comunitarie e ricche di cose da scoprire». Ma Interne montane di tre regioni italiane Rifai è anche un catalizzatore che serve ad (Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Sicilia) si avere una progettualità specifica, che agevoli riuniscono a Valloriate e realizzano una prima la costruzione di una rete di persone e territori bozza di manifesto delle esigenze delle e che dia voce ai giovani. «Bisogna ridare vita e giovani e dei giovani che vivono e studiano visione che purtroppo oggi manca, soprattutto nelle Aree Interne Italiane. Mentre lavorano negli enti e nelle amministrazioni che ancora rafforzano la rete, vanno a trovarsi nelle loro oppongono resistenza al cambiamento. Le regioni e addirittura sognano di organizzare persone illuminate ci sono, bisogna metterle un Erasmus delle aree interne. Parole chiave in rete e dare continuità ai progetti. Non è del Manifesto sono: “Partecipazione, Cultura, facile ma continueremo a provare». per questo, richiede tempo, ri- percorso in cui si può toccare ne energetica e trasformazioni spetto, ascolto e pazienza. con mano il vivere in un paese, socio-economiche radicali. Per Ora c’è la sfida di Neo, che ha come Gagliano Aterno, che aspi- raggiungere questi obiettivi è due principali linee di azione. La ra a costruire il proprio futuro ed necessario formare figure pro- prima linea, “Nuove esperienze è nel pieno dei processi di rico- fessionali capaci di ingaggiare, ospitali - Domanda di monta- struzione e rigenerazione. Neo accompagnare, attivare e sup- gna” «nasce da un dato: la “do- garantisce formazione, tutorag- portare le comunità locali appli- manda di montagna” è in forte gio, inoltre permette di fare rete cando metodi partecipativi e gli crescita, ma troppo spesso non e conoscere enti e imprese in- approcci della ricerca-azione». trova canali adatti per far sì che teressati a supportare eventuali Un tema centrale per Gagliano chi nutre il desiderio di vivere progetti di impresa e di vita. Aterno è quello dell’energia: il in quei luoghi possa farne espe- La seconda linea d’azione è la paese è infatti una delle pochis- rienza diretta ed avere l’occasio- “Scuola di attivazione di comu- sime comunità energetiche in ne di mettersi alla prova». Neo nità e transizione ecologica”, Italia, a dimostrazione di come e si propone come un connettore che «individua i paesi di monta- quanto si possa fare innovazione di questa domanda, offrendo la gna come un campo fertile in cui e sperimentazione, anche sulle possibilità di immergersi in un sperimentare forme di transizio- montagne 13
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 Le periferie e l'assenza Intervista a Elena Fontanella, ricercatrice nel Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano N ell’immaginario so- ciale, le periferie ri- sultano aree lontane tandosi reciprocamente. In cia- scun contesto, pur avendo radici comuni, questo mix di problemi del centro delle città, definite si presenta in maniera diversa, principalmente per le loro “as- di qui l’uso intenzionale del ter- senze” – di servizi, opportunità, mine al plurale: ciascun caso ha relazioni con il resto della co- una sua specificità ed è a suo munità – e per la loro fragilità modo differente dagli altri. spaziale, sociale ed economica. In che modo è possibile invece Nonostante le diversità, è rigenerarle a partire dalle loro possibile delineare delle carat- Elena Fontanella teristiche comuni? risorse e potenzialità? Lo abbia- mo chiesto ad Elena Fontanella, Sì, è possibile individuare carat- Ricercatore in Composizione teristiche comuni, pur nella plu- zante è la posizione di un’area, Architettonica e Urbana presso ralità delle condizioni. La prima di un quartiere, all’interno del il Dipartimento di Architettura fa riferimento proprio alla mul- corpo urbano, è oggi fortemente e Studi Urbani (DAStU) del Po- tidimensionalità delle fragilità messa in discussione. A preva- litecnico di Milano e, tra il 2019 delle periferie e alle dimensio- lere è infatti la coesistenza di un e il 2021, Assegnista di Ricerca ni richiamate, sempre presenti mix di problemi di natura multi- nell’ambito del progetto Fragilità seppure in proporzioni e moda- dimensionale, sia materiali che Territoriali del DAStU, linea di ri- lità ogni volta diverse. Una se- immateriali. Questi caratterizza- cerca “Periferie urbane e metro- conda caratteristica comune è la no le periferie contemporanee, politane come territori fragili”. percezione delle periferie come oggi spesso tutt’altro che distanti ambiti separati dalla continuità dai centri delle nostre città. Si Come definirebbe le perife- del tessuto urbano, come “corpi registra dunque uno scarto, un rie? estranei”, sia da parte di chi abi- passaggio da “periferia come Radicando la mia risposta nel ta al loro interno che dall’ester- posizione” a “periferia come tempo attuale, definirei le peri- no. Questa percezione, anche in condizione”, in cui la posizione ferie come gli ambiti più fragili assenza di limiti fisici effettivi, continua parzialmente ad inci- delle città e delle aree metropo- dere, ma insieme ad altri fattori. litane contemporanee. Nel lin- Le periferie sono infatti conno- guaggio comune, le periferie tate da fragilità che sono allo Le periferie vengono corrispondono (e hanno a lungo stesso tempo di natura spaziale, percepite come ambiti corrisposto) ad ambiti urbani sociale, economica, demografi- separati dalla continuità lontani da un centro assunto ca, culturale e ambientale. Que- del tessuto urbano, “corpi come riferimento, sia spaziale ste dimensioni non solo sono estranei”, sia da chi abita che simbolico. Questa accezio- compresenti, ma sono tra loro che dall’esterno ne, in cui l’elemento caratteriz- fortemente interagenti, alimen- 14
Decentrati ZEN Insieme ZEN Insieme è un’associazione che nasce a Palermo nel 1988. Radicata nel territorio, è la prima a mettere piede allo Zen 2. A fondarla è un gruppo di assistenti sociali che lavorano nel quartiere Albergheria, rione difficile del centro storico di Palermo, insieme ad alcuni abitanti del quartiere ZEN. «Da subito obiettivo dell’associazione fu il contrasto alla povertà materiale e culturale, la promozione della genitorialità positiva e la partecipazione giovanile» racconta Fabrizio Arena, presidente dell’associazione. La rimozione delle cause di disagio e marginalità è il mezzo con cui Zen Insieme combatte la diffusione della mentalità mafiosa. «Percorsi che si concretizzano nei progetti realizzati in partnership con altre realtà come Save Foto tratta dal profilo FB dell'associazione ZEN Insieme the Children Italia e Fondazione Sicilia. C'è poi la Biblioteca Giufà, che da cinque anni rappresenta un punto di riferimento per i l'emblema delle periferie abbandonate, giovani di tutte le età; c'è la rigenerazione degradate, pericolose e sostanzialmente partecipata degli spazi del quartiere che da irredimibili. Uno stigma di cui ancora oggi il sempre vede l'associazione in prima linea; quartiere paga il prezzo, malgrado i notevoli c'è il presidio sanitario Eugenio Emanuele, passi avanti compiuti negli ultimi dieci anni da un esempio di medicina di prossimità che una comunità che chiede insistentemente al sopperisce alle tante inadempienze del resto della città quella fiducia che per troppo sistema sanitario. Tanti altri sono i progetti che tempo le è stata negata». abbiamo in mente e che speriamo possano Lo ZEN è una delle periferie urbane italiane vedere la luce nei prossimi anni». Rispetto che rappresenta pienamente quel «posto alle altre periferie, lo Zen ha una storia a sé, dove, se ci nasci, hai meno diritti di chi nasce a cominciare dal suo concepimento. «Fu altrove» spiega Arena. «Questo perché non pensato sul finire degli anni ’60 - racconta c'è stata la volontà politica di impedire che le il presidente -, nell'ambito di un'estensione nuove generazioni subissero la stessa sorte ideale del tessuto urbano di Palermo verso delle precedenti. Ma la povertà educativa, Nord, con annesse infrastrutture e servizi, com'è ormai noto, è ereditaria. E rompere il che però non furono mai realizzati. In quegli cerchio è pressoché impossibile in un Paese anni Palermo pativa una fortissima emergenza in cui il welfare state è, di fatto, una lotteria». abitativa e lo Zen, con le sue unità abitative Il lavoro dell’associazione «punta ad ad alta densità, sopperiva a tale gap. Così, accompagnare le persone verso la propria da metà anni '80, sempre più famiglie autonomia più che ad assisterle. Sogniamo cominciarono ad occupare abusivamente le un futuro in cui non ci sia più bisogno di noi case, quando ancora la rete idrica e quella perché saremo riusciti a fornire alle nuove fognaria non erano state ultimate. Lo Zen si generazioni gli strumenti per condurre in candidava così a rappresentare un'emergenza autonomia le battaglie per i propri diritti. È sociale di portata nazionale: si accesero i questa la prospettiva che ci spinge a portare riflettori sul quartiere e il suo nome cominciò avanti giorno dopo giorno il nostro lavoro sul a rappresentare nell'immaginario collettivo territorio». 15
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 finisce per rafforzare il senso di Alcune aree periferiche han- dai tessuti più consolidati che in isolamento, esclusione e mar- no subito un processo di de-pe- riferimento all’alta concentra- ginalità delle periferie. Un terzo riferizzazione. Come si trasfor- zione di profili fragili, sono sta- elemento comune è una diffusa mano queste zone? te progressivamente inglobate assenza di cura, intesa in sen- La condizione di perifericità nel tessuto urbano in crescita e so ampio, e di azioni di manu- delle aree urbane, soprattutto la loro natura è cambiata. Alcu- tenzione, che influiscono sulla nell’accezione richiamata, non ni quartieri sono usciti da una bassa qualità degli spazi dell’a- è una condizione originaria ma condizione di degrado che li ha bitare, sia di quelli privati che l’esito di un processo di progres- connotati in passato, superando collettivi e pubblici, rifletten- sivo indebolimento, di fragilizza- situazioni di isolamento e di dif- dosi in una frequente percezio- zione. Si tratta di una condizione ficile accessibilità, altri invece ne di insicurezza. All’assenza tutt’altro che irreversibile e im- non hanno registrato significati- di cura è inoltre riconducibile mutabile, anche se in alcuni casi vi cambiamenti o hanno assistito anche il senso di abbandono i problemi sono così numerosi e ad un progressivo peggioramen- da parte delle istituzioni, che profondi da apparire tale. Lo di- to delle proprie condizioni. spesso è molto sentita negli am- mostra il caso di diversi quartieri biti periferici. Un ultimo tratto che nel corso del tempo hanno Il termine “periferie” si uti- comune alle periferie è relativo percorso traiettorie ascendenti lizza sempre in riferimento ai all’essere ambiti urbani caratte- o discendenti, modificando la centri delle città. Esistono an- rizzati non tanto dalla presenza propria condizione. Ecco, dun- che aree periferiche lontane di caratteristiche in grado di que, che parti di città preceden- dalle città. Cosa le accomuna? connotarne l’essenza, quanto temente riconosciute come peri- L’accezione che riferisce le pe- da una assenza. feriche, sia per via della distanza riferie esclusivamente ai centri Ripartiamo dall'ascolto delle famiglie “Give teens a chance” è un progetto, funerali dei propri studenti». Per questo la selezionato nell’ambito del Fondo per il scuola non basta a sostenere questi ragazzi contrasto della povertà educativa minorile, che hanno bisogno di attività extrascolastiche e che si svolge all’interno del quartiere CEP di anche delle famiglie che non sempre riescono Genova, dove le scuole hanno rilevato enormi a intervenire o soffrono a loro volta di povertà problemi sociali. Sergio Casali della Comunità educativa ed economica. Anche in questo caso di Sant’Egidio racconta che «Questi sono l’ascolto è fondamentale: «Noi abbiamo scelto quartieri dove le ricadute più drammatiche di progettare interventi insieme ai docenti. arrivano nelle scuole. Io ho sentito docenti Servivano però figure che potessero sostenere che mi hanno raccontato di aver assistito a gli insegnanti in tutte le attività esterne alla scuola. Abbiamo pensato al "facilitatore scolastico" un operatore che possa intervenire dove ci sia bisogno. Lavorando in modo coordinato con gli insegnanti, aiutiamo a fare cerniera tra scuola e fuori scuola». Tutto questo serve per garantire ai ragazzi un’opportunità di potersi sviluppare pienamente, un obiettivo che si può raggiungere solo includendo tutta la comunità educante dei territori. 16
Decentrati Nel libro “Rigenerare peri- influire molto positivamente sul- Un elemento che accomuna ferie fragili” (LetteraVentidue, la rigenerazione degli ambiti ur- aree interne e periferie 2021) lei ha messo in risalto un bani periferici, cogliendo l’occa- è rintracciabile nel senso nodo problematico: “il cambia- sione di lavorare sugli elementi di abbandono da parte mento di paradigma da un’i- più fragili e sulle risorse presenti delle istituzioni, da un dea di crescita urbana come al loro interno. comune sentirsi espansione ad una crescita "luoghi che non contano" sempre più riferita alla rigene- Tante sono le realtà del Ter- razione dei tessuti già esisten- zo settore attive in questi terri- ti”. Perché è necessario questo tori che hanno contribuito alla cambio? In che modo potrebbe “rigenerazione” delle perife- delle città appare oggi se non su- avvenire? rie. In che modo? perato, almeno fortemente mes- Si tratta di un cambio di para- Hanno contribuito in molti modi: so in crisi. Il termine “periferie” digma della crescita dei tessuti tenendo alta l’attenzione sugli ha nel tempo attraversato diverse urbani già in atto, soprattutto ambiti più fragili, attivando reti scale di riferimento non limitan- nel contesto italiano ed europeo, di mutuo soccorso (che spesso dosi a quella urbana, venendo seppure non ancora sufficiente- nei mesi più difficili della pan- utilizzato anche in relazione a mente prevalente. Le nostre città demia da Covid-19 si sono rive- quella regionale, nazionale e in- presentano al loro interno edi- late fondamentali per sostene- ternazionale. Esistono dunque, fici e aree spesso sottoutilizzate re le famiglie più in difficoltà), in questo senso, aree periferiche o abbandonate, sia di proprietà organizzando attività ed eventi lontane dalle città. Per fare un pubblica che private: caserme, di animazione e a base cultura- esempio, la Strategia Nazionale scuole, ospedali, edifici per uffi- le, coinvolgendo la popolazione per le Aree Interne (SNAI) uti- ci, insediamenti industriali e aree ingaggiandola su temi cruciali lizza la denominazione di aree libere inutilizzate esito di dismis- e, in alcuni casi, riuscendo a ri- “periferiche” e “ultra-periferi- sioni, che rappresentano pre- scattare spazi precedentemente che” per far riferimento ai Co- ziose occasioni per una crescita abbandonati e usati impropria- muni italiani che distano da 40 a urbana che intervenga proprio mente. A titolo esemplificativo, 75 minuti (periferici) o più di 75 sul ripensamento di questi am- la bella realtà degli Orti di via minuti (ultra-periferici) dal Polo biti già interni al corpo urbano, Padova a Milano dove è stata più vicino, inteso come centro di spesso interessati da fenomeni di recuperata una piccola area del offerta di servizi, in grado di as- marginalità e degrado, e che han- Comune precedentemente usa- sicurare: tutta l’offerta scolastica no perso nel corso del tempo il ta come discarica abusiva, o la secondaria, almeno un ospedale proprio ruolo. Intervenire sull’e- Ludoteca di Tor Bella Monaca, con Pronto Soccorso e alcune sistente, secondo una logica del dove un gruppo di mamme del funzioni specifiche, almeno una “costruire sul costruito” consen- quartiere ha recuperato un pic- stazione ferroviaria di categoria te allo stesso tempo di riattivare colo edificio inutilizzato. Quello Silver, secondo la classificazione spazi sottoutilizzati o abbando- del Terzo settore è, dunque, un di RFI. Un elemento che accomu- nati, lavorare sul sistema delle contributo prezioso, radicato nei na questi ambiti territoriali con le relazioni tra le parti (e non solo territori, che contribuisce a man- periferie urbane è rintracciabile sui manufatti) e di evitare nuovo tenere alto il livello di attenzione nel senso di abbandono da parte consumo di suolo (non dobbiamo e a far emergere risorse latenti, delle istituzioni, da un comune infatti dimenticare l’allarmante coinvolgendo la popolazione lo- sentirsi “luoghi che non conta- dato di 2 m2 di suolo consuma- cale. Tuttavia, è necessario un no” (“places that don’t matter”, to ogni secondo in Italia – ISPRA sostegno da parte degli attori espressione di A. Rodriguez-Po- 2021), tenendo in forte conside- pubblici e delle istituzioni, inte- se), e nella già ricordata assenza razione la sostenibilità ambien- grando così iniziative dal basso e di cura che sperimentano quoti- tale degli interventi. Questo cam- progetti più strutturali dedicati dianamente. biamento di paradigma potrebbe ai contesti periferici 17
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 Aree interne: i giovani vogliono restare Le aree interne rappresentano: Il 22% della popolazione (13 mln di abitanti) Il 60% della superficie italiana Ultraperiferica Periferica Intermedio Il 52 % Limiti regionali dei Comuni (3.834 su 7.903) Fonte: Indagine campionaria Riabitare l’Italia – SWG (dic. 2020); Mappa aree interne 2020, Dip. per le Politiche di coesione, Presidenza del Consiglio dei Ministri 18
Decentrati Il 67% dei giovani residenti nelle aree interne vorrebbe restare Perché? 79% Migliore qualità 68% della vita Chi sono? 70% Contatti Ha terminato gli studi sociali più gratificanti 67% 65% È entrato nel mondo del lavoro 54% Ha vissuto fuori dal proprio Comune Forte legame con la comunità In quale settore vorrebbero lavorare? 19,8% 12,5% 11,5% Agricoltura, Istruzione Sanità Silvicoltura e Pesca e Assistenza Sociale 19
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 La restanza rifonda il senso di comunità Intervista a Vito Teti, antropologo H a adoperato il termine “restanza”, per definire il senso di appartenenza a un territorio. L’antropologo calabrese Vito Teti lo utilizza per indicare il senso dell’abitare e le forme di presenza che gli abitanti affermano nei luoghi in cui abitano (paesi, città, metropoli, peri- ferie), ma anche per segnalare il rinnovato amo- re che spinge i giovani a restare (o a tornare) nei piccoli paesi di montagna, delle aree interne e del Mezzogiorno. Si tratta di un movimento diffuso di chi non intende preservare un paesaggio “da pre- sepio”, immobile e intoccabile, ma vuole contami- nare questi luoghi con la “modernità”, recuperan- do forme comunitarie di abitare in sintonia con la Vito Teti terra e la natura. Il suo non è un elogio nostalgico dell’immobilismo, anzi. Tra l’altro, anche il termine “restanza” ha un riscontro nelle lingue contadine: indica il pane che “restava” dai giorni precedenti, che non si gettava, ma si conservava indurito per Sul lungo periodo, il fenomeno dello spopolamen- essere consumato per giorni. Una parola antica to si configura come un grande esodo, fatto di una che assume significati nuovi. lenta e inesorabile emigrazione, iniziata negli anni Cinquanta, ma della quale si è iniziato ad avere Professore, partiamo dalla definizione. Cosa consapevolezza solo sul finire degli anni Settanta. sono le “aree interne”? Da allora, il fenomeno è diventato sempre più vi- Le aree interne sono territori fragili, situati tra stoso e diffuso. E oggi rischia di diventare un serio mare e montagna, “terre di mezzo”. Si tratta di cer- problema per tutta l’Italia. Questi luoghi periferici, niere di paesi collinari e montani, che si trovano infatti, non sono solo al Sud, ma configurano una lontani dai centri commerciali e produttivi della vera “questione nazionale”, causata dall’incapacità pianura e dai capoluoghi di provincia. Parliamo di del sistema di mettere in collegamento aree inter- territori con paesi che un tempo erano luoghi di ne e centri urbani. produzione e di innovazione e oggi, invece, scon- tano la lontananza da tutto e l’isolamento. Quindi lo spopolamento non è un problema che riguarda solo le aree interne? Nel suo ultimo libro, parlando dello spopola- Esatto. Se perdiamo queste zone, ci perde tutto il mento, fa riferimento a una grande pandemia, Paese. Perché qui si continua a produrre per le cit- che ha colpito il nostro Paese, ben prima di quel- tà. I cittadini sembrano non accorgersi che vivono la da Covid-19. Cosa intende? di quanto si produce nelle aree interne. “Svuotan- 20
Decentrati do” porzioni di territorio, si creano serie difficoltà di gruppi di azione locale che, attraverso piccole economico-produttive per l’intero sistema. Inoltre, esperienze “dal basso”, stanno costruendo la rina- se continuiamo a sguarnire questi presidi impor- scita di questi territori. Dove coniugare una buona tanti per la difesa del territorio (penso al dissesto qualità della vita, con ritmi più umani e relazioni idrogeologico e agli incendi), il danno riguarderà sociali di prossimità che in città sono quasi scom- anche le città a valle. Anche per questo motivo, parse. Il tutto combinato alla richiesta di nuovi di- questi posti vanno osservati, conosciuti, curati, tu- ritti di cittadinanza: anche chi abita sopra i mille telati. Perché i loro abitanti sono “guardiani”, che metri vuole biblioteche, palestre, strade, servizi si prendono cura del bene comune. Vanno incorag- sanitari accessibili. Infatti, secondo una recente giati e sostenuti a livello culturale ed economico. indagine di Riabitare l’Italia, oltre il 60% dei giova- ni delle aree interne vorrebbe rimanere a vivere nel Si può arrestare questo spopolamento? proprio paese d’origine. Si tratta di giovani, laure- I dati dei trend demografici sono drammatici. Or- ati, che hanno sperimentato la vita in città, anche mai possiamo prevedere che, nell’arco di decenni, all’estero, e che, se avessero accesso a condizioni scompariranno almeno cento centri abitati dalla lavorative dignitose sul loro territorio, non lo vor- nostra cartina. E, per i pochi che resisteranno, la rebbero abbandonare, anzi potrebbero mettere le vita diventerà ancora più difficile, perché saranno loro esperienze e conoscenze a disposizione del costretti a vivere senza ospedali, edicole, uffici po- territorio in cui sono nati. stali, luoghi di socialità. Lo spopolamento, infatti, non ha pietà per chi resta. E il mero dato demogra- Cosa serve alle aree interne? fico non racconta tutta la drammaticità della vita di Il problema è elaborare un piano strategico-politi- coloro che resistono. co nazionale in favore delle aree interne, a partire dalle sensibilità e dai desideri delle persone che Quindi, c’è qualcuno che resiste? sono rimaste e che conoscono da vicino i proble- Negli ultimi tempi, la tendenza allo spopolamento mi di questi territori. Non serve l’ennesimo pro- viene contrastata da persone, associazioni, gruppi getto calato dall’alto, ma misure concrete per Enti e movimenti che pongono il tema del “restare” in locali, imprese e famiglie, che vogliono farsi ca- maniera nuova, non per il vecchio mondo ma per rico della rigenerazione di questi luoghi. Non si dare vita a nuove comunità. Ci sono infatti tantis- tratta di riparare gli immobili, seguendo una poli- sime organizzazioni di volontariato e ambientali- tica nociva del passato, che ha solo prodotto sper- ste che stanno dando un buon esempio. Si tratta peri e cementificazione, ma dobbiamo sostenere i 21
Decentrati Fondazioni mag - giu 2022 Sperimentazioni innovative ai margini Aree interne e periferie sono un ricco palinsesto culturale non solo. accomunate non solo da che anima i quartieri alla In un’ottica similare, di fragilità spaziali, sociali ed maggiore accessibilità rigenerazione del territorio, economiche, ma anche dalla ciclabile, fino al supporto Fondazione Cariplo si accosta presenza di significative di progetti imprenditoriali al tema delle aree interne potenzialità e risorse, seppur sostenibili, il paniere delle con AttivAree, un programma diversificate, che risultano azioni di Lacittàintorno è finalizzato a riattivare le non sufficientemente molto articolato e declinato in aree marginali del territorio, stimolate e messe a frutto. un approccio multi-attoriale. aumentandone la forza In quest’ottica, Fondazione Al programma partecipano, attrattiva nei confronti di Cariplo realizza due infatti, il Comune di Milano residenti, potenziali investitori importanti iniziative per (con cui la Fondazione ha e poli urbani di riferimento, portare alla luce e valorizzare siglato un Protocollo d’intesa), facendo leva sulle risorse questo potenziale inespresso. il Dipartimento di Architettura delle comunità e sulle Con il programma e Studi urbani (DAStU) del competenze delle numerose Lacittàintorno la Fondazione Politecnico di Milano e tante organizzazioni già attive promuove numerose realtà del Terzo settore attive in quelle aree. L’iniziativa attività nei contesti urbani e radicate nel territorio, per promuove l’attività agricola fragili, coinvolgendo gli un’azione sinergica, efficace attraverso il superamento abitanti nella riattivazione e diffusa. Un programma della frammentazione e “risignificazione” degli per questo sempre in fondiaria e la valorizzazione spazi inutilizzati o in stato evoluzione, che ha visto la della biodiversità. Inoltre, di degrado, con la finalità recente inaugurazione di un sviluppa nuovi servizi di di creare “nuove geografie” nuovo punto di comunità nel prossimità gestiti in rete, cittadine che possano quartiere di Turro, al Parco attraverso cooperative sociali. migliorare la qualità della Trotter, una piazza che ha E, infine, realizza azioni di vita di chi le abita. Dalla ripreso vita attraverso eventi valorizzazione dei prodotti trasformazione di spazi culturali, pratiche di riuso, locali. Il tutto con l’obiettivo inutilizzati in orti condivisi formazione e inclusione, oltre di moltiplicare le opportunità alle attività nelle scuole per che pizzeria e bar, diventando di vita in queste aree e aprire ridisegnare con i giovanissimi un nuovo punto di riferimento la comunità locale anche a gli spazi della collettività, da per gli abitanti del quartiere e giovani e migranti, favorendo così il ripopolamento rurale e rafforzando il processo di identità culturale collettiva. Come afferma Elena Jachia, direttrice dell’Area Ambiente di Fondazione Cariplo: «Intervenire a supporto delle aree interne significa puntare su uno sviluppo locale sostenibile come motore di rilancio per tutto il paese. In questo senso le aree più "marginali" diventano un luogo di sperimentazione innovativa». 22
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